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Autore: Arwen297    16/02/2020    1 recensioni
Essere un'anima errante che vive in eterno, costringe il tuo animo a portare dentro di se dolori e sensi di colpa antichi. Il convivere o l'annegarci dentro ha un confine molto sottile.
Giunge però il momento di cambiare l'eterno ciclo degli eventi, il momento di dire basta e ritrovare se stessi e il proprio eterno potere.
Storia partecipante ai contest “Elements” di LiHuan e “Disney Song!” Di Laila_Dahl indetti sul forum di EFP.
Genere: Introspettivo, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Nome autore EFP / Forum EFP: Arwen297/ Cris297

- Titolo: Soul of ice, river flows in you

- Fandom: Originale - fantasy

- (Pacchetto)* eventualmente: #18 Frozen 2 - Mostrati

 

Soul of ice, river flows in you

Idea di Arwen297 – Mostrati - “Frozen 2”

 

One-shot partecipante ai contest:

“Elements” indetto da LiHuan sul forum di EFP.

Con il pacchetto Acqua e i prompt: Lacrima, Impetuoso, Annegare

e

“Disney Song!” Di Laila_Dahl sul forum di EFP.

Con la canzone “Mostrati” di Frozen 2.

 

 

«C'è un fiume, porta in sé

Quel che è stato, quel che più non c'è».

 

 

Il richiamo dei laghi è sempre stato forte per me, io che nei secoli sono stata rappresentata dalle diverse civiltà con molteplici epiteti, con molteplici attitudini e capacità magiche e non magiche.

Diversi sono stati i genitori che mi hanno donato la vita, ogni popolo mi ha dato il nome che più gli aggradava, alcune definizioni più precise di altre. La mia figura è da sempre avvolta nelle nebbie del tempo e del mito.

 

«Io sono il ghiaccio, acqua, ma gelido ghiaccio prima di tutto»

 

Questa è la risposta che mi sale spontanea quando mi chiedono chi io sia nel presente, anima errante di cui quasi nessuno sa l'esistenza ed è giusto così in fondo: quelli come me devono rimanere celati alla maggior parte della popolazione di questo mondo.

Un mondo che spesso viene considerato selvaggio, pericoloso, infido.

Quelli come me vivono un'eterna esistenza a cavallo di due mondi, osservando epoche e arti rincorrersi e lasciare spazio l'una alle altre, osservando lotte di mondi paralleli e universi sconosciuti devastare interi mondi, intere esistenze spesso senza poter intervenire.

Cullata nell'eterna freddezza che mi contraddistingue, quella durezza così tipica dei ghiacciai perenni e inscalfibili.

Per me, anima millenaria, questo è da sempre il mio destino. Un'esistenza a cui non ho mai potuto dire no, perché sono nata per essere ciò che sono destinata a essere.

 

Ma non sempre sono stata così.

 

Ho vissuto un tempo, secoli or sono, durante il quale le lotte intorno a me riflettevano ciò che era il mio mondo interiore: prima che contro i mostri che minacciavano i mondi paralleli, combattevo con ciò che ero.

Con ciò che non volevo essere.

Tutto ciò che più agitato e impetuoso la mente umana potesse immaginare, quello ero io.

Alternarsi di luce e ombra.

Un rincorrersi di ricordi felici e terribili, gioia e dolore facevano parte del mio essere.

In quel periodo ero acqua, un'acqua torbida come i fiumi fangosi agitati da piogge torrenziali ben lontana dall'essere trasparente come vetro.

Quando aprii il mio sguardo su questo mondo per la primissima volta tutto ciò che avrei voluto davvero nella mia vita era ben lontano dall'essere ciò che sono.

I miei capelli turchesi e gli occhi color ghiaccio erano quasi inspiegabili agli occhi di coloro che vivevano in quell'epoca.

Scherzo della natura? Condanna degli dei per qualche riconoscenza o cerimonia mancata?

Può darsi. In civiltà immerse in tale arretratezza è facile cadere in pensieri del genere.

Le divinità dei mondi paralleli, d'altronde, sono molto meno accondiscendenti di quelle create in questo mondo, in questa epoca.

