Fanfic su artisti musicali > Faith No More
Ricorda la storia  |      
Autore: Kim WinterNight    20/02/2020    4 recensioni
[Sequel di "Swallow".]
Sospirò. «Facciamo un gioco» aggiunse.
Roddy aggrottò le sopracciglia e lo fissò scettico.
«Io ti dico qualcosa che non sai di me e tu mi dici qualcosa che non so di te» spiegò Mike in tono calmo.
Roddy ci pensò su per un attimo, poi annuì. «Mi dirai una delle tue solite stronzate, vero?»

- SECONDA CLASSIFICATA al contest "Elements" indetto da LiHuan.85 e giudicato da Dark Sider sul forum di EFP.
- Parteciapa all'Infinity Prompt Challenge indetta da HarrietStrimell sul forum di EFP.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Mike Patton, Roddy Bottum
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'You're my flavor'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Keep me near, I’ll never get enough
 
 
 
 


 
 
Everything ends here in my arms.
[Dead By April, In My Arms]
 
 
 
 
Non faceva che ripensare a quella notte e al momento in cui tutto aveva avuto inizio.
Era bastato che indossasse quella stupida e compromettente maglietta per far sì che Mike lo raggiungesse sul letto e lo facesse suo prigioniero.
Ma Roddy non avrebbe mai voluto che le cose andassero in quel modo. Sentiva che Mike aveva bisogno di qualcosa in più, anche se non lo avrebbe mai ammesso.
Per l’ennesima volta si ritrovò a condividere la stanza con lui e la cosa lo metteva profondamente a disagio.
Ricordò il momento in cui Mike gli aveva permesso di abbracciarlo, ma tutto poi era finito fin troppo presto e non avevano condiviso il letto durante il resto della notte.
A un certo punto Jim era rientrato in camera e si era lasciato cadere sul materasso matrimoniale accanto a Roddy, ma non era lui che il tastierista avrebbe voluto al suo fianco.
Quella sera Roddy se ne stava seduto sul bordo del proprio letto con le dita a giocherellare tra loro e il cuore a mille.
Mike uscì dal bagno e si chinò sulla sua valigia in cerca di qualcosa, borbottando tra sé e sé.
Non ne avevano mai parlato, ma Roddy avvertiva ancora quella passione bruciante dentro sé ogni volta che posava lo sguardo sulla figura imponente del cantante.
Non era riuscito a farlo godere, non era riuscito neanche a toccarlo.
Sul momento gli era piaciuto, ma col senno di poi avrebbe voluto poter fare qualcosa per lui, per renderlo felice.
Afferrò distrattamente il libro che aveva posato poco prima sul comodino e lo aprì su una pagina a caso, tentando di evitare qualsiasi contatto con Mike.
Il cantante sbuffò, poi si infilò la giacca e lasciò la stanza.
Roddy tirò un sospiro di sollievo, ma in quel momento gli occhi gli si riempirono di lacrime.
Non mi ha neanche salutato.
 
