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Autore: Feisty Pants    20/02/2020    2 recensioni
Elsa e Anna sono due sorelle comuni che, ormai autonome e adulte, condividono lo stesso appartamento, le stesse passioni e lo stesso passato burrascoso dovuto alla morte dei propri genitori. Elsa, pacata e tranquilla, è una promettente dottoressa mentre Anna, agitata e speranzosa, custodisce il sogno di poter utilizzare le sue competenze musicali per creare un lavoro più dignitoso. Il passato che cercano di nascondere, però, irromperà di nuovo nelle loro vite mostrandone imbrogli e segreti ai quali entrambe cercheranno di dare risposte e soluzioni.
Genere: Drammatico, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Hans, Kristoff, Nuovo personaggio
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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CAPITOLO 23.
 
“Lei è un uomo vero, in genere non permettiamo di salire con noi in elicottero ma la sua testimonianza può aiutarci nel caso concreto” afferma il commissario di polizia mentre scruta la terra sottostante nella speranza di trovare gli individui scomparsi.

“Grazie per avermi permesso di salire con voi” si limita a rispondere Kristoff con gli occhi spalancati, concentrato nella ricerca.

“Meglio così, se gliel’avessi impedito ci avrebbe raggiunti comunque mettendosi in pericolo” aggiunge il commissario mostrando un timido sorriso.

“A piedi, a corse, in bicicletta, in auto, strisciando…in qualche modo mi sarei mosso” precisa Kristoff dimostrando di essere innamorato pazzamente della propria donna.

“Per questo lo dico…anche io avrei fatto lo stesso per mia moglie. Fidati che di giovani bravi come te ne ho visti pochi. Se veramente Anna ha subìto le violenze di quel criminale, ora è fortunata ad averti al suo fianco” conclude poi il commissario dando l’ordine di atterrare, una volta vista una macchina parcheggiata a bordo strada davanti a un bosco.

“Sì, è la macchina di Anna! Dove sono loro però?!” domanda Kristoff con il cuore in gola, cercando di mettere a fuoco l’obiettivo e sperando di trovarsi davanti l’amata fidanzata che, però, è intenta a scappare nei boschi.

Anna e Filippo corrono da ormai diversi minuti, scavalcano sassi, calpestano insidiose radici, si abbassano e schivano rami nella speranza di raggiungere l’uscita che, in un bosco come quello, è difficile da trovare.

Hans si trova dietro di loro, inseguendoli come un lupo affamato pronto ad attaccare la sua succulenta preda dopo giorni di digiuno. Hans è assetato di vendetta, posseduto da una grave malattia mentale e con violenti istinti omicidi e sessuali che non vede l’ora di poter realizzare.

“Ce la faremo! Andiamo, coraggio Filippo” incita Anna con ormai i capelli sporchi e spettinati, i vestiti fradici di sudore e le gambe mosse da crampi e spasmi muscolari.

Il piccolo le sta dietro senza lamentarsi anche se, improvvisamente, si inciampa in una radice e cade a terra, seppur sostenuto dalla mano di Anna che non lo ha abbandonato neanche per un istante.

“Ahia, mi sono fatto male!” spiega il bambino ricacciando indietro le lacrime mentre si tocca il piede dolente.

“Va tutto bene, provi a rimetterti in piedi?” lo invita Anna aiutandolo ad alzarsi ma avvertendolo crollare di nuovo sotto il peso del proprio corpo.

“Non riesco più a camminare! Scusami Anna, non l’ho fatto apposta!” comincia a dire il piccolo sentendo le lacrime irrompere per colpa del dolore fisico.

“Filippo, va tutto bene è solo una storta! Vieni, ti porto io” propone Anna tranquillizzando il bambino e caricandolo sulle proprie spalle, per poi continuare la salita.

È proprio in quel gesto d’amore che Anna dimostra di essere una mamma. Una mamma è sempre pronta a soffrire il triplo per i propri figli, senza ascoltare le mille coltellate che già le infilzano la schiena. Una mamma non si mostra mai stanca, ma energica e reattiva anche se, magari, non dorme da tante notti. Una mamma riesce a curare i suoi figli e crescerli fingendo di stare bene quando magari è lei l’ammalata. Anna è proprio una mamma che, per salvare il proprio bambino, trova la forza di sollevarlo di peso e caricarlo sul suo corpo magro e deprivato e riuscire ancora a correre nonostante la fatica, le cadute e l’ossigeno ormai assente.

