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Autore: CrisBo    19/02/2020    4 recensioni
Il mio dosso non era l'iceberg del Titanic. Era la montagna di Maometto. Era il monte Fato appena ristrutturato. Era quel simpaticone del kraken in digiuno da quarant'anni. Era un machiavellico tranello del diavolo che persino il diavolo, vedendolo, mi aveva dato una pacca sulla spalla compatendomi. La famosa pacca di consolazione del diavolo era, in realtà, Yoongi che mi guardava con aria tremendamente
demoniaca
paradossale, sembrava che stesse pensando a 101 modi per uccidersi e, allo stesso tempo, a quale nome dare al suo futuro chiosco di carne.
************
Seoyun è innamorata del suo migliore amico, vive con Namjoon e Yoongi e dovrà affrontare, durante un'estate particolare, il grande fenomeno del tempismo effetto sorpresa, con una bolgia di amici in conflitto coi problemi che la vita comune regala. Durante la stagione più calda, frizzantina e soleggiata dell'anno cosa potrebbe andare storto, in fondo?
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Seokjin/ Jin, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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11 ~ Per quel che vale
 
 
ㅇㅅㅇ






Ero immersa sotto una strana scia verdastra che scannerizzava i miei vestiti con lapidaria precisione, ci misi almeno venti minuti a rendermi conto che si trattava di un laser che fuoriusciva dalla macchinetta del punteggio dei ticket, slinguati fuori ad ogni suono vittorioso. Il mio livello di riflessi lucidi era andato a farsi benedire già da qualche ora, artigliavo un cocktail dai colori più tossici ed ero seduta su uno dei divanetti davanti allo spazio adibito al ballo etilico, in cui amici, sconosciuti e il mio nuovo acerrimo problema si stavano cimentando.

Jungkook era rimasto a usufruire di quel momento madre figlio, così aveva avuto l'ardire di chiamarlo, accanto a me prima di svenire senza più concezione di causa. Avevo notato che stava sfoggiando dei segni ambigui sul collo molto simili a delle ventose, sintomo che qualche lucidalabbra al lampone aveva tentato un approccio più fisico con il mio socio dei party. Forse avrei dovuto cancellarglieli, ma  Namjoon, che aveva deciso di farmi da bastone della serata, mi disse che quella era la sua iniziazione da uomo di mondo. Non capii bene il paragone ma non feci troppe storie. 
Jimin e Yoongi non li vidi più per tutta la sera, si erano smaterializzati via dopo il litigio della vergogna, tanto che dovetti fare sfoggio di tutte le mie plausibili scuse riciclate in anni e anni di ostentata vita sociale per dire a Suji dove fosse finito il suo cavaliere notturno. Non mi sembrò troppo tormentata dopo aver sfoderato una delle migliori frasi che la mia testa ubriaca reperì dai meandri

Jimin ha avuto un brutto attacco dissenterico trimigenico nevralgenico all'apparato molle

ero riuscita  a confonderla grazie anche a dei movimenti di mani ipnotici e, alla fine, dopo un attimo di esitazione, che tradussi come compatimento elegante, si inchinò verso di me ringraziandomi e sparì dalla festa, almeno così immaginai visto che non la vidi più da nessuna parte. Provai a cercare anche Yurim, ancora invasa da quel senso di oppressione dovuta alla litigata, che aveva portato una certa tensione ai nervi che non scacciai via nemmeno con quei miscugli alcolici degni di nota. Non la vidi da nessuna parte, ma allo stesso tempo non vidi più nemmeno Tae.

Forse era andata a cercarla, forse in quel momento erano intenti a fare pace, strattonandosi, abbracciandosi e baciandosi con tutto l'amore di cui erano capaci. Mi ero talmente immersa in quei pensieri che a stento notai Namjoon che si era prodigato in infilzamenti di falangi, ossia mi stava piantando l'indice nell'orecchio per dubbie ragioni. Lo scacciai via senza nemmeno toccarlo, bevendo il mio cocktail con una tirata di cannuccia.


«Nam ma che stai facendo?»
«Andiamo a ballare anche noi. Ti posso fare volteggiare, sono un maestro in questo.»
«No per carità.»
«Donna di poca fede.»

In effetti, per quanto riguardava le movenze di Namjoon, ero poco religiosa e il mio ateismo era elevato ai massimi livelli, ma in realtà avrei preferito rischiare di rompermi entrambi i femori solo per liberarmi dalla visione che avevo davanti. Da brava ubriaca andante non mi ero persa neanche un salto, una piroetta, una presa, una stretta da parte di Jin e la sua ragazza misteriosa. Lo vedevo sorridere, addirittura ridere, mentre volteggiavano come due rane in mezzo ad altri ragazzi ebbri di percentuali di birra altolocati. 
Era una tortura che mi stavo infliggendo per estirpare il malessere che avevo creato, prima, con Hoseok.

Non ero sicura che lo stessi facendo con una vera presa di coscienza, non me ne rendevo conto, ero ipnotizzata verso le loro mosse senza riuscire a tirarmene fuori. Ero sempre stata una grande esperta in questo, Hoseok era stato un guru inconsapevole nell'alimentare quella parte di me, così incastrata dentro il mio buco, dentro quella fossa, che ero impossibilitata ad uscirne. Le uniche mani che riuscivano a tirarmene fuori erano le stesse che ora stavano stringendo le dita di un'altra ragazza. 
Provai una fitta di dolore che non mi competeva, un malessere che mi stringeva le budella e che alimentava una rabbia che volevo solamente spegnere. Non potevo provare gelosia, non la volevo, non avevo il diritto di sentirla. A quanto pare Namjoon se ne accorse, perché sentii il suo braccio strisciare intorno alle mie spalle, tirandomi vicino al suo viso.


