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Autore: Melanto    24/02/2020    5 recensioni
[Storia scritta per la FlashChallenge: bacio del gruppo facebook 'Il Giardino di EFP']
Una squadra di calciatori all'ultimo anno di liceo, tre manager e due giorni di ritiro in solitaria come regalo del loro mister prima che gli esami li assorbano del tutto e il diploma li catapulti nel mondo degli 'adulti'.
Due giorni per godere appieno di quella adolescenza che sta per tramontare. Benvenuta maturità... o quasi.
«Siamo soli, quindi?»
«Così pare.»
«E allora direi che possiamo scatenare l'inferno!»
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Kumiko Sugimoto/Susie Spencer, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Shingo Takasugi/Bob Denver, Yukari Nishimoto/Evelyne Davidson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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So, kiss me - #9

Note Iniziali:

Questa storia partecipa alla Flash Challenge: Bacio indetta dal gruppo facebook ‘Il Giardino di EFP’.

 

 

 

 

 

 

 

- IX: Come stelle nel buio -

(prompt #55: “Cos’è un bacio?”)

 

 

 

 

 

 

 

L’ultima sera prima di una partenza ha sempre un’aura di malinconia, anche se ci sono ancora diverse ore prima che il bus riporti tutti a Nankatsu. Però Taro quella sensazione la conosce forse meglio di chiunque altro. Ci è cresciuto, l’ha provata così tante volte da averne perso il conto e da considerarla come una parte di sé, del proprio carattere. Anche se già da tre anni è tornato per restare in Giappone, quando deve ripartire si sente strappare un pochino, da qualche parte dentro di sé.

Però non lo dice a nessuno e sta col naso all’insù sulla soglia che porta al cortile posteriore. Un bicchiere colmo di tè freddo nella mano e guarda le stelle. Ha visto quelle di entrambi gli emisferi nei suoi tanti viaggi, ma sono sempre bellissime e ascoltatrici fidate.

Gli altri stanno uscendo poco alla volta dalla struttura per andare a prender posto nel ‘cerchio dell’amicizia’, dopo essere tornati dal loro giro in paese ed essersi messi comodi. Bear ha già acceso il fuoco del falò; soffia sotto le braci affinché prenda meglio e la fiamma divampi in fretta. Odore di dorayaki gli passa accanto, e con lo sguardo segue i vassoi pieni di dolcetti fatti dalle manager che le ragazze stanno portando fuori, assieme alle loro risate.

Vede che ci sono quasi tutti e allora si muove per unirsi quando nota, con la coda dell’occhio, un’ombra passargli alle spalle.

«Dove stai andando, Yuzo?»

Morisaki ha un sussulto. È tutto stretto nelle spalle, sembra voglia divenire sottile come un filo.

«Ah… Vado a fare due passi lungo la strada.»

«Vuoi un po’ di compagnia? Ti seguo volentieri.»

«No, no! Tu resta pure qui, io vi raggiungo dopo.»

Per Taro è facile leggere tra le righe quel ‘voglio stare da solo’ che Yuzo non ha detto. Non gli è sfuggito il nervosismo che lo ha accompagnato per tutto il giorno, ma non ha l’aria di chi vorrebbe parlarne.

«Okay, allora. Tieni il cellulare con te, però.»

«Sì, certo.»

Poi sparisce in un attimo.

Taro stringe lo sguardo, ma non capisce quale sia il problema, anche perché è sempre molto raro vedere Morisaki di pessimo umore o sfuggente. Magari anche lui soffre di malinconia da ripartenza e non è tanto atipico volersene stare un po’ da soli, a lui è capitato spesso in passato. Si isolava per quell’oretta o due e poi tornava più o meno come nuovo.

Quando raggiunge il cerchio, sono già state stappate un paio di birre, ma non si sente un’educanda per star bevendo qualcosa di analcolico. Prende posto accanto a Urabe che sta addentando il primo dorayaki.

«Sì, insomma, è tutto un ‘forse’», sta dicendo. «Non so ancora di preciso, ma papà non ce la fa da solo con l’azienda. Certo, cerca sempre di non farmelo pesare o di non chiedere il mio aiuto, ma non mi va di continuare a giocare a calcio come se niente fosse.»

«Allora lasci?» Nakayama ha un tono amareggiato.

«Se non si trova una soluzione, sì. E la soluzione sarebbe trovare qualcuno che aiuti il mio vecchio, cosa che, al momento, non ci possiamo permettere.»

La contrarietà di Nakayama è evidente nel modo in cui gira la faccia e schiocca la lingua.

«Senti, che vuoi che faccia?! Ho le mani legate! Mamma si fa già in quattro così, e mia sorella sta per sposarsi, dobbiamo pensare anche a questo.»

