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Autore: Cris_Mar    04/03/2020    0 recensioni
Drarry ispirata al film/libro Tuo, Simon.
Harry comincia ad intrattenere una fitta e piacevole corrispondenza con un ragazzo, in completo anonimato. Col passare del tempo, la persona a cui scrive diventerà sempre più importante per lui ed il desiderio di conoscerlo sarà sempre più forte.
Ci si può innamorare di qualcuno pur non conoscendone il volto e il nome? E se il ragazzo in questione sparirebbe al minimo accenno di un incontro, come fare a scoprirne l'identità o a rivelarne la propria, senza allontanarlo per sempre?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Prologo
 

L'università di Magia era una struttura relativamente nuova. Personalmente, ero venuto a conoscenza della sua esistenza da solo un mese.

In passato, i momenti in cui mi ero concesso di pensare al futuro - ed erano stati davvero pochi, dato che per tutta la mia vita avevo convissuto con una data di scadenza, stampata sulla fronte, con sopra il nome di Voldemort -, mi ero limitato a fantasticare, con una sorta di quieta speranza, di riuscire ad ottenere grandi risultati agli esami M.A.G.O. e quindi di riuscire a rendere orgogliosa una certa professoressa di Trasfigurazione che aveva scommesso sulle mie capacità.

Infatti, era stato proprio durante un incontro con la professoressa Mcgonagall, al quinto anno, che avevo discusso per la prima volta del mio futuro accademico e del mio desiderio di diventare Auror.

Era uno di quegli episodi che mi stava a cuore e che ricordavo con molto piacere. Il modo in cui la Mcgonagall aveva sfidato la Umbridge in mia difesa, dandomi la sua piena fiducia, era stato indimenticabile.

Ultimamente però, solo una minuscola parte di quell'incontro mi ronzava continuamente nella testa. Un preciso avvertimento:

“... più una serie di rigorosi esami attitudinali e psicologici nell'ufficio degli Auror. È una carriera difficile, Potter: ammettono solo i migliori. In effetti, non credo che abbiano ammesso nessuno negli ultimi tre anni”.


Ora, ad essere onesti, mi era stato più o meno già assicurato il posto a cui ambivo, da Kingsley in persona. Ma non avevo potuto proprio accettare di presentarmi all'ufficio degli Auror con la raccomandazione del Ministro, per poi dover fingere di saperne quanto gli uomini scelti dal Ministero, che avevano superato rigorosi esami attitudinali.

D'accordo, avevo fatto un mucchio di esperienza sul campo ma qualcosa mi diceva che quel mestiere avrebbe richiesto ancora più impegno e volevo essere certo di presentarmi con più preparazione possibile.
La fama che ormai mi precedeva non faceva altro che aggiungere altre pressioni.

Kingsley, aveva particolarmente apprezzato il mio contributo nel rendere possibile la carcerazione di tutti i Mangiamorte clandestini e le mie testimonianze nei processi del Winzegamot, per questo ci teneva tanto ad avermi in squadra il prima possibile.

Allora, gli avevo chiesto un anno di tempo per pensarci e per rimettere in sesto la mia vita. E lui, per mesi, non aveva più accennato alla faccenda, rispettando la mia richiesta.

Mesi in cui la mia vita era andata a rilento ed in cui, tuttavia, avevo avuto la soddisfazione di riuscire a sistemare tutte le faccende più spinose in sospeso: i processi erano finiti, i Dursley erano tornati sani e salvi a Privet Drive e Hogwarts era stata riaperta in tempo, per il primo settembre.

Hermione, che aveva deciso di tornare a scuola per recuperare il suo Settimo anno saltato, mi aveva raccontato di avere avuto la sensazione che la scuola fosse risorta dalla proprie ceneri ancora più maestosa di prima. Questo mi rendeva estremamente orgoglioso, perché avevo a lungo insistito con la professoressa Mcgonagall per dare una mano nella ricostruzione.

Invece io, a settembre, ero ancora con Ron alla Tana.

Le prime settimane successive alla guerra, era stata una vera tortura vivere lì. Sembrava che il dolore fosse attaccato alle pareti e che fosse pronto ad opprimermi in ogni stanza.

