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Autore: Juliet8198    07/03/2020    2 recensioni
Dall'incontro con una misteriosa ragazza, le vite e i sogni di ogni componente del gruppo non furono più gli stessi. Quale origine hanno le sue misteriose e fortuite apparizioni? Quale segreto si nasconde dietro la serie di avvenimenti in cui vengono coinvolti?
Ognuno di loro dovrà, volente o nolente, affrontare la verità che si cela dietro il suo mistero e l'ombra dei loro demoni che ha liberato.
Storia presente anche su Wattpad al profilo @GiuliaRossi321
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La gonna aderente di Beatrice produceva un lieve rumore ogni volta che i suoi passi la facevano strisciare contro le calze. I tacchi emettevano un suono alterato e indisposto quanto l'umore della loro padrona. 

 

-Signorina, è l'ora del caffè.- 

 

La ragazza si passò il bicchiere bollente nell'altra mano, mordendosi l'interno della guancia con stizza. 

"Ogni giorno così."

"Non un per favore o un grazie."

"Solo un ordine."

"Non sono la sua schiava, maledizione!"

Una volta arrivata davanti all'ascensore, si fermò ed osservò il liquido scuro e semitrasparente. L'adorato signor collega Kang Sunbin aveva evidentemente deciso di prendere molto a cuore il suo apprendistato,  lanciandole ordini a destra e a manca. Beatrice sentì una terribile tentazione salirle in gola sotto forma di saliva. Valutò la cosa giusto un attimo, prima di cedervi e lasciare uno sputo galleggiante nel caffè. Lo mescolò leggermente per evitare che si notasse e guardò infine davanti a sé con soddisfazione. 

"Spero che le piacerà il caffè, Sunbin-ssi. L'ho preparato con tanta cura."

Decise che le parole sarebbero suonate così dolci davanti all'espressione arcigna e scettica del collega che non poteva trattenersi dal pronunciarle per davvero. 

"Vegliardo maledetto..."

Uscendo dall'ascensore, si diresse con rinnovata positività e un sorriso brillante verso l'ingresso dell'ufficio. Non appena fu arrivata sulla soglia, delle parole le giunsero con la violenza di uno schiaffo. 

-...quando è arrivata l'ambulanza era già troppo tardi. Non ci posso credere, povero ragazzo.-

Proprio come se uno schiaffo l'avesse colpita, Beatrice sentì l'intorpidimento che l'adrenalina portava con sè. 

-Chiedo scusa...che cosa è successo?- si ritrovò a chiedere con voce esitante. 

Il suo capo reparto si voltò verso di lei sorpreso. 

-Ah...Beatrice-ssi. A quanto pare c'è stato un incidente nel luogo in cui i Bangtan stavano facendo il photoshoot. E...insomma, V-ssi è stato colpito dai vetri di una finestra rotta. Ha perso molto sangue e...-

La ragazza non realizzò subito da dove veniva l'improvviso calore che sentì alla caviglia. Solo dopo si rese conto che derivava dal caffè che le era scivolato di mano. 

-Oh mio Dio! Beatrice-ssi! Stai bene?- 

Il capo reparto si inginocchiò per vedere se si era ustionata la pelle mentre lei, dopo un lungo momento di confusione, si riscosse. 

-Sì, io...sì, sto bene.- rispose prendendo maldestramente un fazzoletto e tamponandosi la caviglia. 

-Quindi...erano al photoshoot? Ma...dove? Come?-

Il capo reparto la aiutò a sedersi sotto gli sguardi confusi e addolorati dei suoi colleghi e la guardò.

-Erano in un magazzino a Yongsan. Dovevano controllare meglio che la location fosse sicura, prima di organizzare il set. Accidenti...- disse l'uomo grattandosi la testa e fissando il pavimento. 

Poi, riportò gli occhi su di lei e alle sue mani tremanti e fredde. 

-Beatrice-ssi...torni a casa. Per oggi è meglio un giorno di riposo. Domani...avremo un bel po' di lavoro da fare.-

 

"Non è una coincidenza."

"Non può essere una coincidenza."

"Tre incidenti mortali nel giro di due settimane."

"C'è qualcuno dietro tutto questo?"

"Non è possibile. Hobi è stato investito perché pioveva e non aveva visto il semaforo."

"Jimin è morto perché la porta era rotta."

"E adesso...questo."

"Sono tutti incidenti."

"E allora perché?"

Mentre si arrovellava la testa su quel rompicapo senza logica, arrivò al suo appartamento. 

"Ok, va bene. Faremo tutto da capo. Se agisco dopo aver pianificato bene, ci riuscirò di nuovo."

 

4 maggio 2020 

H 9:03 

Dormitorio 

Chiedere un autografo ad Hoseok.

 

13 maggio 2020

H 12:40 

Edificio Big Hit, sala prove 

Incendio per guasto tecnico

Porta rotta! Entrare prima che la porta si chiuda. 

 

16 maggio 2020

H 15 circa

Finestra rotta.

Magazzino a Yongsan. 

