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Autore: Martin1256    19/02/2020    1 recensioni
Atena era convinta al cento per cento che tutto quello che le succedeva non era solo per le scelte sbagliate che aveva Fatto, di certo non era nemmeno colpa del suo nome totalmente ridicolo. Per questo non riesce a capire come mai si ritrova di nuovo in situazione decisamente poco piacevole. Eppure aveva solo diciannove anni, era davvero troppo giovane per morire.
Forse è proprio per questo che l'universo decide di darle una seconda possibilità. Per questo Di certo non si aspetta di svegliarsi nel mondo del suo fumetto preferito, davanti ai pirati che l'hanno accompagnata fin dall'inizio della sua adolescenza.
Ff parecchio personale, ho deciso di raffigurare il mondo e i Personaggi di One Piece in chiave più realistica, sopratutto i personaggi che sono resi molto meno personaggi da fumetto e più come personaggi da libro. Ho cercato di immaginare come un mondo pieno di pirati spietati, guerre e schiavitù possa realmente essere.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Roronoa Zoro, Sanji, Sorpresa
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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Come faceva a ritrovarsi sempre in situazione del genere nemmeno  lei lo sapeva, tutti le dicevano che si faceva delle paranoie e che non era assolutamente vero, che era sempre troppo esagerata, eppure il ragazzo, anzi l’uomo, visto che doveva avere circa trent’anni, non solo la stava toccando un po’ troppo, la ragazza aveva una regola ferrea, evitare di andare a letto con persone decisamente sbagliate. In realtà alla fine doveva sempre accontentarsi, visto che a quanto pareva era una calamita per drogati, cinquantenni, sposati e maniaci, alla fine si era trasformata in un niente sposati e nessuno con più di quindici anni in più di te, essere Nerd non l’aveva mai aiutata a trovare qualcuno che riuscisse a sopportare anche solo il pessimo carattere, se poi ci si mettevano tutte le passioni per i fumetti e i videogiochi, bhè  non rappresentava l’esempio di femmina che i maschi al momento cercavano per avere qualcosa che fosse più che una botta e via. Poi bhè era Nerd certo, un po’ sfigata, anche quello, ma non aveva nessuna cintura di castità. Cercò di allontanare la mano dell’uomo con garbo, aveva bevuto un paio di drink, si ma reggeva bene l’alcol quindi non riusciva a dare una vera ragione per la nebbia che aveva nel cervello. Si mise una mano su una tempia cercando di darsi una svegliata, poi però vide il sorriso soddisfatto dell’uomo e nonostante la poca lucidità che stava peggiorando, le si accese la lampadina, non era ancora così fuori da perdere l’intelligenza. Quel bastardo con una cazzo di fede al dito era uno di quei coglioni che girava per le discoteche a drogare e stuprare le ragazzine, peccato che lei era una nerd pazzoide, con l’arrabbiatura facile, una grande resistenza alle droghe e soprattutto svaria anni di arti marziali miste non agonistiche alle spalle. Cercò di resistere all’impulso di addormentarsi e si guardò attorno, non aveva idea di che punto del locale fosse quello, però riuscì a distinguere la figura sfocata di un cartello per l’uscita di emergenza, o per lo meno così le sembrò. Fece finta di nulla e lasciò che l’uomo le si avvicinasse, poi quando fù abbastanza vicino, gli pestò con forza il piede destro, colpì con forza il suo naso dal basso, non era certa di averlo rotto, però intravide del sangue e tanto gli bastava, poi anche se poteva già filarsela, gli colpì i genitali con quanta più forza riuscì, sperando vivamente di aver reso quell’uomo impotente per sempre, solo a quel punto afferrò quella che le sembrò una scopa, giusto in caso il tipo si rialzasse e poi barcollò velocemente fino a quella che alla fine si rivelò essere proprio un’uscita di sicurezza. L’aria fredda della notte la aiutò a non svenire dopo i primi due metri, sapeva di non essere andata molto lontano, però conosceva il centro città in cui si trovava e sapeva che quelle piccole stradine erano una specie di labirinto perciò nei suoi ultimi attimi di vera lucidità aveva iniziato a girare per delle vie a caso, fino a che alla fine non era svenuta abbracciata alla sua scopa.
