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Autore: Master Chopper    25/02/2020    1 recensioni
Un'altra misteriosa Hope's Peak Academy sembra essere apparsa, a qualche anno dalla morte di Junko Enoshima e dalla vendetta della Future Foundation. I suoi studenti sembrano aver vissuto una vita normale, fino a quando circostanze misteriose li trascinano in una prigione nel cielo dove sembra non esserci via d'uscita.
L'unica strada è verso l'alto, non si può più toccare terra. Cosa li attende sopra le nuvole: la speranza o solo un'immensa disperazione?
Genere: Azione, Dark, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Makoto Naegi, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Danganronpa FF Project'
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Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 0: Forgotten File

 


 

Stava andando avanti ormai da troppo, quello era il pensiero di tutti.

- Sta andando avanti ormai da troppo.- Era il pensiero di Nashi.

Fu anche ciò che si disse appena sveglio, percependo sul suo corpo dolore e stanchezza. Il dolore proveniva dai muscoli della parte inferiore del suo corpo, essendosi addormentato seduto per terra, così come dalla propria pancia.

Erano quattro giorni che non toccava cibo, e le sue forze andavano sempre più scemando. Anche la mente ormai giocava brutti scherzi, facendogli offuscare la vista di tanto in tanto oppure provocandogli crampi atroci quando meno se lo aspettava.

Quattro giorni trascorsi ad aspettare. Aspettare cosa? La fine?

Quando tirò indietro il capo, la sua schiena fece scricchiolare l’orologio a pendolo al quale era appoggiato. In quel momento si sentì raggiungere la mano da un tocco caldo, ma che comunque lo fece trasalire per lo spavento.

“ Ehi ?” Lo richiamò una voce dolce, rassicurandolo. Una ragazza, anch’ella seduta con la schiena contro il pendolo, si voltò con sguardo colpevole.

“ Non volevo spaventarti.”

“ No, non preoccuparti… mi sono appena svegliato.” Rispose lui, sentendo la sua gola impastata e allo stesso tempo arsa. Tuttavia, cercò di guardare verso la sua interlocutrice, sperando almeno di non apparire patetico quanto si sentiva dentro.

I suoi occhi appena schiusi incorniciarono il profilo di una ragazza della sua età, dal viso magro ed appuntito sul mento, come una goccia riversata.

I suoi occhi erano di un azzurro chiaro, brillando quindi su di una pelle chiara ma costellata di lentiggini. Lunghi capelli corvini discendevano lungo le guance, ma sulla frangia portata fino alle sopracciglia spiccava un singolo ciuffo bianco candido.

Per il resto indossava un giubbotto munito di pelliccia, forse un tempo bianco come la neve, ma ormai logoro.

 

“ Va bene così. Dobbiamo conservare le energie.” Disse lei, celando un timore che segretamente, dietro quel sorriso premuroso, la assaliva.

“ Sinceramente non so quante energie mi restano ancora, Shujinko.” Rispose il ragazzo con un rantolo, che forse sarebbe dovuto essere una risata forzata.

“ Non dire così, Nashi.” La ragazza a quel punto ruotò il suo corpo per posizionarsi faccia a faccia con lui, puntando le sue braccia e le ginocchia per terra.

Iniziò a fissarlo con i suoi profondi occhi e la bocca contratta in un’espressione pretenziosa, serissima.

“ Basta essere pessimista !” Lo rimproverò con voce arrabbiata.

L’Ultimate Memory arretrò il più possibile, messo in soggezione da quello sguardo, ma presto si accorse di non poter sfuggire.

“ L-Lo so che sono pessimista, però… !” Provò a dire, ma di tutta risposta lei si avvicinò ancor di più, praticamente schiacciando il suo naso contro quello di lui.

“ Non! Dire! Così! Nashi !!” Squittì con la sua voce acuta, facendogli passare del tutto la voglia di obbiettare.

 

“ Shujinko! Parli di conservare le energie e poi ti metti a strillare ?” Una voce proveniente da in fondo al corridoio risuonò austera, nonostante appartenesse ad un ragazzo apparentemente giovane.

Due figure avanzarono dalle ombre verso i ragazzi.

Sentendosi richiamata con tanta serietà, colei che rispondeva al nome di Shujinko divenne rossa per l’imbarazzo.

“ Eheh, scusate !” Scoppiò a ridere, lanciando un’occhiata di complicità a Nashi.

Il bruno si sentì contagiato da tutta quella vivacità, provando per un attimo un po’ di conforto in fondo al suo cuore.

D’altronde Shujinko Neyuki era una studentessa della Hope’s Peak Academy come lui, per quanto la conoscesse da appena un mese. Non si erano mai parlati nei corridoi della scuola, eppure sapeva già qualcosa di lei prima ancora di sentire la sua presentazione.

 

“ Il mio nome è… Shujinko Neyuki. M-Mi conoscono come l’Ultimate Alpine Ski Racer.”

Così si erano introdotti alla loro conoscenza. Nashi si convinse col passare del tempo che non avrebbe mai visto la ragazza così timida come allora, in quanto nei giorni successivi, rafforzando il legame con tutti gli altri studenti, aveva tirato fuori di sé una personalità molto più gioviale ed estroversa.

Ora la guardava ridere, arrossendo fino a diventare del colorito di un pomodoro come ogni volta che si imbarazzava, e ripensò che per un mese erano sempre stati vicini.

Non era la prima volta infatti che la sciatrice lo incoraggiava ad essere più ottimista e a non arrendersi.

 

Intanto le figure li avevano raggiunti. A parlare era stato un ragazzo molto alto e che indossava perennemente un trench coat lungo e grigio, con al di sotto una camicia viola ed una cravatta rossa. Con quell’abbigliamento pareva molto più grosso ed imponente di quanto fosse in realtà.

Poche volte infatti si era visto Haruko Munakami senza i suoi pesanti vestiti indosso, e a detta sua la scelta era tale per motivi di eleganza. L’Ultimate Librarian, infatti, era sempre stato famoso per essere molto orgoglioso riguardo il suo modo di vestire.

“ Non vergognarti come una bambina !” Rimproverò ancora Shujinko, mentre si inforcava gli occhiali con gesto vanitoso.

“ E tu non prendertela sempre con lei, Haruko !” Gli si rivolse la seconda figura: anch’egli un ragazzo, più basso di lui ma più slanciato di Nashi.

“ Non me la prendo solo con lei, Kiyomaru… spero infatti che tu possa ricordarti per sempre il mio rimprovero di stamattina riguardante  la tua mancanza di negligenza.” Ribatté il bibliotecario, scuro in volto.

