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Autore: Noeru    08/03/2020    1 recensioni
"Ci sono sentimenti che non puoi negare
o mettere da parte nonostante i tentativi.
Non è strano sentire ciò che non dovresti sentire?"
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ivan, Max (Team Magma)
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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"Ain't it funny how some feelings you just can't deny
And you can't move on even though you try
Ain't it strange when you're feeling things
You shouldn't feel"

 
Per essere il rifugio segreto di un' importante organizzazione criminale, la caverna nei pressi di porto Alghepoli quella sera cadeva più che mai in contraddizione.
Le pareti tremavano da quanto era alto il volume pompato dalle casse che facevano riecheggiare l'una dopo l'altra canzoni che non differivano minimamente l'una dall'altra, tutte con la medesima base ritimica e i testi rivolti verso tematiche superficiali legate a sesso e feste selvagge che urlavano parole in spagnolo.
Nonostante l'impianto stereo vomitasse quelle sonorità trite e ritrite da un paio d'ore nessuno sembrava essersene stancato; le ragazze sfoggiavando bikini succinti e ballavano, o meglio, se ne ritenevano in grado solo agitando il sedere e strusciandosi contro qualsiasi essere di sesso maschile fosse lì presente nella speranza di scalare la piramide portava al letto del capo, che in quel momento ne aveva tre o quattro intorno.
Quella notte il Team Idro stava festeggiando il ritrovamento della leggendaria sfera che avrebbe risvegliato Kyogre ed espanso così gli oceani; c'erano tutti i motivi per celebrare e l'organizzazione quando c'era da farlo prediligeva il modo più rumoroso ed appariscente possibile, con musica da party estivo fino all'alba del giorno e tequila a fiumi dopo nonostante si fosse già rivelato un'idea rischiosa in quanto i membri del Team Magma, loro eterni rivali, avrebbero potuto benissimo infiltrarsi nel covo e farli secchi uno ad uno approfittandone dei postumi da sbornia.
Ivan ci rifletté sopra dal centro della sala grande; un pensiero insolito per un soggetto che agiva quasi sempre d'impulso e non esattamente sveglio come lui.
Tentò subito di seppellire quel turbamento sotto un'onda di Long Island, ma lo sguardo rimase puntato sulle pareti rocciose della caverna che terreno rimaneva sempre sebbene vi si fossero stabiliti dei moderni pirati del loro calibro.
Sarebbe potuta crollare dal bordello che vi stavano facendo dentro, seppellendoli in un abisso di macerie e il giorno dopo Max avrebbe avuto un attacco di ridarella compulsiva leggendo sul quotidiano che la terraferma si era vendicata.
Perché stava formulando quei pensieri catastrofisti in un momento tanto gaio? Per giunta mentre le reclute più carine gli si erano adagiate contro sui divanetti in pelle azzurrina recanti le "A" bianche stilizzate.
Funzionava così: gli uomini più erano ai vertici più stavano seduti e lasciavano che le ragazze si avventassero su di loro come Carvanha contro Magikarp dando loro l'illusione momentanea di avere potere nella seduzione.
Ivan ed il suo braccio destro Alan erano i più gettonati e non erano ancora riusciti a scambiarsi una parola da quante giovani donne avevano attorno.
Spesso finivano portandosene in stanza il più possibile e lì le intrattenevano raccontando storie di pirateria vere o inventate prima di abbandonare completamente la dignità a favore della lussuria più sfrenata.
Ada non si concedeva quanto i suoi colleghi uomini, ma aveva imposto la ben più ferrea regola che nessuna delle reclute femminili doveva rubarle la scena in pista. Quella sera sfoggiava un costume intero le cui sgambature e scollature lasciavano ben poco all'immaginazione coordinato con vistosi gioielli argentati e tacchi vertiginosi sui quali era un'impresa stare.
Il make-up waterproof non le si era ancora rovinato, al contrario di altre ragazze che cercavano di starle dietro risultando più goffe o imbranate; non tutte sapevano portare costumi tanto ridotti con naturalezza e soprattutto non si reggevano sulle scarpe rialzate e non riuscivano a nasconderlo.
Alan ne aveva cinque o sei sedute attorno o in piedi intente a twerkare. Se ne sarebbe portate a letto forse una, due o tutte e sarebbero raddoppiate, poiché Ivan non era esattamente in vena di dare il massimo tra le lenzuola.
Erano sempre i pensieri relativi al suo rivale ad affollare la sua mente, tanto da non accorgersi di una ventenne ancora inesperta che aveva provato a rubargli un bacio.
Cominciava stufarsi di quel mare di sederi, glutei e labbra rifatti; vista una, viste tutte. E i caratteri avevano la profondità di una pozzanghera: tutte volevano la stessa cosa e spesso entravano nel team soltanto perché non sapevano dove andare a sbattere le loro grazie.
"E a quei noiosi del Team Magma!" Urlò una recluta maschile lanciando una bottiglia contro uno scoglio che emergeva dal mare.
Chissà come festeggiavano?
Si domandò Ivan, immaginando la sua nemesi, Max, congedarsi freddamente coi suoi tenenti prima di spedirli a nanna, che il giorno dopo bisognava essere operativi come sempre.
La mente del Capitano andò avanti a creare un film del geologo che si svestiva per coricarsi; indossava parecchi strati di vestiti nonostante lavorasse a stretto contatto con vulcani, fuoco e fiamme, idea che Ivan reputava contradditoria.
Tuttavia l'occhialuto leader del Team Magma esercitava sul pirata un fascino che mai nessuna ragazza prima di allora era riuscita ad emanare.
Ivan si concentrò sul viaggio mentale mettendo a fuoco i pettorali scarni e le costole in vista del suo arcinemico che non facevano a meno di risvegliare in lui l'istinto di protezione insito in tutti gli uomini.
Non si ricordava nemmeno da dove derivasse il loro odio reciproco, ma l'altro sicuramente aveva preso nota di tutti gli avvenimenti dal primo giorno in cui si erano conosciuti e quasi certamente confidava quello che sentiva ad un diario chiuso a doppia mandata come le ragazzine.
Il pensiero che Max non avesse nessuno con cui sfogarsi lo divertiva, ma amareggiava allo stesso tempo e nel suo piccolo desiderava colmare in qualche modo il vuoto che l'esperto di geologia si ostinava a nascondere.
A volte avrebbe voluto avvicinarsi e chiarire i malintesi che li avevano portati ad entrare in quel conflitto distruttivo, ma l'avversario si chiudeva ad ogni tentativo di dialogo e dava l'impressione di coltivare rancore come una pianta di bacche, ed era in parte vero.
Una pacca ben assestata sulla spalla risvegliò di colpo il pirata: "Ehi!"
Alan lo stava osservando, preoccupato: "Tutto a posto?"
Ada gli si appollaiò sul ginocchio, spedendo via tutte le altre pretendenti:" Ti vedo un po' giù!"
"Niente..." Rispose il leader: "Dev'essermi partita la sbronza presa male" mentì spudoratamente, sviando qualsiasi ipotesi stesse pensando al suo rivale, ma ci ritornò all'alba quando la festa terminò.
A quell'ora colpì il materasso con un tonfo mentre dall'altra parte della regione Max scivolava fuori dalle coperte pesanti già pronto ad affrontare un nuovo giorno.
 