Il gesto buono e commovente di Anna, però, non è abbastanza perché, alle loro spalle, il predatore è stato più veloce di loro.

“Fermatevi!” urla Hans con occhi stralunati e confusi, estraendo la pistola e puntandola verso i due che, in realtà, potevano essere la sua famiglia.

“Che cosa vuoi da noi Hans? Basta ti prego!” lo supplica Anna guardandosi intorno e notando di essere, purtroppo, in un luogo sperduto e di non aver trovato l’uscita.

“Voglio solo te! Non il bambino!” ringhia Hans puntando la pistola verso il più piccolo che, immediatamente, viene coperto dal corpo di Anna.

“Va bene, mi avrai! Verrò con te, ma lascia stare lui ok??!” lo supplica la donna sperando di poter stringere un accordo con il suo peggiore incubo.

Hans mostra un ghigno malefico e, felice di quell’affermazione, tira a sé la ragazza ricominciando a baciarla e sbattendola contro ad un albero che, per colpa della dura corteccia e dell’irruenza del giovane, provocano il sanguinamento della pelle di Anna.

Il piccolo Filippo, scioccato e spaventato da quella situazione, decide ancora una volta di giocarsi il tutto per tutto e, coraggioso, inizia a cantare a squarciagola.

“Ma che cosa fai? È anche stupido adesso?!” si chiede Hans lasciando andare Anna per un attimo e guardando il bambino che considera pazzo. Dopo aver deriso il buffo canto del bambino, Hans si fionda di nuovo sul collo di Anna, mangiandolo e mordendolo come se volesse succhiarne la vitalità.

Filippo, intanto, non smette di cantare e, nonostante la paura e le lacrime che scorrono lungo il viso, prova ad aumentare l’intensità. È quell’ultimo gesto che riporta Hans alla normalità e gli fa capire che, forse, la voce del bambino avrebbe potuto avvertire i poliziotti.

“Smettila di cantare! Smettila!” urla Hans minacciando il piccolo che, però, non si lascia smuovere dall’intimidazione e continua nella sua missione.

“Non vuoi smettere? Ti faccio smettere io!” si altera allora l’uomo estraendo di nuovo la pistola e avvicinandosi al bambino nonostante le urla e la resistenza di Anna che, seppur scossa e indolenzita dal trattamento subito, trova ancora una volta la forza per aggrapparsi al collo di Hans e cercare di fermarlo con pugni e sberle.
Intanto, all’inizio della foresta…

“Qui non ci sono, devono essere nella foresta!” annuncia un poliziotto dopo aver fatto un veloce sopralluogo.

“Questo posto è gigantesco! È come cercare un ago in un pagliaio!” commenta il commissario deluso dall’andamento della missione, inviando comunque alcune squadre di lavoro ad addentrarsi nella fitta foresta.

Tutti rimangono in silenzio a riflettere quando, improvvisamente, una voce in lontananza attira la loro attenzione.

“Che cosa è?” chiede il commissario confuso non capendo l’origine del suono.

Kristoff rimane per un po’ in silenzio a meditare su quelle altezze sonore per poi spalancare gli occhi e sorridere felice.

“Filippo! È Filippo che sta cantando! Questa canzone gliel’abbiamo insegnata durante un corso di musica! Bisogna seguire la musica!” propone Kristoff entrando nel bosco e cominciando a correre seguendo la voce, senza ascoltare gli avvertimenti e i consigli dei poliziotti.

 
“Sia chiaro bambino: o smetti di cantare o ti sparo!” lo minaccia Hans scaraventando Anna a terra che, tramortita dal colpo, non riesce a rialzarsi immediatamente.

Filippo, però, seduto a terra per colpa della storta al piede, non si lascia scalfire e continua a cantare sicuro che la sua musica avrebbe raggiunto qualcuno. È questa la grande potenza di un bambino: il coraggio di credere in qualsiasi cosa, anche quando la speranza è ormai svanita.

“Bene, addio!” dice Hans sistemando la pistola e incanalando il colpo che, però, viene deviato da un altro sparo.

