Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: Melanto    21/02/2020    7 recensioni
[Storia scritta per la FlashChallenge: bacio del gruppo facebook 'Il Giardino di EFP']
Una squadra di calciatori all'ultimo anno di liceo, tre manager e due giorni di ritiro in solitaria come regalo del loro mister prima che gli esami li assorbano del tutto e il diploma li catapulti nel mondo degli 'adulti'.
Due giorni per godere appieno di quella adolescenza che sta per tramontare. Benvenuta maturità... o quasi.
«Siamo soli, quindi?»
«Così pare.»
«E allora direi che possiamo scatenare l'inferno!»
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Kumiko Sugimoto/Susie Spencer, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Shingo Takasugi/Bob Denver, Yukari Nishimoto/Evelyne Davidson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
So, kiss me - #6

Note Iniziali:

Questa storia partecipa alla Flash Challenge: Bacio indetta dal gruppo facebook ‘Il Giardino di EFP’.

 

 

 

 

 

 

 

- VI: Trovare la strada -

(prompt #2: bacio sulla fronte)

 

 

 

 

 

 

 

Il sospiro che le scivola tra le labbra è di pura soddisfazione e benessere.

Quella doccia, appena rientrate dal loro giro in paese, è stata il toccasana di cui aveva bisogno per togliersi di dosso il sole e la salsedine.

Si sono divertite, loro tre. Tanto che anche Yukari le è sembrata più serena e meno acida. Hanno girato per il paesino che affaccia sul mare della Baia di Suruga, si sono fatte il bagno in una spiaggetta graziosa e tranquilla dove c’erano giusto qualche famigliola e qualche turista straniero e poi hanno terminato mangiando un gelato sedute sul piccolo molo, dove le uniche barche erano a remi o piccoli pescherecci. Hanno anche diviso dei takoyaki fatti da un banchetto di street food posizionato proprio fuori dal pontile. Il polipo era freschissimo e il sapore non aveva nulla da invidiare a quelli originali di Osaka.

Durante il giro, ne ha approfittato per comprare qualche souvenir per suo padre e Atsushi – altrimenti chi se li sente che non ha portato loro neppure un pensierino? – poi uno per la mamma e qualche cartolina da spedire a Yoshiko e Yayoi.

Ne ha presa anche una terza che vorrebbe mandare in Brasile, a Tsubasa. Però non sa se la spedirà. Insomma, lui è lì ad allenarsi tutti i giorni e lei gli invia una cartolina dove si stanno divertendo? Le sembra davvero fuori luogo. Forse sarebbe meglio consegnargliela a mano quando tornerà in Giappone.

Un respiro profondo le scappa dal petto, mentre si ferma sul pianerottolo che divide il piano superiore dove ci sono le camere, da quello inferiore dove ci sono la palestra, le sale comuni, cucine e bagni.

Perché deve sempre farsi paranoie per tutto?

Credere che qualsiasi scelta sarà quella sbagliata e magari dargli noia in qualche modo… O forse è solo la paura di non ricevere risposta, di non sentire l’interesse da parte di Tsubasa. La distanza sa mettere dubbi che quando sono insieme non la sfiorano nemmeno di striscio. Pensa che non si abituerà mai a quella condizione nonostante siano già passati tre anni e lo sguardo si abbassa sulla cartolina che ha portato al petto, dove lo scorcio del paese e della baia, proprio l’angolino del molo con le sue barchette, sembra sospeso nel tempo. Tra tutte ha scelto quella di proposito: la sospensione le ricorda la loro storia, in bilico su distanze che appaiono insormontabili ogni giorno che passa. Lei vorrebbe averlo vicino, sentire che è orgoglioso dei suoi risultati, affrontarli insieme. E a sua volta vorrebbe sostenerlo negli allenamenti, nei traguardi luminosi che lo aspettano. Non può fare e avere niente di tutto ciò e allora che diavolo di paranoie si sta facendo per una dannata cartolina?

«Sì, mister. È tutto a posto, non abbiamo combinato ancora nessun danno irreparabile, stia tranquillo.»

Sanae riconosce la voce di Shingo e resta ferma sul pianerottolo. Fa capolino, vede che il ragazzo è ancora in tenuta da mare, con l’asciugamano sulla spalla.

«Sono appena rientrato dalla spiaggia della struttura, gli altri sono rimasti lì, ma c’è Taro con loro, non si preoccupi… Giuro solennemente che non stiamo battendo la fiacca. Ci siamo allenati molto questa mattina e poi… nel pomeriggio abbiamo svolto una sessione speciale in acqua.»