E gli abitanti per quanto strani, avevano da sempre avuto un aspetto tutto sommato normale, non come il mio.

Ancora non ero a conoscenza di ciò che ormai si è compiuto.

Non ho ricordi nitidi del giorno in cui il fato si mise a ricorrere la mia esistenza, niente mi sovviene alla mente se penso al momento in cui mi accorsi che spesso le piogge seguivano il mio umore, ciò che pensavo.

L'acqua con me sembrava quasi viva, sembrava chiamarmi a sé in una lingua che potevo apprendere e capire solo io.

E mentre io iniziavo a conoscere ciò che ero veramente, gli altri iniziavano a comportarsi diversamente rispetto a quanto ero stata sempre abituata.

Alcuni mi temevano, anime corrotte, senza saper chiaramente perché, altri invece mi elogiavano quasi fossi una divinità scesa dal cielo per proteggerli tutti.

Sembrava che io fossi uscita da una delle loro leggende che tanto avevo sentito raccontare da bambina e a cui non avevo mai dato peso.

Non mi sembravano vere, ma iniziai a pensare che nessun altro errore di valutazione fu grave al pari di questo.

 

«Perdi ciò che tu hai più amato

L'ho trovato»

 

Lo capii a mie spese. Quando buona parte del villaggio cospirò contro di me addossandomi colpe che non avevo per la siccità che colpì il nostro territorio per due estati di seguito.

Era una punizione divina, secondo loro, causata dall'avermi lasciata vivere.

Tentarono di uccidermi, nonostante io fossi cresciuta tra loro esattamente come i loro figli.

Quello fu il punto di non ritorno.

Costretta a scappare da quella che era stata da sempre la mia casa, vagai a lungo nel verde silenzioso dei boschi immersi nel chiarore notturno della Luna.

Iniziai a odiare il mio aspetto e le mie capacità misteriose alle quali non sapevo dare una ragione e che sembravano essere uniche.

Un'unicità che mi spingeva a porgermi milioni di domande a cui non riuscivo a trovare una risposta convincente.

Gli abitanti del mio piccolo villaggio nelle loro leggende narravano di altre persone come me, ma a quei tempi ancora non credevo potesse essere vero.

Sola al mondo, iniziai a trovare conforto ingenuamente nelle mie paure, nella rabbia del rifiuto che mi aveva portato a condurre una vita solitaria.

E queste emozioni negative non fecero che nutrire e far crescere i miei demoni.

Allontanandomi da ciò che realmente ero, arrivarono a separarmi dalla vera me stessa.

La ragazzina sempre allegra e gioiosa lasciò spazio a una donna chiusa verso il mondo alla quale non interessava niente di ciò che le accadeva intorno.

I mostri mi spinsero a ignorare totalmente quel richiamo che aveva caratterizzato la mia esistenza fino a quel momento.

L'acqua tutto ad un tratto sembrava una minaccia, qualcosa da cui stare lontana: qualcosa con cui non cercare un contatto come avevo sempre fatto.

Ero sola. E mi sembrava bellissimo condurre un'esistenza così, lontana da tutti.

Sebbene quella fosse la mia vita, inizialmente l'avevo odiata per poi innamorarmene.

E fu proprio il perdere la testa per una vita in compagnia dei miei demoni il mio errore più grande.

Un errore che mi portai dietro per varie esistenze, perdetti il conto ad un certo punto.

Io e loro.

Loro e me, senza possibilità apparente di dire loro addio.

Dopo tutto un'anima errante come me, è destinata a vivere in eterno. Ma ancora non ero consapevole di tutto ciò.

 

Non so dire quante vite ho passato in queste condizioni, ma ad un certo punto nonostante il buio che portavo dentro, ebbi prova di quanto le leggende del mio villaggio fossero vere: altre persone condividevano con me quella che io ormai definivo una maledizione, secoli di tormenti e di sofferenze nel vivere isolata dal mondo.

Secoli di solitudine alla ricerca di una risposta che tardava ad arrivare, dispettosa, come se non ne fossi abbastanza degna.

