Fanfic su attori > Cast Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: cin75    23/02/2020    5 recensioni
I giorni di Jensen , per volere della Giustizia, stanno per finire in una fredda stanza del braccio della morte.
Jared è convinto che quello sia un enorme errore giudiziario e lotta per fermarlo.
E come in ogni storia, ci sarà chi li affiancherà e chi si muoverà contro di loro.
Dovranno combattere insieme, dovranno essere coraggiosi, dovranno trovare anche la forza per confessare quello che hanno iniziato a provare l'uno per l'altro, che paradossalmente, sembra far loro più paura.
BUONA LETTURA!
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jeffrey Dean Morgan, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

E così come promesso da Jared, dopo che il dott. Collins stabilì che Jensen poteva lasciare l’infermeria carceraria, il ragazzo venne scortato presso la sede più vicina al tribunale del riesame.
Venne comunque portato in una cella, ma non aveva manette a mani e piedi, non era in un cubicolo di due metri per due , poteva indossare vestiti civili e non quella tuta opprimente e Jared poteva andare da lui senza restrizione di tempo.

Anzi la prima volta che il giovane investigatore lo raggiunse, gli portò un paio di jeans, una maglietta , una camicia, degli indumenti intimi, qualche libro, una rivista sportiva. Il minimo per sentirsi di nuovo parte del mondo civile.
Ma la reazione di Jensen, fu inaspettata.
Invece di prendere la borsa con quegli effetti personali, la lanciò sulla branda e abbracciò di slancio Jared.
“Grazie!!! Grazie mille. Come farò a sdebitarmi per quello che hai fatto e stai facendo per me, Jared? Grazie!!” ripeteva commosso, mentre abbracciava sempre più stretto , l’altro.
Jared, felice, ricambiò quel gesto di immensa gratitudine e l’unica cosa che riuscì a fare per farlo calmare, fu cercare di scherzare.
“Ehi!! Ehi!! calma ...o crederanno che ci serva una roulotte per un incontro coniugale, se continui ad abbracciarmi così!” e quella battuta , Jensen si scostò e rise di cuore.
“Scusa….scusa...dimenticavo che anche tu….” rise ancora quando vide anche Jared ridere.
Jared , durante uno dei loro incontri al penitenziario gli aveva rivelato che anche lui preferiva il colore azzurro a quello rosa, ma era stato un discorso buttato sul piatto perché il più giovane si era reso conto che Jensen, quel giorno, era particolarmente triste e demoralizzato.

Jared non so se riesco ad affrontare….”
Senti…. anche io ero in ansia quando ho detto ai miei che ero gay, ma eccomi qui. Tu affronterai quello che sta per succedere come un nuovo coming out!!!”
Tu ….tu sei...insomma...sei….”
Si, amico. Giochiamo nella stessa squadra!!!” 

Quei giorni passarono tra Jensen che cercava di dare ancora più informazioni possibili a Jared e Jared che continuava a risentire chiunque fosse stato presente a quella maledetta sera. E infatti, l’investigatore, riuscì a rintracciare anche uno dei ragazzi del famoso gruppetto che festeggiava: Jack Lovell, ormai ventenne, magazziniere in un piccola ditta di surgelati, in attesa che uno dei suoi numerosi curriculum facesse colpo su una qualche ditta più prestigiosa.