«Te lo ricordi Ritorno al Futuro?»
«...sì.»
«Cosa aspetti? Quella è il tuo Biff. Ehi tu, porca, levagli le mani di dosso!»
Mi misi a ridere per quell'immagine così onirica e temporalmente sbagliata.
«Nam, stai dicendo che Jin è Lorraine?»
«Bè, dai, è palesemente lei!»

Si adeguò pure lui alla mia risata, starnazzando come due oche giulive e intanto il calore calcava di più, espandendosi dentro al mio corpo. Se prima l'alcol stava fluttuando nel mio sangue come un girino impazzito, ora era totalizzante, ero conscia che avrei lasciato fluire via più del dovuto, forse anche cose che non esistevano, perché i filtri si erano spezzati e non ero più riuscita a rimetterli a posto. Mi voltai verso Namjoon di scatto, ritrovandomi la sua faccia ubriaca a mezzo centimetro dalla mia. 
In un'occasione normale avrei provato vergogna, probabilmente, ma in quel momento tutto era così limpido da non riuscire a suddividere delle emozioni così semplici. Quella per la mia papera aveva preso il monopolio di tutto.


«Non ho più le forze per combattere, mi sa.»
Lui mi sorrise, pinzandomi la faccia con una morsa, tanto che mi strinse le guance fino a far fuoriuscire le labbra. Non dovevo essere molto attraente in quel frangente, ma lui aveva assunto un'espressione seriosa. Sentivo l'odore del suo cocktail, da lì, rum e qualcos'altro di letale, tremendamente alcolico.
«Ma a chi la vuoi dare a bere. Sei entrata in guerra, Seo, inforca la spada e non cominciare a piangerti addosso. Ti ricordo che hai fatto piangere Hoseok, prima?»
«In realtà è stato Jimin.»
«Oh gesù.»

Si mise a ridere di nuovo, questa volta non lo seguì in quel momento di giubilo personale. Sentivo il cuore palpitare un po' troppo forte, il mio filtro mente-lingua-corpo non era controllabile, se solo avessi voluto avrei fatto una di quelle figure becere che nemmeno nei telefilm più imbarazzanti, andando verso Jin per fargli capire che era con me che doveva ballare, era con me che doveva sorridere, era con me che doveva usare quel dannato sguardo. Ma più pensavo a quello, più mi vergognavo di me stessa. 
Tanto che l'immagine di Hoseok tornò prepotente dentro la mia testa, ricordandomi come anche le cose più pure e illibate finivano per essere macchiate dalla realtà. E anche Jin stava diventando un problema della mia testa; mi stavo infiltrando in pensieri totalmente irreali, avrei provocato l'ennesimo scoppio, avrei scavato sempre più a fondo e non sarei più riuscita a uscirne.


«Nam, guarda che non sono mica gelosa!» Biascicai con una credibilità pari a quella di una nonna che decide di sua spontanea volontà di non infilarti più ramen nel piatto.
«Sì e io sono Eminem.» Biascicò di rimando lui, che ancora mi stringeva le guance causandomi dei dolori nuovi. «Dai, smuoviamo un po' le cose, sono abbastanza ubriaco per farlo.»

«Che vuoi dire? Guarda che non posso alzarmi con le punte come fece Rose, non sono mai stata brava nel ballo!»
Titanic, che subentrava sempre nei miei periodi bui, non era proprio la smossa che Namjoon intendeva. Lo vidi sogghignare malandrino prima di girarsi verso quello spiazzo buio e colorato, luccicato da strobo che torturavano i miei pochi sensi rimasti.
Quando tornò a guardarmi mi tirò verso di lui, dandomi un piccolo e innocente bacio sul naso prima di tirarmi su dal divano con una mezza strattonata, adocchiando giusto un secondo Jungkook, ancora immerso in uno svenimento narcolettico.


«Vedrai, mi ringrazierai.»

Quella fu la sua premessa, prima di trascinarmi verso Emily e Hoseok, immersi in una danza sconclusionata davanti alla band, ora cimentati in un cantico rock e pop insieme, con assoli e stridi di chitarra che non ti permettevano di sfuggire al ritmo. La tattica di Namjoon avrei voluto boicottarla dopo un solo secondo, ma ormai ero subentrata in un tunnel senza ritorno, tanto che mi ritrovai a passare il resto della serata insieme a quei tre zombie-viventi, chi più chi meno, costringendo la mia mente a trovare il mio appiglio salva-vita in quello che, prima, era il mio tormento più grande. Non parlammo più di quello che era successo, non c'era la lucidità per farlo, ci limitammo a ballare insieme, tra volteggi e lenti improvvisati, ritrovandomi a saltellare insieme a Emily, insieme a Hoseok, ma trovando sempre una sorta di base militare in un Namjoon, che scoprì essere un grandissimo sculettatore e sventolare di ginocchio, seguito da movimenti di mani tipici e incongrui.