"Sometimes I think that a true love can never be
I just believe that somehow it wasn't meant for me
Life can be cruel in a way that I can't explain
And I don't think that I could face it all again"

 
Max si svegliò avvertendo un fastidio fischio nelle orecchie a dispetto delle otto ore di sonno filate che si era dormito come da raccomandazione; non poteva permettersi di dormire troppo o troppo poco sennò sarebbe stato improduttivo tutto il giorno.
Inoltre avrebbe dovuto impegnarsi al massimo per recuperare la sfera rossa, avendo saputo del recente successo del Team Idro nell'appropriarsi della blu.
Aveva dormito, ma non benissimo: il suo cervello macchinava come un disperato e aveva auto i piedi freddi per la metà della notte.
Una sensazione insopportabile che solo il metterli a bagno in una bacinella d'acqua calda aveva spazzato via.
Poi si era fatto una lunghissima doccia bollente sperando di lavare via lo stress che gli stava attaccato come il sudiciume su una superficie malcurata.
Curioso che detestasse chi voleva più acqua per tutti quando era il primo che senza lavarsi avrebbe sclerato malissimo.
La cosa che odiava più di ogni altra era il freddo che gli si appiccicava addosso una volta uscito dalla cabina vitrea, oltre che vedere il suo riflesso nello specchio.
Era un uomo non più giovanissimo caratterizzato da un fisico esile e cagionevole: dalla miopia alle intolleranze alimentari fino ad un malfunzionamento sanguigno tutte le disgrazie erano capitate a lui ed il suo corpo aveva dovuto adattarsi a vivere senza tutte le gioie che gli altri sperimentavano pacificamente.
L'alcool gli avrebbe inflitto da subito danni seri ed il consumo della carne rossa avrebbe potuto portarlo alla morte, ma ci aveva fatto l'abitudine imparando a conviverci e scoprendo poco a poco che alimentazione sana non vuole dire insipida.
Lo sport pure era da evitare in quanto avrebbe potuto non riprendersi più da rotture di ossa o perdere troppo sangue dalle ferite.
In cuor suo invidiava tutti quei ragazzi con i fisici scolpiti dalle attività agonistiche e disprezzava la propria scarna figura e l'astinenza imposta da qualsiasi sostanza lo aveva portato ad avere una coscienza di sé esageratamente acuta.
Sebbene senza occhiali vedesse tutto sfocato percepiva sé stesso e lo spazio ridotto che occupava.
In più se fosse stato più robusto le avrebbe potute dare facilmente a Ivan, il suo per contro tanto grosso quanto tonto rivale che pretendeva di espandere gli oceani con la sua ciurma di sgallettate e buzzurri lampadati il cui unico neurone pensava a sesso, social e apparire, ma mai tutto insieme che pensare tanto alla lunga rovinava e non faceva più godere la vita.
Vita che Max non si era mai permesso di assaporare in pieno siccome ogni fase era stata caratterizzata dal lavoro su qualcosa di concreto.
Anche da bambino a scuola mentre gli altri giocavano a palla, nascondino o inventavano storie lui si isolava nel suo cantuccio con il suo Numel e osservava la terra in cortile.
Quando era secca era più polverosa perché il sole faceva evaporare l'acqua mentre quando era bagnata diventava morbida da impastare e gli lasciava lo sporco ovunque.
"Ti devi lavare!" Lo canzonavano gli altri bambini nel cortile.
In particolare quello che sarebbe diventato nel corso degli anni il suo nemico giurato.
Il suo pensiero volse in quella direzione: presumibilmente stava festeggiando col suo team il ritrovamento della sfera blu attraverso un'orgia collettiva durante la quale la gente dava il peggio di sé.
