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Autore: Roe Jaeger    19/02/2020    2 recensioni
Teddy si sveglia nel suo letto in una qualunque giornata estiva. Eppure, se lo si osserva da un altro punto di vista, quello che è sorto non è proprio un giorno d’estate qualsiasi, bensì è appena l’inizio del giorno in cui Teddy decide di affrontare Harry Potter, il suo compagno.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Potter, Teddy Lupin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Si ringrazia Juliet Leben22 per avermi betato questa OS che spero vi piaccia! Buona lettura!
 
Ma chi l’ha detto che il bianco e il nero abbinati stonano?
 
Quando aprì gli occhi, stese istintivamente la mano dall’altra parte del letto, quella dal lato del balcone, che Harry occupava ormai da anni, trovandola vuota. Il lenzuolo stropicciato e in posizione diversa rispetto a come l’aveva lasciato la sera precedente gli fece dedurre che il suo ragazzo fosse tornato a casa quando lui si era già addormentato, in quanto non l’aveva sentito, avesse dormito e si fosse svegliato prima di lui, visto che in quel momento nel letto non c’era. La storia tra Teddy e Harry continuava ormai da anni, con alti e bassi, come li avevano tutte le coppie del mondo. Era perfettamente inutile affermare che fossero una coppia perfetta, perché non lo erano: erano due uomini innanzitutto e, per quanto due persone dello stesso sesso possano cercare di raggiungere la perfezione, non vi arriveranno mai, perché manca l’elemento base per il funzionamento di una coppia, ovvero il dettaglio che essa dovesse essere composta da un uomo e una donna, ciascuno con specifici compiti, ruoli, mansioni e dove soprattutto fosse concessa ad entrambi la possibilità di poter avere dei figli. Su questi punti, Harry e Teddy, avevano messo da tempo una pietra sopra. Non erano una coppia perfetta anche perché nessuno dei due era perfetto: Harry era ancora un bambino fin troppo cresciuto che a volte utilizzava la scusa del troppo lavoro per giustificare svariati comportamenti, situazioni o, più in generale, cose che avevano bisogno di una motivazione. La usava quando non voleva cucinare la sera adducendo la scusa che il suo grado fosse più elevato rispetto a quello di Teddy – erano entrambi Auror – implicava per forza più responsabilità, una maggiore necessità di pensare e altre varie conseguenze che potrebbero essere sintetizzate nelle due parole “più stress”, o comunque anche in miliardi di altre occasioni che ormai da tempo il più giovane aveva smesso di contare e cercare di memorizzare; Teddy invece cadeva ancora nell’errore stupido, grossolano, infantile e profondamente superficiale di accusare Harry del non poter avere una vita sentimentale del tutto “normale”, perché essendo anche Harry un uomo – secondo Teddy – non avrebbero mai potuto fare tutto ciò che fanno le coppie eterosessuali. L’unica cosa potenzialmente impossibile che Harry vedeva, comunque, continuava ad essere il concepimento di eventuali eredi, per motivi palesemente ovvi. In ogni caso, così come Teddy aveva ormai compreso che Harry non gli scaricava volutamente addosso le responsabilità di casa, o almeno che lo faceva senza accorgersi di quanto fosse pesante, Harry dal suo canto sapeva benissimo che Teddy, nel dire che non sarebbero mai stati né perfetti né normali, non voleva intenzionalmente accusarlo di qualcosa in particolare, nonostante lo facesse inevitabilmente, ma lo avrebbe fatto in qualunque caso e avrebbe additato chiunque ci sarebbe stato al suo posto. Peccato che fosse proprio lui il fidanzato di Ted Remus Lupin. 