Vita dopo vita la storia si era sempre ripetuta.

Fino a quando i celestiali, creature del cielo, lassù, non decisero di darmi una chance: mi fecero incontrare qualcuno che condivideva lo stesso destino, solo molto più consapevole di quanto non fossi io in quel momento.

Avevo vissuto per secoli nell'eterno ripetersi degli stessi errori e non avevo ancora idea di quanto quell'incontro avrebbe significato per me.

In quella vita conobbi l'anima errante del vento, successivamente quella del Sole, del mare e via via tutte le altre, le leggende del mio popolo improvvisamente erano più reali.

Fu allora che capii cosa io fossi: l'anima errante dell'acqua, conobbi di lì a pochi giorni ciò che da sempre era il mio destino.

Ma non lo accettai, non voletti accettarlo.

Sebbene loro potessero essere la famiglia che non avevo mai avuto fortuna di avere, sapere chi ero in realtà smosse in me i miei demoni con più intensità del solito.

Come avrei potuto accettare ciò che ero, se il mondo per primo non mi stava accettando?

Seppi solo successivamente che io ero figlia di due di loro e che temevano di avermi persa tanto tempo prima.

Loro erano davvero la mia famiglia, ma non mi importava.

Non volevo averne una, quella parte di me stessa era morta molto tempo prima, sepolta dal rifiuto continuo.

Ancora non avrei potuto saperlo ma nel corso dei mesi successivi mi innamorai di una delle altre anime erranti, quella con cui ero entrata da subito in contrasto ma che nonostante la mia paura di farmi degli amici, era riuscita ad accarezzare una parte di me con la stessa delicatezza di una leggera brezza.

Finalmente in sua compagnia, in compagnia di quelle che potevo definire mie “simili”, la mia esistenza iniziava lentamente a dipingersi di qualche colore differente dal nero e dalle mille sfumature di grigio.

Iniziai a sorridere nuovamente, senza nemmeno accorgermene, senza nemmeno credere che fosse possibile.

Iniziai ad assaggiare ciò che mi era stato negato per lungo tempo: la felicità.

Per secoli mi ero crogiolata nella rabbia e nel dolore e quasi stentai a riconoscere la sensazione positiva che essa mi donava.

E quando pian piano feci l'abitudine ad essere felice, iniziai a temere che tutto potesse finire in un momento e che quello potesse essere solo un sogno destinato a svanire alle prime luci dell'alba.

 

«Non ho freddo eppure tremo

Perché ormai so

Come in un mio sogno

Che sei proprio qui

E non mi sveglierò»

 

Insieme a loro, insieme a lei, imparai pian piano a vivere in sintonia con il mondo circostante e sopratutto con l'acqua.

Iniziai a capire e accettare la mia natura e il compito di protezione dei mondi paralleli a cui tutte noi eravamo destinate e da cui non potevamo sfuggire.

Io non potevo fuggire, nonostante inizialmente non lo accettassi.

Nonostante ancora, fino a quel momento, fossi divisa in due dentro di me.

Imparai a conoscere i miei compiti e i miei obblighi di anima errante.

La nostra esistenza era condotta in estrema solitudine, lontane dalla civiltà per la maggior parte del tempo, ma tutte insieme questo non pesava.

Fui costretta a imparare l'arte del combattimento e del duello, fui costretta a scegliere una spada con cui potermi difendere, io che per centinaia di anni non avevo mai combattuto e che non sapevo nemmeno da che parte cominciare.

A questo trovò soluzione l'anima errante del vento, che scoprii essere avvezza a utilizzare questo tipo di arma per poter sconfiggere le entità dei mondi paralleli, oltre allo stesso vento.

Grazie ai suoi insegnamenti imparai presto i trucchi della scherma e del duello.

Ore e ore di estenuanti allenamenti portarono presto i loro frutti: iniziai a cavarmela piuttosto bene tanto che dopo qualche mese iniziai a darle scherzosamente filo da torcere, con la mia bravura crebbe anche il rapporto che univa me a loro e loro a me.
 