A discapito di quanto potessi mai credere, quell'ultima ora fu la più bella della serata. Risi di gusto, di petto, arrivando al finale senza più fiato in corpo, senza più acqua nel sangue e con il petto più leggero. Non era scomparso del tutto, lo sguardo cadeva sempre verso di lui e, quando non lo trovavo, ritrovavo il mio vecchio e mai dimenticato dolore allo stomaco che si protendeva fino al mio muscolo pulsante. Decisi più volte di fregarmene, di non dare peso a quella nuova sensazione, di lasciarmi cullare dal mio rinnovato addio per il mio vecchio amore e, con una forza di volontà quasi nulla, ce la feci fino alla fine. 

Almeno fino a che il locale, ormai in chiusura di battenti e burattini, scampanellò avvisi per dirci che era ora di sloggiare. La maggior parte della gente fluì via quasi subito, lasciando noi poveri reduci a recuperare le carcasse dei morti. Quasi tutti i miei conoscenti erano scomparsi, mi resi conto che non avevo avuto modo di cercarli dopo il fattaccio. Ma un'altra presa di coscienza si insinuò al finale, mentre giravo la faccia a destra e a sinistra, sperando di trovare anche solo una prova della loro presenza, ma non la trovai.
Jin e la ragazza misteriosa non c'erano più. 
Ero incapace di sostenere tante cose, quella sera, ma scoprire che quell'imbecille di Jin se n'era andato come un ladro senza nemmeno avvertirci mi fece salire il sangue al cervello. Ma fui brava a non farlo notare a nessuno, tanto che salutammo Hoseok e Emily, andando a recuperare Jungkook ancora svenuto e buttarlo dentro un taxi chiamato da Namjoon. 







«Che serata. E pensare che all'inizio mi stavo lasciando contagiare dai tuoi referti mentali per inventare una scusa e non venire, pensa cosa mi sarei perso.»
Esclamò lui, dentro la macchina. Non eravamo ancora nella fase in cui l'euforia della serata scemava per dar posto alla sonnolenza più acuta, nonostante il mio interlocutore avesse due borse della spesa al posto degli occhi.
«Già, te pensa.»
«E poi tu, baam, sei riuscita a ribaltare la situazione rubando il podio a Yurim. Ero sicuro che avresti detto tutto a Hoseok questa volta. Ci pensi a come sarebbe andata?»
«Già.»
Jungkook fece un solo russo, una specie di verso che non riuscimmo a identificare, steso sulle nostre gambe che facevano da cuscinetti comfort.
«Seo mi stai ascoltando o sto parlando da solo come un mongolo?»
«Già.»
«Ehi.»

Mi voltai verso di lui sentendo la sua mano sopra una porzione di gamba non occupata dalla testa del nostro figlioccio ubriaco. Ero riuscita con indomita tenacia a spazzare via quell'assurda sensazione di annichilimento che mi aveva attanagliato dal momento in cui quella ragazza si era aggrappata a lui, ma ora era ritornato beffardo a ricordarmi che una festa non risolleva gli animi e che l'alcol può farti dimenticare per attimi illusori un problema, sbattendotelo in faccia nel momento in cui ti adagi troppo sugli allori.
Lui passò dalla mia gamba alla fronte, tastandomela con fare materno.


«Ehi, stai bene? So che passare il fine serata con Hoseok non è stata l'idea migliore della mia vita ma speravo che almeno un po’ ti avrebbe sollevata»
«Infatti un po' è servito. Sono solo»
non finì la frase, non sapevo bene cosa dire tanto che rimasi a guardarlo con una faccia indescrivibile. Lui lasciò perdere la mia fronte, abbozzando un sorriso un po' mesto, tipico di un compatitore professionista. Non era nell'indole di Namjoon, ma evidentemente era in quella fase che non collideva per niente con una sbronza triste, neanche sfumature e parvenze di essa.
«Non dovresti pensare troppo, ogni volta fai questo errore.»

Il tassista fece una curva strana che fece ballare le mie budella, non so come riuscì a non rimettere, ma Jungkook approfittò di quel movimento per adagiarsi meglio sulle nostre gambe, abbracciando una mia coscia come fosse il cuscino più comodo del mondo.
«Hai per caso visto Yoongi?»
«Mh? Ah sì, è andato via con Jimin, ma un sacco di tempo fa, probabilmente li troveremo a casa morenti sul divano.»
Non ero sicurissima di quello ma annuì, constatando che cambiare argomento non funzionava, la faccia di quello scemo puntellava nel cranio facendomi sentire ancora più agitata. Provai un'altra tecnica.

«E invece tu, ho sentito da voci sobrie che ti hanno visto parlare con Agnes? Che mi stai combinando, farfallone?»
Namjoon per poco non si strozzò con la saliva, fece un suono con la gola che sembrava un miscuglio tra tosse e faringite, ma poi si mise a ridere rivelando un certo rossore su tutta la faccia. Forse non era una diceria, forse l'aveva notata sul serio.
«Oh ma che voci senti? Ci ho parlato sì, in fondo la conosco, ti ricordo che sono stato obbligato da te ogni volta che mi propini le tue cene aziendali aperte al popolo.»
«Sì ma stasera era tutta agghindata. Era tutta elegante. Era tutta bionda.»
«Seo piantala.» Mi diede una manata in faccia, non tanto forte, ma abbastanza da spintonarmi da un lato. «E' bella sì ma dai su. Lo sai.»
Lo sapevo e quindi non continuai, ma restai a fissarlo per attimi indefiniti. Aveva ancora un barlume sorridente sulla faccia, aveva pinzato il mento con le dita e si era messo a fissare fuori dal finestrino, pensando a chissà cosa. Ma era sereno e, in qualche modo, mi rilassai per un attimo.

