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Autore: Tonks98    04/03/2020    0 recensioni
Ho pensato questa storia come una raccolta di Missing Moments apparentemente scollegati, alcuni sono a sè stanti altri hanno dei collegamenti, ma ruotano tutti attorno alla figura di Rumplestiltskin e ai suoi accordi con vari personaggi anche (e soprattutto) non appartenenti al mondo di OUAT. Non so quanti capitoli/storie ci saranno, diciamo che aggiornerò man mano che me ne vengono in mente. Buona Lettura!
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Regina Mills, Signor Gold/Tremotino
Note: Cross-over, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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The Angel's Mistake o La storia dell'Angelo

Ormai vagava in quella Terra desolata da anni, senza la sua magia, senza il suo potere, senza i suoi fratelli e sorelle, in una dimensione arida, senza religione, senza Dio. Abbandonato. Ricercato. Sempre in fuga, senza una casa, senza un modo per tornare a casa. I suoi fratelli l'avevano probabilmente dato per morto, o peggio, dimenticato. Virgilio, custode delle armi celesti, un tempo l'angelo più temuto del Paradiso, braccio destro dell'arcangelo Raffaele, ora era abbandonato, dimenticato, in un mondo che non faceva altro che rigettarlo come un organismo rigetta un organo trapiantato che si è rivelato non compatibile. Non che non avesse tentato di adattarsi, in tutti quegli anni, ma non ci era mai riuscito, finiva sempre a dover fuggire. E a forza di fuggire aveva attraversato il Paese, da Vancuver a Los Angeles, poi, una volta resosi conto che il nome della città non c'entrava niente con l'idea che si era fatta, ripartì e attraversò l'America in lungo e in largo, alla ricerca di qualcosa che in quel mondo non esisteva, o almeno così pensava. Viaggiava da anni, e alla fine si era ritrovato in uno stato a Nord di New York, molto a Nord, al confine col Canada, il Maine. Un posto tranquillo, con foreste, piccole città, un posto in cui avrebbe quasi potuto vivere. E poi l''aveva sentita. Una vibrazione nell'etere, era come se il suo sesto senso da angelo si fosse risvegliato dopo tutto quel tempo, in realtà non si era mai reso conto di averlo fino a quel momento, non si era mai reso conto di riuscire a percepire la magia fino a quando non ci aveva quasi letteralmente sbattuto il naso contro. Stanco, coi vestiti smessi recuperati ad un banco di beneficenza e solo il suo vecchio cappotto scuro a ripararlo dal freddo, Virgilio si era ritrovato al confine di una cittadina che trasudava potere magico, e man mano che si avvicinava, camminando in mezzo alla strada verso una linea tracciata in vernice rossa, riusciva a vedere sempre di più attraverso l'incantesimo di protezione fino a quando non riuscì a leggere il nome sul cartello stradale. "Storybrooke" sussurrò senza rendersene conto. Avvicinò una mano alla linea rossa dove supponeva si trovasse il limite dell'incantesimo di protezione, e infatti sentì l'aria sfrigolare sul palmo della sua mano, si fermò prima di venire sbalzato indietro dalla potenza dell'incantesimo. Con foga cercò nelle tasche del cappotto il suo pugnale angelico, avrebbe potuto venderlo per comprare cibo o vestiti, ma era l'ultima cosa che gli rimaneva di casa sua. Estrasse il pugnale e, con forza, attaccò l'incantesimo di protezione, quella lama non era abbastanza forte da spezzarlo, ma lo era abbastanza da creare un varco momentaneo, così con estremo sforzo, l'angelo riuscì a entrare appena in tempo prima che il varco si richiudesse facendo tremare il suolo per qualche secondo. Ora, questo Virgilio non poteva saperlo, ma a Storybrooke il confine viene sorvegliato e se succede qualcosa, tipo una scossa sismica, nessuno è mai così ottimista da pensare che sia solo una scossa sismica. Dopo anni di battaglie su battaglie gli abitanti si erano organizzati in tre gruppi di emergenza che, ogni volta che succedeva qualcosa di più anormale del solito, immediatamente si recavano in tre posti che, col passare degli tempo, si erano rivelati, per così dire, di particolare interesse per questo genere di cose. E, per sfortuna di Virgilio, uno era proprio quel particolare tratto del confine. Tutto questo per dire che, appena cessata la scossa, l'angelo non si rese nemmeno conto da dove fossero arrivati quei sette nani dall'aria ostile che gli brandivano contro dei picconi con aria decisamente poco pacifica o incline al colloquio. Venne così scortato fino all'ufficio dello sceriffo.
