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Autore: Miriallia    05/03/2020    2 recensioni
Durante una giornata come tante, i Giovani Detective, intenti a giocare a nascondino, trovano uno strano gatto nero appeso a un albero. Da questo avvenimento in poi cominceranno una serie di fatti strani che porteranno quasi a una tragedia. Una giostra di sentimenti e circostanze che condurrà tante coppie - e non - a dover dimostrare quanto valgono il loro amore e il loro coraggio. Inoltre, non mancherà anche il mistero, insieme a un colpevole: stiamo pur sempre parlando di Detective Conan!
Verranno coinvolti tantissimi personaggi della serie, con l'aggiunta di alcuni puramente inventati. Per quanto riguarda la storia, non credo che ci possano essere degli spoiler. Ma se non conoscete Amuro Toru nella sua totalità, vi consiglio di non leggere!
Spero che la storia possa piacervi, ci metterò l'anima a scriverla! Grazie a tutti coloro che la leggeranno!
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Detective Boys, Kaito Kuroba/Kaito Kid, Quasi tutti | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Una volta fuori dalla stanza, Shinichi si accorse della presenza di Heiji. I due si scambiarono uno sguardo d'intesa, anche se non sembravano affatto soddisfatti. Al contrario, erano piuttosto abbattuti ma consci di ciò che conoscevano dalla loro esperienza, dalle parole di Itou e per scienza infusa. 
 
Heiji fece cenno a Shinichi di uscire fuori, ma quest'ultimo dissentì. Chiaramente, era perché non avrebbe potuto rischiare di farsi vedere alla luce del sole. 
 
Heiji: «Beh? Allora, dove parliamo?» chiese spazientito. 
 
Shinichi: «Troviamo un luogo interno che possa evitare di espormi, Hattori.» si mise le mani in tasca.
 
Heiji: «E secondo te, dove do---»
 
…: «Ho io il posto che fa per voi.» rispose al suo posto una voce suadente dal tono beffardo. 
 
Heiji: «Ah. Sei tu, Hakuba. Non mi sei mancato affatto!» sbottò guardandolo male. 
 
Hakuba: «Vale lo stesso per me. Il fatto che abbiamo dovuto necessariamente collaborare non cambia le cose tra di noi.» si avvicinò a loro. «Ma, allo stesso tempo… dobbiamo fare il punto della situazione, non credete?»
 
Heiji: «Tsk!» si grattò la testa. «Sì. Mettiamola così, dobbiamo farlo e basta. Quindi va bene!»
 
Shinichi: «Hattori, smettila di urlare, o sortirai l'effetto contrario.» assunse uno sguardo bieco. «Dunque, dov'è che dovremmo andare?»
 
Hakuba: «Non puoi cambiare la natura delle persone.» ridacchiò. «Seguitemi, vi farò strada.» si incamminò. 
 
Heiji: «Non capisco perché uno come questo si senta così importante, non è niente di che!» lo seguì. 
 
Shinichi: «Quello che ha detto per te, vale perfettamente anche per lui, infatti.» fece spallucce mentre seguiva entrambi. 
 
Hakuba: «Sì, e anche per te.» sospirò stancamente e poi uscì da una porta-finestra scorrevole. 
 
C'era un giardino interno dove non c'erano telecamere. Queste erano installate solo all'entrata e all'uscita delle stanze, quindi non avrebbero mai registrato ciò che stavano dicendo né come audio, né come video. Il giardino era situato in una posizione centrale all'interno dell'ospedale e si poteva accedere a esso tramite due entrate. Il fatto che facesse abbastanza fresco, però, aveva fatto credere ad Hakuba che non li avrebbe interrotti nessuno.
 
Heiji: «Bene!» si sedette su una delle panchine che erano state installate a mo' di salottino, con un tavolino davanti a esse. «Allora, direi che Hakuba può parlare per primo.» avanzò ridendo. 
 
Shinichi: «Io credo che sia meglio dirgli ciò che sappiamo noi, Hattori.» scosse la testa. 
 
Heiji: «Ma che ne so?? Fa' come vuoi!!» voltò la faccia dal lato opposto, appoggiandola sul palmo della mano. 
 
Hakuba: «Dunque…» si sedette anche lui e Shinichi fece lo stesso. 
 
Quest'ultimo gli raccontò ciò che Itou aveva detto loro, il che non stupì particolarmente il detective londinese. Aggiunse anche il particolare della lettera che gli aveva dato Kaito, ma senza menzionare il suo nome. Heiji, in seguito, narrò a Shinichi ciò che Tsukimi Akihiro aveva raccontato loro mentre erano nel nascondiglio nei sotterranei. 
 
Hakuba: «Essendo un amico di famiglia, l'avevo capito che c'era qualcosa che non andava in Itou-san. Era anche questo uno dei motivi per cui non potevo non essere al ballo e indagare su di lui. Certo è che non avrei mai potuto immaginare un risultato del genere.» accavallò le gambe. 
 
Shinichi: «Nemmeno noi. Ma la verità è che non avevamo gli elementi per stabilirlo, in ogni caso.» congiunse le mani. «Inoltre, le testimonianze che abbiamo avuto in generale da tutti, non avrebbero mai potuto portarci a uno scenario del genere. Non a stabilire e ricostruire tutto il passato di quell'uomo.»
 
Heiji: «Sì, ma anche di ciò che ci ha confidato Tsukimi Akihiro-san… cioè, era stato abbastanza facile, a un certo punto, capire che dietro tutto c'era lui. Soprattutto quando non è più tornato a fare da guardia alle scale, dopo che ci teneva così tanto. Aah! Questo era un caso composto da tre mentecatti da rinchiudere in manicomio al più presto possibile!!» li guardò con aria seccata. (Senza contare il fatto che tutti i miei piani sono andati in fumo… e Kazuha…) deglutì. 
 
Shinichi: «Non sarebbe male come idea.» si strinse nelle spalle. «Anche se ora come ora, il nostro massimo può essere sperare che chi non ha pagato con la vita, possa pagare in altri modi, pentendosi per come ha agito. Io ero riuscito ad arrivare al fatto che potesse essere il padre della primogenita di Itou-san, ma per il resto…»
 
Hakuba: «Eh. Magari, per te che avevi delle prove, era diventato qualcosa di semplice.» volse lo sguardo su Heiji. «A tal proposito, Tsukimi Akihiro… o meglio, la sua casa, alla fine ha finito davvero con l'andare in fiamme. Quella donna aveva ragione.»
 