“ Addirittura “per sempre” e “mancanza di negligenza” per non aver abbassato la tavoletta del bagno?! L-L-La tua puntigliosità mi spaventa sempre di più Haruko, non sarà mica contagiosa ?” Fingendosi spaventato, l’altro arretrò di qualche passo con le mani davanti a sé in segno di protezione.

Nashi e Shujinko risero della sua performance.

“ Grazie per avermi difesa, Kiyo.” Gli sorrise l’Ultimate Alpine Ski Racer.

Kiyomaru Koganei, per tutti Kiyo, era un ragazzo proveniente da un’isola tropicale, e questo si notava nel suo aspetto: la carnagione era rosea come della carne ben cotta, ed i suoi vestiti consistevano in una camicia arancione con decorazione di fiori blu e pantaloncini corti, accompagnati da un inseparabile paio di sandali.

I suoi capelli erano verdi come delle foglie di palma, e da esse riprendevano anche la forma, essendo acconciati in grossi ciuffi tenuti su per aria.

Nonostante da un ragazzo prodigioso conosciuto come Ultimate Traffic Controller ci si aspetterebbe precisione ed attendibilità, Kiyomaru era famoso più per la sua simpatia e sbadataggine.

Si trattava di una macchietta abbastanza famoso nella scuola, e ben voluto da tutti.


Dopo aver finito di parlare i ragazzi si zittirono, scambiandosi un sorriso di circostanza l’un l’altro. Spesso litigavano o si punzecchiavano come in quell’occasione, ma il motivo di quel rapporto quasi fraterno era il loro legame molto stretto.

“ Dov’è Meru ?” Domandò Nashi, ricordandosi del quinto di loro.

“ Nella sala grande. Sta giocando con i suoi peluche.” Rispose Kiyo.

“ Cosa? Pensavo fosse in camera sua.” Shujinko si voltò verso il ragazzo con espressione sorpresa.

“ Quello prima che vi addormentaste qui. A proposito, come mai siete venuti proprio qui per …?”

“ Idiota! L’hai lasciato da solo senza preoccuparti di niente ?” Haruko lo interruppe con un tremolio nella sua voce.

L’Ultimate Traffic Controller lo guardò, percependo addosso a sé il peso della preoccupazione dell’amico.

“ Haruko… siamo solo noi qui. Di cosa deve avere paura ?” La sua voce risuonò lugubre come le parole appena pronunciate.

Un senso di sconforto si dilagò nell’aria: si trattava della responsabilità di quella solitudine.

Istintivamente Nashi si strinse nelle gambe, evitando lo sguardo di tutti.

 

Era vero: erano rimasti solo in cinque. Per quanto si fidassero tutti l’uno dell’altro, e non potessero desiderare compagnia migliore, si trattava pur sempre di una convivenza forzata.

Non erano stati in cinque sin dal principio, anzi, risultavano ormai in un terzo del numero di partenza.

Quindici studenti della Hope’s Peak Academy

L’Ultimate Memory avrebbe potuto ripetere i loro nomi all’infinito, senza mai perderli dalla propria mente.

 

“ Benvenuti in questo Killing Game escogitato precisamente per voi !”

 

Esattamente come avrebbe ricordato per sempre il momento delle loro morti.

Ormai erano rimasti in cinque da una settimana. Sette giorni prima, infatti, l’ultimo omicidio tra studenti aveva portato loro tutti ad una decisione: unire le forze e non pensare mai più ad uscire di lì.

Non avevano idea se qualcuno li avrebbe mai aiutati, o se gli orchestratori di quel sadico gioco si sarebbero mai stufati di torturarli, ciò nonostante avrebbero dato la vita pur di non assistere più a quell’orrore.

Tale sforzo era sostenuto dal peso del sacrificio di dieci ragazzi e ragazze, tutti prigionieri di una crudeltà immotivata.

 

“ Comunque sia non è una buona idea lasciarlo da solo. Non voglio che si preoccupi per noi.” Alzandosi in piedi e spazzolandosi i pantaloni bianchi dalla polvere, Shujinko spezzò il silenzio.

Insieme i ragazzi acconsentirono a raggiungere la sala grande, così soprannominato un salone tagliato in due da un lunghissimo e pesantissimo tavolo.

L’ambiente in cui erano prigionieri assomigliava ad un’antica casa nobiliare ormai in rovina. Tutto era costruito in pietra o legno scurissimo, nero o tendente al rosso sangue, mentre le finestre erano state sostituite da lastre ricoperte di rovi.

Più volte avevano provato a potare quegli arbusti, scoprendo sempre che in realtà non fossero piante, bensì spuntoni metallici duri come il cemento.

Quando ebbero raggiunto la destinazione, videro una figura seduta a capo tavola, rivolgendo le spalle all’ingresso. Sentendoli arrivare, quel ragazzino molto basso e minuto si alzò di scatto, quasi saltando dal suo posto.

“ Ragazzi! Siete tornati, merumei !” Strillò gioioso, producendo come al solito un verso simile ad un nitrito.

Corse verso i ragazzi a tutta birra, quasi come se si volesse schiantare, ma prima dell’impatto Kiyomaru lo intercettò con entrambe le braccia.

“ Sì! Stavamo dormendo e dovresti farlo anche tu, piccola peste !” Rise il verde, sfruttando l’inerzia per far volteggiare il ragazzo come un bimbo.

“ P-Piccola peste a chi?! Merumei !” Si dimenò furioso l’altro, riempiendolo di pugni e calci sul volto.

 

Meru Merumei era senza dubbio un ragazzo strano. Ignorando la sua bassa statura nonostante fosse un liceale, la quale lo faceva più sembrare un bambino delle elementari, indossava un cappello raffigurante la parte superiore del muso di un cavallo. Il suo vestiario consisteva anche in dei calzoncini con delle bretelle ed un maglione dalle lunghe maniche con vari animaletti disegnati sopra.

Forse proprio per il suo espresso amore per gli animali, e per il suo bizzarro modo di ripetere uno strano verso, non pareva strano che fosse l’Ultimate Veterinarian.

 

“ Kiyomaru! Meru !” Haruko chiamò i sue due compagni senza alzare la voce, ma comunque esprimendo un’evidente serietà.

I ragazzi si voltarono, guardando il loro compagno fissarli con stanchezza.

“ Basta… sprecare energie. Non esagerate.” Mormorò il bibliotecario con voce flebile, avendo perso del tutto la flemma di poco prima.

Il ragazzo dai capelli verdi sbiancò di colpo, come se si fosse ricordato di qualcosa di fondamentale importanza, e lasciò andare l’amico. Questo, una volta tornato con i piedi per terra, si calò il cappello davanti alla faccia gemendo: “Merumei …”

Nashi e Shujinko assistettero alla scena, e dai loro volti si sarebbe potuto percepire il suono di due cuori che andavano in frantumi.