Sì, adesso si chiama ‘sessione speciale’. Shingo, sei un paraculo. Sanae si tappa la bocca con la mano per trattenere la risata.

«D’accordo, mister. Allora ci sentiamo domani. Grazie di tutto.»

Takasugi chiude la conversazione e Sanae non si palesa subito, ma resta ad aspettare che si accorga di lei, appena farà per salire le scale.

Il cellulare del ragazzo emette il trillo di un messaggio. E poi un altro, e un altro ancora. Sono tipo quattro o cinque, tutti in sequenza. Sanae perde il conto, ma sogghigna. Oddio, ma quanto è insistente la ragazza di Bear?! Se adesso lo becca in atteggiamenti da scolaretta innamorata lo sfotterà a vita.

Invece Shingo guarda il display con le notifiche, ma non ne apre nessuna. Affonda invece una mano nei capelli corti e serra il cellulare con l’altra. Un grosso respiro, e poi un secondo che emette un rumore graffiato. Con quel ‘plin-plin’ che diviene penetrante e fastidioso al punto tale da spezzare anche la pazienza secolare di Shingo Takasugi.

«Porca puttana, esci dalla mia vita!»

Il ruggito precede lo schianto del telefono lanciato contro il muro. Uno schianto che spacca il vetro dello schermo in mille pezzi.

Sanae non trattiene un urletto di sorpresa e poi si copre la bocca, ma è troppo tardi. Shingo alza la testa, la vede e restano a fissarsi per degli attimi lunghissimi in cui sono immobili come statue ed entrambi sconvolti.

«Sperare che tu finga di non aver visto niente è chiedere troppo, vero?» Shingo fa scivolare il telo dalla spalla fino a che non tocca terra.

Sanae resta ferma per un altro istante e non sa neppure cosa rispondere. Infine, scende piano piano fino a metà scalinata, restando rasente al muro.

È la prima volta che vede Shingo così fuori di sé; alle elementari e alle medie ha avuto qualche scatto in campo, ma si è sempre saputo controllare, perché non è un violento, ma una montagna pacifica, consapevole della propria forza.

«Una semplice litigata con la ragazza non giustifica un gesto così.»

«Non dire che è la mia ragazza, mi viene da vomitare. Chiamala con il nome che merita: sanguisuga.»

«Be’, lo hai detto tu che-»

«Non parlavo di lei.»

Sanae inarca un sopracciglio e incrocia le braccia al petto. Lo guarda fisso e fatica a riconoscere la persona seria e posata di cui è molto amica. «Quante ne hai, Shingo? Vedi che se stai tenendo il piede in due scarpe, non approvo per niente, okay? E non ti facevo il tipo!»

«Non lo sono infatti.»

«E allora cos’è sta storia?»

Bear fa scivolare le mani dalla testa fino alla nuca e lì ne intreccia le dita, chiudendo i gomiti in avanti. Prende un lungo respiro prima di avvicinarsi e se non è lei a scendere, allora è lui a salire un paio di scalini per poi appoggiarsi di schiena al muretto del corrimano. Sanae è al muro opposto.

«La sanguisuga l’hanno scelta i miei», dice, sollevando una spalla.

Sanae collega la frase con un secondo di ritardo e l’espressione severa per ciò che ha pensato si scioglie in incredulità assieme all’incrocio delle braccia che abbandona lungo i fianchi. «Ti hanno combinato il matrimonio?»

«Benvenuti negli anni 2000 del moderno Giappone. Alla mia sinistra potete ammirare gli smartphone di ultima generazione navigare a 1Gbps, e alla mia destra le relazioni sociali appena uscite dai fottutissimi anni Quaranta del 1900!» Shingo ironizza, ma l’amarezza che gli storce la bocca sull’ultima imprecazione la mette davanti a un avvilimento di cui fino adesso non si è mai accorta. È stata troppo presa dal suo piccolo dramma personale per notare quelli degli altri.

«Non lo sapevo…»

«A parte Taro e i ragazzi della Shutetsu non lo sa nessuno.»

«Da quanto va avanti?»

Bear butta fuori l’aria e si lascia cadere a peso morto sullo scalino, le gambe lunghe arrivano fino a toccare il pavimento. Sanae, con la stessa lentezza, gli si siede accanto.