“Lovell? Jack Lovell?”
“Sì. Che posso fare per lei?!”
“Rispondere solo a qualche domanda!” disse mostrando il tesserino di investigatore.
“Ok!” rispose un attimo perplesso il giovane. “Su cosa?”
“Circa un anno e mezzo fa, eri un locale tra la Quinta e Rochelle con due tue amiche e un tuo amico. Forse ricorderai che ci fu un omicidio quella sera in un vicolo vicino a quel bar!” gli ricordò Jared.
“Cazzo!! cavolo se lo ricordo!” ammise Jack. “Ma so che hanno preso il colpevole e che tra un po’ finirà a miglior vita!” cercò di ironizzare anche se Jared notò un certo nervosismo sia nella voce che negli atteggiamenti.
“Ok!, Jack. Niente stronzate. Hai perso tre litri di sangue non appena ho nominato quella sera. Rispondi sinceramente alle mie domande e potrai tornare ad impilare i tuoi scatoloni di bastoncini surgelati.”
“Senta, io….” sembrò mettersi sulla difensiva.
“No, senti, tu, ragazzino. Il tipo che fu arrestato era ed è innocente. Tra qualche giorno uscirà e le indagini verranno riaperte, quindi ti consiglio di sputare il rospo prima che qualcuno pensi che tu centri qualcosa con quello che è successo a quella poverina!”
“Ehi!!Ehi!! no, no, no….io non centro niente con quel casino. Lo dissi anche ai poliziotti e al procuratore che mi interrogarono quella sera.”
“Il procuratore….sei stato sentito dal procuratore?!” fece basito.
“Sì, la sera stessa.” rispose ansioso e la cosa sembrò davvero strana a Jared. Sentito direttamente dal procuratore, quando invece , dato che era stato fermato Jensen, avrebbe dovuto essere in carcere a sentire a verbale il sospettato, insieme alla difesa.
“Che cosa hai visto quella sera, Jack?!”
“Niente di che...solo che Robert...”
“Chi è Robert? l’altro tuo amico?!”
“Sì, ...lui….insomma c’era una ragazza nel bar, seduta al bancone. Lui voleva provarci e noi lo spalleggiammo. Ma lei lo mandò a picco anche piuttosto seccatamente perché Robert non ci stava a mollare la presa e un tipo...seduto poco lontano….che poi è quello che hanno arrestato...gli disse di smetterla e di lasciarla in pace.” riferì.
Tutto per il momento confermava il racconto di Jensen.
“Che è successo dopo?!”
“Robert si è allontanato dalla ragazza e si è andato a sedere accanto a quel tipo.”
“Che si sono detti?!”
“Non lo so...ero distante e c’era musica nel locale. Non potevo sentirli...ho solo visto che Robert gli prendeva il polso e che l’altro lo strattonava per liberarsi. Poi Robert si è alzato e gli ha spinto via il bicchiere. Il barista gli ha detto di darsi una calmata e quando poi è tornato al tavolo, gli ho chiesto che cosa fosse successo  e mi ha risposto che quel tipo lo aveva offeso ma ...”
“Ma cosa?”
“Robert era strano e continuava a guardare quel tipo e la ragazza che era appena uscita dal locale.” rammentò perplesso.
“Quella che gli ha dato il due di picche?!”
“Sì”
“E poi?”
“Poi ha detto che andava in macchina a prendere le sigarette, che aveva voglia di fumare e che ci avrebbe aspettati nel parcheggio di fronte al bar.”
“E’ uscito da solo?!”
“Sì, noi ci siamo fermati nel locale per circa un’altra mezz’ora. Le ragazze stavano ancora mangiando i loro sandwich. Poi siamo usciti anche noi.”
“E avete raggiunto Robert?”
“No, quando siamo usciti, lui non c’era più. L’ho chiamato al cellulare e quando mi ha risposto, mi ha detto che suo padre gli aveva detto di ritornare subito a casa per ….mi pare...un’urgenza di famiglia. Che stava per avvisarci e che io lo avevo solo anticipato nella chiamata. E poi….”
“E poi?” sempre più interessato al racconto che stava prendendo una ben altra piega.
“Mentre camminavamo, siamo passati davanti al vicolo e c’era quel tipo sulla ragazza. Sally ha gridato….e io...io ho chiamato il 911!”
Tutto combaciava con il racconto di Jensen.
Ma ora il problema era , chi cavolo era questo Robert?
“Come si chiama il tuo amico? Robert….come?”
“Milligan. Robert Milligan!”
Jared per un attimo restò pensieroso, poi fece mente locale.
“Un attimo. Milligan?”
“Sì”
“Milligan come l’ex procuratore e attuale sindaco?”
“Sì!” fece innocentemente il ragazzo. “E’ suo figlio!” precisò e Jared restò decisamente basito mentre un allarme iniziò a tuonare nella sua mente.
“Robert Milligan è il figlio del sindaco Milligan?!” chiese come a voler essere più sicuro.
“Sì. Il solo e unico figlio!” rispose.
“E dov’è ora Robert?!” domandò attonito.
“Ci siamo persi di vista, ma dopo quella sera lo sentii solo un altro paio di volte e mi disse che suo padre gli aveva trovato un posto come impiegato telematico in un azienda di Boston.”
“Boston?!” fece ironico.
“Lontanuccio, in effetti!” ammise Jack.
“Ultima domanda. Perché queste cose non le hai dette quando sei stato sentito quella sera?”
“No, no, no….io quella sera, quando ho parlato con il procuratore, ho detto le stesse cose che ho detto a lei adesso. Ma il procuratore mi disse che, dato che avevano già un sospettato che risultava essere colpevole, avrebbe fatto in modo di tenere noi ragazzi fuori da quella storia. Sa’!! la fine della scuola….i possibili colloqui di lavoro. “L’essere parti inutili di un caso di omicidio già chiuso non giovava comunque al nostro futuro” mi disse”
“Il procuratore ti disse che il sospettato risultava già colpevole?!”
“ “Abbiamo già il colpevole. Quel bastardo pagherà per quello che ha fatto.”, questo mi disse e poi mi fece andare via!”
Jared era decisamente senza parole.
Andò via, raccomandandosi con Jack di dire le stesse cose quando qualcuno sarebbe andato da lui per interrogarlo e avvisandolo che questa volta nessuno lo avrebbe tenuto fuori dalla storia. 