La realtà era atroce, qualcosa che odiavano ricordarsi ormai da quattro giorni.

Non c’era più cibo in quel luogo abbandonato.

Una volta che tutti loro avevano dichiarato di non sporcarsi le mani di sangue, gli orchestratori avevano deciso di punirli con una condizione disumana: privare loro di cibo pur di trascinarli tutti nella disperazione.

Non avevano idea di quanto tempo sarebbe passato prima di rivedere un pasto, ma essendosi abituati alla mente malata di chi aveva organizzato il suddetto gioco, probabilmente il loro scopo era smettere per sempre di cibarli. Volevano spingere qualcuno ad uccidere pur di scappare, di sopravvivere e di smettere di soffrire.

Eppure loro, fino a quel momento, avevano continuato a resistere insieme.

 

Meru raccolse tristemente i propri peluche dal tavolo, infilandoseli tra le bretelle.

“ Merumei… che facciamo adesso ?”

“ Se proprio non ce la fate più possiamo mangiare qualche integratore vitaminico dell’Infermeria, come abbiamo fatto fin’ora.” Suggerì l’unica ragazza lì presente.

“ Fa male prenderli per troppo tempo, soprattutto a stomaco vuoto! Non si scherza con l’iperdosaggio vitaminico, merumei !”

“ Ok, ok, scusami! Comunque… non rimane molto da fare, e sinceramente di recente sono sempre più stanca.”

“ Non ha senso però dormire di pomeriggio, se scombussoliamo la routine del nostro organismo è finita.” Osservò Haruko. “ Andiamo a dormire prima di notte, magari.”

“ Ehi, qualcosa che non centra molto: ho saputo che un essere umano può bere la sua urina due o tre volte prima che i reni la rigettino.” Intervenne Kiyomaru, al che tutti presero a guardarlo in un silenzio disgustato.

“ Ehm… era una scherzo, ragazzi !” Si giustificò lui.

 

“ Attenzione, cari studenti! Non ci siamo mica dimenticati di voi !”

Una campanella d’allarme. No, uno squillo atroce che perforò i loro timpani con violenza.

“ Siete stati un bel po’ di tempo senza cibo, ma bravi, che bravi! Dannatamente bravi! Fottutamente bravi !”

Dagli altoparlanti risuonavano quelle folli risate, aumentando esponenzialmente il terrore che ancora una volta si era impadronito dei ragazzi. Per giorni interi si erano abituati a quelle voci, e per quanto ci provassero, non riuscivano mai ad allontanarle dai loro incubi.

Erano i loro aguzzini, coloro che li tenevano intrappolati lì e che si facevano chiamare Ultimate Despairs.

“ Adesso però è il momento della pappa: gnam !!”

Quella frase incredibile venne accompagnata da qualcosa di ancor più stravagante: dall’alto piovvero decine e decine di piatti sul tavolo, inevitabilmente finendo per sfracellarsi e spargere ovunque il cibo che contenevano. La tavola ora era decorata da sugo, carne, pesce, frutta e verdura in un ributtante miscuglio.

Tuttavia quella visione ai ragazzi imprigionati sembrò letteralmente come la biblica manna piovuta dal cielo.

I loro stomaci si contorsero dalla fame.

“ Mangiatene tutti, come si sol dire… però fate attenzione! Tra questi cibi abbiamo inserito delle dosi di veleno, non si sa mai che riusciamo a farvi riabituare alla morte !” E con quelle risate, così come avevano iniziato, gli Ultimate Despairs tornarono al silenzio.

Scossa da un brivido, Shujinko fu la prima ad aprire bocca: “ N-No… non così.” Stringeva le mani al petto, non riuscendo a smettere di tremare.

Ormai alla fame e alla stanchezza si era aggiunta la paura, formando un composto chimico pronto a far esplodere sia i loro corpi che le loro menti.

Meru, sull’orlo dello sconforto più totale, sollevò lo sguardo verso i suoi compagni.

“ Merumei… Kiyo, tu sai cosa fare ?”

L’Ultimate, sentendosi chiamare, sobbalzò: evidentemente una parte di sé avrebbe voluto non esser interpellato almeno per quella volta. Tuttavia non si nascose, e deglutendo a vuoto si fece forza:

“ Io credo che… dovremmo evitare la loro trappola. Che senso ha rischiare di morire, quando fin’ora siamo riusciti a sopravvivere?” Si voltò verso Nashi, sfoderando un debole, seppur sempre confortevole sorriso.

“ Dico bene ?”

Il bruno avrebbe voluto più tempo per pensare, per scegliere una risposta che davvero lo facesse sentire bene con se stesso.

- Tanto non ci riuscirei mai …- Pensò, scegliendo di appoggiare la decisione del ragazzo.

In quel momento però, qualcosa lo interruppe dal rispondere: un movimento fulmineo, uno scatto verso il tavolo.

“ NO! HARUKO !!” L’urlo di Shujinko fu l’unica cosa che i ragazzi riuscirono a percepire chiaramente, perché ciò che ne seguì fu a dir poco inspiegabile.

L’Ultimate Librarian si era fiondato verso le pietanze, iniziando ad arraffarle a mani nude per poi portarsele alla bocca. Riuscendo a stento a respirare tra un boccone e l’altro, stava divorando pezzi di quante più portate diverse, addirittura salendo sul tavolo e gattonando tra il cibo.

“ Idiota! Che fai ?!” Furono le prime parole di Kiyomaru, ed istintivamente si lanciò all’inseguimento dell’amico, riuscendo ad afferrarlo per una caviglia.

Riuscì a ribaltarlo, fermandolo, ed in quell’istante ebbe paura di scoprire cosa nascondesse il suo volto.

Come tutti, credeva di imbattersi in un’espressione abbandonata alla follia, di chi aveva ceduto la propria sanità mentale alla disperazione pur di sopravvivere contro ogni logica.

Non fu così.

 

“ H-Ho… quasi finito.” Rantolò il libraio, mentre tra il cibo che gli macchiava la bocca si faceva strada un rivolo di liquido rosso e denso.

I suoi occhi erano purpurei e gonfi, incorniciati da lacrime di agonia. Tuttavia, la sua bocca non mostrava una smorfia di dolore, né di sconforto: un tenue sorriso sfidava ogni aspettativa dei suoi compagni, e fu ciò che mostrò all’incredulo Kiyo.

“ Ho capito quale cibo contiene il veleno, e quale no…” Con uno spasmo il ragazzo si contorse di colpo, vomitando sangue mentre le vene sul suo collo iniziavano a prorompere.

