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Autore: Feisty Pants    19/02/2020    1 recensioni
Elsa e Anna sono due sorelle comuni che, ormai autonome e adulte, condividono lo stesso appartamento, le stesse passioni e lo stesso passato burrascoso dovuto alla morte dei propri genitori. Elsa, pacata e tranquilla, è una promettente dottoressa mentre Anna, agitata e speranzosa, custodisce il sogno di poter utilizzare le sue competenze musicali per creare un lavoro più dignitoso. Il passato che cercano di nascondere, però, irromperà di nuovo nelle loro vite mostrandone imbrogli e segreti ai quali entrambe cercheranno di dare risposte e soluzioni.
Genere: Drammatico, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Hans, Kristoff, Nuovo personaggio
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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CAPITOLO 21.
 
Kristoff è al lavoro quando, inaspettatamente, riceve una telefonata dall’orfanotrofio e, una volta chiesto il permesso al proprio capo, si reca sul luogo immediatamente.

“Mi stai dicendo che Anna è corsa via senza dire nulla?!” chiede preoccupato Kristoff dopo aver sentito il resoconto della collega, provando anche a chiamare la fidanzata al telefono ma senza ricevere risposta.

“Sì! Mi ha detto di sostituirla con i bambini! Sembrava molto spaventata quando le ho detto che hanno trasferito Filippo” spiega Claudia gesticolando per spiegare la bizzarra situazione.

“Hai detto Filippo?! Hanno trasferito Filippo?!” esclama allora l’uomo spalancando gli occhi e avvertendo un tuffo al cuore.

“Sì, ma che cosa avete verso il povero Filippo!? Anche il bambino stesso sapeva che prima o poi sarebbe passato all’altro orfanotrofio per la richiesta di adozione da parte di una famiglia!” spiega Claudia squadrando Kristoff e non capendo tutta quell’agitazione.

“Ma da quando un bambino viene trasferito così velocemente?! Perché non ne sapevo nulla!? Chi erano le persone che sono venute a prenderlo?!” si altera Kristoff portandosi le mani tra i capelli.

“Kristoff non ti capisco! Anche tu sai che non possiamo parlare di queste cose, so che tu sei come un fondatore per questo orfanotrofio perché ci hai vissuto in prima persona, ma non possiamo dirti le questioni interne!” inizia ad arrabbiarsi Claudia cercando di non dare troppe informazioni a Kristoff che, in effetti, era solo uno dei tanti volontari.

“Voglio sapere chi ha preso il bambino! Chi erano?!” urla allora Kristoff non preoccupandosi della reazione dello staff circostante che accorre per comprendere il litigio tra i due.

“I servizi sociali Kristoff! Con il loro legale…si chiama Hans Westengard mi pare” sbotta allora Claudia spaventata dalla reazione del collega.

Kristoff rimane immobile e comincia a sudare freddo. Ora tutto aveva un senso! Hans che risultava tranquillo anche di fronte alle sue intimidazioni, il fatto che così all’improvviso si fosse presentato all’orfanotrofio e avesse ritirato Filippo…proprio Filippo. Tutto combaciava e Anna aveva ragione!

“Allora è vero!” ansima Kristoff appoggiandosi al calorifero e avvertendo un capogiro.

“Cosa è vero?!” interviene un altro collega avvicinandosi a lui e posandogli una mano sulla schiena.

“Anna è in pericolo!” esclama poi il ragazzo spalancando gli occhi e sentendosi ancora più male consapevole del fatto che, sicuramente, la fidanzata era partita all’inseguimento di Hans mettendo a rischio la propria vita.

“Kristoff, che cosa sta succedendo! Non ti capiamo!” afferma Claudia sempre più agitata, invitando un collega ad andare a prendere un tè caldo per Kristoff che pareva non sentirsi molto bene.

“Non mi crederete mai ma ho bisogno del vostro aiuto ora! Sono venuti con una macchina dei servizi sociali?” chiede Kristoff sollevandosi e componendo il numero della polizia sul cellulare.

“Sì, come sempre!” rispondono in coro i colleghi spaesati.

“Chiamo la polizia, bisogna controllare il tracciato dell’automobile! Scommetto quello che volete che l’auto non è diretta all’orfanotrofio vicino e che Hans Westengard non sa di poter essere rintracciato da noi!” spiega Kristoff portandosi il telefono all’orecchio e facendolo squillare.

“Ma chi è questo Hans? Perché ci preoccupa tanto un legale?” domanda perplessa Claudia.

“Lo so che non ci crederete, ma Hans ha contatti e occhi ovunque! Deve aver corrotto qualcuno dei servizi sociali e rapito il bambino” dice Kristoff dopo aver spiegato la situazione anche alle autorità.