Essere una ragazza nel ventunesimo secolo era complicato, tutti andavano in giro ad osannare la parità dei sessi, quando in vece era tutte facce di merda. Non che Atena ci avesse mai davvero badato a quello che diceva la gente, si insomma fino a che aveva potuto aveva ignorato tutto e tutti, ma una volta raggiunta la maggiore età bhè si era dovuta ridimensionare e un anno dopo era punto e capo. Partendo con il presupposto che aveva ereditato ogni singolo difetto caratteriale da entrambi i lati della sua famiglia, quando glielo facevano notare lei diceva che lo aveva fatto per sua fratello, si era presa lei i difetti per lasciare tutto il bello per sua fratello, in modo che potesse diventare l’angioletto che stava diventando, a l sua carattere quando aveva circa dodici anni si era aggiunta una trana passione per la musica metal, per il nero, le calze a rete e le borchie. A tredici anni erano arrivati fumetti, libri e videogiochi e da lì era entrata in una spirale senza vie d’uscita, così a diciannove anni si ritrovava ad essere totalmente fottuta, non che la sua vita fosse così male in realtà, certo a parte la sua famiglia conservatrice che la considerava progenie di satana perché portava i capelli tinti che le arrivavano a metà collo, con fin troppi tatuaggi per i logo gusti e uno stile nel vestire che a detta di suo padre si avvicinava molto quello di una drogata satanista, solo perché amava il nero e le borchie. In realtà a parte quello la sua famiglia le voleva bene, si stavano arrendendo al fatto che non sarebbe mai diventata una ragazza dolce con un ragazzo dolce che portava vestiti colorati, quindi la accettavano così solo che insistevano un po’ troppo con il dire che quello che voleva fare nella vita era una cavolata, non le importava il fatto che Atena avesse già dei contatti con alcune persone nel settore che erano più che felici di iniziare più progetti insieme a lei, no scrivere storie per i fumetti era una cosa stupida per loro. Ma in fondo Atena aveva perso la speranza nella sua famiglia nel momento in cui le detto che non le avrebbero cambiato il nome, anche se era quello di una dea della mitologia romana, per loro era carino e lei se lo doveva tenere, quindi si aveva perso le speranze a otto anni. Per fortuna chiunque creasse le persone aveva deciso di fargli il dono di una mente sveglia e intelligente, molto probabilmente chiunque fosse si era sentito in colpa dopo essersi reso conto del lavoro di merda che aveva fatto con la personalità e aveva avuto compassione.
Si sentiva frastornata, era molto probabile che cadendo aveva preso una bella botta in testa. Si mosse dalla scomoda posizione in cui era e si accorse che nessuno di fatto l’aveva soccorsa, era ancora per terra. Si mise seduta fregandosene del fatto che la su ginna di pelle parecchio corta avrebbe messo tutto in bella vista, in quel momento, mentre si toccava la fronte e sentiva qualcosa di vischioso la gonna corta era proprio l’ultimo dei suoi problemi aprì gli occhi e si accorse che la sua mente non era ancora del tutto libera, non doveva essere passato poi così tanto tempo allora da quando era caduta a terra, si guardò la mano e vide che era sporca di sangue, non era molto certo, però avrebbe comunque fatto una capatina in pronto soccorso per farsi visitare, sia per la droga che per il sangue che gli usciva dalla testa, per fortuna sapeva che c’era un piccolo centro del primo soccorso non troppo lontano, magari qualcuno vedendola in quello stato le avrebbe persino dato un passaggio, visto la gente di merda che c’era ne dubitava, ma sperare non costava nulla. Abbassò lo sguardo in cerca della sua borsetta e le venne un colpo quando vide che non c’era. “Cazzo, porca troia mi deve essere caduta, dio e ora chi la ritrova. Fanculo dentro c’era la patente!” Una piccola fitta alla testa la fece sobbalzare, a quanto pareva la sua sfortuna cresceva ogni giorno di più.
“Hei ragazzi guardate qui! Ragazzina non sembri stare molto bene, fatti dare una mano, abbiamo un ottimo dottore sulla nostra nave”
Atena alzò lo sguardo quasi speranzosa, magari avevano qualcuno che studiava medicina in macchina, in fondo l’università di medicina era lì in città. Si alzò a fatica aiutata da quello che lei aveva creduto fosse una scopa ma che invece era solo un lungo bastone di legno, che ci facesse in una discoteca lo ignorava, si vede che ci menavano i rompicazzo. Posò lo sguardo sui tizi che stavano davanti a lei e la speranza scemò in mezzo secondo, anche senza quelle strane spade fin troppo realistiche e le cicatrici, erano comunque palesemente male intenzionati, probabilmente fatti e appena usciti da una festa in maschera a tema marinaresco visto che assomigliavano in tutto e per tutto a dei pirati, le loro facce sorridenti e bramose dicevano tutto sulle loro intenzioni.
