Anime & Manga > D'Artagnan
Segui la storia  |       
Autore: zorrorosso    07/03/2020    2 recensioni
la mia rivisitazione personale delle avventure di D’Artagnan in capitoli liberamente ispirati alle avventure dell’anime e alle novelle (e un po’ di tutto).
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aramis, Athos, Duca di Buckingam, Porthos
Note: Missing Moments, Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Disclaimer: alcuni nomi sono fanon e non li ho inventati, sono tratti da altre fanfiction (Madame Morand/François de Monsorot); alcuni personaggi sono tratti e direttamente dalle novelle. Alcune scene ed avventure sono revisioni delle mie storie precedenti. La storia si ispira alle innumerevoli versioni e interpretazioni delle novelle originali e film. Alcune caratteristiche della storia sono ispirate ad altri anime ed altre storie.
 

Capitolo 1
Guascogna



Per te sola nacque don Chisciotte, e tu per lui; egli seppe fare e tu scrivere; voi due soli siete d'accordo ad onta e dispetto dello scrittore finto e tordesigliesco, il quale ardì o vorrà ancora ardire di scrivere con mal temperata penna di struzzo le prodezze del valoroso nostro cavaliere, il che non è peso delle sue spalle, né opera del suo agghiacciato ingegno. Lo avvertirai, o penna, se giugi per caso a conoscerlo, che lasci riposare in pace nella tomba le stanche e già guaste ossa di don Chisciotte, e non lo voglia portare a Castiglia la vecchia, facendo escire dalla fossa dove realmente e veridicamente giace disteso quanto egli è lungo, e nell'assoluta impossibilità di fare la terza giornata od altre nuove peregrinazioni. Per pigliarsi giuoco delle tante che fecero tutti i cavalieri erranti, bastano bene le due ch'egli ha eseguite con tanto gusto e diletto delle genti che n'ebbero notizia sì in questi come in altri regni stranieri. Resterà così satisfatta la cristiana tua professione consigliando al bene chi ti vuol male; ed io autore rimarrò assai contento di essere stato il primo che abbia goduto per intero il frutto degli scritti miei, com'era mio desiderio. Non altro volli se non che mettere in abborrimento degli uomini le finte e spropositate istorie dei libri di cavalleria, i quali, la mercé delle venture accadute al mio vero don Chisciotte, vanno a quest'ora inciampando, e senz'alcun dubbio cadranno poi onninamente.

Charles fece correre le dita sulle ultime parole che solcavano la pagina, e guardò in alto, verso un tramonto bianco e coperto di alberi, il cielo terso, in quel pomeriggio ancora troppo freddo per permettersi di tardare il ritiro del pascolo. Ripose il suo libro nella bisaccia e, cominciando il rientro, fischiò veloce verso i cani.
All’orizzonte, le montagne bianche gli ricordavano come la neve non si era ancora sciolta per lasciare spazio al nero della roccia estiva, ma i tetti delle case in pietra d’ardesia brillavano neri e lucidi ad un sole montano, appena caldo soltanto a giorno inoltrato.

Al segnale, il gregge raggiunse presto monsieur André, un pastore al servizio della sua famiglia, che in quel momento si trovava più a valle. Diresse gli animali sulla strada per la sua contea, mentre il ragazzo accarezzò brevemente un puledro color rame e ne slacciò le briglie dal tronco di un albero.
Il docile cavallo si incamminò senza affrettare il passo e Charles chiuse il percorso della lunga schiera di bestiame prima di lui, sulla via di campagna.

Il suono di zoccoli veloci e pesanti lo raggiunse alle spalle, il giovane si voltò verso un equino muscoloso, nero pece, quasi il doppio del suo puledro ed un uomo riccamente vestito tirò la briglia, arrestandosi con prepotenza. 

“Charles de Batz!”- esclamò, senza neanche togliersi il copricapo.

“Marchese di Navarra!”- disse il ragazzo ricambiando il saluto con un breve inchino.