L’Ultimate Traffic Controller era inerme e paralizzato, tanto era sorpreso dal coraggio del suo amico. La determinazione che gli aveva letto negli occhi sarebbe stata capace di far rimanere senza parole chiunque, così come le sofferenze che stava sopportando senza piegarsi.

“ Non ho paura di dare la mia vita per… voi …” E mentre pronunciava queste parole, Haruko Munakami indicò delle portate che aveva assaggiato poc’anzi, rivolgendo quello stesso sguardo traboccante di forza di volontà ai suoi amici.

Nashi, Meru e Shujinko non riuscirono a smettere di piangere anche quando placarono la loro fame per la prima volta dopo quattro giorni.

 

Immediatamente il libraio venne portato in Infermeria, ma non prima di avergli fatto vomitare il veleno che ancora non era entrato in circolo.

“ Deve trattarsi di una variante del cianuro per come ha agito velocemente. Merumei !” Commentò il veterinario, il quale si agitava tra gli scaffali colmi di medicinali raccolti e catalogati.

Nashi rabbrividì al sol pensiero: aveva visto in molti film spionistici che le pasticche di cianuro venissero usate per uccidere in pochi secondi, tra l’altro favorendo una morte dolorosa e straziante.

Quando guardò il suo compagno, ora disteso su di un letto e privo di sensi, gli si accapponò la pelle: aveva un colorito blu innaturale, che mai avrebbe pensato di vedere su di un essere umano. Avvisò immediatamente Meru, il quale ordinò agli altri due di portargli dell’acqua ed un altro secchio.

Le loro energie si erano ripristinate di un po’, eppure stavano venendo impiegate al cento percento nel salvare quella fragile vita, sacrificata per le loro.

“ Bastardo, bastardo… non permetterti mai più di fare qualcosa di così sconsiderato !” Non smetteva di ripetere Kiyomaru, preoccupato come mai si era mostrato prima.

“ Quando ti risveglierai… perché eccome se ti risveglierai, te la farò pagare !” Urlò d’un tratto, sporgendosi sul letto ed arrivando ad un palmo dal viso di Haruko.

Questo non gli rispose, immobile e silenzioso, ed a quel punto lui lo strinse in un abbraccio mentre scoppiava a piangere, tra imprecazioni e preghiere.

 

Quell’intero giorno passò così, senza mai una pausa fino a sera. Sotto le indicazioni del veterinario, i tre ragazzi si sfiancarono e si strussero nella preoccupazione fin quando il sonno iniziò a far cedere le loro palpebre.

Senza nemmeno accorgersene, si addormentarono con la testa sul letto di Haruko, indisturbati dalle operazioni di Meru.

 

L’annuncio mattutino li risvegliò di soprassalto, ma non ebbero nemmeno il tempo di realizzare dove fossero, perché una voce familiare li sorprese.

“ Ehi… io vi ho dato la possibilità di recuperare le energie e voi le spendete così ?” Quel cinismo non lasciò alcun dubbio, eppure i ragazzi non poterono rimanere impassibili quando si accorsero che Haruko aveva riaperto gli occhi.

Per il resto della giornata non ci fu nulla da fare, ed anche se l’inquietudine si era placata, l’impossibilità di uscire di lì rimaneva un chiodo fisso che impediva ai ragazzi di rilassarsi del tutto.

Nashi, trovandosi a passeggiare con Kiyo e Shujinko, rifletté ad alta voce:

“ Molte persone in questo gioco si sono uccise in preda all’odio, alla vendetta, alla paura… eppure Haruko nei nostri confronti ha dimostrato qualcosa di completamente diverso. È tipo …”

Siccome non riusciva a trovare le parole, il verde lo aiutò: “Amore ?”

“ C-Come? Io non avrei detto niente del genere !” Arrossì Nashi, suscitando le risate della ragazza lì di parte.

“ Bhe, se quello di Haruko fosse amore, io sarei pronto a ricambiarlo.”

“ Cosa intendi dire, Kiyo ?”

L’Ultimate Traffic Controller sospirò, dando modo ai suoi compagni di capire che stesse parlando sul serio: “ Insomma, mi sono sentito subito invidioso del coraggio di Haruko quando l’ho visto rischiare il tutto e per tutto davanti a noi. Questo perché… anche io vorrei essere capace di salvare la vostra vita come ha fatto lui. Ecco cosa intendo quando dico che mi sento pronto a ricambiare il suo amore. Voi non lo fareste ?”

Nashi rifletté: non si sentiva abbastanza coraggioso da dire qualcosa che non provava davvero.

“ Mi sento ispirato dal suo gesto, ma… non credo di poter essere in grado di fare qualcosa del genere per voi.”

L’Ultimate Alpine Skii  Racer gli si avvicinò sorridendo: “Non nello stesso modo, ma chissà, forse si presenterà un’occasione simile anche per te di salvarci la vita.”

 Quello fu qualcosa in cui Nashi volle credere fermamente, così ricambiò il sorriso.

 

Ormai la fiducia reciproca per loro era tutto: da tempo avevano abbandonato i loro dormitori, scegliendo di dormire in una sala comune con i loro materassi, coperte e cuscini su tavoli o divani.

Il buio e lo spazio angusto rendevano tutto più terrificante, però potevano sentire l’uno la voce dell’altro, per parlare, confidarsi e farsi forza fin quando il sonno non avrebbe prevalso. Così fecero anche quella notte. Non sentirono nemmeno quando Meru tornò dall’Infermeria.

 

Quando Nashi si svegliò, accorgendosi che gli altri erano in giro per investigare, decise di andare a trovare Haruko. Con grande sorpresa si accorse che il ragazzo non si trovasse più in Infermeria, bensì in una stanzetta poco distante dalla sala dove dormivano, attrezzata ora con un divano-letto.

“ Ehi …” Lo notò il ragazzo disteso, nonostante stesse leggendo un libro.

“ Ciao. Come ti senti ?”

Haruko parve quasi soffrire nel dover interrompere la sua lettura, ma forzò un sorriso per rincuorare il suo amico: “ Meru non se la cava affatto male. Dev’essere proprio bello avere un talento capace di aiutare così il prossimo.”

L’Ultimate Memory per un attimo si ritrovò in quel pensiero, ma poi qualcosa dentro di sé lo spinse a negarlo. “ Serve davvero un talento del genere per aiutare il prossimo? In questo caso tu sei la contraddizione vivente …”

L’occhialuto sospirò profondamente, per poi abbandonarsi ad una sincera, anche se un po’ contenuta, risata liberatoria.

Quando sollevò lo sguardo verso il ragazzo, nei suoi occhi balenò uno scintillio di gioia.

“ Grazie per il complimento, Nashi Jonetsu.”