Heiji: «Forse era una qualche complice, o non saprei… ma a questo punto, è stato davvero un bene che sia arrivata al momento giusto. Se no, credo proprio che saremmo morti…» deglutì. 
 
Shinichi: «Ah, giusto. Spiegatemi cos'è accaduto in quella stanza.» acuì lo sguardo.
 
Hakuba: «È successa una cosa assurda.» assunse un'espressione accigliata. «Nel momento in cui sarebbero dovute esplodere le bombe, tutto è rimasto com'era… cioè, era tutto intatto.»
 
Shinichi: «Eeeeeh?!» rispose con stupore.
 
Heiji: «Poi sono io quello che urla! Va'!» lo riprese. 
 
Shinichi: «Più che altro…» scosse la testa. «Non capisco, io ho visto le esplosioni con i miei occhi e le ho sentite con le mie orecchie! Com'è possibile?» strabuzzò gli occhi. (Mia madre non mi ha raccontato tutto nei minimi dettagli… però ho capito che c'era qualcosa che non andava, dal momento in cui ha addormentato Ran e mi ha chiesto di restare a terra con lei, nella speranza che Vermouth si avvicinasse a noi e loro potessero fare il loro lavoro…) 
 
Hakuba: «Prima che arrivassimo in quel posto e, immagino anche prima che ci arrivasse Tsukimi-san, qualcuno le aveva disinnescate, senza però disattivare il timer che ha continuato il conto alla rovescia. Infatti, le bombe che sono esplose non erano quelle, ma altre piazzate da questa donna misteriosa… o almeno, così crediamo, dato che lei non ci ha dato una spiegazione. È spuntata all'improvviso, poco dopo che avevamo udito le esplosioni.» spiegò ancora perplesso, cercando di ragionare. 
 
Heiji: «Ciò che importava più di tutto sia a me che a lui era di farla pagare a Tsukimi-san per aver ordito tutto quell'ignobile complotto! Tuttavia quella donna ci ha intimato di andarcene e che era la nostra ultima possibilità. Non è che avesse torto… ci siamo fatti prendere dal panico e siamo andati via, lasciando Tsukimi Akihiro insieme a lei.» distolse lo sguardo. 
 
Hakuba: «Aspetta, se parli così, sembrerà che ce ne siamo andati con la coda tra le gambe!» sospirò. «In un primo momento non abbiamo demorso e le abbiamo detto apertamente che avremmo portato in carcere anche lei. Abbiamo insistito fino al momento in cui non ci ha puntato una pistola contro, facendoci desistere. Credo che la paura di morire ci abbia scosso troppo. Io ero fermamente convinto che sarei saltato in aria, quindi, vedendo che mi si poneva nuovamente la possibilità di sopravvivere, non ci ho pensato due volte ad andarmene.» 
 
Heiji: «Ma cose!» lo riprese. «Comunque… Purtroppo, è stato lo stesso anche per me. Inoltre, questa persona era la stessa che, in seguito, ha aiutato tutti noi a uscire dai detriti dell'abitazione. Ma in quel frangente, quel criminale non era con lei, chissà che fine ha fatto!» sbottò stringendo un pugno. 
 
Shinichi: «Non saprei, ma evidentemente sapeva cosa faceva. Forse erano complici.» disse interessato al discorso. 
 
Hakuba: «È ciò che ho creduto anche io, la conclusione più logica.» rise. «Ma credo che non lo potremo mai sapere, dato che anche la polizia ne ha perso le tracce.»
 
Heiji: «Già. Pare che sia scomparsa poco dopo il recupero dell'ispettore Megure e dello zietto…» assunse una posa di riflessione. «Però ci ha detto che faceva tutto parte di un piano, nonostante non abbia specificato nulla a riguardo. Quindi ho pensato anche io che potesse essere tale.»
 
Hakuba: «Tuttavia, c'è anche un altro dettaglio che mi ha fatto credere che quei due fossero complici.» disse continuando a riflettere. 
 
Shinichi: «Ovvero?» alzò un sopracciglio. 
 
Hakuba: «A un certo punto, mentre stavamo per andare via, mi ha fermato per un braccio e mi ha chiesto di testimoniare il falso affinché quell'uomo si potesse salvare.» ammise rammaricato. «Ovviamente, non ero d'accordo, ma mi ha praticamente costretto a farlo o, in caso contrario, sarebbe arrivata a uccidere le persone che amiamo senza farsi alcuno scrupolo.»
 
Heiji: «Dunque, ha accettato.» sospirò seccato. «Non avevamo molte alternative…» rigirò le dita delle mani.
 
Shinichi: «Quali testimonianze false avreste fatto? A parte la morte di Tsukimi-san… perché a quanto ho capito, dato che lì dentro non è scoppiata nessuna bomba… è vivo, giusto?» li guardò perplesso.
 
Heiji: «Sì, esattamente. Dopo tutto ciò che ha fatto… se l'è anche cavata. Mah, meglio così. Sempre ammesso e non concesso che quella persona fosse una complice, perché in caso contrario, chissà che fine avrebbe potuto fare.» rifletté. «Quella donna aveva detto ad Hakuba che era sicura che la casa di Tsukimi-san non sarebbe arrivata intatta a stamattina, quindi, di avvisare la polizia per eventuali indagini o piste disponibili. Hakuba non ne voleva sapere di collaborare e lei gli ha assestato un calcio bello forte, così che se avesse dovuto mentire sulle sue condizioni fisiche con la polizia, non avrebbe avuto problemi!»
 
Hakuba: «Infatti non ne ho avuti.» gli lanciò uno sguardo poco rassicurante. «Ma il fatto che poi è effettivamente accaduto ciò che quella donna aveva previsto, può significare solo due cose.»
 
Shinichi: «O che ha cercato di distruggere delle prove… O che ti ha dato modo di fare dell'altro… Hai avuto il tempo di indagare una volta che ti hanno dimesso?» chiese rimuginando sulla situazione. 
 
Hakuba: «Ho avuto del tempo ma non ho trovato niente di che. Piuttosto, credo che ci sia un qualche significato dietro a tutto questo, ma non riesco a capirlo. E il fatto che quell'uomo possa essere salvo da qualche parte, mi fa salire i nervi…» strinse un pugno e poi si alzò. «Bene, direi che è arrivato il momento di andare a vedere se posso capire come sta Aoko-san.»
 
