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Autore: Elena 1990    01/03/2020    1 recensioni
L'immortalità è un dono e una maledizione. Shadow e Knuckles lo sanno meglio di chiunque altro, e benchè la vivano in modo diverso, essa li ha uniti come non avrebbero mai immaginato.
In un futuro lontano e con una nuova minaccia alle porte, difenderanno il loro mondo. Devono. Lo hanno promesso.
Ma quanto vale una promessa vecchia un millennio?
E soprattutto, ciò che li attende è davvero un nemico come tanti?
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Knuckles the Echidna, OC, Shadow the Hedgehog, Silver the Hedgehog
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 6: trova la tua strada

La mattina dopo, Tera seguiva Shadow sul sentiero nella zona di Mushroom Hill. Il sonno iniziale passato alla vista della foresta.
– Questi funghi sono enormi! – esclamò la riccia.
– Sono anche piuttosto morbidi, e se ci salti sopra, funzionano come un tappeto elastico. – disse Shadow e si fermò – Siamo arrivati.
Si trovavano in cima ad una salita. Sotto di loro si diramava un sentiero fatto di curve, rampe e giri.
Tera lo osservò: sembrava difficile, anche pericoloso in alcuni punti, ma non poteva negare di voler correre in quel luogo. Sembrava quasi chiamarla, come un invito.
Come una sfida.
– Maestro Shadow, perchè siamo venuti qui?
Il riccio non rispose. Piegò un ginocchio e mise le mani a terra, chinandosi rivolto verso la pista come se stesse per fare i cento metri.
Tera indugiò per qualche attimo, poi si mise nella stessa posizione, accanto a lui, guardandolo più volte per copiarlo alla perfezione.
– Ti servirà una grossa spinta per superare gli archi. – disse Shadow senza guardarla – Fai attenzione alle punte e bilancia bene il peso quando salti sui funghi. Io correrò al tuo fianco, finchè non sarai pronta. Al mio tre partiamo.
Tera annuì ed attese.
– Tre!
La riccia sgranò gli occhi e partì in ritardo, ma raggiunse Shadow in poco tempo. Il riccio pattinava ad una velocità ridicola per i suoi standard, ma Tera sembrava faticare comunque a stargli dietro. Forse, come Silver, non aveva ereditato la velocità dal suo antenato. Il riccio scacciò quei pensieri quando vide lo sguardo della bambina: lo stesso sorriso che aveva Sonic durante una delle loro gare.
All'improvviso, ne sentì la mancanza.
Ma tra Sonic e Tera c'era un abisso. Se ne accorse al primo salto, quando la riccia balzò dalla rampa troppo debolmente, finendo con atterrare sul bordo del fungo. L'avrebbe spinta all'indietro, se il riccio non fosse stato accanto a lei: atterrato al centro del fungo, le afferrò un braccio tirandola con sé nel suo balzo ed atterrando sul tracciato.
– Forza, non fermarti!
Tera annuì ed incespicando un poco, seguì Shadow. Il riccio vide un arco davanti a sè, quindi accelerò, superandolo senza problemi, per poi fermarsi ed aspettare Tera.
La giovane riccia si morse il labbro e accelerò più che poteva. Riuscì a fare un paio di passi sulla salita, solo per rotolare giù e finire con il sedere per terra, infangata e ansimante.
– Non posso superarlo. – disse – E' troppo difficile.
– Ce ne sono molti altri più avanti. – commentò lui.
– Cosa? -- abbassò le orecchie – Ma io non ci riesco!
Shadow sospirò e tornò indietro. Tera lo osservò percorrere l'arco senza problemi. – Come fai?
Shadow le porse la mano per aiutarla ad alzarsi – E' tutta una questione di spinta. Tu non ne hai abbastanza, per questo non riesci.
– E come faccio ad avere più spinta?
– Devi andare più veloce.
– Ma non riesco ad andare più veloce di così!
Shadow posò le mani sui fianchi – Se non riesci a superare un semplice anello non farai mai uno Spin Dash decente.
Vedere il suo sguardo rattristarsi fece male al riccio nero. Si rese conto di aver detto le parole sbagliate.
Accidenti, non sono tagliato per queste cose.
Sonic era quello bravo con i bambini, o almeno, quello che sapeva incoraggiare e trovare il lato positivo nelle situazioni più disperate.
Cosa avrebbe fatto Sonic? Cosa avrebbe detto alla piccola riccia seduta a terra e sul punto di piangere?
– Senti, non hai abbastanza spinta perchè manchi di muscoli. Ma se ti alleni nella corsa tutti i giorni, migliorerai.
– Non sarò mai come Sonic. – disse lei. L'aveva realizzato infine, e Shadow si pentì di aver permesso che accadesse così presto.
