Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Feisty Pants    14/02/2020    1 recensioni
Elsa e Anna sono due sorelle comuni che, ormai autonome e adulte, condividono lo stesso appartamento, le stesse passioni e lo stesso passato burrascoso dovuto alla morte dei propri genitori. Elsa, pacata e tranquilla, è una promettente dottoressa mentre Anna, agitata e speranzosa, custodisce il sogno di poter utilizzare le sue competenze musicali per creare un lavoro più dignitoso. Il passato che cercano di nascondere, però, irromperà di nuovo nelle loro vite mostrandone imbrogli e segreti ai quali entrambe cercheranno di dare risposte e soluzioni.
Genere: Drammatico, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Hans, Kristoff, Nuovo personaggio
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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CAPITOLO 16.
 
Anna avanza decisa verso Hans e bastano poche falcate per rivivere tutte le delusioni e il ribrezzo che nutre nei suoi confronti. Lei, così buona e coraggiosa, come aveva potuto fidanzarsi con una persona che mostrava solo il proprio egoismo? Con quale forza si era concessa a lui e aveva portato avanti una gravidanza senza il suo supporto? Come mai non si era accorta di essersi innamorata di un mostro che le aveva strappato ogni cosa?

Anna la risposta la sapeva: ora che aveva Kristoff si rendeva conto di non essersi mai innamorata prima. Quella per Hans era una cotta adolescenziale, dovuta alla solitudine scaturita dalla morte dei genitori. Una cotta che l’aveva resa ragazza madre ma che, a differenza di tutte le altre storie, aveva qualcosa di assurdo, di criminale e di impossibile da metabolizzare.

Anna avanza digrignando i denti pensando a cosa dire all’essere con cui sta per interfacciarsi e, presa dall’ira incontrollata che ribolle dentro di sé, accelera il passo.

È quando si trova a due passi da lui che lei non gli permette nemmeno di salutarla, sferrandogli un destro in pieno volto.

“Anna! Ma che fai sei pazza?!” chiede lui sconvolto piegandosi in due e toccandosi il labbro sfregiato e sanguinante.

“Prego, di niente” risponde lei scuotendo la mano e sentendosi molto meglio, orgogliosa della sua prestazione.

“Che cosa ho fatto per meritarmi questo?!” domanda lui tamponandosi la ferita aperta con un fazzoletto di carta.

“Che cosa hai fatto?! Veramente me lo chiedi?!” inizia a sbraitare Anna prendendolo per il bavero e manifestando, per la prima volta, di essere lei ad averlo in pugno e a non farsi dominare.

“Insomma vuoi dirmi che cosa ho fatto?!” nega lui deglutendo e preoccupandosi degli sguardi indiscreti che avrebbero potuto nuocere alla sua carriera.

“Dov’è?! Dimmi dov’è!” urla Anna noncurante del luogo pubblico, stringendo di più la presa sulla camicia di lui.

“Ma chi?!” dice ancora Hans cercando di calmarla.

“Mio figlio! Dove l’hai nascosto?!” sbotta allora la giovane con occhi roventi.

“Come lo sai?!” domanda Hans improvvisamente impaurito dal discorso che lo fa sbiancare e preoccupare.

“Ho visto la cartella clinica. Perché l’hai fatto?” lo interroga la ragazza liberando la presa per permettergli di rispondere.

“Ho sbagliato Anna, lo so…non passa giorno senza che io non soffra per quello che ho combinato! Comprendimi Anna! Eravamo giovani, tu stavi male e manco sapevo se ti saresti svegliata! Ho avuto paura e non ero pronto a crescere un figlio da solo, soprattutto viste le tue possibili conseguenze dovute all’incidente! Non eravamo pronti a fare i genitori…” spiega il ragazzo a cuore aperto tentando, con scarsi risultati, di ricevere comprensione.

“Il tuo solito vittimismo non mi piace e non lo tollero! Sono tutte scuse! Sei tu che non lo volevi! Non io!” ribatte Anna ridendo sarcastica dopo quella farsa scandalosa.

“Sì, io non ero pronto ma dove l’avremmo messo un bambino? L’ho dato in adozione perché magari in un’altra famiglia sarebbe stato meglio! Avrebbe trovato un padre e una madre e…”

“Ero io sua madre!” grida Anna strozzando la voce e battendosi il petto dopo quell’affermazione maleducata di lui.

“Ora dimmi dov’è…ti prego Hans! Dimmi dov’è!” continua Anna mostrandosi più fragile e alleggerendo il tono di voce.

“Non lo so…te lo giuro non lo so! Le adozioni sono chiuse io non ho più avuto contatti!” afferma Hans rispondendo sinceramente per la prima volta.

“Cazzo…” impreca Anna portandosi le mani dietro la nuca e guardandosi intorno sicura che, purtroppo, quella di Hans possa essere la verità.

“Qualsiasi cosa gli sia successa tu sappi solo una cosa. Apriremo un processo! Ti ho già denunciato e non me ne frega se sei avvocato, anzi…ti distruggerò la carriera ma non mi importa! Preparati Hans perché non vincerai…e io mi riprenderò il mio bambino” conclude Anna puntandogli il dito contro per poi allontanarsi e sparire con Kristoff dietro l’angolo.