Nessuno era più lo stesso e sembrava che nulla avrebbe cambiato la situazione, perché la mancanza era troppo grande per poter essere colmata.

Eppure, i Weasley, che ormai erano un po' anche la mia famiglia, non erano fatti per il silenzio.

Ben presto, George fece una sana scenata a tutti quanti.

Eravamo seduti a tavola per la cena, che era stata salvata per un pelo, grazie all'intervento di Hermione. La signora Weasley, infatti, aveva preso la cattiva abitudine di farsi distrarre dai brutti pensieri mentre cucinava.

L'atmosfera cupa era palpabile e doveva essere stata troppo da sopportare per George, perché si alzò in piedi ed annunciò che avrebbe riaperto il negozio de I Tiri Vispi Weasley. Che non vi avrebbe assolutamente rinunciato, perché lui e Fred ci avevano lavorato per anni. Ed, in fine, aggiunse di essere sicuro che quest'ultimo ci stesse prendendo tutti in giro a gran voce dall'altro mondo, per il fatto che fossimo diventati patetici e incapaci di farci una bella risata, senza di lui.

La scenata finì in un gran pianto generale a cui ben presto si unì lo stesso George, che faceva tanto la predica ma alla fine era quello che stava peggio.

Da quel giorno però, le cose andarono migliorando: la Tana si mise sulla buona strada per tornare chiassosa e caotica, come un tempo.

Tempo dopo, Ron decise di seguire George a Diagon Alley e di dargli una mano a far ripartire l'attività. Era un occupazione temporanea ma dedicò ad essa tutto il suo impegno.

A settembre, fu costretto a salutare Hermione e la questione lo rattristò perché la loro storia riusciva a renderlo davvero felice, nonostante il cuore in lutto. Concordarono di incontrarsi durante i fine settimana a Hogsmeade, quando era permessa l'uscita dal Castello.

Io ero l'unico a non avere progetti accademici o lavorativi, ma mi stava bene così. Avevo ancora delle faccende da sistemare e per un po', avrebbero allontanato la noia e l'apatia.

Prima di tutto, andai a trovare Andromeda e le assicurai che, in quanto padrino di Teddy, avrei fatto tutto il possibile per aiutarla e per non fargli mai mancare nulla.

Sistemato ciò, mi concentrai su un altra questione: avevo in progetto di tornare a Grimmauld Place entro Capodanno. Questo implicava di dover sistemare seriamente la casa, dato che avevo intenzione di viverci.

Convocai Kreacher, il mio elfo domestico, che non vedeva l'ora di tornare al mio servizio. Fui veramente soddisfatto nel constatare di esser riuscito a dissipare completamente la nostra antipatia iniziale.

Era Dicembre quando cominciammo i lavori. Il mio primo obbiettivo consisteva nel dare una ripulita. Poi, di raccogliere con cura tutto ciò che ritenevo opportuno conservare in ricordo di Sirius e di liberarmi di tutto il resto. Alla fine, avrei ridipinto e riarredato tutto a mio gusto.

Kreacher era un valido aiutante e, dato che ormai avevo sposato la filosofia di Hermione e del suo C.R.E.P.A., non solo rifiutai che facesse tutto il lavoro da solo - per quanto fosse innegabilmente superiore al sottoscritto in ogni faccenda domestica - ma gli chiesi anche la cortesia di non continuare a lavorare quando non ero a casa, di riposarsi ogni qual volta ne sentisse la necessità e di esprimere qualsiasi sua perplessità che potesse interferire con i miei progetti.

Non avevo mai espressamente ordinato a Kreacher di fare nulla, le mie era state volutamente richieste gentili, così che fosse libero da vincoli. In questo modo ottenevo sia la sua benevolenza senza imporgli nulla, sia la certezza di non abusare mai della sua innata servilità.

Avevo anche provato ad accennare ad uno stipendio fisso ma aveva risposto agitando le orecchie da pipistrello in maniera isterica e avevo desistito, ma solo temporaneamente. Contavo sul fatto che Hermione tra qualche anno sarebbe riuscita a cambiare le convinzioni di inferiorità degli Elfi Domestici.

