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Autore: daniverse    01/03/2020    2 recensioni
⤿ { pervinca && lalla tomelilla ❀ da ambientarsi in un momento imprecisato dopo L'incanto del Buio }
Fu una di quelle sere che il vento la chiamò a sé. Era freddo e impertinente, profumava di terra, e il cielo non bastava più.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Felì, Lillà dei Sentieri, Pervinca Periwinkle, Vaniglia Periwinkle
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Tecniche di giardinaggio

all’ombra delle stelle

Aspettava sempre l’Ora del Racconto per sgattaiolare fuori dalla stanza, nonostante il buio del corridoio che ora le faceva paura. Accendeva una candela e raggiungeva lo studio del signor Cicero, dove s’intrufolava per dimenticare gli incubi e fantasticare con l’occhio premuto sul cannocchiale. Ammirare le stelle era una delle poche cose che riusciva a metterle pace in quelle notti insonni, mi raccontò tempo dopo, mentre con il dito mi indicava questa o quella costellazione. E anche se il suo corpo fremeva all’idea di volare verso la luna, Pervinca si costringeva a restare a terra.
Fu una di quelle sere che il vento la chiamò a sé. Era freddo e impertinente, profumava di terra, e il cielo non bastava più. Lo sguardo le cadde sulla serra, illuminata dalla luce debole delle lanterne, ove una figura danzava per scacciare i pensieri. Lasciando che la vestaglia frusciasse al suo passaggio, dopo aver infilato gli scarponcini, Pervinca uscì. Lo avvertii distintamente mentre salivo le scale per tornare a vegliare sulle mie bambine, ma Vaniglia, ferma sulla soglia con un sogno impigliato tra le ciglia, scosse il capo.
«Se sta andando dalla zia, allora andrà tutto bene» m’informò con uno sbadiglio. «Torniamo a dormire.»
Era scalza, nel corridoio soffiava qualche spiffero, e forse questo mi convinse ad acconsentire. Non ci volle molto perché Babù si riaddormentasse, sensibile com’era alla notte, e io mi sedetti sul suo cuscino per farle compagnia. Non compresi subito il significato di quelle parole, sebbene ci rimuginai sopra per qualche tempo; all’epoca le attribuii al sonno, alla cieca fiducia che ponevo nelle mie bambine.
Intanto nella serra era incessante ma leggero il suono di cesoie al lavoro, e Pervinca fu lesta a chiudere la porta alle sue spalle, lasciando il freddo all’esterno. Tomelilla nemmeno si voltò.
«Prendimi quel vaso là, per favore.»
Vì fece come le era stato detto, avvicinandosi alla zia. «Ma non vai mai a dormire tu?»
«Senti da che pulpito» ribatté la mia strega, ma nella sua voce si celava l’ombra di un sorriso. Piano, per non danneggiarne le radici, Tomelilla posò una piantina al centro del vaso e iniziò a versarci della terra.
«Se proprio vuoi fare qualcosa», disse a Pervinca che l’osservava in silenzio, «puoi finire di potare.»
Vì prese le cesoie tra le mani, guardandosi intorno. «Da dove comincio?»
Tomelilla le indicò un rampicante rinsecchito sulla parete della serra e tornò a tastare il terreno nel vaso. Quando fu soddisfatta vi versò dell’acqua e lo ripose in una delle tante mensoline che arredavano la serra. Poi si sfilò i guanti, che posò sul bancone, sospirò profondamente e si sedette sulla sedia a dondolo.
Pervinca intanto recideva, gettando l’operato della sua solerzia nel cesto ai suoi piedi. Ci aveva preso gusto; poteva quasi dirla un’attività rilassante.
«Santi numi, bambina mia, non è così che si fa» la riprese Tomelilla dopo un attimo, «Stai tagliando tutti i rami secchi!»
«E non sono questi che dovrei tagliare? O forse dovrei potare quelli buoni?» ironizzò Vì dando un colpo secco con le sue cesoie a un altro gambo rinsecchito.
Dalla sua sedia, la mia strega fece segno di no. «In botanica, quando si vuole salvare una pianta, molto spesso bisogna recidere anche i rami sani. Quel rampicante ha quasi la tua età, signorina, non vedi quanto affollamento c’è tra le sue fronde?»
Pervinca annuì, intuendo dove volesse andare a parare sua zia.
Tomelilla continuò. «Se possibile, è sempre meglio recidere un gambo alla base e non alle estremità. Come sono quelle?»
«Rinsecchite e tristi come Scarlet Pimpernel.»
«Sbagliato! Taglia più verso il basso.»
Vì sbuffò. Era uscita per passare un momento tranquillo insieme a sua zia, magari sorseggiando tè e biscotti che lei avrebbe magicamente fatto apparire. «Per i corsi di botanica non ci sono le Lezioni di Magia?» borbottò facendo come le era stato detto. Tomelilla sentì e sorrise, ma non disse nulla, limitandosi a osservare quanta forza la sua Vì ci mettesse nel recidere quel rametto testardo. Il suo compiacimento doveva essere evidente nella piega smorzata del suo sorriso quando Pervinca prese tra le mani il gambo, sorpresa.
«Un’estremità è ancora verde!»
La mia strega prese a dondolarsi sulla sedia, gli occhi prima posati sulla nipotina ora verso il vasetto di pervinche che riposava al sicuro su una delle mensole più alte.
«Proprio così» concordò. «Anche in quello che pensiamo sia morto può nascondersi un barlume di vita che non va gettato via ma aiutato a crescere, cosicché in primavera gli alberi fioriscano e in estate ci regalino i loro frutti.»
Pervinca intanto continuava a tagliare. «È a questo che serve l’inverno.»
Quel che Tomelilla disse in quell’istante quasi lo sussurrò. Forse voleva che rimanesse un segreto tra lei e Vì, così diverse e simili nel profondo; forse desiderava che io, udendolo dalla loro camera, lo percepissi più come un promemoria che un rimprovero. Fatto sta che il rumore di cesoie non cessò che per un istante, riprendendo subito dopo, mentre il legno del pavimento continuava a cigolare sotto il dondolio regolare della mia strega.
«È a questo che serve distruggere, ogni tanto. Per portare nuova vita.»

Angolo dei Rododendri.
Come dice il saggio (ossia la sottoscritta), “when in writer’s block, Fairy Oak”. Scherzi a parte, l’ispirazione mi ha attraversata come un fulmine ieri pomeriggio mentre anch’io, come la nostra cara Vì, era alle prese con la potatura di alcune piantine piuttosto tenaci. Non mi capitava da molto, difatti quella lassù non è una frase del tutto campata in aria, e sono molto contenta di notare come, blocco dello scrittore o no, tornare in questa sezione mi rilassi sempre così tanto. È casa, e non smetterò mai di dirlo. Ultimo ma non meno importante, già che siamo in tema, questa e questa sono le canzoni che mi hanno aiutata a scrivere questo brano. Insomma, ad ascoltarle non vi immaginate anche voi Pervinca cantare Into the unknown?

daniverse

   
 
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