“Ora controlliamo il tracciato…se così fosse i servizi sociali rischiano grosso! Cosa vuole questo legale? Perché proprio Filippo?” domandano i colleghi intimoriti dal racconto.

“Perché è un pazzo…e tutto questo teatrino dimostra che Anna aveva ragione. Filippo è il figlio che Anna ha avuto a 18 anni e che Hans le ha sottratto dandolo in adozione. Ora che lei se ne è resa conto, lui sta cercando di salvare l’irreparabile” dice Kristoff tremante, in pena per la vita di Anna ma contento, finalmente, di aver chiarito la situazione a tutta l’amministrazione dell’orfanotrofio che si mette d’impegno per scoprire e bloccare il furfante.

Durante il tragitto…

“Hans, questa cosa non finirà bene!” commenta di punto in bianco l’autista della macchina scura dei servizi sociali, poco convinto della missione del legale.

“Tu devi fare tutto quello che ti dico io, ok?!” ringhia Hans minacciando di strozzarlo per poi ordinargli di accelerare.

Filippo, intanto, seduto sul sedile posteriore, ha capito da diverso tempo di essere in pericolo e di avere di fronte un vero e proprio nemico motivo per cui cerca in qualche modo, grazie alla sua intelligenza, di architettare un piano.

“A cosa ti serve tutto questo?” chiede l’assistente sociale intimorito dall’uomo pazzo che si trova accanto.

“A riprendermi la mia donna. Quando lei saprà che ho preso io il bambino farà di tutto per tornare con me” risponde Hans con occhi vitrei e come ipnotizzati, mentre guarda davanti a sé.

È proprio quell’ultima affermazione a far spaventare e ragionare il piccolo Filippo che, ricevuta la conferma di essere stato rapito, decide di fingere un malore.

“Vi prego, ho tantissimo mal di pancia! Ci possiamo fermare?” chiede il bambino stringendosi la pancia con le braccia e imitando dei falsi conati di vomito.

“Oh no, anche questa adesso?! Cerchiamo il primo bar sulla strada e facciamolo andare in bagno…a me fanno schifo queste cose” commenta Hans alzando gli occhi al cielo, disgustato dall’idea di avere in macchina un bambino malato e insensibile al fatto che, quel bambino, l’aveva messo al mondo lui.

“Ok, mi fermo tra un chilometro così saremo lontani dalla città e conosco un bar isolato, posto vicino a un grande campo di grano” spiega l’aiutante corrotto, sempre più preoccupato per la sua posizione.

Intanto, in una delle macchine dietro…

Anna guida il più velocemente possibile diventando un vero e proprio pirata della strada. Non sa precisamente dove sia diretta e se mai riuscirà a seguire la scia del suo ex fidanzato, ma l’istinto la spinge a pensare di essere sulla strada giusta.

Il suo cellulare, intanto, continua a squillare e sullo schermo compare il nome di Kristoff, Elsa, Jack e persino numeri non salvati in rubrica che sicuramente appartengono a colleghi o altre persone che vogliono ritrovarla. Lei sa che dovrebbe fermarsi e rispondere, soprattutto per farsi aiutare, ma ha paura di arrivare troppo tardi.

“Mi dispiace amore mio, non posso rischiare di perdere Filippo di nuovo” afferma lei con il cuore in gola rifiutando la chiamata di Kristoff ancora una volta e ingranando la marcia per accelerare maggiormente.

“Li ho persi…qua non c’è nulla” constata lei dopo diverso tempo notando di essere finita lontana dalla città, circondata da campi incontaminati di grano.

La giovane sta ormai viaggiando da quasi un’ora e sente la speranza affievolirsi quando, in lontananza, scorge una macchina nera parcheggiata a bordo strada vicino a un piccolo e sperduto bar.

Nello stesso posto…

“Ok Filippo, vedi di andare in bagno e fare alla svelta!” lo intimorisce Hans spingendo il bambino verso l’ingresso del bar, sottovalutando la sua incredibile astuzia.

Filippo, da ottimo attore, continua a fingere di avere mal di pancia e forte nausea e, appena sceso dalla vettura, corre nel bagno del locale.

“Io non ci sto Hans! Mi spiace ma me ne vado! Ho già rischiato abbastanza!” si impone l’assistente sociale una volta preso coraggio.

“Ricordi i nostri piani?! Io ho in mano qualsiasi cosa! Tu mi dovevi un favore per quella causa che ti ho fatto vincere illegalmente e vedi di portare a termine l’opera! Mi aiuterai con la questione del bambino!” ringhia Hans prendendo per il bavero il proprio aiutante ribelle.