“Tre delle vostre pecore pascolavano tra le mie vacche questa mattina”- continuò il nobile, dalla corporatura robusta, ma il volto vago, indistinguibile da quello di qualunque altro signore della zona.

“Non preoccupatevi, Marchese! Monsieur André le ha recuperate poco fa. Si complimenta per la bellezza vostri animali”- disse Charles, facendo un cenno al pastore alla testa del gregge. Anche monsieur André notò il nobile e chinò il capo in una gentile riverenza prima di proseguire verso la tenuta. 

“Lo so, le mie mucche sono tra le più grandi creature di Francia e di Spagna, ma che dico! Del mondo!”- rise il nobile.

Il giovane chinó la testa e contrasse le labbra in un mezzo sorriso.
“Eh, Marchese, esistono creature più grandi delle vostre bestie...”- il sorriso del ragazzo divenne una risata di risposta.
Tuttavia il nobile si fermó, la sua espressione si spense, aprì gli occhi e lo guardò con sorpresa, come se quelle parole fossero state una completa novità alle sue orecchie.

“Come?”- chiese, facendosi più serio.

“Mi dispiace contraddirvi, mio Signore, ma le vostre mucche non sono le creature più grandi di Francia, né del mondo”- spiegò lui.

“Volete dire che sono un bugiardo e uno sbruffone? Conte de Batz, mi state forse insultando?”- chiese il Marchese di Navarra.

“No, le vostre bestie sono davvero degli esemplari grossi, belli e in salute ma... Vedete, al mondo esistono tante creature più grandi di qualsiasi vacca. Nel bestiario sono contenuti unicorni, elefanti e draghi. Un elefante adulto conta due cavalli per altezza e altrettanti di lunghezza. C’è chi dice di aver visto, e non troppo tempo fa, creature come draghi, forse tre o quattro volte un elefante, varcare il cielo e coprire il sole... Non vedo come una delle vostre vacche possa fare altrettanto”- contemplò il ragazzo, senza timore.

“Il vostro libro contiene creature impossibili da immaginare, ma forse vi trovate a leggere troppo ed osservare troppo poco, Charles. È così che le pecore scappano, quando voi avete il naso puntato al cielo, aspettando un drago o un elefante che mai arriverà. Vi consiglio di abbandonare il vostro bestiario, il vostro erbario e gli altri testi, ma di guardare il mondo attorno a voi, vedrete che creature del genere non esistono e i vostri scritti vi hanno sempre mentito!”- esclamò l’uomo visibilmente irritato dalle sue parole.

“I testi potrebbero anche mentire, Marchese. Tuttavia mettete in dubbio i tomi di gente che è esistita, con veri occhi e orecchie, alcuni di essi ancora vivono e sono pronti a descrivere a parole quello che non sono riusciti a fare con propria la penna”- il Conte ignorò i discorsi del ragazzo e si portò avanti, Charles trovò il gesto estremamente scortese.

“Ma se la loro voce ed i loro occhi e quelli di mille altri testimoni vi sembrano troppo pochi, che ne è per voi di quei testi i cui autori e testimoni sono morti e sepolti da più di mille anni? Che ne fate dei testi sacri dunque?”- chiese il ragazzo.

Il Marchese sbarro’ gli occhi.
“Mettete in dubbio i testi sacri?”- domandò in risposta, la sua attenzione si ravvivò improvvisamente. 

“Siete voi che avete messo in dubbio tutti i testi!”- esclamò Charles.

“Avete appena detto che tomi come quelli dei Vangeli potrebbero mentire. Lasciatevi accompagnare a casa, che ne possa parlare di tutto questo al Signor Conte D’Artagnan...”- disse il Marchese prendendo fiato.

“Il Signor Conte D’Artagnan è morto...”- mormorò il ragazzo, in una voce più incerta.

“Siete voi l’erede del blasone D’Artagnan adesso?”- chiese il Marchese, con impazienza.

