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Autore: kamomilla    10/05/2005    12 recensioni
Hermione finalmente va a vivere da sola, ma neanche immagina cosa l'aspetta. I suoi amici di sempre l'aiuteranno con il trasloco e Ron anche in qualcosa d'altro. Se avete tempo e voglia commentate!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PER TROVARE L’AMORE BASTA CAMBIARE CASA

PER TROVARE L’AMORE BASTA CAMBIARE CASA

 

 

 

 

 

Hermione Granger, una bella ventiduenne dai riccioluti capelli mori, stava facendo ricerche alquanto complesse su un’altrettanto complessa Pozione della Luna, quando la voce squillante della madre le annunciò che era arrivata della posta per lei.

La ragazza lasciò cadere la piuma sulla scrivania e con il cuore in gola si precipitò al piano di sotto.

-Chi è il mittente, mamma?- domandò pregando che fosse chi pensava lei.

-Non saprei, non c’è scritto. Però è la civetta di Viktor, quindi deduco che sia lui.-

La delusione la colse in pieno come una secchiata d’acqua gelida. Diventò ancora più cocente quando appurò che in effetti la lettera era del suo amico di piuma, nonché grande e famoso giocatore di Quidditch, Viktor Krum. Non che le desse fastidio ricevere una lettera del ragazzo, ma da alcuni giorni aspettava ben altra missiva.

Slegò la pergamena spiegazzata dalla zampa di Talia, la bellissima civetta di Viktor, e le versò un po’ d’acqua in una ciotolina.

Stava per tornarsene di sopra, quando un altro rapace, questa volta un bel gufo reale dall’aspetto austero, picchiettò con il becco contro la finestra della cucina.

Hermione lo fece entrare e gli tolse la busta ingiallita dalle zampe. Era chiusa con il sigillo del Ministero della Magia, cosa che fece sperare la ragazza.

Suo padre fece capolino nella stanza.

-Come mai tanta posta, oggi?-

Lei non lo sentì nemmeno ed aprì la busta con mani tremanti. Se era quello che pensava che fosse…

Lesse velocemente la lettera e, una volta arrivata in fondo, iniziò a saltellare per il salotto.

Il padre aggrottò le sopracciglia.

-Hermione, stai bene?-

Lei annuì e gli saltò in braccio, facendogli perdere l’equilibrio e facendolo cadere sul divano. Entrambi scoppiarono a ridere.

-Scusami, papà, ma… sono così contenta!-

La signora Granger, attirata dal frastuono e dalle risa, arrivò in salotto sbuffando.

-Insomma, cos’è questo baccano?!- domandò incrociando le braccia al petto con espressione severa.

Hermione si alzò dal divano, con un sospiro di sollievo da parte del padre, e abbracciò la madre.

-Mamma, ricordi quell’appartamentino di cui ti avevo parlato?-

-Quello a Diagon Alley? Certo che mi ricordo, non parli d’altro da un mese!-

-Me l’hanno dato!- esclamò la mora stringendosi al petto la lettera. –È mio!-

Il padre la raggiunse e le scompigliò i capelli, mentre la madre iniziò a saltellare per il salotto, ripetendo la scena che la figlia aveva fatto un attimo prima. Grazie al cielo non si buttò tra le braccia del marito.

-Hermione, sono davvero felice per te! Ma non avevi detto che sarebbe stato difficile averlo? Che molti lo volevano?-

-Sì, ma… c’è scritto tutto nella lettera, senti!- assunse un’aria composta e si schiarì la voce. –“Cara signorina Granger, molte persone hanno offerto più di Lei per l’appartamento in via Sibilla di Diagon Alley, ma il Ministero della Magia ha ritenuto opportuno concedere il sopracitato appartamento a Lei, valoroso Auror, di modo che sia più vicina al mondo magico, al quartier generale dell’Ordine della Fenice ed al Ministero stesso. Le chiavi, come avrà già visto, sono nella busta. Può occupare la Sua nuova dimora anche da stasera. Cordiali saluti, Cornelius Caramell, Ministro della Magia.”- concluse di leggere e fece un sorriso che andava da un orecchio all’altro.

