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Autore: Dharkja    24/02/2020    0 recensioni
È una calda sera di Luglio del 2008, i Tokio Hotel arrivano a Modena il giorno prima della loro l'esibizione. Bill non aveva mai creduto nel colpo di fulmine, ma l'incontro del tutto casuale con Giulia sarà in seguito, una piacevole e lenta scoperta di sentimenti inaspettati. Gli impegni con la band lo porteranno in giro per il mondo, ma lui non scorderà quella ragazza che diventerà pian piano una dolce ossessione portandolo all'irrefrenabile desiderio di volerla incontrare nuovamente.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: Lemon, Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Perché senza cercarti ti incontro ovunque soprattutto quando chiudo gli occhi
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

21 Dicembre 2008

Bologna

 

 

 

 

 

 

 

 

Aveva gli occhi terribilmente gonfi, sperava solo che gli occhiali da vista fotocromatici camuffassero quel disastro; se non altro il tempo, pareva avesse dato un po'di tregua notando con piacere un cielo chiazzato di giallo oro farsi strada tra le poche nubi rimaste all'orizzonte; erano appena le sette e dieci del mattino e l'autobus si muoveva già frenetico, caricando la sua mole quotidiana di passeggeri per lo più assonnati da distribuire nelle varie fermate; tra meno di un'ora avrebbe dovuto assistere alla riunione pre-volo delle colleghe, in cui avrebbero dato indicazioni sul numero di passeggeri ed eventuali necessità previste dal volo proveniente dall'aeroporto di Marsa Alam.

Non sapeva ancora come avrebbe affrontato quella giornata, perchè aveva ancora nelle orecchie la voce di Massimiliano ed una stanchezza assurda dovuta alla notte insonne; ma in qualche modo sarebbe riuscita ad andare avanti, si convinse dopotutto che se analizzava l'intera faccenda, non era successo nulla; lui non le aveva mai detto nulla di esplicito o fatto avances di nessun tipo e lei non poteva recriminargli assolutamente niente. Provava solo fastidio per essersi lasciata andare a quella storia, nel senso che istigata anche da Elena si era pian pianino convinta che lui effettivamente provasse qualcosa per lei. Ma tutte queste tesi erano tuttavia anche suffragate dal suo impeccabile sesto senso che era certa di avere infallibile e da qualche parola allusiva che lei però, aveva interpretato come tale. Ma erano tuttavia poca cosa paragonata al nulla che lui le aveva realmente offerto; mal sopportava a vedersi così, di lei che aveva sempre respinto e rifiutato l'ipotesi che lui fosse in qualche modo coinvolto e che invece era finita per convincersi del contrario. Ora le aspettava un periodo di concretezza e concentrazione nel lavoro e nello studio, che stava trascurando e non di castelli in aria come li aveva definiti Willy.

Riaprì fiduciosa l'applicazione di messaggistica, ma di Elena non vi era ancora traccia; riguardò allora qualche video di Willy ma finì per concentrarsi sull'immagine di quello strano tatuaggio paragonabile a dir poco, ad una strana opera d'arte un po' complicata da decifrare.

Alzò gli occhi e li incrociò con quelli di un bambino assonnato in braccio alla sua mamma, il cui sguardo vagava al di là del finestrino decisamente opaco per lo sporco; i movimenti del mezzo avrebbero finito per cullare e conciliarle il sonno se non fosse che alla fermata successiva dovette scendere.

La temperatura vicina allo zero, la rinvigorì all'istante, consentendole di velocizzare il passo per raggiungere rapidamente l'entrata dell'aeroporto.

 

“Giulia!” esclamò poco lontano Edward raggiungendola, avvolto da un cappotto grigio che lo rendeva ancora più robusto.

 

“Sei di volo stamattina?” chiese felice di vederlo.

 

“Beh, cara non proprio, oggi in realtà ho un corso sulla sicurezza, tu invece sei di turno?” le chiese prendendola a braccetto.

 

“Ho la riunione, non so per quanto ne avremo”

 

“Tranquilla” la rassicurò, notando il volto stanco “Sarà tutto molto veloce e indolore”

 

“Oggi mi tocca al banco business”

 

“Ma tu sei già brava” la incoraggiò, mentre si avviavano nelle sale interne.

 

Lei sorrise, Edward in fondo era davvero simpatico ed aveva il pregio di sdrammatizzare, sempre e in ogni circostanza.

 

“Vieni, abbiamo il tempo per un capuccino” disse entrando nel bar adiacente i banchi delle biglietterie.

 

Fu subito avvolta dal caldo profumo di caffè e croissants appena sfornati; si sedette in un tavolino vicino al banco dei dolci ed attese che l'amico arrivasse con le due tazze fumanti e le paste.

 

“Giulia” sentì chiamare alle sue spalle.

 

Sentì il sangue gelarsi all'istante: si voltò di scatto e vide Massimiliano davanti a lei che accennava un debole sorriso.

 

Lo guardò esterrefatta, meravigliata di trovarselo lì, a quell'ora e col viso arrossato.

 

“Che, che ci fai qui?” gli uscì appena dalla bocca, notando che Edward stava ritornando col vassoio pieno.

 

“Volevo vederti” le disse guardando l'amico che si avvicinava.

 

“Edward” disse lei alzandosi “Lui è un amico di famiglia e collega di mio fratello”

 

“Molto piacere” disse sorridente ed offrendogli prontamente il suo capuccino bollente che però venne gentilmente rifiutato.

 

Non passò molto che il collega di Giulia capì che dovevano parlare: lui li salutò dandole appuntamento a fine turno.

 

“Mi spiace aver interrotto il vostro incontro, pensavo di trovarti sola a quest'ora.”

 

“Perchè sei qui, per lavoro?” chiese convinta che la risposta non potesse essere che quella. Era difficile guardarlo negli occhi, sopratutto se ancora li sentiva terribilmente gonfi.

 

“Che hai fatto agli occhi?” le chiese incuriosito.

 

“Nulla, un po' di congiuntivite” rispose mentendo.”E la febbre? Mi pare che tu abbia la febbre”

 

“Avevo bisogno di parlarti, riguardo a quello che ti ho detto ieri al telefono, ma non abbiamo molto tempo. Si ho la febbre, ma non mi preoccupa”

 

“Ho una ventina di minuti scarsi” disse sentendo che il cuore stava accelerando il suo battito.

 

Aveva un fastidio addosso che non sopportava affatto perchè nonostante tutto anche così provato le piaceva e basta, ma era fermamente convinta che sarebbe riuscita a tenere a bada le sue emozioni.

 

“Bè, oggi non siamo un bello spettacolo a quanto pare”

 

“Io non di sicuro” le rispose accennando un mezzo sorriso “Io, io avevo bisogno di vederti per sapere come stessi”

 

Lo guardò negli occhi e poi il suo sguardo scese un po' più giù soffermandosi su quella piccola cicatrice appena sopra lo zigomo sinistro che si era fatto da piccolo che lei trovava straordinariamente sexy.

 

“Sto bene, non mi vedi?” disse scherzosa.

 

“Giulia, ho dieci anni in più di te” disse serio ma accorgendosi di aver fatto una gaffe, ormai era un vizio quello di inciampare casualmente o volutamente su quella questione.

 

“Grazie per ricordarmelo tutte le volte. Stai diventando noioso” azzardò.

 

“Che 'complimenti' dal mattino presto!”. Osservò con un leggero disappunto.

 

Si alzarono e si diressero verso l'uscita dell'aeroporto, il sole stava sorgendo libero nel cielo.

 

“Chiamali come vuoi, ma è la verità”

 

“C'è qualcosa che non va?”

 

“Cosa?” chiese mantenendo una calma apparente. “Mi scrivi certe cose e poi sottolinei che c'è questa benedetta differenza di età tra noi. Perchè lo rimarchi sempre? Un motivo ci sarà, sembra che tu voglia leggitimare quello che dici o fai, come a voler rimarcare le distanze perchè sembra che tu abbia paura di qualcosa”

 

“Non ho nessuna paura e men che meno di te se intendi questo” disse sapendo di mentirle “sono solo preoccupato per come stai” disse nascondendo lo stupore che la frase tuttavia gli aveva recato.

 

“E lo fai puntualizzando la differenza di età e prendendoti...” non continuò.

 

“Prendendoti?” chiese invitandola a continuare.

 

“Prendendoti la briga di venire fin qui solo per dirmelo? Scusa ma ho dei dubbi e lo trovo un tantino ridicolo, sei anche con la febbre”

 

“Faccio certe cose anche per molto meno, credimi ed esser venuto qui mi tranquillizza in un certo senso” disse passandosi il fazzoletto sul naso “Ma è anche inutile prenderci in giro, vero?” chiese prendendo coraggio, perchè di coraggio ce n'era bisogno ogni volta che ce l'aveva davanti ultimamente “percepisco qualcosa di diverso tra noi, nel nostro rapporto” si pentì di aver lanciato il sasso per primo in modo così forse esplicito, si stava scoprendo troppo.

 

Lei lo guardò incuriosita.

 

“Dimmi tu cosa è cambiato tra noi allora”

 

“Mi sento io diverso nei tuoi confronti, sembra che percependo qualcosa di indefinito da te, ogni cosa che dico o faccia ti ferisca; insomma, mi sembra di sbagliare ogni cosa con te.”

 

“Cioè fammi capire: se tu ti sentiresti così strano nei miei confronti, sarebbe colpa mia adesso?!? Non mi sembra di averti detto o fatto alcunchè, siamo solo amici. Ciò che conta è che tu sia felice con lei, perchè tu sei felice con Maria, vero? La stai per sposare, non è quello che volevi?” gli chiese cercando di carpire ogni minimo segno di emozione.

 

Lui sostenne quello sguardo a fatica perchè le emozioni stavano per prendere il sopravvento, ma riuscì ancora a tenerle a bada, era allenato per questo, ma forse per poco.

 

“Ci si ferisce anche tra amici, l'importante è parlare e chiarirsi, ed è per questo che sono qui, non vorrei averti ferita” fece una pausa e poi continuò “Sì, mi sono accorto che non potevo temporeggiare, credo di amarla”. Quell'ultima frase gli uscì quasi impercettibilmente.

 

“Credo? Ferita?! Ma di cosa stai parlando? Mi spieghi cosa sta succendendo?” chiese esterrefatta a quel punto, ormai doveva essere proprio evidente ciò che provava per lui e si maledisse per questa debolezza.