«Mollerai anche la Nazionale? C’è il World Youth a breve… non puoi rimandare neppure per un anno?»

«Fossi io a decidere non mollerei e basta, Ryo. Però certo che lascio anche la Nazionale, non posso pretendere una convocazione se non gioco in mezzo campionato. Non avrebbe senso. E poi lo sappiamo tutti che non sono indispensabile, insomma ci sono difensori più validi del sottoscritto. C’è Soda, c’è Jito, c’è Matsuyama. Potete fare benissimo a meno di me.»

«Non era per quello», dice Kishida. «Era per il bello di giocare ancora un ultimo campionato internazionale insieme. La coppa del mondo giovanile sarebbe un bel traguardo…»

«A me basterebbe anche solo giocare a calcio nella squadretta di quartiere, se può consolarti. E penso che questo farò.»

«Anche perché sarebbe un peccato sprecare il tuo talento.» Taro si sente in dovere di dare il suo appoggio e nel sorriso ironico di Hanji c’è sincera gratitudine.

«Farò quello che potrò. Voi, invece, siete decisi a saltare per un anno il professionismo?»

«Ma quindi è sicuro?» incalza Yukari.

Automaticamente gli occhi si puntano su di lui.

«Con Kojiro ne abbiamo parlato spesso e ci siamo trovati d’accordo. Matsuyama e i Tachibana hanno già dato conferma. Anche Jito è favorevole.» Il suo sguardo si fa circolare nel ruotare la testa e guardare ciascuno di loro. «Voi cosa ne pensate?»

«Te l’ho detto, per me si può fare.» Takasugi è il primo a dargli appoggio definitivo e poi man mano vengono tutti gli altri.

«Anche Morisaki era d’accordo, ne avevamo parlato pure prima di partire per il ritiro», aggiunge Takeshi ed è lì che si accorge di come Mamoru faccia saettare lo sguardo su tutti loro, arrivando a sporgersi dalla panchina intagliata. Si guarda attorno, scruta al di là delle fiamme. Cerca.

Facile capire anche chi.

«Ma Yuzo dov’è?»

«Vero non è qui!» Ryo scatta dal suo posto preso dallo spirito del buon capitano, ma lui lo ferma alzando la mano.

«Ha detto che ci avrebbe raggiunto dopo. Andava a fare due passi qui vicino.»

«Oh. Okay.» Ryo torna a sedersi, mentre Mamoru seguita a mantenere un’espressione accigliata.

Anche lui è strano fin da quella mattina. E il caso che siano in due a sembrare a disagio nei propri panni è un po’ troppo preciso per essere una coincidenza.

Taro lo osserva mentre gli altri decidono di giocare di nuovo a ‘Obbligo o Verità’, visto che si erano divertiti la sera precedente. Mamoru invece è con gli occhi sul cellulare. Alla fine, si alza di slancio.

«Ehi, te ne vai anche tu?!»

«Raggiungo Morisaki», dice in fretta uscendo dal cerchio. Con un paio di saltelli è già diretto alla struttura senza neppure guardarsi indietro.

Già, si dice Taro, avrebbe dovuto capirlo. Ieri sera hanno esagerato e quella che pareva essere una stupidata di poco conto forse avrebbero dovuto gestirla meglio.

Incrocia lo sguardo di Shingo, anche lui sta osservando la direzione presa da Mamoru; è perplesso e accenna un leggero movimento del capo.

Lui sorride, solleva la mano e gli fa intendere di non preoccuparsi. Le cose si risolveranno, Mamoru è andato via proprio per quello.

Alla loro età tutto è risolvibile in due modi molto semplici e molto opposti: o ci si suona come tamburi o si va a bere qualcosa insieme. Considerati i soggetti in questione, può stare tranquillo che sarà la seconda o che, quantomeno, non torneranno con un occhio nero ciascuno.

«Chi comincia?»

«Io! Stasera sono carico!» Ishizaki si alza addirittura in piedi, petto in fuori e mento sollevato, alla domanda di Sanae. Ha le mani ai fianchi, sicurissimo che nessuno lo fregherà mai e a qualsiasi scherzo o presa in giro, cadrà sempre in piedi.

Peccato che quella sera lui sia malinconico abbastanza da diventare infame.

«Obbligo o-»

«Obbligo! Non avrai nessuna verità, da me, Anego

«Tanto non ci avrei creduto. Dunque, il tuo obbligo sarà…»

«…passare un’ora chiuso nel ripostiglio degli attrezzi con Yukari.»

