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Autore: LilithMichaelis    17/02/2020    2 recensioni
Sherlock riportò l'attenzione al messaggio, e poco ci mancò che avesse un mancamento.
O forse lo ha avuto per davvero.
John non ricorda.
Venite in centrale.
Emergenza.
È Lestrade.
Non chiamare tuo fratello.
-Anderson

______________________________
In una giornata come tante altre, Sherlock e John sono chiamati a risolvere il mistero della scomparsa di Lestrade.
Ed è quando la paura di arrivare troppo tardi diventa insopportabile che parte la corsa contro il tempo.
{Mystrade/Johnlock - after season 4 - Spoiler!Allert - Introspettivo - Romantico - Drammatico - Trigger warning: menzione di morte, violenza, descrizione di atti violenti}
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
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Era incredible come John trovasse ancora dell'incredibile nelle scene del crimine.
Il dottore ne aveva visti di disastri. Di cadaveri. Di scene degne di un macello.
E nonostante gli anni di allenamento, continuava a trovare casi che lo lasciavano allibito.

La scena del crimine era una casa in periferia. Una piccola villetta a due piani, con i muri bianchi, dal gusto classico.
Al suo interno vi erano molti mobili scuri, che secondo John contrastavano con la facciata in un modo fastidioso.
Lestrade e i novellini erano stati chiamati da un vicino, che aveva visto movimento all'interno della casa, nonostante la famiglia che viveva lì fosse partita per delle lunghe vacanze.
Al loro arrivo, tutto era tranquillo, tutto era perfettamente in ordine. Greg era salito al piano di sopra a controllare che non ci fosse nessuno.
Inutile dire che non fu mai visto scendere.
Ciò che per John aveva dell'incredibile, era la pulizia di quella scena del crimine. In confronto, l'obitorio del Barth's era una discarica.
Ogni singolo angolo di quell'edificio era stato pulito e disinfettato (John poteva percepire l'odore del detersivo), ogni traccia, prova, indizio, erano stati sapientemente spazzati via, cancellati.

Sherlock ebbe difficoltà a dedurre qualunque cosa. La pulizia di quella casa lo inquietava.
Lo spettro che vi si aggirava al suo interno, ancora di più.
Mycroft aveva insistito ad unirsi personalmente alle ricerche, cancellando tutti gli impegni, non solo della giornata, ma dell'intera settimana.
Suo fratello non aveva proferito verbo, oltre le domande inquisitorie poste in centrale. Sherlock non era sicuro che fosse davvero presente in quel momento, dato che si aggirava come un fantasma, ma era certo del motivo per cui Mycroft aveva deciso di buttarsi sul campo: sebbene sarebbe stato più utile nel suo ufficio, a gestire MI6 e Dio solo sa quali altri organi di servizi segreti, Mycroft Holmes era terrorizzato dall'idea di restare da solo.
Se Sherlock non avesse già porto una pistola al fratello, se non avesse visto il rifiuto nei suoi occhi all'idea di uccidere un uomo, avrebbe avuto l'impulso di arrestarlo. Giusto per essere sicuri.
I poliziotti ingaggiati per portare avanti le ricerche, sebbene abituati a lavorare a stretto contatto con Sherlock, non potevano fare a meno di sentirsi a disagio guardando quell'uomo aggirarsi per la villa. Sembrava quasi fosse capace di emanare un'aura di gelo e disperazione, perchè chiunque si fosse malauguratamente trovato vicino a Mycroft sentiva il sangue diventare ghiaccio, i brividi percorrergli la schiena. Nessuno sapeva esattamente quale fosse il lavoro del maggiore degli Holmes - la versione ufficiale era che occupasse una posizione minore al ministero - ma bastava osservarlo per rendersi conto di come ogni punto di cucitura sui suoi elegantissimi completi trattenesse con sè segreti e cospirazioni.
Anderson, tra tutti, era uno dei pochi eletti a conoscere la verità. Durante le sue ricerche, dopo il suicidio di Sherlock, aveva iniziato a scoprire qualcosa sul fratello del Detective. La verità, però, era venuta fuori solo dopo che Sherlock gli ebbe raccontato come era sopravvissuto alla caduta, dopo essere stato contattato da Mycroft per cercare ogni traccia di sostanze stupefacenti nell'appartamento di Sherlock.

Mycroft lo aveva invitato al Diogenes Club per discutere di quanto fosse effettivamente coinvolto nelle attività del fratello. Era stato lui stesso a spiegargli quanto esteso fosse effettivamente il suo controllo sulle vite degli abitanti della Gran Bretagna. Anderson era confuso riguardo al perchè fosse stato scelto per conoscere quelle informazioni e Mycroft glielo spiegò in maniera semplice:

«Vede, signor Anderson, viviamo in un'epoca in cui i complotti e le cospirazioni vengono ogni giorno discussi tramite poche stringhe di testo e inviate nel web, affinchè tutti possano leggerle. Certo, un tale livello di interconnessione potrebbe risultare pericoloso, ma il numero di informazioni che circolano in rete è talmente alto da rendere quasi impossibile riconoscere quali siano vere e quali semplici invenzioni. In poche parole: se anche lo raccontasse a qualcuno, chi le crederebbe?»