Non era possibile il quadro che si era palesato davanti a lui e quando fu solo in macchina ripensò a tutto. Non poteva crederci. Era mai possibile che il figlio dell’allora procuratore avesse fatto una cosa del genere?, spinto da una doppia “delusione”?, e che suo padre lo avesse coperto in quel modo, lasciando che un innocente pagasse addirittura con la vita?
Strinse le mani al volante e sconvolto e frustrato poggiò la fronte alle mani. Respirò a fondo e poi prese il suo cellulare.
Jared?!
“JD….siamo davvero nei guai, amico!”
Che hai scoperto?!
“Senti...vediamoci, ok? Tra dieci minuti sono al tuo ufficio!”
Mi trovi qui, ma non puoi dirmi niente?!
“Solo che se è fondato ciò che penso, salteranno parecchie poltrone!”
Cazzo!!” fu la risposta che ebbe dall’amico procuratore. “Ti aspetto.

Quando raggiunse l’ufficio di Morgan, Jared riferì tutto all’amico procuratore che almeno , se non più di lui, ne rimase allibito. Jared lo vide scartabellare qualcosa e poi , gli vide sul volto un’espressione più che decisa.
“A cosa stai pensando , JD ?”
“Allora ascoltami. Continuiamo con le indagini, ma che rimangano ..chiamiamoli...accertamenti. Niente di ufficiale ancora.”
“Cosa? Perché?” fece allarmato Jared credendo che l’altro volesse tirarsi indietro o peggio, trovare un modo per affossare la cosa.
“Ascoltami...Jensen anche se non più nel braccio della morte, è ancora dentro. Se quello che hai scoperto ha davvero qualcosa di fondato ed è davvero lo schifo che sospettiamo, non possiamo rischiare che Milligan metta in pratica qualche altra bastardata contro Jensen. Tiriamolo fuori. A giorni ci sarà l’udienza di riesame. Una volta che verrà definitivamente scagionato, sguinzaglieremo i cani contro il tanto onorevole sindaco e il suo beneamato figlio Robert!”
“Cavolo, JD! Pensi davvero che Milligan potrebbe davvero scaricare ancora qualcosa contro Jensen?!”
“Jared, ragazzo...se ha fatto quello che ha fatto, di certo s’è tenuto in cassaforte qualcosa che potesse coprirgli ancora le spalle. Quindi sì. Credo che potrebbe. Quindi per adesso bocca chiusa.”
Quella sorta di riunione finì con quell’avvertimento.