Era sempre più convinto che Mike ce l’avesse con lui. Forse lo detestava perché un paio di settimane prima Roddy si era lasciato praticare del sesso orale da lui e lo aveva trascinato nella sua spirale di disgustosa omosessualità.
Ma no, Mike non lo aveva mai discriminato. Forse non era quello il punto.
Cosa si aspettava? Sapeva perfettamente che il suo cantante era così: mai costante nei rapporti interpersonali, per niente incline a lasciarsi andare quando c’erano di mezzo i sentimenti, refrattario al contatto umano e a mostrarsi debole.
Eppure lui ci rimaneva male, perché in fondo desiderava che Mike con lui fosse diverso.
Si rigirò tra le lenzuola e ringraziò l’oscurità che sapeva sempre come nascondere le sue stupide lacrime intrise di frustrazione.
Rimase immobile quando Mike aprì la porta e la richiuse con un tonfo secco, senza preoccuparsi di non fare rumore.
Il cantante fece tappa in bagno, poi si buttò sul proprio letto e nella camera calò nuovamente il silenzio.
Roddy voleva dormire, doveva riposare. Il tour lo stava sfiancando.
Era triste avere a disposizione un letto a una piazza e mezza e starci da solo. Però era anche una fortuna: poteva sfruttare l’intero spazio per essere più comodo.
E sentire più freddo.
Chiuse gli occhi e si rannicchiò in posizione fetale, sentendo le lacrime seccarsi sulle guance.
Una dolce e calma sensazione lo invase, trascinandolo pian piano in un dormiveglia che presto lo avrebbe condotto al sonno ristoratore che tanto agognava.
Poi il materasso si abbassò sotto un peso inaspettato e il tastierista sobbalzò spaventato, il cuore a mille e i sensi completamente vigili.
No, non sta succedendo ancora…
Mike non poteva star commettendo ancora lo stesso errore di qualche settimana prima.
Rimase immobile, pietrificato, non sapendo come comportarsi.
Il cantante sospirò piano e si accoccolò accanto a lui, nascondendo il viso contro la sua schiena; il suo respiro era accelerato e irregolare, come se stesse vivendo un momento di agitazione.
Roddy non capiva perché Mike si fosse intrufolato nel suo letto e si fosse rannicchiato in quel modo contro di lui.
Senza aprir bocca, il tastierista cercò di non farsi prendere dal panico e lentamente cambiò posizione, voltandosi completamente verso il cantante.
Nella penombra incrociò gli occhi scuri e penetranti di Mike, trovandoli insolitamente smarriti e colmi di panico.
Ebbe l’impulso di allungare la mano e accarezzarlo sul viso, ma non sapeva se gli fosse concesso.
Aveva sempre paura di commettere qualche errore, di compiere un gesto che avrebbe portato l’altro ad allontanarsi inesorabilmente da lui. Voleva godersi quei rari momenti di vicinanza.
Non ebbe il coraggio di chiedergli cosa fosse successo, si limitò a sostenere quello sguardo colmo d’ansia e ad assorbirne un po’ nei suo.
Mike, per la prima volta, non si stava sottraendo a lui, non si stava nascondendo. Non sembrava affatto il ragazzo che lo aveva dominato e gli aveva impedito di toccarlo qualche settimana prima, non sembrava il solito insensibile e stronzo che saliva sul palco e faceva il matto.
Sembrava un bambino smarrito e bisognoso di attenzioni.
E gli gridava di prenderlo tra le braccia, di stringerlo e di tenerlo al sicuro contro il suo petto. Quelle iridi scure e profonde lo strillavano apertamente, anche se le dolci labbra di Mike erano serrate.
Il tastierista decise di provarci, doveva fare qualcosa per lui.
Allungò finalmente la mano destra e sfiorò cautamente la guancia gelida di Mike, trovandola liscia e soffice. Non lo aveva mai toccato così, forse gli aveva stretto la mano quando si erano conosciuti e poi si era aggrappato a lui due settimane prima, senza però entrare in contatto diretto con la sua pelle.
Il cantante non si ritrasse e si lasciò scorrere i polpastrelli di Roddy sul viso, finché non si fermarono tra i suoi capelli scuri e morbidi.
Il corpo del tastierista pulsava di desiderio, sentiva la passione scorrere nelle vene insieme al sangue. Desiderava baciarlo, spogliarlo e sentirlo suo, così suo.
Ma Mike non stava bene e lui non ne avrebbe mai approfittato.
Allora lasciò scivolare la mano lungo la spalla e il braccio del cantante, per poi circondargli la schiena e attirarlo dolcemente più vicino.
Mike, come se non stesse aspettando altro, si accostò in fretta a lui e si lasciò stringere. Permise a Roddy di accoglierlo tra le braccia e di fargli posare il capo sulla sua spalla.
I loro respiri lenti erano l’unico suono presente nella stanza, e allora Roddy si accorse che Mike si era tranquillizzato.
Lo tenne premuto contro di sé e prese timidamente ad accarezzargli la schiena, i capelli, le spalle, il viso.
Era bellissimo, un sogno per lui che non aveva desiderato altro da quando lo aveva visto per la prima volta.
Avvertì le braccia di Mike serrarsi attorno ai suoi fianchi, trascinandolo ancora più vicino.
Erano un intreccio maldestro, ma Roddy avvertiva i muscoli del cantante rilassarsi sotto il suo tocco e questo lo faceva sentire al settimo cielo.
Mike non avrebbe mai ammesso di fronte a nessuno ciò che era andato a cercare da lui, ma non importava. Ciò che contava era che gli aveva dimostrato di avere bisogno di lui.
Il silenzio della notte li avvolse e il sonno si insinuò velocemente tra di loro, cullandoli dolcemente in quel letto da una piazza e mezza, in quell’abbraccio inaspettato, in quei sentimenti incastrati laddove nessuno poteva sfiorarli.
 