La vide cominciare a strofinarsi gli occhi e a tirare su con il naso, le orecchie piegate sulla testa.
Shadow non sapeva come comportarsi. Certo, sapeva benissimo cosa avrebbe fatto Sonic: l'avrebbe abbracciata, consolandola e continuando ad incoraggiarla.
Ma a Shadow non sembrava la cosa giusta da fare. Vista la sua scarsa capacità di socializzare, c'era un'alta probabilità che fosse lui in errore ed il metodo di Sonic avesse successo. In effetti aveva senso seguire le orme dell'eroe amato da tutti per poter consolare una bimba.
La rivelazione lo travolse, strappandogli un brivido.
– Perchè vuoi essere come Sonic? – chiese.
Lei sollevò lo sguardo – Beh – tirò su con il naso – il nonno mi narrava sempre di lui, di come correva veloce, salvava i suoi amici e combatteva contro Eggman. E io voglio essere come lui. Voglio essere forte, per proteggere i miei amici.
Shadow si sedette a terra accanto a lei – Nessuno sarà mai come Sonic.
Tera si asciugò un occhio – Tu lo sei.
Un tempo l'avrebbe preso come un insulto, mentre ora ne fu lusingato. – No, non lo sono.
Se ne rendeva conto solo adesso. Tutti quei secoli spesi a mantenere una promessa, a fare il lavoro di Sonic, cercando di essere come lui, di agire come un eroe, forzando sorrisi e sopportando bagni di folla riconoscente. Tutto questo per trasmettere un solo messaggio: Tranquilli gente, è tutto a posto. Sì Sonic non c'è più, ma non dovete impazzire. Ci sono io! Io posso essere il vostro Sonic! Non è cambiato niente, non cambierà nulla. Non impazzite per favore, è tutto a posto. Tutto a posto!
Solo ora si rendeva conto di quanto fosse sciocco il suo comportamento.
– Ma anche tu sei veloce. Tu e lui gareggiavate sempre, ha detto il nonno.
– Vero. Ma io non corro. Io pattino. – la guardò – Non devi essere come Sonic, e non devi essere come me. Non sei Sonic, non sei Shadow. Sei Tera. E troverai il tuo modo per correre, devi solo continuare a provare.
La bambina rimase in silenzio, asciugandosi gli occhi. Shadow rimase seduto al suo fianco, osservando la pista senza vederla, pensando al passato e alle sue gare con Sonic.
-- Non mi batterai mai, Faker!
-- Questo lo dici tu, Faker!
-- Ho vinto!
-- No! Hai barato!

Ripensarci lo riempì di una sensazione agrodolce, un amaro senso di nostalgia.
Perdonami Sonic. Non sarò mai come te, ma farò il possibile per mantenere la promessa. Spero solo che al mondo basti Shadow the Hedgehog.
– Maestro Shadow?
Si riscosse e guardò Tera. – Mmh?
– Possiamo riprovare? Per favore?
Il riccio nero sorrise e si alzò -- Certo. Andiamo.

Il sole stava scendendo oltre la linea degli alberi. Intorno al falò c'erano Alexi, che mangiava una banana con il libro di anatomia ancora in mano, e Nadia, che sedeva con i gomiti sulle ginocchia, reggendo la testa con le mani. Dalla sua espressione sembrava aver avuto una brutta giornata.
-- Allora, com'è andata con Knuckles? -- chiese Alexi a bassa voce, guardando l'echidna che dava loro le spalle, sfilettando la carne da mettere sul fuoco e ogni tanto staccando acini d'uva da un secchio pieno di grappoli.
– Com'è andata? – disse lei, sussurrando a sua volta – Beh, questa mattina gli chiedo se ha bisogno di una mano e lui dice che gli serve qualcuno per raccogliere l'uva. Penso: “posso farcela. Vive qui da solo, non avrà chissà che vigneto. Ci metterò cinque minuti.”
– E invece?
Nadia sospirò – Non se ne vedeva la fine. Ho passato tutto il giorno a riempire cesti e non ho neanche finito.
Alexi sgranò gli occhi. – Che ci farà con tutta quell'uva?
– Non lo so, ma sembra gli piaccia un sacco. Goloso bastardo. – mormorò l'umana. Alexi chiuse il libro – Chissà com'è andata a Tera. – mormorò e finita la frase udì le grida acute della riccia.
Shadow pattinava a gran velocità con lei sulle spalle.
– Weeeeeeeee! Più veloce!
Il riccio frenò, sollevando una nuvola di polvere e si avvicinò al falò.
– Possiamo rifarlo la prossima volta? -- chiese lei scendendo.
– Solo se non mi gridi nelle orecchie. – replicò il riccio massaggiandosi la tempia dolorante.
Lui e Knuckles si scambiarono un sorriso mentre l'echidna metteva la carne ad arrostire.