La mattina dopo, Jared andò da Jensen e come ogni mattina portava al ragazzo un bel caffè nero e fumante.
“Dobbiamo parlare, Jensen!” fu il preambolo di quella mattina, non appena anche la guardia di sorveglianza, li ebbe lasciati soli nella cella di Jensen.
“Cavolo! Ci sono problemi con la mia udienza. Ci hanno ripensato!?” chiese allarmato Jensen.
“No, no, no….riguardo la tua udienza fila tutto liscio. JD mi ha detto che a giorni dovrebbero essere pronti per il riesame, tranquillo.”
“E allora perché quell’aria seria e preoccupata?!”
Jared allora mise una mano in tasca e ne tirò fuori una foto. La guardò e poi la mostrò a Jensen.
“Riconosci il ragazzo in questa foto?!” chiese passandogliela.
Jensen prese la foto e la guardò con attenzione. In un primo momento quella faccia non gli disse niente poi, ebbe come un flash. Un ricordo ben definito.
“Lui è...lui è il ragazzino del bar. Quello che ci provò con me quella sera!! Sì, sì è lui!” esclamò. “Lo hai trovato?!”
“So dov’è o meglio, so dove è stato mandato dopo quella sera.” asserì con una punta di ironia.
“Non ti seguo.” ammise confuso, Jensen.
“Sai come si chiama questo bel faccino?!” fece Jared.
“No, lo sai che non lo conoscevo.”
“Milligan. Robert Milligan!”
Jensen per un attimo rimase indifferente al nome, poi: “Milligan?...come l’ex procuratore? Come l’attuale sindaco?”
“Come il figlio dell’ex procuratore. Come il figlio dell’attuale sindaco!” convenne , ora, decisamente ironico Jared.
“Cavolo!!!”
“E sai la cosa inquietante e assurda qual’è? “ e così dicendo fece cenno a Jensen di andarsi a sedere alla branda , dopo di che , gli si sedette accanto anche lui, così da avere un colloquio più privato. “Robert quella sera seguì Charlie fuori dal locale non appena la vide uscire e rimase fuori per oltre mezzora. Poi, quando i suoi amici lo raggiunsero per tornare a casa con la sua macchina, di lui non c’era traccia. Robert si giustificò con loro dicendo che il padre lo aveva richiamato con urgenza a casa e dopo solo qualche giorno, una miracolosa chiamata di lavoro a Boston , gli ha fatto fare le valigie. Naturalmente, il procuratore coscienzioso e premuroso, c’ha tenuto a tenere fuori i ragazzi perché ormai aveva già il suo colpevole, trovato, come si suol dire, con le mani sporche di sangue!”
“Jared...” fece avvicinandosi al ragazzo e abbassando la voce. “...stai cercando di dirmi che sospettate che il figlio del procuratore abbia...” e ad un cenno di silenzio di Jared, Jensen non disse altro. “ ...e che il procuratore abbia potuto ….” stesso cenno, stesso silenzio.
“Io e JD vogliamo prima farti uscire da qui e farti scagionare ufficialmente poi...vogliamo andare avanti!” spiegò diplomaticamente.
“Credi che potrebbe….”
“Se l’ha fatto la prima volta, nessuno ci assicura che non sia in grado di farlo una seconda. Una volta che sarai scagionato , non potrai più essere accusato per lo stesso reato. Lui non potrà più farti niente.”
Jensen si alzò lasciando Jared a fissarlo impensierito di quella reazione.
“Jensen che hai?!”
Ma Jensen non rispose. Iniziò a camminare nella cella, passandosi una mano dietro la nuca con fare pensieroso. Ogni tanto guardava Jared e poi riprendeva a camminare sempre più nervosamente e quando Jared lo vide finalmente fermarsi al centro della piccolo vano, lo richiamò di nuovo.
“Jensen?!”
“Ascolta….senti...io..io non sapevo come dirtelo. Tu hai fatto tanto per me...e quando mi sono reso conto di quanto tu ci abbia penato e lavorato, mi sono...mi sono sentito in colpa. Ho sbagliato, ho fatto un gravissimo errore, ma non posso farti una cosa del genere. Non….non me la sento più. E’ stata la paura di morire a spingermi a fare una cosa del genere con te. Io...io ho...”