 

Massimiliano rimase di sasso, era andato oltre le supposizioni, quella sua frase rendeva le impressioni delle certezze. “Ferita nel senso che avrei dovuto dirtelo di persona. E' un annuncio troppo importante per comunicartelo al telefono.” Era evidente che fosse una scusa sufficientemente stupida; i suoi occhi ormai lucidi non riuscivano a staccarsi da quello sguardo indagatore e deluso. Sì era delusa, profondamente delusa, glielo si leggeva chiaramente. “La amo” disse titubante “Sì, la amo” continuò poi senza togliere lo sguardo dal suo con tono più deciso.

 

“Bene, hai fatto un viaggio inutile perchè continuo a non capire cosa tu voglia da me, ma giusto, io non posso capire, sono ancora troppo giovane per comprendere certe cose. Ah no, sei venuto per un chiarimento tra amici in modo cortese me lo stai riferendo di persona per non ferirmi. Grazie capitano, sei stato molto gentile, come sempre e no, non mi hai ferita, perchè mai poi? Ho la netta sensazione che tu ti sia fatta un'idea alquanto strana e bizzarra di me. Non penserai che mi sia illusa di qualcosa per caso?” chiese ormai visibilmente infastidita ma decisa a non lasciarsi andare.

 

Lui si voltò a guardare il via vai di gente; il sole illuminava il suo volto e lei notò un lieve curvarsi dell'angolo della bocca; pareva un mezzo sorriso o qualcosa di simile.

 

“No, non lo penso” disse serafico.

 

“Tranquillo saremo sempre amici se è questo quello che ti preoccupava.” e così dicendo s'incamminò verso l'ingresso dell'aeroporto mezza stordita ma dritta sulla schiena, quasi a vogliergli dimostrare che di forza interiore ne aveva da vendere. Lui la seguì con le mani in tasca, si sentiva non un uomo di trent'anni, ma uno di quindici, consapevole di voler scappare dai suoi sentimenti, ma con la consapevolezza dolorosa di voler in qualche modo tenere il piede in due staffe. Ebbe un moto d'insofferenza e con voce più decisa le precisò che la cerimonia non sarebbe stata per l'anno a venire ma per l'inizio di quello successivo, nel 2010.

 

“Grazie per la precisazione” disse senza voltarsi pensando tra sé che addirittura questa faccenda doveva essere andata avanti da un bel po' per aver deciso anche il periodo. “Continuo a non capire perchè ti sia fatto un viaggio così inutile”.

 

Lui la raggiunse, l'afferrò delicatamente per il braccio costringendola a voltarsi, mostrando un volto con degli occhi terribilmente lucidi, ai limiti delle lacrime; ebbe una stretta al cuore.

 

“Perchè ti voglio bene, lo capisci o no?” le disse alzando lievemente il tono della voce col viso a pochi centimetri dal suo; intorno il via vai di gente si era intensificato e l'aria pungente continuava a farsi sentire, nonostante i raggi del sole iniziassero ad accarezzare ogni superficie. Lei provò a svincolarsi dalla stretta e fu in quel momento che Massimiliano l'afferrò per la vita attirandola pericolosamente ancora di più a sé; lei sentì il suo corpo teso, sovrastarla piacevolmente, non l'aveva mai avuto così vicino in quel modo; i loro sguardi si sostennero a fatica, ma non appena Giulia abbassò gli occhi per guardare la sua bocca lievemente socchiusa, sentì immediatamente le sue calde labbra spingere prepotentemente sulle sue e la lingua impaziente farsi strada per cercare la sua. La baciò più e più volte, ovunque e insistentemente su tutto il volto, noncurante di quella gente che pareva essersi accorta improvvisamente di loro.

 

“Giulia” le sussurrò con voce roca sfiorandole l'orecchio “Giulia, Giulia, Giulia! Perdonami! Sono uno stupido e non sei immatura, sono io quello che deve imparare da te. Riuscirai a perdonarmi? Non era mia intenzione mancarti di rispetto, te lo giuro” la voce lievemente tremante tradiva le sue emozioni ed il suo corpo anche, perchè continuava a tenerla stretta a sé in modo eccessivamente rigido, mentre lei ai limiti dello svenimento rimase quasi inerte a quella presa; aprì gli occhi totalmente confusa e tremenante, tanto che se non fosse stato per le sue braccia probabilmente sarebbe caduta a terra; tuttavia lui la liberò dalla stretta gradualmente consentendole di riaversi e di scostarsi lievemente.

 

“E' tardi, io, io devo andare adesso” riuscì a biascicare.

 

“Giulia” disse in tono supplichevole “non volevo, non so cosa mi sia successo, ascoltami, non succederà più. Ma tu non stai bene” disse notando il pallore sul volto della ragazza. Dio solo sapeva quanto ancora desiderava stringerla e baciarla, fino a farle mancare il fiato.

 

“Sono in ritardo” gli disse iniziando ad agitarsi “sto, sto bene, non preoccuparti ed ora scusami, devo andare davvero” disse avviandosi velocemente verso l'entrata dell'aeroporto, sconvolta.

 

“Giulia” ma lei aveva già raggiunto ed oltrepassato l'ingresso per poi svanire tra la folla. Avrebbe dovuto inseguirla, ma qualcosa lo trattenne saldo lì perchè anche lui stava iniziando a tremare, aveva bisogno di capire perchè diavolo si fosse comportato così; si girò verso la parte opposta a quella di Giulia e pesante come un macigno si avviò verso il parcheggio. Il sole fendeva il suo viso febbrile, mentre cercava in quei deboli raggi una qualche forma di consolazione a quello che aveva fatto.

 

 

Si mise a correre nella galleria per raggiungere la sala riunioni col telefono che le squillava in borsa, in deciso stato confusionale, col sorriso accennato sulle labbra e le lacrime agli occhi; aprì la porta lentamente, qualcuno stava già parlando al microfono, ma lei notò solo che la maggior parte degli occhi si erano voltati a guardare lei e non solo per l'evidente ritardo, ma questo non le importava perchè era poca cosa in confronto al sapore che aveva ancora di lui nelle sue labbra .

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Hanseaticher-r

 

 

 

 

 

 

 

 

Per essere le tre del pomeriggio si doveva essere sicuramente gia sotto lo zero pensò Bill, perchè i fiocchi di neve che si adagiavano pigri sul suo naso e sulle guance si trasformavano instantaneamente in piccole gocce ghiacciate. Il suo alito filtrava dalla sciarpa che continuamente tirava su per evitare di scoprire la bocca ed il berretto di lana, calcato fino agli occhi a malapena riuscivano a proteggerlo. Tom, intirizzito dal quel freddo pungente, andava a passo lento ed era di pochi metri più indietro rispetto a lui, mentre Dirk e Toby, con loro figura alta e massiccia camminavano separati uno davanti e l'altro dietro, calpestando la neve sul lastricato della piazza in direzione delle casette ancora poco affollate, anche se la gente non avrebbe tardato ad arrivare.

Bill adorava l'Hanseatische Weihnachtsmarkt, sul Ganse_markt e quello stile nordico-russo; ci andava da quando era piccolo, da quando cioè Simone ed il loro padre Trumper prima ancora di separarsi,, portavano i due gemelli ogni Natale. Le venti casette dalle tante luci colorate, addobbate con festoni natalizi, la calda luce delle candele e delle lanterne, i profumi speziati e di dolci fritti che si mescolavano a quell'aria gelida era rimasto lo stesso ed ogni anno era un appuntamento a cui mai avrebbe rinunciato, anche ora che doveva girare con la security.

Il suo cellulare stava per esalare l'ultimo respiro perchè la batteria segnava appena un 10% di carica, ma riuscì tuttavia a girare il video di come si stava avvicinando alla casetta, bardata di luci e avvolta dai profumi , riprendendo un vassoio di sfoglie di mele alla cannella appena sfornate.

 

-E' ora di fare merenda, sono le tre, per oggi niente thè e non aspettiamo alle cinque, qui beviamo solo vin brûlé accompagnato da queste delizie alle mele! Com'è andata la riunione stamattina?-

 

-Non saprei, non sono un amante del thè in particolare- rispose dopo una mezz'oretta.

 

“Scusa” chiese a voce bassa una signora sulle cinquantina che si era avvicinata a Bill, mentre stava cercando di infilare una scatola di biscotti speziati dentro la sua borsa già piena “ Tu sei Bill, Bill Kaulitz? E tu sei Tom , suo fratello, vero?”

 

Bill si voltò e stupito si chiese come avesse fatto a riconoscerlo nonostante avesse il viso quasi totalmente coperto “S-si signora”disse con un filo di voce mentre l'agitazione iniziò ad assalirlo. Tom assistì a quella situazione e accennò un sorriso rassicurante, d'altronde la donna era sola.

Dick e Mark notarono la scena e subito si avvicinarono di più. Lui fece un piccolo cenno con la mano tranquillizzando i due uomini.

 

“Posso avere una foto? Non voglio disturbarvi, è per mia nipote, non che anche io non vi ascolti” disse sorridendo.

 

“Ma certo” rispose lui rilassandosi “ Dirk, ci puoi fare una foto per cortesia?”

 

La guardia scattò loro la foto e ridiede indietro il cellulare alla signora che ringraziando per la cortesia e disponibilità ne aproffitò per farsi mettere anche un autografo volante sopra la carta di un pacco regalo.

 

Temeva di dare nell'occhio, firmarono il pacchetto velocemente e la signora si congedò dando loro un abbraccio.

 

“Ho temuto per un istante un assalto in piena regola!” osservò poi Bill.

 

“Invece è stata carina e discreta, non è poco”

 

“Oh Tom è bellissimo quì” disse il gemello cambiando discorso “Ogni volta è la stessa storia. Peccato che Natale venga una volta l'anno” disse guardandosi raggiante tutto intorno.

 

“Per fortuna dico io, per fortuna! Con tutto quello che hai comprato non ti basterebbe un trasatlantico per stipparla dentro”

 

“Sempre fottutamente simpatico il mio fratellino” e scoppiarono a ridere, mentre le guardie li scortarono a passo svelto verso l'auto.

 

-Continua a farmi sognare, ne ho bisogno, oggi più che mai. Vivi davvero in un posto incantato, in genere non invidio nessuno, ma tu mi stai mettendo a dura prova. Ormai ho la netta sensazione di scriverti sempre le stesse cose, ho esaurito evidentemente il mio vocabolario-

 

Bill ci accigliò lievemente rileggendo la prima parte del messaggio; cercò di non dare importanza a qualcosa che magari non significava niente ed ordinò a Dirk di portarlo al solito negozietto di abbigliamento, il Vintage & Rags.