Shinichi: «So che non sarà di consolazione, ma magari sconterà in qualche altro modo, anche se non lo conosceremo.» annuì. 
 
Heiji: «Già il fatto che volesse crepare e che, con tutta probabilità è ancora vivo, la dice lunga!» ridacchiò. 
 
Shinichi: «La tua amica, invece, era nella camera di Itou-san, non so se ci sia ancora.» 
 
Hakuba: «Conoscendola… forse sì.» sorrise. «Ah, giusto. Che fine ha fatto Kaito Kid?»
 
Shinichi: «Mh? In che senso?» sbatté le palpebre. 
 
Hakuba: «So per certo che aveva preso le tue sembianze e si era spacciato per te. L'ho capito da come si comportava… e, soprattutto, da come parlava di Aoko-san. È vero che è un abile ladro, ma a volte si fa scoprire con poco. Inoltre, all'inizio della serata, si era travestito da donna. Era lui la persona che mi è sbattuta addosso quando ero ancora fuori dalla villa. Mi chiedo se l'abbia fatto apposta, ma immagino di sì.» ammise seccato. 
 
Shinichi: «Ah… Non lo so. A un certo punto è scomparso dalla mia vista e non ho più capito dove fosse andato… Purtroppo non era davvero il caso di indagare su di lui. Anche se, la prossima volta… non mi sfuggirà per certo!» esclamò con gli occhi che brillavano di luce propria. 
 
Hakuba: «Strano. Allora immagino che per stavolta abbiate stipulato un qualche armistizio.» ridacchiò. «Alla prossima!» se ne andò, salutandoli con la mano.
 
Heiji: «Seeeh, a mai più!» guardò Shinichi. «Devo aspettare domani per parlare umanamente con te?»
 
Shinichi: «Che ci posso fare io?» lo guardò male. 
 
Heiji: «Per farti un riassunto più dettagliato---»
 
Shinichi: «Non ce n'è bisogno, credo di aver capito.» si alzò. «Ma in caso, sì, domani andrà più che bene!»
 
Heiji: «Anche perché, tu stesso devi darmi delle valide spiegazioni!» insistette. 
 
Shinichi: «Io? E su cosa?» chiese perplesso. 
 
Heiji: «Poi ne parliamo, va'...» si alzò e fece per tornare dentro l'ospedale con Shinichi, ma si fermarono non appena videro una scena particolare. 
 
Davanti a loro c'erano Hakuba, Sato, Takagi, Aoi e Shadir, quindi restarono a origliare ciò che stessero dicendo. 
 
Sato: «Non vogliamo rubarti molto tempo, ma ne vorrebbe approfittare…» puntò Aoi con lo sguardo. 
 
Hakuba: «Mh?» si chinò all'altezza della bambina. «Cosa c'è?»
 
Aoi: «Volevo ringraziarti.» allungò le braccia davanti a sé, mostrandogli un album di foto. «Mi hanno detto che è grazie a te che posso averlo con me. Quindi grazie. Qui ci sono tutte le foto della mamma, anche quelle dov'è insieme a me e papà. Se non l'avessi salvato, l'avrei perso per sempre. E anche gli altri… grazie.»
 
Hakuba: «È stato un puro caso, piccola. Ho ben pensato che potesse essere una prova sfruttabile e me ne sono appropriato.» sorrise gentilmente. 
 
Aoi: «Io ti sono grata lo stesso, non importa il mezzo. Importa che tu l'abbia fatto. Quindi, grazie.» ritrasse l'album e lo strinse forte al petto. 
 
Hakuba: «Se la metti così… prego, non c'è di che.» rispose casualmente.
 
Shadir: «Sì, ma ora ti levi da Aoi-chan?!» si mise tra i due. 
 
Takagi: «Ehm… non voleva fare niente di male… quindi evita.» lo spostò da lì. «Grazie anche da parte nostra.»
 
Sato: «In realtà, non è stato affatto utile per le indagini, ma immagino che tu lo sapessi bene. Quindi te lo meriti questo ringraziamento.» ridacchiò soddisfatta. (Da come si era comportato in precedenza, non l'avrei mai detto…)
 
Hakuba: «Mpf…» scosse la testa. «Non credo di aver fatto niente di che. L'ho detto che era una questione di intuito, no? Tuttavia, se potete scusarmi.» si inchinò. 
 
Aoi: «Ciao.» fece per sollevare un braccio e salutarlo, ma esitò e poi lo abbassò. 
 
Shadir: «Eh, no!» lo sollevò e lo mosse per lei. «Devi darti da fare, che ti hanno detto??»
 
Aoi: «Sì, lo so, Shad.» guardò Hakuba andare via. 
 
Shadir: «Allora la prossima volta fallo da te, siamo intesi?» la guardò negli occhi. 
 
Aoi: «Ci proverò.» annuì. 
 
Shadir: «Bravissima!!» la prese per mano. «Ti amo un casino, Aoi-chan!»
 
Aoi: «Anche io, Shad.» accennò un piccolo e timido sorriso. 
 
Takagi: «Ecco, bravi!» li accarezzò in testa. «Adesso venite con noi, così vi potrà visitare il dottore e poi potremo tornare in centrale.»
 
Aoi: «OK.» rispose senza alcuna intonazione. 
 
Shadir: «A me basta stare con Aoi-chan!! Ovunque…» rivolse un sorriso sghembo a Takagi. 
 
Takagi: «Ehm… come avete detto voi…» sospirò. «Andiamo, Sato-san?»
 
Sato: «Sì, andiamo!» fece strada verso gli ambulatori. «Ah… voi andate avanti, io devo fare una cosa.»
 
Takagi: «Eh? Cosa dovresti fare?» chiese perplesso.
 
Sato: «Devo parlare con due persone. Ma non ci starò molto!» li salutò con la mano. 
 
Takagi: «Come hai detto tu…» sospirò e andò via con i bambini. 
 
Sato si avvicinò all'angolo dove Heiji e Shinichi stavano origliando. 
 
Sato: «Scusate, vi disturbo?» diede qualche colpo di tosse per far capire loro che li aveva visti. 
 
Shinichi: «N-No, si figuri!!» gesticolò, riempiendosi di gocce di sudore in viso. 
 
