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Autore: z e r o    05/08/2009    2 recensioni
E se... Harry Potter fosse un goth sarcastico e narcisista, Ron un emo depresso ed Hermione una violenta?
Genere: Parodia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1

 

DUDLEY

DISSENNATO

 

Il giorno più caldo dell’estate – almeno fino a quel momento – volgeva al termine e un silenzio sonnacchioso gravava sulle grandi case quadrate di Privet Drive. Un gran bel pezzo di ragazzo sui diciassette anni se ne stava disteso in mezzo ad un aiuola, rammaricandosi del fatto che il colore dei fiori faceva a pugni con quello dei suoi occhi. Era un ragazzo magro, atletico, dal fisico praticamente perfetto, con lunghi, lisci e lucenti capelli neri e due fa-vo-lo-si occhi verdi – che di sicuro non avevano bisogno di uno stupido paio di occhiali tenuti insieme con il nastro adesivo. In realtà Harry Mystryss Darque Nyght Rayn Ravyn Potter – questo il suo nome –, abbreviato Harry o HP, si era nascosto lì con l’intenzione di ascoltare di nascosto la classifica di Mtv alla TV, visto che i suoi zii glielo impedivano.

 

«Non possiamo permetterti di traviare il nostro adorato figlio Dudley con quella porcheria gothic metal che ascolti tu!» gli diceva lo zio Vernon.

 

«Lui deve ascoltare solo musica House!» gli faceva eco la zia Petunia.

 

E così Harry Mystryss Darque ecc. ecc. se ne stava disteso in mezzo a quella benedetta aiuola dal colore antiestetico, rischiando di rovinare la sua bellissima chioma con la volgare nuda terra su cui era straiato. La classifica era ormai finita – al primo posto qualcosa di indefinito che la società odierna si ostina a definire musica – e stava cominciando Total Request Live quando si udì un forte crac ed un gatto schizzò fuori da sotto una macchina. Harry sfilò la sua fedele pistola magica dal fodero nascosto chissà dove e, alzandosi di scatto, tirò una craniata contro la finestra aperta.

 

«Porcaputtanalavaccaeva!» strillò, tenendosi la testa – e pensando che avere il cranio fratturato non è molto bello da vedere. Mentre si stava ancora contorcendo dal dolore, due mani sbucarono fuori dalla finestra e lo sollevarono di venti centimetri buoni.

 

«Metti via quella cosa!» gli ringhiò in faccia zio Vernon.

 

«E tu mettimi giù» replicò Harry – che si era già ripreso accuratamente – «Do ut des»

 

Cioè, io faccio qualcosa per te e tu fai qualcosa per me. Vernon mollò la presa e Harry ricadde non-molto-elegatemente sul suo divino fondoschiena. Riprese subito il controllo e si rialzò in piedi.

 

«Che diavolo – chiedo scusa  al diavolo– stavi facendo nascosto lì in mezzo?» ringhiò zio Vernon, mentre una piccola lucina rossa omicida, molto simile ad un led, si accendeva nelle oscure profondità dei suoi occhi.

 

«Ascoltavo la classifica di Mtv» sospirò Harry, rassegnato.

 

«Ancora?!» sbottò zio Vernon «Mi sembrava di averti detto che non voglio sentire nemmeno un accordo di chitarra elettrica in casa mia! E comunque» disse, abbassando un po’ la voce «ti abbiamo fregato: questa è la classifica di AllMusic».

 

Harry, intanto, si era reso conto che NON doveva ascoltare la classifica di Mtv – e neanche quella di AllMusic – bensì il telegiornale, per vedere se il suo arci-nemico-recentemente-resuscitato aveva fatto qualche truculenta azione ai danni dei non-maghi, comunemente chiamati Babbei.

 

«D’oh!» esclamò, dopo aver concluso il ragionamento. «Maledizione! Io dovevo guardare il telegiornale!» gridò contro Zio Vernon «è tutta colpa tua, dannato, maledetto, malefico…»

 

Intanto si stava allontanando, dirigendosi verso la strada.