Il ragionamento era ineare e Anderson non poteva impedirsi di rabbrividire al pensiero. Il maggiore degli Holmes viveva la sua vita con il volto nascosto da innumerevoli maschere, che toglieva solo in due casi: in presenza di suo fratello, e in presenza di uomini disperati al punto da essere al limite dell'integrazione con la società.

Tuttavia, Anderson non capiva quale maschera stesse indossando in quel momento e, per un breve momento, ebbe il dubbio che non ne stesse indossando affatto. Il viso, in genere inespressivo, era solcato da profonde rughe di preoccupazione. Gli occhi gelidi erano infossati nelle orbite. Il portamento, seppur rigido e regale, sembrava quello di un uomo con il peso del mondo sulle spalle.
Anderson ne era sicuro, quell'uomo di ghiaccio stava, forse per la prima volta nella sua vita, dimostrando delle emozioni. E ciò spaventò il poliziotto ancora più di quanto avesse fatto quell'incontro privato al Diogenes: se Sherlock Holmes era pericoloso, quando in preda a forti emozioni, cosa poteva diventare Mycroft?

Lo sguardo di Anderson cadde sulla figura del detective, che forse per la prima volta, sembrava insicuro, mentre osservava il fratello muoversi nella villa. Sebbene non fosse a conoscenza di metà di ciò che era accaduto quando Sherlock e John erano stati ritrovati a Musgrave, aveva visto Greg abbastanza da rendersi conto che i destini di quei quattro uomini, così diversi tra loro, si erano intrecciati in maniera ormai indissolubile. Sherlock, evidentemente sentendosi osservato, guardò Anderson che, dopo aver mantenuto il contatto visivo per diversi secondi, spostò lo sguardo verso Mycroft.
Sherlock sospirò. Si avviò a passi svelti verso Mycroft e, dopo avergli sussurrato qualcosa, lo portò con sè in una delle stanze della villa, chiudendo la porta alle sue spalle.

«Stai bene?» chiese al fratello, quando i due furono soli.
Mycroft non rispose, ma lo guardò negli occhi. Sherlock fu sconvolto dalla disperazione nello sguardo di quel fratello che per tutta la vita era stato la sua bussola, la sua guida morale. Si rese conto che, forse per la seconda volta nella sua vita, Mycroft stava facendo affidamento su di lui.
Ricordò di aver detto a Lestrade che suo fratello non era così forte come sembrava. Quando aveva pronunciato quelle parole non si era reso conto di essere diventato il nodo che aveva legato i destini dei due uomini.
E ora, uno di loro era in pericolo. Entrambi, a dire il vero.
Una risata amara risuonò nella mente di Sherlock, quando questi riflettè su come fosse la seconda volta che due persone si erano trovate fianco a fianco per causa sua, ed era la seconda volta che qualcun'altro separava quel legame.
Questa volta, però, Sherlock era determinato a impedire che Lestrade subisse lo stesso destino di Mary.
Quando parlò, la solennità nella sua voce ricordò molto il voto che fece alle nozze di John.
«Lo sai che lo troverò, vero? Fosse l'ultima cosa che faccio, non perderemo anche lui»
Mycroft distolse lo sguardo. Sherlock capì.
Il maggiore prese un respiro profondo, cercando di ritrovare la calma.
Mycroft Holmes non era mai stato convinto di possedere un cuore. Non dopo aver deciso di gettarlo via insieme alle siringhe usate da Sherlock la notte della prima overdose.
Eppure, in quel momento era fatalmente sicuro di possederne uno.
Solo un cuore umano poteva soffrire come soffriva lui. Sanguinare senza macchiare i vestiti. Infrangersi senza rumore.

«Devi trovarlo, Sherlock. Dobbiamo trovarlo. Ti prego»

E detto questo.
Se ne andò.


***
Note dell'Autrice:
Lo so, non si dovrebbe pubblicare una storia così velocemente. Bisognerebbe lasciare ai lettori il tempo di desiderarne il seguito. Ma io non sono la Mofftiss, quindi yay capitolo in anticipo.
Inizialmente questo capitolo comprendeva circa 400 parole, ma dopo una revisione mi sono resa conto che la sintesi non fa per me. Sono nata come autrice di genere introspettivo, e tale morirò. Godetevi quindi 1183 parole di disperazione. La mia, principalmente.
Ringrazio tutti voi che recensite la mia storia, perchè i vostri punti di vista sono esattamente ciò di cui avevo bisogno per rivedere alcuni punti cardine della situazione.
Al prossimo capitolo, che verrà pubblicato randomicamente. Dormite con un occhio aperto.
Lilith

   
 
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