Sato: «Meno male… Ho provato a contattare il dottor Agasa per sapere come sta Conan-kun, ma non ci sono riuscita in alcun modo!» fece spallucce. 
 
Shinichi: «Aaah, ma lo sa com'è fatto…!» forzò un bruttissimo sorriso sul viso.
 
Sato: «Più o meno… volevo parlare con quel bambino per dirgli una cosa in particolare.»
 
Heiji: «Cosa? Il dottor Agasa mi sta ospitando e potrei dirglielo io!» disse improvvisamente per cercare di togliere Shinichi da eventuali guai. 
 
Sato: «Davvero…?» lo guardò perplessa. 
 
Heiji: «Certo! Quando sono nei dintorni, io e Ku--- Co-Co-Conan-kun siamo sempre insieme!!» rispose balbettando. 
 
Sato: «Anche questo è vero…» si mise una mano in faccia. «D'accordo, ma acqua in bocca ok?» li guardò male ma speranzosa. 
 
Loro annuirono senza farsi problemi. 
 
Sato: «Riguarda Aoi-chan. Quella piccola ha ricevuto una perizia psichiatrica qualche tempo dopo che sua madre è venuta a mancare, a causa del fatto che fosse diventata "assente".» si fece seria in viso. 
 
Shinichi: «Intende… come l'abbiamo conosciuta noi? Tipo un fantasma?»
 
Sato: «Sì. Quando era piccola, era una bambina del tutto normale. Tuttavia, la morte della madre l'ha turbata al punto da annullare quasi se stessa… fino a diventare la bambina che è oggi.» disse con rammarico. 
 
Heiji: «Ciò a cui sta alludendo è il fatto che c'è un modo affinché possa sembrare più norm--- umana?» cercò di trovare le parole più corrette per definirla. 
 
Shinichi: «Guarda, Hattori… detto da te suona ridicolo.» mormorò. 
 
Sato: «Sì. Anche lei lo sa e insieme a Shadir-kun, faranno del loro meglio.» annuì. «Volevo che lo sapesse anche Conan-kun al più presto, dato che si conoscono. Così ne parlerà a tutti i bambini.»
 
Shinichi: «Ma certo, non ci sono problemi! Non appena li vedrò a scuola, ne parlerò con tutti loro.» annuì contento. 
 
Sato: «Aah, quindi hai deciso di tornare anche tu, Kudo-kun?»
 
Heiji trattenne le risate per un pelo. 
 
Shinichi: «Ah… No! No! Io… No! Ma chissà se riuscirò ad accompagnare Conan-kun a scuola e vederli tutti…!!!»
 
Heiji: «Naaaah, glielo dirò io!» si asciugò le lacrime dagli occhi. 
 
Shinichi lo fulminò con lo sguardo. 
 
Sato: «Per me, l'importante è che lo sappia. So che mi posso fidare di voi!» sollevò una mano per salutarli. «A presto e grazie!!»
 
Heiji: «Arrivederci!!» la salutò anche lui con la mano.
 
Shinichi: «Arrivederci!!» finse un sorriso fin quando non la vide sparire all'orizzonte.
 
Successivamente, si mise una mano in faccia per la brutta figura che aveva fatto. 
 
Heiji: «Vabbé, Kudo! Non avrà mica capito nulla! Stai tranquillo!» gli diede una pacca. «Penso che adesso possiamo uscire allo scoperto…» si guardò intorno. 
 
Shinichi: «Lo so, ma ho abbassato troppo la guardia… non avrei dovuto.» sospirò. «Sì, dovremmo essere io, tu e qualche infermiera, al massimo.» fece lo stesso anche lui.
 
Heiji: «Sì, su!» fece spallucce. «Più che altro, quell'Hakuba è davvero allucinante, non c'è niente da fare!» esclamò lamentandosi. 
 
Shinichi: «Come ho detto prima… vale anche per te, Hattori!» rise. 
 
Heiji: «Ma va'!» sospirò e poi si mise le mani in tasca. «Questa volta ce la siamo vista brutta…»
 
Shinichi: «Davvero…» rifletté. «Se non fosse stato per l'aiuto che ci hanno dato tutti, saremmo morti.»
 
Heiji: «Mmh…» sollevò gli occhi. 
 
Shinichi: «Comunque, Hattori. Riguardo ciò che mi avevi detto durante la nostra ultima telefonata…»
 
Heiji: «Aah---! Quale telefonata?? Io non ricordo niente!» disse con una goccia di sudore che gli scendeva giù dal viso. 
 
Shinichi: «Fai pure il finto tonto, tanto le carte in tavola non cambieranno.» lo guardò male. «Volevo dirti che, per quanto tu non mi abbia parlato di quella questione in modo chiaro e tondo, sono pur sempre un detective.» rise pieno di sé. «Quindi l'avevo già capito che ti piace Kazuha e che non sai come dichiararti a lei!»
 
Heiji: «…» diventò una lastra di ghiaccio, poi scosse la testa. «Che strane idee che ti vengono in testa, Kudo!» si mise a ridere come uno scemo. «Perché non cambiamo argomento?? Ecco! Piuttosto, come farai adesso con Ran-san?»
 
Shinichi: «Beh… le dirò che torno al mio lavoro di sempre.» sollevò il viso verso il soffitto. «Prima che crollasse tutto, lei mi ha detto qualcosa che mi ha lasciato un trauma.»
 
Heiji: «Mh? Cosa?» lo guardò stupito. 
 
Shinichi: «In poche parole, mi ha fatto capire che lei conosce il mio segreto.»
 
Heiji: «Eeeh?? Kudo, ma hai idea di cosa significhi??» sbottò scioccato. 
 
Shinichi: «Sì… che è in pericolo, Hattori.» rispose crucciato. 
 
Heiji: «Veramente… io mi riferivo al fatto che tu l'hai presa in giro per tanto tempo, ma a quanto pare… è lei che lo sta facendo con te.» rise con tono di scherno.
 
Shinichi: «Sì, certo. Tu ridi e scherzi, ma la verità è che non puoi capire i miei sentimenti!» ribatté con stizza. 
 
Heiji: «Questo è vero. Ma mettila così, sarebbe un buon inizio se le volessi raccontare la verità.»
 
Shinichi: «Ti ho già detto che non lo farò e sicuramente non cambierò idea. Non adesso che potrei essere tanto vicino a loro…» acuì lo sguardo. 
 
