Anime & Manga > Death Note
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Autore: EcateC    05/03/2020    1 recensioni
Ci sono molte regole non scritte nel manuale di istruzioni dei Death Note. Tra queste ce ne una, la cui diffusione nel mondo umano è stata rigorosamente vietata agli Shinigami. La Death Eraser permette di cancellare qualsiasi nome iscritto nel Death Note. Non importa se la mano dello scrivente sia stata umana o divina: la Death Eraser riporta in vita la vittima, purché la morte di quest’ultima non abbia coinciso perfettamente con quella che sarebbe stata la sua morte naturale.
What if ambientata poco prima della morte di L, che trae le basi da un unico fatto inventato: l'arrivo anticipato di Near e Mello in Giappone.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: L, Light/Raito, Mello, Near, Watari | Coppie: L/Light, Mello/Near
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Subito dopo che L se ne fu andato per fare ritorno alla base investigativa, Watari si era dato prontamente da fare.

Con una telefonata aveva radunato le forze speciali che lo avevano accompagnato in Giappone, quelle segrete, che conosceva personalmente e che avevano da sempre collaborato a stretto contatto con L.

Infatti, solo pochi eletti erano stati informati della verità, ossia del fatto che Light Yagami, il giovane, promettente e gentile figlio del commissario, fosse Kira.

E ora L e Kira erano ripresi negli schermi del loro computer, in atteggiamenti intimi, o presunti tali. Sicuramente si erano baciati in bocca.

-Cosa diavolo sta facendo, L!?- gridò Mello, addentando con nervosismo la sua barretta di cioccolato -Cosa aspetta ad arrestarlo!? Stai a vedere che si è innamorato di lui sul serio. Cazzo, perché ho sempre ragione?-

-Fai silenzio, lasciami ascoltare!- lo rimproverò duramente Watari, avvicinando le orecchie quanto più possibile al pc.


-L, il mio nome è L. Non sai nemmeno come mi chiamo-

 

-Gli ha detto il suo nome!?- ribadì il giovane, sconvolto, accompagnando la frase con un’altra imprecazione.

 

-Sì che lo so, me lo hai detto tu. Ti chiami Lawliet-

-Non mi chiamo Lawliet. Il mio nome è L, Lawliet è il mio cognome. Ed è per questo che sono ancora vivo, vero? Perché non avevi capito che L era effettivamente il nome?-

-Sei vivo perché ti amo-

 

 

I due sbarrarono gli occhi, increduli da quello che avevano appena sentito.

-Passami un cellulare- esclamò subito Watari, angosciato, senza distogliere lo sguardo dallo schermo -Subito!-

Mello obbedì celermente e l'anziano compose in fretta il numero di L, che ovviamente sapeva a memoria. Il telefono squillava, ma da quanto emergeva dallo schermo, L sembrava non averlo con sé. O forse lo stava semplicemente ignorando.

-Avanti, rispondi, ragazzo mio...- lo supplicò Watari, guardando dallo schermo il suo viso sconvolto.



 

-Sei vivo perché ti amo-

 

L non si intendeva molto di criminologia, era un aspetto del suo lavoro che non aveva mai realmente approfondito.

Lui risolveva i casi basandosi sulle evidenze scientifiche e sul metodo deduttivo, poco gli interessavano i moventi o i deficit relazionali, emotivi o sociali, che spingevano il reo a delinquere. Lui doveva solo trovare il colpevole e fermarlo prima che commettesse altri danni, punto.

Ma con Light questo suo modo di ragionare, così logico e freddo, si era dimostrato inadeguato. L aveva pertanto del tutto ribaltato il suo modus indagandi e si era affidato in primo luogo all’intuito e poi anche all’istinto. L aveva come percepito che in Light ci fosse qualcosa di sospetto fin dal primo sguardo. Era troppo perfetto, troppo gentile, la sua condotta era troppo pulita e inappuntabile… Non era normale. E poi il suo sguardo calcolatore, ingegnoso e a tratti perfino beffardo, il suo modo di osservare gli altri, di muoversi silenziosamente come un predatore, lo avevano del tutto convinto della bontà delle sue supposizioni.

Si vedeva a occhio nudo che Light era Kira, ma era come provare l’esistenza di un virus senza il microscopio: impossibile.

E ora che L sapeva con assoluta certezza la verità, si sentiva perso, angosciato dai suoi stessi sentimenti.

Lo odiava con tutto stesso, ma al tempo stesso lo amava, nel senso romantico del termine. Gli serbava una stima quasi viscerale, perché Light aveva compiuto quella notevole impresa tutto da solo, dimostrando un sangue freddo e una genialità stupefacenti. Allo stesso modo, le menzogne e la scaltrezza diabolica con cui aveva agito, raggirato e tessuto le trame dei suoi piani erano sintomatiche di una personalità deviata e pericolosamente criminale. L non si sentiva di escludere che lo stesse ingannando anche in quel momento, al solo scopo di ingraziarselo e annebbiargli il cervello.