Durante le ore di pulizie che passavo a casa mia, parlavo molto con Kreacher. Era mia intenzione insegnargli i giusti ideali e cancellare completamente la cattiva influenza che avevano avuto su di lui i genitori di Sirius. Gli raccontavo della mia vita, di Tom Riddle, delle idee malate che aveva diffuso tra i suoi seguaci e delle consueguenze a cui avevano portato. Lui mi ascoltava con attenzione e riuscivo a fare breccia nella sua sensibilità appena nominavo Regulus e parlavo di lui con rispetto.

A Gennaio la casa era quasi completamente trasformata. Restava un unico, grosso intoppo che quasi mi faceva considerare di dover abbandonare i miei progetti per sempre e mi faceva pentire di tutto il tempo investito in qualcosa che era destinato a rimanere incompleto: avevo sperato che sarei riuscito a liberarmi dal ritratto della madre di Sirius prima del termine dei lavori ed avevo studiato ogni sorta di contromaledizione.

La casa però era ormai pronta per accogliermi come proprietario e il ritratto di Wilburga era ancora lì, a farsi beffe di me. Questo mi faceva sentire di aver sprecato un mucchio di tempo inutilmente.

Neanche a Hermione - che durante le vacanze di Natale mi aveva offerto il suo aiuto - veniva in mente nulla che non avessi provato.

Il quattro Gennaio, Kreacher mi chiese quando avrei portato la mia roba a casa e gli spiegai che nonostante tutta quella fatica, non ero ancora sicuro che quella casa fosse giusta per me. Non nominai il ritratto, per paura di cancellare tutti i progressi che avevo fatto con lui offendendo la sua vecchia padrona.

Tuttavia, l'elfo doveva aver captato la mia frustrazione - o origliato le discussioni con Ron e Hermione in merito alla faccenda -, perché, quando il giorno dopo tornai a Grimmauld Place, il ritratto era sparito.

La scoperta mi lasciò sconvolto e commosso allo stesso tempo. Dopo una breve riflessione, mi ricordai di non dover sottovalutare mai la magia degli elfi.

Quando trovai Kreacher in cucina, notai quanto i suoi occhi sembrassero tristi, rispetto alle sue parole di accoglienza. Allora non proferii alcuna parola in merito al ritratto sparito e mi limitai ad annunciargli con gioia che mi sarei definitivamente stabilito a Grimmauld Place quel giorno stesso. Questo gli fece ritrovare il buonumore, mi fece una decina di inchini e poi tornò ai fornelli per prepararmi la cena più deliziosa del mondo.


I mesi successivi furono molto meno impegnati per me... e anche più noiosi.

Non avevo più nulla da fare.

Il venerdì a pranzo ero sempre atteso dai Weasley per una giornata in famiglia e ogni sabato pomeriggio andavo a trovare Teddy.

Per il resto della settimana, passavo i giorni in casa a leggere tutto ciò che era rimasto nella mia striminzita libreria in salotto, che ben presto cominciai a riempire di nuovi volumi - Ron diceva che ogni giorno gli ricordavo sempre di più Hermione, ma mi annoiavo troppo per dargli retta - . Tuttavia, non era un obbiettivo semplice visitare in tranquillità i negozi di Diagon Alley. Se volevo evitare che ogni mago o strega mi fermasse per strada, dovevo inventare sempre sofisticati travestimenti.

E questo riduceva a un numero esiguo i pomeriggi che passavo fuori casa. Quando finalmente si faceva sera però, io e Ron, ci incontravamo in un nuovo bar per giovani maghi, che avevamo scoperto da poco: si chiamava “L'incantesimo”. All'inizio ero stato scettico, credevo che la nostra tranquilla serata tra amici si sarebbe trasformata nell'ennesima fuga da insistenti ammiratori. Ma ben presto scoprii che più frequentavo il locale, meno interesse suscitavo, in più la musica alta, le luci basse, il fracasso e l'alcol erano un ottimo diversivo per distrarre i curiosi.


Dopo un mese dal mio trasferimento a Londra, cominciai a sentirmi irrequieto. Non avevo uno scopo, nè nessuno con cui condividere il mio stato d'animo. Ron lavorava al negozio, Hermione era ad Hogwarts e in più, invidiavo da morire la loro storia d'amore.