Heiji: «Già… ma alla fine, cosa voleva quell'Organizzazione dalla bambina che hanno rapito? O da quel gatto?» lo guardò perplesso. 
 
Shinichi: «Non ne ho idea, Hattori. A voi Tsukimi-san non sembra aver detto nulla a riguardo, da ciò che ho capito.»
 
Heiji: «Non l'abbiamo mica visto, sai?» lo guardò storto. «Intendo Tsukimi Ryu-san.»
 
Shinichi: «Sì, ovviamente lo so. Ma mentre ragionavo, ho pensato che forse… Non sia stato davvero lui a collaborare con l'organizzazione, ma Tsukimi Akihiro-san. Se tu non ne sai niente, sono sicuro che qualcun altro ce lo farà sapere, non appena possibile.»



In un'altra ala dell'ospedale, Masumi si trovava davanti alla porta di una stanza. 
 
Masumi: (Bene, non mi rimane altro da fare che entrare e parlare con lui.) prese un grande respiro. (Credo di non essere mai stato così tanto nervoso prima di parlare con qualcuno. Non mi resterà altro da fare che sperare che non mi faccia battute delle sue.) fece per bussare, ma sentì parlare qualcuno dall'interno e appoggiò l'orecchio alla porta per origliare. 
 
…: «D'accordo… Allora vado a prenderli e ritorno, va bene?»
 
Chihiro: «Sì. Mi raccomando, portane più che puoi!»
 
…: «Non c'è niente da fare con te.»
 
Masumi: (Chi sarebbe questo qua che parla con Koseki-kun??) si spiaccicò ancora di più con l'orecchio sulla porta. 
 
Chihiro: «Ricorda che sono in un letto d'ospedale e li necessito…»
 
…: «Lasciamo perdere.» aprì la porta di scatto, vedendo Masumi che gli stava per precipitare addosso. «Aaah!!» fece per sostenerla, ma lei tornò dritta sulle spalle dopo aver barcollato un po'. 
 
Masumi: «Ah, scusa! Eheheh~» accennò una risata cercando di non dare tanto nell'occhio. 
 
Chihiro: «Sera-san! Che bello sapere che stavi origliando!!» esclamò entusiasta. 
 
Masumi: «Non ho fatto niente del genere, che ti pare?? Cioè…» volse lo sguardo sull'altra persona che era con lui. «Fammi capire, tu sei suo fratello gemello?»
 
…: «Sì, mi chiamo Koseki Hotaru. Tu, invece…?» guardò Chihiro. «Non l'ho mai visto a scuola…»
 
Chihiro, seduto sul letto con le spalle appoggiate sul cuscino, scoppiò a ridere. 
 
Chihiro: «È la bellissima ragazza di cui ti ho parlato!» sorrise soddisfatto. 
 
Hotaru: «Mi stai prendendo in giro?» squadrò Masumi in lungo e in largo. 
 
Masumi: «Io mi chiamo Sera Masumi, piacere!» cercò di nascondere l'imbarazzo per il complimento ricevuto. «Tuo fratello riesce a essere un cafone e a fare sentire le persone fuori luogo quando vuole!» disse con stizza. 
 
Chihiro: «Ma che dici? È semplicemente nor---»
 
Hotaru: «È un tipo piuttosto imbarazzante, mi dispiace.» scosse la testa. «E scusa anche il mio comportamento, Sera-san. Pensavo fossi un ragazzo.»
 
Masumi: «Figurati, non sei il primo e non sarai nemmeno l'ultimo, credimi!» rise, riprendendo piene facoltà di sé. 
 
Chihiro: «Vedi che ci conto.» guardò Hotaru negli occhi. 
 
Hotaru: «Sì.» si mise una mano in faccia. «Credi di esserci tra un quarto d'ora, Sera-san?»
 
Masumi: «No, sono passato per un saluto veloce. Ma è stato lo stesso un piacere!» sorrise decisa. 
 
Hotaru: «Capisco, lo è stato anche per me. Arrivederci!» la salutò con una mano. 
 
Masumi: «Ciao!!» ricambiò il saluto e il ragazzo andò via. 
 
Chihiro: «Potresti chiudere la porta, per favore?» la indicò. 
 
Masumi: «Non posso rispondere di no, eh?» la chiuse. «Non vi somigliate molto, ma avete gli stessi occhi!»
 
Chihiro: «Siamo eterozigoti, infatti.» annuì contento.
 
Masumi: «Aaah, ecco perché!!» annuì. «Comunque, vedo che stai bene! Fai parte della squadra degli immortali anche tu?» ridacchiò. 
 
Chihiro: «Immortali? Mah, forse dopo oggi… direi proprio di sì.» sorrise. «Mi dimetteranno domani se dopo ventiquattro ore di osservazione risulterò idoneo.»
 
Masumi: «Ottimo!! Immagino che dovrai restare a casa almeno per una settimana, però… data l'entità del trauma. Ti sei pur sempre spaccato la testa.»
 
Chihiro: «Sì, ma sto già meglio. E quando mio fratello mi porterà i miei dolci, starò ancora meglio di adesso!!» sorrise felice. 
 
Masumi: «Ti porta dei dolci benedetti?» si mise a ridere. «Scherzi a parte, è un bene che non sia successo niente di grave.»
 
Chihiro: «Davvero! Certo, mi dispiace per chi ha tirato le cuoia, però la colpa è tutta sua.» scosse la testa. «Ma dimmi, sei qui perché hai saputo qualcosa dalla polizia?»
 
Masumi: «Più o meno…» si sedette vicino a lui. «Non ho trovato i soliti agenti che comunicano tutto a chiunque, quindi non mi hanno saputo dire niente, tranne che posso stare tranquillo. Dunque, ne deduco che faranno qualcosa per te.»
 
Chihiro: «Esattamente. Mi hanno detto che riapriranno il caso. Tsukimi Ryu-san ha confessato… ed è stato davvero lui a uccidere mio padre.» strinse forte due lembi delle lenzuola. «Non avevo dubbi, ma sentire la conferma mi ha… del tutto… distrutto.» serrò i denti. 
 
Masumi: «Non è di molta consolazione, ma almeno… giustizia è stata fatta.» guardò i pugni del ragazzo e pensò al suo stesso padre. 
 