Nonostante quella serata, dal mio punto di vista, la consideravo un disastro di dimensioni cosmiche ero davvero contenta che per alcuni di noi, invece, ci fossero dei barlumi positivi che si sarebbero portati dietro per tutta la notte. Si sarebbero svegliati domani mattina senza desiderare di richiudere gli occhi, lasciando che la rabbia di questa serata facesse solo da sfondo a qualcosa di più importante. Di più magico. 
Deglutii a vuoto, mentre la poca sobrietà riportava il mio fisico a sentire di nuovo i colpi inflitti, capeggiati da quel magone che mi bloccava la gola. Ripensai alla faccia di Tae piangente, a Yurim totalmente indifesa sotto quei riflettori, a Hoseok catturato da quel rancore che non riuscivo a masticare giù bene. E Jin. Jin che mi guardava. Jin che si era messo da parte. Abbassai lo sguardo, ritrovando la rosa che mi aveva sventolato appena arrivato. Era tutta schiacciata e aveva perso dei petali.

Aveva detto che ero bellissima.
Come se quei complimenti facessero effetto.
Già.
Quando mai.

Me la rigirai tra le dita una volta presa con una mano, trovando una strana allegoria. Quella rosa sembravo tanto io, diroccata e malmessa, tenuta dentro un taschino.
Neanche mi resi conto che la mia mano aveva cercato quella di Namjoon. In tutti quegli anni di amicizia non mi ero mai permessa di farlo, mai con lui. Mi voltai a guardarlo e lui si voltò a guardare me, abbozzando un sorriso silenzioso. Vidi che squadrò la rosa che avevo tra le mani ma non disse niente, lo Sentii solo carezzarmi il dorso della mano con un pollice, prima di piegare la testa e poggiarla sulla mia spalla. Agli occhi dell'autista, e forse anche di Jungkook se fosse stato ancora in forze, saremmo sembrati una coppia di fidanzati in preda alla stanchezza che stavano tornando alla loro dimora, con le gambi molli ma il cuore pieno.
Sarebbe stato molto più semplice se il mio cuore avesse scelto Namjoon, forse.
Ma come dice il mio Guru personale: "ricordati che per essere felice, dovrai soffrire per sempre e poi morire." Non era un gran motto, ma mi sembrava molto reale in quel frangente.


«Per quello che vale, io non ti lascerò mai.»

Sgranai appena gli occhi di fronte a quella frase biascicata di Namjoon, tanto che dovetti premere le labbra tra loro. In un qualche modo oscuro riusciva sempre a capire la radice della mia tristezza, senza neanche aprire bocca. Hoseok se ne sarebbe andato per sempre, avrei potuto sopportarlo? Avrei potuto sopportarlo senza Jin? 
Non risposi a quella frase, mi limitai a scoccargli un bacio casto sui capelli spettinati prima di chiudere gli occhi, evitando di cadere di nuovo in un flusso di pensieri poco felici.
Per fortuna il taxi si fermò pochi minuti dopo, ritrovandoci davanti casa. Per colpa della staticità del viaggio mi stavo lasciando di nuovo andare ma non appena fluì giù dalla macchina ritrovai un po' di forza interiore, tentando con mosse da infermieri di guerra di tirare giù Jungkook senza svegliarlo, tantomeno ucciderlo. Io lo presi per metà busto mentre Namjoon lo acchiappò per le gambe; ora più che una coppia di fidanzati sembravamo due mafiosi che cercavano un posto per scaricare un cadavere.

«Ragazzi ma devo chiamare un'ambulanza?»
«No no, sta solo dormendo, è narcolettico. Grazie per il passaggio, buona notte signore.» Chiusi la portiera e ci dirigemmo verso casa. 

Ci fu una strana lotta con le nostre menti, nessuno di noi si ricordava il codice per entrare, nonostante lo digitassimo ogni dannato giorno della nostra vita così meccanicamente che neanche i robot potevano vantare tale precisione. Ci pentimmo di non aver fatto l'upgrade per aggiungere il riconoscimento della retina o per l'impronta digitale. Cominciammo così a bussare sperando che Yoongi fosse in casa ma niente. Persino la nostra vicina di casa, sentendoci in difficoltà, ci propose di andare a dormire da lei ma per fortuna, dopo svariati tentativi e rischi di far partire un'allarme anti-taccheggio peggio delle sirene dei marines, riuscimmo ad entrare in casa, ringraziandola comunque per la gentile offerta. 
Nessuno dei due si chiese come mai fosse ancora sveglia, attiva e pimpante alle tre di notte,ma si sa che le vecchiette hanno vite segrete che noi essere umani normali non ci sogniamo neanche.
Passammo un altro quarto d'ora buono a decidere dove piazzare il nostro povero amico, ora mezzo ciondolante e poco snodato, fino a che optammo per il divano della sala come soluzione migliore. 


«Ci facciamo un'altra birretta mortale prima di andare a dormire?»
«Nam se bevo un'altra birra come minimo muoio.»
«Ah, dai me la fai bere da solo?»

Feci uno sbuffo, decidendo di occupare un lato del divano. Controllai che Junkook respirasse ancora prima di sventolare una mano verso il mio coinquilino.
«Nam saprei già la fine di questa richiesta: tu che apri la bottiglia, bevi un sorso e magicamente ti ritrovo a ronfare, russare e gracchiare mezzo storto sul divano. Parlo per esperienze personali.»
«Touchè.» Masticò lui, nonostante sentii chiaramente il frigo aprirsi e il rumore inconfondibile di una lattina che veniva aperta. «Ma vai a dormire pure tu, che già mi devo preoccupare di quell'altro disgraziato che se ne sta in giro di notte senza avvisare dove, come e perché.»
«Minno sta meglio di noi, fidati.»