“Ti amo” gli aveva detto. Ma c’era da credergli?

-C’è mai stata una volta in cui hai detto la verità?- gli rispose infatti, severamente, ignorando il cellulare che vibrava nella tasca.

-Ti sto dicendo solo la verità!- esclamò Light, estenuato -L, ti prego, guardami negli occhi e dimmi se ti sto mentendo- lo esortò, convincente -Noi due non possiamo farci la guerra, non lo capisci? Non vedi quanto siamo simili e superiori rispetto a tutti gli altri? Io e te insieme potremo diventare invincibili! Potremo regnare su un mondo nuovo e depurato dal male come due vere e proprie divinità. Devi solo unirti a me e sposare la mia causa-

-Light! Cosa diavolo state facendo!?- esclamò la voce di Soichiro Yagami, interrompendoli bruscamente -Perché ovunque io mi volta, trovo voi due insieme?-

Light mollò subito le spalle di L e lo fulminò con lo sguardo -Papà ho diciannove anni. Lasciami in pace-

-No, ragazzino, io non ti lascio in pace! Perché tu sei mio figlio e almeno quando siamo in servizio, esigo che tu ti comporta in modo dignitoso!-

-Dignitoso!? Io e Ryuzaki stavamo parlando di lavoro!- mentì furente, con la faccia di bronzo degna di un criminale -Sei tu che ci hai interrotto!-

-E perché non condividete con noi ciò che sapete? Anche noi stiamo lavorando per il caso Kira!-

Light alzò gli occhi al cielo e si voltò verso L come per cercare un appoggio, solo che il detective si era già dileguato. 

Si era infilato dentro l'ascensore, non abbastanza in fretta per evitare di sentire i richiami di Light, ed era salito fino al dodicesimo piano. C'era una stanza in quell'area del palazzo pressoché inutilizzata, una stanza che gli aveva predisposto Watari e che non aveva mai potuto raggiungere, a causa della convivenza forzata con Light. Dentro a questa stanza c'era solo un pianoforte.

L suonava il pianoforte quando la sofferenza o la paura prendevano il sopravvento su di lui. Aveva imparato a suonarlo alla Wammy House, in un tempo relativamente breve, ed era bravo, ma non amava esibirsi in pubblico. Lo suonava solo quando aveva la certezza di essere solo e lontano da orecchie discrete, come in quel momento. O quanto meno, lontano da orecchie umane.

-Non ti permetterò di fare del male a Misa- gli aveva ultimato Rem -Giurami che non la coinvolgerai nelle indagini-

L non smise di suonare -Mi dispiace, ma ti giurerei il falso- 

Rem torreggiò su di lui, minacciosa -O fai come ti dico, o io ordinerò a Light Yagami di ucciderti-

-Non mi importa- le rispose L, alzando il suo sguardo triste su di lei -Non ho più niente da perdere, ormai-

-La tua vita non ha alcun valore?-

-Ora non più- le rispose L, abbassando lo sguardo. Prese il proprio cellulare dalla tasca e cominciò a digitare un messaggio.

 

L’arresto di Light avverrà oggi alle 14. Puoi iniziare ad avvertire le autorità.


Watari lesse il messaggio a voce alta di fronte ai due giovani detective.

Era fatta, avevano vinto.



 

 

Ore 13:48

 

Pioveva, ancora.

Il tempo ultimamente era dei peggiori. Temporali, vento, pioggia battente e un freddo decisamente non stagionale, visto che era primavera.

Ryuk e Rem erano sospesi in cielo e osservavano da lontano quei due ragazzi in piedi sotto la pioggia.

Ryuk sogghignava ormai da dieci minuti, incessantemente. Vedeva a occhio nudo i cecchini di Watari appostati nel palazzo adiacente e alcuni uomini dei servizi segreti perfino sul tetto insieme a loro.

-Cosa dici che accadrà, adesso?- domandò a Rem, divertito.

-Uno dei due sta per morire. Lo percepisci anche tu-

-Sì, hai ragione… Però aspetta, lasciami guardare cosa fanno. Gli umani sono sorprendenti!-

 

 

 

-Che cosa stai facendo qui sopra, L?-

L era in piedi sotto la pioggia, sul tetto calpestabile del palazzo. Il volto era malinconicamente rivolto verso il cielo e i vestiti, completamente inzuppati, aderivano sul suo corpo scarno ma ben fatto. Se avesse avuto una buona postura e avesse curato un minimo il suo aspetto, L sarebbe risultato davvero bello, forse anche più di me, giudicò Light. Peccato solo che si guardava allo specchio saltuariamente e praticamente si vestiva al buio.