 

“A fare che? Che Dio ci salvi, no ne usciremo più” osservò preoccupato il fratello “Le avrai fatto esplodere la memoria del telefono a quella poveretta, sei da ieri che praticamente non fai altro che inviarle di tutto rompendole i cosiddetti”

 

“Non le sto rompendo un bel niente e men che meno i cosidetti che non ha! Eravamo d'accordo per questo. Le ha fatto molto piacere invece vedere i nostri posti e poi meglio, così inizia ad abituarsi alla nostra città” disse mentre leggeva il messaggio.

 

-Comunque la riunione è andata bene, niente di che. Ho il turno notturno e volevo riposarmi un po' adesso-

 

-Dovresti, la notte è dura, anche se immagino che ci siano meno voli e file in biglietteria, ma non ne sono così convinto in questo periodo dell'anno, siamo a ridosso di Natale-

 

-Di notte in genere il traffico è più contenuto, anche se io ho notato un qual certo movimento comunque-

 

Le strade iniziarono nuovamente a ripopolarsi di gente ed il traffico stava bloccando la carreggiata: suoni di clacson squarciavano la finta quiete di pausa che forse la città si era presa per quel primo pomeriggio.

 

-Cerca di riposare, se ti fa piacere continuo a mandarti qualcosa da qui-

 

-Vorrei solo evadere, ho bisogno di non pensare, di non ragionare, sono stanca Willy, ma non fisicamente.-

 

Bill si incupì nuovamente: percepì immediatamente che qualcosa non andava, che forse qualcosa era accaduto; maledisse quella sua eccessiva sensibilità ed empatia, avrebbe voluto chiamarla subito, ma si frenò; non era nemmeno la circostanza giusta in realtà, lì in macchina con Tom e la security davanti; lui stesso non era ancora pronto ad affrontare una conversazione telefonica, anche se era la cosa che più desiderava ma doveva ancora organizzarsi tutto il discorso; guardò il fratello intento a ridere durante la conversazione telefonica con Georg.

 

-Cos'è successo Giulia?- provò a scriverle, ma attese invano perchè non rispose più; Dirk imboccò Kurze Mühren oltrepassando The Bakery Coffee e si fermò poco dopo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Questa pioggia proprio non ne vuole sapere di smetterla, mi ha proprio rotto le scatole” disse mentre Elena la teneva abbracciata a sé, avvolte nel caldo piumone del lettone. Era evidente che stesse vivendo una situazione in cui sentimenti opposti la stavano turbando e che persino un evento naturale in quel periodo come la pioggia la stesse infastidendo. Cosa aspettarsi adesso da Massimiliano? Non le aveva nemmeno mandato un messaggio in giornata per sincerarsi di come stesse e questo non era buon segno; non sapeva cosa aspettarsi, se qualcosa doveva effettivamente aspettarsi.

 

“So a cosa stai pensando Elena, i tuoi pensieri stanno facendo un tale rumore! Ora è davvero finito tutto, prima ancora che fosse iniziato” disse staccandosi da lei e cacciando via una lacrima con la mano “Ben mi sta, non capisco proprio come abbia potuto permettere che questo strano 'coso' verso lui potesse prendere piede. Di sicuro anche lui ci ha messo del suo. Com'è facile cadere in tentazione quando un ragazzo ti guarda in un certo modo e ti piace. Se poi è pure gentile, ci illudiamo subito ed il gioco è fatto”

 

“Però anche lui a trent'anni si comporta così? Dico, ha pure solide responsabilità dettate da un lavoro serio ed impegnativo. Mi fa pensare che poi non sia così maturo come credevo. A meno che e credo che questa sia l'ipotesi più verosimile, si sia sinceramente invaghito di te e guarda che in un certo senso te l'ha anche detto.”

 

“Dai Ele basta, se no la cosa diventa una tragedia. Mi faccio rabbia da sola e non voglio esasperare il tutto, mi basta questo”

 

“Lo so, ma lo trovo un po' scioccante, da lui poi, una cosa simile, mi sarei aspettata maggior autocontrollo ecco. Evidentemente sta male, sta attraversando un periodo di sentimenti contrastanti, non mi saprei spiegare tutta la situazione”.

 

“Ho sempre passato il tempo in cui stavo con qualcuno, ad analizzare ogni minimo dettaglio, il tutto doveva essere dettato da mie insicurezze, o perchè l'altro mandava segnali discordanti che mi destabilizzavano. La morale era che nessuno andava bene per me”

 

“Comunque non vorrei essere nei panni della futura sposina, Maria intendo”

 

Giulia la guardò con espressione di disappunto mista a divertimento.

 

“Con questo non intendo dire che sia inaffidabile, ma lo è.” e continuò “Mi chiedo se Mirko lo verrà a sapere, se sarà lui a dirglielo direttamente o sarà anche vigliacco ed eviterà di farlo”

 

“Credo sia meglio non dirgli nulla, in fondo non è successo niente.”

 

“Scusa Giulia, ma mio Dio, proprio no! Un bacio da uno che deve sposarsi non mi sembra proprio 'niente'! Chiedilo a Maria se sarebbe dello stesso avviso: il futuro marito che bacia un'altra, assurdo! Iimmagino cosa tu abbia potuto provare e pensare in quel momento”

 

“Nulla” sorrise forzatamente “A parte lo sguardo di tutti, tutti avranno pensato che fosse il mio uomo e per pochissimo l'ho pensato anche io, ma poi sono subito ritornata alla realtà. Se non altro Willy contribuiva a farmi stare bene con i suoi video, poverino” osservò con leggera amarezza.

 

“Ero uno strenuo difensore di Max, ma con la storia del matrimonio, non più, mi ha deluso e poi nessuna sensibilità per te che ancora soffri per tua nonna, l'ho trovato un gesto puramente egoistico, anche se posso capire la forte attrazione che io ho sempre notato per te. Willy? Strano essere, molto indefinito anche lui. Perchè non palesarsi una buona volta in foto? Che noia tutti questi tipi strani!”

 

Giulia abbozzò un sorriso, il malumore un po' le stava passando. “Chissà con un po' di fortuna potremo comporre la sua figura, se continuerà a mandarmi qualche dettaglio di sé e non mi aspetto un gran figo, anche se dev'essere in gamba; comunque ha un cane, mi ero scordata di dirtelo, un chihuahua; quindi niente Brand e Tord come sospettavi”

 

“E chi ne ha la certezza di quello che ti scrive?”

 

“Ma che interesse avrebbe a mentirmi ? Dai Elena! Ora vado a prepararmi”

 

“Ah scordavo!” disse l'amica rovistando nel suo cellulare “Guarda che ho trovato”

 

“E' un tatuaggio” guardò meglio e convenì che fosse lo stesso che aveva Willy.

 

“E non hai capito a chi appartiene questo?”

 

“Ho capito il gruppo, ma non ricordo il nome”

 

“Tokio Hotel, è del loro cantante, Bill Kaulitz”

 

“Sì, è identico!” disse mettendosi la mano in bocca per lo stupore “Ma non mi ha mai detto che fosse fan loro, cioè non lo ricordo bene, ma forse no. Ma sai che questo tizio l'ho visto in un sacco di riviste?”

 

“Senti, quante cose non ti avrà detto? Non mandarti una sua foto, non provare a proporre un incontro... Ho parecchi dubbi, è troppo misterioso.” poi rise “Beh, sei un po' fuori dal mondo, questo gruppo ci sta dando dentro, è primo nelle classiche di molti paesi”.

 

“Può averlo visto e può essere rimasto piacevolmente colpito tanto da averlo voluto anche lui uguale. Quante volte imitiamo in qualche maniera chi ci piace? Vestiti, capelli. Per il resto purtroppo non posso farci niente, lo prendo così com'è, d'altronde non ci stiamo incontrando. Proporre cosa? S'immaginerebbe che non accetterei mai una cosa simile. Non ora, mi sembra così prematuro! Ho ascoltato un brano, non ricordo il titolo, non è male. Ma sai per chi muoio”

 

“Già lo so. Spero davvero un giorno possa andare a vedere Mj o Enrique.”

 

“Oh, vado sì, ma a prepararmi, altrimenti arrivo in ritardo anche oggi” sorrise, fermandosi sull'uscio della camera da letto e si voltò a guardarla “Grazie Elena, sei, come dire, corroborante”

 

Elena le soffiò un bacio dal letto, vedendo i suoi occhi velati di tristezza.

 

“Ed alla fine a Willy gli ho dato anche il mio numero di telefono”

 

Elena sgranò gli occhi dallo stupore accennò una frase ma si ammutolì.

 

“Non chiedermi più perchè, ma mi fa star bene, lui, Massimiliano no. E' probabile che l'abbia associato incosciamente a qualcosa di positivo. Per il resto poco importa. Ma tanto è gay per te o ha qualche altro problema, perchè da quando ha il mio numero, anche se da pochissimo, non s'è mai azzardato a chiamarmi, ma si è sempre limitato a messaggiare. E' già un indizio in fondo per te, quindi va bene questa amicizia virtuale, giusto?”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Ma cosa avete preso?” chiese esterrefatta Simone vedendo i due ragazzi entrare in sala pieni di scatole e buste aiutati dalle due guardie. “Bill, non sei cambiato per niente...tutti quei pacchi basteranno per un esercito! Sistemateli sotto l'albero” ordinò lei indicando l'albeo di Natale accanto al camino.“Quà giù Dirk grazie”

 

“Lo sai com'è Bill, non voleva più andar via se non fosse stato per me sarebbe ancora lì a comprare chissà che. Toby alla fine l'ha costretto e Dirk lo stesso, perchè poi voleva comprare l'intero negozio da Vintage” disse Tom buttandosi sopra la poltrona accanto al fuoco scoppiettante.

 

“Fuori si gela. Stanotte è prevista una tormenta di neve, spero che Gordon sia qua quanto prima” disse con tono preoccupato lei.

 

“Veramente mi ha mandato un messaggio un quarto d'ora fa, non ti ha avvisata? Comunque sarà vicino. Salgo a cambiarmi, non aspettatemi per cena, ho mangiato tante di quelle cose che ho la nausea!” disse Bill incamminandosi verso le scale che portavano al piano superiore.

 

Si sedette un istante davanti alla finestra della sua camera cercando di calmare il suo cuore in tumulto.

 

Simone aveva ragione la tormenta stava venendo giù ed i lampioni lungo il viale, erano circondati da una specie di pulviscolo candido e lo stesso paesaggio pareva fosse velato interamente di bianco.