Alzai lo sguardo ritrovandolo a fissarmi, mi fece un mezzo sorriso senza dire una parola, prima di allungare una mano verso di me e prendere la mia rosa, che avevo istintivamente rimesso nella piega della camicia. Provai il terribile impulso di mordergli la mano,  nel mentre, ma per fortuna il mio lato cagnesco non era abbastanza evoluto per questo. 

«A sto punto manchiamo solo io e te, eh.»

Inarcai un sopracciglio davanti a quella frase ma cercai di assumere la miglior faccia di tolla della storia, non so se ci ruscii, lui mi piantò la rosa tra i capelli prima di fluire via e abbandonarmi in salotto. Restai lì in silenzio, al buio, per attimi infiniti. Forse Namjoon aveva capito qualcosa, o forse anche lui sapeva, in fondo era sempre stato un ottimo osservatore, molto meglio di me. 
Non mi dilungai troppo a pensarci, decisi di accendere la TV e piantarmi davanti a qualche programma, sapendo bene che avrei solo coltivato in maniera malsana la mancanza che sentivo in quel momento. Mi piombò in testa un pensiero che mi fece venire i brividi.

Era così che l'avevo immaginato il mio fine serata, ma forse un tantino, un pochetto, una macchiettina diversa. 
Per mia fortuna trovai un drastico drama scolastico, talmente noioso, banale e sempliciotto che fece avanzare in maniera più veloce la sonnolenza. Finalmente abbandonai i pensieri, scivolando sempre di più in uno stato poco riflessivo, quanto più in sintonia col mio povero socio svenuto accanto a me. Non cercai troppo di resistere, nonostante mi stessi appassionando a quella situazione dove un ragazzo nuovo era giunto in una classe dove gli alunni avevano dei superpoteri mentali che ...

Bum. Bum. Bum. Bum.

Mi svegliai di soprassalto, alla TV non c'era più il dramma scolastico ma un signore che spiegava come tagliare le cipolle nella maniera corretta. Mi tirai su, con metà della faccia rossa e striata per le forme del cuscinetto del divano e il cuore martellante nel petto. Essere svegliati di soprassalto è la cosa peggiore del mondo, tanto che ci misi un po' per rendermi conto cosa stava accadendo. Pensai a Jungkook caduto a terra, ma quello era mezzo sbracato, inconsapevole del mondo esterno.

Bum. Bum. Bum. Bum. Bum.

Mi voltai di scatto, di nuovo. Qualcuno stava bussando alla porta di casa in maniera vigorosa. Ma che ore erano? Mi voltai per guardare l'orologio e notai che erano le 4:20, erano passati circa 45 minuti da quando ero tornata a casa, sembrava che fossero passati due giorni. Mi alzai lentissima, mentre mi stropicciavo la faccia, trascinandomi come un cantante di blues incatenato al pavimento.

Di nuovo, quel bussare potente, bum bum bum bum. 
La mia vicina di casa doveva proprio volerci bene per non farci secchi con tutti quei rumori notturni a cui era costretta.


«Arrivo Minno, un secondo, ma perché non usi il cod-»
Quando aprì la porta il mio cuore si ghiacciò all'istante. Non era Yoongi, era Jin. 
Aveva il fiatone, evidentemente aveva corso per arrivare fin qui, ma restai fermo a guardarlo senza farlo entrare e lui fece lo stesso con me. 
«Cosa - cosa ci fai qui?»
«Dobbiamo parlare.» Mi disse lui,  mentre riprendeva fiato. 
«Possiamo parlare ad un orario più umano?»
«No.» E senza neanche un invito aprì meglio la porta con una mano e subentrò in casa, sfilandomi di fianco. Si fermò in sala, con le mani sulla faccia, mentre io lo fissavo con uno sguardo accurato. 

Mi ritrovai  a guardare il suo vestiario, aveva ancora la giacca grigia, la camicia non era slacciata e i capelli erano un po' sconvolti, ma ricordavo che era stata colpa di Taehyung.
O no? Quindi non era tornato a casa? Dov'era andato?  Scacciai via quelle domande, prendendomi a schiaffi virtualmente.
Restai ferma davanti alla porta mentre lo guardavo, aspettando che parlasse. Non sapevo neanche cosa volesse dirmi, in fondo non eravamo andati insieme alla festa, non era il mio cavaliere, non era il principe che doveva riportarmi la scarpetta. 


«Sto cercando un modo per dirtelo senza risultare la persona più patetica dell'universo.»
«Non devi dirmelo, lo so.»
Lo vidi sbiancare, guardandomi con aria stravolta.
«Lo - lo sai?»
«Sì: il grigio non è il tuo colore. Ecco l'ho detto.» Feci un sospiro. Essere ironica in quel frangente era la mia unica salvezza, sentivo che stavo tremando. 
Lui aveva ancora quella faccia da triglia rispetto a prima, ma vidi le sue labbra piegarsi e ridere con fare nervoso, toccandosi la faccia, poi i capelli. Mi soffermai su quella mossa più del dovuto. L'alcol era ancora lì, meschino e subdolo, ma questa volta più che un magone provai un senso di nausea e tormento.
« Non volevo lasciarti sola stasera, ho visto che hai passato il resto della serata con Hoseok e Emily. A ballare.
»

Lo ha visto?

