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Autore: Feisty Pants    17/02/2020    1 recensioni
Elsa e Anna sono due sorelle comuni che, ormai autonome e adulte, condividono lo stesso appartamento, le stesse passioni e lo stesso passato burrascoso dovuto alla morte dei propri genitori. Elsa, pacata e tranquilla, è una promettente dottoressa mentre Anna, agitata e speranzosa, custodisce il sogno di poter utilizzare le sue competenze musicali per creare un lavoro più dignitoso. Il passato che cercano di nascondere, però, irromperà di nuovo nelle loro vite mostrandone imbrogli e segreti ai quali entrambe cercheranno di dare risposte e soluzioni.
Genere: Drammatico, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Hans, Kristoff, Nuovo personaggio
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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CAPITOLO 19.

 
Anna si prepara svogliatamente, triste di aver ricevuto quell’orribile notizia riguardante il posticipo dell’udienza che le avrebbe svelato ogni dubbio. Era ormai vicina alla risposta e, purtroppo, le avevano messo il bastone tra le ruote un’altra volta.

Quei giorni, poi, erano per lei molto dolorosi perché, proprio l’indomani, il suo bambino avrebbe compiuto 7 anni. Erano già passati setti anni dal giorno dell’incidente che dal suo dolore aveva fatto nascere un bambino. Un bambino che probabilmente era bellissimo che lei avrebbe tanto desiderato partorire naturalmente, pronta a vivere quella sofferenza lancinante che tutte le mamme descrivono come la più difficile e bella della loro vita.

Anna si guarda allo specchio e immagina come sarebbe stato quel giorno se avesse visto nascere il suo bambino, se l’avesse sentito sulla propria pelle, se ne avesse udito il pianto. Il parto è una dei dolori più insopportabili e lei non aveva vissuto niente di tutto quello. In coma, senza conoscenza, senza sapere nulla, senza sentire niente…tutto ciò che ricorda è un risveglio traumatico. In un batter d’occhio il suo bambino era scomparso, dichiarato morto quando invece si trovava nella stanza accanto pronto ad essere spedito ad un’altra famiglia.

“Non riesco a darmi pace” afferma la ragazza appoggiando le mani sul lavandino e guardandosi allo specchio. Dentro di sé sente una continua morsa allo stomaco che la divora e avverte la rabbia ribollire per aver creduto di non avere un figlio per 7 anni.

Mossa dai sensi di colpa, dalla delusione, dalla tristezza nel pensare al suo piccolo che il giorno seguente avrebbe festeggiato il compleanno con un’altra mamma, Anna si velocizza nel prepararsi per la giornata in modo da non pensare a tutto ciò.

All’orfanotrofio…

“Oggi volevo proporvi l’ascolto di un brano musicale e chiedervi di chiudere gli occhi e lasciarvi muovere dalla musica” annuncia Anna una volta nella sala delle attività con i suoi piccoli alunni delle elementari.

La maestra chiude le tapparelle lasciando solo un filo di luce penetrare timidamente nella stanza, propone ai bambini di sedersi o sdraiarsi dove preferiscono e, una volta ottenuto il silenzio, avvia lo stereo. Il brano che lei ha scelto è la “Primavera” di Vivaldi che, grazie alla melodia figurativa, permette di sognare e immaginare un bellissimo contesto primaverile caratterizzato da uccelli che cinguettano, temporali improvvisi, fiumi zampillanti e vento scherzoso.

Anna osserva i piccoli concentrati nell’attività: Giovanni intento a muovere le dita come a dirigere un’orchestra immaginaria, Giulia appoggiata con le braccia su un cuscino continuando a sospirare sognante, Francesco che sorride con gli occhi chiusi e poi Filippo che si mostra concentrato e immobile ma con, ancora una volta, le lacrime lungo il volto.

“Bene bambini, vi è piaciuta?” chiede Anna una volta terminato l’ascolto.

“Sì, io ho immaginato di giocare a calcio in un prato!” afferma Francesco alzando la mano per parlare.

“Io invece mi vedevo a suonare la batteria! Questa musica avrebbe bisogno di un po’ di rock per essere perfetta!” si aggiunge Giovanni scuotendo i capelli castani.