Questa frustrazione, cominciò a farmi considerare di presentarmi al Ministero per chiedere al Ministro di dimenticare la mia insistenza sulla pausa annuale e di accettare il lavoro una volta per tutte.

I vecchi dubbi però, non erano spariti, e l'ansia di essere inadeguato mi frenò da quegli istinti.

Per fortuna, sembrò che Kingsley non avesse preso alla lettera la mia richiesta e, durante le vacanze di Pasqua, si presentò alla Tana. Mi ripeté la sua offerta e la propose anche a Ron ed Hermione - che però non era presente -.  Ci lasciò qualche giorno per decidere e ne discutemmo a lungo.

Ron, che in un primo momento mi aveva dato del pazzo per la mia insicurezza, si fece contagiare dalle mie stesse ansie.

Hermione, che era rimasta ad Hogwarts per le vacanze di Pasqua, venne informata da Ron durante uno dei fine settimana in cui erano soliti incontrarsi ad Hogsmeade. Ma lei aveva una carriera Ministeriale ben diversa in mente: per cominciare, intendeva a tutti i costi ottenere un posto nell'Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche.

Così, chiarì a Kingsley la faccenda fin da principio tramite una cortese lettera di rifiuto, precisando che non intendeva lasciare Hogwarts perché “Guerra o no, non ho ancora ottenuto i miei M.A.G.O. e non ho intenzione di lasciare il mio percorso di studi incompleto”. Completato l'anno, avrebbe presentato al Ministero i suoi risultati e le sue competenze e avrebbe sostenuto un colloquio di lavoro, presso l'Ufficio a cui ambiva.



Alla fine, io e Ron decidemmo di invitare Kingsley nel vecchio Quartier Generale dell'Ordine della Fenice, vale a dire a casa mia, e gli parlammo apertamente dei nostri dubbi.

Fu così che venni a conoscenza di un fatto di cui non avevo la minima idea: cinque anni prima, era stata inaugurata la prima Università di Magia a Londra, un istituto in cui era possibile seguire corsi avanzati che ti preparavano ad un lavoro specifico.
La sostanziale differenza con le Università Babbane, era che la frequentazione di tali corsi non ti conferiva un titolo di studi maggiore dei M.A.G.O., che nel mondo della magia era già l'equivalente di una laurea, come i G.U.F.O. lo erano di un diploma.

I corsi all'Università di Magia ti aiutavano a prepararti al lavoro vero e proprio. Le facoltà erano diverse e riguardavano maggiormente i mestieri più complessi e delicati da intraprendere - come quello di un Auror o di un Guaritore -.
Il corso per Auror, in particolare, ti metteva di fronte vecchi casi, per allenare la mente e poi, dopo qualche mese, ti permetteva di collaborare in maniera diretta con l'Ufficio. In più ti preparava agli esami attitudinali attraverso lo sviluppo delle varie aree della magia da utilizzare durante le indagini, come una sorta di corso avanzato pratico delle materie da M.A.G.O. ed infine, la vera novità della facoltà: permetteva di specializzarti in uno specifico campo a tuo piacere, così da poter essere conosciuto ad esempio come “massimo esperto in pozioni” o “specialista delle maledizioni ” eccetera eccetera.

La nuovissima Università non aveva avuto molto successo i primi anni ed era anche rimasta chiusa gli ultimi due a causa della Guerra. Ora, il Ministro aveva disposto la sua riapertura, aveva scelto personalmente i docenti ed aveva assicurato la collaborazione diretta con gli Uffici del Ministero ed altri istituti magici pubblici.
Le iscrizioni erano esplose e sembrava quasi certo che l'Università di Magia avesse il futuro assicurato.