 

Numero restart: 11

 

Non era stato difficile trovare il magazzino. Il notiziario della sera aveva mostrato la foto del luogo dell'incidente e dato che Yongsan non era un distretto particolarmente grande non ci aveva messo molto ad individuarlo. Il problema era sempre lo stesso. 

"Non riesco a vedere la causa dell'incidente. Perché la finestra si rompe?"

Camminando per una strada commerciale, rifletteva la sua immagine nelle vetrine senza vederne veramente il contenuto.

"Il problema comunque rimane l'orario. Se non capisco l'orario preciso, finirò per fallire anche questa volta."

Mentre rincorreva quel pensiero, tentando di elaborarlo, si ritrovò senza accorgersene a fissare un oggetto. Una Instax di un adorabile tono di azzurro. Senza sapere perché o come, si era ritrovata dentro al negozio con in mano la macchina fotografica. 

"È carina...ma che ci faccio con questa?"

"Non ho amici da fotografare."

Improvvisamente, un'idea assurda le balzò in mente. 

 

Il suo taccuino era più rigido e pesante, dal momento che era ornato di tre polaroid che separavano le pagine in modo netto. Nella pagina di Hoseok ce n'era una ritraente la strada davanti al dormitorio. In quella di Jimin, un'immagine dell'ingresso della sala prove. Nell'ultima, una che mostrava il magazzino dove Taehyung sarebbe morto. 

I suoi occhi fissavano le pagine, ormai consumate dalla pioggia, l'umidità e il continuo sfogliare, frenetico e disperato, nel tentativo di trovare un po' di chiarezza. O un'idea. 

Aveva pensato di appostarsi in una panchina in un parco vicino all'ingresso del magazzino. Fingendo di leggere un libro, lanciava  sguardi verso la strada e la porta cercando di essere il più discreta possibile.

14:40

Il suono del quartiere le arrivava alle orecchie, cercando di rasserenarla. Le macchine passavano di rado, lasciando giusto una lieve scia dietro di sè. Un paio di alberi frusciavano sommessamente al passare di un soffio di vento. Un gruppo di bambini rideva e discuteva riguardo a chi dovesse comandare il gioco che stavano per iniziare. Il più grande si fece avanti, stringendo sotto braccio un pallone da calcio e sembrò imporsi sul lamentoso assortimento. 

15:10

"Possibile che siano arrivati prima di me?"

"Sono già dentro all'edificio?"

"Sono in ritardo?"

Con respiro affannoso cercò di concentrarsi sulle linee scure che si offuscavano sempre di più davanti ai suoi occhi. 

"Non so cosa fare..."

"Cosa devo fare?"

"Come devo agire?"

In preda al panico, si alzò, infilando il libro nella borsa e si diresse verso la porta. 

"Ho il tesserino della BigHit. Gli dirò che devo consegnare una cosa."

Prese il suo pass personale e lo pinzò alla giacca bordeaux da cui ultimamente faceva fatica a separarsi. Con un sorriso tremante e il respiro intermittente, entrò dalla porta cigolante. 

"Nessuno."

Con un briciolo di fiducia, seguì la direzione delle luci che illuminavano leggermente il freddo corridoio che puzzava di chiuso e di muffa. Arrivata in fondo, vide per un momento la parete di fondo illuminata dalle luci del fotografo e tre ragazzi che si preparavano a mettersi in posa. Quel momento finì quando una figura in abiti scuri si sistemò davanti all'entrata. 

-La posso aiutare, signorina?-

"Ci risiamo."

-Ecco...io...sono una dipendente della BigHit, devo consegnare urgentemente una cosa a V-ssi.-

L'uomo non sembrò scomporsi davanti al tesserino che gli veniva sventolato in faccia. 

-Non è possibile in questo momento, la prego di uscire.- 

-Aspetti, io...- 

Le proteste sembrarono accenderlo di una qualche ostilità latente che si manifestò quando incrociò le braccia e le mostrò un muso contrariato. 

-La prego di uscire.-

-No, la prego, mi lasci spiegare...- 

 Non appena il rumore di vetri rotti giunse alle sue orecchie, non seppe da dove prese l'incredibile forza che la dominò e le fece spingere di lato l'uomo. 

C'era tanto sangue. 

Sentiva la nausea stuzzicarle la mandibola e il vomito bruciarle la gola. 

Il sangue scorreva dal collo di Taehyung, trasformando il suo bellissimo viso in una brutta maschera macchiata di rosso e di dolore. 

Jimin piangeva con le mani ricoperte del liquido che continuava ad uscire dal suo amico. 

Jungkook urlava, con gli occhi spalancati, il viso pallido e madido di sudore. 

E lei, per qualche motivo, si ritrovò in ginocchio. 

 

 

4 maggio 2020 

H 9:03 

Causa della morte: incidente stradale

Chiedere un autografo ad Hoseok.

 

13 maggio 2020

H 12:40 

Causa della morte:incendio per guasto tecnico

Porta rotta! Entrare prima che la porta si chiuda. 

 

16 maggio 2020

H 15:16

Causa della morte: finestra rotta.