Chihiro: «Sì. La mamma è ancora alla centrale di polizia.» sospirò, cercando di distendere i nervi. «Adesso posso andare avanti. Posso guardare al mio futuro con un approccio positivo… ed è grazie a te.» la guardò negli occhi. «Grazie, Sera-san.»
 
Masumi: «La verità è che sei stato fortunato che Tsukimi-san abbia vuotato il sacco, ma, prego, non c'è di che! Era pur sempre il mio lavoro!» annuì soddisfatta. 
 
Chihiro: «Giusto.» assunse un'espressione seria. «Come posso ripagati? Cioè, io ti sono grato per ciò che hai fatto, quindi vorrei ricambiare, in qualche modo.»
 
Masumi: «No, non c'è bisogno!» gesticolò. «A me interessa solo risolvere i casi, non ricevere qualcosa in cambio!!»
 
Chihiro: «Però ti sei messa nei guai a causa mia… permettimi di fare qualcosa per te!» disse determinato.
 
Masumi: «Ma non voglio niente, te l'ho detto! E non voglio che tu faccia niente.» rifletté. «Anzi, sì. Una cosa c'è, ma è già in atto, quindi non mi serve!» si alzò. «Allora io vado!»
 
Chihiro: «Aspetta!! Cosa sarebbe…?» la guardò perplesso, mentre una gentile brezza che partiva dalla finestra si levava su Masumi, irradiata anche dalla luce del sole. 
 
Masumi: «Vai avanti e sii orgoglioso di te e della tua famiglia!» gli fece l'occhiolino. «Arrivederci, Koseki-kun.» gli diede le spalle. 
 
Chihiro: «Questo suona come un addio, sai? Ma io non demorderò mai. Non importa quanto tempo ci vorrà. Io… sono davvero felice di averti conosciuta.» il tono della sua voce era fermo ma triste. 
 
Masumi: «Sei sulla strada sbagliata, ma fa' pure come preferisci! Ci si vede!» aprì la porta, uscì e la chiuse alle sue spalle. 
 
Chihiro: «A presto… Sera-san.» sorrise interdetto, ma con il cuore che gli batteva forte per l'adrenalina. (Un giorno… conquisterò il tuo cuore!) 



In tutt'altro luogo, ben nascosto dalla popolazione di Beika… 
 
Shiho: «Potrebbe spiegarmi con esattezza cos'è accaduto ieri notte?» chiese guardando l'orologio che era appeso al muro. 
 
Yukiko: «Beh… Credo di poterlo fare, sì… Ma non preferiresti che a farlo fosse qualcun altro?» le fece l'occhiolino. 
 
Shiho: «Come?!» rispose di soprassalto. «Non so a chi si stia riferendo, ma lei va più che bene.» cercò di ritrovare la sua compostezza di sempre. 
 
Yukiko: «Eppure, sai… Io mi sono fatta delle idee a riguardo~» la punzecchiò.
 
Shiho: «Mi sa che nella vostra famiglia pensate troppo.» sollevò gli occhi verso l'orologio e sbuffò. 
 
Yukiko: «Eh eh eh… Ma io ho una certa esperienza in questo campo!!» le diede qualche leggera gomitata. 
 
Shiho: «Io ho esperienze solo relative ai campi di calcio, invece.» volse lo sguardo su di lei. «Se non me ne vuole parlare, faccia pure come le pare, aspetterò.»
 
Yukiko rise divertita. 
 
Punzecchiare una ragazza col carattere difficile come quello di Shiho non le dispiaceva per niente. In quel momento, si trovavano all'interno di una casetta poco distante dalla cittadina di Beika. Era piccola e dalle pareti sottili, ma situata in un posto strategico. Le due donne stavano cucinando qualcosa per il pranzo ed erano in una cucina non molto grande e abbastanza dismessa. Shiho era arrivata lì da circa due ore, accompagnata da Yukiko, mentre Rei era stato portato in quel luogo da Akai e Camel poco dopo averlo tratto in salvo. Era stato operato da un medico underground, così che nessuno venisse a conoscenza della sua identità. 
 
Yukiko: «Mpf… ahahah!» si portò una mano davanti alla bocca. 
 
Shiho: «La faccio ridere così tanto?» assunse uno sguardo bieco, per poi voltarsi nuovamente a guardare l'orologio. 
 
Yukiko: «Sì, sei troppo carina!» si asciugò una lacrima dagli occhi.
 
Shiho: «Carina? Io?» continuò a guardarla in modo obliquo. «In che senso?»
 
Yukiko: «Fai tanto la dura, ma in realtà, chissà quanto non vedi l'ora di parlare con lui!!» annuì felice. «Eh sì, anche questo fa parte del potere della gioventù!!»
 
Shiho: «Si sta sbagliando di grosso. A me non importa proprio un bel niente di quell'uomo lì!» replicò con stizza. 
 
Yukiko: «No, eh? Eppure…» si portò l'indice sulle labbra. «Non fai altro che controllare l'orologio…!»
 
Shiho: «È chiaro! È perché tra non molto andrò via!» rispose a tono. 
 
Yukiko: (Certo… dove, in questo stato, per l'esattezza?) ridacchiò. «E allora… cosa mi dici di ciò che stai cucinando? Non è una porzione per una sola persona? Mi sbaglio?» sbatté lentamente le palpebre. 
 
Shiho: «Non è colpa mia, non c'erano abbastanza verdure…!» cercò di discolparsi. 
 
Yukiko: «Eppure… il frigo era ben rifornito… Se guardi bene in questo momento, vedrai che---»
 
Shiho: «E va bene!» sospirò. «Non c'è niente da fare con lei...» sorrise amaramente. (Chissà se con la mamma avrei avuto un rapporto del genere…) 
 
Yukiko: «Ecco, ecco!!» si avvicinò a lei. «Dimmi, cosa ti piace di più di lui?» ridacchiò. 
 
Shiho: «Non so a chi si stia riferendo, ma preferirei che la smettesse di provocarmi.» la guardò male e poi scoppiò a ridere. 
 
Yukiko: «Adesso ti faccio ridere io, eh?» sorrise dolcemente. «Ma almeno, sono riuscita a rompere il ghiaccio!! Evviva!!»
 
Shiho: «Mpf… che donna particolare…» scosse la testa. «Vado a vedere se si è svegliato… se no, gli lascio in caldo questa zuppa di verdure e vado via. Credo di aver fatto abbastanza.» mise il piatto e un bicchiere d'acqua su un vassoio. 
 
