- Storia scritta per il COWT10;
- 303 parole;
- M2 - Napoli
Bolin ha imparato a leggere da bambino, anche se non è mai stato particolarmente bravo e ha sempre fatto fatica a non fare confusione con l’ordine delle parole e delle lettere. La maestra aveva detto qualcosa su una terapia, ma poi i suoi genitori erano stati uccisi e non se ne era fatto più nulla. Poco male in ogni caso, a Bolin non serviva leggere più di tanto. Nei bassifondi di Città della Repubblica le qualità richiesta sono tutt’altre ed è venuto su bene comunque, anche se ogni tanto è imbarazzante quando deve leggere qualcosa ad alta voce o gli fanno recapitare una missiva un po’ troppo articolata.
Di quando era bambino, ha questo ricordo di sua madre che leggeva a lui e Mako una storia prima di andare a letto, modulando la voce in modo un po’ ridicolo per interpretare i vari personaggi e canticchiando e mangiandosi le ultime lettere delle parole, quando queste chiudevano un periodo un po’ troppo lungo. A Bolin piaceva proprio tanto sentirla leggere e addormentarsi con la voce di sua madre che man mano si assottigliava nelle orecchie e la sua mano tiepida appoggiata sul petto.
Jinora, invece, non cambia mai tono durante la lettura, ne sceglie uno e lo tiene per tutta la lunghezza del brano, senza modifiche di alcun tipo. E a Bolin piace sentirla leggere - lo sa che lo fa solo per lui - stesso a pancia in giù sul prato. Jinora è imperturbabile, con il viso pallido e i capelli tirati dietro le orecchie. Ha la voce tenera e ferma e le labbra piene e Bolin ogni tanto si distrae e perde il filo del discorso, come se fosse lui a star leggendo.
Jinora fa finta di non accorgersene, ma di volta in volta sceglie i libri immaginando cosa potrebbe piacere all’altro.