“Lascia l’arma e metti le mani dietro la testa Hans Westengard!” esclamano dei poliziotti puntando le pistole all’uomo.

Hans si sente tremare e, spaventato da tutta quella gente, inizia ad urlare e a muoversi in modo preoccupante, tirandosi i capelli e battendosi il petto, cercando addirittura di strapparsi i vestiti sintomo, quindi, di essere succube di chissà quale forma di malattia psichiatrica.

“Hans Westengard, lei è in arresto per illecito, frode, rapimento, violenza, tentato omicidio e violenza sessuale” conclude poi il commissario avvicinandosi al delinquente ed ammanettandolo mentre lui, ormai indifeso, si lascia trascinare via, non prima di aver guardato un’ultima volta la donna della sua ossessione.
 
Anna si avvicina immediatamente a Filippo e, sempre rispettosa e previdente, gli accarezza i capelli rossi e lo invita a guardarla negli occhi.

“Basta, è finita vero?!” domanda il piccolo dai profondi occhi azzurri cercando rifugio nello sguardo di Anna.

“Sì, è finito!” risponde Anna mossa dalle forti emozioni dalle quali ora si lascia inondare trovandosi di fronte al proprio figlio.

Il bambino, però, scoppia in un violento pianto e, si chiude a riccio su sé stesso, mostrando i segni della sua timidezza.

“Tesoro, non piangere!” lo consola Anna sentendo il cuore in gola.

“Piango perché sono felice!” riesce a dire lui sollevando il viso e sorridendo alla donna.

“Perché?” chiede Anna confusa non capendo quella bizzarra dichiarazione.

“Ti ricordi il mio sogno? Io il giorno del mio compleanno desideravo tanto una famiglia. Oggi penso di essermela guadagnata…sei, sei la mia mamma vero?”

Anna, sentendosi nominare per la prima volta, avverte l’irruenza dei sentimenti che desiderano manifestarsi sottoforma di pianto e di disperazione. Non sa come reagire, non trova le parole per rispondere, è semplicemente incredula di fronte a quel miracolo che mai si sarebbe aspettata nella vita.

“Sì, amore mio…scusami” riesce a dire lei per poi scoppiare a piangere e abbracciare forte a sé il bambino che, felice della scoperta, si aggrappa al collo di lei e mischia le proprie lacrime alle sue.

Un abbraccio che aspettavano da 7 anni, un abbraccio che sa di resina, di sudore, di sangue, di dolore, di sporcizia ma anche di profumo, di amore, di famiglia, di mamma. Un abbraccio che si trasforma in una rinascita, in un parto in cui la diade madre-figlio prende vita grazie a una seconda possibilità. Un abbraccio nel quale Filippo si sente amato e protetto, grazie all’ascolto del battito cardiaco accelerato della propria madre che si dimostra essere musica per le sue orecchie. Un abbraccio in cui Anna si scopre finalmente mamma, piena di responsabilità ma anche di gioie e amore.

“Anna!” urla una voce avvicinandosi alla coppia seduta per terra.

“Amore!” afferma Anna iniziando a singhiozzare di nuovo, mentre vede il proprio uomo slanciarsi verso di lei e abbracciarla forte e baciandola ardentemente sulle labbra come a volersi risvegliare da un brutto sogno. Quel bacio è come ossigeno per Anna che, assaporando il suo grande amore, cancella la violenza subita poco prima.

“Ho avuto tanta paura! Scusami se mi sono messa nei guai!” piange Anna nascondendo la testa nell’incavo di lui e piangendo amaramente, mentre il piccolo Filippo contempla quella coppia che si ama che non aveva mai visto prima.

“Sei testarda…ti conosco. Il grazie però va a Filippo…meno male che hai cantato la canzone! È stata quella a condurci da voi!” si congratula Kristoff accarezzando la testa rossa del bambino che gli risponde con un sorriso.

“La musica salverà il mondo, e unirà tutti!” si limita a risponde Filippo mentre guarda con occhi sognanti la sua mamma, nella quale nota immediatamente diverse somiglianze.

“Ora è tutto finito davvero” conclude poi Anna senza staccarsi dall’abbraccio di Kristoff, ed invitando il piccolo Filippo a prenderne parte, come in una vera famiglia.
  
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