– Maestro Knuckles! – Tera gli corse incontro e si gettò su di lui stringendolo in un abbraccio. Shadow vide diversi sentimenti attraversare il volto dell'echidna: prima sorpresa, poi fastidio, poi la calma ed infine un lieve sorriso.
– Ciao piccolina.
Dopo aver salutato, Tera raggiunse i suoi amici – E' stato mitico! Il Maestro Shadow mi ha portato a Mushroom Hill e mi ha fatto fare il percorso. – disse, per poi togliersi gli abiti dietro al paravento ed entrare nella tinozza di acqua calda per lavarsi – Non sono riuscita a passare il giro della morte ma ora so saltare dalla rampa sul fungo.
Alexi fece una smorfia – Un giorno di allenamento per una cosa così semplice?
– Ehi non è mica facile sai!
Knuckles distribuì la carne cotta e si sedette a mangiare.
– E voi cosa avete fatto oggi? – chiese Shadow. Aveva gli aculei arruffati e sembrava stanco.
– Ho ripassato per l'allenamento di domani. – disse Alexi.
– Ho raccolto l'uva per il Signor Knuckles. – disse Nadia, senza nascondere lo scarso entusiasmo.
– E hai fatto un ottimo lavoro. – disse l'echidna. – Domani all'alba dovresti darmi una mano a portare le ceste sulla montagna. – fece un sorrisetto – Se ti va, naturalmente. Nadia assottigliò lo sguardo – Sarà un piacere. – disse tra i denti.
Un' ora più tardi, la ragazza umana era nella sua stanza. La sua candela era spenta, come quella di Alexi. Tera invece si era addormentata accanto al fuoco, con la scodella di latte ancora in mano.
Shadow gliela tolse con cautela. – L'uva? Davvero?
Knuckles ridacchiò, mentre lavava le stoviglie nel catino. – All'inizio ero contrario, ma devo ammetterlo: è bello avere dei piccoli schiavi che mi fanno risparmiare tempo.
– Lo fanno perchè sperano di imparare qualcosa.
– Non vedo cosa potrei insegnare. – disse Knuckles – Angel Island è piena di segreti che non posso condividere con un mucchio di ragazzini della terraferma, meno che mai quando riguardano il potere. – guardò il riccio – E' già tanto che un umano sia qui. I miei antenati si rivolterebbero nelle tombe se potessero vedermi.
– Eppure il Master Emerald sembra tollerarli.
– Il Master Emerald non si sente minacciato da tre ragazzini, certo. Ma dopo cosa accadrà? Ho paura che parlino dell'isola. Se gli umani scoprono che esiste-
Shadow lo interruppe, posandogli le mani sulle spalle. – GUN conosceva l'esistenza dell'isola ai tempi di Sonic, e di sicuro il governo umano attuale sa che esiste, ma non la troverà, grazie agli scudi. Puoi stare tranquillo.
Knuckles abbassò lo sguardo. – Senti, una cosa è ospitarli qui, mostrare loro l'isola e dargli qualche consiglio. Un' altra è rivelare i suoi segreti, insegnare loro a sentire e sfruttare la connessione con l'energia del caos. – fece un passo indietro – Non posso farlo con i mobian e non ho intenzione di farlo con l'umana. Non chiedermelo. Insegnagli quello che sai, se già lo padroneggiano, ma non chiedermi di rivelare i segreti dell'energia. Non lo farò.
– Capisco. Ma se non intendi addestrarli, non dovresti illuderli.
Knuckles fece un lieve sospiro – Lo so, lo so. Glielo dirò domani. Dopo aver portato alla fonte i cesti di uva.
Nascosta dietro alla piccola finestrella di roccia, Nadia smise di ascoltare e si sdraiò, pur sapendo che non avrebbe dormito, tanto era furiosa.
Il riccio sorrise e scosse il capo, poi si sedette sul tronco, guardando le stelle – Sai, ho pensato a Sonic oggi. A noi che gareggiavamo, alla nostra rivalità. – abbassò lo sguardo sulle proprie mani – è stato bello, ma anche triste.
– Come sempre. – il guardiano lasciò i piatti ad asciugare e si sedette a fianco del riccio, il muso rivolto alle stelle.
– Tera ha molto di lui. Dovevi vedere la sua espressione mentre correva. Ma non è Sonic. È la cosa buffa è che insegnarlo a lei ha aiutato anche me.
Knuckles sorrise – Sono contento che ti abbia scaldato il cuore. – lo guardò – Ma non dimenticare: un giorno lei se ne andrà. E tu rimarrai.
Shadow annuì e tornò a guardare le stelle – Vero. Ma per il tempo che resterà in questo mondo, sarò felice di aiutarla a trovare la sua strada.
  
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