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Autore: Juliet8198    19/02/2020    2 recensioni
Dall'incontro con una misteriosa ragazza, le vite e i sogni di ogni componente del gruppo non furono più gli stessi. Quale origine hanno le sue misteriose e fortuite apparizioni? Quale segreto si nasconde dietro la serie di avvenimenti in cui vengono coinvolti?
Ognuno di loro dovrà, volente o nolente, affrontare la verità che si cela dietro il suo mistero e l'ombra dei loro demoni che ha liberato.
Storia presente anche su Wattpad al profilo @GiuliaRossi321
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Durò solo un attimo. La sensazione di essere nella direzione giusta, la soddisfazione di vedere le cose filare liscio. Assaporò quell'attimo con un brivido di eccitazione, quel tanto che le bastava per scattare in avanti e dirigersi verso le scale che portavano ai piani superiori. I suoi passi non la portarono molto lontano e quella piacevole sensazione ebbe vita breve. Sulla soglia delle scale, sentì il suo braccio venire tirato con forza e quando si voltò vide con grande sgomento il volto accigliato e infastidito del bodyguard. Cercando di sovrastare il grido assordante dell'allarme antincendio si rivolse a lei con rabbia. 

-Cosa diavolo pensi di fare?- 

Non attese una risposta, preferì invece trascinare la ragazza verso la stessa stanza da cui era da poco uscita, imperturbato dai suoi scalpiti. In pochi secondi si ritrovò scaraventata oltre la porta ed ebbe giusto il tempo di vedere il muso contrariato dell'uomo prima che questa le fosse sbattuta in faccia. 

-No! Accidenti!- urlò scaraventandosi contro la maniglia. 

Udì un suono di tintinnante metallo e poi degli ingranaggi ben oliati che scivolavano l'uno sull'altro. 

-No aspetti!- 

La sua voce cadde nella stanza vuota con lo stesso peso di una piuma. Dall'altro lato della parete, percepì l'uomo parlare con qualcuno e si schiacciò contro di essa nel tentativo di capire cosa stesse dicendo. 

-Falso allarme, fai rientrare tutti. Era solo lo stupido scherzo di una sasaeng impazzita.- 

"No...non fateli rientrare...se le persone non evacuano..."

Scivolando verso il pavimento, attirata a terra dal peso dello sconforto e della sconfitta, si ritrovò a maledire se stessa. 

"Morirò anche io quindi...di certo il signor Bodyguard sarà troppo occupato a salvare gli altri per ricordarsi della pazza sasaeng rinchiusa qui sotto..."

Prendendo atto di quello che l'aspettava, alzò lo sguardo al soffitto. 

"Nei film a questo punto c'è una finestrella grande appena il giusto per permettere la fuga. O un condotto di aerazione che conduce convenientemente vicino all'uscita."

I suoi occhi passarono pigramente lungo le pareti, percorrendole in lungo e in largo. Niente finestre. E i condotti di aerazione spuntavano dal soffitto in sottili strisce allungate, nelle quali a mala pena sarebbero passate le sue braccia. 

"Figuriamoci se riesco a condurre il mio regale deretano attraverso quelle trappole."

Seduta sul freddo pavimento di piastrelle, tirò un lungo sospiro. Non c'era via d'uscita. Aveva fallito. D'altronde, si chiese cosa poteva aspettarsi altrimenti. Il suo piano era a dir poco raffazzonato e fin troppo fiducioso. 

"Se c'è un lato positivo a tutto ciò, è che almeno potrò scoprire l'orario dell'incendio."

Con quel piccolo obbiettivo in mente, si circondò le ginocchia con le braccia e appoggiò la testa al muro emettendo un tonfo sordo. 

E aspettò. 

 

Erano le dodici e quaranta quando il fumo iniziò a penetrare nella stanza, silenzioso come la morte che preannunciava. Si intrufolò nel suo naso e nei suoi polmoni con velocità, attorcigliandole la gola nella sua morsa come un serpente dalle potenti spire. 

Alle dodici e quarantacinque le fiamme presero piede nella stanza, consumandone l'angolo destro. Il dolore era diventato insopportabile. Sentiva il fuoco dentro al suo corpo, lo percepiva bruciarle le vene e incendiarle i muscoli. La sua voce era svanita come l'ossigeno nell'aria. I minuti passavano, lenti e trascinati come se volessero ritardare ciò che lei sapeva già stava per accadere. Il tempo voleva fermarsi per lei, per salvarla. Ma non ci riuscì.