David, avvertita la scossa, si era immediatamente recato alla torre dell'orologio, dove aveva trovato Granny, Archie e Belle ad aspettarlo. Dopo essersi accertati che non ci fosse nulla di anomalo dentro e fuori dalla torre ognuno era tornato alle sue solite attività e David, ovviamente, era tornato a presiedere l'ufficio dello sceriffo, nel caso uno degli altri due gruppi fosse tornato con qualche notizia. Infatti, alcuni minuti dopo, Brontolo entrò trafelato.
"E' successo qualcosa al confine?" chiese preoccupato all'amico.
"Sì, abbiamo trovato questo tizio." disse indicando Virgilio, scortato nell'ufficio dagli altri nani. "Ha oltrepassato il confine dall'esterno, con questo." Brontolo tirò fuori la lama angelica che aveva sottratto a Virgilio, il quale si agitò visibilmente quando David la prese in mano con l'aria di chi stava pensando se tenersela. Dopo averla osservata per qualche secondo, si rivolse all'estraneo: "Chi sei? Perchè sei qui? E come ha fatto questo pugnale a infrangere l'incantesimo al confine?"
Virgilio, in pochi secondi, esaminò le possibilità di uscire incolume da lì se in quell'esatto istante avesse afferrato il pugnale a tranciato la carotide di quell'uomo. Erano molto basse, perciò rispose con sincerità, forse questi tizi avrebbero potuto aiutarlo a tornare a casa, dopo tutto nemmeno loro sembravano appartenere a questa realtà, e poi, ultimo ma non meno importante, avevano la magia: "Il mio nome è Virgilio. Mi sono trovato qui per caso e ho avvertito la presenza della magia. Questa non è la realtà a cui appartengo, vengo da un'altra dimensione e da anni sono bloccato in questo mondo senza magia e senza la possibilità di tornare da dove provengo. Quando ho visto l'incantesimo di protezione ho pensato che magari qui c'è una magia abbastanza potente da potermi rispedire nel mio mondo."
David non lo diede a vedere, ma comprendeva perfettamente Virgilio, e in cuor suo aveva già deciso di aiutarlo, da bravo eroe quale era, tuttavia c'era ancora una questione da risolvere e che gli impediva di fidarsi totalmente: "Quindi nel tuo mondo esiste la magia." Virgilio annuì. "Allora questo pugnale è incantato? Se è così ti prego di rivelarci l'incantesimo che hai usato, sono anni che cerchiamo un modo di attraversare il confine, in cambio faremo il possibile per aiutarti a tornare nel tuo mondo."
Virgilio comprendeva il problema dell'uomo, ma non poteva fare nulla per aiutarlo, la sua era una lama angelica, non incantata. Tuttavia se avesse detto la verità nemmeno loro lo avrebbero aiutato, così mentì per guadagnare tempo, e magari trovare da solo il modo di tornare a casa: "Sì, è incantato, me lo regalò una strega nel mio mondo, ma non conosco l'incantesimo."
"Beh a questo si può porre rimedio." tutti si voltarono verso l'entrata dell'ufficio da cui era arrivata la voce. Virgilio osservò l'uomo che aveva parlato, col suo completo elegante, il ghigno sardonico appena accennato e quella vaga aura di potere oscuro che lo circondava a Virgilio ricordò un demone degli incroci, il suo primo impulso da angelo combattente fu di strappare dalle mani il pugnale allo sceriffo e pugnalare il nuovo arrivato. Ma prima che potesse fare qualsiasi cosa, lo sceriffo si rivolse all'uomo, con un tono che lasciava intendere il radicato disprezzo che provava nei suoi confronti: "Cosa ci fai qui, Gold?"
"Oh, questo dovresti spiegarmelo tu, mio caro." di contro il tono di Gold era estremamente calmo, quasi divertito "Una scossetta di terremoto e mi ritrovo il negozio invaso da una folla inferocita."