-L’appartamento è mio e Cornelius Caramell mi ritiene un valoroso Auror!-

La madre abbracciò la figlia per l’ennesima volta e poi si rivolse al marito.

-Caro, trova una ditta di traslochi per domani. Finchè Hermione non è nella Londra magica è bene che non faccia magie.-

-Jane, domani è domenica, dove la trovo una ditta di traslochi disposta a lavorare di domenica? Bisognerà aspettare fino a lunedì, mi sa. Hermione ha aspettato un mese, cosa vuoi che siano un paio di giorni?-

Hermione recuperò il barattolo di polvere volante accanto al camino. Sul volto un sorrisetto furbo.

-Non mi serve una ditta di traslochi babbana, papà. Ho la mia personale!-

 

 

 

 

 

Hermione e Ginny sedevano sul parquet del grande salone ancora spoglio del famigerato appartamento.

-Herm, qua c’è davvero una vista stupenda! Vedi tutta Diagon Alley ed un pezzo della Londra babbana. Hai avuto una fortuna sfacciata a trovarti un posto tanto bello!-

-Hai perfettamente ragione, Gin. Sono stata davvero fortunata. Adoro questo appartamento, me ne sono innamorata la prima volta che l’ho visto!-

Un tonfo sordo proveniente dal pianerottolo le fece voltare di scatto. Ron, tutto sudato e rosso in faccia, ansimava sulla porta. Ai suoi piedi uno scatolone pieno di voluminosi tomi impolverati.

Hermione scosse la testa e si precipitò a raccogliere “Erbe e funghi per Anatemi illegali”, che era caduto.

-Ron, come credi che possa fare le mie ricerche se tu mi distruggi i libri su cui lavoro?!-

Lui non rispose.

-Di chi ti saresti innamorata?- domandò invece.

La ragazza alzò gli occhi al soffitto.

-Dell’appartamento, Ronald! Dell’appartamento! Ora mi spieghi perché sei sudato come se avessi fatto cinque piani di scale con quello scatolone in braccio?-

-Perché ho fatto cinque piani di scale con quello scatolone in braccio!- sbottò il ragazzo andando a sedersi accanto alla sorella.

Ginny inarcò un sopracciglio.

-Ma non potevi fare come sta facendo Harry?- domandò indicando l’altro ragazzo, che stava tranquillamente salendo le scale dietro al divano di Hermione, che fluttuava ubbidiente.

-No, perché lo scatolone era talmente pesante che l’incantesimo non funzionava!-

Hermione sbuffò e recuperò la bacchetta dalla tasca posteriore dei jeans.

-Levis!- i libri persero il loro peso. –Locomotor!- lo scatolone si sollevò in aria senza alcuna fatica. –Hai visto, Ron? Basta un po’ d’ingegno!- disse la ragazza incrociando le braccia al petto, soddisfatta.

Il ragazzo batté le mani con stampato in faccia un ghigno sarcastico.

-Ma che brava! Se sei tanto ingegnosa perché non hai fatto tu il trasloco, invece di chiamare me ed Harry?-

-Per mantenere le apparenze, Ron! Che figura ci facevamo noi due se era lei, la nostra bella amica gracilina, a fare il trasloco?- esclamò un’allegra voce maschile. –E poi le fa piacere averci in casa! Forza, ora toglietevi di lì e fate posto al divano!-

Hermione sistemò il sofà come più le piaceva e poi tutti vi si sedettero sopra.

-Allora, Herm, contenta della nuova casa?- domandò Harry.

-Da morire! E devo ringraziare anche te. Sei stato così gentile ad aiutarmi con il trasloco.-

Ron si sporse oltre la sorella, indignato.

