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Autore: Melanto    20/02/2020    5 recensioni
[Storia scritta per la FlashChallenge: bacio del gruppo facebook 'Il Giardino di EFP']
Una squadra di calciatori all'ultimo anno di liceo, tre manager e due giorni di ritiro in solitaria come regalo del loro mister prima che gli esami li assorbano del tutto e il diploma li catapulti nel mondo degli 'adulti'.
Due giorni per godere appieno di quella adolescenza che sta per tramontare. Benvenuta maturità... o quasi.
«Siamo soli, quindi?»
«Così pare.»
«E allora direi che possiamo scatenare l'inferno!»
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Kumiko Sugimoto/Susie Spencer, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Shingo Takasugi/Bob Denver, Yukari Nishimoto/Evelyne Davidson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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So, kiss me - #5

Note Iniziali:

Questa storia partecipa alla Flash Challenge: Bacio indetta dal gruppo facebook ‘Il Giardino di EFP’.

 

 

 

 

 

 

 

- V: Quisiera… -

(prompt #23: immaginare un bacio)

 

 

 

 

 

 

 

Comunque, un pallone leggero lo hanno portato lo stesso sulla spiaggia: se non possono giocare sui ciottoli, possono farlo almeno in acqua. Ed essere addirittura acrobatici.

«Rovesciata!» esclama Ryo scalciando un piede in aria che solleva una cascata sugli altri che gli stanno attorno. Col piede non la prende, ma fa centro pieno col culo.

«Io direi ‘chiappata’.» lo sfotte Nakazato.

Fuori dall’acqua sono rimasti solo in tre: lui, Taro e Yuzo.

Mamoru è proprio quest’ultimo che cerca con lo sguardo, girando la testa a sinistra: se ne sta con le ginocchia piegate a guardare il mare.

Il portiere s’è schiodato dall’asciugamano e ha nuotato a lungo solo perché Taro è andato a recuperarlo con quei modi che ti convincono a fare qualsiasi cosa, e poi è rimasto a parlarci per parecchio, riuscendo a metterlo a suo agio come, evidentemente, loro non sono stati capaci di fare. Eppure, anche ora continua a stare un po’ sulle sue, ma meno di quando sono arrivati alla spiaggia.

Non ha la certezza di cosa gli passi per la testa, però una sua idea se l’è fatta, e Hajime e Teppei sembrano pensarla uguale. Questo lo incuriosisce. Ma c’è da dire che Morisaki lo ha sempre incuriosito, dalla prima selezione per la Nankatsu a quella sua venerazione per Genzo. Con i ragazzi, per scherzare, hanno sempre detto: ‘trovati qualcuno che ti guardi come Morisaki guarda Wakabayashi’. Solo che, da qualche tempo, Mamoru sta pensando che non vuole che sia uno qualunque a guardarlo così.

Vuole che sia proprio Yuzo.

Senza stare a rimuginarci ancora, si alza e afferra il telo, portandolo accanto al portiere, che per tutto il tempo ha avuto lo sguardo un po’ verso il cielo e un po’ verso il mare.

Prende posto e per una volta se ne frega di apparire invadente.

«Stai a vedere se tra un po’ non faranno la guerra delle Spade Laser.» Anche se non si volta, sente che il compagno sghignazza e la soddisfazione gli dà una sensazione euforica. «Non ti unisci?»

«Per carità. Sono già comici così.»

Yuzo stringe un po’ di più le ginocchia al petto.

Mamoru percepisce una sensazione di difficoltà, da parte sua, nello stare nudi e vicini, quando è sempre stato normale, tra la condivisone di spogliatoi, docce e camere d’albergo. La prende come una conferma in più alla propria idea. Lui, invece, distende le gambe senza alcuna paura di mostrarsi. È un modo per fargli capire che ‘okay, stiamo rilassati, non ci sono problemi, non vergognarti’. Anche se non si sono mai frequentati molto, soprattutto da soli, si conoscono da troppo tempo per stare ancora alle cerimonie.