Per l’imbarazzo il bruno volle cambiare argomento: “ Cosa leggi ?”

“ Una raccolta di aforismi di Walter Scott. In realtà però sono da diverso tempo rimasto incantato su questa riga …”

E mostrando all’altro il libro, gli fece leggere:

“La rosa è più bella quando sta sbocciando, e la speranza è più viva quando sorge dalle paure.”

Nashi si corrucciò, non capendo inizialmente cosa significasse, e soprattutto perché il ragazzo vi fosse così attratto.

“ Tutto ciò di cui parlano in continuazione gli Ultimate Despairs è “distruggere le nostre speranze”… perciò non credi che questo messaggio invece rappresenti la nostra situazione, a discapito di ciò che ci accade ?”

Il bruno parve comprendere meglio: “ Però… perché la rosa sarebbe più bella quando sta sbocciando? Di solito, anche quando si vuole fare un regalo, non si regala di certo un bocciolo di rosa.”

“ Perché la rosa raggiunge il suo picco di bellezza appena fiorita, dopodiché inizia già il suo processo di sfioritura, o appassimento. È il mistero della vita, effimera quanto bella, anche se solo in pochi attimi …” La voce calda e malinconica di Haruko aveva narrato quella realtà come se fosse stata una favola dolceamara.

 

Quella notte il ragazzo aspettò che qualcuno si stendesse nel materasso affianco al suo prima di risvegliarsi dal suo abisso di pensieri. Quel qualcuno era Shujinko, che immediatamente gli sussurrò:

“ Ancora sveglio ?”

Nashi si voltò sul fianco, verso la sua amica, senza rispondere. Poggiò la testa sugli avambracci e le rivolse uno sguardo che incanalava tutta la sua immensa solitudine e tristezza.

- Vorrei dormire per sempre.-

“ C’è qualcosa che non va ?” Lei gli accarezzò una spalla.

- Ogni cosa mi fa soffrire. Persino la vostra felicità. Persino la mia felicità.-

La sciatrice  socchiuse gli occhi, e così fece anche lui. Nel silenzio più assoluto riuscivano a sentire i rispettivi battiti del cuore.

Fino a prima impazziti come cavalli in corsa, ora avvolti da quella pace tenebrosa lentamente si placarono.

“ Vado in Cucina a prenderti un bicchier d’acqua.” Sussurrò la ragazza, non prima di avergli lasciato un delicato bacio sulla tempia.

Nashi tornò con la faccia rivolta al soffitto. Fino a qualche giorno fa Meru e Kiyo, lì presenti in stanza, avrebbero commentato goliardicamente quel gesto da parte della ragazza, ma ormai nessuno si sentiva più in grado di scherzare.

E forse anche un po’ di affetto era ciò che serviva a tutti, non c’era nulla di cui vergognarsi.

Quando Shujinko fu tornata con un bicchier d’acqua, il veterinario balzò in piedi.

“ Ok! Merumei! Vado a portare le medicine per stasera a Haruko.”

“ Ti accompagno anche io, così poi posso dormire tranquillo dopo aver dato la buonanotte a tutti.” Lo seguì sorridendo il direttore del traffico.

Le loro voci però raggiunsero l’Ultimate Memory in maniera confusa, ovattata, come se si trovasse sott’acqua mentre il mondo era in superficie.

Dolcemente prese ad annegare in quel mare scuro come il ferro.

 

Al suo risveglio fu come se l’universo intero gli avesse urlato nell’orecchio che qualcosa non andava. Immediatamente aprì gli occhi, ottenendo una visuale offuscata e vertiginosa del corridoio che si apriva in fondo alla stanza.

Lì, due figure indistinte erano immobili sullo stipite di una porta.

Con tutta la forza di cui disponeva si trascinò fuori dalle coperte, sentendo però il suo corpo e la sua mente resistergli. Voleva crollare, vomitare e nuovamente addormentarsi.

Strisciò a fatica verso quelle due figure, e solo allora la sua vista parve farsi cristallina com’era sempre stata.

Meru e Shujinko tremavano, prima guardando lui, e poi di nuovo in quella stanza. Quando Nashi si voltò iniziò anche lui a tremare:

Kiyomaru era disteso per terra, con un coltello conficcato nella gola che aveva generato il lago di sangue nella quale ora tutti si trovavano. Come se non bastasse, il silenzio innaturale della sua stanza era anche merito di un altro individuo, il quale non aveva aperto bocca.

D’altronde come avrebbe potuto: Haruko giaceva sul suo letto in una posizione scomposta, come se si fosse contorto dal dolore prima di accasciarsi con un’espressione di agonia pura sul suo volto cadaverico.

“ Pim pom pam pom ! Sono stati ritrovati due cadaveri.”

 

Il bruno scivolò a terra, facendo schizzare zampilli del sangue di Kiyo anche sul proprio volto. Con gli occhi sbarrati non smetteva di osservare freneticamente quello spettacolo di morte improvvisa.

Era come se un maleficio inspiegabile fosse avvenuto, trasformando i suoi amici, i soli su cui potesse contare, in cadaveri.

- No… non si tratta di niente del genere !- Quel mondo di cui era prigioniero lo aveva disilluso ormai da tempo.

- Qualcuno… qualcuni li ha …- Sollevò a fatica il capo verso gli altri due.

- … uccisi !-

 

“ E-E ora… il processo? V-Vero… merumei ?!” Sobbalzò il ragazzino più piccolo, non appena realizzò quello che sarebbe successo da lì a poco.

Sorprendentemente però, qualcuno lo contraddisse.

“ Non stavolta. Credo che riusciremo ad arrivare alla soluzione ben prima del solito.” A parlare era stata Shujinko, ripresa in fretta dalla paura. Ora con calma glaciale aveva iniziato a lanciare delle occhiate penetranti agli unici due altri superstiti.

Nashi non poté evitare di sentirsi sospettoso in quel momento, ma un dettaglio che fino a prima non aveva notato catturò la sua attenzione:

Si trattava di una linea di sangue tracciata sulla porta: sembrava una tacca per segnare le altezze, come si fa ai bambini mentre crescono. Stranamente raggiungeva bene o male la sua fronte.

“ Cosa intendi dire ?” La conversazione intanto stava continuando.

La sciatrice appena interpellata avanzò verso il letto di Haruko, posando poi una mano sul collo del ragazzo.

Iniziò col scostargli la coperta di dosso, per poi muovergli braccia e gambe, così come parti del suo vestito: “ Non sembrano esserci altre ferite. E a giudicare dall’espressione, e dal sangue nella sua bocca e nei suoi occhi …”

L’Ultimate Librarian presentava le stesse condizioni di qualche giorno prima. “ È stato avvelenato.” Giudicò la ragazza, voltandosi verso i suoi compagni.

