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Autore: Elena 1990    16/02/2020    1 recensioni
L'immortalità è un dono e una maledizione. Shadow e Knuckles lo sanno meglio di chiunque altro, e benchè la vivano in modo diverso, essa li ha uniti come non avrebbero mai immaginato.
In un futuro lontano e con una nuova minaccia alle porte, difenderanno il loro mondo. Devono. Lo hanno promesso.
Ma quanto vale una promessa vecchia un millennio?
E soprattutto, ciò che li attende è davvero un nemico come tanti?
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Knuckles the Echidna, OC, Shadow the Hedgehog, Silver the Hedgehog
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 3: Dolore

Shadow riposava tranquillo nel letto dell'ospedale. Ora al posto della ferita c' erano solo bende macchiate.
Knuckles era seduto di fianco al letto. Non si era mosso dal loro arrivo lì, vegliando come il guardiano che era.
Poteva sentire il Master Emerald al sicuro nel palazzo nascosto, un pulsare tranquillo che gli donava pace, distraendolo dal sonno.
Ogni volta che Alexi e Nadia provavano ad entrare, si beccavano una stilettata d'odio da quegli occhi color ametista e rinunciavano. Soltanto Tera sembrava non irritare il guardiano. Gli portava del cibo dal bar e trascorreva ore in silenzio a guardarlo, provando talvolta a conversare con lui, che rispondeva a monosillabi, quando non ignorava la domanda. Erano perlopiù quesiti su Shadow e domande di rito: come stavano, se avevano mangiato, se i letti erano comodi. Un giorno però, la piccola riccia osò chiedere quel che aveva sempre voluto.
– Voi due eravate amici di Sonic, vero?
Il guardiano non rispose.
– Il nonno mi ha raccontato un sacco di storie su Sonic e Tails. E anche di te e di Angel Island.
Ancora silenzio.
– Il nonno dice che Sonic era il suo antenato, e che siccome lui è mio nonno, è anche il mio. – disse – Com' era Sonic?
Non si aspettò una risposta, come al solito, ma questa volta la ottenne.
– Sonic era – si interruppe. Volse lo sguardo e vide la loro immagine sullo specchio appeso al muro: un riccio nero addormentato, un' echidna con la pelliccia arruffata e le occhiaie. Per un momento gli sembrò quasi di vederlo, insieme a loro, a tirare su gli animi con il suo solito ottimismo.
Una pioggia di ricordi lo attraversò, ed un dolore rimasto sordo per molto tempo si acuì. – Sonic era un eroe. – disse, poi, dopo due giorni interi, si alzò ed uscì dalla stanza.

Shadow si svegliò poco dopo, distinguendo tre volti. Fece una smorfia, passandosi la mano sulla faccia – Voi. Piccole pesti.
– E' sveglio! – gridò Alexi, strappando una smorfia al riccio.
– Shh dannazione! Mi scoppia la testa. – Shadow si massaggiò le tempie – Dov' è Knuckles?
– E' uscito poco fa. – disse Nadia – Non ti ha mai lasciato, non ci lasciava entrare, poi Tera gli ha chiesto di Sonic e-
– Che cosa ha fatto? – il riccio scuro si sollevò lentamente per sedersi, e Tera gli sollevò il cuscino perchè potesse appoggiare la schiena.
– Gli ha chiesto di Sonic. Sai, eravate amici. Lei gli ha chiesto com'era.
– Ha detto che Sonic era un eroe. – continuò Tera – Poi è uscito. – osservò il riccio, preoccupata – Mmh, non dovresti alzarti.
Shadow si stabilizzò sulle gambe tremanti e li guardò – Non chiedete mai, MAI a lui di Sonic e Tails. Chiedete a me, se proprio volete. – uscì dalla stanza, lasciandoli confusi.
Barcollò lungo i corridoi fiancheggiando le pareti, in cerca dell'amico rosso, fino a raggiungere un piccolo giardino interno. Era un giardino zen, con stagni e rigoli d'acqua che gocciolavano in canne di bambù, zone coperte di sabbia bianca con segni di rastrello e un grande pesco in fiore nel mezzo. Lì, con la schiena appoggiata al tronco, c' era Knuckles, con gli occhi chiusi e le gambe incrociate, come se meditasse. La brezza leggera faceva ondeggiare i dreadlocks che gli incorniciavano il muso.
Shadow appoggiò una mano al tronco e si sedette accanto a lui – Ehi.
L'echidna aprì un occhio ma non si mosse. – Ehi. – sorrise. – Sono contento che tu stia meglio.
Shadow sorrise. – E tu come stai? Hai la faccia di uno che ha perso parecchie ore di sonno. E di uno a cui hanno fatto domande troppo personali.
Knuckles capì dove voleva arrivare e fissò a terra. – Quei ragazzini insolenti.
Shadow lo vide cogliere un dente di leone e soffiarci sopra. I semi si dispersero nell' aria e Knuckles fissò lo stelo spoglio, sistemandosi più comodo contro il tronco. – Hai mai provato per qualcuno un affetto così grande, da desiderare di poter piegare il tempo e lo spazio, per riportarlo da te?
Il riccio raccolse uno dei semi e sorrise – Lo sai.
Era vero. Maria era tutto per lui, e Knuckles lo sapeva. L' echidna prese un altro seme, mentre Shadow guardava il suo, e lo infilo sulla testa del soffione. Poi chiuse gli occhi.
– E se un giorno scoprissi che puoi farlo, lo faresti comunque?
Shadow si riscosse, ma quando guardò verso il suo amico, Knuckles dormiva appoggiato al tronco. Provò a scuoterlo piano ma non ottenne risposta. Di solito l' echidna reagiva come una molla anche nel sonno. Doveva essere davvero stanco, così rinunciò a svegliarlo ed archiviò quelle parole come i vaneggiamenti di un amico stanco e triste. Knuckles pendeva verso di lui, così il riccio gli si fece più vicino, per fargli da sostegno, prima di chiudere gli occhi a sua volta e riposarsi all'ombra del pesco in fiore.
  
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