«Cosa?!» esclamano in coro i due interpellati guardandolo con occhi spalancati, tra i fischi e gli applausi dei compagni. C’è addirittura chi sospira un: ‘Effinalmente!’.

«E poi perché devo essere coinvolta anch’io in quest’obbligo?! È il suo!» Nishimoto ha le mani strette lungo i fianchi e il viso in fiamme, ma lui non ha alcuna pietà e Sanae lo spalleggia alla grande.

«Non mi sembra che ieri tu abbia avuto molto da ridire quando Morisaki è stato costretto a baciare Izawa. Anche quello non era un suo obbligo.»

«Sì, ma-»

«Oh, be’, se non ne siete capaci, lasciate pure perdere, ma questo non vi fa molto onore. Dopotutto, il ritiro era nato anche per rafforzare lo spirito di squadra e cooperazione.» Taro apre le braccia con enfasi. «E dovrebbe essere una vera banalità per voi che vi conoscete da tanti anni. Dobbiamo forse dedurre che ci sia qualcosa che non va? Dei dissapori, incomprensioni? Parliamone.»

È palese che Yukari non sappia rispondere, la sua bocca si apre e si chiude come quella di un pesce appena pescato, ma non ne esce niente. Guarda Ryo forse in cerca di un appiglio, o sperando che dica qualcosa, ma Ishizaki, all’improvviso, butta indietro le spalle e afferra la manager per un polso.

«No, che non lasciamo perdere! Un obbligo è un obbligo! Non ci sono dissapori qui! Andiamo, Yukari!»

«Cos-?! Dov-?! Ryo! Ryo, non tirarmi! Ryo!»

Vanno via di fretta e furia. O, meglio, è Ishizaki a dettare il passo marziale e un po’ collerico di entrambi, mentre la povera Nishimoto non fa che arrancare e cercare di divincolarsi dalla presa del difensore.

Quando scompaiono all’interno della struttura, la risata esplode in maniera generale e questa volta l’applauso è tutto per lui.

«Bella giocata, Misaki. Davvero. Bella giocata.» Lui e Urabe si scambiano il cinque. «Sei il MacGyver situazionale: con un sorriso e un filo di spago hai sganciato un’atomica!»

«State a vedere che forse è la volta buona che si svegliano, quei due. Non fanno che rincorrersi come pinguini saltatori», dice Iwami. «Magari, se si dà una mossa, Ishizaki riesce pure a strapparle un bacio.»

«Oh, se fallisce con un’ora a disposizione, gliene do tante, ma tante!» aggiunge Hajime accompagnando la verve con il taglio della mano.

«Sì, ma povera Nishimoto-senpai…» Kumi è dispiaciuta. «Sembrava davvero agitata… sarà stata la scelta giusta lasciarli soli?»

«Yukari è cotta di Ryo. Lo so con certezza, ed è anche un po’ sotto gli occhi di tutti.» Sanae è categorica. «Obbligarli a stare soli sarà stato poco ortodosso, okay, ma magari la farà sciogliere un po’…»

«In tutto questo, comunque, c’è dell’ingiustizia.» Oda emette un lungo sospiro. Ha le spalle afflosciate e rigira una bottiglietta di aranciata. «Addirittura Ishizaki bacerà qualcuno e io quanto dovrò aspettare ancora perché avvenga questo miracolo?»

«Tsuyoshi, non ti abbattere e non farne una tragedia.» Shingo solleva la birra con solennità. «Dopotutto, cos’è un bacio? Un apostrofo rosa tra le parole: t’ho lavato le mutande

«Orso! Ma. Quanta. Poesia.» Sanae lo colpisce ripetutamente con uno dei vassoi su cui hanno portato i dorayaki.

Le risate crepitano più forti del falò e Taro si sente meno malinconico di quando è arrivato, però butta lo stesso un’altra occhiata alle stelle. È vero, la vacanza è finita e dopo il World Youth ci sarà il grande salto nel buio, ma vuole ancora sperare che nessuno di loro si perda per strada: perché loro, di quel buio, sono le stelle.

Così, con il sorriso, afferra un dorayaki prima che li finiscano tutti.

 

 

 

 

 

 


 

 

Note Finali: Io ve lo dico, muovere questo Trio meraviglioso di Taro/Sanae/Shingo è stato bellissimo. Loro sono venuti fuori divertenti, ironici e paraculi in maniera del tutto naturale. XDDDD

E così, Ryo e Yukari sono stati incastrati. *wink*

Yuzo, invece, si è dato alla macchia… e Mamoru gli è andato dietro! OH! *wink-wink*

Qui ci sono cose nell’aria, e non sono virusincoroneti! XD

 

A domani! :*

 

 

   
 
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