Yukiko: «Fai come preferisci.» annuì. «Io controllo un po' cosa c'è nei paraggi per essere sicura che sia tutto a posto.»
 
Shiho: «D'accordo. In caso, le farò sapere quando andrò via.» le diede le spalle e fece per uscire dalla stanza. «Credo… che sia il cuore. È quella la cosa che mi piace di più di quell'uomo.» arrossì e si allontanò prima che Yukiko potesse risponderle. 
 
Yukiko: «Eeeh… quanto c'è voluto?» ridacchiò. «Anche Shin-chan ha un carattere orrendo, ma forse… Nooo, mio figlio ha il peggior carattere su tutti! Forse è secondo solo a mio marito! Quanto sono monelli! ♡» andò via, uscendo dalla porta secondaria. 
 
Shiho, intanto, raggiunse la porta che la divideva dalla stanza dove si trovava Rei. 
 
Shiho: (Contando il fatto che starà dormendo… Forse… Farei prima a lasciargli un biglietto? Mi sento patetica ad avergli rivelato cose di me che non sa nessuno… di avergli parlato dei miei sentimenti…) pensò alle parole di Rei e arrossì. (E… non posso dimenticare che mi ha rubato il mio primo bacio. L'altra volta ho lasciato correre, ma quando possibile… Me la pagherà.) fissò nuovamente la porta, sentendo chiaramente che le guance le scottavano per l'imbarazzo. (Che schifo di situazione…) deglutì. (Non mi rimane altro da fare che entrare e lasciare il biglietto. Bene. Sì. È la scelta migliore!!) aprì la porta più piano che poté, così da non fare alcun rumore. 
 
Una volta dentro la stanza, appoggiò il vassoio su una scrivania che c'era poco lontana dalla porta e poi chiuse quest'ultima, facendo nuovamente attenzione al rumore.
 
Shiho: «Perfetto.» mormorò a voce bassissima. (Adesso non mi rimane altro che scrivere il biglietto e lasciar---) 
 
Rei: «Shiho-san…?» disse con un tono di voce abbastanza tranquillo. 
 
Il cuore di Shiho saltò per la sorpresa e si voltò di scatto verso di lui. 
 
Shiho: «Ma quindi… eri sveglio?!» lo guardò con gli occhi di fuori e il cuore in gola. «Mi hai fatto prendere un colpo! Non potevi dire qualcosa non appena mi hai vista entrare?!»
 
Rei: «A dire il vero… ho sempre avuto gli occhi aperti. Se mi avessi degnato di uno sguardo, l'avresti visto da te.» ridacchiò. 
 
Shiho: «Non ero interessata a farlo, dato che sarei andata subito via.» sospirò stancamente. «Ormai, già che ci sono…» lo guardò in modo altezzoso. «Come ti senti?»
 
Rei: «Abbastanza bene.» sorrise. «Sapere che sono vivo è il dono più bello che abbia ricevuto oggi. Ma, come dire… ero certo che non sarei morto, mettiamola così.»
 
Shiho: «Ho capito che c'era qualcosa che hai fatto… e che aveva lo scopo di farmi scappare dalle grinfie dell'Organizzazione… ma non è andata a buon fine. Mi sbaglio?» acuì lo sguardo. 
 
Rei: «Sì, però… siamo ancora in tempo, se---»
 
Shiho: «Non ci sono se. La mia vita me la scelgo da sola. E già qualche tempo fa ho capito cosa fare affinché io possa essere felice. Non ho bisogno di essere protetta da nessuno. Io…» restò in silenzio per qualche attimo. «Ho solo bisogno di essere libera. Libera di poter fare ciò che mi pare e piace con chi voglio io, quando lo dico io e come lo dico io. Voglio essere padrona della mia vita e ti assicuro che mai nessuno riuscirà mai più a togliermela.»
 
Rei: «Una risposta così diretta… La sento quasi come un rimprovero in seguito a ciò che ho provato a fare. È così?» chiese in modo retorico. 
 
Shiho: «Rimprovero, dici?» rifletté. «Certo. È tutto ciò che meriti per avermi presa in giro e avermi rubato un bacio. Anzi, ti meriti di peggio. Ma prima che ti possa dire altro… ce la fai a sollevarti? È importante che tu metta qualcosa nello stomaco. Aiuterà la guarigione. Yukiko-san ha preparato tutte le verdure migliori che ti garantiranno una guarigione celere.»
 
Rei: «…» la guardò negli occhi. 
 
Shiho: «Che c'è?!» cercò di non vacillare. 
 
Rei: «Niente… la ringrazierò sicuramente, quando sarà possibile.» rise. «Credo di potermi sollevare per mangiare, sì.» cercò di farlo, facendo forza sulle braccia.
 
Shiho: «Aspetta.» cercò di rendere i cuscini più compatti e lo fece distendere con la schiena su di essi. «Così ti fa male?». 
 
Rei: «No, va bene!» si mise comodo. «Però mi fanno male i muscoli delle braccia.»
 
Shiho: «Non accampare scuse, non sono stupida!» lo guardò piena di rabbia. «Vuoi soltanto essere imboccato, l'ho capito, sai?»
 
Rei: «Eh?» la guardò perplesso. «Perché dici una cosa del genere?»
 
Shiho: «Perché da quel che ho capito di te, non sei solito lamentarti di ciò che ti fa male o no.» prese il piatto e lo scoprì. «Ma in ogni caso, pensavi davvero che ti avrei fatto fare da solo, eh? Sei pur sempre stato operato da qualche ora, è normale che ti faccia tutto male, anche perché, in seguito a ciò che è accaduto… hai preso un sacco di botte.» si sedette su una sedia vicino al letto. 
 
Rei: «Mpf… mi hai scoperto!» sorrise un po' imbarazzato. «Anche se, proprio come hai detto, non è una bugia. Ma dimmi… tu sai chi mi ha portato qui? Dopo che tu e Yukiko-san siete andate via, credo di aver perso conoscenza.»
 
Shiho: «Non lo so. Yukiko-san ha fatto di tutto pur di non parlarmene, quindi sarà una persona che vuole restare nell'anonimato.» lo guardò male. (Ma non è che non lo abbia capito… che nonostante volessi metterlo nel sacco io, in realtà lui ha fatto il doppio gioco…) 
 
Rei: «Ho capito… allora credo di averla inquadrata… questa persona X.» fece spallucce.
 