 

4 maggio 2020 

H 9:03 

Dormitorio 

Chiedere un autografo ad Hoseok.

 

13 maggio 2020

H 12:40 

Edificio Big Hit, sala prove 

Incendio per guasto tecnico

 

Numero salti nel tempo (?): 6

 

Questa volta si era preparata. Non si sarebbe fatta prendere dal panico, avrebbe pianificato tutto accuratamente. Aveva dovuto operare qualche mossa da stalker, ma era riuscita a scoprire che l'edificio della Big Hit aveva un secondo ingresso collegato al parcheggio dove i dipendenti lasciavano le macchine. Dopo averlo localizzato, aveva attentamente calcolato tempi e passi per arrivare all'obbiettivo. Non avrebbe commesso errori questa volta. 

"H 12:35  entrare dall'ingresso secondario"

"H 12:37  fare scattare l'allarme antincendio"

"Dirigersi all'ingresso mentre il personale evacua e controllare che Jimin esca dall'edificio."

Quella mattina aveva optato per un completo nero abbastanza elegante ma meno appariscente della camicetta che aveva indossato la volta prima. Voleva passare per una dipendente e mimetizzarsi il più possibile prima di far scattare l'allarme. Il parcheggio era sotterraneo e custodito da sbarre automatiche che si azionavano quando i dipendenti passavano il loro pass personale davanti al lettore. Aveva quindi accantonato l'idea di provare ad accedervi in macchina, constatando invece  con piacere che c'era abbastanza spazio per attraversarlo a piedi. 

Avvicinandosi alle sbarre, si guardò in giro per vedere se ci fosse qualcuno nei paraggi. A quell'ora e in quell'angolo di strada in cui avevano nascosto l'ingresso però non passava anima viva. Scivolando tra il sensore della sbarra e il muro, si ritrovò velocemente a percorrere la liscia discesa che conduceva al primo piano sotto terra. Fortunatamente, i mocassini che indossava avevano abbastanza presa sul terreno, perciò non fu costretta a rotolare giù col sedere per terra, ma dovette comunque fare attenzione e sorreggersi con l'aiuto del muro rugoso e impiastricciato dai gas di scarico. 

Non appena arrivò al piano dove le macchine erano ordinatamente disposte l'una accanto all'altra, si scrollò nervosamente il polso per guardare l'orario. Il cinturino di pelle del suo orologio scintillò sotto le luci al neon piantate sul soffitto. 

H 12:32

Addocchiò la porta che conduceva all'interno dell'edificio e con lunghe falcate iniziò ad avvicinarvisi, ansiosa di arrivare e al tempo stesso elettrizzata dalla paura. Una volta dentro si trovò davanti una breve rampa di scale che terminava in un pianerottolo con un ascensore ed un'altra rampa, più raffinata e curata della precedente. 

"Dev'essere qui da qualche parte... dovrebbe esserci..."

Scrutò freneticamente l'ambiente circostante  finché i suoi occhi non furono attirati dal bottone rosso protetto dal sottile vetro fissato alla parete. 

"Bingo."

Un'altra scrollata del polso scandì il suo respiro. 

H 12:35

 

Il caos dominava i piani dell'edificio, che si era trasformato in un fremente formicaio. A quanto pare si era sparsa la voce che l'allarme era vero e che c'era effettivamente un incendio in corso, perciò i dipendenti si erano riversati nelle scale cercando di scendere il più in fretta possibile, correndo e spintonando chiunque avesse la sfortuna di essere nelle vicinanze. Beatrice cercava di remare contro il fiume impetuoso di persone che la trascinavano giù nel fondale, una corrente violenta e forsennata. Nonostante ciò, si fece avanti schiacciandosi contro la ringhiera e percorrendo un gradino alla volta con ostinata determinazione. 

"La tigna paga...ricorda che la tigna paga!"