“ E allora ?” Domandò Nashi, sentendosi a disagio in quell’atmosfera così colma di giudizio.

“ Allora chi altro avrebbe potuto uccidere con il veleno, se non qualcuno che somministrava quotidianamente ad Haruko delle pasticche? Parlo proprio di… Meru !”

Il veterinario si tese come una corda di violino, sbarrando gli occhi.

“ N-Non dire stupidaggini !” Squittì, per poi assottigliare lo sguardo in un’espressione furente: “ Solo perché sono un medico non vuol dire che sia anche un avvelenatore! Merumei! Basta con lo stereotipo del Dottor Morte !”

“ Sei tu che stai solo dicendo stupidaggini !” Lo zittì lei, alzando la voce. “ Le mie non sono congetture: è vero o no che eri l’unico a sapere cosa stessi somministrando ad Haruko? E allora niente ti avrebbe impedito di fargli prendere con l’inganno anche il veleno !”

Meru stava tremando dal nervosismo, sentendosi accusato in quel modo spietato, e ciò rese ancora più cupa la sua smorfia di malessere.

“ Ti vorrei ricordare …” Prese parola, con voce rotta. “ … che in Infermeria siamo anche provvisti di veleni. Quindi una simile arma è accessibile a tutti, basterebbe saper leggere !”

“ Questo è ciò che l’assassino vorrebbe farci pensare !”

 

“ Non è così, invece !” Tuonò Nashi, interrompendo quella discussione che altrimenti non avrebbe portato proprio a niente.

Quando i due gli ebbero prestato l’attenzione che desiderava, cercò di stabilizzare il suo respiro per trovare la calma ed il sangue freddo necessari.

“ A voi non sembra strano che proprio Haruko sia stato ucciso con il veleno, mentre Kiyo è stato accoltellato ?”

“ In che senso strano? Meru ?” Guaì il ragazzino, confuso.

“ Intendo dire che Haruko era il più debole tra noi, debilitato al punto da essere ancora sotto cure e da non potersi alzare dal letto. Quindi cosa ha impedito all’assassino di accoltellarlo, dato che sarebbe stata la vittima più indifesa ?”

“ Non lo so, però su di lui è stato usato il veleno. Forse c’è un motivo dietro …” Osservò la ragazza.

“ Il motivo potrebbe essere che… in quel momento l’assassino si trovava con qualcun altro, quindi l’unico modo che aveva di uccidere passando inosservato era di somministrargli il veleno.”

“ Qualcuno? Qualcuno tipo …” Provò a chiedere il veterinario, trovando subito una risposta da parte del bruno.

“ Qualcuno tipo Kiyomaru… magari proprio perché ti aveva accompagnato qui per somministrare le medicine ad Haruko.”

La sua supposizione fu sufficiente per spiazzare Meru più di quanto avesse fatto Shujinko prima, mettendolo d’urgenza sulla difensiva.

“ No! No! Merumeiii !!” Ululò in preda al panico.

“ E perché no ?” Sibilò la sciatrice. “ Magari quando Haruko ha iniziato a contorcersi dal dolore per il veleno, hai colto l’attimo perfetto per accoltellare Kiyo !”

“ Accoltellare ?!” Ripeté il ragazzino, scuotendo il capo disperatamente. “ Ma quale accoltellare ed accoltellare! Non avevo alcun coltello con me! Merumei, lo giuro! Merumei !”

Quella frase colpì Nashi, accendendogli come una luce nella mente. Il tempo pareva essersi fermato.

Osservò nitidamente il volto madido di sudore di Meru, e quello accigliato di Shujinko.

“ Sono d’accordo !”  Andava fatta luce anche sulla verità.

 

“ Se Meru avesse avuto un coltello, effettivamente sia Kiyo che Haruko avrebbero potuto accorgersene. Specialmente se fosse andato a prenderlo dalla Cucina mentre andavano a trovare Haruko.”

“ E se l’avesse già preso con sé ?”

“ Impossibile, merumei! Sono stato con Kiyo tutta la mattinata, si può dire che non mi ha lasciato nemmeno per un secondo !”

L’Ultimate Memory allora comprese che gli alibi e la successione cronologica degli eventi era di gran lunga più importante delle armi del delitto. Eppure gli si contorse l’intestino al sol pensiero di ciò che andò a dire:

“ C’è stata una persona che ieri è stata lontana dagli sguardi di tutti, o sbaglio ?”

E sollevò lo sguardo davanti a sé.

“ Shujinko. Tu sei andata a prendermi un bicchier d’acqua in Cucina, non è vero ?”

Per la prima volta la faccia dell’Ultimate Alpine Ski Racer si tinse di un colore che allo stesso tempo era tutti e nessuno: soltanto i suoi occhi scuri brillavano, incorniciati ora da un viso pallido come il marmo.

“ E-Eh ?” Fu tutto ciò che uscì debolmente dalla sua bocca.

Nashi si prese un attimo di tempo per fare ordine nella sua testa.

Tuttavia non ci fu bisogno di parlare, perché a quel punto prese parola Meru:

“ Ah! È vero: ieri mentre stavamo andando da Haruko, Shujinko ci ha raggiunti !”

  Incuriosito da quel nuovo dettaglio, il bruno lo incalzò: “ E cosa avete fatto a quel punto ?”

“ Volevo solo parlare con qualcuno !” Si intromise la sciatrice. “ Tipo per… accertarmi che Haruko stesse bene! C’è qualcosa di male in questo ?”

 “ Hai portato via Kiyo, perché volevi parlare solo con lui.” La corresse il ragazzino, adirandosi. “ Così io ho dato la medicina ad Haruko tutto da solo !”

L’altro ragazzo a quel punto evitò che la conversazione andasse avanti più di così.

“ Cosa avete detto? Shujinko ha parlato in disparte con Kiyo e tu hai dato la medicina ad Haruko tutto da solo ?”

 

In quel singolo istante la realtà parve essersi fatta di vetro fragilissimo, in modo che anche soltanto provando a sfiorarla Nashi avrebbe potuto infrangerla e ferirsi.

Non capiva. O forse non voleva capire.

Avrebbe voluto fermarsi lì, bloccando il tempo e non dovendo più avanzare solo per cadere in un baratro. Questo perché lui la fine di quell’abisso l’aveva vista.

- Loro due… mi stanno tenendo nascosto qualcosa !-

Forse dal suo sguardo quell’improvvisa fitta di angoscia e paura fu più che palese, perché i due Ultimate distolsero subito lo sguardo.

Contro ogni previsione, Shujinko montò una facciata di ghiaccio impenetrabile, capace di oscurare ogni sua emozione, mentre al contrario Meru scoppiò in un pianto sommesso.

