É il tempo questo di fine e nuovo anno
e Roma capitale racchiude in un Palazzo
“la vucciria” nella sala della Lupa
s’adopra e dona in mostra i colori di una tela
diverso e ambiguo è il caos
in questa Roma eterna che al popolo si mostra
e ignara rappresenta il nostro tempo
Tempo in cui lo scolo di un banco
su un lastricato di pietra
prometteva frutti di un mare pulito
odori invitanti al palato
sapori di mare sotto scoglio
di un mare oltre le miglia
navigate con coraggio
da marinai e pescatori
con pelle scurita da un sole
compagno di fruttuoso ritorno
di gente con pelle indurita
da venti contrari e notti di fredda luna
Tempo in cui la terra offriva erbaggi e chicche di stagione
trasportati da ignari ciuchi al tiro di un carretto
ubbidienti per una manciata di gramigna
al buio di una coffa
Tempo in cui il sole battente su colorati teli
dava luce non smorzata a urla energiche
promittenti d’abbondanza e bontà d’ogni banditore
La vucciria sai è un caos
Al tempo ora scalcio bocce colorate
da multinazionali di buona birra
atterrate su un lastricato di pietra
A gioco ora creo a tono basse e nuove note
per una movida stregata
da bionde e da brune d’una notte
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andando in giro per il mondo, bisognerebbe vivere il mercato d'ogni città per assoporarne appieno non il gusto ma la vita. Credo che Francesco Pasta qui su EPF sia daccordo con me