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Autore: Storytime_Love    23/02/2020    0 recensioni
Alec si trasferisce in un nuovo liceo, uguale a tenti altri tranne che per la presenza di un gruppo di ragazzi speciali, la corte dei dorati, guidati da un Re e una Regina. Bellissmo, carismatico, forte e inavvicinabile per Alec Magnus Bane non è un re ma un drago, il suo drago.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Family - 8


Il giorno dopo il capo lo chiamò in direzione, non che Alec non se lo aspettasse. Hai sempre lavorato bene, mi dispiace molto, capirai che l'immagine della compagnia, vorrei davvero, gli azionisti, due settimane di preavviso, se potessi prenderle di ferie... e Alec si trovò senza un lavoro.
Arrivò a casa presto e trovò Magnus con indosso lo spolverino nero stile Matrix, una felpa da danza corta e larga e pantaloni rossi, attillatissimi come al solito.

“Magnus, stai uscendo,” disse affermando l'ovvio.
“Come vedi. Vuoi venire anche tu?”
“Al lavoro con te?”
“Ma voi fratelli vi parlate mai? Oggi passa Max” spiegò Magnus poi notò lo sguardo interrogativo del suo ragazzo e continuò: “Hai presente le foto per Madzie? Sono venute un incanto, Maxi e bello quasi quanto te. Gli ho chiesto se voleva posare per me”.
“E lui ha accettato?” chiese Alec incredulo.
“Ovviamente no. Ma sai che so essere persuasivo”. Altroché se lo sapeva, aveva quel modo di guardarti, di parlare, che avrebbe convinto in pinguino a fare un safari in Africa. “Gli ho fatto notare che a sedici anni l'unico altro modo per guadagnare qualcosa è girare hamburger da McDonalds e che la sua ragazza avrebbe preferito uscire con un modello che con qualcuno che puzza di grasso. Inoltre con un singolo shooting guadagnerà più che in tre mesi da Mac. Quindi stasera indosserà un paio di cosine che ho scelto per lui”.
Magnus sospirò: “Avrei preferito te, ma non poteva funzionare”.
“Non mi avresti mai convinto, questo è certo”.
“Sottovaluti il mio ascendente su un certo Lightwood. No, il problema è che appena ti slaccio un bottone poi mi viene voglia di slacciarteli tutti e...”
Alec arrossì: “Andiamo, dai”. Prima che ti porti di là e addio photo shooting.

Quando arrivarono allo studio Max stava discutendo con Raphael.
“No, non puoi cambiare idea, ormai abbiamo pagato per lo studio”.