Quella mattina d’inizio estate che aveva visto Teddy tastare la superficie del letto occupata solitamente da Harry Potter era solamente una delle tante mattine che aveva seguito un loro litigio estremamente furioso che li aveva visti su due fronti apposti: avevano discusso di questioni futili tipo il cambiamento delle tende del soggiorno trovandosi in disaccordo sul colore che avrebbero dovuto avere le nuove – è forse superfluo specificare che i colori proposti dai due erano completamente opposti e avrebbero stonato in un modo decisamente orribile qualora i due litiganti fossero giunti alla conclusione di utilizzarli entrambi – passando poi a criticare il modo in cui cucinasse l’altro, in cui il compagno sistemasse le proprie cose e le varie abitudini reciproche, finendo ad accusarsi di egoismo puro e menefreghismo assoluto nei confronti dell’altro per i più banali e quotidiani motivi che un normale essere umano possa immaginare. Il fatto che il litigio fosse cominciato dal colore delle tende del soggiorno e fosse arrivato a toccare la sfera personale, le reciproche abitudini e soprattutto ad accentuare i reciproci difetti, a Teddy faceva ancora accapponare la pelle nonostante fosse trascorso all’incirca mezzo mese dall’accaduto. Avevano discusso in modo molto acceso sui reciproci difetti, dai meno importanti ai più evidenti, rinfacciandosi di tutto. 
Man mano che i giorni passavano, poi, cercavano di parlarsi sempre meno, fingendo inizialmente che fosse una cosa casuale, ma poi non si erano preoccupati neanche più di questo, finendo a evitarsi palesemente. Nessuno, vedendoli, sarebbe neanche lontanamente riuscito a pensare che il fatto che si parlassero pochissimo, con forte tendenza al non scambiarsi neanche una vocale in più del necessario, fosse una pura coincidenza. 
Il giovane Lupin, giacché non riusciva più a reggere quella situazione di totale indifferenza che regnava nel loro appartamento ormai da troppo tempo, quella mattina, mentre era ancora avvolto dalle lenzuola del letto che, per un motivo sconosciuto, continuava a condividere con Harry nonostante il litigio, decise che era finalmente giunto il momento di fare qualcosa, di avere qualunque reazione riuscisse a sbloccare la situazione, di mettere per una volta da parte l’orgoglio e si convinse che forse non sarebbe stato del tutto sbagliato fare la prima mossa e dare l’impressione di avere meno orgoglio di Harry: se l’agire per primo gli avesse restituito la serenità che regnava in casa prima del litigio, sarebbe valsa la pena di aver fatto la prima mossa, di aver dimostrato meno orgoglio di Harry e di aver fatto qualunque cosa fosse necessaria alla sua missione. Quindi, Teddy si alzò e decise di andare a cercare Harry: era un’anonima domenica d’estate, ma per lui era il giorno perfetto per agire, in quanto il suo interlocutore, almeno per quel giorno, visto che era la sua domenica libera, non avrebbe potuto addurre la scusa che fosse tardi e sarebbe dovuto andare al lavoro! 
Quando Lupin giunse in cucina e vi trovò Harry, dopo aver cercato per tutto il resto dell’appartamento. Non appena vi aveva riflettuto, il ragazzo aveva compreso quanto il luogo in cui si trovasse, fosse in realtà evidente: una persona, solitamente, al mattino si sposta in cucina per fare colazione. Per quanto fosse ovvio, Teddy in realtà non era convinto di sapere da quanto Harry l’avesse lasciato a letto da solo, o da quanto fosse sveglio. 
Quando Teddy entrò, Potter si voltò a guardarlo e accennò un «Buongiorno» pronunciato più per educazione che perché lo sentisse davvero, convinto che, come era solitamente fare, Teddy si sarebbe preso la tazza di caffè che ogni mattina gli lasciava nella macchinetta, per far sì che non si raffreddasse. Ma quella volta non lo fece ed Harry non riuscì a trattenere l’espressione di stupore che pian piano gli si stava ormai stampando sul viso. Teddy rimase a scrutarlo dalla porta del locale per alcuni minuti – che a lui parvero interminabili – prima di avvicinarsi a lui. 