 

Era tutto il giorno che in realtà ci pensava e andare in giro per le compere, gli era servito a preparare il discorso e a chiarirsi le idee a riguardo. Per la verità ci pensava, da quando, per l'esatezza, si erano risentiti per messaggio. Non era riuscito a pensare ad altro da allora.

Attivò il display e notò le notifiche di Giulia: quando aprì la prima i suoi occhi furono letteralmente inondati da una immagine in formato grande, con i colori caldi di un tramonto al mare e dall'incredibile bellezza di lei seduta sugli scogli, con i lunghi capelli scompigliati dal vento.

 

-E' l'unico posto dove riesco a ritrovare me stessa, il rumore del mare e le sue onde, il suo profumo, sono capaci di calmarmi, dovresti venire qui anche tu, lo sai che abbiamo il mare più bello del mondo?-

 

Sorrise, perchè per lui quell'invito era già qualcosa, un piccolo passo avanti per il solo fatto che lo avesse scritto. Zoomò il suo viso e quegli occhi che avevano preso il colore di quel sole che stava calando; il suo sguardo poi si soffermò sulle labbra rosee, sulla pelle appena dorata che contrastava col maglione bianco chiazzato solo dalle lunghe ciocche scure che lo avvolgevano disordinatamente; com'era possibile che potessero esistere tanta bellezza e dolcezza si chiese; era facile immaginare che sensazione si potesse provare a starle accanto, toccarla, sfiorare con la bocca la sua pelle e percepirne il sapore, l'odore, il calore; si stava eccitando, succedeva ormai spesso quando la pensava in un certo modo e dovette ammettere in imbarazzo con se stesso che iniziava ad avere anche la necessità di sfogarsi; restò rapito da quel coacervo di sensazioni e ripensò poi a quelle uniche volte che l'aveva vista, poche ma intense che gli erano servite per perdersi irrimediabilmente e veder crollate tutte le barriere che si era costruito per non soffrire più per amore. Solo lei in tutti questi anni era stata capace di tanto in così poco tempo, in grado di far crescere prepotentemente in lui qualcosa che c'era sempre stato e che inconsciamente per paura evitava, ma che ora chiedeva anzi urlava di poter essere ascoltato, mostrato, detto. Riaprì gli occhi e le sue dita aprirono la seconda notifica, ma rimase pietrificato nel vedere la sua immagine ritratta agli MTV Europe Music Awards del mese scorso a Liverpool. Si rizzò subito sulla schiena sentendo che il cuore aveva iniziato a pompare più velocemente ed il respiro farsi più corto.

 

-Devo supporre che tu in qualche modo sia a conoscenza di questo tizio, perchè ha il tuo stesso tatuaggio ed anche se fosse non me ne hai mai parlato, certo, non ricordo bene, ma mi pare proprio di no, però mi ha colpito molto. Chi ha copiato chi?-

 

“Oh merda!” pensò. L'istinto lo portò a chiamare subito suo fratello, ma poi cercò di calmarsi e di ritrovare la lucidità necessaria per darle una spiegazione; ci impiegò un buon quarto d'ora, nel mentre sentì il rumore del motore della macchina di Gordon attraversare il vialetto di casa per andare nel garage sul retro.

 

-Beh, fa parte di una band conosciuta, non li seguo particolarmente, anche se per la verità ho ascoltato qualche loro canzone e non mi sembra così male. Sì, mi è piaciuto molto il suo tatuaggio e rappresentava esattamente quello che volevo esprimere io. L'ho visto addosso a moltissima gente. Ma tu segui quel gruppo?- chiese molto incuriosito.

 

-No no- scrisse poco dopo -Sai che a me piacciono Michael Jackson ed Enrique Iglesias. Però ho ascoltato una canzone, perchè in giro, nei locali ed alla radio non si sente altro che quella, ma non chiedermi il titolo; in realtà io sto ancora aspettando di ascoltare un tuo brano, sono molto curiosa. L'altra volta mi hai mandato un pezzo scritto della canzone, non si potrebbe anche ascoltare?-

 

Bill storse il naso un po' deluso da quella dimenticanza; mai si sarebbe immaginato che avrebbe perso la testa per una ragazza che ignorava, o quasi, la loro esistenza, la sua esistenza e questo non gli dispiacque in fondo, anzi, forse era ancora più eccitante.

 

-Monsoon, si ho capito quale stai dicendo- scrisse consapevole che forse non era stato proprio da galantuomini correggerla in qualche modo -Ognuno ha i suoi gusti d'altronde. La canzone di cui ti ho mandato alcuni versi, non è del tutto terminata e quindi non è ancora incisa. Preferisco farti sentire quelle che io insieme ai miei amici stiamo preparando e che sono a buon punto. Spero però, che tu possa venire a vederci in qualche modo ed ascoltarle dal vivo, non appena organizzaremo qualche evento, anzi, preferisco così- Anche se la sola idea gli metteva un ansia tremenda.

 

-Verrete anche in Italia?- chiese incuriosita.

 

-Oh, penso proprio di sì, non vediamo l'ora, ci piace come paese l'Italia e siete persone molto ospitali e gentili-

 

-Beh, sono felice che abbia una buona considerazione di noi- e continuò -Willy, ma tu sei felice?-

 

Lui corrugò la fronte perchè non riuscì a capire questo repentino cambiamento di discorso; percepì ancora una volta che qualcosa non stava andando bene, se lo sentiva e a quella domanda di prima se qualcosa fosse successa, lei non aveva nemmeno risposto. Forse stava tastando il terreno per vedere se poteva confidargli qualcosa.

 

-Beh, è una domada complicata che presuppone una risposta complicata. Perchè me lo chiedi? Temo che tu in questo periodo della tua vita, non lo sia o non completamente, la mancanza di tua nonna ti avrà lasciato un vuoto tremendo-

 

Giulia riflettè al suo messaggio, cosa ne poteva sapere effettivamente del suo stato emozionale? Eppure era davvero andato vicino, lui che era lontano chissà dove ma che era riuscito a leggere una piccola parte di sé e del suo cuore. Guardò l'orologio, era quasi ora di recarsi a lavoro.

 

-Grazie per il tuo sostegno, ne riparleremo, ora devo scappare, il lavoro mi attende, a presto, buona serata, mancano solo tre giorni alla viglia di Natale ed io sarò di turno fino alle 20 del 24 sera e indovina? Dalle 20 del 25! Dimmi che mi stai invidiando-

 

Restò deluso per come chiuse la questione, ma era deciso che avrebbe scoperto di più.

 

- Se vuoi che ti dica che t'invidio te lo dico, ma ti direi una bugia. Passa una piacevole serata a lavoro, so che si può fare- le scrisse cercando di incoraggiarla.

 

Sospirò, la serata per lui sarebbe stata altrettanto poco invidiabile senza di lei.

 

 

 

 

 

 

notte tra il 21 e 22 DICEMBRE

 

 

Fu svegliato dallo sibilare del vento che sbatteva sulla finestra trasportando i focchi di neve sui vetri e lungo i bordi, formando uno strato alto sul davanzale. Alle dieci la mattinata era ancora scura in cielo: le candide nuvole che aveva accompagnato l'intera notte con la tormenta di neve avevano lasciato il posto a nubi scure che minacciavano pioggia

Quando tirò leggermente giù il grosso piumone da sotto al suo naso, si accorse del profumo di dolci che saliva dal piano di sotto; tirò il braccio fuori dalla coperta e prese il telefono. Si sentiva ancora le palpebre pesanti per il sonno, il tepore della stanza e quell'aroma speziato che lo avevano inebriato pareva volessero conciliargli qualche altra ora di sonno più che l'appetito. Gustav gli aveva inviato una decina di messaggi e Georg una foto in cui si era travestito da Santa Claus la sera prima: a quella vista non potè che ridere di gusto tanto da farsi dolere la pancia perchè per quanto ridicola fosse quell'immagine, quell'abbigliamento gli calzava a pennello donandogli l'aria di un vecchio Lord inglese; provò a scorrere tra le notifiche e lesse un messaggio di Giulia in cui si lamentava del tempaccio che aveva beccato di rientro dal lavoro; riguardò poi la foto della sera prima e piano piano ricadde nel sonno profondo, cullato dal calore della stanza e dal quel vento diventato ancora più minaccioso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I tacchi dei suoi stivali rimbombavano tra le pareti di quel corridoio angusto e fatiscente appena illuminato dalla luce della luna che liberandosi dai nuvoloni neri, era riuscita a filtrare tra gli enormi finestroni rotti. Faceva freddo, un freddo terribile e la pioggia caduta poco prima, trasportata dal vento aveva creato piccoli ristagni di acqua su quel pavimento sudicio.

Riusciva a malapena a distinguere la sagoma di Georg che lo precedeva infondo all''andito anche se a tratti pareva si uniformasse con quel buio pece.

Sentiva il cuore battergli velocemente e le vene pulsargli nelle tempie: dovette fermarsi un istante per riprender fiato quando sentì riecheggiare quella che doveva essere della musica proveniente da qualche stanza al piano superiore.

Quando si voltò alla sua destra si accorse di una lunga scala dai gradini in pietra grezza: la percorse fino in cima dove intravide una porta dal quale filtrava una luce fiocca.

Sentì il freddo penetrargli le ossa e farlo rabbrividire: si strinse le braccia al busto per cercare di proteggersi mentre le sue gambe percorrevano velocemente il breve andito.

Quando entrò nella stanza si accorse in realtà che era buia e le sagome della gente si distinguevano grazie al chiarore della luna. Cercò di farsi spazio e si diresse verso quello che da dietro sembrava essere Georg.

 

Ma che fine hai fatto? Ti stavo dietro e sei sparito” gli disse tirandolo per un braccio e costringendolo a voltarsi.

 

Non dire le bugie, odio chi mente. E' mancanza di rispetto”

 

Ma che diavolo stai dicendo? E quando parlo ti vuoi almeno girare? Ma in che cavolo di posto mi hai portato? Non è questo il luogo dove dobbiamo suonare.”

 

Quante domande, tante, troppe”

 

Quali domande?” riuscì appena a chiedergli quando si accorse che quello voltandosi non era Georg.

 

Le mie Bill e di chi se no?”

 

Il cuore riprese a battere all'impazzata nel sentire quella voce angelica distinguendo in contro luce i lineamenti del volto di una ragazza.

 

Quella persona si allontanò velocemente da lui per addentrarsi tra la gente, lasciandolo solo. Provò a seguirla, nonostante avesse iniziato a tremare, quando se la trovò improvvisamente davanti a sé, ma di spalle; la sua attenzione fu catturata da quei capelli scurissimi e lunghi fino alla vita.