 «I corsi durano sei mesi, più tre di specializzazione. Normalmente, il fatto che voi possediate solo dei G.U.F.O., vi renderebbe impossibile l'opportunità di essere scelti dall'Ufficio Auror. Il fatto che abbiate contribuito in maniera schiacciante alla sconfitta di Voldemort vi solleva da questa incombenza perché, per quanto mi riguarda» disse Kingsley sorseggiando la Burrobirra che gli avevo offerto «avete dimostrato più destrezza di molti uomini addestrati. Capisco i vostri timori comunque: non conoscete ancora le dinamiche di Ufficio e il nostro modo di lavorare. E dato che la vostra fama vi precede, soprattutto la tua Harry, la vostra naturale incompetenza iniziale potrebbe scatenare polemiche e scandali giornalistici. Per impedire ciò, l'Università è un ottima scappatoia, anche se ritarderà di un anno il vostro arruolamento»

Ron incrociò le braccia al petto e commentò: «Mi sembra un'idea fantastica, sul serio. Però sembri piuttosto convinto che finiremo tra le tue fila e, a quanto ho ne so, è davvero difficile superare gli esami attitudinali. Quindi non puoi darlo per scontato»

Kingsley gli rivolse un sorriso cordiale. «Io do per scontato che avete tutte le capacità per riuscirci e che vi impegnerete in modo che io non debba pentirmi delle mie parole.»  

Buttò giù gli ultimi sorsi del suo boccale e tornò serio: «È vero, la classe sarà formata da una quindicina di studenti ed è probabile che quando vi presenterete agli esami verrete decimati, ad essere ottimisti. Senza contare che molti altri aspiranti Auror si presenteranno senza aver frequentato l'università. La percentuale di successo è molto bassa. Ma so anche che, tra i ragazzi che si presenteranno quest'anno, molti potranno vantare l'esperienza di aver combattuto durante la Seconda Guerra Magica, come alcuni dei più coraggiosi Auror del Ministero. Questo, che voi ve ne rendiate conto o meno, ha cambiato la vostra generazione. Vi ha resi più adatti a questo lavoro e più pronti di quanto possano esserlo mai stati i vostri predecessori»

Capii dove volesse arrivare e sentii ancora di più il peso delle aspettative del Ministro sulle spalle.  
«Questo spiega perché tu dia per scontato che io e Ron saremo tra i privilegiati di quest'anno: chi più di noi ha vissuto la Guerra in prima persona? È questo che stai dicendo»

Kingsley annuì. «Quindi sia chiaro che la mia offerta non vi eleva rispetto agli altri sudenti. Anzi, se non sarete all'altezza delle mie aspettative, la delusione sarà molto dura da superare e la stampa avrà di che parlare per molti mesi»

Ron deglutì e io sospirai.

Dopo qualche minuto di occhiate incerte però, Ron sembrò ritrovare la voce:  «Bè, che vada come deve andare! Io voglio farlo.»

Lo guardai con tanto d'occhi ma poi, lessi nel suo sguardo una decisione che comprendevo molto bene e che mi contagiò.

Avevamo combattuto, superato mesi di clandestinità, rapimenti, duelli, magie oscure e subito perdite strazianti. Eravamo pronti, nessuno più di noi.

 «D'accordo, ci sto anch'io! Quando iniziano le lezioni?» chiesi a Kingsley, che ora ci fissava con soddisfazione.

 «L'Università di Magia riaprirà a Giugno, appena sarà terminato l'anno scolastico ad Hogwarts. Sono riuscito a rimetterla in piedi prima della fine dell'anno e ho convinto il comitato scolastico a cominciare le lezioni subito, anziché attendere la fine dell'estate. In questo modo, i primi sei mesi di corso termineranno a Dicembre e con i successivi tre mesi di specializzazione, a Marzo sarete pronti a sostenere gli esami all'Ufficio Auror»

Detto questo, consegnò un paio di pergamene ad entrambi su cui avremmo trovato tutte le informazioni necessarie per iscriverci alla Facoltà. Poi si alzò in piedi e io lo imitai per accompagnarlo alla porta. Aveva già cominciato a salutarci ma si bloccò all'ultimo minuto.

 «Dimenticavo, Harry, volevo chiedere la tua opionione su una faccenda che mi si è presentata qualche giorno fa»  

«Di che si tratta?» chiesi incuriosito.