“Io ho immaginato proprio la primavera. Gli uccellini rappresentati dai violini, il sole che improvvisamente si nasconde per colpa da un temporale e poi mi sono visto correre sul prato, insieme a due persone grandi” spiega Filippo con gli occhi chiusi, come se stesse assaporando la musica che ancora gli vibrava dentro.

“Chi erano quelle due persone?” domanda Anna colpita dal racconto del bambino più timido e maturo del gruppo, sconvolta dalla sua capacità di comprendere un brano musicale pur avendo solo pochi anni.

“Il mio regalo di compleanno che sogno da tanto tempo…ma non posso dirtelo” risponde Filippo rosso in volto, nascondendosi dietro un cuscino.

“Certo, è un tuo segreto. Quando compi gli anni?” chiede allora Anna sorridendogli per farlo sentire a suo agio.

“Domani” risponde lui con tranquillità.

“Domani è un giorno speciale anche per me” dice Anna abbassando lo sguardo pensando al suo bambino che, come Filippo, avrebbe compiuto 7 anni.

“Anche io domani compio 7 anni! Io e Filippo siamo nati lo stesso giorno!” si aggiunge Francesco balzando in piedi per attirare l’attenzione.

“Allora faremo una grande festa…ora che ne dite di disegnare quello che avete immaginato mentre ascoltavate il brano?” propone poi l’insegnante ricevendo il pieno consenso della classe che comincia a muoversi rumorosamente per prendere pastelli e fogli.

“Se vuoi solo a te posso dirlo chi erano quelle persone” afferma a bassa voce l’occhialuto Filippo avvicinandosi ad Anna e tirandole la maglietta per attirare la sua attenzione.

“Ti ascolto, ma se preferisci tenerlo per te è giusto così” risponde Anna mostrandogli un sorriso.

“Sogno la mia mamma e il mio papà… è come se li sentissi sempre con me e ogni anno spero che mi vengano a prendere” spiega il piccolo abbassando la testa e non riuscendo a trattenere le lacrime.

“Anche a me manca il mio bambino…e domani compie 7 anni proprio come te. Non devi arrenderti Filippo! Sono sicura che prima o poi arriverà una famiglia” dice Anna con le lacrime agli occhi, chinandosi su di lui e asciugandogli le guance.

“Saresti proprio brava come mamma” si limita a rispondere lui specchiando, per la prima volta, i propri occhi azzurri in quelli della maestra che, per colpa di quel contatto ravvicinato, si sente spaesata senza capirne il motivo e, per questa ragione, propone al piccolo di svolgere anche lui l’attività.

La sera al punto di incontro…

Kristoff cammina velocemente verso il luogo d’incontro con Hans, mosso dall’adrenalina e dal coraggio di affrontare quell’ignobile persona.

Hans, dal canto suo, è già sul posto da diversi minuti immaginando di poter riabbracciare Anna che, sicuramente, era il mittente del messaggio sconosciuto.

L’uomo immagina la donna in lacrime che piange per la scomparsa del figlio, sogna ardentemente di poter ribaciare quelle labbra, di poterla possedere come un tempo divorandole il corpo e accarezzandone i capelli…Anna gli mancava come l’aria e lui l’avrebbe riavuta a qualsiasi costo!

È intento ad immaginare i suoi momenti erotici con la fidanzata immaginaria quando, inaspettatamente, tutto si distrugge vedendo apparire Kristoff davanti a sé.

“Tu!?” esclama stupito Hans sentendo già la rabbia ribollire dentro di sé.

“Sì, ti aspettavi Anna? Stai pur certo che la tengo a debita distanza da te!” afferma Kristoff gonfiando il petto e corrugando la fronte.

“Che cosa vuoi da me? Ho da fare!” si lamenta l’uomo guardando torvo il biondo.

“Voglio sapere a che gioco stai giocando! Lo so che dietro al processo ci sei tu che con i tuoi contatti stai cambiando le carte in tavola!” spiega Kristoff dimostrando di essere più sveglio e intelligente di lui.