 

Il fiato gli si fermò in gola quando quel viso si voltò verso di lui e iniziò a parlargli.

 

Ciao Bill” disse con tono candido.

 

Gli parve di riconoscere quella voce mentre cercava di distinguere i tratti di quel volto, ma ancora non era possibile.

 

Cercò di parlare ma dalla bocca non riuscì ad emettere alcun suono, ciò che percepì era solamente ogni singolo battito del suo cuore impazzito.

 

Sono felice di esser qui, è quello che volevamo”.

 

Bill si sentì confuso, in realtà era lì perchè doveva suonare, ma dov'era il resto del gruppo si chiese? Georg che fine aveva fatto? Allungò la sua mano per poter toccare quella figura misteriosa e quando vi riuscì percepì la sua pelle calda e morbida; lei prese la sua mano tra le sue e ne percorse accarezzandolo, ogni singolo dito facendolo rabbrividire per il piacere.

 

Hai delle mani stupende, te le ho ammirate dal primo momento che te le ho viste, ricordi ? ” disse e poi aggiunse “Non ferirmi, non mentirmi”

 

S'impaurì nel sentire quell'avvertimento.

 

Allora lei avvicinò le dita alla bocca di Bill: lui chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dal contatto di quelle dita eteree e più lei ne percorreva la forma più lui si sentiva avvampare dentro, trafitto da un desiderio incontrollato di baciarla.

Quando riaprì gli occhi si accorse che quella donna era improvvisamente scomparsa, lasciandolo solo, tremante e infreddolito perchè la pioggia l'aveva sorpreso fuori in giardino nonostante la luna ed il cielo sgombro, col vento che si era alzato impetuoso e minaccioso; impaurito cercò un riparo quando vide sotto il porticato della casa suo fratello Tom. Quando lo raggiunse, si accorse che alle sue spalle c'era nuovamente la ragazza dai capelli lunghi: a quel punto la chiamò col nome di Giulia e quando quella si voltò, lui riuscì a vederne finalmente il volto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alzò di scatto il busto dal letto aprendo gli occhi spaventato. Aveva il cuore che gli batteva impazzito e addosso una strana sensazione, di emozioni contrastanti di paura e attrazione. Il contesto lo inquietava ma lei, quella ragazza dai capelli lunghi, l'aveva finalmente riconosciuta. Fece un sospiro e si appoggio allo schienale del letto: il sibilo del vento che aveva sentito nel sogno era il vento che fischiava attraverso la finestre della sua camera e questa constatazione calmò in parte la sua agitazione.

Faticò a ritornare completamente sveglio e lucido, quel sogno pareva l'avesse completamente stravolto, quando si accorse che il suo telefono lampeggiava per gli avvisi che erano arrivati.

 

“Bill....posso?” sentì bussare “Sai che ore sono?” chiese il gemello facendo capolino in camera “Le dodici e trenta, hai intenzione di poltrire ancora oppure vieni giù a dare una mano?”

 

“E' tardissimo! Avevo promesso a mamma che l'avrei aiutata a fare i biscotti! I dolci di Betsy dovrebbero arrivare nel pomeriggio comunque”

 

“Ha già preparato tutto lei. Ha preferito farti riposare ed ha fatto tutto con me” disse notando la faccia sconvolta del fratello.

 

“Ho solo fatto un sogno strampalato, non ne capisco il senso, sembrava una specie di film dell'horror”

 

“Ne guardi troppi di quei film, ecco perchè poi te li ritrovi in sogno, che c'è? Ancora pensieroso se chiamarla o no? O è per quel tatuaggio?” chiese vedendo che armeggiava il telefonino nervosamente.

 

“Un po' per tutto Tom.”

 

“Credo che dovresti pensare meno ed agire il più possibile”

 

“Oggi è libera perchè domani ed il 24 fino alla sera lavora”

 

“Che aspetti?” disse avvicinandosi e scoprendogli il letto.

 

“Tom!” gli urlò e per ripicca gli lanciò il cuscino.

 

“Ora aggiorno mamma su questa questione” disse il gemello sgattaiolando fuori dalla camera.

 

“Giuro che se dovessi raggiungerti ti strapperò dalla testa tanti di quei capelli che le tue fans e le tue morose dovranno impiegare chissà quanto per riconoscerti!” disse furibondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Tooooom, Tooom! Oggi te la stai proprio cercando!” chiamò a gran voce suo fratello dalla sala.

 

“Cosa urli, così spaventi Scotty! Che cosa è successo?” chiese Simone mentre passava con un vassoio pieno di pulsnitzer pfefferkuchen e lebkuchen fumanti.

 

“Quell'imbecille mi ha aperto proprio la finestrina che spettava a me dell'Adventskalender”

 

“No spettava a me “ disse a gran voce ridendo Tom entrando nella stanza. “Ma poi dico io, mancano ancora tre giorni a Natale, meglio scoprirlo prima, no?”

 

“Ci manca solo che facciate a pugni e che vi debba portare dal medico. Stento a credere che abbiate quasi vent'anni, no, non potete averli in queste condizioni” disse la madre ritornando in cucina.

 

“Ma perchè ti diverti ad esasperarmi così? ”

 

“Perchè spettava a me e smettila di renderti ridicolo” rispose punzecchiandolo.

 

“Ridicolo ci sarai e lo sai quanto ci tenessi ”.

 

“Veramente pensavo tenessi ad altro” fece Tom stringendo gli occhi e stirando le labbra in un sorriso provocante.

 

“Ma Giulia non la inviti?” chiese candidamente la mamma entrando nuovamente nella sala.

 

Bill fulminò con gli occhi il gemello e faticò non poco per evitare di diventare rosso come un pomodoro.

 

“Da quando in qua sei diventato timido con tua madre su certe questioni?” disse notando l'evidente imbarazzo del figlio.

 

“E comunque tieni” disse Tom mettendogli in mano il pflaumentoffel (l'ometto commestibile a forma di spazzacammino) “Non volevo sottrartelo, volevo essere io a dartelo, d'altronde, tra i due penso che ne abbia più bisogno tu”.

 

Bill sorrise tenendo tesa la mano in cui Tom adagiò il biscotto portafortuna.

 

“Oh Tom! Ho solo pensato che te l'avessi fregato, anche se spettava a me” gli disse felice mentre si dirigeva verso l'albero per appenderlo vicino al puntale.

 

“Finito di litigare adesso? Aiutatemi ad apparecchiare che tra non molto saremo sommersi di visite. Ed io tra dieci minuti devo andare a Messa e Gordon viene con me” disse Simone.

 

“Grazie Tom, ti voglio bene, anche se mi fai sempre esasperare” disse al gemello con occhi lucidi “E mamma” disse poi rivolto a Simone “Non sono timido nel confidarti certe cose, è solo che ancora non c'è stato niente, ma se dovesse accadere tu e Gordon sarete i primi a saperlo. Dopo Tom ovviamente” disse strizzandole l'occhio.

 

“Sei sicuro di non voler venire da Ann? Ci passiamo un'oretta da lei, ci saranno i suoi e molti amici” chiese poi a voce bassa.

 

“No Tom per poi a far cosa? A tenere la candela quando sarete soli?, No, no, grazie!” disse sarcastico.

 

“Non so se le piacerà ma è un'anticipazione per Natale questo pensierino”

 

“Non ho dubbi, anche se posso solo immaginare cosa potrebbe preferire fra tutti i pensierini”

 

Tom sorrise.

 

“Comunque ho terminato quel brano e lo farò avere in serata a Kristian”

 

“Così passerà un Natale in santa pace. Denis pubblicherà la registrazione per gli auguri ai fans il 24”

 

Bill sorrise, la Caught on Camera stava scalando le classifiche e i fans apprezzavano molto l'idea di vederli sul web.

 

“Sai, pero che un giorno possa capire ed essere orgogliosa di te”.

 

“Vorrei che nessuno lo sapesse”.

 

“Tranquillo, sarà il nostro unico segreto. Allora hai deciso?” disse guardando gli occhi lucidi del fratello.

 

“Si, credo di essere pronto ormai” disse aprendo il palmo della sua mano e mostrandogli il pflaumentoffel.

 

“Bill!” esclamò improvvisamente il gemello commuovendosi “Ti voglio bene Bill” disse andandogli incontro per abbracciarlo “Te ne vorrò sempre, qualunque cosa possa accadere tra di noi, tu sarai sempre la persona più importante, la parte migliore di me”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Aveva amato da subito quella camera, il cui tetto a spiovente e le pareti erano interamente rivestite in legno di cedro; gli ricordava tanto quegli chalet di montagna dov'era solito passare i pochi giorni di vacanza, quando desiderava farlo tra le alte quote. Lì si sentiva al sicuro e protetto e riusciva a ritrovare l'equilibrio e le energie che cercava; fuori intanto aveva ripreso a nevicare e le previsioni meteo avevano previsto nevicate per almeno fino a Natale. Mandò un messaggio a Christie scusandosi per l'enorme ritardo con cui le rispondeva, glielo doveva in fondo, lei si era comportata egregiamente con lui. Appoggiò il telefonino sul comodino e si accostò alla finestra, cercando di tenere sotto controllo le sue emozioni; quel paesaggio immacolato gli infondeva tranquillità, uno stato di calma, forse solo apparente, perchè dentro si sentiva un fuoco pronto a divampare; molte volte gli era capitato durante i suoi interminabili viaggi, di restare rapito a guardare distese di prati verdi, montagne e laghi di indescrivibile bellezza. Era difficile trovare le parole giuste che potessero descrivere le emozioni provate, quando i suoi occhi accompagnavano il sole nella sua discesa verso l'orizzonte, o scrutava il mare a perdita di vista, o come in quel momento, restare incantato a guardare la sera che stava scendendo con le luci arancioni del quartiere trapuntare quel paesaggio ammantato di bianco.

Prese fiato, guardò il cellulare adagiato sul davanzale e l'afferrò.

 

Quando compose il suo numero gli parve che passasse un'eternità prima che dall'altro capo del telefono ricevette una risposta, fu sul punto di riattaccare, gli stava mancando il coraggio ed il suo cuore non ne voleva sapere di rallentare il battito.

 

“Pronto?” disse improvvisamente una voce aggraziata dall'altro capo della comunicazione.

 

Dio che meraviglia, pensò Bill. Credette che gli sarebbe venuto un infarto di lì a poco, ma non poteva ritornare indietro e non restava che prendere coraggio ed affrontare tutto.

 

Attese qualche secondo per rispondere ma lei lo precedette con voce incredula che tradiva chiaramente sorpresa “Willy?”.