Roddy non sapeva come, ma Mike stava riuscendo a ottenere sempre lui come compagno di stanza.
Quando la notte calava, il cantante attendeva un po’, poi si intrufolava tra le lenzuola del compagno di band e si lasciava abbracciare e rassicurare.
Roddy sapeva che non lo avrebbe mai permesso a nessuno, tuttavia gli sembrava incredibilmente assurdo che fosse proprio lui il prescelto.
Quella notte, tuttavia, si sentiva a disagio. Durante il concerto di quella sera, Mike aveva presentato i ragazzi della band in maniera singolare, ma le parole che aveva usato avevano irritato Roddy, bruciando come ferite aperte sulla sua pelle accaldata.
«Questo è Roddy! È un vero figo, non trovate?» aveva enunciato in tono divertito, rivolto al pubblico adorante. «Questo qui invece è Jim e me lo scopo tutte le notti» aveva proseguito, scatenando il delirio generale.
Roddy sapeva che era una stronzata, ma non aveva potuto evitare di starci male.
Quando Mike lo raggiunse a letto quella notte, non riuscì a nascondere quel bruciante sentimento di gelosia che si faceva largo sempre più dentro di sé.
Era raro che si rivolgessero la parola, mentre se ne stavano abbracciati sotto le lenzuola, forse perché per entrambi era troppo imbarazzante ammettere che quello stava diventando quasi un rituale nel loro rapporto.
Roddy non faceva che sospirare e agitarsi tra le braccia di Mike, tormentato dal ricordo di quelle parole.
«Ehi» mormorò il cantante.
Il tastierista mugolò appena e si voltò di spalle, rigirandosi nella stretta ferrea dell’altro. Seppellì il volto nel cuscino e respirò a fondo, tentando di non mostrare quello che sentiva.
«Ehi.»
Il tono di Mike si fece di colpo serio, come se volesse realmente parlare con lui. Lo strattonò appena e lo costrinse a voltarsi nuovamente nella sua direzione.
I loro occhi si incrociarono e Roddy si sentì sprofondare nelle iridi scure di Mike. Distolse lo sguardo, lasciandolo scorrere sui suoi lineamenti marcati, sulle labbra perfette e sui capelli soffici e disordinati.
Poi sospirò. «Quando hai detto quelle cose su Jim, tu…»
Mike sgranò gli occhi e scosse energicamente il capo, portandosi un dito di fronte alla bocca per intimargli il silenzio. «Non ho intenzione di affrontare questo argomento con te. Sono solo stronzate.»
Roddy si mise supino e fissò il soffitto, tentando di regolarizzare il respiro. «Okay, scusa» mormorò.
Mike lo abbracciò e appoggiò la guancia sulla sua spalla. Era incredibile quanto fosse affettuoso, quanto si aggrappasse a lui in quel modo morboso, senza quasi dargli modo di respirare.
Roddy si immerse nel suo profumo e nel suo calore, riprendendo a cullarlo tra le braccia, aspettando che si addormentasse.
 
