Via, da queste strade luride.
Via, da questa Parigi che non è più la città che conoscevo, che conoscevi, Diane.
Via, dall’inferno, dalla follia di questa gente che ha perso il senno, trasformando ciò che era giusto in orrore, paura, Terrore.
Lascerò solo le mie orme, nulla più mi lega a te, ormai, mia amata Parigi.
Nulla.
Ho lottato strenuamente, obbedendo all’ultimo ordine del mio comandante, adagiata al suolo, troppo stanca per proseguire la sua battaglia, una riga scarlatta su quel volto che tanto amavo, poco prima di chiudere quegli specchi di ghiaccio per sempre, su questo mondo infame.
Ho guidato i compagni, i cannoni hanno sparato, la Bastiglia si è arresa.
Ma a loro, i miei amici più veri, non fu concesso vedere l’alba della vittoria.
La Rivoluzione li ha condotti con sé, oltre quel velo trasparente e silenzioso, là dove tutto è requie.
Riposeranno in pace, voleranno liberi, dove il loro amore non sarà un oltraggio per il mondo.
Tutto è caduto.
Tutto è perduto.
Anche io, stanco, spossato, in queste vesti di soldato, logore, sfatte. Hanno visto la guerra, hanno visto la morte.
Me ne libererò, finalmente.
Partirò, senza angoscia, senza rimpianti.
Partirò, e troverò riposo nella fatica delle membra.
Saluterò i compagni e mi avvierò lungo quel sentiero di solitudine che bramo da tempo, ormai.
Aspettami, sorella mia.
E tu, o madre, sto per arrivare.
Carezzerò la terra che vi concede riposo, un fiore donerò alle vostre tombe sperdute e solitarie.
Con voi rimarrò, perché lì è dove voglio essere.
Lavorerò la terra, la schiena piegata, rivoli di sudore imbiancheranno la pelle.
Giungerò a sera stanco, disfatto, oppresso, stremato.
E’ ciò a cui più aspiro.
La fatica aiuterà a sbiadire il ricordo di colei che ho amato, che il mio amico amò, amore mai ricambiato, taciuto e affondato nel mio cuore spezzato.
Tacqui, per non ferirti, André.
Tacqui, ma intensamente amai.
Le mie mani affonderanno nel terreno, non più impugneranno armi per uccidere. Non più distruggeranno, diverranno produttive.
La campagna assaporerò, in solitudine vivrò.
Non ti dimenticherò, André, amico mio, fratello quasi di sangue, fiore spezzato prematuramente.
Non Vi dimenticherò, comandante, Atena e Afrodite racchiuse in un sol essere mortale, di divina beltà, di incomparabile audacia.
Vi amai.
Oh, quanto vi amai!
A Demetra ora affiderò le mie stanche membra, il lavoro mi ritemprerà.
Non dimenticatemi, amici miei.
Attendetemi.
E voi, madre, sorella mia amatissima, pregate per me.
Un giorno saremo di nuovo riuniti, un giorno vi riabbraccerò.
Fino ad allora, vi imploro, vegliate sul vostro Alain, il soldato che più non sarà.
Vegliate su Alain, l’uomo della terra, che da oggi una nuova vita comincerà.