Charles distolse lo sguardo, la ferita non rimarginata per quello che l’uomo aveva appena chiesto lo offendeva piú di qualsiasi altro insulto.

“I vostri padrini non saranno affatto contenti. Peccare di eresia è un reato molto grave!”- disse l’uomo, facendosi strada di fronte a lui, tra il bianco delle pecore, il vapore visibile dei loro respiri e il loro distinguibile odore.

“Non ho detto nessuna eresia!”- ribatté il ragazzo.

“Lasciate l’inquisitore giudicare cosa sia eretico e cosa no. É inaudito che vi troviate a rinnegare i testi sacri, voglio parlare con il vostro tutore!”- disse spronando il suo cavallo alla testa del gregge e di fronte a monsieur André, che lo guardò incuriosito da quei modi strani e irritati.

***

Alla tenuta di famiglia, che contava almeno cento anni e di questi quaranta sotto il suo patronato, Signor Conte de Batz sedeva al focolare. Il peso degli anni aveva imbiancato ormai tutti i suoi capelli ed aveva cominciato a trattenerlo più a lungo vicino al fuoco. 
Non fece troppo caso all’entrata del giovane nipote, ma percepì qualcosa quando il ragazzo non salutò, com’era solito fare e non si apprestò alle sue stanze, ma incontrò la sua presenza e quella del Marchese di Navarra.

Quest’ultimo non si inchinò alla sua vecchiaia, non pose i dovuti riguardi, non si tolse il cappello. Si soffermò solamente di fronte all’anziano, porgendo le mani ai fianchi e, riscaldatosi dal freddo del lungo galoppo in direzione della dimora. Al passare di un breve momento, dichiarò:

“Covate un eretico in casa vostra!”.

Il Conte de Batz alzò gli occhi di color turchese. Al contrario dei vecchi arazzi, simboli ormai dimenticati e statue dai volti sfregiati, soltanto quelli erano ciò che negli anni rimaneva l’emblema di un casato ormai ridotto in povertà. Una volta riprese le sue forze al calore del fuoco, l’anziano signore si alzò in piedi. 
A dispetto di avi e i successori, de Batz era un uomo abbastanza alto, tanto da comparare la sua altezza a quella del Marchese di Navarra e ordinare, con una semplice occhiata, il rispetto mancato fino a quel momento.
A quello sguardo deciso, il Machese tolse il copricapo e lo strinse nervosamente tra le mani.

“Charles, cosa vuole quest’uomo?”- disse l’anziano rivolgendosi veloce al nipote.

“Io e monsieur Andrè abbiamo complimentato le vacche del Marchese. Sono delle belle mucche, sono grosse e in salute...”- spiegò il ragazzo.

“Le bestie più grosse del mondo intero!”- lo corresse il nobile. 

Quella correzione scaturì nuovamente la protesta del ragazzo.
“Non è possibile! Ho letto sul bestiario e mio padre diceva di aver visto...”- cercò di spiegare Charles.

“Ascoltate voi stesso, de Batz! Vostro nipote è rovinato! Ha letto troppi libri stupidi e troppo poco il Vangelo! Non distingue tra i due testi, non distingue il vero dal falso, il sacro dal profano! Non merita dunque terreni per il pascolo ed eredità, ha bisogno di una giusta educazione!”- disse il Marchese stringendosi in un sorriso beffardo.

De Batz volse velocemente lo sguardo su entrambi, fermandosi sugli occhi desiderosi del Marchese.

“Nel frattempo potrei comandare io sulle vostre terre...”- aggiunse lui con fiera naturalezza.

Il Conte prese fiato. Si aspettava un’affermazione del genere, ma non temeva i le sue insinuazioni.

“D’Artagnan ha numerosi fratelli, sono uomini esperti. Prenderanno loro i terreni ed il pascolo, se è questa la vostra preoccupazione!”- lo rassicurò il conte de Batz, senza mai distogliere lo sguardo.