 

“P-pronto?” rispose con una modulazione incerta ai limiti della balbuzie “Giulia?” gli uscì poi miracolosamente dalla bocca; era così strano sentirla e pronunciare il suo nome, eppure quanto aveva desiderato quel momento? Non lo sapeva più nemmeno lui, ma ora era lì, pronta ad ascoltarlo e risentire quella sua voce che mai aveva scordato.

 

“Si, sono io” disse percependo che anche lei cercava di mantenere sotto controllo le sue emozioni “Non vorrei disturbarti, come stai? Sei a lavoro?”

 

“ Willy! Non, non mi aspettavo questa chiamata”

 

Silenzio. Sembrò un istante infinito, entrambi nel più totale imbarazzo.

 

“No” disse lei riprendendo velocemente la conversazione “Assolutamente non mi disturbi, oggi sono nuovamente libera lo sai, io sto bene e tu?”

 

“Scusami, io non ” la saliva scese velocemente in gola e non gli permise di terminare la frase, fortunatamente riuscì a trattenere il colpo di tosse.

 

“ No, posso restare e sono felice finalmente di sentirti e di conoscerti”.

 

“Piacere di conoscerti e grazie, io sto bene” azzardò, anche se quella frase gli sembrò parecchio stupida.

 

“Finalmente ci sentiamo anche se per voce”

 

“Già” non seppe cosa aggiungere, aveva già dimenticato più della metà del discorso preparato.

 

Silenzio dall'altra parte, ma solo rumore di sottofondo.

 

“Mi senti bene?” riprese Bill frettolosamente “Sento molto chiasso. Dal momento che ci siamo scambiati i numeri” disse lui di getto e prima che perdesse nuovamente il filo della discussione “Ho pensato che fosse meglio sentirsi per voce, era per farci gli auguri”

 

Nuovamente silenzio.

 

Pensò a quanto fosse idiota, nonostante quel discorso ripetuto diverse volte; pensò a come potesse farle gli auguri due giorni prima della festa ed in quella circostanza, magari occupata a fare altro ed in compagnia di chissà chi. Pensò che fosse doppiamente idiota nel giro di pochi secondi.

 

“Grazie, sei gentilissimo, li ricambio di cuore” quella voce angelica lo stava sciogliendo letteralmente “Sì, è stato un bel gesto questo sai? E', è bello poterti finalmente conoscere anche così, in fondo dopo questi mesi passati a scriverci messaggi” non proseguì la frase. Forse anche lei era emozionata.

 

Bill giocò nervosamente con la collana che aveva sul collo, cercando di far aderire meglio il telefono all'orecchio.

 

Silenzio, ancora.

 

I pensieri si aggrovigliarono come cespugli di rovi, non capiva se quel gesto le avesse fatto effettivamente piacere.

 

“Non avevo la più pallida idea che fossi occupata, puoi dirmelo, credimi, non volevo disturbarti, se preferisci ci sentiamo in un momento migliore”

 

“No, va benissimo anche adesso. Senti trambusto perchè mi trovo seduta al bar con la mia amica di cui ti ho parlato qualche volta, ma ora mi sono messa in un punto più tranquillo per poter conversare” disse con Elena divertita che la fissava da lontano.

 

“Ah sì, Elena, giusto?”

 

“Esatto, lei”

 

“Quindi lavori anche il venticinque?”

 

“Si,” rispose facendo la smorfia all'amica da lontano “Sì, il 25 notte, ma il 26 ed il 27 sarò libera e quindi andrò dai miei. Tu mi hai scritto che sei ad Amburgo dai tuoi e con tuo fratello? Le tue foto e i tuoi video sono bellissimi, grazie, quei posti sono incantevoli, non ne ho mai visto uno!”

 

“Allora è un ottima scusa perchè un giorno possa venire qua ad ammirarli” Dio solo sa cosa avrebbe aggiunto a quella frase.

 

“Sarebbe meraviglioso, sì, magari un giorno” abbozzò appena.

 

“E' strano sentirci per telefono” osservò.

 

“Sì, in effetti”

 

“Te l'aspettavi?” chiese pieno di curiosità.

 

“Un po' sì, anche se mi aspettavo che tu lo facessi quasi subito dopo averti dato il mio numero”

 

Quindi, pensò, non era stato così positivo aspettare? Evitò di pensarci più di tanto, si sarebbe confuso.

 

“Non ho voluto darti una cattiva impressione” sorrise.

 

Lei percepì la risatina ed iniziò a rilassarsi.

 

“Beh, Willy, questo non vuol dire che tu non sia un maniaco anche così” e scoppiò a ridere.

 

Lui fece altrettanto dall'altra parte del telefono.

 

“Oddio, non sto iniziando bene dunque”

 

“E sembrerebbe di no”. Si sentì più rilassata guardando l'amica farle strani gesti.

 

“ Allora, hai già fatto i tuoi acquisti per queste feste?” gli chiese cambiando argomento.

 

“Oh si, dovresti chiedere a mia madre, non ne poteva più di vedermi pieno di regali”

 

Giulia rise nuovamente e lui con lei.

 

“In genere lo shopping compulsivo è tipico di noi femminucce” osservò.

 

“Non è assolutamente vero come vedi” rispose rilassandosi finalmente un po'.

 

“Bene, attendo tue foto”

 

“Contaci”

 

“Devi ritornare a Los Angeles? Mi avevi parlato di un contratto”

 

Bill si ricompose subito.

 

“Si, dovrebbe andare in porto, non so se per la primavera o oltre, dipende da molte cose.”

 

“Sai che sarò un giudice severo quando ascolterò il tuo primo album?”

 

L'attenzione fu distolta quando la sua camera s'illuminò completamente: guardò fuori dalla finestra e vide i fari di due macchine avanzare per il vialetto innevato.

Lei sarebbe stata il suo giudice più inflessibile dunque, sì, sarebbe stato magnifico, pensò.

 

“Riparto ai primi di Gennaio. Non ho molto tempo per stare fermo.”

 

“Ma quindì inciderai un album tutto tuo? Farai anche tourneè?” la curiosità stava prendendo il sopravento e lui s'irrigidì nuovamente. Ora il copione che si era preparato per rispondere non prevedeva quella parte.

 

Pausa.

 

Silenzio

 

“Willy? Mi senti?”

 

“Si, sì ”disse riordinandosi velocemente le idee “Anche se non sarò solo, ovviamente, sarò accompagnato dai miei amici che mi daranno una mano, siamo una piccola band, niente di più, te l'avevo scritto. Dovrebbe essere prevista una tournèè in piccoli locali” si per quelle bugie.

 

“Oh Willy! Spero davvero che vada tutto per il meglio, sono convinta che sarà così. Non ci conosciamo e non ti ho mai sentito cantare, ma sono sicura che sarai bravissimo. In fondo ci sono tanti cantanti mediocri in giro per il mondo che si vantano di saper fare chissà che”

 

Quelle parole lo colpirono dette così spontaneamente ad uno che praticamente poteva essere per lei uno sconosciuto.

 

“Grazie, sei davvero gentile” fu tutto quello che riuscì a dire.

 

“Spero un giorno di poterti sentire cantare, sono davvero curiosa” disse improvvisamente lei

 

Bill si sorprese e tutto ciò che fece fu sorridere perchè questo poteva significare solo una cosa per lui: volerlo incontrare un giorno.

 

“Sarebbe un onore per me. Quando lo vorrai tu. Ehi” disse per interrompere quella situazione pericolosamente imbarazzante “Qui sta venendo giù tantissima neve, per stanotte credo sia prevista una tormenta, spero non vada via la comunicazione d'improvviso.”

 

“Mi ha fatto piacere aver parlato con te”

 

Tutto quello che fece fu adagiarsi sopra il letto, imprimendo nella sua memoria a breve termine quelle parole, dette da una voce così femminile; c'era solo da morire, ormai la sua mente non faceva che ripetere quella frase.

 

“Ha fatto molto piacere anche a me” rispose abbassando di un tono la sua voce, tanto da farla risultare più profonda.

 

“Magari per Natale” anticipò subito dopo lui “Potremmo risentirci, sempre che a te vada bene, ecco”

 

“Ti chiamo io, sperando tu sia sveglio” disse con una risatina.

 

“Che fai, mi prendi in giro?” disse divertito “Sarò sveglio non voglio che sia tu a pagare la chiamata, se non ti offendi lo farò io”

 

“Non ci sono problemi, ma se preferisci. Allora spero di essere io quella sveglia” disse iniziando a ridere, immaginandosi lo stress di quelle giornate di festa impegnata col lavoro.

 

“Beh, mi fa piacere che l'idea di dover lavorare a Natale ti diverta” disse in tono scherzoso “Ma se ti può consolare anche io dovrò fare qualcosa perchè ho parecchio lavoro arretrato”

 

“Forse mi stai consolando. Sì mi hai decisamente consolato”

 

Bill si mise a ridere, ormai aveva capito che quello era il suo modo di prenderlo in giro.

 

“Willy, si sta facendo tardi e la mia amica mi sta aspettando, temo che dovrò salutarti. Ah, scordavo, sai che il tuo tatuaggio mi piace? Non ne ho mai visto uno così. Ti soprannominerò Willy Koliz”

 

“Chi sarebbe, scusa? Koliz intendo”

 

“Ma come, il cantante a cui hai copiato il tatuaggio”

 

Sgranò gli occhi e trattenne una risata, aveva sbagliato completamente la pronuncia.

 

“Ah sì, ho capito, beh, se a te fa piacere prendermi in giro, va bene lo stesso, sarò Willy Koliz”

 

Risero nuovamente finchè non si salutarono.

 

Si buttò nuovamente sul letto decisamente felice, anzi stra - felice, anche se non c'era stato un esplicito motivo per esserlo, come magari uno scambio di appuntamenti o qualcosa di simile, non poteva certo pretenderlo, ma il solo fatto di aver sentito nuovamente quella voce così dolce, gli fu una ragione più che sufficiente per esserlo. Già, quella voce, così angelica e delicata, la stessa che aveva sognato. Si stupì nel ricordarla perfettamente; che iniziasse a fare sogni premonitori? Abbandonò quei pensieri astrusi; si mise il grosso maglione di lana e si avviò nel piano di sotto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Simone aggiunse legna al fuoco, fuori si preparava a cadere altra neve sebbene il freddo pungente di prima, aveva lasciato il posto ad un sensibile rialzo termico; si sedette sulla poltrona per scaldarsi un pò accanto a Doreen e Willii mentre Bill li raggiunse raggiante. Gordon ultimava le pietanze in cucina con l'aiuto di Tom.