 «Draco Malfoy» disse Kingsley senza preamboli.  
«So bene che ti sei impegnato con molto zelo per tenerlo fuori da Azkaban e ripulire il suo nome. E in nome della fiducia ripongo in te, ho cercato di rendere il suo reintegro in società più semplice possibile. Il Malfoy Manor è rimasto sotto sequestro per diversi mesi ma, dopo vari sopralluoghi e ispezioni, siamo riusciti a ripulirla da tutti i souvenir di dubbia provenienza di Lucius Malfoy e abbiamo permesso a Draco di riprenderne possesso, insieme a sua madre che sarà tenuta sotto controllo per qualche anno. Poi ho disposto che potesse ripetere il Settimo anno, come ha fatto Hermione e gli ho garantito che il suo rendimento, le sue capacità e le sue scelte dalla scarcerazione in poi, sarebbero stati gli unici parametri che avremmo preso in considerazione, nel caso avesse avuto l'intenzione di intraprendere una carriera Ministeriale»

Annuii con discreto sollievo. Avevo temuto che nonostante tutti i miei sforzi, Malfoy avrebbe trovato molte difficoltà a ricominciare da capo.
«Te ne sono grato, davvero. Siamo tutti d'accordo nel dire che sia cresciuto con convinzioni sbagliate ma, nei momenti cruciali, poi l'ho visto tentennare, comprendere di non essere davvero quella persona che i suoi genitori avevano cercato di plasmare. Non sarà mai il ragazzo più amabile del Mondo Magico ma credo che, ora che ha la possibilità di pensare con la sua testa, possa costituirsi una vita dignitosa»

Ron grugnì e Kingsley non poté fare a meno di notarlo. «Non sei d'accordo, Ron?»

Ron aggrottò le sopracciglia e ci pensò su un momento: «In realtà, per quanto mi costi ammetterlo, sono abbastanza d'accordo. È solo che, conoscendolo, qualsiasi cosa farà nella sua vita, sarà sempre il tipo di persona che pensa prima al proprio vantaggio personale e poi a tutto il resto. Insomma, spero solo che non diventi il nuovo Lucius Malfoy, che riusciva ad elevarsi su tutti, solo grazie alla sua abilità di manipolatore»

Kingsley annuì pensieroso e poi continuò: «Beh, so che a Hogwarts sta conducendo un soggiorno molto riservato. Sta ottenendo buoni risultati, anche se il suo isolamento preoccupa un po' gli insegnanti... Comunque quello che volevo dirti è che si è iscritto all'Università e frequenterà la vostra stessa facoltà»

Ron si ammutolì e io spalancai la bocca per la sorpresa: «Davvero? Vuole diventare Auror?»

Kingsley annuì: «Sulle note della domanda di iscrizione, mi è stata riportata una frase che ha colpito il Direttore, diceva: “Devo riscattarmi e questo è il mio destino e la mia condanna”»

Avevo rivisto Draco solo durante i processi e fino a quando non mi aveva avvicinato fuori dalle aule, non ero stato convintissimo della sua conversione.

Poi però mi aveva ringraziato.

Una parola. Distaccata e quasi sofferta: “Grazie”. E poi era andato via.

E che Draco Malfoy avesse ringraziato me, Harry Potter, poteva significare soltanto che avesse le serie intenzioni di vivere una vita diversa.

Le parole che Kingsley aveva descritto, sembravano possedere lo stesso sincero rimorso che aveva dimostrato in quell'occasione.

 «Beh, considerato che non ha mai amato mettersi in pericolo, penso di comprendere perché la consideri una condanna... e anche il modo giusto di riscattarsi» commentò Ron, stringendosi nelle spalle.

 «Bene allora,» disse Kingsley alla fine, avvolgendosi nel mantello «suppongo che il modo migliore di allontanare per sempre quel ragazzo dalla cattiva strada, sia dimostrargli che la vita che ha a disposizione ora, sia migliore di qualsiasi cosa avrebbe potuto offrirgli la Magia Oscura. Quindi invoglierò gli insegnanti a trattarlo come un qualsiasi altro studente, per rendergli i mesi di studio più gradevoli possibile. Vi prego di informarmi, nel caso un insegnante si riveli inadeguato a quel ruolo! E ora, vi saluto, spero di rivedervi presto! Harry, conosco la strada. E lascia che ti dica che questa casa è diventata un vero splendore!»
   
 
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