 

«…sfortunato, malaugurato, nefasto, funesto, riprovevole, deprecabile, esecrabile, dannato…»

 

Aveva percorso quasi un chilometro.

 

«…dannoso, negativo, nocivo, pernicioso, cattivo, castigato, diabolico, spiacevole, sgradito…»

 

Due chilometri.

 

«…pericoloso, deleterio, mefistofelico, luciferino, infausto!» concluse tre chilometri dopo, buttando il Dizionario dei Sinonimi e dei Contrari in un cestino.

 

Vagò per la “città”, il cervello saturo di tutti i sinonimi di dannato-maledetto-malefico appresi un momento prima, finché giunse nei pressi di un parco giochi miracolosamente sgombro da mocciosi urlanti.

 

Si avvicinò all’altalena, chiedendosi se fosse il caso di sedersi – gli si potevano sporcare i pantaloni, oppure, orrore!, una diabolica scheggia di legno avrebbe potuto infilzarsi nel suo perfetto didietro – quando sentì in lontananza la voce di suo cugino Dudley.

 

«Come posso essere imparentato con una persona così kitsch?» si chiese sconsolato Harry.

 

Finalmente in lontananza apparve la figura del cugino Dudley, intento a mangiare ciambelle, lecca lecca, mele caramellate, banane split, frittelle, brioche, krapfen, maritozzi, bomboloni alla crema, caramelle allo zucchero-cioccolato-panna-arancia-fragola-limone-mandarino-menta-anice e chi più ne ha, più ne metta. Il poverino, tra una masticata, un leccata e un conato di vomito e l’altro, parlava con i suoi amici immaginari: il signor Savoiardo e l’Uomo Focaccina, esempi più che validi dei danni provocati dalla combinazione zucchero a gogo & musica House.

 

«Poveri noi» commentò sconsolato Harry, scuotendo la testa- e con essa, i suoi meravigliosi-lisci-morbidi-lucenti-lunghi capelli neri in una maniera davvero arrapate, molto goth.

 

Vide passare il cugino, che discuteva animatamente – bocca strapiena permettendo – con l’Uomo Focaccina, seminando involontariamente caramelle e dolciumi vari dietro di sé. Harry decise che era ora di tornare a casa, e seguì Dudley a distanza, appiattendosi dietro gli angoli come 007. Dudley si fermò all’incrocio tra due strade, salutando l’Uomo Focaccina e il Signor Savoiardo.

 

HP decise che era arrivato il momento di strapazzare un po’ il cugino – ovvero, pavoneggiarsi della sua incomparabile bellezza e del suo impareggiabile sex appeal. Si avvicinò alle spalle del cugino e gli sfiorò una spalla con un legno raccolto per terra, per non entrare in contatto con l’essere kitsch che aveva di fronte. Questi trasalì, trasformando il marciapiede nella vetrina di una pasticceria. Harry raccolse – in modo molto sexy, come solo lui sapeva fare – il super bombolone riempito con tutte le schifezze possibili e immaginabili create dall’industria dolciaria su questa terra, una bomba calorica che avrebbe fatto diventare obeso un anoressico. La faccia di Dudley si incupì.

 

«Dammi quel bombolone» borbottò, non molto convinto.

 

«Altrimenti?» chiese soavemente Harry, sfoderando un sorriso da calendario.

 

«Altrimenti… ti vomito addosso!» ribatté il cugino che, avendo assunto un colorito verdastro, sembrava più che mai capace di mettere in atto la minaccia.

 

«Ok» disse semplicemente Harry, tirando fuori, senza alcun motivo apparente, la pistola magica da chissà dove – è pur sempre una pistola magica. Dudley sbiancò, ovvero assunse un colorito verde pastello pallido.

 

«Papà non vuole che la tiri fuori» piagnucolò Dudley, continuando a far piovere dolciumi.