“Come puoi comportarti così? Questo bambino è tuo! Ed è anche bellissimo! Sei una persona schifosa e io mi rifiuto di aiutarti! Vuoi uccidermi? Uccidimi, ma io non ti aiuto più!” prende finalmente posizione l’assistente sociale sputando in faccia ad Hans che, mosso dall’ira incontrollata, lo colpisce con un pugno in pieno volto tramortendolo.

“Non mi vuoi aiutare? Bene! Farò tutto da solo!” commenta a denti stretti Hans mentre lega le mani del suo autista svenuto e lo posiziona in macchina, guardandosi attentamente intorno per paura di essere stato visto e pulendosi le mani sporche di sangue con un fazzoletto.

È pronto ad entrare nel bar per riprendere il bambino dal bagno quando, improvvisamente, una voce lo chiama in lontananza.

Hans, spaventato, è pronto ad estrarre la pistola che tiene sempre in tasca e la impugna con cura, intenzionato a sparare al curioso che l’ha visto picchiare l’assistente ma, con grande sorpresa, scopre di trovarsi di fronte la protagonista dei suoi sogni erotici e l’ossessione della sua malattia mentale.

“Anna, tesoro mio!” afferma lui con aria sognante riconoscendo la donna amata correre verso di lui pronta ad affrontarlo.


Filippo, intanto, aveva fatto di tutto tranne che andare in bagno e, da diversi minuti, cercava di convincere il proprietario del bar ad aiutarlo.

“Cosa ti serve piccolo? Come sei pallido! Sicuro di stare bene?” gli domanda il barista sorridendogli, non abituato a ricevere la visita di bambini in quel locale poco frequentato.

“Ti prego mi devi aiutare! Sono stato rapito da un signore che si chiama Hans. Ha i capelli rossi, gli occhi verdi e ora lui pensa che io sia in bagno per colpa del mal di pancia. Penso mi voglia portare via! Ora è parcheggiato fuori e sta litigando con un assistente sociale! Non ho molto tempo, ti prego chiama il numero che ora ti dirò. È il mio orfanotrofio e digli di venire qui a prendermi!” lo supplica il povero Filippo parlando velocemente e continuando a guardare la porta per paura di essere scoperto. Il proprietario, constatata la paura negli occhi del piccolo, non esita a cercare il telefono per avvertire la polizia.

Filippo, intanto, mosso dal terrore, decide di guardare fuori dalla finestra per controllare Hans e, quando lo vede accanto ad Anna, non può che rimanere senza parole.

“Anna!” dice lui con un filo di voce avvertendo il proprio cuore battere all’impazzata e sentendosi finalmente salvo grazie alla visione della donna che gli infondeva più calma e sicurezza in assoluto.

Filippo sorride felice nel constatare di essere stato trovato da Anna ma, ad un certo punto, la visione di Hans che prova a strozzare la donna, lo fa sbiancare di colpo e spaventare.

“Non può permettersi di farle del male! Anna, ti difendo io!” afferma poi il piccolo che, mosso dall’adrenalina, afferra un deodorante per ambienti che trova vicino alla finestra e lo nasconde nel piccolo zainetto che porta sempre con sé.

“Hey piccolo! La polizia l’ho chiamata e sta arrivando, ora avverto anche l’orfanotrofio e…” comincia a dire il barista girandosi di scatto dopo la chiamata e smettendo di parlare una volta accortosi dell’assenza del bambino, probabilmente uscito dal locale.

“Signore! Sono qui, perché sta mettendo le mani sul collo della maestra?” domanda Filippo arrabbiato, uscendo dal bar e tirando la giacca di lusso di Hans che, in quel preciso istante, molla la presa e si guarda intorno preoccupato.

“Ti è passato velocemente il mal di pancia vedo!” commenta con occhi roventi Hans preoccupato che il bambino possa aver chiamato la polizia durante quel suo grave errore di distrazione.

“Lascialo stare, prenditela con me e basta, non con lui” riesce a dire Anna chinata su sé stessa, tenendosi la mano sul collo e continuando a tossire per colpa della mancanza di ossigeno.

“Certo che mi prenderò te! Ora andiamo, forza!” ringhia lui strappando le chiavi della macchina dalle mani di Anna e obbligando i due a correre verso l’automobile della ragazza.

“Sei diventato un mostro!” dice Anna una volta seduta sulla vettura dopo essere stata scaraventata dentro con violenza insieme al bambino. La donna vorrebbe ribellarsi ma, per colpa del litigio con lui e del dolore al collo, fatica a ritrovare la lucidità. Filippo, invece, fa finta di niente ed è pronto ad estrarre le sue ingenue armi al momento giusto.

“Hey! Fermati!” urla il proprietario del bar uscendo dal locale e correndo verso la macchina di Anna che, però, sfreccia via lontana, impossibile da intercettare di nuovo.
 
  
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