"Che melodrammatico, eravamo solo in tre." alle sue spalle era comparso il terzo gruppo di emergenza, formato da Emma, che aveva parlato, Regina e Killian.
"Sì, e mi avete accusato di aver fatto chissà cosa,  possibile che ogni volta che capita qualcosa in questa città deve essere per forza colpa mia?" 
"Perchè di solito è colpa tua, coccodrillo."
Gold scrollò le spalle e, incurante del commento del pirata, continuò come niente fosse: "Dicevo, mi hanno scortato qui, quindi eccomi. E mi sembra anche di essere capitato al momento giusto. Se mi lasciate il pugnale posso scoprire di che razza di magia è impregnato per poter spezzare l'incantesimo del confine."
"Non credo proprio."
"Cosa c'è, Charming? Non ti fidi di me, forse?" chiese sarcastico Gold.
"Affatto."
"Beh, questa volta dovresti. Sai che è nell'interesse di tutti rompere quell'incantesimo, ma ciò che più importa è che mi devi un favore." 
A queste parole David alzò gli occhi al cielo, come se fosse l'ennesima volta gli veniva ripetuto, mentre i presenti, probabilmente a conoscenza di qualcosa che Virgilio non sapeva, sghignazzarono.
"Sì, peccato che il pugnale sia mio. Anzi se non vi dispiace lo rivorrei indietro." Virgilio a questo punto irruppe nella conversazione, se lo sguardo dello sceriffo gli era sembrato interessato alla sua lama angelica, gli occhi di quel Gold erano pura brama. Per sua fortuna trovò un alleato, che pareva preferisse vedere quell'arma nelle mani di uno sconosciuto. "Certo. Tienilo pure. Troveremo un altro modo di scoprire l'incantesimo. Nel frattempo immagino che ti servirà una camera.".
David lo accompagnò fuori, passando davanti a Gold senza degnarlo di uno sguardo, mentre quest'ultimo salutò Virgilio con un cenno del capo e un mezzo sorriso, come a dire "ci rivedremo prima di quanto credi".
Virgilio, dopo pochi giorni che alloggiava da Granny imparò molto su quella città, e sulla sua particolare storia, se lui stesso non fosse stato presente alla creazione della magia avrebbe stentato a credere che esistesse una dimensione in cui i personaggi delle favole erano reali. E comprese anche un'altra cosa, ovvero che l'unico a poterlo aiutare a tornare nel suo mondo era proprio quel Gold, che, stando ai racconti degli avventori da Granny, era un mago molto potente e l'unico a possedere le conoscenze necessarie ad aprire un varco tra le dimensioni. Tuttavia l'avevano avvisato, la magia di Rumplestiltskin, come era conosciuto nella Foresta Incantata, aveva sempre un prezzo, in genere molto elevato e a suo vantaggio, tuttavia la maggior parte, se non quasi tutti, gli abitanti della città avevano dovuto, a un certo punto della loro vita, fare un patto con lui e, anche se poi ne avevano pagato le conseguenze, l'Oscuro aveva sempre mantenuto la parola data. Virgilio non avrebbe voluto rivolgersi a lui, ma dopo una settimana che la collaborazione con quelli che aveva capito essere gli "eroi" che avrebbero dovuto aiutarlo, non dava frutti, decise che non aveva più intenzione di aspettare, e all'alba del suo ottavo giorno a Storybrooke si presentò al banco dei pegni di Gold.
Dal canto suo, Rumple pensava che ci avrebbe messo molto di meno a vederlo entrare nel suo negozio, beh, meglio tardi che mai, si disse, e lo accolse con un sorriso sottile da dietro al bancone del negozio: "Allora, Virgilio, mi pare di aver capito che ti chiami così, cosa posso fare per te?"
"Mi hanno detto che sei un mago molto potente e che ti piacciono gli accordi, sono qui per fare un accordo."
"Bene, sentiamo." Rumplestiltskin si appoggiò con le mani al bancone, pronto ad ascoltare.
"Voglio tornare nel mio mondo e mi hanno detto che tu puoi creare un varco."