«I nostri genitori si sono accordati che ero in prima media. I Takasugi non fanno mai le cose di fretta e a caso, se le studiano per anni. Questa chissà da quanto la stavano preparando, magari da prima che noi nascessimo. Dovrebbero farsi curare. Ma a quell’età, sai, che ti frega? A me interessava solo continuare a giocare. Che cazzo ne capivo, eravamo troppo piccoli, quindi non ci ho dato peso. Almeno fino all’inizio del liceo…» Shingo cambia tono ed espressioni più volte. Si arrabbia e poi si calma fino a rassegnarsi. «Hanno pensato che fossimo ormai grandi abbastanza per iniziare a conoscerci meglio, a frequentarci. Le cose, per quanto non mi facessero sprizzare gioia, andavano. Anzi, da un lato pensavo ‘ehi, così non devo perdere tempo’. Non avevo nessuna esperienza dello stare con una ragazza, non sapevo quanto i sentimenti fossero fondamentali. Io giocavo, non mi ero mai innamorato. Pensavo sarebbe continuata a così.»

«E poi hai incontrato lei…»

La frustrazione sul volto di Shingo si scioglie in un sorriso che Sanae conosce bene: le spunta ogni volta che pensa a Tsubasa e, prima che sulle labbra, è nel cuore che nasce, pieno di dolcezza, gioia e amore.

«A una matinée, ci pensi? Io accompagnavo una mia cuginetta, lei il suo fratellino. Due liceali, seduti in un cinema alle dieci del mattino a vedere Frozen. Diavolo, l’abbiamo massacrato per tutto il tempo, così tra un pop-corn e una battuta. Ci siamo scambiati i numeri e poi, fuori dal cinema, ci siamo detti ‘dai, ci sentiamo’. Ero convinto che non l’avrei sentita mai più, e invece lei mi ha scritto, io le ho risposto, siamo andati a bere qualcosa e…»

«…e ti sei trovato fregato.»

«Nel mio caso anche in trappola.»

Quella è la sensazione che ha anche Sanae verso di lui. È come se vedesse delle sbarre sottili attorno alla sua figura massiccia. Un Orso che la sua stessa famiglia ha chiuso allo zoo: gli fanno credere di avere libertà, ma è sbarrata da confini stretti e recinzioni.

«Hai provato a dire ai tuoi che ti sei innamorato di questa ragazza? Magari se vedono che sei sincero-»

«Lo sanno. Gliel’ho detto all’inizio di quest’anno e non l’hanno presa bene. Forse la colpa è anche mia, sono stato troppo ottimista. Okay, la mia famiglia ha una memoria storica che risale agli shogun, sono dei nazionalisti che rasentano la xenofobia, però… pensavo che, sai, per il figlio forse si potesse fare un’eccezione… A quanto pare il nome della famiglia vale di più.»

Per quanto voglia mostrarsi in grado di affrontare tutti i problemi, la sua solidità scompare e lui crolla in avanti, poggiando la fronte sulle sue gambe chiuse.

«Non so che cazzo devo fare, manager. Mi sento stanco morto. Non ho ancora diciotto anni, che si aspettano da me?!»

Sanae accenna un sorriso e gli accarezza la testa.

«Lei che ne pensa?»

«Capisce bene la mia posizione e l’ha accettata, ma… questo non è giusto. Non è giusto per lei, non è giusto me e non è giusto neppure per la sanguisuga!»

«Poverina, potresti non chiamarla così? Non è bello per niente essere il terzo incomodo. Magari lei a te ci tiene.»

«Sì, lo so e hai ragione, però…» Shingo si solleva di nuovo, indica il telefono ancora abbandonato a terra, contro lo spigolo del muro. «L’hai vista anche tu come mi tartassa! Non mi dà tregua! Ti prego, fammi respirare, cazzo! Dammi aria!»

«Lo sa che ami un’altra?»

«Certo! È anche per questo che mi sta addosso e vuole controllarmi in tutti i modi! Ogni istante che non le scrivo, pensa che sia con Fawziya!»

Sanae scrolla la testa e sbatte in fretta le ciglia. «Fawziya?» assottiglia lo sguardo e lascia affiorare un sorrisetto furbo. Conosce Shingo abbastanza bene da sapere che ha sempre avuto un debole per le ragazze straniere e la motivazione al perché la sua famiglia, così tanto chiusa nei canoni giapponesi, si sia opposta diviene palese. «Di dov’è?»

Bear risponde con un’occhiata colpevole.

«Shingo… mi devo preoccupare?» insiste, trattenendo strenuamente quel sorriso che vorrebbe scappare dalle labbra serrate.

«Se dici che me la sono cercata, mi incazzo…»

«Di dove diavolo è?!»

«Afghanistan…»

«Bear!»

«Sì, sì! Lo so!»

«E se lo sai allora perché?!»