«Ti chiedi spesso perché vengo sempre da te, non è vero?»
Roddy sobbalzò nell’udire quella domanda improvvisa.
Sollevò il capo e incrociò lo sguardo del cantante, mentre con le dita tracciava il contorno della sua spalla nascosta dalla t-shirt verde.
«Io… no, Mike, non importa…» balbettò, scuotendo appena la testa.
«Te lo chiedi, lo so.» Sospirò. «Facciamo un gioco» aggiunse.
Roddy aggrottò le sopracciglia e lo fissò scettico.
«Io ti dico qualcosa che non sai di me e tu mi dici qualcosa che non so di te» spiegò Mike in tono calmo.
Roddy ci pensò su per un attimo, poi annuì. «Mi dirai una delle tue solite stronzate, vero?»
«Vengo a nascondermi nel tuo letto perché mi viene un sacco di ansia quando dormo fuori casa. Mi sento spaesato e, anche se ti sembrerà una stronzata, vorrei trovarmi nel mio letto e nella mia pace. Invece sono sempre in posti diversi, in materassi diversi, in città diverse… e poi io odio stare in tour, insomma, lo sai.»
Roddy ammutolì e assimilò pian piano quelle parole, rendendosi conto che allora lui era veramente in grado di rassicurarlo.
«Non c’è niente di male» sussurrò il tastierista, lasciando scivolare i polpastrelli sulla guancia liscia di Mike.
Lui andò incontro a quella carezza e si strofinò dolcemente contro il palmo aperto. «Dimmi qualcosa che io non so di te, adesso.»
Il cuore di Roddy si gonfiò di gioia nel sentire che l’altro si lasciava andare così tanto con lui.
Ci rifletté su e si ritrovò a pensare che c’era davvero qualcosa che voleva dirgli, qualcosa che bruciava nel suo petto e lo faceva scattare ogni volta che si trovava accanto a lui.
Fece scorrere una mano sotto il mento di Mike e l’altra tra i suoi capelli, guardandolo dritto negli occhi. «Ecco, io…» Tremava, si sentiva un po’ a disagio, ma voleva parlare. «Io vorrei… renderti il favore» mormorò.
Il cantante sorrise innocentemente, mettendo in mostra le fossette che Roddy avrebbe voluto mordicchiare. «Mi abbracci sempre, non è abbastanza?»
«No, io… tu mi hai…»
Mike si fece malizioso. «Te l’ho succhiato» scandì. «Eh?»
Roddy deglutì e fece per ritrarsi, ma il cantante non glielo permise e lo artigliò per i fianchi, facendo scontrare i loro bacini e respirando contro il suo collo.
Il tastierista avvertì la sensazione di un capogiro, anche se era sdraiato. «Mike, i-io…»
«Dimmi qualcosa che non so, okay? Che vuoi essere scopato lo so, è chiaro come il sole.»
Quelle parole colpirono Roddy in pieno, facendo martellare il suo cuore a un ritmo impossibile. Era davvero così palese il suo patetico desiderio nei confronti del cantante?
«Ti sento eccitato mentre mi abbracci, non sono stupido. E senti, senti» proseguì Mike, premendosi ancora di più contro di lui.
Roddy aveva sempre pensato che fosse solo una sua impressione, ma in quel momento Mike voleva che lui se ne accorgesse.
Che si accorgesse della sua eccitazione costretta al di sotto dei vestiti che li separavano.
Il respiro di Roddy si mozzò e lui provò a deglutire, fallendo miseramente. Doveva pensare a qualcosa che Mike non sapesse, ma si stava rivelando sempre più difficile con tutte le sensazioni e gli stimoli che gli inondavano il corpo.
«Allora?» chiese Mike suadente.
Il tastierista chiuse gli occhi, ma l’altro si fece ancora una volta valere.
«No, guardami» gli ordinò.
«I-io… Mike, cazzo, è difficile!»
«Voglio che tu me lo dica» affermò. «Io ti ho rivelato la mia debolezza, ora tocca a te.»
«La mia debolezza… sei tu» si lasciò sfuggire Roddy, per poi rendersi conto di averlo detto davvero.
Merda.
«Oh» mugolò Mike, strofinando il naso contro il suo collo. «Mi piace…»
Roddy rabbrividì e sussultò, accorgendosi di avere ancora le mani sul viso di lui.
«E poi?»
«Poi… io mi sento così… debole, fragile, sbagliato! Quando… quando tu sei così vicino, perdo… perdo il controllo e… ah, dannazione!»
«Perdi il controllo? Andiamo, dimostramelo.»
Il tastierista sgranò gli occhi, poi tentò di trattenersi, ma Mike era così bello, così vicino, così eccitato contro di lui…