Cosa stava succedendo? Quella non era una mattina come le altre! O Teddy aveva sbagliato copione, o doveva avere delle intenzioni che a Harry erano ancora sconosciute. Harry optò per la seconda opzione, non tanto perché ritenesse che fosse la più corretta, ma per l’estrema assurdità della prima. Rimase ad aspettare in piedi davanti al lavello, con la macchinetta da lavare tra le mani – non sapeva perché non stesse usando la magia – in attesa di comprendere almeno in minima parte le intenzioni del ragazzo con cui conviveva. Quest’ultimo gli si avvicinò lentamente e non si arrestò fino a quando i loro visi non trovarono estremamente vicini. A quel punto, iniziò a parlare: «Scusa.» disse, come se quella parola ne contenesse molte altre, come se con essa fosse in grado di racchiudere tantissime cose, tantissime parole. Harry avrebbe capito tutti i significati reconditi che voleva esprimere con solo quel termine/lemma/vocabolo, che però aveva più forza di un patronus. 
Tuttavia, Teddy non si fermò dopo averla detta, per non lasciare nulla alla libera interpretazione di Harry, ma continuò a parlare con l’intenzione di affrontare una volta per tutte i fantasmi di quel litigio, per chiarire ogni cosa fosse oscura e semplicemente perché gli mancava parlare con il suo ragazzo. «Non ti sto chiedendo scusa per come il nostro litigio è cominciato, sono ancora estremamente convinto che se comprassimo le tende bianche sarebbe assurdo, si sporcherebbero ogni tre secondi. Certo, basterebbe un semplicissimo incantesimo per pulirle, non dovremmo certo lavarle alla maniera Babbana! Tuttavia, ritengo siano troppo impegnative: basterebbe che ci distraessimo entrambi e dimenticassimo di pulirle e che venisse qualche ospite improvviso, per fare una grandissima figuraccia! Ti garantisco che un colore diverso dal bianco sarebbe più indicato!» 
Harry storse il naso nel sentirglielo dire, ma Teddy non si arrese: «Forse hai ragione che le tende nere o blu che ho proposto io sarebbero orrendamente tristi e verde chiaro orribilmente brutte, ma io insisto nell’affermare che il bianco non è il colore giusto. In ogni caso, sono stanco di discutere e non parlarti per delle stupide tende! Vuoi il bianco? Che bianco sia! Vuoi il rosa? Mi andrebbero benissimo anche tutte le tende fucsia, davvero amore, se averle significherebbe parlare con te e fare insieme tutte le cose che non facevamo soli prima di litigare, come facciamo ora! Il vero motivo per cui ti ho sto chiedendo scusa è perché so di aver davvero esagerato, non dovevo urlarti in faccia che sei un bambino troppo cresciuto quando utilizzi la scusa del lavoro per non assumerti le tue responsabilità. Forse ho sbagliato il tono, effettivamente non dovevo urlarti contro, sarei probabilmente riuscito a dirtelo anche con calma, senza gridare e senza accusarti troppo e anche un po’ ingiustamente, ingigantendo il problema. Tuttavia...» 
Harry a quel punto sorrise, perché non riusciva più ad ascoltare quel monologo e, semplicemente, lo baciò per zittirlo. 
Fu un bacio tanto atteso e desiderato quanto passionale e in pochissimo tempo si ritrovarono tra le lenzuola, fu questione di pochi attimi.  
Si erano costretti a un’astinenza forzata per troppi giorni, nonostante si amassero ancora tantissimo, ed erano ovviamente stanchi di evitarsi e soprattutto di fingere quell’indifferenza che tra loro non c’era per nulla. 
