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Autore: Mary P_Stark    03/03/2020    2 recensioni
Cosa succederebbe se gli dèi dell'Olimpo e gli eroi greci camminassero tra noi? Quali potrebbero essere le conseguenze, per noi e per loro? Atena, dea della Guerra, delle Arti e dell'Intelletto, incuriosita dal mondo moderno, ha deciso di vivere tra noi per conoscere le nuove genti che popolano la Terra e che, un tempo, lei governava assieme al Padre Zeus e gli Olimpici. In questa raccolta, verranno raccontate le avventure di Atena, degli dèi olimpici e degli eroi del mito greco, con i loro pregi, i loro difetti e le loro piccole stravaganze. (Naturalmente, i miti sono rivisitati e corretti)
Genere: Commedia, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo.
 
 
 
 
Aiolos penetrò nel tempio delle Moire al pari dei quattro venti e, sotto lo sguardo sorpreso di tutti i presenti, domandò ansioso: «Si hanno notizie di Alekos?!»

Seduto su una panca con il capo stretto tra le mani, Érebos lo sollevò meravigliato nell’udire la voce del dio del vento e, sgomento, esalò: «Cosa ci fate, qui? Sai benissimo che non puoi abbandonare Salina con i tuoi compagni!»

Aiolos gli sorrise, grato per la sua preoccupazione nonostante sapesse quanto, in quel momento, fosse nervoso, e replicò: «Ho chiesto il permesso a Zeus, prima di muovermi, e mio padre ha garantito per noi tutti.»

Artemide e gli altri dèi presenti tirarono un sospiro di sollievo e la dea della caccia, poggiando le mani sui fianchi, replicò rasserenata: «Meno male! Non c’è davvero bisogno di altre crisi familiari, per oggi.»

Aiolos assentì e, nel guardarsi intorno turbato, domandò: «Come mai siete tutti qui? Zeus ci ha detto che vi avremmo trovato al tempio delle Moire, ma immaginavo che sareste partiti tutti alla ricerca di Alekos, non che vi sareste fermati qui per un tè.»

«Solo tre persone possono trovarsi nel luogo in cui dimora Chaos» specificò Cloto, servendo al padre un po’ di camomilla. «Eris e Dioniso si trovano lì, oltre allo stesso Alekos, perciò la via ci è preclusa, al momento.»

Hermes fissò malissimo Moros, in piedi accanto al padre, e borbottò: «Se li è mangiati vivi!»

Moros sollevò sardonico un sopracciglio, lo sguardo di ghiaccio a studiarlo con falso interesse, replicando: «Hai una mente malata, Hermes, lo sai, vero?»

«Io, per lo meno, non mangio la gente» sottolineò per contro Hermes, ricevendo per tutta risposta una gomitata da Artemide.

Rivolgendosi poi ai venti e ad Aiolos, che stavano fissando Moros con aperto disgusto misto a terrore, la dea della caccia borbottò: «Non ascoltatelo. Moros ha solo aperto le porte per il regno di Chaos che, per puro caso, lui tiene nascoste sotto il suo mantello.»

Boreas fece tanto d’occhi, a quell’accenno e, rivolgendosi spavaldo a Moros, dichiarò: «Un gran bel mantello, il tuo. Non c’è che dire.»

«E’ utilissimo. Spedisce la gente in un sacco di bei posti. Vuoi provare?» ironizzò Moros, levando appena il lembo del mantello, quasi a volerlo sfidare.

Boreas si arrotolò le maniche della camicia, già pronto a rispondere alla sfida lanciatagli quando Érebos, sospirando, mormorò: «Per favore, ragazzi. Lasciate le smargiassate a dopo.»

«Scusa, padre» annuì contrito Moros risistemando subito i lembi del mantello.

Allo stesso modo, Boreas reclinò le braccia e borbottò: «Sì, scusami, Sommo Érebos. E’ da tanto che non esco di casa, e mi fa sempre un brutto effetto.»

«Porto una camomilla a tutti» dichiarò a quel punto Atropo, avviandosi nuovamente verso la cucina, da cui era uscita solo pochi istanti prima.

Aiolos la seguì con la scusa di aiutarla ma, non appena furono soli, le domandò ansioso: «Perché avete lasciato andare proprio Dioniso, con Eris? Perché non Artemide, per esempio? Lei è una guerriera, e avrebbe potuto…»

«…potuto, cosa, Aiolos? Cosa immagini ci sia, esattamente, nel regno di Chaos?» domandò per contro Atropo, mettendo sul fuoco un bollitore ricolmo d’acqua.