Si scagliò contro di lui e si impossessò con foga delle sue labbra, scaricando in quel bacio travolgente tutta la sua passionalità e il suo desiderio ardente. Intrecciò le dita tra i suoi capelli, tirandone alcune ciocche, mentre l’altra mano scivolava lungo il petto del cantante.
Non appena le loro lingue entrarono in contatto, però, Mike si ritrasse e cercò i suoi occhi.
Era spaesato, come se improvvisamente si fosse reso conto di cosa stava realmente accadendo tra loro.
Roddy si sentì morire, aveva sbagliato anche quella volta.
«Roddy, tu… cazzo, tu provi qualcosa per me?» domandò Mike.
Il tastierista comprese che non aveva più senso nascondersi, così annuì. «Ecco, volevi sapere qualcosa di me? Sono innamorato di te, Mike Patton, e non mi aspetto qualcosa in cambio. Mi basterebbe soltanto poter ricambiare il favore, perché… perché ho sentito che quel giorno ti sei fatto una sega dopo che… beh, lo sai, no? Forse ti vergognavi di ammettere che ti sarebbe piaciuto…»
Mike gli tappò la bocca con un bacio travolgente, spingendolo con la schiena contro il materasso. «Sta’ zitto adesso» grugnì.
Gli occhi di Roddy si riempirono di lacrime e li chiuse. Mike se ne accorse e si fermò, posando le mani sulle sue guance.
«Dai, Roddy, guardami, mmh?» mormorò.
«Non ce la faccio…» mugolò il tastierista.
«Sì che ce la fai. Ascolta, tra me e te c’è un rapporto particolare, non posso negarlo. Non mi piace definirlo, lo renderebbe soltanto banale e io non voglio, okay? Sei l’unico che può toccarmi, che può starmi vicino, hai capito? Guardami!»
Roddy spalancò gli occhi e si mostrò a Mike in tutta la sua fragilità.
«Non devi mai, mai, mai piangere per uno stronzo come me, chiaro? Non voglio che tu stia male, andiamo!»
A Roddy sfuggì un singhiozzo e non riuscì a trattenersi, trascinando Mike su di sé e abbracciandolo forte. «Davvero sono l’unico?»
«Ma certo! Lo sai come sono, no?»
Il tastierista annuì.
Mike si scostò per poterlo guardare ancora in viso. «Grazie per avermi detto qualcosa che non sapevo di te. Custodirò il tuo segreto e tu custodirai il mio.»
«Certo, Mike, ci mancherebbe…»
Il cantante scosse il capo e si lasciò sfuggire una risatina isterica. «Come cazzo puoi essere innamorato di me? Sono una merda! Mi comporto da coglione, tratto tutti male, sfotto i miei compagni di band e i membri degli altri gruppi, combino cose schifose, ho passioni strane, sono completamente fuori di testa e non so assolutamente cosa significhi amare qualcuno, prendersene cura, insomma…»
Ma Roddy scosse il capo e un dolce sorriso gli increspò le labbra sottili. «A me non importa» affermò.
«Sul serio, Roddy…»
Il tastierista gli prese il viso tra le mani e lo fissò con estrema serietà. «A me non importa, okay? Io voglio solo che tu stia bene.»
Mike gli sorrise e inclinò il capo, andando incontro alle labbra del tastierista.
Si scambiarono un bacio dolce, tenero, lento.
Era accogliente come l’abbraccio che non riuscivano a interrompere.
Poi Mike si sollevò appena e gli rivolse un ghigno divertito. «Mi dici cosa vuoi, ora?»
Roddy sostenne quell’occhiata penetrante e ricambiò il sorrisetto. Si accostò al suo orecchio, mentre le sue mani scivolavano lungo le braccia ben tornite del cantante. «Hai presente quella maglietta?» bisbigliò, facendosi audace.
«Come potrei dimenticarla?»
«E cosa diceva?» chiese ancora Roddy, sollevando appena il bacino verso l’alto, in modo che andasse a scontrarsi con quello di Mike.
Quest’ultimo rise appena. «Diceva Mike Patton, scopami
Roddy annuì e tornò a incrociare il suo sguardo. «Fallo
Le mani di Mike si serrarono attorno ai suoi fianchi e la sua espressione si fece feroce, da cacciatore, da dominatore.
Roddy si lasciò sfuggire un gemito e schiuse le gambe, permettendogli di sistemarsi meglio contro di lui.
Socchiuse appena le palpebre e affondò con la nuca nel cuscino.
«Fallo» ripeté.
 