“Ma Raphael, mi sento male, ho la nausea, davvero”.
“Raphi, tesoro, preparagli un vodka tonic che gli passa” intervenne Magnus.
“Non chiamarmi così”.
“Come, Raphi o tesoro?”
“Nessuno dei due”.
“Come vuoi tu, bimbo mio”.
Raphael alzò le braccia al cielo e si diresse all'angolo bar.
“Davvero Magnus, un vodka tonic a un sedicenne?” intervenne Alec.
“Solo uno piccolo piccolo, preparo qualcosa anche per te se vuoi, così ti rilassi”.
Mentre il grande stilista portava Max nel camerino per mostrargli cosa doveva indossare Alec sentì arrivare un messaggio. Accese il telefono e rimase un attimo a fissare lo schermo. Ecco, perfetto. Spense tutto e si appoggiò a un tavolo di formica bianca, i pensieri tristi e confusi.
Dall'altra stanza veniva una cacofonia di voci, Max stava protestando energicamente e Alec sorrise, suo fratello non aveva alcuna possibilità, non contro Magnus e Raphael. I due avevano caratteri opposti, a prima vista potevano sembrare incompatibili ma in verità si completavano perfettamente: Magnus estroso, colorato e eccessivo, con la parlantina sciolta e i gesti svolazzanti, Raphael, silenzioso, serio, un po' burbero e totalmente dedito al lavoro, in comune avevano un ottimo gusto e un'innata eleganza.
Quando Max uscì, mezzo sospinto da Magnus, indossava una camicia di lino bianco semitrasparente con motivi che riprendevano le ceramiche tunisine su tutto il lato sinistro. Era aperta davanti mettendo in mostra una collana con un grosso turchese. Sotto aveva dei pantaloni blu oltremare, anch'essi di lino, arrotolati fino a metà polpaccio. Poi infradito di pelle e un orecchino, a clip sperava Alec, anch'esso di turchese. I capelli erano spettinati ad arte e gli occhi... era mascara quello? E un tocco di matita nera?
“Wow, sei uno schianto fratellino”.
“Ti odio, vi odio tutti”.
“Per oggi, proprio perché sei tu, andiamo di blue screen, la prossima volta però fotografiamo in esterni”.
“Non ci sarà una prossima volta Magnus, mi spiace”.
“Certo caro, certo”.
Magnus prese la reflex professionale e si misero al lavoro, Raphael aggiustava le pieghe degli abiti e lanciava occhiatacce ogni volta che Max provava a ribellarsi.
“Pensa alla tua bella Maxi, immaginala sul letto, ti invita a raggiungerla...”
Alec arrossiva per il fratello. Ma davvero era possibile che Max fosse già andato a letto con Sarah? Dalla sua espressione forse sì, finito qui avrebbe dovuto scambiare due parole col piccolo debosciato.
“Ok, adesso appoggiati alla sedia e guarda lontano, oltre l'orizzonte”.
“Siamo in una stanza Magnus, c'è il muro”.
“Non farmi perdere tempo,” fu il lapidario commento di Raphael. “Ho una vita da vivere”.
“Bravo piccolo, così. Adesso un po' più triste, ma guarda me. No per carità non me me, guardami come se fossi la cosa più meravigliosa del mondo, un po' di intensità”.
Ecco, quello non sembrava difficile, Magnus è la cosa più meravigliosa del mondo. Poi da lì aveva una visuale fantastica del suo fondoschiena.
Senza nemmeno girasi l'uomo allungò il braccio all'indietro puntandolo su Alec: “Non dicevo a te, cucciolo, tu puoi smettere di sbavare”.
Raphael nel frattempo era sparito. Ancora un paio di scatti poi Magnus decretò che aveva abbastanza materiale.
“Evviva, non ne potevo più”
“Hop, hop, dolcino, a cambiarsi”.
Max sgranò gli occhi disperato e Alec dovette scoppiare in una risata: “Hop, hop”.
“Vi odio ancora più di prima,” sentenziò dirigendosi verso il camerino.
La prima mise era, per gli standard di Magnus, classica, si rese con Ale. Forse l'aveva scelta per cercare di mettere a suo agio Max, perché quando il fratello uscì la seconda volta aveva uno sguardo avvilito, pantaloni stretch nero lucidi, una camicia di seta viola con ricami d'oro sulle spalle, un numero spropositato di collane, molto più eyeliner e un tocco di ombretto viola. Aveva anche un brillantino all'angolo dell'occhio destro.
“Abbassa le luci Raphi, poi il neon rosa da sinistra. No,aspetta, aggiungiamo anche una luce calda da sopra, un po' più sulla destra. Fantastico, pronto per una serata al night”.
Certo che il fratellino si era fatto proprio un bel ragazzo...
“Un braccio lungo il fianco, gambe leggermente più aperte, poco non così, non stai facendo ginnastica... guarda Raphael, sorridi. Più ammiccante, inclina un po' la testa, tutto nella tua postura deve invitarla a venire con te”.
“Ma è Raphael!”
“Se vuoi mi metto una parrucca bionda. Su, basta capricci”.
“Dai Raphi, è bravissimo per essere la prima volta. Invece di lamentarti prepara un drink colorato, ombrellino, arancia, tutto”.
“Ne ho bisogno, grazie”.
“Non da bere! Tuo fratello ha ragione, se hai sete ti porto un succo. Questo è solo da tenere in mano”.
Alec si stava divertendo un mondo. L'imbarazzo di Max era senza prezzo, on vedeva l'ora di mostrare il servizio fotografico a Jace: i fratelli si prendevano in giro impietosamente da anni, all'inizio avevano risparmiato Max in quanto troppo piccolo, ma ormai erano un paio d'anni che si era unito a loro, da quando aveva infilato un paio di slip di pizzo nella cartelletta di Jace, quella coi contratti da far firmare a Kevin Durant.
E poi vedere Magnus al lavoro era incredibile, era così preso, così eccitante...
“Se vuoi, per cinquanta euro, ti faccio qualche foto del fotografo al lavoro” disse Raphael che si era avvicinato in silenzio e lo fissava con un sorrisetto di sufficienza. Alec si trovò ad annuire senza nemmeno riflettere e fu ricompensato da una delle rarissime risate del ragazzo.
“Cosa combinate voi due là dietro?”
Nessuno dei due rispose.

Era stata una serata molto piacevole e sicuramente diversa dal solito, Alec era riuscito a mettere da parte, almeno per un po', i suoi problemi. In pizzeria Max, l'imbarazzo ormai dimenticato, aveva chiesto quando era previsto il prossimo servizio fotografico, poi aveva cominciato e parlare di come avrebbe speso i soldi guadagnati. Raphael lo guardava in silenzio, lo sguardo torvo di chi non riesce proprio a capire i giovani d'oggi, mentre Magnus proponeva cose sempre più assurde e totalmente inutili, un massaggio di coppia alle terme, un tatuaggio, perché non si faceva il buco, l'orecchino gli donava molto, poi poteva prendersi qualche ninnolo di varie fogge... Oppure, aveva mai provato il paracadutismo? E' una sensazione indicibile!
Alec ascoltava con un orecchio solo, i pensieri continuavano a tornare all'sms di prima.