 

“E' così bello avervi qui tutt'e due“ disse Simone guardando il figlio.

 

“Finalmente vediamo i nostri nipoti dopo un secolo” rimbeccò sorridente Doreen.

 

Lui non disse nulla, si avvicinò ad abbracciare la mamma e gli zii, poi si mise davanti a Simone, seduto sulle ginocchia; Doreen gli scompigliò i capelli rendendosi conto di quanto stesse crescendo e diventando sempre più bello; Scotty si accucciò accanto a lui, con una zampa sopra la sua snicker.

 

“Vorrei vedervi più spesso, ma capisco che siete cresciuti, a parte in certe circostante “ precisò ironica Simone “ormai avete la vostra vita ben indaffarata. Ma sono felice se voi lo siete, va bene anche così.” Lo disse sinceramente anche se Bill percepì un tono non sereno e sensibile com'era, non tardò a farglielo notare.

 

“Ho modo di credere che si tratti di qualche fan o meglio specie di fan”

 

Bill la guardò alzando le sopracciglia come a dirle di non aver capito: si voltò a guardare gli zii per percepire qualche segnale, ma a quanto pare anche loro sembravano meravigliati da quella strana esternazione.

 

“E' da un po' di tempo che due giovani ragazze osservano i miei movimenti e quelli di Gordon. Ne ho parlato al capo della polizia ed hanno confermato i miei sospetti. Sicuramente si tratta di questo”.

 

Bill sgranò gli occhi “Vuoi dire che vi seguono?” anche sua madre e Gordon vivevano le conseguenze del loro successo, belle o brutte che fossero, ma questa volta forse c'era qualche nota stonante in tutto e Bill non potè non percepirlo.

 

“Non sempre, o almeno quando me ne accorgo. E non è la prima volta che le noto davanti a casa anche se a debita distanza. Per lo più sono due e le stesse altre volte si alternano con altre due. Comunque la polizia ha aumentato la sorveglianza”.

 

Bill restò a guardarla preoccupato. Nessuno al mondo avrebbe dovuto toccarle sua madre o infastidirla e lo stesso valeva nei confronti del suo futuro patrigno. Nessuno.

 

“Siamo già arrivati a questo? Stiamo parlando allora di stalkers, non di fans! Adesso che ci penso Tom l'altro giorno mi ha detto di aver visto una ragazza robusta diverse volte durante la giornata davanti la strada della nostra uscita e l'ha rivista i due giorni successivi. Anche l'altra mattina che Dirk mi ha accompagnato fuori, ora che mi ci fai pensare. Non mi sarei mai immaginato una cosa simile, credevo fossero i soliti fans occasionali. Questo cambia le cose certo”.

 

“Sì, dev'essere una di loro probabilmente”.

 

Doreen le porse un bicchiere d'acqua.

 

“Ma la polizia che ha detto?”.

 

“Che possono solo tenere sotto controllo la situazione, finchè non c'è un fatto concreto, non possono far nulla.”.

 

“Come? Se t'inseguono non possono far niente?'” chiese Bill sarcastico.

 

Willii, che gli stava accanto gli accarezzava il braccio.

 

“Per ora no. La mia è stata un semplice denuncia formale. Loro mi hanno consigliato di non farvi vivere in questa casa tutto il tempo necessario affinchè la situazione non si risolva da sola”.

 

Quella frase lo destabilizzò, gli arrivò come un pugno dritto allo stomaco. Ora si rese conto che la situazione era più preoccupante di quanto Simone gli avesse fatto credere.

 

“Cosa? Non posso vivere a casa mia?” chiese esterrefatto.

 

“Sarebbe una misura precauzionale, allo scopo di calmare le acque per vedere se la situazione migliora “.

 

“Tom lo sa?”

 

“Sì, gliel'ho detto stamattina”

 

Bill si rabbuiò. Mai come in quel momento capì il prezzo da scontare per il loro successo. Erano abituati a fans particolarmente intraprendenti, ma mai si era arrivati al punto di stalkeare qualcuno di loro, un familiare per di più.

 

“Temo che al vostro rientro da Los Angeles, troverete una nuova sistemazione” gli disse Simone.

 

Lo scoppiettìo del fuoco spezzava quelle pause di silenzio. Qualcosa stava cambiando in lui e di sicuro non in meglio; mancavano pochi giorni a Natale e di serate come quella ne capitavano una volta all'anno.

Scotty si era completamente addormentato e Tom arrivò dalla cucina con un piattino di affettati.

 

“Voglio incaricare Andreas per la casa, noi staremo a Los Angeles per un po' temo. Voglio liberarti da questa incombenza. Glielo dirò appena mi libero” disse Bill rivolto alla madre.

 

Bill lasciò la presa della mano di Simone con cui l'aveva tenuta per tutto il tempo e se ne andò in camera. Si sentiva stordito; i pensieri iniziarono ad affollare la sua testa., perchè quello che gli aveva detto gli aveva fatto male, molto male.

Fuori intanto la neve aveva ripreso la sua pigra danza ma a nulla serviva quel paesaggio imbiancato a calmare la sua pena come quando era piccolo.

Chiuse i suoi occhi e la mente lo riportò a quel Natale di quando lui e Tom avevano cinque anni: le cose tra Jorge e Simone non andavano più così bene. Quella sera c'era stato l'ennesimo litigio e lui sentì lo stesso affanno che sentiva ora. Allora con Tom corsero vicino alla finestra per guardare la neve scendere silenziosamente come se quel paesaggio fatato avesse il potere di interrompere quella sofferenza e tenendosi per mano intonarono “O Tannenbaum”.

Ora era cresciuto, ma provava lo stesso dolore, lo stesso affanno, perchè quello, non era cambiato, anzi, era maturato con lui. L'alito aveva appannato il vetro della finestra della sua camera e suoi occhi castani scrutavano quel cielo ormai diventato scuro col calare della notte.

Guardò il viso di Giulia sul telefono, chiuse gli occhi e cercò di ricordarsi la sua voce flautata, dopo tutto era lei che cercava sempre, lei che era mille miglia lontana da tutto questo. Le mancava, anche se non l'aveva mai avuta veramente, voleva condividere il suo mondo, le sue gioie, le sue ombre, le sue soddisfazioni , le sue delusioni., i suoi sacrifici, le sue rinunce ed il suo dolore, semplicemente era pronto a darsi a lei, senza riserve, completamente.

L'avrebbe voluta avere tra le sue braccia solo per spiegarle tutto questo, per dirle che anche lui a volte aveva paura, che anche lui a volte piangeva e che il fardello chiamato vita, poteva avere un peso diverso se condiviso con chi si desidera avere accanto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Bill, tuo fratello e Gustav sono là con tua madre ed i tuoi zii” disse Georg andandogli incontro, notando che l'amico era strano.

 

“Questi sono per dopo” disse Bill porgendogli il vassoio di dolci.

 

“Ehi, va tutto bene?”

 

“No Georg, ci sono un bel po' di cosette che devono essere sistemate”

 

“Alludi alla sorveglianza”

 

“Lo sai già?”

 

“Me lo ha accennato tuo fratello per telefono, anche Gus lo sa, ma non facciamo prenderci dallo sconforto, siamo già abituati”

 

“Stavolta è diverso me lo sento”

 

“E' pronto” disse Simone a gran voce interrompendo la loro conversazione.

 

“ E dopo sorpresa finale” aggiunse Georg “Torta alle prugne per Bill e per noi i dolci di Betsy”. Disse riscontrando l'approvazione di tutti.

 

“La torta alle prugne?” chiese stupito Bill entrando in sala.

 

“Si si, l'ha portata Tomi per te” disse Gustav girandosi verso il gemello.

 

“Sarò un secolo che non la mangio! Come diavolo t'è venuto in mente?” chiese al fratello visibilmente emozionato.

 

“Quando rientriamo a casa mi fai sempre la lagna che la desideri, dici sempre che come quì non la fanno in nessun'altra parte del mondo. Ne ho ordinato una dozzina da portar via per quando rientreremo a Los Angeles”.

 

“Esagerato” si mise a ridere Gustav “Così arriveranno ammuffite”.

 

“Se ne arriveranno” osservò divertita Simone.

 

“Ma certo, Bill ultimamente ne ha davvero bisogno” disse Tom con un sorriso luminoso e carico di significato.

 

“Ed ora tutti seduti” l'interruppe Willii portando in tavola un trionfo di affettati e di pane di vario tipo.

 

“Vietato parlare di lavoro” disse laconico Tom.

 

“lo stai già facendo” osservò Gustav che era indeciso se scegliere pane di segale o focaccia col sesamo.

 

Bill diede un'occhiata al fratello e gli fece un sorriso malinconico; non ci volle molto per Tom comprenderne il motivo. Quando terminarono il brodo, Bill si alzò e andò accanto al camino acceso per scaldarsi un po'. Gustav e Georg restarono nella tavola insieme a Simone, Doreen e Willii. Tom si avvicinò al fratello.

 

“Dovresti dire qualcosa anche a loro. Ormai sono certi che c'è qualcosa sotto, è da troppo tempo che ti osservano, ma lo sai come sono rispettosi da questo punto di vista”.

 

“Non so Tom”.

 

“Beh, che sei innamorato perso mi pare evidentissimo, non credi?”.

 

“Si, innamorato di un sogno” gli fece storcendo la bocca e dandogli un piccolo calcio sulla gamba. “Tom, sono preoccupato per quello che ci ha detto mamma”

 

“Ecco Bill il tuo dolce preferito” disse Gustav porgendo una fetta grande di torta alle prugne.

 

“Lo so, ma non roviniamoci la serata. In fondo siamo sempre stati assediati dai fans, si tratta solo di trovare un piano più efficace per contenerli”

 

“Mamma e Gordon ne devono restare fuori. Non voglio assolutamente coinvolgerli in questa follia”

 

“Calmati adesso”.

 

“A proposito Bill” disse a voce bassa avvicinandosi Georg “Ma con Christie, la sera della festa, vi abbiamo visto che v'incamminavate zitti zitti fuori dalla sala” .

 

Bill sgranò gli occhi sorpreso e guardò il gemello. Tom si girò di scatto verso il camino, dando le spalle ad entrambi, spalancando la bocca silenziosamente in un sorriso enorme.

 

Bill vide quella reazione ridicola del fratello e gli scappò una risata.

 

“Abbiamo capito tutto ragazzo! Ritorno di fiamma all'orizzonte” precisò Georg mentre Gustav se la prese scherzosamente con Tom.

 

“Sshh, abbassate la voce” disse irritato Bill, guardando la madre dirigersi in cucina per raggiungere gli zii.