-L!- gridò più forte, cercando di sovrastare il rumoroso scroscio della pioggia. L’altro si voltò e un fulmine di tristezza passò nel suo sguardo, tra le sue ciglia bagnate. Gli accennò comunque un sorriso e gli fece segno di non aver sentito, e quindi Kira decise di raggiungerlo, a malincuore sotto il temporale.

-Mi spieghi cosa ci fai qui?- gli domandò amichevolmente.

-Pensavo- borbottò L, continuando a guardare il cielo plumbeo.

-Alla proposta che ti ho fatto?-

-Light, io…-

-Tu mi piaci- lo interruppe bruscamente quest’ultimo -Senti, so che sono Kira e che i nostri trascorsi non sono stati dei migliori, però io sono Light prima di tutto e tu prima di tutto sei L, non un detective, dico bene?-

L non rispose ma il suo sguardo segnato parlava per lui. Mani in tasca, spalle e collo ricurvi, occhi svuotati: con quella postura sembrava che lo guardasse dal basso, pur essendo perfino più alto di lui.

Light gli si avvicinò -Tu mi piaci davvero. Non so dirti il perché e non so nemmeno se i miei sentimenti sono qualcosa di puro o perverso, ma sta di fatto che li provo- gli accennò un sorriso -Ed è la prima volta che mi succede-

La pioggia batteva inesorabile, senza sosta. Light iniziava a sentire freddo, l’acqua lo aveva raggiunto in ogni anfratto del suo corpo lasciato scoperto dai vestiti. Si sporse verso di lui e lo baciò sulle labbra. Per la prima volta, L chiuse gli occhi e non si irrigidì.

-Mi dispiace tanto, Light- gli disse sinceramente dopo che si staccarono, col cuore ridotto a un fagotto di dolore.

-Ti dispiace di cosa?- gli chiese l’altro, intuendo il pericolo.

-Mi dispiace, ma tu sei prima di tutto Kira e io sono prima di tutto un detective- gli rivelò, guardandolo negli occhi -Sei ufficialmente in arresto, Light Yagami-

Light gli sorrise, incredulo -Sono cosa?-

-Sei in arresto per omicidio plurimo aggravato!- dissero delle voci alle sue spalle. A Light si gelò il sangue nelle vene. Degli uomini armati e comparsi dal nulla gli bloccarono velocemente le braccia dietro la schiena e lo costrinsero a inginocchiarsi per terra. Altri armati fino ai denti gli puntarono una luce contro, e c’erano perfino due elicotteri in avvicinamento.

Light faticò a comprendere cosa era appena accaduto, tanto era sconvolto. Ma quando lo capì, la furia di Kira imperversò dentro di lui.

-L!- gridò a gran voce -TU NON HAI LE PROVE! NON PUOI INCASTRARMI!-

Ma L si sollevò la maglietta e gli mostrò il Death Note nascosto in mezzo a pantaloni, il primo Death Note, quello che aveva posseduto e trovato per la prima volta nel cortile del suo liceo. Light sgranò gli occhi.

-Non è possibile- esclamò, agghiacciato.

-Avrei tanto voluto che le cose andassero diversamente, Light. Il caso Kira è ufficialmente chiuso-

Altri uomini in divisa, comparsi da chissà dove, iniziarono ad applaudire e osannare L, gli elicotteri intanto li avevano ormai raggiunti. A Light girava la testa.

Cosa diavolo stava succedendo? Come aveva potuto trovare quel quaderno, visto che era seppellito sotto terra?

“Ryuk” realizzò subito. Quel bastardo lo aveva tradito!

-L!- gridò disperatamente, prossimo a una crisi di nervi -L! Ti prego!-

Ma il detective gli dava le spalle, accerchiato dalle sirene della polizia, dai motori rumorosi degli elicotteri, dagli applausi e dalle lodi degli uomini dell’intelligence. Ignorava del tutto le loro pacche sulla spalla o i loro tentativi di stringergli la mano, L, troppo impegnato com'era a guardare il cielo per l'ultima volta.

Light, o meglio, Kira, intanto continuava a gridare il suo nome e a ribellarsi, finché non fu trasportato altrove.

 

-Ora tocca a te- esclamò Ryuk a Rem.

 

 




Light aprì gli occhi e subito iniziò a tossire, sentendosi soffocare come se avesse un cappio al collo. Sembrava che a ogni colpo di tosse gli arrivasse una pugnalata tra le costole, non c’era un solo osso o un solo muscolo che non gli facesse male.