Sulla via di casa passarono accanto a un parchetto dove, di giorno, giocavano i bambini. Magnus lo prese per mano e lo condusse verso una panchina.
“Cosa c'è Alexander, cos'è successo. E' da prima che sei taciturno. Più del solito”.

“Niente di importante”.
Magnus si appoggiò indietro con un piccolo sorriso. Passarono i minuti.
Alec sospirò. Non so neanche perché ci provo ancora, fa così dai tempi della scuola.
“Mio padre mi ha mandato un messaggio”.
Ancora silenzio. Alec tirò fuori il cellulare e lesse: Alexander, hai finito di deludermi. Hai fatto la tua scelta. Non fai più parte di questa famiglia.
“Direi che l'ha presa malino”.
“L'eufemismo dell'anno”.
“Devi dargli tempo...”
“Io sono sempre stato il suo fallimento più grande. Isabelle è tosta, secondo mio padre fin troppo per essere una ragazza, ma lui apprezza sempre la forza, la decisione. Jace... Jace è il soldato che ha sempre voluto, coraggioso, audace, deciso. Il figlio perfetto che gli ha regalato il destino. Max è il piccolo di casa, assomiglia un po' troppo a me però lo accetta. Ma io, io sono il figlio primogenito, quello che avrebbe dovuto seguire le sue orme. Mi conosci, sembra impossibile ma da piccolo ero ancora peggio: timido, insicuro, sotto stress balbettavo, il contrario del ragazzo che avrebbe voluto. E adesso scopre che sono anche un finocchio, una checca. No, per lui sono morto, su questo non ci piove”.
“Alexander, non è così. Tu sei un uomo meraviglioso” disse Magnus accarezzandogli il viso. “Sei sempre pronto a difendere chi è in difficoltà, quando serve prendi decisioni rapide e, se pensi ne valga la pena, sei pronto a rischiare. Non ti fai influenzare da quello che pensa la gente, non ti fermi all'apparenza. Fra jogging e boxe hai un fisico da paura. Non saresti un buon soldato, questo è vero, ma solo perché non sei il tipo che ubbidisce ciecamente a ordini che reputa sbagliati”.
Certe parole scaldano il cuore, soprattutto se a dirle è la persona che stimi di più al mondo. “Grazie,” disse semplicemente.

Due giorni dopo Alec ricevette una strana telefonata dal suo ex(?) capo. Il licenziamento era stato revocato, lo rivolevano in ufficio da subito. Alec chiese una spiegazione ma l'unica risposta fu un secco: “Hai un lavoro, non ti basta?”
Confuso e lievemente irritato prese la borsa e si diresse verso il centro di ricerca. Appena aprì la porta vide uno striscione colorato con la scritta Bentornato. I colleghi, Lydia in testa, gli dispensarono abbracci e pacche sulle spalle. Avevano preparato un piccolo rinfresco, qualche bibita, delle pizzette e patatine.

“A cosa devo l'onore?” chiese all'amica.
“Sai com'è, i licenziamenti senza giusta causa non ci piacciono, si comincia con uno e poi... Qui nessuno crede a quelle porcherie e per una volta ci siamo fatti valere. Adesso festeggiamo il tuo ritorno, e un po' anche la nostra vittoria”.
“Perché penso ci sia il tuo zampino?”
Lydia gli fece l'occhiolino: “Potrebbe essere Casanova, potrebbe essere”.
“Grazie Ly, mi serviva davvero. Non solo il lavoro, anche l'amicizia e la fiducia”.
Questo per quanto riguardava amici e colleghi. In strada era un altro paio di maniche: la gente lo additava per strada, i negozianti erano scortesi se andava bene, decisamente insultanti negli altri casi. I vicini bisbigliano fra loro e tenevano i figli a distanza. Il rapitore, il mostro che eludeva la polizia. Qualcuno aveva imbrattato la facciata di casa con scritte e disegni, devi morire; porco schifoso; il disegno di un'impiccato... Le prime volte aveva provato a pulire, ma era inutile, tolta una scritta ne apparivano due. Anche Magnus subiva le conseguenze dell'articolo, la gente gli si avvicinava, si offriva di aiutarlo, di nasconderlo, salvo poi arrabbiarsi e insultarlo quando lui rifiutava gentilmente e provava a spiegare che non era vero niente, che erano davvero innamorati.

 

   
 
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