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Autore: JennyPotter99    29/02/2020    0 recensioni
Il preside di Hogwarts aveva paura che la neonata che aveva in braccio si svegliasse.
Così piccola da poterla reggere con un solo braccio.
Jennifer era il suo nome: un’orfana.
Però, non era sola.
Suo fratello stava arrivando.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Era notte fonda a Privet Drive, ma le luci dei lampioni erano ben chiare per strada e illuminavano le macchine ferme, le serrande abbassate e il silenzio del quartiere.
Albus Silente, nel suo lungo mantello, stava attraversando la strada e, con il suo Deluminatore, fece venire il buio.
Quel marchingegno di sua invenzione, attirò a se la luce dei lampioni, una per una.
Il preside di Hogwarts aveva paura che la neonata che aveva in braccio si svegliasse.
Così piccola da poterla reggere con un solo braccio.
Jennifer era il suo nome: un’orfana.
Però, non era sola.
Suo fratello stava arrivando.
Avevano entrambi bisogno di una casa, poiché i loro genitori erano appena morti.
Giungendo quasi davanti alla soglia della famiglia Dursley, Silente incrociò un gatto sul marciapiede.
Grigio con delle strisce nere.
Non era un semplice gatto.
-Sapevo di trovarla qui, professoressa McGranitt.- esordì Silente, verso il felino.
D’un tratto, il gatto assunse una forma umana, precisamente quello di una vecchia donna vestita di verde e con un capello nero a punta sulla testa.
-Buonasera professor Silente.- rispose ella.- Quella è la femminuccia?- gli domandò, scoprendo appena la copertina che racchiudeva Jennifer. -Ma dove si era andata a cacciare?-
-Credo che la cara Lily Potter abbia voluto proteggerla.- rispose Silente.- Lo stesso non è stato per il piccolo Harry, temo.-
-E’ vero, quindi, le voci che girano.-
-Esatto, professoressa, sia quelle negative che positive.-
I due professori vennero interrotti da una luce abbagliante proveniente da cielo.
Il rombo di una moto che atterrò proprio vicino a loro, guidata dal gigante Hagrid.
-Buonasera professor Silente, professoressa McGranitt.- salutò egli, scendendo dal mezzo.
Lui portava con se il secondo bambino.
-Il pargolo si è addormentato mentre volavamo su Bristol.- disse il gigante, porgendolo alla McGranitt.
Si trovavano precisamente a Londra, nel quartiere di Little Whinging.
-Albus, sei sicuro che li vuoi lasciare con questa famiglia? Li ho osservati: sono la peggior specie di babbani che esista.- commentò Minerva, mentre si avviarono alla porta dei Dursley con i due bambini.
-Sono gli unici parenti che hanno.- ribatté Silente, poggiando entrambi davanti la soglia.
-Non ci sarà magro o strega che non conoscerà il loro nome.- sussurrò la donna, tra se e se.
-Ed è per questo che è meglio crescere lontano da tutto.- aggiunse Silente, mettendo una lettera sul piccolo Harry.
La cosa che lo contraddistingueva da sua sorella, era una cicatrice a forma di saetta sulla fronte, nella parte destra: cosa per la quale sarebbe presto diventato famoso.
-Buona fortuna, Harry e Jennifer Potter.-
 
10 anni dopo.
 
Come predetto dalla professoressa McGranitt, Harry e Jennifer furono cresciuti senza sapere della loro vera identità, da una famiglia che più che amarli, li disprezzava: gli zii Dursley.
Vernon Dursley, acclamato venditore di trapani, era un uomo grasso, con un paio di baffoni grigio scuro e un occhio sorto.
Sua moglie, Petunia, era la sorella della defunta Lily Potter, che forse ripudiava i due fratelli più di tutti.
Infine, il cugino Dudley, che in tutti i modi, cercava di dargli fastidio.
Proprio quel giorno, in cui compiva gli anni, corse a destra e a sinistra del corridoio, come un maiale pazzo, per svegliare i Potter.
Dormivano in una piccola camera, con due letti, uno accanto all’altro e a malapena una stretta scrivania in legno marcio.
Malgrado per Jennifer, Harry ci metteva tutti i suoi soldatini, le uniche cose che aveva per giocare.
Harry era costretto ad indossare i vecchi abiti dismessi di suo cugino, che, magro com’era, gli andavano grandi quasi tre volte.
Sbadigliò, si mise gli occhiali tondi e scese dal letto.
Petunia, invece, come grande concessione, dava a Jennifer i suoi vestiti di quando aveva la sua età.
-Ti prego, posso dargli un pugno?- ringhiò la ragazza, riferendosi al cugino.
-Certo, così zia Petunia ti fa dormire fuori.- commentò Harry, scendendo in cucina.
Tutte le mattine, Harry preparava la colazione e Jennifer apparecchiava.
Petunia, entusiasta, stava chiudendo gli occhi a suo figlio, mettendolo davanti ad un divano pieno di pacchetti regalo.
-Ecco qua, tesoro.- gli disse, scoprendogli la vista.
Dudley li guardò, ma non sembrò felice.- Quanti sono?- domandò a suo padre, con vocina acuta.
-36, li ho contati io stesso.- rispose l’altro, sorridendo.
-36?! Ma l’hanno scorso non erano 37?!- esclamò il ragazzo.
36 regali di compleanno: ai due Potter era tanto se ne ricevevano uno a testa e che non fossero calzini.
Oltre a quelli, quel giorno, la famiglia decise di festeggiare allo zoo di Londra.
Per Jennifer uscire era una tortura, poiché Petunia la vestiva e trattava come fosse una bambolina.
Ovvero, le faceva indossare sempre calze e gonne, legandole i capelli in due treccine.
Si sedeva  su una sedia in bagno, il che era un vero tormento, dato che Petunia non aveva una mano gentile.
Jennifer strinse i denti, mentre la zia le tirava i capelli.
-Hai gli stessi capelli di mia sorella. Quei maledetti ciuffi rossi scuri, se ne vantava sempre.- borbottò la donna, per poi aprire il contenitore del fard.
Jennifer la guardò male: odiava quando parlava a sproposito di sua madre.
Petunia prese il pennello, ma notò che il contenitore si era spostato.
Fece per intingere il pennello, però esso si spostò da solo, di nuovo.
-Smettila!- urlacchiò la donna.
La bambina alzò le spalle.- Non sto facendo niente.-
L’altra sbuffò e strinse il contenitore tra le mani, così da non farlo scappare e intinse il pennello, mettendone un po' sulle guance della nipote.
Successivamente uscirono di casa, ma Vernon afferrò il braccio di entrambi i fratelli, prima che salissero in auto.
-Vi avverto, niente di strambo, o starete senza mangiare per una settimana.- gli disse, ad occhi stretti.
Quando i Potter erano arrabbiati o spaventati, succedeva sempre qualcosa di strano, ma non per colpa loro: accadeva e basta.
 
   
 
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