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Autore: Baudelaire    06/03/2020    0 recensioni
Sette note musicali vivono felici in un paese chiamato Pentagramma, con la loro amata Regina Chiave di Sol.
Ma una giorno qualcuno viene a bussare alla loro porta.
Ed è lì che questa avventura ha inizio...
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Partirono mentre gli ultimi raggi di sole rischiaravano il sentiero. Il vento freddo di quel pomeriggio si era tramutato in una brezza leggera, e la giornata volgeva ormai al termine quando si incamminarono diretti a Fantasyland.
Il viaggio fu lungo e faticoso.
Si fermarono a dormire in una pensione molto modesta, dopo circa due ore di cammino.
Le note riposarono poco e male. Alle sette del mattino dopo erano già in piedi per riprendere il viaggio.
 
  • Quanto manca ancora? – chiese La a Dino, verso mezzogiorno. Il sole era alto e picchiava forte, nonostante fosse appena l’inizio della primavera. Le dolevano i piedi e aveva una gran sete. Cominciava a domandarsi se non avessero commesso un grosso sbaglio ad intraprendere quell’avventura. Quei tre uomini non le piacevano, non si fidava di loro e nutriva forti dubbi sulla loro sincerità. Ma sperava di sbagliarsi.
  • Stasera arriveremo a Fantasyland. Non manca molto ormai– fu la risposta.
 
Finalmente, al tramonto, ecco delinearsi in lontananza la sagoma di un paese. Erano le case di Fantasyland. Proruppero in un urlo di gioia e, di colpo, il dolore alle gambe si attutì, lasciando spazio all’eccitazione e alla frenesia per quella avventura che cominciava a diventare reale.
 
 
All’entrata del palazzo c’era un enorme portone dorato, con due guardie in uniforme che, alla vista di Dino, Armando e Cortese, si fecero da parte e li fecero passare. Attraversarono il ponte levatoio, sotto il quale scorreva un fiume, ed entrarono.
L’interno era sfarzoso: il soffitto era decorato in oro e grossi arazzi alle pareti  raffiguravano scene di caccia e paesaggi naturali. Il pavimento era lustrato a specchio e pesanti tendaggi azzurri ornavano le enormi finestre in stile inglese.
I tre uomini li lasciarono in compagnia di un servitore, che li fece accomodare in una stanza.
  • Sua Maestà sarà qui a momenti.
  • Grazie.
Chiave di Sol era una Regina ancora giovane, di una bellezza indiscutibile, ma Kristel lo era certamente molto di più.
Era alta, aveva  lunghi capelli neri e lisci che le ricadevano morbidamente sulle spalle e contrastavano deliziosamente con il color ocra del vestito di seta che le ricopriva il corpo. Doveva avere all’incirca la stessa età della loro Regina, la carnagione chiara e gli occhi di un marrone intenso.
  • Siate le benvenute nel mio castello. Vi ringrazio per aver accettato di accorrere in nostro aiuto. Senza di voi, avrei dovuto annullare il concerto, e sarebbe stata una catastrofe per il mio paese!
  • Maestà, non deve ringraziarci. Siamo note musicali, siamo qui per fare il nostro dovere! – rispose Do a nome di tutte.
  • Immagino siate stremate dopo il lungo viaggio. Ora andate pure a riposare, domattina conoscerete la mia orchestra e potrete cominciare a provare.
 
Dormirono profondamente fino alle 8. Fecero un’abbondante colazione e si ritrovarono un’ora dopo nella sala del concerto per fare la conoscenza dell’orchestra.
Gli strumenti erano ben quindici: sei violini, due viole, tre violoncelli, un flauto traverso, due trombe, un trombone. Erano di ottima manifattura, certamente molto costosi … e quando attaccarono a suonare le nostre amiche pensarono che era davvero un peccato che i tre ragazzi si fossero ammalati …
Capirono che c’era molto lavoro da fare, l’orchestra andava istruita per bene e il tempo a disposizione era pochissimo.
Si misero di buona lena, lavorando duramente per tutti i cinque giorni successivi.
Il giorno prima del concerto la Regina volle assistere alle prove generali, e rimase sbalordita nell’ascoltare quella musica celestiale. Sembrava impossibile che quelle piccole sette note avessero potuto dare vita a qualcosa di così sublime nello spazio di pochi giorni. Una sottile fitta di rabbia la invase e un lieve lampo di odio balenò nel suo sguardo. Ma fu un attimo. Si impose di controllarsi. Nessuno doveva sospettare nulla, non ancora. Era troppo presto … ancora troppo presto …
 
