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Autore: Melanto    25/02/2020    6 recensioni
[Storia scritta per la FlashChallenge: bacio del gruppo facebook 'Il Giardino di EFP']
Una squadra di calciatori all'ultimo anno di liceo, tre manager e due giorni di ritiro in solitaria come regalo del loro mister prima che gli esami li assorbano del tutto e il diploma li catapulti nel mondo degli 'adulti'.
Due giorni per godere appieno di quella adolescenza che sta per tramontare. Benvenuta maturità... o quasi.
«Siamo soli, quindi?»
«Così pare.»
«E allora direi che possiamo scatenare l'inferno!»
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Kumiko Sugimoto/Susie Spencer, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Shingo Takasugi/Bob Denver, Yukari Nishimoto/Evelyne Davidson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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So, kiss me - #10

Note Iniziali:

Questa storia partecipa alla Flash Challenge: Bacio indetta dal gruppo facebook ‘Il Giardino di EFP’.

 

 

 

 

 

 

 

- X: Le brave ragazze sono passate di moda -

(prompt #49: “Baciarmi è stato il tuo unico sbaglio.”)

 

 

 

 

 

 

 

«Lasciami, dannazione! Smettila!»

Con uno strattone, Yukari si divincola e si ferma. Ryo la imita qualche passo più avanti ed entrambi non hanno una bella espressione.

«Sei diventato scemo?!»

«E a te fa tanto paura restare un’ora da sola con me? Questa è una novità!»

Yukari si guarda alle spalle per un istante; teme che qualcuno dei ragazzi li abbia seguiti per essere certi che stiano dirigendosi allo stanzino. «Sai che non è per quello…»

«E allora vieni con me e basta.»

Quel tono perentorio, Ryo lo usa solo quando è arrabbiato sul serio e in quel momento deve esserlo almeno quanto lei. Forse di più.

Yukari smette quindi di protestare e si accoda ai suoi passi collerici. Uno avanti, l’altra dietro. Danno proprio l’idea della classica coppia rodata e vecchia, dove i ruoli sono scolpiti nel marmo. È quello che sta cercando di raggiungere, dopotutto, quindi dovrebbe sentirsi soddisfatta, ma dalle caviglie le sale la mortificazione che nel suo intimo prova di continuo per ogni risposta piccata che dà, per ogni pensiero che ingoia e le va di traverso.

Davanti allo stanzino, Ryo apre la porta e la fa entrare per prima, sempre senza dire niente, ma con le labbra strette e le sopracciglia aggrottate sull’espressione dura.

La luce interna è fioca, una vecchia lampadina che non è neppure a led. Chissà da quanti millenni ce l’hanno lì, consumerà un accidenti.

La porta viene richiusa, accompagnata da un netto giro di chiave. Solo allora le spalle di Ryo perdono la tensione e si rilassano, cadendo verso il basso.

«Non possiamo continuare così», sospira e lei si stringe il polso nella mano con forza. «Diciamoglielo e facciamola finita.»

«No. Basta solo che tu non sia così palese.»

«Ah, io sarei quello palese?!» Ryo la raggiunge come una furia. Yukari non sente il bisogno di indietreggiare e lo affronta a testa alta. «Ogni volta che fanno una battuta su noi due, tu arrossisci come una stupida!»

«È quello che si aspettano che faccia! Se non li accontentassi sarebbe peggio!»

«Oh, quindi vuoi farmi credere che non te ne frega proprio niente, vero? Ricordamelo la prossima volta che vieni a letto con me!»

Ryo la supera di qualche passo e lei non si volta, accontentandosi di sentirlo respirare come un toro inferocito. Non avrebbe mai creduto che fingere sul loro rapporto potesse cambiarlo così tanto: spensierato con gli amici, ingabbiato con lei. Gran bella soddisfazione, pensa con ironia.

«Se è questo il problema possiamo anche chiuderla qui. Magari fa bene a entrambi.»

«Ma, certo. Scappa. È quello che ti riesce meglio, Yukari. Scappa da me, scappa da te stessa, scappa dal mondo che hai attorno, brava! Vuoi anche l’applauso per la stupidità?»

«Non parlarmi in questo modo», sibila lanciandogli un’occhiataccia.

«E tu non trattarmi come un idiota!»

Il gong suona solo nelle loro teste o, almeno, a Yukari pare di sentirlo mentre si arrestano sulle rispettive posizioni, prendendo fiato. Lo spazio è diviso, proprio come loro, e non ha mai detto di trovarlo comodo, ma solo necessario.

Ha deciso di diventare insegnante, e la società impone un certo comportamento. Lo impone la sua famiglia e lei deve farselo andare bene perché è così che funziona, o ti tagliano fuori e per riuscire a raccogliere anche le briciole devi farti un culo doppio rispetto agli altri. Basta poco a rovinarsi la reputazione, non se lo può permettere.

«È ancora troppo presto.»

«Lo era già l’anno scorso. Abbiamo diciotto anni, che dovremmo fare?! Chiuderci in un convento?!»

«Ryo…»

«No, Yukari! Lo vedo come ti comporti, come parli… cazzo, sembri un Transformers. Ma Sanae lo sa almeno un po’ tu come sei davvero? Perché spesso mi viene il dubbio che lei non abbia capito niente e tu la stia solo prendendo per il culo.» Ryo si passa le mani sui capelli cortissimi, prendendo fiato.

Se crede sia facile mantenere quel livello di controllo, è un illuso. Non è facile per niente. Non è facile passare per la bacchettona quando ne potrebbe dire a palate molto più di chiunque altro, lì in mezzo. Quando vorrebbe fare una battutaccia sconcia che i giornaletti yaoi di Kumi sarebbero linee guida per educande. Quando vorrebbe mettere una gonna più corta, un tacco più alto, una maglia più scollata e un rossetto più scuro. Quando vorrebbe sciogliere i capelli e tenerli selvaggi e non con un codino dimesso da zitella triste.