«Pensa te quanto sono ubriaca, infatti. E poi dovevo mettere in pratica le lezioni di...che ballo è? Salsa? Merenghe? No, ahn.»
«Sai, volevo - volevo parlarti di quella ragazza che mi ha -»
«Jin davvero, non importa, sono contenta che tu abbia trovato» non riuscì a finire la frase senza ritrovarmi con un crampo allo stomaco terribile, come al solito nessun aiuto dal mio fisico «sì insomma, che tu abbia imparato finalmente a ballare.»
«Ma non è come credi, non è-»
«Jin guarda che non sono mica arrabbiata.»
Lo vidi avvicinarsi verso di me con passo lento, io sarei stata capace di spalmarmi dentro la porta e diventare una porta stessa se avessi potuto. Non volevo assolutamente che mi toccasse, in quel momento, e sperai vivamente che non lo facesse.

Dovette averlo letto nel mio sguardo perché non mi sfiorò con un dito, ma restò fermo davanti a me a guardarmi, corrugando la fronte.

«La conosco da un po' di tempo, l'ho incontrata stasera dopo che sei sparita. Sparisci sempre ogni volta che andiamo in un posto, ultimamente. Quasi temo portarti in giro, un giorno ti troverò sulle scatole del latte come "sperduta."»
Questa voltai rimasi io un po' interdetta. In effetti non me n'ero resa conto ma lo facevo spesso, mi defilavo dalle situazioni, l'avevo fatto al karaoke, alle cene e ora anche ad una festa piena di gente. Pensavo che il motivo fosse perché volevo restare da sola coi miei pensieri, per struggermi d'amore. Ma in realtà la cosa capitava sempre e solo quando cominciavo a provare qualcosa di diverso. 
In cui centrava il ragazzo che avevo davanti. 
Non fuggivo da Hoseok. Fuggivo da Jin.


«Scusami ero - ero con Yoongi, poi è successa quella cosa con Tae e Yurim, il grande e immenso itigio che avrai sicuramente notato e-»
«Prima. Prima di Yoongi. Eravamo lì insieme, eri con me, stavamo parlando, stavamo ridendo e tu sei sparita. Al karaoke ti ho dedicato una canzone e tu sei sparita. Credo che se avessi la possibilità di sparire da casa tua, quando sono qui, lo faresti anche in questo caso. Ah aspetta: lo hai fatto. Sei una ragazza perduta, Seo e, alle volte, trovarti diventa complicato. Finisco per perdermi anche io per ritrovarti.»

Deglutì a vuoto sentendo di nuovo quella morsa al petto, mentre il mio cuore perdeva battiti vitali. Ma cosa voleva dirmi? Cosa voleva dimostrare? Ero una ragazza incasinata, lo sapeva da sempre, perché doveva rinfacciarmi quelle cose proprio ora? Proprio mentre provavo tutto quello? 
«Io non so perché - io credo che, insomma, lo sai con Hoseok e Emily, ultimamente non sono proprio la persona più lucida dell'universo. Io. Alle volte sento il bisogno di estraniarmi, non lo faccio consapevolmente, è più come un bisogno fisico, come ...come quando un fumatore ha bisogno di una sigaretta, una cosa del genere. Pensavo tu - tu lo capissi insomma io-»

Lui alzò la mano, lentamente. Guardai la sua mano per un secondo e lui si bloccò a mezz'aria. Se prima non volevo essere toccata, mi resi conto che avrei potuto dare una tregua al mio cervello e lasciare fluire le cose per come stavano andando, ma il mio respiro si fermò e lui restò per un bel pezzo a indugiare sul da farsi. Ma poi avvicinò le dita, pianissimo, fino a posare il palmo sulla mia guancia.
Era sempre tiepida, la sua pelle, ma questa volta la sentii bollente, o forse ero io che ero troppo fredda per calibrare bene quelle temperature. Provai una sensazione che mi fece tremare le gambe, provai dei brividi lungo il collo e dovetti chiudere gli occhi per un secondo per riprendere il controllo, cosa che non stava funzionando nel migliore dei modi.


«Credo di non avertelo mai detto, sai?»
«Che cosa?» Domandai senza più voce. Ora anche il mio viso stava bruciando.
«Sono fiero di te.»

Ripresi a respirare, mentre il mio sguardo si colmava di lacrime improvvisamente. Quelle stupide lacrime che, da quando erano uscite, non volevano proprio darmi tregua. Dovevo trovare un modo per disidratarmi volutamente, a quanto pare.
«Ma che dici, quanto hai bevuto, ahn?»
«Davvero. Sono fiero di te, sei una ragazza forte, sei riuscita ad andare oltre il tuo cuore pur di rendere felice l'amore della tua vita. Sei un po' strana e hai un pessimo tempismo ma ...ecco, questa vita è una vera merda, lo so, ho cominciato a impararlo anche io. Ma sai, alle volte, quando mi sveglio la mattina e so che devo affrontare un altro giorno, fa un po' tutto meno schifo se so che ci sei tu.»
Sollevai istintivamente la mano per toccare il dorso della sua, avevo il cuore che stantuffava sangue ovunque, probabilmente avrei preso fuoco da lì a poco e non riuscivo più a ragionare. E mi persi letteralmente nei suoi occhi scuri.