 
Il giorno del grande evento non tardò ad arrivare.
La sala da ballo era splendida, con enormi lampadari appesi al soffitto e il pavimento di marmo lucidato a specchio. Al centro troneggiava una grossa tavolata, rivestita di una fine tovaglia in pizzo,  imbandita di cibo e bevande pregiate, candelabri d’argento ed enormi vasi di fiori.
C’erano persone di ogni tipo: dame ingioiellate in abito da sera, accompagnate da anziani mariti in frac; giovani fanciulle in compagnia dei genitori o del fidanzato; eleganti e sofisticate coppie anziane.
Per l’occasione era stato allestito un palco in legno, con una pesante tenda in velluto rosso.
I musicisti, in abito da sera, fremevano dall’eccitazione, almeno quanto le sette note, eccitate ed emozionate per quel giorno che, ne eran certe, sarebbe stato indimenticabile per ciascuna di loro. Avrebbero avuto qualcosa da raccontare al loro ritorno a Pentagramma, Chiave di Sol sarebbe stata orgogliosa di loro e … chissà … forse quello sarebbe stato l’inizio di una sfolgorante carriera. La fama e il successo erano lì, a portata di mano. Non occorreva fare altro che allungare la mano ed afferrarli. Ed era ciò che stavano per fare, era nel loro destino.
 