“ragazzi sul serio, sono stata drogata e credo do avere una leggera commozione celebrale, quindi non è che per favore potreste aiutarmi sul serio e non tentare di violentarmi in mezzo alla strana o nella vostra fantomatica nave? Sul serio ve ne sarei molto grata”
Delle risate, delle battute.
“ ragazzina, non se hai capito davvero in che situazione ti trovi, sai sei molto attraente e audace, magari ti portiamo al nostro capitano, non si diverte con una come te un po’, sai se non sono legate di solito scappano da lui quindi . . .”
Voleva usare quel cazzo di bastone per dargliele di santa ragione, ma loro erano cinque, lei da sola e magari da sana e riposata avrebbe avuto anche delle speranze, certo avrebbe preso qualche botta ma sarebbe riuscita a scappare per chiedere aiuto, in quel momento invece poteva solo arrabbiarsi e sperare che la botta in testa che sarebbe arrivata di li a poco l’avrebbe stesa abbastanza a lungo per non farle ricordare o percepire nulla che quello che stava per accadere. Osservando la mano dell’uomo che si avvicinava sempre di più però qualcosa scattò nella sua testa, con cazzo che si sarebbe lasciata violentare da degli stronzi del cazzo, non le importava se l’avrebbero pestata a sangue si sarebbe difesa a tutti i costi, poi chissà magari i rumori avrebbero attirato qualcuno, anche se visto il suo attuale livello si sfortuna lo dubitava seriamente. Portò in avanti la meno destra per prendere il polso dell’uomo e romperglielo come le avevano insegnato, certo non lo aveva mai fatto sule serio, durante gli allenamenti non ci metteva mai la forza necessaria per non ferire i suoi compagni di corso, ma era certa che ci sarebbe riuscita, solo che quando portò la mano in avanti quella era sorprendentemente avvolta dalle fiamme e alcuni di quelle di staccarono dalla sua mano per andare a colpire gli uomini davanti a lei, come avesse tirato loro addosso dei pezzi di legno in fiamme, solo che bè le fiamme venivano dalla sua mano. Gli uomini si allontanarono immediatamente guardandola in cagnesco.
“ Andiamocene, questa è una di quei possessori del cazzo. Porca troia potrebbe essere con qualcuno! Andiamocene di qui, non voglio nessuno della nuova generazione, quelli sono tutto pazzi!”
Atena li osservò correre via, la sua mani si spense e la osservò. Forse era un sogno, era tutto un sogno delirante, magari in realtà era venuta in una stanza di ospedale perché la droga era più pesante di quello che credeva. Chiuse gli occhi sperando di ricadere di nuovo nel sonno.
 
Rimase ferma con gli occhi chiusi per un bel po’ ma non successe nulla, così decise di riaprirli, senza quegli uomini ad attirare la sua attenzione e con la mente finalmente libera si rese conto di parecchie cose che non quadravano, bhè la prima ed evidente cosa fù il modo in cui vedeva, i colori le sembravano decisamente molto più accessi del solito, ma forse era  l’effetto della commozione celebrale, seconda cosa e più importante non si trovava più a Bologna, no quella era città del tutto diversa, sembrava uscita da uno dei film sulla pirateria che adorava, solo bhè un po’ più realistica, sentiva l’odore del mare e il rumore dei gabbiani, poi bhè quella era certamente assolutamente cento per cento la realtà. Si tastò in giro in cerca di eventuali danni ma non ne trovò, sempre accompagnata dal dolore alla testa sospirò fissandosi le braccia, vedere i suoi tatuaggi la calmava, le faceva ricordare chi era di cosa era capace, si tranquillizzò, la prima cosa che doveva fare era trovare un pronto soccorso, farsi visitare e magare chiamare casa dopo aver scoperto dove era stata abbandonata.
“ Ma che  . . . come è possibile? Da quando i tatuaggi scompaiono in una notte? E cosi bene, senza cicatrici o dolori.”
Sul braccio sinistro, dove una volta si era fatta tatuare un frutto del diavolo da lei inventato come tributo ad uno dei manga che più amava, c’era solo una porzione di pelle libera, in più si accorse anche i suoi tatuaggi erano cambiati, sembravano più scuri e spostati, prima erano sparsi un po’ a caso sulle braccia mentre invece ora formava una bella fila ordinata che formava come una specie di linea, che partiva dal dorso della mano, passava per i gomito e arrivava fino alla spalla. Allarmata si guardò le gambe e quando non vide tatuaggi si rilassò, loro almeno era uguali a prima. La cosa però non la rassicurò.