Azzittendosi di fronte a quella domanda inattesa, lui si morse il labbro inferiore, pensieroso, prima di ammettere la propria ignoranza in materia.

Atropo, allora, estrasse dell’infuso di camomilla da una scatola d’alluminio, gli sorrise comprensiva e replicò: «A parte me e le mie sorelle, nessuno sa cosa ci sia oltre le porte che Moros protegge. Ma è giusto che Dioniso sia andato con Eris. Per riuscire, lei ha bisogno di qualcuno che le sia opposto. Non ha bisogno di armi, ma di sostegno.»

«Sostegno per cosa, esattamente?»

«Dovrà prendere la decisione più difficile di tutta la sua esistenza. Dovrà prenderla senza chiedere l’altrui aiuto, e la coinvolgerà per il resto della vita, perciò ha bisogno di qualcuno che le faccia da contraltare, mentre si appresta a comprendere cosa Chaos vuole da lei.»

Accigliandosi, Aiolos le domandò: «Sei stranamente ciarliera e, di solito, non lo sei mai. Perché mi stai dicendo questo?»

«Perché non so cosa farà Eris. Il suo fuso è bloccato, non va né avanti né indietro, e né io né le mie sorelle possiamo fare nulla perché le cose cambino. Solo lei può farlo» gli spiegò Atropo, indicando un fuso in particolare, il cui filo dorato brillava con particolare intensità.

«E’ così… scintillante» esalò sorpreso Aiolos, fissandolo pieno di meraviglia.

«Pensavi fosse nero come la pece?» ironizzò Atropo, vedendolo arrossire in risposta. «Man mano che gli anni sono passati dalla nascita di Alekos, il suo filo si è fatto sempre più bello e sgargiante, e ora lo vedi così. Quello di Alekos, invece, continua a mutare colore e perde luminosità, e questo non è un bene.»

«Cosa significa?» mormorò preoccupato.

«Che sta combattendo contro se stesso, e contro ciò che sta diventando. Il punto è che, visto che ora è nel regno di Chaos e sembra non avere più il controllo di se stesso, non è detto che lui lo lasci andare» sospirò Atropo, indicando un secondo filato. «Neppure il suo filato si muove più.»

Aiolos strinse le mani a pugno, turbato dalla vista del filo di Alekos – strettamente connesso con un altro fuso di cui, però, Atropo non gli aveva detto la natura – e mormorò: «E tu dici che Eris e Dioniso sono le due persone adatte per riportarlo indietro…»

«Così era scritto nei fili, prima che quelli di Eris e Alekos si bloccassero» assentì lei.

«E quello di Dioniso?»

«Oggi sono ciarliera, non stupida» ammiccò Atropo, azzittendosi subito dopo.

Aiolos lasciò perdere dopo uno sbuffo e, quando Atropo gli porse il vassoio con le tazze, si limitò a dire: «Se non sapete come ingannare il tempo, andate dal padre di Alekos. In qualche modo, sente che il figlio è in pericolo, e si aggira fuori dal tempio come…beh, come un’anima in pena.»

Aiolos le sorrise ammirato, esalando: «Una battuta, Atropo! Non l’avrei mai detto!»

«Vattene da qui, pestifero di un dio, e renditi utile» brontolò la dea, scacciandolo dalla cucina con un gesto imperioso della mano.

Aiolos obbedì e la donna, tornando seria, si volse a controllare i filati delle persone coinvolte in quel guazzabuglio, sperando ardentemente di vederli muoversi.

Eris e Alekos erano bloccati, mentre il filato di Érebos stava sfilacciandosi sempre di più, minacciando la sua stessa esistenza. Soltanto quello di Dioniso procedeva spedito, ma quello le serviva unicamente per sapere che era ancora vivo.

Tutto il resto le era precluso. Persino lei, in quell’occasione, era cieca, e la cosa non le piacque per nulla.

«E’ questo, quello che si prova…1»

 
 
 
 
 
1 Citazione da The Dark Knight – Rises, quando Batman salva Catwoman e, all’improvviso, lei sparisce alla sua vista, lasciandolo con un pugno di mosche. Cosa, che di solito, fa lui con gli altri.


N.d.A.: di sicuro, la situazione non sembra volgere al meglio, e tutto il pantheon si è messo in allarme per poter essere partecipe della sofferenza di Erebos e Athena. Riusciranno, Dioniso ed Eris, a raggiungere Chaos prima che il filato di Alekos diventi irrecuperabile?
  
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