Yukari, dentro, non è triste per niente e sa quanto può essere donna, come un’esplosione.

«Sbagliare è un attimo.»

«Baciarmi è stato il tuo unico sbaglio! E corrisponderti è stato il mio!»

Yukari abbassa lo sguardo ai propri piedi. Quella frase un po’ le fa male. Un po’ tanto.

«Be’, mi dispiace di averti rovinato questi due anni, ma c’è un ordine da seguire, papà è stato chiaro: prima lo studio, poi il lavoro e poi la famiglia. Le brave ragazze-!»

«Le brave ragazze non vanno più di moda! Sono noiose e costruite. La fotocopia di un ideale del cazzo che le vuole angeli del focolare a tutti i costi e a pulirci il culo come fossimo dei bambini pure a cinquant’anni. Non so che farmene della brava ragazza costruita. Ne voglio una che sia vera. Stronza, fuori di testa e gran puttana, ma vera!»

È la prima volta che Ryo ci va giù così a muso duro. Le discussioni ci sono state, in passato, ma quel ritiro è come se avesse fatto scoppiare una situazione tesa a dismisura. Yukari sapeva che sarebbe stato un problema, ma non pensava fino a che punto.

Però allo stesso tempo c’è del bello nel modo in cui litigano. C’è del calore. E sembra quasi un paradosso, perché dovrebbe essere l’amore a farli sentire vivi e uniti e non il gridarsi addosso i rispettivi errori e mancanze. Ma se davanti al peggio si cerca di tenere insieme i fili, più che davanti al meglio, allora forse può pensare che Ryo ci tenga davvero e non si sia stancato del tutto dei loro sotterfugi e segreti e amore nascosto.

Ryo la meriterebbe una ragazza vera di animo e sentimenti.

Poi però Yukari ripensa alle sue ultime parole e stringe gli occhi a fessura. «Perché se ci piace fare sesso allora siamo puttane per voi?!»

«No, ma… era in senso figurato!»

«E l’hai figurato una merda, cretino!» Yukari non gli risparmia nemmeno un ceffone, lo colpisce ovunque le sue mani riescano ad arrivare. Sulla testa, sul viso, sul collo, tra le spalle. Il ragazzo cerca di difendersi come può, ma serve a poco.

«Ahia! Scusa! Hai ragione! Scusa!»

«Certo che ho ragione e no, non ti scuso. Fatti perdonare.»

«E come?»

«Ah, non lo so.» Yukari incrocia le braccia fissandolo con aria risoluta, poi incurva le labbra in un sorriso di quelli che la brava ragazza l’hanno lasciata a casa a fare la calza. «Abbiamo un’ora… e spero che tu abbia anche dei preservativi.»

«Sono nato preparato.»

«Diciamo che ti ho fatto una buona scuola.»

«Hai visto?» Ryo l’aggancia alla vita e se la tira addosso. «Sei già insegnante, non devi studiare più nulla.»

Mentirebbe se dicesse che non ama il calore che si genera quando sono così vicini. Non è per niente sconveniente, e allora si stringe a lui un po’ di più.

«Sì, ma Educatrice di Deficienti non suonerebbe un granché sul curriculum.»

Ryo ride, e Yukari quella risata la mangia di baci, la frantuma sotto i denti e la ingoia. Buonissima. Tra loro non c’è più neppure la distanza dell’aria; i corpi seguono le forme dell’altro, si adattano, premono forte da voler diventare uno solo.

Quando riprendono fiato, Ryo sospira. «Però se neppure stavolta dico ai ragazzi che ci siamo baciati, non ce li scrolliamo più da dosso. L’hanno presa come una Mission Impossible. Lo spogliatoio diventerà un incubo!»

«Lo so, ma sai come si dice? Soffri in silenzio.» Yukari piega leggermente il capo di lato, sorride. «Sono abbastanza vera così?»

«Sì… e anche abbastanza stronza.»

Sorridono, e a occhio e croce gli restano ancora una cinquantina di minuti.

Hanno tutto il tempo.

 

 

 

 

 

 


 

 

Note finali: …uops! X3

In barba a tutti gli amici, loro sono già a un paio di livelli successivi, anche se non l’hanno detto a nessuno.

Visto che volevo restare ‘in canon’, ho lasciato che la loro relazione resti ‘segreta’, dato che fino a dopo gli esami e al WY non viene mai detto che loro stanno insieme. In realtà, forse non viene detto chiaramente neppure dopo, però si capisce, ecco. :3

Quindi, per ora, loro resteranno amanti clandestini! XDDD

Il fattore ‘reputazione’ in Giappone è molto importante, spesso si tende a valutare una persona fin dal suo curriculum scolastico a partire dalle elementari: ogni macchia potrebbe portare disonore all’azienda, alla famiglia. Qualcosa che la società finisce per farti pesare tantissimo. Suo padre quindi le ha imposto – e lei segue pedissequamente questo schema, per non disonorare la famiglia – un programma chiaro e preciso: prima studi, poi lavori e poi ti sposi. Il tutto restando entro i 25 anni, perché pare che in Giappone se sei ancora single oltre i 25 diventi zitella e non è buono (e ti combinano gli omiai, cioè gli appuntamenti a scopo matrimoniale)!!!

Dura la vita per degli adolescenti, ma Yukari dopotutto è un transformers davvero X3

Ora, sotto a chi tocca! ;3

 

A domani! :*

 

 

   
 
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