La sala prove si trovava al quarto piano. Risalendo le scale aveva scrutato attentamente la folla ma non aveva trovato traccia ne di Jimin ne del resto del gruppo, perciò continuò a risalire. Arrivata al terza piano, vide dei volti famigliari venire condotti fuori dalla caffetteria. Senza riflettere, si accostò al più vicino rispetto alla sua posizione.

-Dov'è Jimin?- 

La sua domanda doveva aver spiazzato Hoseok, che la fissò per qualche istante con quel broncio confuso e la testa leggermente inclinata che portava sempre per abitudine. 

-Non lo so, penso che sia ancora in sala prove.- 

Non appena terminò la sua risposta, sembrò realizzare l'entità di ciò che aveva appena detto e un cipiglio preoccupato invase i suoi occhi. Il cipiglio si allargò ulteriormente quando il ragazzo vide Beatrice voltarsi e dirigersi nuovamente verso le scale. 

-Ehi, ma dove vai?!- urlò, cercando di sovrastare la confusione della folla.

La ragazza non dovette faticare per raggiungere il piano superiore, in quanto si era ormai svuotato dai suoi componenti, che per la maggior parte dovevano già trovarsi in caffetteria quando l'allarme era scattato. Voltando la testa incerta, vide due porte gemelle, ai capi estremi di un corridoio. Poi sentì un tonfo. Un grido si stagliò benché ammortizzato dall'incessante lamento dell'allarme e dal metallo. 

In un batter d'occhio si fiondò contro la porta da cui esso proveniva e si attaccò alla maniglia, arrivando ad una terribile realizzazione. Era rotta. 

-Jimin! Jimin, mi senti?- 

Beatrice non aveva idea che Hoseok l'avesse seguita. Se ne rese conto solo dopo che se l'era ritrovato accanto, intento a tirare la maniglia insieme a lei. Tiravano con tutta la forza che avevano, puntando i piedi contro il pavimento. Le mani iniziarono a scivolarle lungo il metallo quando furono inondate dal sangue delle piaghe che le si erano aperte dallo sforzo. Respirava affannosamente, necessitando di più aria ma ricevendo invece la morsa dolorosa di quel perfido serpente fumoso che già conosceva. 

All'improvviso, la maniglia emise un terribile suono. Le era rimasta in mano. Beatrice fissò l'oggetto con lo sgomento della sconfitta. 

Non aveva più forze. Senza accorgersene, si era ritrovata le guance rigate di lacrime sporche e offuscate dal fumo. Accasciandosi contro la parete, si chiuse le ginocchia sotto alle braccia, cercando di proteggersi dalle fiamme che lentamente incombevano dal fondo del corridoio. Voleva alzarsi e riprovarci. Voleva davvero salvarlo questa volta. 

La sua coscienza però fu obnubilata dalla mancanza di ossigeno e fu trascinata nel baratro dell'oblio dell'anossia. Le grida che fino a qualche minuto prima le torcevano le orecchie erano cessate. Anche Jimin aveva smesso di lottare. 

Percepiva Hoseok piangere accanto a lei. Ma non aveva le forze per dirgli niente nè per aiutarlo. 

Sentì qualcosa sollevarla e cercare di trascinarla ma poi il suo corpo ritrovò di nuovo il pavimento, diventato bollente come lava. 

Di nuovo, qualcosa cercò di portarla in salvo ma fallì. 

Il calore era insopportabile. Ma in quell'inferno sentì un calore diverso. Era meno invasivo. Più umano. E più fragile. 

 

 

ANNUNCINO IMPORTANTE

Questa scrittrice è infaticabile (o sfaticata, dipende dai giorni) perciò ha deciso di partecipare questa settimana ad uno scambio di letture  organizzato da oceansVeins . Ho appena finito di leggere i primi 5 capitoli delle altre tre storie dello scambio e volevo lasciarvi qui il link perché sono tutte molto valide. È stata davvero un'esperienza interessante poter recensire queste opere così lontane dalla mia perciò se volete dateci un'occhiata. 

Retrovailles di Nalalalari 

come la casa sulla roccia di toglierelemaschere 

The Lights di Gold__wings 

Che dire, ho deciso di scrivere adesso questo capitolo cortino perché nel fine settimana sarò troppo impegnata ad affrontare l'onda di emozioni che il nuovo album porterà e ascoltarmelo in loop ogni giorno e ogni notte. 

È già Venerdì. Amen.

   
 
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