A Porto Alghepoli la gente si era lamentata dei rumori notturni provenienti dalla grotta di fianco alla spiaggia sul cui bagnasciuga venivano rinvenute bottiglie di vetro, profilattici usati e altre schifezze che la gente ubriaca faceva accidentalmente cadere nel mare.
Max si rigirò vigile nel letto, come se la festa si tenesse nelle immediate vicinanze, ma sperando da una parte gli giungesse quella cacofonia.
Il silenzio nelle viscere della terra era assordante alla lunga.
A dargli fastidio erano tutte quelle ragazze che avrebbero potuto essere sue figlie e si gettavano ai piedi di Ivan ridicolizzando l'immagine del Team Idro e i due Tenenti che sfottevano chiunque non fosse come loro.
Non era così nel Team Magma; da lui potevano entrare solo le persone serie che dimostravano una conoscenza approfondita delle scienze della terra e non c'era spazio per aver rapporti con le reclute, O meglio tra di loro facevano quello che volevano a patto di non venire da Max a piangere per cuori infranti ed altre perdite di tempo.
Strinse il pugno, lo aprì e graffiò con le unghie il cuscino avvolgendosi ancora di più nella coperta fino a sembrare un Larvesta che sarebbe sgusciato volentieri in quel modo verso l'ufficio.
Non riusciva a dare una spiegazione valida a quel freddo che sentiva fin dentro le ossa.
Aprì gli occhi nel buio; la sagoma dei suoi indumenti sul comodino assunse contorni sfumati e per un attimo gli parve di vederla avanzare verso il letto.
Allora si tirò le coperte fin sopra la testa e si girò dal lato rivolto verso la parete.
Un'altra macchia di oscurità gli balenò davanti assumendo l'inquietante forma di Kyogre, che a breve Ivan avrebbe potuto risvegliare.
Gli sfuggì un grido strozzato dalle labbra mentre ricordava un altro brutto giorno: al mare in estate quando si era preso quella scottatura memorabile che unita alla puntura di un Tentacool lo aveva portato al rifiuto assoluto verso il nuoto, già disprezzato in piscina a causa di un gioco stupido dei suoi compagni di classe.
"C'è Kyogre che sta venendo a prenderti!" Urlavano a squarciagola dal bordo vasca i bambini che erano stati più veloci a terminare le vasche.
Forse era il sonno in solitaria il problema; più volte si era ritrovato ad immaginare una persona con cui condividere tutto, ma era ben conscio di non avere un carattere facile e non si riteneva meritevole di una storia d'amore stabile.
La vita era già stata abbastanza crudele con lui senza seguire una logica e non ce l'avrebbe fatta a sopportare la sofferenza anche dal punto di vista sentimentale.
Gli era capitato già di sognare Ivan, ma non erano incubi brutali. Bensì visioni oniriche di serenità talmente vivide da obbligarlo a tenerne conto e parlarne con un esperto, omettendo però qualsiasi dettaglio il terapista avrebbe ricondotto ad un innamoramento.
E non una cottarella passeggera, ma il vero e proprio sentimento che portava a voler dare sé stessi ad una determinata persona, che nel suo caso coincideva con colui che da sempre cercava di osctacolarlo nella riuscita dei suoi piani.
Com'era possibile?
Chiuse gli occhi e si sforzò di contare i Mareep, strategia alla lunga efficace che gli garantì il distacco dal mondo, ma se ne pentì il mattino dopo quando all'alba spalancò gli occhi e saltò fuori dal letto come se qualcuno vi avesse lanciato uno Sharpedo selvatico.
Il motivo di quella reazione così brusca era effettivamente correlato ad un certo possessore di un esemplare del pokemon brutale che era stato protagonista del suo ennesimo sogno di vita insieme.
 
 
 
   
 
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