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Autore: FragileGuerriera    03/03/2020    2 recensioni
Quasi trent'anni dopo la battaglia con Galaxia Haruka e Michiru non sopportano la presenza l'una dell'altra, al punto da mettere in crisi il sogno della loro principessa Usagi: fondare l'Earth Kingdom. Ma come può un amore, più volte sopravvissuto alla morte stessa, cessare da un giorno all'altro? Soprattutto, è davvero finito il profondo sentimento che ha legato le due guerriere dai tempi delle medie per tanti anni?
NUOVA VERSIONE con finale (e i capitoli relativi) alternativo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena, Nuovo personaggio | Coppie: Endymion/Serenity, Haruka/Michiru
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
Capitoli:
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Salve, come da titolo, questo capitolo è un epilogo. Le cose più importanti, i nodi da districare, le ho dette nei tre capitoli precedenti. Perciò la brevità del testo è dovuta al fatto che questo è solo un capitolo finale! :-P

Breve discorso sull'immagine: quella che trovate alla fine è un po' particolare perchè la trovai casualmente su Internet, più di dieci anni fa (infatti adesso non l'ho più trovata a colori su internet). Mi era subito piaciuta perchè raffigurava Haruka e Michiru in età adulta. Direi tra i trenta e i trentacinque anni. E' stato osservando quest'immagine che il mio cervello si è messo in moto e tra scritture, correzioni e poi cancellature di interi capitoli, revisioni, "blocchi" vari si è formata questa long. La stessa che negli anni ho revisionato più volte, dando maggior spazio alla figura di Hotaru come figlia e cercando di dare un taglio più realistico alla fanfiction. Spero di aver fatto un buon lavoro nel ricavare tutta questa storia da una semplice immagine.
Nei capitoli precedenti ho lasciato mille ringraziamenti, qui, oltre a quelli usuali lascio una nota e due dediche a due amici speciali.
Perciò: grazie ancora a tutti voi che state leggendo. Più tutti quelli l'hanno inserita tra le seguite, preferite o ricordate e ovviamente chi recensisce.
Nota: questa fanfiction è stata (ri)scritta senza pretese. Come tutte le storie che ho pubblicato e che pubblicherò, dietro di esse vi è sempre solo il desiderio di esercitarmi nella scrittura (ammetto che spesso ho messo mano nelle mie fanfiction quando mi rendevo conto che non sapevo scrivere un testo più lungo di quello dei messaggini) con la speranza che le mie storie possano piacere. Ma non è una pretesa.

Questo capitolo lo dedico a quel gran rompiscatole di Boogie che ci ha cambiato la vita dal primo giorno che è entrato in casa: un po' spaesato, ma scodinzolando... e dodici anni dopo è diventato la nostra ombra scodinzolante.

Pubblico in memoria del “Professor” Ritchie..

Epilogo.


Per quanto riguardò la vita privata delle altre Sailor fu un anno positivo sotto vari punti di vista.