Addosso, gli occhi di Yuzo sono un bacio timido, di quelli dati dietro le porte, che gli altri non devono vedere e hanno la consistenza della carta di riso degli shoji. Mamoru può immaginare il tocco leggero delle labbra che gli sfiorano le gambe, il ventre, le spalle. Lo percepisce con la vista periferica mentre simula di guardare gli amici e sogghignare per la loro idiozia. Ma sulla pelle cammina qualcosa di caldo e non è il sole, che di solito colpisce dritto in faccia, mentre questo è un calore discreto che vorrebbe soffermarsi di più su alcuni punti, ma poi ha vergogna di sé e scappa via. Scivola, come la seta.

Mamoru è sereno, perché quello non è un bacio che eccita ma che coccola, e lui ne vorrebbe a palate così. E vorrebbe voltarsi per scoprire che sguardo ha Yuzo negli occhi quando lo osserva. Poi si accorge che la magia è finita e Morisaki si è girato di nuovo con un gesto brusco.

«Che stavi ascoltando?» domanda allora per ravvivare la conversazione.

Yuzo ha una sola cuffietta all’orecchio mentre l’altra l’ha tolta quando l’ha visto arrivare. Lui prende quella libera e la indossa. Preme play sul lettore che Morisaki ha ancora tra le mani e la schitarrata elettrica gli invade l’orecchio, lasciandolo un attimo stordito. Raddrizza la schiena, guarda il portiere con occhi spalancati per la piacevole sorpresa.

«E questo rock duro? Non ti facevo il tipo!»

Yuzo distoglie lo sguardo. «Ascolto un po’ di tutto.»

«E chi sono? Fammi vedere…» Gli prende il lettore dalle mani e fa praticamente come se fosse a casa sua con gli spazi del portiere. Un modo per provare a fare breccia nello strano muro che sta sollevando un pannello per volta.

La playlist restituisce il nome di un gruppo che non conosce, ma sentire questo tizio che canta a squarciagola che ‘i suoi mostri sono reali e sono allenati a uccidere’ non gli sembra sia la colonna sonora ideale per quel momento, per il luogo in cui sono e per i silenzi del compagno. Allora si mette a smanettare alla ricerca di qualcosa di più allegro, giusto per risollevare il mood.

«Ma le hai divise per genere?! Cazzo, quanto sei preciso?»

«Mi piace l’ordine.»

«Così maniacale fa un po’ serial killer!» ride nel mollargli una spallata. «E comunque, generi qui e lì, e non hai nemmeno un po’ di J-Pop?»

«Ghhh! A chi vuoi darlo? Non a me!»

«Cos’è questa mancanza di spirito nazionalistico?»

«Non è colpa mia se è brutto!»

«Però il pop lo ascolti comunque», nota mentre scrolla le canzoni nella cartella e una, in particolare, attira la sua attenzione. «Questa…»

«Ah, sì… L’avevo sentita da te. Era carina.»

Nella voce di Yuzo torna una leggera incertezza che ha il suono dell’imbarazzo, quello di chi si sente scoperto in qualcosa che doveva restare nascosto.

Potrebbe far finta di niente e passare oltre, ma Mamoru con queste cose ci va a nozze. Fa partire la canzone e la chitarra è dolce, un accompagnamento che col mare sta benissimo. Mare e pop latino sono come menta e mojito.

«Sai cosa dice?»

Yuzo solleva le spalle. «Mi pare di aver cercato il testo, tempo fa. Però alla fine queste canzoni si assomigliano un po’ tutte… sei la tipa dei miei sogni, sposiamoci, facciamo una barca di figli, evviva l’amor.»

«Rip per il romanticismo, Morisaki!»

«Non sono un tipo romantico.»

«Non l’avrei detto. Giuro. Cioè, ti facevo da cioccolatini e fiori a San Valentino.»

«Mi hai mai visto regalarne?»

