Videogiochi > Sonic
Segui la storia  |       
Autore: Elena 1990    07/03/2020    1 recensioni
L'immortalità è un dono e una maledizione. Shadow e Knuckles lo sanno meglio di chiunque altro, e benchè la vivano in modo diverso, essa li ha uniti come non avrebbero mai immaginato.
In un futuro lontano e con una nuova minaccia alle porte, difenderanno il loro mondo. Devono. Lo hanno promesso.
Ma quanto vale una promessa vecchia un millennio?
E soprattutto, ciò che li attende è davvero un nemico come tanti?
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Knuckles the Echidna, OC, Shadow the Hedgehog, Silver the Hedgehog
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 7: paradisi perduti

La mattina seguente, prima ancora che Shadow si svegliasse, prima ancora del sole stesso, Knuckles era in piedi.
La sveglia sul cellulare di Nadia vibrò ma lei già fissava le ombre sulla parete, aspettando il segnale.
Alexi e Tera dormivano ancora, e Nadia dubitava che la riccia si sarebbe alzata tanto presto. Decise di non svegliarla.
Si vestì, prese una mela per colazione e raggiunse Knuckles sull'uscio. L' echidna guardava il sole sorgere.
– Buongiorno. – salutò Nadia.
– Buongiorno.
Presero i cesti d'uva e si avviarono lungo il sentiero, inoltrandosi nel bosco.
– Che dobbiamo farci con questi cesti? – solo allora Nadia notò che oltre all'uva c'era altra frutta.
– Lo vedrai.
Il sentiero si inerpicava in salita verso la montagna e costeggiava un ruscello in cui si abbeverava un gruppo di conigli. Nadia sentì il frusciare delle foglie nella brezza leggera e gli uccellini cantare fra i rami.
Nei boschi vicino alle città potevi sentire il rombo di motori in lontananza o il passaggio di un aereo. Su Angel Island invece, non c'erano altri rumori in sottofondo. Al di là di ciò che udiva intorno a lei, c'era il totale e completo silenzio.
I leprotti li seguivano costeggiando il ruscello e solo allora Nadia realizzò che non avevano paura.
– Gli animali non scappano. – commentò.
– Perchè dovrebbero? Mi conoscono, e non hanno mai visto un essere umano.
– Di solito gli animali scappano se vedono qualcuno o sentono un rumore.
– Non qui. E non con me. Sanno che li proteggo.
Nadia inclinò il capo. – Ma li cacci anche.
– Lo so. Ma se non controllassi la loro popolazione si moltiplicherebbero a dismisura, e morirebbero di fame e malattia. – spiegò l'echidna. – Un guardiano deve fare ciò che è giusto, anche se sembra crudele.
Nadia abbassò lo sguardo e continuò a camminare, godendosi quel naturale silenzio. Era il genere di silenzio che faceva impazzire una buona fetta della popolazione, ma che altrettanti uomini trovavano rilassante.
Lei era una di quelli.
Silver aveva raccontato che prima di incontrare Sonic e Tails, Knuckles aveva vissuto da solo sull'isola per un tempo indefinito.
Si chiese come doveva essere, convivere con quel silenzio.
Scorse un sentiero più piccolo che si inoltrava nel bosco, fra fiori azzurri dal buon profumo e cespugli di more.
Indugiò.
– Fermati.
Nadia si girò a guardare l'echidna. Una folata di vento mosse i dreadlock e formò un turbine di petali sul sentiero secondario.
– Non lasciare mai questa strada. É una via sicura. Il resto è pieno di trappole.
– Trappole? Perchè?
– Per gli intrusi.
– Ma nessuno sa di questo posto.
– Gli umani non lo conoscono. Ma i Mobian hanno sempre saputo dell'isola. Un tempo in tanti cercavano di venire qui e rubare il Master Emerald.
– Quindi le trappole sono lì dall'era di Eggman?
– Sì. Ma le ho sempre tenute con cura. Sono tutte attive e funzionanti.
Nadia guardò un' altra volta il sentiero, e i due si rimisero in cammino fianco a fianco.