Da quanto tempo era lì davanti a me?
Avevo la sua immagine davanti e non riuscivo a vedere i margini delle altre cose, provai la stessa sensazione che Sentii la sera del karaoke, mentre lui cantava. Ero ad un passo da lui e a centomila passi allo stesso tempo, mi sarebbe bastato allungare la mano e l'avrei afferrato ma continuavo a prendere un mucchio di polvere e a lanciarla via, non appigliandomi a niente. Ma lui aveva quel braccio levato verso di me ogni volta, non l'aveva mai fatto scendere, mi tendeva la mano e finalmente la potevo sentire. 
Il cuore mi era tornato a battere, era di nuovo vivo.

Provai a parlare ma non riuscivo a dire niente, mi sentivo una cretina a stare in silenzio così, a guardarlo, sentendo il corpo tremare. Lui se ne accorse e socchiuse gli occhi, avvicinando il volto al mio lentamente.

«Jin io...»
«Sssh non dirlo, rovineresti tutto dicendo una cosa stupida-stupida, io riderei, Namjoon si sveglierebbe e mi fracasseerebbe la testa con una radiosveglia.»
«Nam non si sveglia neanche con le bombe a mano, lo sai.»
«Sì ...sì lo so.»
Era sempre più vicino, potevo sentire il suo respiro sulla pelle del mio volto e io pensavo che sarei morta da lì a poco. Il mio cuore stava schizzando dal petto e strinsi convulsamente la mano di Jin sul mio volto, convinta di avergli bloccato la circolazione. 
Lui se ne accorse e mi sorrise mentre io non capivo più nulla.
Chiusi gli occhi ma quello che Sentii fu una manata poderosa alla spalla e qualcuno intrufolarsi tra di noi, elargendo un odore alcolico invasivo.


«Ragazzi questa festa è una bombaaa!»

Jungkook!

Come avevo fatto a dimenticarmi che c'era anche Jungkook in sala, lì a mezzo metro da noi? Si era appeso ai nostri colli, ridendo come un matto. Dovevo proprio ammettere che non ero la sola ad avere un tempismo pessimo.

«Junk è finita da due ore.»
«Cavolo, eppure mi gira tutto, com'è possibile?»
«Non c'è correlazione tra questo e la festa,  ma tra te e l'alcol amico.»
«Ma facciamoci un altro cocktail, Jimin me ne ha fatto provare uno esplosivo!» Biascicò l'ubriaco molesto, ridendo di nuovo.
«Ti prego, non chiedergli se era perché è esp-»
«Esplosivo perché è esploso?»
«Jin sul serio?» Feci io, mentre quello sghignazzò  senza più regalarci tali perle.

Provammo a tenerlo dritto ma continuava a pendere da un lato non facilitandoci l'impresa, con dei movimenti un po' zoppicanti e invasivi riuscimmo a trasportalo di nuovo sul divano, dove si afflosciò quasi amalgamandosi con questo.

«Sei mezzo svenuto, avrai in corpo più alcol che sangue e non ci sembrava il caso di portarti a casa. Tua madre ci avrebbe rincorso con un mestolo per ucciderci e io non sono mai stata una gran scattista. Quindi ora stai giù, dormi e domani ti riportiamo a casa.»
«Aaah ma io voglio ballare.»
«Ma stiamo ballando. Chiudi gli occhi, non vedi come gira tutto a ritmo di musica?» Jin era un ottimo ipnotizzatore, avrebbe convinto anche me con quella voce. 
«Sì, sì lo vedo ...gira eccome.»
«Jin forse non è il caso di-»
«So cosa faccio, tranquilla, anni e anni di pratica con mio fratello.»

Non ero convinta che le tecniche della famiglia Kim fossero attendibili ma stetti a guardare il modo in cui cercava di far riaddormentare Jungkook e provai un senso di tenerezza estrema, cominciando a immaginare strane sequenze di lui fare lo stesso con una sua ipotetica copia, dominato dal suo stesso DNA, ma più giovane, tipo un figlio. Non so se potevo attribuire quella sensazione al fatto che Yoongi, quella sera, aveva rotto la sua maschera di freddezza per aprire i rubinetti delle emozioni con me, ma mi sentivo anche io più consona ai sentimenti. Dovevo ucciderlo per quello.

«Oh, come gira.»
«Esatto gira un sacco, così tanto che ti sta venendo sonno, non è vero?» Mormorò Jin, muovendo le mani davanti alla sua faccia con chiare tecniche antiche che io non conoscevo.
«Jin non credo sia-»
«Mi sta venendo»
«Bravo sì, sonno.»
«Mi sta venendo da vomitare.»
«Oh no no no non sul divano Junk, Minno mi fucila ti pr-»

Troppo tardi, purtroppo assistetti all'ultimo istante di vita del mio sofà trapuntato e chiazzato mentre Jungkook tirava fuori tutti i succhi gastrici presenti nel suo intestino. Guardai Jin senza fiatare notando il suo imbattibile imbarazzo, mentre pigiava le labbra e allargava gli occhi, terribilmente in colpa.
«Forse non era proprio così la tecnica.»
«Ah davvero? Davvero Jin? Oddio Junkito, ma che è? Ti sei bevuto tutti i residui di alcol presenti a Seul?»