Hans rimane immobile, con il respiro affannato e un silenzio rumoroso che lo imbarazzano. Anna lo aveva scoperto! Lui aveva sbagliato e non aveva valutato la possibilità della ragazza di reperire la propria cartella clinica in ospedale. Aveva sbagliato ma nessuno sapeva che lui teneva le mani ovunque. Brillante avvocato, futuro magistrato, organizzatore, imprenditore, assicuratore, perito…

Hans Westengard aveva occhi e contatti ovunque, e non sarebbe stato semplice depistarlo.

“Pronto? Sì, sono Hans” saluta lui dopo aver avviato una telefonata a un numero sconosciuto.

“Non mi interessa la legge, dovete trovarmi il bambino prima che lo trovi Anna” comanda duramente il ragazzo per poi richiudere la telefonata e fissare il punto in cui aveva visto sparire la sua Anna, ormai nelle braccia di quell’ingegnere biondo da due soldi.

“Non avete idea di chi sono io! Sarò io a rovinarvi…troverò il bambino e allora Anna sarà mia” ringhia lui malefico mostrando un sorriso terrificante, per poi sfoggiare il suo orologio di marca e allontanarsi con fare vanitoso.

 
“Non ci posso credere, non sa nulla!” afferma Anna girando per casa ancora arrabbiata dopo l’incontro con Hans.

“Sei stata bravissima amore…non mi aspettavo il pugno” dice Kristoff cercando di alleggerire la tensione.

“Se ne meriterebbe altre mille, come ha potuto strappare un bambino a sua madre?!” ringhia la ragazza sentendo la propria voce tremare tra i denti digrignati e serrati.

La giovane si siede sul seggiolino del pianoforte e, portandosi una mano sulla fronte, si lascia andare in un profondo sospiro.

“Amore, lo troveremo. Il processo è aperto!” la consola Kristoff inginocchiandosi su di lei e guardandola negli occhi.

“Lo spero davvero…vorrei almeno sapere come sta, come è fatto…se mi assomiglia” commenta Anna sorridendo immaginando la fisionomia del suo piccolo.

“Scommetto che è bello come te” dice Kristoff accarezzandole una guancia.

“Perché non mi suoni qualcosa?” chiede poi lui sperando di rasserenare l’atmosfera.

“Sì, voglio suonare il brano che ho scritto per mio figlio” si autoconvince Anna con coraggio sollevando il coperchio del pianoforte.

“Non voglio obbligarti a suonare qualcosa di tuo…fai ciò che ti senti” la tranquillizza Kristoff posandole una mano sulla spalla mentre lei si sistema.

Anna accarezza i tasti del pianoforte, fa un respiro profondo e risuona di nuovo quella lettera musicale scritta per il suo bambino.

Kristoff rimane a bocca aperta di fronte a quei suoni armoniosi che ricordano una ninna nanna o una vera e propria dedica d’amore che una ragazza di soli 18 anni ha scritto per la persona più importante della sua vita. Non tutte le donne riescono ad essere madri. Alcune non vogliono per scelta, altre scoprono di non averne la fortuna, altre diventano le madri di quelle persone che nessuno vuole e poi c’era Anna. Anna era una donna forte e, anche se aveva perso il suo bambino, meritava di essere una madre. Anna era una mamma in ogni gesto, in ogni atteggiamento, pronta a sacrificarsi e a donare tutto di sé per i bambini dell’orfanotrofio e per ritrovare il proprio figlio. Le avevano staccato il cordone ombelicale troppo presto ma questo faceva comunque di lei una magnifica mamma.

“Che ne pensi?” chiede Anna con mani tremanti dopo aver concluso il brano.

“Penso che…è stupendo amore” riesce a dire Kristoff con le lacrime agli occhi.

“La suonavo sempre al piccolo quando ero incinta. Gli promisi che sarebbe stata la nostra canzone, il nostro momento intimo…e lui scalciava e si dimenava tutte le volte che la suonavo” sussurra Anna mostrando un timido sorriso mentre si accarezza quel grembo che aveva dato frutto.

“Ho un’idea amore” propone Kristoff riavvicinandosi a lei e prendendole le mani.

“Questo legame che hai instaurato con il tuo bambino, non te lo toglierà nessuno. Devi ricominciare a suonare questo brano ovunque! Ritrovare il coraggio di esibirti anche in pubblico, farlo sentire ai bambini nell’orfanotrofio, registrarlo e ascoltarlo costantemente. Il tuo bambino sono sicuro che abbia il dono della musica e chi lo sa…magari ti sentirà” propone Kristoff sorridendole.

Anna gli accarezza il volto liscio e senza un filo di barba per poi tuffarsi nei suoi occhi color nocciola e baciarlo delicatamente sulle labbra. Anche lei sapeva che la sua proposta era una cosa da favola, un tentativo da lieto fine che mai avrebbe funzionato e non le avrebbe riportato il suo bambino. Una cosa però era certa: suonare quel brano, sapendo che suo figlio è vivo, la aiutava ad affrontare la sua vita e trovare il coraggio per lottare e cercarlo.
  
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