A causa della prospettiva, era impossibile notare il vuoto che separava i piccoli fiori dai cespugli di more più lontano: una buca profonda, irta di punte e piena di ossa.
– Perchè non vuoi nessuno sulla tua isola?
– Non è un posto in cui vivere.
– A me sembra un paradiso.
– E tale deve rimanere.
Percorsero il resto del cammino in silenzio fino a raggiungere la cima di una collina. Lì gli alberi erano più distanti l'uno dall'altro, fini e giovani, su un tappeto di erba rada e muschio. Il ruscello che Nadia aveva visto nasceva lì, in un laghetto color zaffiro, circondato da qualche colonna di marmo crollata. Ma ciò che colpì l' umana furono le creature intente a giocare vicino all'acqua.
Erano tozzi e paffuti come bambolotti di pezza, quasi tutti azzurri, con un pon pon dorato sulla testa e piccole ali come quelle delle fate.
Knuckles adagiò le ceste sull'erba e si avvicinò alle creature che, come lo videro, si alzarono in volo e lo circondarono quasi a volerlo salutare.
Nadia si rese conto di aver sentito il guardiano ridere per la prima volta. Una risata genuina e sincera.
Poi una delle creature la notò. Era come le altre, ma aveva un papillon rosso al collo.
– Cha-chao! – esclamò, volando verso di lei.
Nadia fece un passo indietro. La creaturina inclinò il capo – Cha-chao! – ripetè, svolazzandole intorno.
Nadia sorrise – Emh, ciao?
– Cha-Cha! Cha-Chao Chao! – qualunque cosa avesse detto, la creaturina sembrava entusiasta, al punto che si aggrappò alla testa dell'umana.
Notato il fare del loro amico curioso, gli altri lo seguirono, lasciando Knuckles perplesso ad osservare la scena.
– Sembra che tu stia simpatica a Cheese. – commentò.
La creaturina sulla testa di Nadia balzò giù e volo verso Knuckles, mentre gli altri tornavano a sparpagliarsi in giro per la radura.
– Che cosa sono? – chiese Nadia.
– Sono Chaos. E di solito non si avvicinano a nessuno. – replicò lui, guardandola serio, quasi sospettasse chissà cosa.
Lei sorrise – Sono fortunata allora. – si guardò intorno, nella radura piena di creaturine – Ma cos'è un Chao?
– Un' emanazione diretta e senziente dell'energia ancestrale del caos.
Nadia sbattè le palpebre – Cioè?
Il guardiano fece spallucce – Quello che ho detto.
– Oh – fece lei, accarezzando la testa di uno degli esserini – Perchè non si avvicinano a nessuno?
– Sono creature pure, nate dall'energia che ha dato origine agli Smeraldi, che tuttora pervade il pianeta e lega ogni essere vivente. Non sopportano luoghi o creature contaminate da scorie o malvagità. – l' echidna si voltò, facendo qualche passo verso il lago – Un tempo occupavano i luoghi ancora incontaminati del pianeta, vicino a fonti d'acqua purissima. La gente chiamava quei luoghi Chao Garden. – osservò il suo riflesso nell'acqua, con Cheese che gli spuntava da dietro la spalla – Con lo sviluppo delle metropoli, quei luoghi sono scomparsi uno ad uno. Questo è l' unico posto in cui riescono ancora a sopravvivere.

Knuckles distribuì la frutta ai Chaos e poi si sedette su una colonna caduta, bagnando i piedi nel laghetto.
Nadia osservò i ruderi e solo in quel momento notò la statua.
– Chi è lei?
– Il suo nome era Tikal. Fu una guardiana come me, nonché mia antenata. La sua coscienza ora riposa all'interno del Master Emerald, con gli altri guardiani.
– I guardiani finiscono nel Master Emerald dopo la morte?
– Così dicevano gli anziani. Essi diventano parte dell'energia che hanno protetto in vita e i loro spiriti vagano sull'isola insieme ad essa, guidando i nuovi guardiani.
Nadia riflettè su quelle parole – E puoi sentirli?
Il guardiano scosse il capo. – No. Ma so che sono sempre con me.