«Sento che tu sei

Quell’amica che io non ho

Sono a casa qui

Più di quanto mai sarò».
 

 

Come tutte le cose belle, anche quel così breve periodo giunse tragicamente al termine: un giorno, alle prime luci del giorno, subimmo un attacco dalle anime dei mondi paralleli.

Erano riuscite a localizzarci nonostante tutte le precauzioni necessarie a isolare il nostro potere dai loro recettori naturali.

Eravamo in una zona in cui l'energia era molto positiva e ciò offriva a noi un aiuto in più alle nostre protezioni.

Con il senno di poi capimmo che probabilmente qualcuno aveva fatto la spia, qualcuno di molto vicino. Forse proprio una di noi che si era lasciata corrompere.

Capire chi, era un altro paio di maniche.

La felicità che avevo così difficilmente riconquistato fu portata via in quella mattina dei primi giorni di Inverno. Un cambio di stagione che si rifletté ancora una volta nel mio cuore.

Ricordo ancora, quasi fosse successo ieri l'attacco improvviso diretto a me, un attacco che non arrivò mai a destinazione.

Volevano uccidere me, perché iniziavo ormai a dar loro fastidio con i miei poteri ormai sviluppati.

Quell'energia negativa però, non arrivò mai a destinazione: l'anima errante del vento prima che potessi fermarla si era frapposta tra me e uno degli Inferi che erano giunti a turbare una quiete che andava avanti ormai da giorni.

Fu così che la vidi crollare leggera al suolo, come una foglia cullata dal vento.

Fu così che il mio cuore smise di battere e diede inizio a quello che fu il secondo periodo infernale della mia eterna esistenza, non appena l'aggressione fu scongiurata dai poteri che misero in campo le nostre compagne.

Solo quando il pericolo fu cessato lacrime fredde iniziarono a scorrere sul mio volto portando con se quel calore che avevo riconquistato con difficoltà in quei pochi mesi.

Mi avvicinai all'anima errante ormai inerme circondata dal prato, solo silenzio intorno a noi. Un rispettoso silenzio che mi invase dentro mentre piccole macchie più scure comparvero sui suoi vestiti: lacrime.

Piccole gocce d'acqua scendevano dai miei occhi, accompagnate da quella che si rivelò essere pioggia.

Una pioggia incontrollata, materializzazione di ciò che stavo provando, una pioggia che presto si trasformò in un pericoloso diluvio adornato in cielo da nuvoloni sempre più grigi e cupi.

Ricordo l'anima errante del Sole che provò ad avvicinarsi per darmi conforto, ma non glielo permisi. L'attaccai quasi per tenerla lontana, ben sapendo che l'avrei ulteriormente ferita con questo mio gesto e che anche lei soffriva almeno la metà di quanto soffrissi io. In quel momento però non mi importava per nulla.

Sentii una voragine aprirsi dentro di me, alimentata dal dolore e dai sensi di colpa. Sì, perché mi sentivo tremendamente in colpa per ciò che era successo, mi ero distratta. Avevo abbassato la guardia e se la sua esistenza aveva cessato di esistere era per merito mio.

A nulla valsero i tentativi di darmi un appoggio, un conforto da parte delle mie compagne: con lei era morta anche una parte di me.

E questa morte si palesò ben presto con un equilibrio interiore ormai andato perduto, la serenità rubata si tradusse in un continuo cadere nella parte mia più oscura.

Rivivevo ogni istante, di ogni singolo giorno, quella morte davanti ai miei occhi, come se non bastasse i miei incubi erano tormentati dal dolore della perdita e non mi lasciavano alcuna possibilità di scelta se non quella di annegare nell'oblio.

Passai al servizio delle anime oscure più di una volta a causa di quell'evento.

Quando ero nelle altre file, il dolore improvvisamente spariva, io stessa diventavo quel dolore. Mettendo a tacere la parte più emotiva e fragile di me stessa.

Ma per un'anima errante rimanere oscura non è possibile.

I danni provocati in questo mondo e nei mondi paralleli in questo caso sarebbero incalcolabili, meglio la morte piuttosto.