 

«Vomitami addosso e ti apro qualche presa d’aria nella testa – forse il tuo neurone unico ha bisogno di ossigeno» lo minacciò Harry, assumendo un aria tipica da ribelle di quelli che piacciono tanto in questo periodo.

 

All’improvviso, l’oscurità calò sulla via, spegnendo la luna, le stelle, i lampioni e, con sua grande amarezza, il riflesso della luce sui capelli di Harry.

 

«Però, fa molto goth!» esclamò, prima di essere inghiottito dalle tenebre.

 

Mosse qualche passo, ma finì su un dolcetto e, per la seconda volta quella sera, il suo divino sedere entrò violentemente – e dolorosamente – in contatto con la superficie terrestre, causa forza di gravità + dolcetto fellone, infingardo e traditore. Intanto Dudley si dimenava piagnucolando e, senza vederlo, finì addosso a Harry, a cui sfuggì di mano la pistola.

 

«Ma che cazzo fai? Cretino!» gli urlò contro Harry, mettendosi carponi per cercare a tentoni la pistola. Dudley, che nel frattempo si era rialzato, cominciò a correre e andò a schiantarsi dritto contro un palo, fu colpito da una lattina, fu messo sotto da una macchina e fu centrato da un missile della NATO.

 

«Idiota» sibilò Harry tra i denti, continuando a cercare la sua pistola magica.

 

«Ma dove cavolo…Lumos!»

 

E la pistola cominciò a brillare.

 

«Ah-ha, eccoti qui!» esultò, prendendola in mano. Nel tenue chiarore sprigionato dalla pistola, vide che un ombra nera svolazzante incombeva su di lui, facendo un rumore simile a quello di un lavandino mezzo otturato.

 

«Oh, cazz…» imprecò Harry, che alla vista della creatura era impallidito – assumendo un aria più sexy, più dark, ma soprattutto più goth.

 

Il dissennatore femmina – tra l’altro indistinguibile da un dissennatore maschio, ma questo era una femmina – gli fu addosso, e lo prese per il collo.

 

«Capisco che tu voglia saltarmi addosso» disse Harry con voce suadente «e che voglia baciarmi, ma non ho proprio voglia di perdere una delle caratteristiche che fanno di me un ragazzo così figo – cioè l’anima» – come se si vedesse.

 

Detto questo, puntò la pistola contro la faccia del dissennatore femmina e pronunciò l’incantesimo.

 

«Expectro…Eh, see, expectroExpecto Patronum!»

 

Il proiettile luminoso esploso dalla pistola assunse le sembianze di un lupo – che i cervi non sono proprio goth – anch’esso luminoso – e bello come il suo evocatore – che assalì il dissennatore femmina, facendolo volare via. Poi, svogliatamente, Harry cercò il cugino, per salvare anche lui. Lo trovò rannicchiato contro un palo contorto – come se qualcuno ci avesse sbattuto involontariamente sopra – mentre il dissennatore maschio stava tentando di succhiargli l’anima attraverso la bocca. Harry ordinò pigramente al lupo luminoso di “fare piazza pulita”, e questi, dopo aver spedito il dissennatore maschio nell’oscurità, scomparve. Scomparve anche l’oscurità, e le luci di luna, stelle e lampioni si riaccesero – e con esse, il riflesso sui capelli di Harry, che si ammirò sulla canna lucida della pistola magica. Si stava giusto sistemando i capelli quando alle sue spalle comparve la vicina maniaca dei gatti, la signorina Figg. Questa, con un sorriso ebete, fissò Harry, che si affrettò a far sparire misteriosamente  la pistola magica.

 

«Non metterla via» disse svaporatamente la signorina Figg «E se poi quei cosi svolazzanti cattivi cattivi tornano? (smile)». Poi, cambiando improvvisamente personalità, entrò in assetto da combattimento.

 

«Io uccidere Mundungus Fletcher, Ja! Io ridurre suo corpo ad ammasso di fratture scomposte! Io fare piccoli pezzettini di suo corpo e mettere in Mozartkügeln!»

  
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