...And so, this is life
Capitolo 2 - È colpa mia
Il
sospiro della madre adottiva fece sollevare gli occhi perennemente
socchiusi della bambina su di lei.
-Beh, devo ammettere che mi aspettavo di peggio.-
Anche Alphys la guardò preoccupata, tuttavia a quel commento
sentì un'inusuale scarica di rabbia scuoterle l'ANIMA.
Avrebbe
voluto difendere la sua ragazza e i suoi modi un po' irruenti con tutta
se stessa, ma non riuscì a racimolare il benché
minimo
barlume di forza per attuare tale desiderio: i suoi tentativi
di dare uno sfogo - almeno di tipo violento o verbale - alle sue
frustrazioni erano sempre stati fallimentari, e forse non aveva nemmeno
mai provato un sentimento del genere nel corso della sua vita. Se solo
avesse avuto la lingua tagliente, o se fosse stata in grado di
materializzare saette di elettricità al momento opportuno,
probabilmente si sarebbe sentita più libera di esprimere le
sue
emozioni, più utile e giusta verso il mostro che amava...
Appena appurata la gravità delle spaccature sulle piastrelle
e
parte del muretto del lungomare, lei e Undyne avevano chiamato il loro
vecchio amico Asgore Dreemurr per chiedere aiuto e avere un valido
consiglio sull'eventuale risarcimento del danno.
Poiché troppo
impegnato tra importanti incontri col sindaco e assemblee cruciali per
il futuro dei mostri, al suo posto le aveva raggiunte la sua ex-moglie
assieme a Frisk; in effetti, non poteva certo definirsi saggio attirare
l'attenzione degli umani scomodando il re del Sottosuolo e dialogandoci
come se nulla fosse in una spiaggia pubblica. La sua spiccata altezza
non sarebbe passata inosservata, e nonostante la compagna fosse poco
più bassa di lui non possedeva certo la sua notevole stazza,
per
cui con un po' di fortuna nessuno si sarebbe accorto della sua presenza.
Asgore e Toriel appartenevano entrambi alla specie dei Pyroat, mostri
capra che imbrigliavano il potere del fuoco, nonché dei
rarissimi Boss Monsters: le loro ANIME erano capaci di resistere
qualche istante in più dopo essere morti e, di conseguenza,
essersi dissolti in un mucchietto innocuo di polvere. Ma neanche loro
purtroppo avrebbero mai posseduto l'ANIMA immortale, un dono
incredibile riservato ai ben più potenti esseri umani.
Toriel spostò lo sguardo dal pavimento crepato alle due
ritte
davanti a lei, e il movimento della testa che ne derivò fece
riflettere la luce del sole sulle sue piccole corna, soltanto
leggermente più scure del suo pelo bianchissimo.
-Non sono passati esseri umani di qui, vero?- chiese con la sua voce
calda e materna.
Alphys riuscì a borbottare un distratto "No" mentre
scrutò di sfuggita Undyne in piedi alla sua sinistra,
immobile
se non per i capelli mossi dal soffiare leggero del vento. Le
pinne erano afflosciate e il suo occhio puntava dritto in direzione
della Pyroat, ma non pareva focalizzare appieno la sua sagoma. La sua
ANIMA ebbe un tonfo quando realizzò che l'amata si era come
ammutolita da dopo la loro telefonata effettuata affinché
ricevessero soccorso, cosa non da lei vista la sua capacità
di
avere sempre la risposta pronta, perlomeno con persone al di fuori del
mostro tarchiato.
-Zia Undyne... stai bene?-
La piccola umana formulò la domanda con una tale
semplicità, eppure da quelle parole cristalline le orecchie
delle presenti ricavarono un significato davvero profondo e traboccante
d'affetto, uno così inconsueto da percepire nei confronti di
una
creatura ai loro antipodi. E non era solo una sensazione data dalla sua
tenera età, o dalla speranza quasi innata dei mostri di
instaurare un rapporto amichevole con chiunque.
L'interlocutrice la fissò stralunata, e per l'ennesima volta
il faccino di Frisk parlò da sé: Undyne e gli
altri non se lo stavano affatto immaginando, quella bambina voleva bene
sul serio ai suoi amici, e mai avrebbero pensato il contrario. Non in
coda alle sue formidabili gesta compiute negli antri più bui
del
Monte Ebott.
Già, era per questo suo amore smisurato che aveva deciso
senza
esitazione
di vivere insieme alla sua nuova, singolare madre. Era stata una scelta
folle la sua? Lasciarsi alle spalle tutta la sua vecchia vita al di
fuori del Sottosuolo, per stare fianco a fianco a dei mostri
con i quali si era ritrovata a lottare in una maniera o nell'altra, tra
strategie discutibili e magie bislacche da evitare?
Guardando gli anime con l'allora scienziata Alphys, la Spearish si era
fatta un'idea particolare sugli uomini, e divenuta amica di Frisk a
causa di varie vicissitudini quell'idea si era definitivamente
sedimentata in lei, finché non conobbe la realtà
della
Superficie. Si domandò se la piccola umana potesse essere
un'enorme eccezione alla regola in quel marasma di diffidenza e
discriminazione. Ecco, per certi versi trovava difficile comprendere
quella piccoletta vivace e riflessiva, capire cosa le passava
nell'anticamera del cervello era un'impresa assai ardua.