 
 
 
It's me, I'm a freak, but thanks for loving me 'cause you're doing it perfectly.
[Adam Lambert, Whataya Want From Me]
 
 
 
 
 
 
♥ ♥ ♥
 
Carissimi lettori, eccomi qui con il sequel di Swallow, che ve ne pare?
Qui ho voluto dare una piccola rivincita al povero Roddy, dato che molti di voi hanno provato pena per lui nella scorsa storia XD
Ho voluto anche mettere in luce le debolezze di Mike e il fatto che si sia permesso di mostrarle soltanto a Roddy. Mi piace pensare che il tastierista per lui sia veramente speciale, insomma, che rappresenti qualcosa di più, anche se il loro rapporto continua a non essere per niente definito.
Sappiamo che Roddy lo ama, ma questo si poteva facilmente intuire… ma Mike cosa proverà realmente?
Bene, devo darvi qualche spiegazione, come mio solito!
La storia della maglietta, come già detto, è tratta da un evento accaduto realmente: durante un concerto dei Faith No More nei primi anni Novanta, una fan lanciò sul palco una t-shirt con su scritto Mike Patton, scopami!; Roddy la raccolse e, dopo aver ricevuto il consenso di Mike, la indossò durante il concerto successivo!
Per quanto riguarda la singolare presentazione dei musicisti di cui ho raccontato, anche qui ho preso spunto da un evento realmente accaduto, anche se credo sia capitato molto prima rispetto alla faccenda della maglietta ^^
Jim Martin è stato il chitarrista dei Faith No More dal 1983 al 1993, lasciando poi la band per scontri tra lui e il resto dei membri del gruppo.
Quando Mike elenca tutti i suoi difetti e le sue peculiarità piuttosto bizzarre, non ha inventato nulla: è un personaggio realmente particolare, chi mi segue sa quante cose abbia combinato XD
Roddy Bottum, tastierista dei FNM, si è dichiarato omosessuale nel ’93 durante un’intervista, perciò ho deciso di “sfruttare” questa verità a mio favore XD
Questo e gli altri riferimenti a fatti realmente accaduti di cui ho parlato sopra li ho tratti da articoli trovati su Google e dalla biografia Epic. Genio e follia di Mike Patton scritto da Giovanni Rossi.
Tutto il resto è ovviamente frutto della mia immaginazione (e che immaginazione che ho, AHAHAHAH)!
Mi auguro davvero che vi sia piaciuta, ho voluto inserire una buona dose di fluff, ma ovviamente non potevo non inserire qualche sclero tipicamente pattoniano XD
Non poteva essere semplice per lui interagire con Roddy, perché ha sempre questo modo di fare così riservato e chiuso, per niente incline a mostrare le sue debolezze e i suoi sentimenti :D
 
Questa storia prende spunto dal seguente pacchetto del contest “Elements”:
 
Elemento Fuoco
Prompt generico: Passione
Prompt aggettivo: Accogliente
Prompt azione: Accoccolare
 
Le citazioni all’inizio e alla fine del racconto fanno parte dell’elenco “Canzoni” dell’Infinity Prompt Challenge indetta da HarrietStrimell.
Il titolo della storia è tratto dal testo del brano Underwater Love dei Faith No More, estratto dal primo album con Mike alla voce, The Real Thing del 1989.
 
Ringrazio tutti coloro che hanno avuto la pazienza e il coraggio di arrivare fin qui e di seguirmi nell’ennesima storia sulla mia OTP suprema del fandom!
Fatemi sapere cosa ne pensate, vi prego!
E grazie anche solo per aver letto ^^
Alla prossima ♥
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Faith No More / Vai alla pagina dell'autore: Kim WinterNight