 
La Regina in persona presentò la FantasyBand ( questo il nomignolo scelto per l’occasione).
Scrosciarono gli applausi quando il tendone si aprì, e subito una dolce melodia invase il palazzo, accompagnando la luculliana cena.
L’orchestra suonò per tutta la sera; gli ospiti ascoltavano e applaudivano, tra una portata e l’altra. Quando fu servito il dolce, qualche coppia si gettò in pista, dando inizio alle danze, seguita a ruota da un’altra, e poi un’altra ancora, e poi un’altra e un’altra ancora, fino a che tutti furono coinvolti in balli sfrenati con il sottofondo di quella splendida musica.
Gli ospiti più giovani si attardarono a lungo, e fu solo a tarda notte che il castello di Kristel si svuotò.
Le sette note erano sfinite e, terminato il concerto, si ritirarono svelte nelle loro camere, piombando in un sonno profondo.
Alle 8 del mattino successivo, Do era ancora avvolto nel mondo dei sogni quando, all’improvviso, fu destato da un secco rumore alla porta.
Chi può essere a quest’ora?
Ancora intontito, si alzò e si diresse verso l’uscio.
  • Chi è?
  • Sono io, Sol.
D’istinto, senza pensarci due volte, Do aprì la porta. In quel preciso istante quattro grosse braccia lo afferrarono e lo bloccarono.
  • Ehi! Ma che succede?
La Regina Kristel stava in piedi davanti a lui, al suo fianco Dino, Armando e Cortese tenevano fermi Sol e La. Entrambi avevano le braccia legate dietro la schiena, impossibilitati dal compiere il benchè minimo movimento. Lesse una grande paura negli occhi di La, e una profonda rassegnazione in quelli di Sol.
Le guardie che lo avevano bloccato gli serravano le braccia facendogli male.
Tutto gli appariva confuso. Non riusciva a credere a quanto stava accadendo. Il volto della Regina, fino all’altra sera così dolce e amabile, era ora contratto in una smorfia di disprezzo.
  • Eccolo qui, il nostro Do. Dormito bene? –  domandò Kristel con un sorriso maligno.
  • Che sta succedendo? Che cosa significa tutto questo? – urlò mentre Dino, con l’aiuto delle due guardie, gli legava le mani dietro la schiena con una pesante corda.
  • Quanta agitazione! Le tue amiche hanno fatto meno storie di te, sai?
  • Dove sono le altre?
  • Lo saprai presto –e, così dicendo, fece un cenno alle guardie e agli altri.
Li scortarono lungo il corridoio che divideva le camere da letto dalla sala da pranzo. Sol e La non opponevano resistenza, ma era una vera impresa tenere fermo Do che gridava come un matto, tanto che, a un certo punto, la Regina si fermò e gli si avvicinò con fare minaccioso.
  • Dimmi una cosa, ci tieni alla pelle o preferisci esser dato  in pasto ai topi?
  • Voglio sapere cosa diavolo sta succedendo!
  • Se non chiudi subito quella boccaccia, giuro che te ne farò pentire per il resto dei tuoi giorni!
Quando la fredda lama di un coltello gli sfiorò la guancia, un brivido di paura lo percorse, inducendolo al silenzio.
Chiuse gli occhi, cercando di frenare il tremore che lo aveva colto all’improvviso.
Sto sognando, tutto questo è un incubo. Tra poco mi sveglierò e scenderò a preparare la colazione. Andrò a svegliare le altre note e poi …
  • Ci siamo capiti? – il ringhio rabbioso di Kristel lo riportò alla realtà.
Stava succedendo davvero. Era tutto reale. Un incubo, ma reale.
Annuì, troppo terrorizzato per fiatare una sola sillaba.
Si incamminarono di nuovo. Una porta davanti a loro si aprì, una porta che ieri nessuno di loro aveva notato. Pensò si trattasse di qualche sotterraneo del palazzo, e ne ebbe la conferma quando cominciarono a scendere per una scala di pietra molto ripida. Ad illuminare quel luogo così tetro erano delle piccole fiaccole appese al muro, che seguivano la discesa della scala, ma che diminuivano di numero mano a mano che si scendeva, così che al termine della scala si ritrovarono in una densa penombra, al punto da non riuscire quasi a scorgere le loro stesse ombre.
Do si guardò intorno, e piano piano i suoi occhi cominciarono ad abituarsi al buio.
Quello che vide lo fece inorridire. Di fronte a loro cominciava quello che sembrava essere un lungo corridoio, dal pavimento in pietra. Accanto a questo corridoio, lungo e stretto, vi erano delle celle.
Una prigione sotterranea!
La Regina li fece scortare fino ad una cella che sembrava più grande delle altre.
Do spalancò la bocca per la sorpresa: tutte le altre note erano lì, davanti a loro, con i piedi incatenati.
Le espressioni dei loro volti erano più eloquenti di qualsiasi altra parola.
Sol, La e Do furono incatenati come gli altri e gettati in cella.
La Regina si avvicinò alle sbarre:
  • Se vi dovesse venire in mente di evadere, vi avverto che sotto la prigione scorre un fiume. L’acqua non è freddissima in questa stagione, ma la corrente è molto forte. Tutti quelli che hanno provato a fuggire sono morti annegati.
  • Maledetta! – gridò Mi.
 