“Jensen che stai dicendo? Cosa stai cercando di dire?”
“Io. Sono stato io.” ammise con un tono che cercava di essere più deciso possibile.
“Sei stato tu a fare cosa?!” chiese stranito Jared, alzandosi anche lui.
“L’ho uccisa io. Sono stato io. Sì, ero spaventato dalla data dell’esecuzione che si avvicinava e quando ti ho visto ho giocato la carta della compassione...”
“Sul serio!!?” fece decisamente poco convinto Jared, notando il nervosismo sempre più presente di Jensen.
“Sì, sì….io ero furioso per il tradimento di Michael. Mi aveva dato fastidio anche il tentato rimorchio di Robert e quando sono uscito dal bar….io ...io ho visto la ragazza nel vicolo….ero ubriaco e insomma...io ..io l’ho aggredita e quando ha provato a gridare l’ho picchiata. Lei ha perso i sensi...sì, sì...lei è svenuta e allora io l’ho….Dio!!...” continuava a raccontare quasi istericamente, mentre Jared, sempre più perplesso e colpito da quella inaspettata confessione cercava di avvicinarsi a Jensen che invece cercava spazio da lui.
“ E poi ?, sentiamo. Cosa le hai fatto ??” lo incoraggiò a continuare con tono basso e sprezzante.
“Io… io...l’ho violentata ...”
“E perché non c’erano tracce del tuo sperma o comunque tracce biologiche su di lei o sui suoi vestiti?!” lo incalzò, Jared vedendo il panico sul volto dell’altro che cercava una risposta plausibile.
“Io...io non sono….lei era una donna e io...io non sono ...venuto.” asserì mentre il viso gli andava in fiamme per l’imbarazzo. “La cosa mi ha fatto infuriare….e, sì...sì...l’ho uccisa.”
“Davvero?!”
“Sì, l’ho strangolata. Con le mie mani, per questo...per questo le avevo sporche di sangue.” finì di raccontare e dopo aver fatto mente locale a quello che aveva detto, si convinse di essere stato convincente. Che la confessione filava.
“L’hai strangolata?!”
“Sì!” ammise stanco.
Jared gli si mise di fronte e Jensen non si spiegava perché sul volto di Jared non ci fosse rabbia o rancore o peggio, schifo.
“Mi dispiace...mi dispiace….ma sono stato io. Meritavo di morire su quel lettino quella sera!” provò ancora, ormai bloccato in un angolo , dove, senza  nemmeno rendersene conto, lo aveva bloccato Jared, durante quella così poco credibile confessione.
“Hai finito?!”
“Cosa??!!” fece stranito Jensen. “Ma io ti ho appena...”
“Hai finito di dire stronzate?!” rinsaldò Jared.
“Ma...”
“Punto primo: quella poverina è stata prima uccisa e poi violentata o o per la precisione hanno provato a violentarla...."
"Co...cosa?"
"Il colpevole , il vero colpevole è stato interrotto."
"Ma..."
"Punto secondo: la morte è avvenuta a causa di una grave frattura al cranio, le hanno sbattuto la testa contro il cemento. E’ morta sul colpo. Punto tre: perché cavolo hai appena finito di farneticare una cosa del genere?” lo spiazzò Jared.
“Io...io...” balbettò, oramai scoperto e mentre Jensen cercava una via di scampo a quella posizione, Jared si sistemava così da non farlo spostare.
“Perchè?” fece più deciso e Jensen si arrese. Jared non era stupido e lui era un pessimo bugiardo. Ora ne aveva la conferma.
“Cazzo, Jared!!” fece sconfitto. “Se Milligan ha fatto questo a me senza che nessuno avesse un minimo sospetto su di lui o su quello che aveva fatto il figlio a quella poverina, cosa credi sia capace di fare a te quando , una volta che sarò fuori, gli punterai i riflettori addosso?!”