E quindi sebbene io non avessi voglia ne motivo per lottare veramente per risolvere la situazione alla radice, le altre mie compagne erano li a riportarmi dalla parte giusta ad ogni occasione possibile ed immaginabile.

 

Passai vite e secoli in queste condizioni e ogni qual volta succedeva un fatto simile quel dolore ritornava, come un fiume impetuoso che ti travolge senza lasciarti scampo.

Improvvisamente, perché un dolore antico era difficile da sciogliere.

Me lo portai dietro e con lui quelle acque.

Quelle acque che mi tolsero il respiro, mi soffocarono.

Mi entrarono nei polmoni bruciandoli e nonostante i mie sforzi per uscirne fuori, mi resi conto di quanto bastasse una situazione anche lontanamente simile per annegarci nuovamente.

Non capii per lungo tempo in cosa stessi sbagliando, ne passò altrettanto per arrivare finalmente a scoprire una verità troppo nascosta, troppo assurda e impensabile.

Arrivai al punto di aver paura di incontrare l'anima errante dell'aria ad ogni vita. Ma sapevo che il nostro incontro sarebbe avvenuto, sempre fino alla notte dei tempi e con lui il ripetersi di questo tragico destino.

Furono parecchi i secoli trascorsi che videro ripetersi quel infausto incidente in molteplici forme, in molteplici occasioni, per molteplici motivi e con molteplici attori.

Ma nonostante i ricordi nitidi che accompagnavano ciascuna di noi, nessuna era mai riuscita a capire cosa ci fosse dietro a questo ripetersi.

Io per prima non riuscivo a capire.

Tornavo in balia delle mie acque agitate senza possibilità apparente di cambiare il mio futuro dopo aver imparato dal passato.

Eppure in qualche modo il passato era maestro, un maestro sempre presente ma poco incline a rivelare i propri segreti e a suggerire come poter migliorare e superare la lezione trasmessa incessantemente con la memoria.

E nel frattempo capitò sempre più spesso che le mie compagne perdessero la vita in circostanze poco chiare, poco intuibili e quando meno potevamo prevederle. Vita dopo vita, attimo dopo attimo provai sulla pelle nel profondo della mia anima cosa volesse dire perdere coloro a cui volevi bene.

Sopratutto imparai di quanto possono essere effimeri gli istanti che erano concessi.

Con gli Inferi non era dato scherzare, ne prendere sotto gamba i loro attacchi, le loro aggressioni.

 

«Mostrati

Rispondi ti prego

Dove sei?

Qui o no

Sei la risposta che ora avrò ai dubbi miei

Dove sei?

A un passo lo so».

 

Giunse un momento infine, in cui iniziai a scorgere un barlume di verità in tutto ciò che ero stata costretta a subire nei secoli precedenti, un momento in cui iniziai a non annegare più nel buio causato dai miei demoni ma, al contrario, iniziai a dibattermi con tutte le mie forze per poter ritornare a essere felice.

Mi misi a cercare quella veridicità che potesse illuminare i fatti accaduti.

Io anima millenaria e forse troppo cieca per poter dubitare di una delle mie compagne prima di allora.

Forse accecata dalla gravità di ciò che poteva significare una cosa del genere, o forse a causa della paura di un tradimento che sarebbe stato senz'altro grande.

I dubbi nei suoi confronti iniziarono a crescere ogni giorno di più, i suoi atteggiamenti erano da sempre poco chiari sopratutto quando eravamo spinte a difenderci in seguito a qualche attacco di enorme portata.

E poi il suo sguardo, il suo sguardo scuro e poco incline al disperarsi quando a noi altre accadeva qualcosa, anzi, la sua era una freddezza quasi calcolata e innaturale per chi perdeva una compagna di mille battaglie.

I dubbi su tutto ciò che erano i fatti appartenenti al passato, per cui io mi ero sempre presa delle colpe che le altre non volevano darmi, iniziarono ad essere diversi visti da questa nuova ottica.