Il suo volto era tumefatto e la stanza in cui era segregato era molto angusta, isolata, chiusa da un pesante portone blindato.

Respirava a fatica e in tutto il corpo sentiva un grande, insopportabile dolore. 

“Sono morto?” pensò subito, ma poi si rese conto che no, non era morto: era semplicemente in galera. Ma sarebbe morto presto. I detenuti nel braccio della morte giapponese duravano sì e no un mese, giusto il tempo per fissare la data e sbrigare tutte le faccende burocratiche.

Poteva considerarsi morto, praticamente. Ma questa non era neanche la parte peggiore, perché la morte pura e semplice non lo intimoriva, in verità. Il problema vero e spinoso si poneva ora, su questa terra: vivere la sconfitta e mostrare al pubblico ludibrio il proprio fallimento. Vedere l’espressioni inorridite dei suoi genitori, degli amici, del FBI e del mondo intero. Accettare la sconfitta ed essere sbeffeggiato, maledetto e assalito dalla gogna mediatica.

La morte, in confronto a ciò, era solo un piacevole epilogo.

Light cercò di alzarsi in piedi dalla branda, ma le ginocchia non lo ressero e perciò rovinò al suolo. la testa gli girava, la manica della propria camicia nuova era stata brutalmente strappata. “Mi hanno sedato” collegò subito il suo cervello, sveglio malgrado la tortura subita.

Light si mosse, cercando di ricordare, o meglio realizzare bene cosa fosse successo.

L

I poliziotti.

L’elicottero.

I pugni, i calci, il sangue.

L

L

L.

All’improvviso, piombò dal soffitto della cella un quaderno nero, sottile, che cadde per terra proprio ai suoi piedi. La scritta “Death Note” era stranamente in rosso.

-Ciao, Light- lo salutò una voce gelida alle sue spalle. Light non trasalì né sussultò, si voltò solo verso Rem. La mise a fuoco a fatica, aveva gli occhi molto arrossati -Dunque hai perso la guerra. L ha vinto-

-No, non... Non è così- rantolò, strisciando verso di lei -Io sono un dio, sono Kira, non posso…- tossì forte, sputò sangue -…Perdere-

-Tu non sei un dio, Light Yagami, sei solo uno dei tanti uomini illusi che hanno vissuto in questo pianeta- gli rispose duramente Rem, senza un briciolo di pietà -Ma io voglio darti un’altra possibilità-

Light sollevò faticosamente gli occhi su di lei, sorpreso.

-Puoi ancora vincere, se lo vuoi- ribadì Rem -Devi solo scrivere il suo nome in quel Death Note. Scrivi il nome di L e vincerai-

Light afferrò con mani agitate il Death Note, in mezzo c’era perfino una matita tutta nera, con la punta affusolata.

Ma esitò.

-Che cosa aspetti, Light?- lo spronò il dio -Guarda come ti ha ridotto: ferito, imprigionato, umiliato…-

-Smettila- sussurrò lui, sporcando di sangue il foglio.

-Ti ha privato della tua dignità-

-Basta!-

-Scrivi il suo nome- gli ordinò Rem, calma ma inesorabile.

-No…-

-Scrivilo adesso. Mostragli chi sei-

-Mostrargli chi sono, hai detto?- ripeté Light, i suoi occhi si illuminarono di un bagliore di trionfo -Sì, hai ragione. Gli mostro chi sono, chi sono veramente-

Rem non sorrise e guardò severamente Light mentre racimolava le sue ultime forze per impugnare la matita extraterrestre e scrivere. Con un ultimo, estenuante sforzo, scrisse il nome e poi lasciò cadere il quaderno a terra, come a volersene disfare, liberare del tutto.

Sul suo viso si era dipinto un sorriso esultante e un po' malato. Rem lo studiò col capo piegato di lato e afferrò il quaderno. Sgranò gli occhi magici quando lesse cosa aveva scritto.

-Oh, Light. Da te questo non me lo aspettavo- gli disse Rem, sorpresa, chiudendo il quaderno -Ha proprio ragione Ryuk. Voi umani sapete essere sorprendenti-

-Consideralo come l’ultimo, grande colpo di Kira- le sussurrò Light, trionfante. 

E infatti, sulle pagine ingiallite del quaderno della morte, c'era scritta in bella calligrafia la seguente frase:

 

Light Yagami, morto per amore.








 




Note
Cari lettori silenziosi, questo è quanto... MA non è finita, la situazione potrebbe ancora ribaltarsi...
Appuntamento all'epilogo, con una sorpresa ;)
Intanto voglio dedicarvi la canzone che ha ispirato questa storia e che per me è legata indissolubilmente a L e Light: "Crown of Love", degli Arcade Fire.






 

   
 
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