Jared sentì il respiro fermarsi per un attimo. Non poteva crederci. Jensen si sarebbe rigettato in quell’inferno che lo avrebbe di certo ucciso, per salvarlo da una possibile vendetta dell’ex procuratore.

“Jensen…volevi proteggermi?!” quasi sussurrò e Jensen si sentì arrossire.
“Tu sei una persona buona e coraggiosa se fai il lavoro che fai senza risparmiarti. E dopo quello che mi hai appena detto , l’idea che a pagare per la mia libertà potresti essere tu...io...io non lo sopporterei. Non accetterei che ti venisse fatto del male per causa mia. Io...”
“Tu cosa?”
“Io ormai ho perso tutto e non ho altro da perdere. Tu invece puoi andare avanti! Hai una vita tua e un lavoro che ti piace.” fece senza pensarci troppo.
“Credi che potrei vivere come se niente fosse sapendo che tu sei in un braccio della morte in attesa di essere ucciso, anche se sei innocente? Sapendo di sapere chi sono i veri colpevoli e che sono lì fuori a godersi la vita mentre tu...tu...”
“Jared ti prego….” e in un attimo di profondo sconforto Jensen lasciò che la sua testa cadesse sulla spalla del ragazzo che ancora gli impediva di fuggire da quell’angolo. “Ti prego!”
Jared vedendo quel gesto si sentì perfino in colpa. Aveva capito l’agire di Jensen, ma voleva anche che Jensen capisse che mai e poi mai lui poteva accettare una soluzione simile.
Così , con movimenti gentili, abbracciò il biondo, che in un primo momento sussultò a quel contatto, per la prima volta, così ravvicinato e poi, stanco, lo accettò, beandosi della forza con cui Jared lo stava stringendo.
“Ora voglio che mi ascolti.” disse Jared che assunse un tono pacato per mantenere anche Jensen calmo. Piano lo accompagnò di nuovo verso la brandina e lo fece sedere , sedendoglisi accanto. “Tu uscirai di qui. Sarai di nuovo un uomo libero. Poi JD riaprirà il caso, anzi, dato come stanno le cose, credo che sarà il giudice stesso che lo ordinerà. Verranno fatte le indagini e noi sappiamo già da dove partire.”
“Ma..Jared tu...”
“E’ una questione di coscienza e anche e soprattutto di giustizia, Jensen. La povera Celeste e la sua famiglia hanno bisogno, no, hanno diritto ad avere giustizia. E cazzo!! anche tu, devi avere giustizia, Jensen. Per quello che sei stato costretto a passare ingiustamente!”
“Ma devi promettermi di stare attento. Tieni gli occhi aperti se ti coinvolgeranno di nuovo nelle indagini!” cercò di farsi promettere Jensen e deglutì quando si rese conto che Jared gli teneva la mano stretta nelle sue.
Quando anche Jared si rese conto di quel “contatto”, ritirò le sue mani e si alzò  dalla brandina mettendo spazio tra loro.
“Ok! Starò attento ma tu ora devi tranquillizzarti e pensare solo che tra tre-quattro giorni quest’incubo...” indicando la cella. “...sarà finito.”
Jensen si guardò intorno e poi di nuovo Jared e annuì, cercando di mostrarsi il più fiducioso possibile.
“Devi andare via?”
“Rimarrei se me lo permettessero!”
“Resteresti?”
“Resterei!”
Poi solo i loro sguardi che cercavano di rassicurarsi silenziosamente.

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: cin75