-E io? Anche io ti ho aiutato!-

-Sbuffando e lamentandoti per tutto il tempo! Per tanto così potevi lasciar stare!-

-Mi lamentavo perché in questo palazzo non c’è quel coso babbano che porta su e giù le cose!-

-Quel “coso” si chiama ascensore! E non c’è per il semplice fatto che qua non serve! Potevi usare la magia!-

Ginny scoppiò a ridere e quel vivace scambio di battute s’interruppe.

-Che c’è da ridere, Gin?- domandò Hermione, ancora alterata.

-Niente! È solo che… io ed Harry dobbiamo proprio andare!-

Harry la guardò confuso.

-Perché?-

-Perché dobbiamo fare quella cosa!-

Nella mente del ragazzo il buio più assoluto.

-Quale cosa?-

Ginevra alzò gli occhi, esasperata.

-La “cosa” che dobbiamo fare, Harry!-

Ci fu un eloquente scambio di sguardo e poi, finalmente, Harry capì.

-Ah, ma certo, la “cosa”!- esclamò battendosi una mano sulla fronte. –Chissà come ho potuto dimenticarmene! È vero, ce ne dobbiamo andare all’istante!-

Ron fece uno sguardo perplesso.

-Di che state parlando?-

La sorella gli diede un bacio sulla guancia.

-Niente, lascia stare. Piuttosto, tu resta qui e aiuta Hermione a sistemare il televisore. Papà gli ha dato un colpo di bacchetta. Voleva farlo funzionare per magia, senza bisogno della corrente, ma mi sa che ha fatto un casino.-

Il ragazzo lanciò uno sguardo preoccupato all’apparecchio.

-Non può farlo Harry?-

Il moro scosse energicamente la testa.

-Scherzi?! Io non tocco quel coso! L’ultima volta che ho messo le mani su qualcosa che ha sistemato Arthur ho rischiato di lasciarci tre dita! Questa volta fai tu!-

Ron sbatté il migliore amico e la sorella fuori dalla porta in malo modo e prese a borbottare insulti.

Dopo quella che Hermione catalogò come un’eternità, il rosso si mise dietro al televisore e prese ad armeggiare con la bacchetta. Quando riemerse dai fili era ormai buio ed Hermione aveva terminato di leggere le trecento pagine di “Incantesimi Oscuri” che le mancavano.

-Ora è a posto!- esclamò ripulendosi i jeans dalla polvere. Si lasciò cadere a peso morto sul divano. –Ho la schiena a pezzi, Herm! Ti prego, portami qualcosa da bere!-

Lei annuì, contenta di avere di nuovo una televisione funzionante, e corse in cucina. Ritornò dopo con in mano due tazze di cioccolata fumante.

Il ragazzo la ringraziò e le fece cenno di accomodarsi accanto a lui.

Si misero a guardare un cartone animato, anche se a nessuno dei due interessava veramente.

-Allora,’Mione.- cominciò Ron, giusto per rompere l’imbarazzante silenzio. –Sei cresciuta!-

Lei strabuzzò gli occhi e si voltò a guardarlo.

-In che senso?-

-Nel senso che… Cioè… Ora sei Hermione Granger che vive da sola. Sei… grande.-

Hermione ci pensò su.

-Sì, probabilmente hai ragione.- gli sorrise. –Ora sono grande. E vivo da sola.-

-E sei pronta?-

-Credo di sì. Ero stanca di stare con i miei. Cioè, loro non erano né invadenti né niente, ma a vivere in tre… non so, la casa mi stava stretta. E poi con i vicini babbani dovevo stare attenta con la magia e tutto il resto. Abitando qui mi sarà molto più comodo anche lavorare.-

Lui annuì.

-Sai, ti invidio. Ora che Fred e George se ne sono andati alla Tana si sta più tranquilli, ma rimane comunque una casa piuttosto affollata. Un posto tutto mio non ce l’ho.-

-Ma Harry? Non ti aveva proposto di trasferirti da lui? Non saresti da solo, ma almeno saresti fuori dalla casa dove hai abitato per tutta la tua vita.-

-Sì, me l’aveva chiesto. Però… ora che sta con Ginny non mi va di andare a vivere con lui. Voglio dire, so benissimo che quei due vanno a letto assieme, e la cosa non mi crea di certo problemi, siamo tutti adulti e comunque meglio con il mio migliore amico che con qualcun altro, ma una cosa è saperlo e un’altra è rientrare e sentire dei rumori provenire dalla camera da letto di Harry. No, decisamente una cosa del genere preferirei evitarla.-

Hermione ridacchiò.