"Posso farlo, sì. Ma tu cosa puoi offrirmi in cambio?"
Virgilio estrasse il pugnale. "Il modo per rompere il vostro incantesimo di protezione."
Rumplestiltskin allungò una mano come invito a farsi consegnare il pugnale, ma Virgilio lo ritrasse. "Prima voglio il varco."
"E io prima voglio accertarmi che quella sia davvero una lama incantata che io possa usare." Virgilio rimase un attimo senza sapere cosa fare, un attimo di troppo. "Sai, Virgilio, io ho innumerevoli difetti, alcuni molto pericolosi, ma di certo non sono uno sciocco, e so riconoscere una bugia quando la sento, esattamente come so riconoscere un'anima disperata, e qui viene il problema. Non vedo un'anima davanti a me, esattamente come ora so che quella lama non è incantata." Rumplestiltskin tornò a poggiare la mano sul bancone. "Adesso dimmi chi sei veramente se vuoi che prenda anche solo in considerazione la possibilità di aiutarti invece di trasformati in un insetto e sottrarti comunque quella lama." ormai il sorriso non era che un vago ricordo e il tono di voce dell'Oscuro inquietò non poco l'angelo. In quel momento decise che tornare a casa era la cosa più importante, così disse la verità: "Io sono Virgilio, angelo del Signore, guardiano delle armi Celesti. Questa lama non è incantata, ma è puro metallo celeste, ed è per questo motivo che ha potuto fare breccia nell'incantesimo. Sono rimasto bloccato in questa dimensione, e darei qualsiasi cosa per tornare a casa." a quest'ultima frase un sorriso balenò di nuovo sul volto di Rumplestiltskin, come se non aspettasse altro, e disse: "Così va meglio, allora Virgilio, voglio aiutarti. Ti rimanderò a casa in cambio della tua lama, ma per evocare il varco ho bisogno di qualcosa che venga dalla tua dimensione, qualcosa di potente e che contenga davvero della magia."
"Io non ho nulla di simile." disse pensandolo sinceramente, e anche sinceramente stupito che il mago gli avesse creduto subito, che avesse già avuto a che fare con altri angeli? 
"Oh, ed è qui che ti sbagli, mio caro. Sai, le anime umane sono interessanti sì, ma terribilmente deboli in fatto di magia, mentre la Grazia di un angelo sprigiona un potere così grande che permane anche attraverso le dimensioni."
"Non ti darò mai la mia Grazia! MAI!" gli urlò l'angelo, ormai sicuro che l'altro avesse già incontrato degli angeli, o forse molto più probabilmente dei demoni, ma Rumplestiltskin non si scompose.
"Allora non tornerai mai a casa." lasciò che la sua frase avesse l'effetto che si aspettava su Virgilio, il quale iniziò a vacillare. Quando lo vide indeciso al punto giusto disse: "Se ti può consolare, non me ne serve tanta, come ti ho detto è molto potente, me ne basta una piccola parte." Virgilio alzò lo sguardo su quel demonio, era la sua unica possibilità, ma era come se non avesse la voce per dirlo, mentre nella sua mente qualcosa gli diceva che c'era un tranello da qualche parte. Rumplestiltskin ghignò e disse: "Allora, la lama angelica in cambio del portale. Abbiamo un accordo?" e tese di nuovo la mano verso Virgilio, il quale sembrava scosso internamente per quello che stava per fare, poi allungò la mano e gliela strinse. "Molto bene. Dammi la lama, la userò per prendere parte della tua Grazia." lentamente, quasi tremando Virgilio porse la lama al mago che la rimirò per qualche secondo, soddisfatto, poi, con un ampio gesto della mano fece comparire una piccola fiala, mentre con un gesto fulmineo di cui l'angelo non lo credeva capace, Rumplestiltskin fece un taglio sottile con a lama appena sotto il pomo d'Adamo dell'angelo, da questo si riversò non sangue, bensì una sostanza bianca, brillante, a metà tra il liquido e il gassoso, che il mago raccolse con delicatezza nella fiala, in fine, sempre con delicatezza richiuse la ferita, lasciando come promesso parte della Grazia intatta e nel frattempo chiuse magicamente la fiala. Virgilio vide la sua Grazia vorticare lenta e luminosa tra le mani del mago, con un singulto di rassegnazione. Dal canto suo Rumple era soddisfatto del suo lavoro, poi, compiaciuto, in uno schiocco di dita evocò una nube vermiglia che li trasportò istantaneamente vicino al pozzo di Storybrooke, il luogo da cui veniva tutta la magia, sul cui fondo gorgogliavano placide le acque del lago di Nostos. "Dove ci troviamo?" chiese allarmato Virgilio. 