“ Ki-Kiyo… è stato cattivo.” Ripeté. “ Cattivo… meru… ha iniziato ad accusarmi quando Haruko è m-morto !”

Non aggiunsero altro, pietrificando la discussione in quell’irreale momento di panico e instabilità.

- Cosa devo fare? Sto forse impazzendo ?- Ogni barlume di speranza stava sfuggendo tra le dita di Nashi, proprio ora che tutto il suo mondo pareva essersi stabilizzato.

Amici sinceri, amore, desiderio, speranza. Quelle parole ormai erano un treno che aveva arrestato la sua corsa, e che lui si era lasciato alle spalle.

- Ma dove sto andando io ?- Forse si stava per schiantare.

 

“ Infermeria… Meru tu prima hai menzionato l’Infermeria.” Rantolò, come se stesse boccheggiando in cerca d’aria dopo essere emerso dall’acqua.

“ Quello era l’unico posto dove l’assassino avrebbe potuto scambiare le medicine con il veleno. E forse anche prendere qualcos’altro … come ad esempio un sonnifero !”

Provò a decifrare l’espressione di Shujinko, ma non notò alcun cambiamento.

Ciò nonostante, ormai lui aveva realizzato che la notte prima era stato drogato. Il modo in cui era piombato istantaneamente nel sonno, ed anche il torpore misto alla totale assenza di equilibrio appena sveglio: tutto lo riconduceva a qualcosa assunto la sera prima.

- Il bicchiere d’acqua preso dalla Cucina !-

“ E la Cucina invece… è dove l’assassino ha reperito il coltello.”

Continuava a non ottenere alcuna reazione. Doveva andarci giù pesante, giocando sporco come mai aveva fatto prima.

“ Meru, per caso quando Kiyo ti ha accusato, come hai detto tu… Shujinko l’ha accoltellato ?!”

In quel momento gli occhi del veterinario si sgranarono se possibile ancor di più, facendolo impallidire dalla testa ai piedi.

 Abboccando all’amo, Shujinko si vide costretta ad intervenire: “ Aspetta !”

Nashi la guardò. Aveva abbandonato ogni speranza.

“ C-Calmati! Ora stai procedendo su di una pista sbagliata: devi accorgerti del tuo errore! Perché basare la tua accusa completamente su di me?! Perché dovrei esser stata proprio io ad accoltellarlo, e non Meru, che aveva già commesso un omicidio ?!”

“ Ah …” Disse solo il bruno, al termine di quella sfrenata difesa.

“ Quindi continui ad affermare con certezza che Meru abbia ucciso Haruko? Non sarà forse perché… tu stessa avevi scambiato le medicine che gli avrebbero somministrato con il veleno ?” 

La ragazza si paralizzò. Ogni cosa in lei pareva essersi spenta, al pari di un urlo nel silenzio.

Meru continuava a piangere con la testa fra le mani. Ululava i nomi dei suoi amici persi per sempre.

 

“ In questo modo hai reso Meru l’assassino di Haruko… e quando Kiyo l’ha scoperto, ritornando con te in questa stanza, tu l’hai ucciso.”

“ E… tu …” La ragazza tirò fuori ciò che le era rimasto della voce, una fiacca presenza della sua vita.

“ … come fai ad essere così sicuro che l’abbia accoltellato proprio io ?”

Stavolta l’Ultimate Memory non rispose, e piuttosto si allontanò da loro.

Raggiunse l’unica porta che dava sul corridoio, sollevando una mano sulla tacca di sangue segnata sullo stipite. Dopodiché abbassò lo sguardo sul cadavere di Kiyomaru, ai suoi piedi.

“ Kiyo ci ha lasciato un indizio prima di morire… ed è proprio questa tacca, che segna l’altezza dell’assassino.”

I presenti  rimasero in silenzio, tuttavia non potendo non allibire di fronte ad una tale impensabile affermazione.

“ Troppo in alto per Meru… troppo in basso per Haruko e Kiyo stesso. Questa tacca può segnare solo l’altezza di due persone, e siccome io ero stato addormentato con il sonnifero… si tratta solo della tua altezza, Shujinko Meyuki !

Il dito di Nashi venne puntato senza alcuna esitazione verso la corvina, decretandola come unica e sola responsabile di quell’inganno.

Anche Meru, il quale aveva preso parte con delle motivazioni ancora poco chiare al ragazzo, comprese che la fine era vicina: smise di piangere, tirando su col naso a testa bassa.

 

Shujinko aprì la bocca, ma inizialmente non vi fuoriuscì niente. Ci riprovò svariate volte, finché un briciolo di forza e coraggio non l’aiutarono per l’ultima volta.

“ Sì. È così.” Confermò, quasi come se volesse congratularsi con Nashi.

“ Però secondo le regole solo il primo che commette un omicidio deve essere giustiziato… ed in un caso come questo il secondo assassino per ordine cronologico, ovvero io, rimarrà impunito.”

Mentre pronunciava queste parole estrasse dal suo giubbotto qualcosa.

Fu un oggetto capace di trasformare tutta la placida tristezza di Nashi in una caotica scarica di terrore.

“ Quest’arma …” Shujinko tolse la sicura alla pistola che ora impugnava. “ Me l’hanno data gli Ultimate Despairs per spingermi ad uccidere, o per scatenare il panico. Io non l’ho voluta usare fino ad oggi, ma …”

Tese il braccio armato verso il piccolo veterinario, facendolo sobbalzare istintivamente.

“ Capisci anche tu che verrai giustiziato, no? Dopodiché rimarremo solo io e Nashi… destinati a sopravvivere come abbiamo fatto fin’ora, ovvero promettendoci di non tradirci fino a quando uno non ucciderà l’altro.”

Tornò a guardare l’amico, stavolta con un triste sorriso macchiato dalle lacrime di dolore che sgorgavano dai suoi occhi: “ Solo uno si può salvare! È così… ingiusto… ma va fatto !”

 

L’Ultimate Memory era letteralmente assordato dalle pulsazioni accelerate del suo cuore, al punto da non riuscire nemmeno a distinguere le lacrime che ora gli offuscavano la vista.

Sentì solo la voce distante di Meru.

Il ragazzino aveva forzato un sorriso, abbracciando al petto i propri peluche: “ Sì …”

L’esplosione dell’arma da fuoco gli rubò la vita con la velocità di un lampo. Una frazione di tempo inferiore a quella di un battito di palpebre, in modo che nella memoria di Nashi potesse venir catturata quell’immagine agghiacciante.

Il tonfo del corpo morto di Meru Merumei, l’Ultimate Veterinarian, lo destò appena in tempo per poter sentire come Shujinko avesse ripreso a parlare.