«Perché non posso precludermi la vita solo per far contenti i miei! Perché davvero non l’ho cercata! Perché… perché lei è bellissima e la sua famiglia è così accogliente che mi fanno vergognare di come si comporta la mia!» Shingo sostiene il viso con entrambe le mani. Ha i gomiti sulle ginocchia, l’espressione abbattuta.

Sanae torna ad accarezzargli la testa in un gesto affettuoso in cui gli scompiglia e sistema i capelli già corti e spettinati dall’acqua del mare e dal sole.

«Si direbbe che ne valga proprio la pena, eh.»

«Già…» Bear la lascia fare e le concede un altro, raro sorriso da che hanno iniziato quella conversazione. «I suoi non sanno tutta la situazione e noi siamo consapevoli di non poter andare avanti così in eterno. Però io non so come uscirne se non sbattendo la porta. Non vorrei arrivare a questo punto, ma se non ho altra scelta lo farò. Confido nel professionismo dopo il World Youth per poter avere un futuro, anche se da solo.»

Sanae lo vede tirare su la schiena, essere di nuovo il solido Takasugi, quello che nemmeno le spallate spostano dalla sua posizione.

«La cosa che più mi fa incazzare è che, se solo i miei non fossero così idioti e ci lasciassero stare, magari, chissà, uscirebbe fuori che non siamo fatti per stare insieme. A quest’età tutto nasce e muore in fretta, figurati una storia. E invece loro più cercano di tenerci alla larga, più mi fanno desiderare di stare con lei.»

«E con la sanguisuga come la metti?»

«Ah, adesso la chiami così anche tu?»

Sanae incrocia le braccia con uno sbuffo. «Non so come chiamarla, altrimenti!»

«Ho cercato in tutti i modi di convincerla a rompere il nostro fidanzamento. Volevo che fosse lei a farlo, così da non farle pesare il ‘disonore’, ma niente. È succube della sua famiglia e allora toccherà a me mettere la parola fine per tutti. Fawziya però ha detto di aspettare la fine del World Youth e di pensare solo a quello e agli esami.»

«Per dire una cosa simile e anteporre la tua tranquillità alla sua, deve amarti molto anche lei.» Un punto di vista che Sanae comprende. Le sembra di rivedersi nelle scelte di questa ragazza venuta da lontano. Rivede la decisione di legarsi a Tsubasa nonostante abbia sogni troppo forti e troppo grandi che a volte la schiacciano. Rivede il continuo dirsi di aspettare e sopportare le distanze un po’ per entrambi. Rivede la voglia che avrebbe di stare insieme e non poterlo fare. E chissà quanti dubbi e quante incertezze e magari anche nottate a piangere. Ma d’improvviso si rende conto di non essere affatto sola in questi sentimenti. Oltre agli amici, ha la sua famiglia e quella di Tsubasa ad appoggiarla e sostenerla.

Ma Fawziya e Shingo?

Finirà davvero con le porte sbattute?

«Quasi quasi le mie pene d’amore sembrano cretinate da ragazzini…»

«Nah! Ogni problema è importante. Tu devi solo capire che la distanza non è altro che una questione mentale.» Shingo le pungola la fronte con l’indice. «Te l’avrò detto mille volte!»

«Sì, e i chilometri?!»

«Ma per quello basta un aereo!»

«Non provarci.» Sanae stringe gli occhi minacciosa e l’Orso sghignazza, poi si volta verso il telefono e sospira. Si alza, lo raccoglie, mentre con l’asciugamano fa sparire i cocci del vetro alla bene e meglio.

«Volevo fartela vedere, ma…»

«E pensi che mi accontenti di una fotografia? Fammela conoscere, invece!»

«Scordatelo, manager! Finirebbe per piantarmi su due piedi! Chissà che le diresti!»

«Ehi! Per chi mi hai preso?! Gran bella fiducia, la tua! Adesso ho davvero un sacco voglia di scambiarci due chiacchiere e stai a vedere se non lo farò! Ti pedinerò!» Sanae solleva furbescamente le sopracciglia, mentre Bear la guarda da sopra occhiali immaginari.

«Piuttosto, hai modo di chiamarla, ora? Almeno per avvisarla di come il telefono si sia sacrificato all’altare del tuo scazzo.»

«Suppongo mi farò prestare il cellulare da qualcuno dei ragazzi.» Shingo fa spallucce e Sanae sospira.

Dalla tasca dei pantaloncini estrae il proprio.

«Non aspettare il ritorno di quella banda di debosciati. Chiamala.»

Bear esita e la guarda con una punta di imbarazzo che la fa ridacchiare.