Le mani di ciascuno di loro vagavano sul corpo dell’altro fameliche, desiderose di toccare ogni centimetro di pelle prima che la lingua di Teddy e di Harry, a turno, lo assaporasse. Nessuno dei due riusciva a stare fermo mentre l’altro gli faceva qualcosa – qualunque essa fosse – e quindi si erano imbarcati in uno strano gioco di coordinamento che richiedeva un enorme affiatamento che a loro certo non mancava. 
Continuarono per svariati minuti ad alternare baci, carezze e succhiotti finché tacitamente si accordarono che fosse giunto il momento di cambiare musica. Teddy fece voltare Harry in modo che si trovasse steso a pancia in giù al centro del loro letto matrimoniale e iniziò ad accarezzargli e a baciargli la schiena. Sarebbe sicuramente arrivato dritto al punto se non avesse nutrito il forte desiderio di parlare con Harry, vista l’ormai nota astinenza cui si erano costretti. Iniziò, quindi, un discorso nel modo più sbagliato che potesse scegliere, ovvero con una domanda incomprensibile: «Perché?» 
Harry davvero non riuscì a capire cosa volesse sapere. Ci sarebbero potute essere numerosissime domande da poter far cominciare con perché: “Perché hai gli occhi verdi?” “Perché sei più grande di me?” “Perché abbiamo litigato?” “Perché stiamo insieme?” “Perché lo stiamo facendo?” “Perché la Terra è rotonda e perché il nostro letto ha le lenzuola bianche e la spalliera nera?” Davvero Harry riteneva di non avere neanche il più piccolo, misero, microscopico indizio per capire la domanda di Teddy, quindi preferì tacere e aspettare che Teddy esplicasse la sua domanda con termini meno ermetici e più comprensibili. 
«Perché abbiamo trascorso tutto questo tempo ignorandoci? Cosa abbiamo effettivamente sbagliato nella nostra storia? È stato corretto non parlarci tutto questo tempo o abbiamo commesso l’errore più grande della nostra vita? Devo saperlo Harry e solo tu mi puoi rispondere. Se lo sai, dimmelo. Per favore.» 
«Davvero non mi sarei mai aspettato una domanda del genere.» articolò Potter tra i sospiri «Per un attimo ho pensato che la domanda fosse più banale o più dannatamente complicata di quella che mi hai posto e devo confessarti che mai avrei immaginato che ti saresti posto un problema del genere. Vedi, Teddy credo fortemente che non è né giusto, né sbagliato, è così e basta! Quando le cose vanno in un certo modo, puoi accettarle e basta, se ti accorgi che stanno andando nella direzione sbagliata o comunque in quella in cui tu non vuoi che esse vadano, giusta o sbagliata che sia, puoi sempre fare qualcosa per cambiare il corso degli eventi. Se, invece, quando le cose sono precipitate e tutto è andato nell’unico modo in cui tu non avresti mai immaginato, ti ritrovi di fronte al fatto compiuto, puoi solo raccogliere i pezzi di quel che è stato e si è rotto e ricominciare da un punto precedente all’evento che ha distrutto tutti i tuoi equilibri, sapendo che niente sarà mai più come prima perché quello che è successo deve per forza aver avuto una qualunque conseguenza sulla tua persona. Quindi, eliminando tutte le belle parole che ho pronunciato per la risposta, resta il discorso che quel che è stato è stato e non si può cambiare sia che esso sia giusto o sia sbagliato, sia che ti sia stato d’esperienza in qualche modo o sia stato completamente inutile. Pertanto, a conti fatti, ora che hai capito che per quanto tu ti possa scervellare sul perché abbiamo litigato e sul come la lite potesse essere evitata, resta il fatto che per giorni non ci siamo parlati, non abbiamo fatto l’amore e ci siamo freddamente ignorati. In conclusione, Teddy, adesso per favore usa quella bocca che ti ritrovi per fare qualsiasi cosa sia diversa dal parlare e scopami!» 
È estremamente facile dedurre che non ci fu bisogno che Harry Potter ripetesse quella richiesta una seconda volta. 
   
 
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