-Immagino! Neanche a me farebbe piacere. Allora l’unica soluzione è trovarti un appartamento da solo.-

-Oppure sposarmi, metter su famiglia e vivere in una grande casa di campagna con tre cani, due gatti e sette figli!-

La ragazza si girò verso di lui, piacevolmente colpita.

-È così che ti immagini dopo sposato? In campagna e con tanti bambini?-

Ron arrossì.

-Beh… sì. Mi piacerebbe una famiglia numerosa, come la mia. A te no?-

Anche Hermione arrossì. Parlare con Ronald di famiglia e bambini la faceva sentire… strana.

-Non saprei. Io sono figlia unica, ma mi sarebbe piaciuto un fratello o una sorella. Quando ero bambina spesso e volentieri mi sentivo molto sola. Poi ho incontrato te ed Harry…

Lasciò la frase sospesa e sorrise al ragazzo. Era un sorriso dolcissimo, s’accorse Ron. E anche molto bello. La verità era che Hermione era molto bella. E che loro due si trovavano da soli nell’appartamento di lei. E che la candela accesa creava un’atmosfera molto romantica. E che lui avrebbe voluto baciarla e…

Il rosso scattò in piedi, scosso da quei pensieri. Non poteva avere pensieri del genere! Loro due erano amici, anzi, migliori amici! La conosceva da una vita. Le voleva bene, ma… un bene fraterno. Non poteva pensare quello che aveva appena pensato!

Hermione lo guardò stranita. All’improvviso era balzato in piedi ed aveva assunto un’espressione confusa.

-Ron, cos’hai?- sussurrò appoggiandogli una mano sulla spalla.

A quel contatto il ragazzo sussultò.

-Niente, solo… è molto tardi, Herm. Devo andare. Ci vediamo domandi, va bene? Vengo… cioè, io, Ginny ed Harry veniamo domani.-

Lei annuì e lo guardò chiudersi la porta alle spalle. Adesso era completamente sola. Fece il giro dell’appartamento. Guardò sconsolata le due tazze appoggiate sul tavolino e corse alla finestra.

-Ron!- chiamò.

Il ragazzo, appena uscito dal portone, guardò in su.

-Herm! Che c’è?-

-Torna su!-

Il ragazzo si guardò intorno. Le gente stava lanciando occhiatacce sia lui che ad Hermione.

-Ma…

-Per favore, torna su!-

Ronald chiuse la mente e tornò indietro. Risalì i cinque piani di scale ed ansimante suonò il campanello.

-Herm, cos’hai?- chiese vedendola spaventata.

-Ho paura! Voglio tornare a casa! Portami dai miei, Ron! Per favore.-

Lui la condusse dentro.

-Non dire sciocchezze, Hermione! Forza, calmati e spiegami cosa c’è.-

-C’è che non so stare da sola! Non sono pronta! Ho paura e questo appartamento è così vuoto e così grande e… Ti prego, resta qui stanotte.-

Il ragazzo arrossì violentemente.

-Io…

-Per favore! Puoi dormire nel letto con me, mica ti chiedo di stare scomodo sul divano, ma… non lasciarmi sola. Basta che non mi lascia sola.-

Ron deglutì. Come poteva dire di no davanti a quegli occhioni?

-Va bene.- balbettò alla fine. –Resto.-

Hermione sorrise e lo scortò in camera. In mezzo alla stanza c’era un bellissimo letto matrimoniale, nuovo di zecca, con un semplice copriletto rosso. All’angolo delle federe un piccolo grifone ricamato in oro. Ron sorrise e ne sfiorò uno con un dito. Era bello che anche la sua amica ripensasse ai tempi della scuola. Lui ci pensava spesso, ed erano dei bei ricordi.