Quando i loro carcerieri furono usciti, Do guardò le altre note.
  • Dio mio! E’ tutta colpa mia. Sono stato io a trascinarvi in questo guaio … - mormorò.
  • Piangerci addosso non serve a niente, adesso – disse Re, che, tra tutti, sembrava quello più freddo e lucido. – Piuttosto, dobbiamo trovare il modo di uscire di qui, e al più presto.
  • Ma hai sentito cos’ha detto quella strega! Sotto la prigione c’è il fiume, e il solo modo per salvarsi è di gettarsi nelle sue acque … - piagnucolò Mi.
  • …andando comunque incontro alla morte! – concluse Sol.
  • Ci deve pur essere un altro modo! – disse Do.
  • Sst! Ascoltate! – lo interruppe Re.
Tutti rimasero in silenzio. Un piccolo gemito proveniva da una delle celle accanto alla loro.
  • Ma c’è qualcun altro qui! – esclamò Do.
  • Ehi! Chi sei? – domandò il Fa.
Non potevano vedere, ma udirono delle voci. Poi, un mormorio sommesso, finchè qualcuno parlò:
  • Voi dovete essere gli ultimi arrivati, non è così?
  • Chi siete?
  • Siamo sette note musicali, proprio come voi.
  • Non è possibile!
  • Già, e nelle altre celle ce ne sono altre, siamo a decine, tutte imprigionate qui dentro!
  • Santi numi! – esclamò Si.
  • Sotto di noi ci sono altri sotterranei, pieni di celle come queste. Siamo in tante, ma nessuna purtroppo è mai riuscita a fuggire!
  • Ma come hanno fatto a catturarvi?
  • Credo utilizzino sempre lo stesso identico metodo. La Regina Kristel manda Dino, Armando e Cortese al villaggio. Con la scusa del concerto ti convincono a seguirli, poi ti portano qui, ti danno da mangiare, ti offrono un letto caldo in cui dormire, ti fanno suonare e poi ZAC! L’amara sorpresa!
  • Ma perché tutto questo? Perché ci vogliono tenere rinchiusi qui?
  • Quella strega ci odia, detesta tutte le note musicali del mondo! Vorrebbe eliminarci dalla faccia della terra! Per il momento ci sfrutta per i concerti che tiene a palazzo, ma non sappiamo quali siano le sue vere intenzioni. Potrebbe ucciderci da un momento all’altro, e nessuno può fare nulla. Siamo nelle sue mani …
  • Non ci posso credere. Tutto questo è assurdo! 
  • Non ho alcuna intenzione di starmene qui senza fare nulla mentre questi vigliacchi ci usano a loro piacimento! – esclamò Do.
  • La Regina! Ormai sarà tornata dal viaggio, avrà letto il nostro biglietto! Verrà a salvarci! – fece Re.
  • Non essere stupido! Non le abbiamo detto dove eravamo diretti, come fa a sapere che siamo qui? – rispose Sol.
 
Quello che le nostre amiche non sapevano era che Paris, il loro servitore, non si era per niente fidato di quei tre loschi individui che erano venuti al villaggio, e quando Do era venuto da lui dicendogli che sarebbero partiti insieme a loro, si era insospettito ancora di più e aveva deciso di farli seguire da suo cugino Aramis.
Il vantaggio era che le sette note non conoscevano Aramis, e così era stato piuttosto facile seguirle lungo il cammino.
Aramis li aveva seguiti fino al villaggio, ed era poi tornato indietro riferendo al cugino il nome della loro destinazione.
 
Così, per loro grande fortuna, al villaggio sapevano tutto di loro, o perlomeno sapevano dove si trovavano.
Intanto, mentre le nostre amiche si disperavano della loro malaugurata sorte, la Regina Chiave di Sol aveva fatto ritorno dal suo viaggio.
 
Quando Paris si presentò da lei con la loro lettera tra le mani, la sovrana corrugò la fronte.
Aprì la busta e lesse lentamente. Si infuriò terribilmente, sottoponendo il povero Paris a un lungo interrogatorio; questi le riferì della visita dei tre uomini e di come li aveva fatti seguire dal cugino Aramis.
-     Perché hanno osato disobbidire ai miei ordini? E chi erano quei tre?
  • Maestà, Vi ripeto che non so nulla di più. Padrone Do è venuto da me al mattino dicendomi che avrei dovuto consegnare questa lettera nelle vostre mani e che  una questione molto grave li obbligava a partire con quei tre uomini. Poi, come ho detto, sono partiti. Ma io non mi sono fidato, e li ho fatti seguire da Aramis. Si trovano in un posto chiamato Fantasyland, dista molte ore di cammino da Pentagramma. Padrone Do aveva promesso che sarebbero tornati entro una settimana, ma sono passati  9 giorni e non ho ancora notizie. Con tutto il rispetto, io temo che possa essere accaduto qualcosa di brutto … e non me lo perdonerei mai, Maestà …- si disperò il poveretto.
 
La Regina, tesa e preoccupata, ma ammansita dalle sue parole piene di angoscia, cercò di rassicurarlo.
  • Suvvia, Paris, calmati. Tu non c’entri. Anzi, è una fortuna che tu li abbia fatti seguire da tuo cugino. Almeno ora sappiamo dove si trovano. Fai venire qui subito Aramis. Organizzerò un viaggio per andarli a cercare, dovrà partire con noi per indicarci la strada.
Paris annuì e corse via a cercare il cugino.
   
 
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