Le persone perfette non combattono, non mentono, non commettono errori e non esistono.
(Aristotele)
 
Perfetto.
Nato del sesso sbagliato, vi ho posto rimedio, sicuro, deciso.
L’erede Jarjayes, che bramavo da tutta la vita.
Dio me lo doveva.
Mi tradì, ancora una volta.
Rise di me, spavaldo, ironico, ignobile.
Mi beffai di lui e del Destino.
Forgiai il maschio, sfidando Madre Natura.
E fosti perfetto.
Bellissimo, lunghi capelli dorati, occhi scintillanti, indomiti e fieri, fisico snello, idoneo alla battaglia.
Combattesti, guadagnando rispetto e onore.
Tutta la Corte ti fece la corte.
Le ricche nobili, vanesie, pettegole, cadute ai tuoi piedi.
I mariti invidiosi.
L’uomo da me perfettamente plasmato.
Non fui capito.
Tua madre sputò veleno contro di me, imperdonabile colpa di averle sottratto l’ultima figlia.
Marie, iraconda, furente, acceso difensore della tua natura da me repressa, oltraggiata, profanata per il mio sporco egoismo.
Ciance.
Vuote e inutili ciance, prive di fondamento.
Che ne sanno, del tuo Essere?
Che ne sanno, del soldato perfetto?
Femmine, impossibile che comprendano, impossibili da comprendere.
Scelta saggia, la mia.
Fiero, splendido, sul tuo cavallo bianco, l’attendente perfetto ti misi al fianco.
Ti proteggerà, fino alla morte, il tuo migliore amico, André.
Fui caparbio, tenace, severo, inflessibile.
Mai saresti andata in sposa.
Mai avresti indossato fronzoli e merletti.
Mai avresti sorseggiato tè in vuoti pomeriggi dinanzi al camino.
Valevi troppo, figlio mio, sangue del mio sangue, carne della mia carne.
Uguale a me, il padre perfetto.
Tu, erede straordinario, felicità completa e assoluta mi donasti.
Ai posteri il tuo nome giungerà, gloria e onore al Casato Jarjayes.
Marchio di trionfo per l’eternità, stella immutabile del firmamento.
Il padre perfetto, l’erede creato a sua immagine e somiglianza.
Alzo il calice, Oscar.
Brindo alla fulgida vita che ti donai, che mi donasti.
Orgoglio sempiterno, il mio.
Lustro e fama perenni e immortali, i tuoi.
Perfetto.
Semplicemente, perfetto.