Le voci dei fiumi e dell'acqua, miei consiglieri dall'inizio della mia esistenza, portarono nuovi dettagli, nuovi particolari su questa figura abituata a celarsi.

Sempre ben nascosta e di cui non riuscivo mai a vedere il volto durante le divinazioni.

Ormai era chiaro che lei operasse nell'ombra.

Non ebbi modo di cercare indizi più compromettenti ne di insinuare il dubbio tra le mie compagne su quale potesse essere il problema.

Ero pienamente cosciente in quel momento che fosse qualcuna di noi, interna al gruppo.

Ma capire chi, fu ciò che più difficile ci fosse sulla faccia di questo mondo segnato e ferito.

Riuscire a valutare il comportamento delle altre quando ci attaccavano era un qualcosa di difficilmente attuabile: dovevo difendermi, ero costretta.

Possibilmente difendevo anche l'anima errante dell'Aria.

Mai avrei pensato che questo mio comportamento potesse instillare qualcosa di molto più grave del dolore di una perdita in qualcuna delle altre: l'invidia e la gelosia.

Eppure, capii tempo dopo, questo accadde. Accadde come parte di un cerchio infinito che avrebbe dovuto spezzarsi sull'anello debole.

Anello che però io avevo difficoltà a trovare, anche solo minimamente a cercare.

In me ora solo dubbi su chi avevo davvero difronte.

Non avrei mai potuto immaginare che colei che io stavo cercando con impeto e voglia di risolvere una volta per tutte cambiando così il destino di secoli, in realtà avesse già capito che io ero alla ricerca instancabile della verità.

Non avrei mai immaginato che avrebbe teso a me una trappola, proprio per togliermi di mezzo prima che riuscissi a rivelare il suo gioco ed eliminarla.

Eppure accadde.

Accade prima di quanto potessi pensare, accadde una sera in cui la luna non era presente poiché nuova e il bosco era particolarmente buio.

Mi era stato recapitato un invito sul quale era scritto di trovarmi in quello spiazzo erboso a mezzanotte, senza avvisare le altre.

E rimasi lì con l'ansia e l'agitazione di scoprire chi fosse a decimarci tutte, chi fosse a tenermi così legata a un passato doloroso e quasi indicibile.

Ma non feci in tempo a rendermi conto di chi fosse a ucciderci tutte una a una, feci appena in tempo a rendermi conto del suo arrivo, alle mie spalle prima che i miei occhi si chiusero sul mondo, in attesa di rinascere.

 

Chiunque fosse stata, aveva fatto scendere il sipario sulla mia vita in quell'occasione, ma l'acqua non scorda mai e i miei ricordi mi seguirono in seguito.

L'oblio in cui ero caduta anche.

Ma forse grazie a ciò che avevo scoperto, avevo le carte per cambiare il destino di noi tutte durante questa esistenza.

E fu così che le acque scure in cui ero annegata per secoli iniziarono pian piano a lasciare la loro morsa su di me.

Come ad ogni nuovo ciclo le incontrai nuovamente tutte, ma questa volta già sapevo. Inconsciamente inizialmente ma sapevo, avrei dovuto solamente aspettare il momento giusto.

Il momento in cui io sarei stata pronta ad affrontare la verità.

L'esatto istante in cui le falsità di secoli sarebbero state scoperte e alzate per poter permettere a tutte noi di poter andare avanti.

E permettere a me di lasciarmi andare le paure e i sensi di colpa che mi affliggevano da sempre.

Sensi di colpi e paure presenti in ogni singolo istante della mia esistenza.

Da cui avevo continuato a scappare dando loro motivo di sommergermi e non vivere a pieno ciò che ero, ciò che sarò ora e sempre.

Poco dopo che entrai in contatto con l'anima errante del metallo, la mia mente portò a galla gli avvenimenti del passato, non capii inizialmente cosa significasse dire.

Era però chiaro che l'elemento di disturbo nel nostro gruppo era proprio questa anima errante: litigi su litigi, divisioni e tensioni si susseguirono per lungo tempo.