“Come volete. Tuttavia non voglio più vedere le vostre bestie tra le mie. I vostri cani abbaiare alle mie vacche e i vostri pastori sulla mia tenuta. La prossima volta che questo eretico siederà sulla mia collina, non sarò più io a fargli domande, ma il Tribunale dell’Inquisizione!”- il Marchese strinse i pugni e digrignò i denti come avrebbe potuto fare uno dei suoi troppi mastini ululanti, che spesso lo circondavano e di cui ancora odorava.

“E sia!”- rispose l’anziano Conte. 

De Batz tirò un lungo sospiro e, stanco di combattere con l’arroganza del Marchese, alzò la voce esclamando: “Mentre sprecate il fiato a raccontarmi delle vostre vacche, i vostri disgustosi stivali posano ancora sul mio pavimento. E come voi proclamate i vostri diritti sulle vostre terre, intendo fare lo stesso. Fuori da casa mia!”.
Il nobile voltò i tacchi ed abbandonò la sala senza proferire parola.

Il fuoco perse intensità e l’abitazione sprofondò nel silenzio e nel buio della sera. L’anziano Conte cercò il giovane con lo sguardo, si rivolse verso il nipote, senza rancore e senza rabbia nei suoi confronti. Notò come fosse scosso da quella esperienza, ma sapeva di non poter difenderlo per sempre dalla dura verità, da quel desiderio che spinge l’essere umano nel volere ciò che non gli appartiene. 
I de Batz non avevano quasi più nulla. 
Preso da una rabbia difficile da esprimere e ferito nel suo orgoglio giovanile, il ragazzo asciugò le lacrime ed inspirò con il naso, ancora in silenzio. 

“Charles, continuo a vedervi bambino, ma ormai gli anni sono passati e mi ritrovo a parlare con un uomo, con il suo pensiero e le sue idee, la volontà di ribattere verso il suo interlocutore, non curante delle minacce. Nonostante i miei occhi non riescano ancora a notarlo, se il Marchese di Navarra può chiamarvi al cospetto di un tribunale, così il Re può chiamarvi al suo cospetto, come combattente”- disse in tono riflessivo e si abbassò verso il focolare, aggiungendo legna.

Con mani ancora tremanti piú dall’emozione che dal freddo, Charles tirò fuori il libro dalla sacca e lo sfogliò, con un breve frusciare del pollice, per poi riporlo con gli altri suoi volumi in un angolo della sala adibito a studiolo.

L’anziano signore ne lesse il titolo, era ancora lo stesso libro che il nipote usava leggere, cavalieri e avventure di un mondo al di lá delle montagne, lontano dal presente.
“Dunque vorreste diventare un cavaliere errante?”- chiese il Conte con sospetto. 

“Quel che abbiamo di meglio nel nostro tempo, un moschettiere!”- lo corresse Charles, impettito dal ritrovato orgoglio.

L’anziano De Batz sorrise, irradiato per un attimo dalle parole del ragazzo, ma l’entusiasmo si spense a breve, affondato da tutti i pensieri di un passato e una famiglia dedicata alle armi.
“Che gli Dèi siano per voi quello che non sono stati per vostro padre”- sospirò il Conte e, dall’angolo del focolare, tirò fuori una vecchia spada annerita dalla fuliggine del camino. Il giovane la osservò, il manico arrugginito e la lama sfilata. Era un’arma pressoché inutilizzabile.


Charles non si perse d’animo: prese una tracolla ed un fodero di cuoio, vecchio ricordo d’infanzia che utilizzava per tenere la sua spada di legno e la indossò come se fosse stata vera.
Una volta lucidato il manico e affilata la lama, si poteva fare di quell’arnese un oggetto con cui almeno difendersi dai briganti.

L’anziano conte disse:
“Partirete per Parigi all’alba e, sotto la mia raccomandazione, chiederete del Capitano de Treville. Che il Marchese di Navarra non possa trovare di voi neppure l’ombra!”.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > D'Artagnan / Vai alla pagina dell'autore: zorrorosso