«Adesso non fare il timido, ché non ci crede nessuno! Prendilo, ma promettimi che non lo farai volare dal balcone!»

«Grazie.»

Ma nel momento in cui Shingo allunga la mano, Sanae sposta la sua e solleva di nuovo le sopracciglia. «Me la fai conoscere?»

«Ho detto scordatelo.»

«Che antipatico!»

Gli cede il cellulare, ma resta seduta sulle scale. Shingo si allontana solo di qualche passo, prima di fermarsi e tornare indietro. Le lascia un bacio sulla fronte e uno sulla testa prima di avvolgerla tutta in un abbraccio stretto, pieno di gratitudine.

«Vedrai che si risolverà per il meglio, Orso. Se c’è qualcuno che può affrontare una situazione così difficile senza farsi abbattere, quello sei tu.»

«Stai a vedere se in mezzo a questa manica di idioti, quello serio sono davvero io. Ma chi ci crede?»

Sanae lo osserva prendere la via che porta al retro della struttura, probabilmente per fare la sua telefonata in tutta tranquillità.

«Ehi, ma quello è Takasugi? Se lui è tornato dove sono gli altri?» La voce di Yukari sorprende i suoi pensieri. Ne sente il passo e non è da sola.

«Forse ancora alla spiaggia? Chissà quanto durava il rituale…» dice Kumi e Sanae trattiene una risata.

‘Rituale’?! Questa è opera di Ishizaki, ci scommetterebbe la vita.

«Sì, sono ancora alla spiaggia.»

Yukari ha un sobbalzo, nel momento in cui passano davanti alle scale. «Sanae! Ma che fai qua dietro?! Mi hai fatto prendere un colpo!»

«Parlavo con Shingo. Il mister lo ha chiamato, voleva sapere se fossimo ancora tutti vivi e vegeti.»

Yukari alza gli occhi al cielo, mentre Kumi, un passo dietro di lei, si illumina appena la vede. L’espressione furba e maliziosa che vuol significare una sola cosa.

Quella piccola disgraziata ci è riuscita!

«Ah! Al solito! E meno male che Kumi gli ha detto di tornare presto! Chissà a che ora si presenteranno e noi dobbiamo preparare la cena. Sono irresponsabili, che hanno nel cervello?»

Yukari parte a raffica con una delle sue filippiche, ma lei sta guardando Kumi e il suo sorriso a dir poco smagliante.

Con gli occhi, la kohai indica per dove Bear si è allontanato. Sanae capisce al volo.

Le sue mani e il labiale mimano un chiarissimo: ‘dieci e lode’.

«Ah! Lo sapevo!»

«Eh? Cosa? Che sapevi? Ma che state facendo vuoi due?! Vi scambiate segnali di fumo?! Che succede?!»

Yukari si guarda attorno, Kumi agita le mani e lei pensa che se una sanguisuga non ti si stacca dal culo, forse forse non è solo per una questione di famiglia.

 

 

 

 

 

 


 

 

Note Finali: E ALLOOOOOORAAA?! XDDD

Kumi ha portato la buona novella, annunciaziò annunciaziò XD

E quindi si svelano un po’ di arcani, a questo giro di valzer, in cui la vacanza allegra, assume i toni del teendrama che a quell’età tutti ci troviamo sempre ad affrontare, perché c’è, fa parte di noi. E quando io ero adolescente, deh, se ne sentivo di cose (non matrimoni combinati perché da noi non ci sono, ma in Giappone ancora sì).

Ora sappiamo perché Shingo a volte era di pessimo umore (e non gli appiopperò mai una giapponese, a meno che non sia Sanae, sorry not sorry XD), e la situazione non è proprio meravigliosa, però, dai, viva l’ottimismo.

Il ragazzo ha le qualità.

Tante. XD

Ne uscirà fuori!

 

Un’altra cosa che è uscita fuori è la lunghezza di ‘sto capitolo che, mon dieu, è venuto decisamente più lungo degli altri \O/ Scusate! Mi doserò, giuro!

Ma… oh! Siamo a metà storia! **

 

A domani! :3

 

PS: oggi proprio le admin de Il Giardino di EFP hanno annunciato che la challenge sarà prorogata fino al 15 Marzo, e hanno dato pieno accesso anche alle oneshot e alle minilong (XD cioè praticamente alle storie come questa! LOL Mi sa che gliel’abbiamo chiesto in tanti LOL).

Ciò significa che la storia terminerà il 27 Febbraio, mantenendo il ritmo di un capitolo al giorno (così me la tolgo in fretta dai piedi e voi non dovete aspettare XD).

 

 

   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: Melanto