“Non so di che cosa parli, non macchierei mai la mia carriera con degli illeciti” mente il prestigioso avvocato sistemandosi la giacca elegante.

“Stai attento Westengard! Ho aperto un’indagine su di te e ho scoperto molte cose… la polizia ti troverà presto e dovrai tremare di paura! Troveremo quel bambino e tu finirai dietro le sbarre!” ringhia Kristoff puntando il dito contro di lui per poi allontanarsi, felice di essere riuscito ad affrontarlo e aver avuto la conferma di trovarsi di fronte a un imbroglione.

Hans rimane immobile sentendo il cuore esplodergli nel petto. Sa anche lui di non potersi difendere più di tanto ma, nonostante questo, avrebbe voglia di estrarre il coltello che tiene nella tasca per colpire alle spalle il suo nemico che, sicuramente, possedeva e le aveva sottratto la sua donna.

È intento a pensare di rincorrere Kristoff ed ucciderlo quando, improvvisamente, riceve una chiamata attesa.

“Pronto? Cosa hai scoperto?” chiede Hans arrabbiato, mostrandosi prepotente come suo solito con l’assistente.

Una risposta breve, concisa e determinata che fa comparire sul suo volto un ghigno malefico.

“Bene, bravo per aver trovato il bambino. Domani lo andiamo a prendere…e Anna sarà mia!” conclude il mostro ridendo, figurandosi già l’indomani e gustandosi il suo orribile piano.

A casa…

Anna si trova a casa da sola e, nell’attesa di Kristoff, decide di mettersi al pianoforte per non sentire il chiassoso silenzio che la opprimeva.

La ragazza si siede allo strumento ed esegue qualche brano di Bach, Mozart, Schumann e si rilassa nel riuscire a non pensare a nulla se non alle proprie dita che si muovono agili sulla tastiera. Al termine di ogni brano, però, il silenzio ritorna ancora più assordante di prima e lei, seppur titubante, decide di vivere un momento intimo e personale grazie all’ausilio della sua composizione.

Anna accarezza i tasti e si lascia guidare da quella melodia che, esattamente un anno prima, stava suonando al suo bambino senza sapere che il giorno dopo l’avrebbe perso per sempre.

Anna sente il dolore farsi di nuovo strada in lei e, questa volta, decide di ascoltarlo. L’idea di non avere il suo bambino, di sentirlo come rubato, venduto e strappato dalle sue braccia, le fanno irrompere un pianto aggressivo. La giovane continua a suonare anche se i singhiozzi la fanno tremare e le sue lacrime cadono violente sui tasti che lei schiaccia con forza e vitalità.

Come stava il suo bambino? Dov’era? Cosa avrebbe desiderato ricevere per il suo compleanno?

È proprio quell’ultimo pensiero che fa ragionare Anna. La giovane rivive in un battibaleno tutti quei mesi di lavoro in orfanotrofio. Rivede il volto e le risate dei suoi bambini e, improvvisamente, alcune frasi le tornano alla memoria. Anna risente nelle sue orecchie la voce di Kristoff che le dice di suonare per il suo bambino che, forse, la sentirà. Vede il momento in cui suonò il suo brano a Filippo e Giulia, i commenti degli alunni, le lacrime di Filippo, le frasi di Filippo che desidera dei genitori per il compleanno e, infine, è proprio un volto a stamparsi nella sua mente e a non sparire più.

Anna si blocca di colpo sul pianoforte, abbandonando il proprio peso sullo strumento e comincia a trattenere il respiro mentre la sua mente elabora diverse informazioni.

Filippo amava la musica, voleva fare il pianista come lei, desiderava dei genitori per il compleanno, il giorno dopo avrebbe compiuto 7 anni, aveva i capelli rossi e gli occhi azzurri come i suoi!

Una mamma certe cose riesce a sentirle a pelle e lei, questa volta, è convinta di non essersi illusa. Nella sua mente vede il volto di quel timido bambino, i suoi capelli rossi, i suoi occhi che l’avevano scossa nel profondo.

Anna si porta le mani sul volto, comincia a tremare e, respirando affannosamente, esclama:

“Filippo! È Filippo!”
  
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