A Giugno Hotaru e Yoshi andarono a prendere il loro bambino che si mostrò di carattere aperto e solare esattamente come l'avevano descritto nei fascicoli d'informazione. Appena vide la coppia fece un largo sorriso e parlando all'uomo che lo teneva per mano chiese: -Mamma e papà?- L'uomo sorrise e annuì mentre lasciava la presa sulla manina del bimbo che sentendosi libero corse verso di loro. Venne preso da Yoshi che lo alzò in aria guardandolo con gioia immensa. Solo in quel momento si rese conto di quanto stupido fu inizialmente quando cercò di ostacolare il desiderio di Hotaru di adottare un bambino. Forse perchè lo sentì veramente suo figlio solo nel momento in cui Yamato sorridente corse verso loro facendosi prendere in braccio, felice e senza alcun timore verso due persone che per tre anni e mezzo non fecero parte della sua vita, della sua quotidianità. Come se per il bimbo loro fossero stati i suoi genitori da sempre, persone di cui fidarsi totalmente e ciecamente; persone a cui donare tutto il suo affetto incondizionatamente. Mentre lui, un uomo di quarantatre anni, fino in quel momento aveva ancora visto in Yamato il bellissimo bimbo bisognoso di una famiglia. Ora invece si poteva vedere riflesso negli occhi scurissimi del bambino, il suo bambino. Suo figlio. Successivamente abbassandolo lo avvicinò ad Hotaru già in lacrime dal momento in cui mise piede nella struttura. Per non contare le notti che non dormiva più, quattro notti insonni a causa dell'agitazione per ciò a cui l'imminente incontro la stava portando. Quando il marito glielo passò lo guardò negli occhi, stupendosi di come il bimbo continuava a sorridere e a ridere nonostante tutto quello che gli era accaduto. Dire che la gioia dei neo genitori era immensa era un aggettivo riduttivo e banale, non c'erano parole per esprimere quello che provavano, nessuno che non fosse genitore avrebbe potuto saperlo e capirlo in pieno. La coppia sostò nell'albergo vicino alla struttura che aveva preso in cura il bambino per una settimana, il tempo di compilare le prime carte giudiziare dell'adozione che sarebbero state convalidate l'anno successivo in seguito agli esiti degli incontri con gli assistenti sociali. Durante quella settimana, quando portavano fuori il bimbo, come se il piccolo avesse avuto un orologio interno, tutti i giorni alle undici e alle cinque del pomeriggio il bambino insisteva per farsi portare alla vecchia struttura. Inizialmente Hotaru immaginò che sentendosi spaesato il bimbo cercasse di tornare nell'unico luogo che conosceva e che gli dava sicurezza. Poi quando al terzo giorno lei e Yoshi capirono che non era una casualità l'incontro dei due giorni precedenti con un piccolo cagnolino con cui il bambino sembrava molto in confidenza, chiesero spiegazioni ad uno degli assistenti sociali che l'avevano preso in cura nei giorni precedenti al loro incontro. L'uomo spiegò loro che il cucciolo era un randagino che andava tutti giorni in quel luogo per rimediare un po' di cibo. Tra tanta gente la persona con cui sembrò aver legato meglio sembrava proprio quella più “in età” con lui. Hotaru e Yoshi inizialmente risero e non diedero peso alla cosa. Quando però due giorni prima spiegarono a Yamato che quelli sarebbero stati gli ultimi incontri con il cucciolo perchè loro sarebbero tornati a casa e il cagnolino avrebbe trovato un'altra famiglia, il bimbo iniziò a piangere sommessamente. I due adulti provarono a spiegargli che non potevano portare il cane con loro perchè non erano i suoi padroni, ma quando il piccolo disse in lacrime: -Io li voio bene... Ma se nessuno vuole Poo?- La frase fece riflettere Hotaru che iniziò a domandarsi cosa ne sarebbe stato di quel cucciolo. D'altronde il cane a cui il bimbo aveva già dato un nome, non era che un altro orfanello più in cerca di amore da dare che da riceverne. Così, facendo un po' di pressioni sul marito, il settimo giorno la berlina di Yoshi partì con un seggiolino e una quadrappa legati nei sedili posteriori. Tornati a casa scoprirono che il cane apparteneva ad una nuova razza nata dall'incrocio tra uno Yorkshire e un Barboncino e pertanto denominata Yorkie poo e lì capirono l'origine del nome del nuovo amico di famiglia. Di tutto il discorso che qualcuno aveva fatto a Yamato sulle origini del cagnolino, l'unica cosa il bambino ricordò fu la parte più semplice del nome della sua razza: Poo.

Il 25 Ottobre nacque invece la loro secondogenita. Una bambina paffutella, con gli occhi dello stesso colore di quelli di Hotaru, già con parecchi capelli in testa e di 3347 grammi. Il nome datole fu quello già annunciato in precedenza. Ma se Yamato era sempre allegro e non piangeva quasi mai, Yoshitomo era l'esatto opposto. Yamato piangeva solo quando doveva fare il bagno in cui versava sempre calde lacrime senza emettere un suono e quando c'erano i temporali con la pioggia forte e i tuoni, momenti in cui invece piangeva disperato. Yoshitomo per contro piangeva dalla mattina alla sera, per motivi il più delle volte incomprensibili ai genitori che non potevano capire pienamente la sua lingua fatta di pianti e urla.

Per Hotaru e Yoshi fu un anno molto felice, ma che stravolse completamente la loro vita. Avevano iniziato le pratiche dell'adozione convinti che il bambino che avrebbero avuto sarebbe stato probabilmente figlio unico, invece da quando Yamato iniziò a far parte della loro vita, nel giro di quattro mesi si ritrovarono ad avere a che fare con ben tre cuccioli: due umani e uno peloso!

A metà Dicembre la nascita di Yoshitomo fu celebrata con l'oschichiya e l'evento fu un ottimo motivo per le guerriere Sailor per rivedersi nuovamente tutte insieme. Qualcuno ipotizzò che la fine del mondo fosse vicina visto il breve tempo in cui si risolsero tre incontri. Dopo la cerimonia Ami portò buone nuove da casa sua. Dopo sei mesi i famigliari la perdonarono uno ad uno a partire dalla figlia. Il prezzo da pagare fu una passeggiata in confronto ai gelidi rapporti intrattenuti con lei durante quel periodo: la trasformazione in Sailor Mercury e la dimostrazione dei suoi attacchi in una cascina di proprietà del marito, al riparo da qualsiasi occhio indiscreto. Niente che le altre guerriere Sailor non avessero già passato. 