“ Ok Atena, calmati, è per la botta in testa che ai preso, la commozione celebrale di fa vedere le cose in modo distorto e diverso, ora trovi un pronto soccorso e risolvi tutto.”
Trovò il tatuaggio giusto e lo fissò, in mezzo secondo il suo corpo fu scosso da un’ondata di pura pace, certo si era tatuata la scritta in cinese di Pace Interiore che l’aveva aiutata spesso a ricordarsi di placare il suo carattere, ma non aveva mai ottenuto quell’effetto solo guardandolo. Rassegandosi alle stranezze dovute al colpo alla testa Atena, totalmente rilassata si incamminò verso l’ignoto, con lo scopo di trovare un’anima che la aiutasse.
 
Non aveva idea di quale fosse il problema di quella cazzo ci città, forse era una popolazione di maniaci porci, tutti appena usciti da una grande festa in maschera, da quando iniziò la sua ricerca disperata la aggredirono minimo altre cinque volte, due volte da singole persone e tre volte da gruppi, tutti quei maledetti vestiti da pirata e quelle cicatrici fin troppo realistiche. Scacciò i singoli individui con il bastone che si era portata dietro, la decisione inconscia di portarselo dietro si rivelò sensata, i gruppi invece furono allontanati da quelle strane fiamme scaturite dalla sua mano destra e anche da una strana frusta d’acqua apparsa misteriosamente dalla sia mano sinistra.
“ Hei bel culetto, che ne dici di dare un po’ di divertimento a questo grande e potente pirata è? Sai ho avuto richieste anche da barbanera in persona io!”
“ ORA BASTA!”
Non diede nemmeno il tempo all’uomo mezzo ubriaco di cambiare idea, alzò il bastone ed iniziò a colpirlo ripetutamente fino a che quello poveretto non cadde a terra svenuto, quando lo vide muovere una gambe Atena presa da un altro spasmo di rabbia gli diede della altre mazzate fino a che qualcuno non le prese il bastone dalle mani e lei si ritrovò senza la sua arma. Posò gli occhi sul tizio a terra, era un po’ insanguinato ma respirava, cazzo non le importava nemmeno se chiamavano la polizia, era stata legittima difesa. Quando vide il petto dell’uomo alzarsi e abbassarsi un numero giusto di volte si girò verso chi le aveva preso il bastone, per poco non urlò per l’espirazione, altri tizi mascherati, in gruppo e per quanto apprezzasse la manifattura di quei cosplay di One Piece, oramai non si fidava più nemmeno dei suoi compatrioti nerd in quella città.
“ Che cazzo volete? Volete chiedermi anche voi se ho voglia di essere colpita, tramortita e abusata? Sul serio è l’ottava volta nel giro di un’ora, ormai non ho più nemmeno paura. Non rompete i coglioni e per dio lasciatemi in pace!”
Una fitta alla testa la fece sobbalzare, chiuse gli occhi e si portò le mani ai capelli, stava sul serio per dare di matto. Una mano le si posò sulla spalla e l’istinto di sopravvivenza cresciuto nell’ultima ora sommato alla stanchezza e alla droga non ancora del tutto debellata la fece reagire piuttosto male. La sua mano venne avvolta di nuovo dalle fiamme, che stavolta la lambirono fino al gomito creando una bella massa fiammeggiante, si scansò dalla mano e si girò di scatto puntato le fiamme verso chiunque ci fosse a romperle di nuovo le scatole.
“ Ho detto che sono dell’umore porca puttana! Toglietevi dal cazzo o vi faccio molto, molto male!”
Ecco in quel momento Atena notò altre due cose, primo quello che le aveva toccato la spalla non era un lui ma una lei, una ragazza, con lunghi capelli arancioni, seno formoso e con indosso il pezzo sopra di un bikini e dei pantaloncini, il secondo era che bhè nessuna delle persone davanti a lei era in cosplay, le cicatrici che vedeva era reali, così come lo era Brook e Chopper, quelli decisamente non era finti ma veri, come la piccola e adorabile renna che da dietro la ragazza la fissava sbattendo gli occhioni. Spense la mano e guardò intorno spaesata, si rese conto di essere vicina ad un porto, in una città decisamente non del ventunesimo secolo, con barche dalle bandiere pirata che sventolavano al vento e li tra loro bellissima come nei suoi sogni la Sunny. Così semplicemente diede di matto.
   
 
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