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Autore: roby_dreamer    05/08/2009    3 recensioni
Questa fan fiction è ambientata 9 anni dopo l'ultima puntata della seconda stagione di Gossip Girl.Quindi quando i protagonisti hanno 27 anni. Ho immaginato quindi cosa potrebbe essergli successo finito il liceo.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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“Assonnato?” chiese Blair entrando nella limosine, avevo sperato di avere ancora qualche secondo alla sua entrata nella vettura per cui mi ero lasciato andare ad uno sbadiglio, ma avevo fatto male i conti, a quanto pare..

“Un po’” dissi cercando di ricompormi, non mi piaceva essere visto diversamente dall’uomo perfetto quale ero,

“Avresti dovuto prendere esempio da me, non hai mai imparato niente da me, anche se ti sarebbe servito molto…”

Non risposi alla sua frecciatina, infatti avevo avuto buoni motivi per rimanere alla festa, dopo l’uscita di scena di Blair avevo potuto finalmente concentrarmi per trovare la nuova Justine, e la caccia aveva portato i suoi frutti; per quando sarei tornato a New York avevo già una modella e una attrice ad aspettarmi.

Quanto al riferimento sul passato fatto da Blair, beh … Lei di sicuro non era una santa quindi avevo ben poche cose da imparare da quella Blair.

“C’è un letto comodo che ci aspetta nel jet, Blair, non vedo perché non utilizzarlo…”

“Anche Paris Hilton ha imparato a recitare, tu quando imparerai a non essere un pervertito?” disse sorridendo, ovviamente era un sorriso falso, quello che avevo visto più volte in tutti gli anni che la conoscevo.

“La mia è una dote, quindi non vedo il motivo per cui dovrei cambiare..”

Non rispose alla mia affermazione, ormai convinta che fosse una battaglia persa, infatti era così. O mi si amava così o mi si odiava, non c’erano vie di mezzo.

“Comunque grazie per il passaggio” disse Blair, non si voltò nemmeno a guardarmi, continuava ad osservare fuori dal finestrino, assorta nei suoi pensieri. Chissà cosa stava pensando, quelle situazioni le odiavo; avrei sempre voluto avere il controllo delle situazioni e non capire cosa pensassero gli altri mi irritava.

“Non c’è di che” dissi infine pensieroso.

Il resto del viaggio in macchina passò in silenzio, non avevamo niente da dire o forse troppo da dire. Adesso stando vicino a lei capivo quanto mi era mancata, uscire con Jenny, Serena e Dan non era lo stesso che con Blair, lei era il mio primo e unico amore. Non mi ero reso conto fino ad allora di quanto e cosa avevo perso.

Tra tutti quei pensieri arrivammo finalmente all’aeroporto. Non era molta la trafila che dovevamo fare, grazie all’aereo privato, per cui velocemente feci imbarcare le valigie e salii, insieme a Blair, la scaletta.

Avevo fatto arredare l’aereo col bianco ed il nero: tavolini di quest’ultimo colore e poltrone di pelle bianca. Era tutto moderno e di certo non avevo badato a spese quando l’avevo ordinato, infondo viaggiavo molto quindi era come una seconda casa per me.

“Quella è la tua stanza, sempre che tu non voglia rivangare vecchi ricordi..” dissi a Blair indicandole una delle due camere.

“Se ho di questi impulsi guardo delle fotografie!” accennò avvicinandosi alla porta che le avevo indicato, avevo notato che se poteva cercava di non guardarmi negli occhi. Mi incuriosiva molto il motivo che la induceva a comportarsi così. Ma prima che entrasse in camera sua le dissi “Ma le foto non ti fanno sussultare come me”. Stavo proprio terminando la frase che lei mi stava già sbattendo la porta in faccia. Si stava irritando e questo non faceva che alimentare il mio divertimento.

Mi sedetti in una delle poltrone e ordinai alla hostess uno scotch. Avevamo un minimo di 12 ore di aereo, e se avesse sofferto di solitudine non avrei potuto lasciarla da sola in camera tutto quel tempo..

Blair risvegliava in me vecchi istinti. Ma era meglio lasciarla in pace per un po’, avevo molto lavoro da fare comunque. Da quando era morto mio padre ero riuscito a raddoppiare i profitti della Bass Industry, allargandola anche in altri ambiti economici. Molti mi accusavano di essere il solito figlio di papà che non sapeva fare nulla, ma erano solo persone invidiose che, in realtà, non sapevano fare niente di loro. Comunque mi risultava difficile rimanere concentrato sapendo che nella stanza accanto c’era Blair. Dopo un paio di ore di volo decisi di andarla a chiamare per il pranzo. Abbandonai quindi le sudate carte e mi avvicinai alla porta. Non era stata chiusa a chiave quindi la aprii lentamente. Era sdraiata sul letto, addormentata. I boccoli sparsi nel cuscino le incorniciavano il viso sereno. Non sembrava avere pensieri o preoccupazioni, notai solo in un secondo momento la gonna un po’ alzata a livello delle cosce, che lasciava intravvedere il pizzo delle calze. Mi avvicinai lentamente al letto, c’era un po’ di spazio sul bordo del letto quindi mi sedetti. Seguivo le curve del suo corpo con gli occhi, quanto volevo toccarla e vedere se provavo le stesse emozioni di cinque anni fa. Forse era cambiato tutto.

“Blair” dissi, con una voce troppo roca per i miei gusti. Non dovetti ripetermi, infatti dopo pochi secondi si svegliò. Inizialmente apparve spaesata, ma poi mi chiese con gli occhi cosa facevo lì. Il suo sguardo infine cadde sull’orlo della gonna alzato e disse abbassandolo “Sei così pervertito che spogli donne addormentate?!”

“Non c’è niente che non abbia già visto”

Irritata si alzò a sedere appoggiandosi sulle mani “Fammi alzare Chuck!”

Era la mia occasione; quindi la zittì, appoggiando due dita sulle sue morbide labbra, e dissi  sottovoce “Aspetta, voglio vedere cosa provo..” e feci scendere la mia mano sfiorando la sua guancia, il collo, l’incavo delle spalle spostando la spallina del top.

“E cosa..” cercò di dire Blair, ma non riuscì a terminare la frase. Era lì, immobile, con la bocca semichiusa. Passandogli la mano tra i capelli mi avvicinai lentamente alla sua bocca. Volevo baciarla e l’avrei fatto. Eravamo così vicini che sentivo il suo respiro e quella attesa mi stava eccitando più di ogni altra casa, ma non ero mai stato un tipo paziente. Quindi finalmente la baciai, le sue labbra non aspettavano che quello. Erano sensazioni che avevo dimenticato, strane e che mi facevano paura, ma come avevo dimenticato quei sentimenti, avevo dimenticato il sapore della sua bocca, così squisito. I nostri corpi si completavano, mentre le nostre lingue si incontravano in quella danza che tante volte in passato avevano compiuto. Non mi sarei mai fermato, infatti una mano era impegnata a perdersi in quei morbidi capelli, mentre con l’altra la stringevo a me con forze, come non facevo da troppo tempo. Le sue mani non erano da meno, toccavano avide il mio petto, finchè improvvisamente si irrigidì, spingendomi via. Non me l’aspettavo, infatti non trovò neanche un po’ di resistenza da parte mia. La guardai stupito: una lacrima le rigava il viso e con un sussurro disse “Chuck, lasciami stare… io…non voglio…io…” e corse via. Vederla così fragile mi sconcertava sempre, ma non la seguii, dovevamo riprenderci entrambi, soprattutto io..fisicamente.

  
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