 

Numero restart: 14

 

Rosso. Un mare rosso la soffocava, tagliandole le vie respiratorie. Si alzò velocemente dal letto e si precipitò in bagno, sentendo il bruciore famigliare del vomito eroderle la gola. Anche quando ebbe smesso di rimettere, i conati continuavano a spezzarle il respiro, piegandola in due con dolorosi spasimi. Ad ogni contrazione dei muscoli, apparivano contemporaneamente flash delle immagini che erano ormai impresse indelebilmente nella sua mente. 

Sangue. Troppo sangue. Perfino gli occhi di Taehyung erano sporchi di sangue, con le iridi scure che sembravano navigare in quel mare denso e disgustoso. 

"Basta! Basta, ti prego!" 

Appoggiandosi al water nel tentativo di sorreggersi, sentì ulteriori conati spremerle le lacrime aspre e pungenti fuori dagli occhi. Per quanto strizzasse gli occhi, quelle immagini non uscivano. 

"Basta..."

Quando finalmente il suo stomaco smise di cercare di strapparla in due, si prese la pancia dolente e affaticata, svuotata di ogni forza. Appoggiò la fronte alle piastrelle gelide mentre le lacrime scorrevano ancora inconsapevoli. 

 

Con la mente ancora immersa in una densa nebbia, si era ritrovata seduta sul letto, con lo sguardo fisso sul taccuino appoggiato sul comodino. I suoi pensieri erano morti, silenziosi come tombe. 

"Devo riprovare..."

Quella frase squarciò il cimitero pieno di lapidi anonime che era diventato il suo cervello. Come una sentinella notturna, spaventata e infreddolita, fece capolino dal cancello d'ingresso, ma si ritrasse velocemente. 

"Devo riprovare." 

Riprendendo un barlume di lucidità, lasciò che la sentinella illuminasse quel cimitero desolato. Prese il taccuino in mano e iniziò a sfogliare le pagine. 

 

Commetteva sempre gli stessi errori. Quando si ritrovava al centro della situazione andava in panico e agiva impulsivamente, cosa che la portava a fallire inesorabilmente. Ma questa volta ce l'avrebbe fatta. Aveva finalmente capito cosa doveva fare. 

Sentì una macchina accostarsi vicino al magazzino, ma non vi fece caso. Il suo obbiettivo era un altro. 

Camminava con leggerezza sull'asfalto, sollevando gli angoli della bocca in un sorriso. Chiuse gli occhi. Fece un respiro profondo e quando li riaprì sperò che nel suo sguardo fosse comparsa la luce accogliente e giocosa che dominava il gruppo di bambini raccolti vicino all'edificio. 

-Io sono il vostro hyung! Perciò sono io che comando!- 

Il bambino che reggeva il pallone sottobraccio cercava di ingrossare la voce per sembrare ancora più autorevole. 

-Ma non è giusto! Ci dai sempre ordini! Sei cattivo!- 

I bambini più piccoli lo guardarono con labbra arricciate dal fastidio. Poi, si accorsero di lei e la fissarono dal basso ammutolendo. Il più grande, notando il cambio di atmosfera, si girò incontrando il volto della ragazza, che si era inginocchiata per guardarlo negli occhi. 

-Ciao. Posso interrompervi un attimo?- 

Il bambino la guardò con deferenza ma scosse le spalle fingendo che non gli importasse.

-Sapete, conosco un gioco dove potete essere tutti uguali. Volete che ve lo dica?- 

I più piccoli la guardarono con grandi occhi estasiati dalla curiosità. Allora, lei si abbassò e mise la mano vicino alla bocca, come se stesse per confessare il segreto più grande dell'universo. Una volta scoperto, i piccoli volti la fissarono sorpresi ed entusiasti. 

-Proviamo, dai hyung!- 

Il maggiore non poté rifiutare la richiesta sollevata a furor di popolo perciò annuì con sufficienza. 

-Ma mi potete fare un favore? Potete andare a giocare dall'altra parte della strada? Qui è pericoloso.- 

Dopo una breve assemblea, il gruppo accettò la proposta e si spostò urlando al fine di stabilire il proprio ruolo nel gioco. 

 

Beatrice solo allora vide con la coda dell'occhio quattro figure in procinto di entrare nel magazzino. Una, però, era ferma sulla soglia, bloccata dietro ai suoi compagni. Gli occhi scuri di Hoseok la raggiunsero e la guardarono con curiosità e confusione. Infine, furono attirati dal richiamo degli amici e scomparvero dentro all'edificio. 

 

SCUSATE SONO UN PO' PIGRA

Ebbene sì. Scusate la mia pigrizia nello scrivere. Non solo per la lentezza degli aggiornamenti ma anche per il contenuto dei capitoli. Purtroppo è una parte di passaggio in cui mi sono un po' arenata, quindi spero di arrivare presto al finale. Ma è una gran fatica scrivere questi capitoli, ci metto quasi il doppio del tempo T.T

Comunque, dato che ci ho preso gusto, ho partecipato ad un altro scambio di letture indetto da francescaxgreco

Se volete dare un'occhiata alle altre storie dello scambio sono:

-My stalker di @mxstrx

-Riot's kids di @FiammaErinGaunt

(Non capisco perché non me li tagga, ma va beh.)

 

   
 
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