-Oh, Ron. Lascia stare, quella è una sciocchezza.-

Lui aggrottò la fronte.

-No, non è una sciocchezza. Vorrei anch’io una cosa del genere. A volte dormo con il mantello di Hogwarts, sai?-

La mora sorrise.

-Davvero? Beh, anche io lo metto addosso, quando ho voglia di ricordare. Comunque ora vado in bagno a cambiarmi. Tu mettiti questa.- gli lanciò una maglietta rossa, perfettamente intonata con i capelli. –È di mio padre, dovrebbe andarti.-

Lui aspettò che le ragazza si chiudesse la porta del bagno alle spalle e si cambiò velocemente. Guardò in basso e si accorse con orrore che aveva su i boxer con gli orsacchiotti. S’infilò sotto le coperte con la velocità di un fulmine e pregò che Hermione non alzasse più di tanto il lenzuolo per ficcarsi a letto.

Lei uscì dal bagno dopo qualche minuto, con addosso una maglietta che le arrivava a malapena sotto al sedere. Quella non era sicuramente di suo padre. Raggiunse Ronald nel tepore del letto e con un colpo di bacchetta spense la luce.

-Buonanotte, Ron.- sussurrò.

Il ragazzo deglutì.

-‘Notte, Herm.-

Restarono in silenzio, immobili del buio. Entrambi percepivano il corpo caldo e teso dell’altro a pochi centimetri dal proprio.

Hermione cercò tentoni la mano del ragazzo e la strinse nella propria. Passarono alcuni secondi e la stretta venne ricambiata.

Ron decise di non pensare più, di fare soltanto quello che il cuore gli diceva. Si girò su un fianco e l’attirò delicatamente a sé. Le diede un piccolo, casto bacio sulle labbra. Bacio che venne ricambiato e che ben prestò si trasformò in una sensuale danza di lingue. Lui si ritrovò sopra di lei e più le sue mani acquistavano sicurezza, più le sue carezze diventavano audaci.

-Ron, voglio fare l’amore con te.- sussurrò Hermione all’orecchio del rosso, con la voce incrinata dall’emozione.

Lui l’accontentò. Fu tutto molto naturale, molto dolce, e quando giunsero all’orgasmo, vi giunsero insieme.

Hermione si lasciò cullare tra le braccia muscolose del ragazzo. Solo dopo una decina di minuti ebbe il coraggio di parlare.

-Ron, cos’abbiamo fatto?-

Lui si mosse irrequieto.

-Abbiamo collaudato il letto nuovo.-

-Ron!-

Anche se era buio il ragazzo percepì l’occhiataccia.

-Abbiamo fatto l’amore, ‘Mione. Non chiedermi come sia potuto succedere, so solo che io lo desideravo da impazzire, poi tu hai detto… Abbiamo fatto l’amore.-

-Abbiamo fatto l’amore.- ripeté lei sottovoce. Gli diede un bacio e si appoggiò contro il petto sudato di Ron. Poteva sentire il suo cuore che ancora batteva forte.

-Grazie.- gli sussurrò.

Lui la strinse a sé.

-E di cosa? Grazie a te!-

-No, grazie a te. Mi hai fatto passare la paura. Prima questo letto era grande, sapeva di nuovo. Non lo sentivo come mio. Ora, invece, sa di te… di noi. Non avrò paura di dormire qui da sola, d’ora in avanti. Perché mi ricorderò di te e del fatto che quando te l’ho chiesto non mi hai lasciata sola.-

Ron sorrise.

-La mia compagnia… potrò offrirtela anche altre notti, però?-

Hermione lo baciò.

-Sì… direi di sì. Tutte le notti che vuoi… e anche tutti i giorni!-

Sorrisero ed insieme, abbracciati, si addormentarono.

 

 

 

 

 

 

   
 
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