"Vedi quel pozzo? Le sue acque sono incantate, mi baserà versarci la tua Grazia e evocheranno un portale che ti riporterà a casa. Tu dovrai solo entrarci."
"Allora fallo, che aspetti?"
"Calma, non vuoi le istruzioni d'uso? Qui la magia è un po' diversa dal tuo mondo."
"Non mi interessa, ho viaggiato altre volte nei portali dimensionali, so come funzionano, avanti procedi."
Con un ghigno Rumplestiltskin obbedì e immediatamente le acque del pozzo iniziarono a ribollire e, come un geyser, risalirono dal fondo per poi fermarsi una volta arrivate al bordo. Dopo un istante presero a vorticare, creando un turbine che riluceva di un'eterea luce bianca. "Ecco il tuo portale, ti conviene saltarci dentro adesso, non durerà molto."
"Addio allora." salutò Virgilio, si avvicinò al pozzo e sedendosi sul bordo infilò le gambe nel portale e poi si spinse dentro, iniziò a cadere, poi, mentre cadeva, prima che il portale si richiudesse, dalla cima del pozzo gli arrivarono le parole di Rumplestiltskin che si era avvicinato al bordo poco dopo che lui l' aveva lasciato, come se si fosse ricordato di una cosa all'ultimo momento. "PORTA I MIEI SALUTI A CROWLEY!"
In pochi secondi tutto finì, e Virgilio si ritrovò a emergere da quello stesso pozzo, ma non vi era più nessuno. Le ultime parole che aveva udito da Rumplestiltskin lo avevano inquietato più di quanto pensasse, decise che avrebbe fatto del suo meglio per dimenticare quella brutta esperienza nell'altra dimensione. Sì, perchè sentiva di essere tornato a casa, anzi ne era sicuro. Come prima cosa, uscito dal pozzo, si mise in ascolto per sentire i suoi fratelli e sorelle, ma non udì nulla. Preoccupato provò a pregare che qualcuno di loro arrivasse. Nulla. Provò a volare, ma finì per fare un giro su se stesso e cadere a terra. Urlò i nomi dei suoi fratelli a squarciagola, finchè alla fine qualcuno si presentò. Era  Samiel, un angelo di terz'ordine che aveva visto forse due volte nella sua lunga esistenza. "Virgilio? Sei davvero tu? Ti credevamo morto!" sollevato che almeno l'avesse riconosciuto, gli rispose:
"No fratello, solo disperso, ma ora sono qui. Ti prego, riportami a casa."
Samiel fece per avvicinarsi, ma qualcosa lo bloccò. "Non posso, fratello."
"Perchè?!" chiese Virgilio, a questo punto davvero disperato.
"La tua Grazia si è esaurita, non sei più un angelo." il tono di Samiel sembrava dispiaciuto, ma che lo fosse stato o meno a Virgilio non importava. Dopo un primo attimo di smarrimento, comprese. Rumplestiltskin aveva detto che a lui serviva una piccola parte della sua Grazia per evocare il portale, ma evidentemente al portale serviva il resto della sua Grazia per funzionare. Non riuscì a disperarsi, non riuscì a provare una vera e propria emozione, forse perchè finalmente le stava provando tutte insieme, e alla fine giunse a una conclusione sensata. "Sono umano."
"Temo di sì, fratello. Mi dispiace. Veglieremo su di te." gli posò una mano sulla spalla, e poi scomparve in un frullio d'ali.
Una lacrima scese sul volto ormai segnato di Virgilio, rivoleva la Grazia, e l'unico modo per ottenerle dell'altra era rubarla ad altri angeli, e per farlo avrebbe dovuto chiedere aiuto a un demone. E l'unico che poteva fare una cosa del genere, era Crowley.

   
 
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