Mi lagnai mentre Jungkook provava a bloccarsi senza successo. Cercai di tirarlo su con la schiena mentre Jin gli posò una mano sulla fronte, dandogli una specie di portantino per non farlo cascare in avanti. Sembrava che lo stessimo aiutando a buttare fuori tutto, una sorta di esorcizzazione alcolica, e in effetti dopo un paio di colpi di tosse riuscì a riprendersi. Aveva il volto rigato dalle lacrime per lo sforzo, così mi defilai per riempire un bicchiere d'acqua e portarglielo.
Se moriva ero sicura che sua mamma avrebbe giocato a yatsi con i miei organi e non era un'idea che mi allettava.


«Dovremmo portarlo in ospedale?»
«No macchè, non hai idea di quante volte mi sono trovata in questa situazione con Yoongi. Ha bevuto più del suo peso corporeo in litri, deve bere dell'acqua, dormire e passare il peggior post-sbronza della sua vita.»
«Che pessimi amici che siamo, eh?»
Guardai Jin con un sorriso mentre lo sollevammo per portarlo nella camera di Yoongi, pregando in ottomano che non avesse intenzione di innaffiare anche il suo letto.
Non appena posato sul cuscino si addormentò come un ghiro, gli lasciammo una brocca d'acqua sul comodino e ritornammo in salotto a pulire il disastro.

Fu l'ora più lunga e terribile della mia vita, dove  rischiai di condire quel pastume con altro pastume, visto la mia sensibilità davanti al rigetto umano. Jin non sembrava così schifato come me e fece quasi tutto il lavoro sporco mentre io spruzzavo prodotti profumosi e pensavo a come bruciare le prove; ormai i cuscinoni erano da buttare, non sarei mai riuscita a togliere quell'odore, ma alla fine con delle tecniche della nonna di cui Jin era a conoscenza riuscimmo a ridare alla sala una parvenza quasi normale. Tutte le finestre erano aperte, avevamo piantato i ventilatori per far evaporare quello spiacevole odore e avevo acceso ogni candela profumata in mio possesso. 

Alla fine ci accasciammo sul tappeto, Jungkook era riusciuto a mirare persino il tavolino brutto, ma tanto amato da Namjoon, che lo salvò. Almeno a qualcosa era servito. 
Purtroppo la stanchezza portò via tutti i buoni propositi che stavano nascendo poco prima.
Quando il tempo per fare quel passo in più scade è difficile riprenderlo ed ero sicura che, anche quella volta, era solo un riverbero di una serata che aveva rotto i filtri più disparati. Lo guardai mentre si addormentava, placido e sereno. Non sapevo cosa mi stava succedendo con lui, non sapevo perché avevo provato quella gelosia improvvisa e attanagliante quella sera, non sapevo perché mi ero decisa a lasciarmi andare, ma mi sentivo al sicuro e questo mi bastava.






Venni svegliata dalla sveglia ben due ore dopo. 
Avevo già chiesto alla capa di esentarmi dal lavoro quel giorno, ma ero quasi convinta che anche lei si fosse data malata, come anche gli altri miei colleghi. Forse il direttore generale non sarebbe stato contentissimo ma ero pronta a passare un'intera giornata a inchinarmi per chiedere perdono e pietà. Agnes almeno non mi fece storie a riguardo, dicendomi che sperava fosse per una giusta causa. Non so bene cosa intendesse e non volli indagare più a fondo. Presi il cellulare per spegnerla quando mi accorsi che non era la sveglia.
Sullo schermo, con la mia vista appannata e gli occhi di fuoco, vidi un nome gigante muoversi sullo schermo.

Hoseok.

Mi voltai di scatto rendendomi conto che stavo praticamente dormendo sopra la pancia di Jin, lui ancora dormiva beato senza fare un suono. Mi assicurai che non fosse morto e lo confermai sentendogli fare una smorfia di disappunto per i trilli che faceva il mio telefono. La mia suoneria era il verso di una foca, non so perché ma mi faceva alquanto ridere.
Mi alzai con la morte nel cuore, sentendo le gambi molli e un sonno incombente, ma premetti sul tasto verde, ficcandomi il cellulare all'orecchio.


«Hobi?»
Non rispose subito, sentii chiaramente qualcuno respirare forte, tirare su col naso, deglutire addirittura. E poi una voce rotta, piena di tormento.
«Seo...Seo non lo voglio più fare.»

Quanto può sopportare una persona prima di diventare una  killer professionista?










NTA: ragazzi perdonate questa lentudine folle ç_ç ma sono stata in ferie e appena tornata a lavoro, ossia 11 giorni fa questo è il mio primo giorno di riposto e non ce l'ho fatta a postare prima, mi pento e mi inginocchio sui ceci da sola. Ma per farmi perdonare entro stasera ( massimissimo domani mattina ) pubblicherò anche il nuovo capitolo almeno vi faccio felici (?) spero SI. E niente, sappiate che Jungkook ubriaco è tipo il 90% della mia adolescenza racchiusa quindi yo bro son con te. Per il resto non commento, me so lasciata andare a sti cippi-cippi anche se son maledetta e le cose non le faccio accadere. E il finale non doveva finire così ma son sempre più maledetta. Ringrazio le tesorine che  mi hanno recensito Juliet8198 e ggiunn come sempre, con una nuova aggiunta ma non meno importante HeavenIsInYourEyes <3 mi sciogliete il cuore, davvero, ormai vi penso ogni volta che scrivo una parola e penso "ah chissà se piacerà" o "qua mi uccide se faccio così" xD e niente, mi date proprio il carburante per andare avanti e finirla. Vi ringrazio davvero, e a prestissimo. 
ps. il titolo me fa ridere perché è l'inizio di una frase di Mulan, che so che se avete visto riconoscerete.
 
  
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