Tensioni a cui io cercai di mettere un freno, per non creare divisioni che sarebbero state letali: se lei faceva il gioco dei nemici per renderci più deboli e vulnerabili, noi non dovevamo permetterle di avere la meglio.

 

«Dove sei?

Il cuore non trema

Ti aspettava tempo fa

Sei la risposta per sciogliere i dubbi miei

Oh tu chi sei?

E perché sono qua?».

 

Passarono i mesi e nonostante gli scontri, alcuni dei quali molto duri e difficili. Battaglie in cui spesso l'anima errante del vento e del mare rischiarono di perdere la vita, ai miei primi ricordi si associarono altri dettagli e altri particolari.

Il rapporto con l'anima errante del metallo, fin da subito molto stretto finì per mutare nel momento in cui le nostre strade incrociarono quella del Sole.

Da incredibilmente unite, passai a non parlare quasi più alla prima mentre il mio potere e il controllo su fiumi e ghiacciai cresceva continuamente man mano che il passato si stava rivelando.

Il mio cuore tremava a ogni ricordo, a ogni cattivo presagio, stringendosi nella mia cassa toracica ogni qual volta l'anima errante del vento rischiava la vita.

 

Era la mia più grande paura.

Il mio più grande tormento.

 

Ma sapevo che a riguardo la verità stava per svelarsi ai miei occhi e agli occhi di tutte le altre, era solamente questione di mesi o poche settimane.

E dentro di me percepivo un cambiamento continuo, un equilibrio che in pochi secondi veniva perso per poi riformarsi pochi istanti dopo al tremore di un battito di cuore in cui era racchiusa la verità.

Una verità che già aspettavo tanto tempo prima.

Fino a quel momento non avevo ben chiaro quale fosse il mio ruolo su questa mondo, escludendone la protezione, ma pian piano che tutto iniziava finalmente a mettersi in fila era più chiaro.

Questa volta avrei rivelato il doppio gioco dell'anima errante del metallo prima che lei facesse i danni che aveva compiuto nel passato: questa volta non avrebbe ucciso nessuna di noi, ne ero più che certa.

Ed ero più che consapevole che le altre mi avrebbero ascoltata senza mettere in dubbio ciò che avevo da esporre, da dire grazie al comportamento poco incline all'andare d'accordo della diretta interessata e il ricordo costante della morte dell'anima errante dell'aria da parte degli Inferi.

Mai accettato e mai dimenticato.

 

«È il mio passato

Apriti un po'

Non scappo via

Ora saprò».

 

Avevo trascorso secoli a scappare dal mio passato, in quel momento avevo deciso di dire basta. Avevo deciso di mettere un punto a capo alla mia esistenza e ai miei ricordi, scrollarmi di dosso le colpe che attanagliavano il mio cuore ingiustamente.

E con loro tutte le paure da esse causate più o meno giustamente.

È ben nitido in me il giorno in cui, dopo l'ennesimo litigio con l'anima del metallo, tutto andò definitivamente a incrinarsi rompendo senza possibilità di ritorno il gruppo, lasciando lei dai capelli grigio piombo scuro, da sola al suo destino.

Fu proprio quello il momento in cui mi decisi di parlare alle mie compagne di sempre di ciò che la mia mente e i miei fiumi mi avevano consegnato.

Parlarne con loro, verificare insieme tutto ciò che il mio essere racchiudeva in se fu come lasciare via libera a un gayser di alzarsi verso il cielo.

I pesi che mi portavo dentro, man mano che gli altri elementi confermavano la mia versione dei fatti iniziarono lentamente a sciogliersi e trasformarsi in acqua cristallina per troppo tempo ferma in blocchi di ghiaccio.

Il passato iniziava ora ad avere un senso, io iniziavo a poter avere un futuro diverso.

Tutto ciò per cui io mi davo la colpa, si rivelò essere una catena di inganni perpetuati da colei che avevamo finalmente appena allontanato.

Lei che da sempre puntava ad ucciderci tutte, completamente corrotta e assetata di potere da essere una minaccia costante.

Il suo scopo era la nostra morte, sempre. Costantemente e per raggiungerlo era sempre stata capace di macchiarsi dei crimini più impensabili che la mente potesse mai partorire.