 

“ Basta aver guardato la tua reazione Tom per averci chiarito i pochi dubbi rimasti sia miei che di Georg, grazie amico” disse ridendo.

 

“Avete capito male, anzi, malissimo. Dico io, ma poi vi svegliate dopo tutto questo tempo?” disse visibilmente imbarazzo Bill.

 

“Perchè non vi siete visti in faccia quanto eravate sconvolti”

 

“Hai visto male Gustav, è la tua gelosia come sempre che ti fa parlare e basta”.

 

“Eh sì dolcezza, ti voglio tutto per me! Però devo ammettere che ha dei bei fianchi, hai buon gusto, non pensavo ti fossi invaghito nuovamente di lei”.

 

Bill divenne rosso e d'improvviso l'intera scena di quella sera gli riapparve davanti agli occhi.

 

“Era ora Bill che ti lasciassi andare.”osservò Georg con lo sguardo verso l'alto.

 

“Oh sì Bill, dai Bill dai così ” fece Gustav simulando a bassa voce i gemiti.

 

Tom guardò ridendo Bill che era completamente paonazzo in viso.

 

“Gus fa così perchè ultimamente è a secco e se la sognerebbe una come Christie. Ha decisamente più buon gusto lei nel preferire te e deve lavorare solo di fantasia lui” disse Tom rivolto al fratello.

 

“Tom non fare lo spiritoso, se per quello non fila nemmeno a te” ci tenne a precisare Gustav di rimando mentre beveva la sua birra preferita “La prima ragazza che resiste al tuo fascino, non sei universalmente irresistibile”.

 

“Ma ne posso contare un migliaio minimo in più di te”.

 

Gustav gli rispose con una smorfia.

 

“Comunque siete tutti fuori strada oltre che pervertiti ovviamente” disse Bill.

 

“Christie non c'entra niente.” intervenne il fratello avvalorando quanto detto dal gemello.

 

Georg e Gustav si sedettero nelle poltrone accanto al camino.

 

“Bill, non credo che ti debba sentire in dovere di dirci nulla, sono cose tue personali e intime. Sai che ci piace scherzare, ma sappiamo quanto adori l'Italia” disse poi ironico Georg “Certe cose per quanto vogliamo, non si riusciamo a nasconderle”

 

Bill allora scoppiò in una risata che contagiò gli altri, ci voleva, aveva bisogno di non pensare.

 

“Sembro un malato e voi mi state offrendo il vostro aiuto. Che tragedia per essermi solamente 'ammalato d'amore'! Ora non potrò essere tutto per te Georg e nemmeno per te Gustav”.

 

“Svelato l'arcano. Che poi tanto si era capito chiaramente. Hai iniziato a perdere colpi nei backstages, prima delle interviste e durante le prove, tanto che Gus ha detto che il frigorifero di casa sua aveva più ritmo, noi siamo acuti osservatori caro mio” si vantò Georg.

 

“Gus non conosce i miei tempi e si deve adattare.”

 

“No, no, sei tu che devi seguire i miei, se no chissà dove andremo se dovessimo dare ascolto a te” ribadì Gustav.

 

“Comunque rilassatevi un primo contatto c'è stato” disse Tom prendendoli in giro.

 

“Cosa?” disse Gustav allibito “Sei già a questo punto e non ci hai volutamente aggiornare cammin facendo?”

 

“Oddio Gus, abbassa la voce” lo pregò Bill notando che il resto della combriccola aveva fatto ritorno in sala. “Ci siamo solo sentiti al telefono, tutto quì”.

 

I quattro si scrutarono in viso e si misero a ridere all'unisono; Simone, Gordon e gli zii li guardarono a loro volta divertiti nel sentire il fragore di quelle piacevoli risate.

 

Bill fissò le lunghe fiamme del fuoco che ardeva scoppiettante mentre fuori la neve continuava a cadere; in fondo si sentì risollevato grazie a quella compagnia, dopo tutto aveva un buon motivo per credere che anche il problema sollevato dalla madre si sarebbe risolto in qualche modo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Dannazione Elena, mi stava venendo da ridere al telefono, perchè quei gesti strani?” disse avvicinandosi all'amica.

 

“Temevo ti scordassi di avere un'amica al tavolo”.

 

“Ele, risulta una chiamata persa di Massimiliano” disse sendendosi davanti all'amica e portandosi alle labbra la cioccolata ormai fredda.

 

“Beh, te lo dovevi aspettare, avrà qualche altra cosa da dirti” disse senza meravigliarsi. “Ma dimmi di Diavolish, dai su, non tenermi sulle spine” chiese morendo dalla curiosità.

 

“E' stato così delicato e premuroso, aveva paura di disturbarmi ed Ele, ha una voce bellissima!”.

 

“Tesoro!” la prese in giro l'amica.

 

“Comunque mi ha sorpresa, non mi aspettavo questa chiamata.”

 

“Credo che fin'ora non abbia fatto altro”

 

“In che senso?”

 

“Stupirti”.

 

“Forse si”.

 

“Togli il forse” disse l'amica “E credo un'altra cosa”

 

“Cosa?”.

 

“Che siete due scellerati entrambi, senza saperlo.”

 

“Non voglio polemiche”.

 

“Lasciati dire almeno un'ultima cosa”.

 

“Sentiamo, mi devo tenere forte? Muoviti però”

 

“Lo sai come la penso, comunque, se lui è arrivato a tanto c'è solo un motivo”.

 

“So già quello che mi stai per sparare, la tesi dell'omicida-maniaco seriale e bla bla bla. Passa direttamente al secondo motivo, quello di di riserva, perchè c'è quello di riserva, vero??” la riprese lei in tono sarcastico.

 

“Oh sicuro” fece una breve pausa per prendere fiato e le disse “E a questo punto penso sia quella più credibile, visto che per tutti questi mesi non si è proposto in modo insistente e non ti ha nemmeno chiesto subito un appuntamento: penso che sia pazzo di te ed il bello è che non credo minimamente che non ti abbia mai incontrata veramente”.

 

“Ele!”esclamò “Di nuovo con questa storia? Ma incontrata dove? Se pensi sia uno dei ragazzi incontrati al parco quella sera, sai che non credo proprio a questa storia, ma penso che si sarebbe palesato subito e poi uno può invaghirsi anche solo da una foto, ci può stare, senza aver mai incontrato quella persona. Ho detto invaghirsi, mica innamorarsi, sono due cose totalmente diverse. Quando penso ad Enrique Iglesias, mi sento svenire ad esempio” ridacchiò “ Ricordo di aver letto che anche Simone Le Bon si era invaghito della moglie quando la notò in una rivista, poi dopo averla conosciuta se n'era anche innamorato. Willy è un passatempo piacevole e leggero; ci messaggiamo da diversi mesi, un pochino di confidenza c'è, ma è superficiale. Ma non è l'unico che mi scrive cose carine poi e lo sai. Molti mi hanno dato il numero di telefono, sul web trovi tanta di quella gente strana e strampalata! Però non so perchè Willy mi abbia ispirato subito fiducia; è l'unico capace di farmi pensare positivo, a distrarmi. Ho bisogno di non pensare, sopratutto a quello che mi è successo e lui ci riesce, ogni volta. Quindi mi piace come amico virtuale.”

 

“Molto virtuale?” disse ironica l'amica “E' vero, ho notato che lui ha un modo più coerente di comportarsi e chegiustifica in oarte questa tua fiducia nei suoi confronti, ma poi, basterebbero davvero un pò di foto per spingere una persona a dare il proprio numero di telefono? O ti conosce o è qualcos'altro.”

 

“Se uno è un pervertito come dici tu è probabile allora, ma sarai la prima a sapere se un giorno ci incontreremo e tu verrai con me”

 

“Tu stai impazzendo”

 

“E dai che anche tu muori dalla curiosità di vedere com'è”

 

“Si certo, chi no lo sarebbe su di uno che di manda foto a pezzi, ti fa i complimenti e di consiglia come una persona matura! Tuttavia, siete mesi senza concludere nulla, un maniaco non perde tutto questo tempo appresso al nulla. O forse mi sbaglio”

 

“Non ho voglia di psicanlizzare tutto.”

 

“Altrimenti ricadiamo nell'altra mia ipotesi e nel dubbio ti dico solo di fare molta attenzione. Ora che Massimiliano è distratto dal suo matrimonio, ti vedo più vulnerabile”.

 

“So badare a me stessa, sono cresciuta senza di lui.”

 

“Lo richiami?”

 

“No”

 

“Brava, se vuole, si farà risentire lui, mi ha deluso, ma lo capisco: è innamorato di te, ma non vuole fare un torto a lei, con cui c'è da tempo ed in fondo è una brava e benestante ragazza”.

 

“Già”

 

“E sopratutto non voglio più vederti piangere, per nessuno”

 

Giulia bevette l'ultimo sorso di cioccolata, il suo cuor era diviso tra l'emozione di aver conosciuto Willy e la delusione che Massimiliano malgrado le aveva recato; l'umore si stava nuovamente rabbuiando e gli occhi si fecero nuovamente umidi. S'incamminarono imbacuccate verso la fermata del mezzo: quando Giulia abbassò gli occhi per cercare messaggi nuovi di Willy, ne lesse uno di Massimiliano.

 

-Volevo sapere solo se stessi bene, non hai risposto e non ho insistito. Non succederà più un comportamento simile nei tuoi confronti, è una promessa che ti faccio e che ho fatto a me stesso. Ti voglio bene, buona serata-.

 

Cancellò subito il messaggio, non accorgendosi che stava per fare altrettanto ad una foto di Willy.

 

 

 

 

 

 

b-r

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- Il mio quartiere stasera era così, si stava preparando una tormenta di neve che ora sta venendo giù; ho sempre amato il suo candore e la pace che riesce a trasmettermi. Vorrei poterti far arrivare tutto questo in qualche modo e dirti che sono felice di averti sentita. Ti auguro una buona notte-

 

Prese la mano di Elena ed appoggiò il capo sulla sua spalla, mentre le luci del bus stavano avvicinandosi sempre di più: sorrise, chiuse gli occhi pochi secondi prima che il mezzo raggiungesse la loro fermata e fissò l'immagine di Blankenese nella sua mente: Massimiliano ora non c'era più e con lui nemmeno il malumore che l'aveva accompagnata poco prima. Dopo tutto il merito era stato di Willy, solo e soltanto di Willy.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo.

Cit titolo: Julio Cortázar

Crediti al proprietario della foto 1

Foto 2: Dirk Renckhoff

 

 

 

 

   
 
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