Nadia si rattristò. Malgrado quelle parole, riusciva quasi a sentire la profonda solitudine dell'echidna.
Essere gli ultimi della propria specie doveva fare schifo.
Cambiò discorso.
– Perchè quel chao ha un papillon?
Knuckles sembrò rianimarsi, abbandonando l'espressione triste e pensierosa. – Intendi Cheese? Beh un tempo aveva un' amica Mobian di nome Cream. È stata lei a metterlo. Cheese ha vissuto con lei fino a quando – si interruppe, lasciando incompleta la frase, e si alzò. Cheese avvertì la sua tristezza e gli si posò sulla spalla, trillando “Chao Chao” e riuscendo a strappargli un sorriso.
Nadia sorrise a sua volta. – Doveva essere una brava persona se un Chao ha vissuto con lei.
– Sì, Cream lo era. – disse Knuckles, accarezzando Cheese. – La sua anima era meravigliosa.
Nadia non sapeva cosa dire. Guardò Knuckles accarezzare la testa di Cheese, con quelle mani fasciate da tessuto e lacci di cuoio, che lasciavano scoperti i temibili spilli in grado di frantumare la pietra. – Mi dispiace – le uscì soltanto.
– Non dispiacerti. É così che funziona, quando sei immortale. Ora tornia-
Si bloccò e Cheese si irrigidì nella sua stretta. Sfuggì al guardiano e andò verso Nadia.
Knuckles aveva i denti scoperti in un ringhio. La pelliccia rossa era dritta sulla schiena e sulle braccia.
– Cosa c' è?
– Qualcosa non va.
Nadia si guardò attorno, ma sembrava tutto a posto. Anche i chaos giocavano tranquilli.
– Torna a casa. – disse Knuckles. – Conosci il sentiero.
– E tu non vieni?
– Devo controllare una cosa. – disse, poi si voltò in direzione delle rovine, ringhiando basso. – Avanti, vai!
Nadia prese le ceste vuote e si affrettò. Non appena lei girò l'angolo, Knuckles sparì di corsa nella vegetazione.
Poco dopo, Nadia sbucò da dietro un albero, guardando nella direzione che Knuckles aveva preso.
Non questa volta, maestro. Se non vuoi insegnarmi, imparerò da me.
Lasciò le ceste e corse sul sentiero preso da Knuckles.

Con il passo più lungo e la velocità dell'echidna, inferiore a quella di Sonic e Shadow, Nadia riuscì a stargli dietro e a sbucare poco dopo di lui in una grande radura occupata da una piramide a gradoni.
In cima alla piramide, c'era lo smeraldo più grosso che Nadia avesse mai visto, circondato da sette colonne con sopra delle gemme più piccole.
Una delle colonne era vuota.
– Quello deve essere il Master Emerald. É gigantesco. – mormorò Nadia. Nella società umana, quella gemma doveva avere un valore incalcolabile.
– Mi hai seguito! – urlò l'echidna, dandole le spalle. Come aveva fatto a notarla? Era ben nascosta.
– Esci da quei cespugli. So che sei lì. Lo sento.
Come aveva fatto? Nadia uscì e lo guardò – Come hai fatto a vedermi?
L' echidna non rispose. Era furioso.
Non mi ha visto. Ne sono sicura. E non poteva sentire il fruscio, perchè correva anche lui. Allora come ha fatto?
– Disobbedirmi non è saggio, ragazzina. Non in momenti come questo. – procedette verso la ziggurat e schiacciò una delle pietre, spingendola indietro.
Una botola nel terreno si aprì e ne uscì un pilastro con sopra una struttura di ferro che racchiudeva una sfera.
– Visto che ormai sei qui, sorveglia lo smeraldo. Tornerò presto.
Detto ciò toccò la sfera e sparì all'interno di un raggio di luce. Ecco cos'era: uno strano modello di teletrasporto.
Col cavolo che resto qui.
Era lì per apprendere, per migliorarsi. Non per fare la guardia ed essere lasciata indietro.
Toccò la sfera e sparì all'interno del raggio.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Sonic / Vai alla pagina dell'autore: Elena 1990