Shiho: «Ovvio.» sollevò il cucchiaio. «Forza, o si fa freddo!»
 
Rei: «Buon appetito!» aprì la bocca. 
 
Shiho lo imboccò anche se la cosa la imbarazzava parecchio e non voleva darlo a vedere. Non ci aveva mai fatto caso, ma Rei a volte sembrava avere l'espressione di un bambino. 
 
Rei: «È buonissimo!!» esclamò soddisfatto.
 
Shiho: «Ti piace davvero?» chiese curiosa. 
 
Rei: «Sì, moltissimo!!» sorrise felicissimo. «Devo davvero ringraziare tantissimo Yukiko-san per avermi permesso di mangiare una prelibatezza simile!»
 
Shiho: «È naturale che fosse buono, ci ha messo un sacco d'impegno a farlo! Perché vuole che ti riprendi presto.» continuò a imboccarlo. «Quindi… forse non c'è bisogno che la ringrazi, l'ha fatto perché doveva.»
 
Rei: «Eh?» la guardò perplesso. «Shikuha he shia coshì*?» disse con il boccone ancora in bocca. 
(Sicura che sia così?) 
 
Shiho: «Ovvio!!» gli porse un tovagliolo. «Quello era il tuo ultimo boccone.» si alzò dalla sedia e gli diede le spalle. «E comunque, ricorda ciò che mi hai detto qualche ora fa. Devi ancora raccontarmi ciò che è accaduto.» si voltò verso di lui. «Tutto, anche di loro. È chiaro?»
 
Rei: «Lo farò.» si pulì le labbra. «Anche se ci sono cose che hanno maggiore priorità.» sorrise. 
 
Shiho: «Lascia che decida io la priorità da dare alle cose che m'interessano! Certo che prima lo dici a me, ma il caratteraccio che ti ritrovi tu non lo tieni in conto?!» scosse la testa. «Sempre buono, bravo e gentile… È proprio vero che ti devi spaventare di questo genere di persone!» gli porse il bicchiere con l'acqua. 
 
Rei: «Grazie.» lo prese e la bevve tutta, poi glielo restituì. 
 
Shiho: «Prego.» lo mise nuovamente sul vassoio. «Tuttavia…» lo aiutò a mettersi giù. 
 
Rei restò a fissarla senza dire nulla. 
 
Shiho: «Sono felice che tu sia sopravvissuto… e che sia andato tutto per il meglio.» non riuscì a trattenere un sorriso. 
 
Rei: «Anche io lo sono, gr---»
 
Shiho: «Prego! Sei un tipo davvero noioso! E comunque, sappi che sono felice solo perché non avrò rimpianti, hai capito?» prese il vassoio con sé. «Me ne vado!»
 
Rei: «Sì, sì, ho capito.» ridacchiò. «Ti farò sapere.»
 
Shiho: «Spero di essere libera per quando accadrà!» rispose con stizza, ma ridendo. 
 
Rei: «Lo spero anche io! O al massimo… niente cena e ci vedremo solo quando capiterà, senza poter parlare di nulla.» fece spallucce, convinto di ciò che diceva. 
 
Shiho: «Ma sentilo...» sospirò. «Bye bye.»
 
Rei: «A presto.» sorrise e chiuse gli occhi.
 
Shiho andò via più velocemente che poté. 
 
Rei: (Non c'è davvero niente da fare con te… Facciamo che terrò per me il fatto che ho inavvertitamente sentito tutto ciò che avete detto tu e Yukiko-san… Grazie per l'ottimo pranzo, Shiho-san.)
 
Mentre Shiho e Rei parlavano, Yukiko si era diretta fuori come aveva precedentemente annunciato alla ragazza che era con sé. 
 
Yukiko: «Sei sicuro di non volerle dire la verità? Tanto lo scoprirà lo stesso~» si avvicinò a un uomo con un berretto di lana in testa. 
 
Akai: «Sì. Al momento è la cosa migliore da fare.» rispose stoico. 
 
Yukiko: «Io non credo… penso che le dovresti parlare riguardo---»
 
Akai: «No. Credo che lei abbia già capito tutto e che stia aspettando una conferma… che non arriverà presto.» annunciò non perdendo il sorriso che aveva sulle labbra. 
 
Yukiko: «Oh… quindi sai essere anche un sadico… non l'avrei mai detto!» ponderò secondo le parole dell'uomo. 
 
Akai: «Non so se mi potrei definire tale. Però non è ancora arrivato il momento, tutto qui. Ma le parlerò, anche se sotto mentite spoglie.»
 
Yukiko: «E per quanto riguarda… lui?» chiese incuriosita. 
 
Akai: «Non c'è bisogno che gli dica niente. Sapeva che sarei andato in suo soccorso, comunque. Era pur sempre con me che avrebbe dovuto vedersi, se il piano fosse andato a segno.» rifletté. «In ogni caso, se ci penserà, lo potrà capire senza che io gli dica niente.»
 
Yukiko: «Questo è vero, ma… insomma, sei sempre di così poche parole!» gonfiò le guance in segno di protesta. 
 
Akai: «Ogni cosa a suo tempo. Arriverà anche il momento in cui sapranno la verità sul resto...» acuì lo sguardo. «Ma non sarà oggi.»
 
Yukiko: «Come vuoi, come vuoi~» si rasserenò. 
 
Akai: «Credo che per me sia giunto il momento di andare.»
 
Yukiko: «Eh? Di già?» rispose perplessa. «Ho perfino preparato qualcosa per il pranzo!»
 
Akai: «Allora lo mangerò non appena lei andrà via. Grazie, Yukiko-san.»
 
Yukiko: «Di nulla!!» esclamò arrossendo. «Allora io tornerei dentro!»
 
Akai: «A più tardi.» si accese una sigaretta e guardò verso l'orizzonte. (Anche se non sei più qui… manterrò per sempre la nostra promessa, costi quel che costi.) 
 
Il pensiero dell'uomo era rivolto alla donna che amava, Miyano Akemi. Avrebbe sempre fatto tutto il possibile affinché il loro legame restasse vivo nonostante la sua morte, tramite quella promessa che non avrebbe mai spezzato per nessuna ragione al mondo… fin quando gli sarebbe stato possibile.
   
 
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