Mossa da invidie e gelosie nei nostri confronti spesso ingiustificabili, aveva sempre scaricato colpe a noi, a me. Ben consapevole del peso che mi portavo dentro.

Lei ricordava, lei ci conosceva molto più di quanto non conoscessimo noi stesse.

Questo le permetteva di essere sempre un passo avanti a noi, sfruttando così i nostri punti deboli senza farsi scoprire.

I rimorsi vecchi di millenni iniziarono a lasciare posto a ciò che davvero ero destinata ad essere, al potere che da sempre avevo la fortuna di custodire in me, un qualcosa di potente che prima non ero mai riuscita a raggiungere perché tutto ciò mi bloccava.

 

Non mi rendeva me stessa.

 

Non mi faceva vivere con la serenità necessaria tutto ciò che era il mio rapporto con l'anima errante dell'aria.

E per quanto io volessi, non ero mai riuscita prima d'ora ad esserlo veramente.

Tutto ciò che ero stata costretta a subire nei secoli precedenti avevano formato senz'altro il mio animo, il mio temperamento di guerriera ma aveva causato la perdita di ciò che ero.

Un qualcosa che da quel momento in poi sentì ben chiaro in me, così come il mio vero scopo.

 

«C'è un fiume, porta in sé

Quel che è stato

Quel che più non c'è

Perdi ciò che tu hai più amato

L'ho trovato».


Non avrei mai rinnegato il mio passato, era parte di me. E non lo avrei mai considerato un qualcosa di cui pentirmi amaramente, scorreva in me ed era comunque parte di ciò che ero nel presente, nel bene e nel male.

Ma scoprire che tutte le mie colpe erano in realtà imputabili a qualcun altra e non a me, aveva permesso di iniziare a non subirlo più.

Mi aveva permesso di affrontarlo, di scenderci a patti.

Di elaborarlo per trasformarlo in qualcosa di potente.

In energia che potesse muovere i miei fiumi, le mie nevi, i miei laghi.

Come mai prima avrebbe potuto accadere.

Era ben chiaro, dentro di me, il fatto che tutto ciò aveva bloccato il mio sviluppo.

Ed ero ben decisa a rimettermi in pari.

Sentì chiaramente le acque e le nevi avvolgermi in quello che era quasi un richiamo familiare che potevo sentire e amare solamente io.

Entrai in contatto con un'energia potente, mai sentita.

Mai provata.

Mai provata come le sensazioni positive che in quel momento stavo vivendo.

Emozioni finalmente libere di scorrere dentro di me.

 

Impetuose, inarrestabili.

 

Intorno e al di fuori di me.

Avevo perso una parte importante del mio essere. Ciò che all'inizio era ciò che amavo di più

I dubbi che si erano dissipati me lo avevano riconsegnato.

Dopo secoli, dopo millenni.

E con lei, la migliore parte di me mi era stato consegnato anche il mio vero potere.

Dopo secoli di lotte ero finalmente libera, libera di scorrere.

Libera di cadere sulla terreno per dissetarlo.

Libera di coprirlo con la mia coperta bianca in pieno inverno.

Ma sopratutto ero pronta ad andare incontro al mio vero destino.

Ero pronta a dare la vita per la protezione dei mondi paralleli.

Ma, sopratutto, ero pronta a stare al suo fianco.

Lei, l'anima errante dell'aria.

Senza avere il terrore che morisse per un mio errore.

Per una mia distrazione.

 

«Dove sei?

Il potere aumenta

Ciò che sei non esiste più

Tu sei la risposta per sciogliere

I dubbi miei».

 

 

Questa sono io, questa è la mia storia.

La storia di un'anima errante la cui esistenza è sconosciuta ai più.

Un'anima tormentata che è riuscita un giorno a trovare la pace e il suo vero potere.

Un'anima della quale nessuno sa l'esistenza, ma alla quale molti degli abitanti dei Mondi paralleli dovrebbero manifestare la loro gratitudine per vivere in dimensioni dove la guerra non è di casa.

 

   
 
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