Mamoru lo osserva più di quanto si è concesso fino a quel momento, tanto che Yuzo, dopo la soglia massima in cui i loro occhi possono stare in contatto, distoglie lo sguardo. «No, è vero. Non ti ci ho mai visto. Però lo hai ricevuto.»

«Be’, è buono. Lo mangio.»

Poche parole e in un paio di minuti Morisaki è riuscito a ribaltare parte delle sue convinzioni in maniera nuova e interessante. Più di quanto sperato. Di certo, non si sarebbe aspettato che in playlist avesse ancora una canzone che aveva suggerito lui un paio di anni prima.

Mamoru ne canticchia il ritornello, in cui, sì, c’è la tipa dei sogni, più figa di tutte le fighe, ma è quella semplice frase, quel ‘vorrei averti ogni primavera, per amarti a modo mio’ che gli è sempre rimasto in testa. Ora un po’ ne capisce il perché.

«Hai una bella pronuncia… Lo hai imparato da quei tuoi cugini che vivono in Spagna?»

L’ammirazione nel tono di Yuzo gli dà un formicolio alla schiena.

«Sì, anche se non lo parlo benissimo. Però è divertente, e posso cantare a squarciagola ‘facciamo una barca di figli’ senza che nessuno capisca.»

La risata di Yuzo è inaspettata, sincera e piena; di quelle che non gli sente da un po’. Sono state il campanello d’allarme, ciò che gli ha fatto capire che c’era qualcosa che non andava: Yuzo ha smesso di ridere e lui se n’è accorto. Non era ciò che si sarebbe aspettato da sé stesso e un po’ ne è rimasto sorpreso, ma è stata la conferma di voler vivere l’Effetto Morisaki sulla propria pelle.

In silenzio ascoltano il resto della canzone, guardando verso la spiaggia.

Shingo è uscito dall’acqua e ha raggiunto Misaki, si sta asciugando col telo che abbandona sulla spalla. Gli altri sono ancora a fare gli stupidi quando vengono raggiunti dall’eco della voce di Iwami: «Ecco l’elica del sottomarino!»

«No, niente Spade Laser», sospira Yuzo. «Hanno scelto Caccia a Ottobre Rosso

Mamoru si fa scoppiare una risata in bocca. «Dovrebbero vederli le manager. Chissà che penserebbero…»

«Non oso immaginare Yukari.»

«Nemmeno io!» L’occhiata che scambiano è divertita e lui cerca di farla durare il più possibile perché Yuzo appare finalmente tranquillo. «A proposito, chissà che stanno facendo.»

«Non avevano detto che sarebbero andate in paese?»

«Be’, magari sono addirittura già rientrate.»

Quello che accade dopo è tutta una sequenza talmente perfetta che lui non ha neppure modo di opporsi.

Mamoru sente solo l’allegro e squillante: «Ragazzi!» e vede Shingo avvolgersi l’asciugamano attorno ai fianchi con la fluidità d’un matador con la muleta, Yuzo che aspira un ‘occazzo!’ e gli lancia addosso la sua maglia, mentre copre sé stesso con i pantaloncini. Dall’acqua arrivano strilli da galline scannate e il mare viene sollevato e spruzzato dappertutto mentre Ryo grida: «Questa non è un’esercitazione! Niente panico!»

Lui guarda la maglietta di Yuzo e non capisce tutto questo pudore. Insomma, per lui non è mica un problema se Kumi gli vede il pene: è un maschio, ce l’ha. Al massimo potrebbe venire fuori una lezione di biologia. Ma quando prova a dire la sua, Yuzo lo ha già crocifisso con un’occhiataccia.

«Okay, okay…»

Kumi piomba tra loro sempre splendida come il sole e carica di allegria.

«Ah! Ma allora era questo l’allenamento segreto?!» Li prende in giro, portando le mani ai fianchi. In un attimo è arrivata a riva. «L’acquagym?! Siete degli imbroglioni! Posso unirmi?» E mentre lo dice si è già tolta la maglietta.

«No!» tuona Ishizaki. «Non stiamo facendo acquagym! Questo… questo è un rituale. Un rituale… dei monaci buddisti del… Tempio di… Kawasaki Daishi!»