A Gennaio, il dieci, Haruka e Michiru festeggiarono il loro primo anniversario di fidanzamento. La ricorrenza fu un più che valido pretesto per poter battibeccare ancora. Le due donne infatti sembravano non poter fare a meno dei loro bisticci e almeno una volta a settimana finivano con l'esprimere pareri contrari anche sulle più piccole cose. L'anniversario ne era un esempio. Michiru voleva festeggiare il primo anno, Haruka il quindicesimo. Michiru le disse che non aveva senso visto che si erano lasciate per tanti anni; il team principal la incolpò di voler in quel modo cancellare i precedenti anni di fidanzamento. Litigarono, non si parlarono, infine trovarono un compromesso e il dieci sera andarono a festeggiare in un ristorante il loro secondo primo anno di fidanzamento.


-Sai che non me l'hai ancora detto?- le chiese Michiru sorseggiando il vino bianco, in attesa del dolce.

-Che sei bellissima? Ma se te lo ripeto da quando ti svegli a quando mi addormento!- le rispose Haruka sorridente e, inconsciamente di riflesso, bevve il vino rimasto nel suo bicchiere.

-Sai bene a cosa mi riferisco- le disse lei giocherellando con l'anello che le regalò Haruka trent'anni prima per il loro viaggio in Europa.

-Beh... se è per questo nemmeno tu me l'hai detto.

-Aspetto sia tu a fare il primo passo.

-Potrei dire lo stesso- allungò una mano su quella sua appoggiata sul tavolo per avere un minimo di contatto fisico con lei. Da quando tornarono insieme Haruka era meno paziente nell'aspettare i contatti fisici dell'amata e più propensa a cercarli lei. Un chiaro segno che ancora temeva che dall'oggi al domani la violinista potesse sfuggirle di nuovo.

-Io ho fatto molti primi passi verso te, anche di quelli più lunghi della gamba.- Rispose guardando quell'anulare sinistro nuovamente circondato da una fede uguale alla sua.

-Ma sono io ad averti chiesto di tornare ufficialmente insieme. Senza contare la bellissima sorpresa che ti ho fatto esattamente come cinque giorni fa l'anno scorso!- Protestò il team principal ritraendo la mano.

-Avanti, cosa ti costa dirmelo almeno per il giorno del nostro anniversario?

-E a te?

-Non vale, te l'ho chiesto prima io.

Haruka la guardò negli occhi. "Perchè non riesci ancora a dirglielo, stupida donna?". Michiru aspettava la sua risposta. Fece un breve calcolo mentale. Se ricordava bene sarebbero stati vent'anni il mese dopo che non lo diceva più. "Cos'è il tuo ultimo vessillo d'orgoglio? Vanaglorioso vessillo, dal momento in cui di questo orgoglio è rimasto solo il ricordo. E allora perchè? Perchè non dirglielo?". Nonostante quei ragionamenti atti a spronarsi per far felice la compagna finì con il farsi vincere dalla sua natura poco propensa a certi slanci sentimentali. -Secondo te perchè avrei acconsentito ad indossare questi anelli?

-Non lo so dimmelo tu- finse la violinista di non conoscere la risposta, pur di sentirle anche solo proferire in un sussurro quelle parole che bramava ormai più di qualsiasi altra cosa.

Haruka presa di contropiede la guardò di nuovo e poi senza rifletterci se ne uscì dicendo: -Perchè sono molto belli e a te poi sta d'incanto.

Ancora una volta non rispose e lei non era riuscita a tirarle fuori ciò che voleva sentirsi dire. Sospirò portando dietro l'orecchio una ciocca di capelli acquamarina. -Ok, Haruka Tenoh, mi arrendo come ho sempre fatto anche in precedenza alla sua irremovibilità nel confermare a parole ciò che mi mostra sempre a gesti... Però stasera dovrà ripagare la mia remissività con gli interessi. Interessi che si accumulano agli straordinari dovuti alla ricorrenza che cade in quest'oggi.

Haruka la guardò prima stupita e poi ridendo: -Tsk! Che donna incontentabile... e incontenibile! Addirittura quasi più di me!

Michiru la guardò così con malizia prima di aggiungere con un tono altrettanto insinuante: -Vuoi forse dire che a te non piace come tappa conclusiva di questo giorno speciale?

Haruka rispose al suo sorriso con un altro beffardo, scosse la testa e precisò: -Ho detto quasi più di me, signorina Kaioh. Quasi...- mentre, assaporando il poco vino rimasto, nella sua testa già pregustava il finale, senz'altro la parte più interessante di tutta la serata.

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