“ Tu sei quello che si deve salvare, Nashi. Sei sopravvissuto fin’ora guadagnando la fiducia di tutti, e non l’hai usata per prevalere sul prossimo, né ti sei fatto sopraffare dalla disperazione altrui. Sei così… speciale !”

Un sorriso gioioso si formò tra le guance arrossate della ragazza, quasi distogliendolo dalla pistola che lei si era appena puntata alla tempia.

“ Ho solo una richiesta …”

Il corpo del ragazzo si mosse in ritardo, così come la sua mente. Iniziò a formulare delle parole sconnesse, che raggiunsero la sua mente e poi la sua bocca quando avrebbe voluto già correre ed urlare.

“ N-No. No… no !”

“ Quando vedrai il sole ed il mondo esterno… quando rivedrai dei volti familiari che non ti hanno mai tradito… quando vedrai delle persone che ti sapranno essere vicine per sempre …”

“ No! No! Shujinko, no !”

“ A quel punto… non dimenticare questa scuola, i tuoi compagni, questo gioco crudele… ti prego, Nashi: non dimenticarci mai !”

“ SHUJINKO! NOOO !!”

 

“ Non dimenticarmi mai !”

Il ragazzo svuotò i suoi polmoni mentre il sangue nel suo cervello bolliva come lava incandescente, ma anche così il suo urlo non sovrastò il suono dello sparo.

Il pianto folle ed assolutamente disperato che ne seguì però, coprì il suono del corpo di Shujinko quando ricadde al suolo ed anche un annuncio:

“ Il programma per la sezione ██████████ della Second Hope’s Peak Academy finisce qui! Ben fatto, Nashi! Sei l’orgoglio del tuo professore !”

 

 

Nashi Jonetsu aprì gli occhi.

Questa volta non si era trattato di un sogno, bensì di un ricordo.

- Un ricordo …- Quella parola impensabile per lui lo aveva raggiunto, portando con sé un diorama di esperienze, dolori, speranze, volti, desideri e morti che aveva semplicemente dimenticato.

- Cos’è successo ?- Il come ed il quando erano tuttavia le sue principali domande, dopo aver assimilato quelle informazioni che, volente o nolente, gli appartenevano.

Così collegò tutti i sogni e gli incubi avuti da quando era iniziata quella prigionia, realizzando che si trattassero in realtà di frammenti della sua vita che lo avevano segnato in maniera indelebile.

Talmente tanto da combattere chiunque avesse provato a privarlo della sua stessa esistenza, lui che era conosciuto come l’Ultimate Memory.

- Piuttosto… dove sono ?- Quest’altra domanda sembrò altrettanto importante.

Era disteso sul pavimento, nella totale penombra. Quando però alzò la testa, vide come a pochi centimetri dalla sua testa un raggio di sole colorasse il terreno davanti a sé di un giallo dorato e cangiante.

Una brezza fresca gli accarezzava i capelli, soffiando verso di sé un odore misterioso, che non sentiva da tempo.

 

Un rettangolo a forma di porta era spalancato nel cemento che lo circondava, incorniciando un cielo limpido. L’esterno si trovava a pochi passi.

Compiendo un grande sforzo si alzò in piedi, iniziando ad avanzare. Passo dopo passo, raggiunse quella sporgenza, e per fortuna si aggrappò in tempo alle pareti.

Davanti ai suoi piedi, dove terminava il pavimento, si spalancava un tuffo nel vuoto lungo il muro esterno della torre. Il sole picchiava sulla sua testa, mentre la pressione dell’aria sottostante pareva volerlo risucchiare.

Ciò che fu più sorprendente però, accadde quando proprio quel bellissimo cielo azzurro che lui tanto aveva agognato si spaccò in due.

Fu un taglio netto, per poi spalancarsi come avrebbe fatto una porta automatica, rivelando solo uno spazio nero come la pece.

Un tremito scosse Nashi fino alle sue ossa, dopodiché il ragazzo svenne.

Un uomo su di un paracadute appena sbucato fuori dal buio stava planando verso di lui.

Era davvero la fine del mondo.

 

 

Anni prima, degli elicotteri avevano circondato l’esterno di una struttura.

Tutto attorno pareva essersi appena fermata una guerra: veicoli armati giacevano distrutti, solchi e crateri provocati da esplosioni avevano raso al suolo ogni forma di vita, e fumi metifici si levavano da cadaveri ammassati tra trincee di fortuna.

La luce proveniente dalle potenti torce di uomini in completo bianco era diretta verso l’ingresso di quel luogo, come se stessero cercando qualcosa che non fosse solo e soltanto morte e distruzione.

“ Quindi c’è un superstite.” Disse un agente della Future Foundation ad un suo collega.

“ Sì. È raro che ci siano in questi perversi giochi mortali organizzati dagli Ultimate Despairs… ma è ancor più raro che sia rimasto in vita dopo tutto questo tempo.”

“ Tempo? Quanto tempo è passato ?”

“ Mesi a quanto pare. Mesi interi trascorsi in totale solitudine tra i cadaveri dei suoi compagni… e per quel che dicono lo shock lo ha… come dire ?”

“ È per caso quello a cui tutti i capelli sono diventati bianchi per lo shock e gli occhi gli si sono iniettati permanentemente di sangue? Ho sentito che la chiamano Sindrome di Marie Antoinette… da brividi !”

“ Eccolo! Sta arrivando !”

Dopo una snervante attesa una dozzina di agenti scortarono fuori dal rifugio un ragazzo in divisa studentesca.

I capelli di lui erano lunghi fino alle spalle, privi di ogni colore e per questo candidi come la neve. Tuttavia, tutto quel candore serviva solo ad incorniciare uno sguardo spento e colmo di uno squallore radicato sin nel profondo del suo animo.


 

 

 

Angolo Autore:

Welcome back!

Perdonate la lunga assenza, ma una volta affrontati viaggi ed impegni non da poco, rieccoci qui.

E, per dirla tutta: rieccoci con Nashi! Già, il protagonista della storia non sembra affatto morto, ed anzi stavolta ci ha raccontato una storia diversa: il suo passato, quello che circa all’inizio di ogni Chapter lui scambiava per sogni… quando in realtà erano ricordi.

Chi sarà la misteriosa persona sopraggiunta per… salvarlo(?), o forse ucciderlo una volta per tutte?

Comunque sia, questa sezione della storia prima del finale si chiamerà Chapter 0, e sarà composto da altri due capitoli oltre a questo.

Ci rivedremo al prossimo angolo autore, dopo aver svelato dei misteri e portato alla luce degli altri.

Alla prossima!

 

 

 

   
 
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