«Un rituale?»

«Sì! Un rituale! Una cosa tipo…  tipo yoga, no? Dove dobbiamo… ehm… celebrare il… nostro… nostro…»

«Vigore!» suggerisce Urabe.

«Sì, vigore! Il nostro vigore e la nostra gioventù…»

«…bruciata.»

«Zitto, cazzo!»

Kumi annuisce adagio. «Una cosa come… lo yoga tantrico

«Bravissima! Tantrico! Proprio quello! Ed è un rituale solo maschile, capisci? Tu hai la nonna che è una mezza santona e sai che se un rituale non viene completato come si deve, poi non è valido.»

«Uhm… e le donne non sono ammesse, eh?»

«Eh, no. Ma ti prometto che domani faremo il bagno tutti insieme! Prooomesso

La ragazza tergiversa qualche altro minuto, abbassa la testa, poi la alza.

«Okay. Meno male che con le altre senpai lo abbiamo fatto giù in paese. Allora vi precedo su, però non risalite troppo tardi, altrimenti Nishimoto-senpai si arrabbierà come al solito. A dopo!»

Così com’è arrivata, si gira e torna verso la scalinata che porta in cima alla scogliera. Indossa il reggiseno di un bikini a triangolo tutto colorato che le copre un seno tondo e perfetto che ha di sicuro scatenato una guerra nucleare sotto il pelo dell’acqua. Guarda verso di loro e Mamoru le capta un sorriso soddisfatto dietro al gesto innocente di saluto che rivolge a entrambi.

Lui risponde al saluto, aspetta di vederla sparire sulla scalinata e poi scuote il capo, masticando una risata sotto i denti.

«Dèi, che vergogna. Sapevo che era una pessima idea…» mormora Yuzo.

«No, nessuna vergogna. Quella è furba, oh se è furba.»

«In che senso?»

«Lo so io.»

Nel frattempo, Taro si è alzato e diretto verso la riva a passo lento. Gli altri sono ancora tutti allineati in acqua, non si arrischiano a uscire fino a che non sono certi di aver messo un po’ di tempo tra loro e la ragazza.

Nishio fischia. «L’abbiamo scampata bella.»

«Cazzo, e mi ero pure raccomandato! Quelle dannate, manager! Mai una volta che mi ascoltino! Perché quando era Tsubasa a dire cosa fare, lo stavano sempre a sentire?»

«Perché lui non aveva idee bislacche come le tue.» Misaki si ferma con l’acqua alle caviglie. Porta le mani ai fianchi e Ryo lo addita subito.

«E tu quando hai messo il costume?! Traditore!»

«Si chiama ‘farsi furbi’. E a proposito di idee bislacche, Mr. Yoga Tantrico, la prossima volta che scegli di nascondere in acqua le tue grazie, assicurati almeno che non siano così cristalline.»

Ryo rimane fermo per un istante, abbassa lo sguardo…

«…che figura di merda.»

 

 

 

 

 

 


 

 

Note Finali: SBIRCIONA KUMI: MISSION COMPLETE!!! XDDDD

I nostri eroi sono stati sorpresi dalla loro manager dall’occhio lungo che non solo li coglie in fallo (al vento), ma li piglia anche sottilmente per il culo e loro sono troppo fessi per capirlo. Tutti tranne Mamoru, perché anche Mamoru ha l’occhio lungo. Tra menti furbe ci si intende. XD

Mamoru che, zitto zitto, cerca di attaccare bottone con un Morisaki inspiegabilmente reticente e che pare aprirsi, ma giusto un pochino.

Una cuffietta, una canzone.

L’estate è fatta anche di quello :3

 

Ci rileggiamo domani!

Kumi confermerà le famose voci?! XD

 

PS: le due canzoni di cui parlo nel capitolo sono Monsters degli Shinedown e Quisiera dei CNCO! :3 (due cose totalmente DIVERSE XDDD)

 

 

   
 
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