Ma tutto d'un tratto fu la sua stessa mente ad essere offuscata da
strani pensieri.
La bambina dai capelli castani aveva lasciato la mano
di Toriel per stringere le sue al petto, coprendo con le braccine il
disegno rosato che spezzava tramite due strisce orizzontali la sua
maglietta azzurra. C'era qualcosa in quello sguardo, in quella posa,
che le colmò l'ANIMA di un'emozione mai provata fino a quel
giorno.
Sentì la sua magia concentrarsi un attimo sugli
arti
superiori, per poi disperdersi di nuovo nel suo corpo.
Undyne rilassò le sopracciglia e scoprì i denti
affilati,
sperando di aver recuperato il suo solito atteggiamento mentre
esclamava: -Sì, sto bene marmocchiet-...-
-Eh-ehm...!-
-Cioè, sto bene piccoletta, stai tranquilla.- si corresse
subito.
Prima di alzare gli occhi al cielo il mostro capra si era schiarita la
gola con dei finti colpi di tosse, il che non era per niente un buon
segno; nonostante l'aria dolce e calma da mammina premurosa era
alquanto severa, e soprattutto poteva diventare una belva se le si
toccava la sua figlioletta adottiva.
Quest'ultima invece non badò al nomignolo affibbiatole, era
abituata ad essere chiamata così da Undyne e sapeva bene che
non
lo faceva con cattive intenzioni.
-Evvivaa!-
Sorrise felice alle sue due zie preferite, anche lei in fondo aveva
scelto di
chiamarle in un certo modo, no?
Senza aggiungere altro trotterellò verso il limite del
lungomare, si fermò a pochi passi dalla porzione danneggiata
della stradina e cominciò a salutare con la manina il Lesser
Dog, intento a modellare la sabbia con una certa creatività,
e
la figura all'orizzonte di Onionsan che sguazzava tra le onde.
Il nastrino verde scosso dal gesto infantile della bambina e posto
sopra al suo orecchio destro distrasse la Spearish per qualche secondo,
ecco perché non si accorse di avere gli occhi attenti della
sua ragazza
addosso, e quando si rivolse nuovamente alla madre comprese di essersi
persa parte della conversazione.
-...Comunque, se non avete la disponibilità economica per
risarcire il danno potrei chiedere a... a quello, di
aiutarv-...
Tesoro, COSA stai facendo?!-
Le due si voltarono di soprassalto per guardare Frisk, e capirono in un
baleno cosa aveva fatto agitare la Pyroat.
La piccola stava tastando le piastrelle spaccate battendo leggermente
con le sue scarpe marroni e ruotando le punte dei piedi come se stesse
schiacciando un insetto grosso e orripilante, ma poco dopo si resero
conto che non era mossa solo da un'ingenua curiosità o da
una
scarsità di giudizio tipiche di una bambina.
-Mamma, possiamo dire che è stato un incidente, che mi sono
seduta, si è spaccato e mi sono...-
Ignorò il "Frisk!" esasperato di Toriel e si sedette
proprio accanto alle crepature del marmo, toccando poi i cocci
taglienti con le sue dita paffute color senape.
-Ahi...!-
-FRISK!- ripeté perentoria.
-F-Frisk, cosa...?- le fece eco la Dinozap.
Quella girò il capo per fronteggiare la madre furibonda; non
sembrava essere intimorita dal tono duro che le era uscito fuori senza
troppa difficoltà dalla sua bocca provvista di piccoli
canini
appuntiti.
Scrollò cauta il dito ferito su cui stava già
scivolando
un rivolo di sangue, e dall'esclamazione seguente suonò
più DETERMINATA che mai: -Non c'è altro modo
mamma, io
sono un essere umano per cui non se la prenderanno! Zia Alphys, zia
Undyne, lasciateci qui, ce la vediamo noi con la polizia-.
Toriel la fissò sdegnata e sbalordita, tuttavia per quanto
la situazione non
le piacesse il ragionamento filava terribilmente.
Indietreggiò di uno o due centimetri facendo ondeggiare la
sua
lunga veste viola e biancastra, infine si lasciò andare a un
secondo sospiro.
-...Molto bene. Chiameremo i vigili appena ve ne andrete.- disse questo
fintanto che i suoi occhi saettarono rassegnati sul taglietto
sanguinante della bambina. Odiava il non poter curarla a seduta stante
con una magia pur di far funzionare il piano.
-Ehm, scusate...-
La voce che le colse di sorpresa apparteneva al mostro coniglio che
aveva servito con due Nice Cream Alphys e Undyne nel primo pomeriggio.
Si era avvicinato timidamente al gruppetto di femmine, e oltre alle
orecchie celesti ripiegate sul davanti aveva un sorriso mesto stampato
sul viso.
-Avete mica detto... che chiamate la polizia...?-
Bastò un'occhiata per far palesare il problema.
-Tranquillo caro, chiamerò solo quando sarai andato via
anche tu.-
La più grande delle quattro aveva risposto con una
gentilezza
innegabile, ma l'espressione della Pyroat era tutt'altro che serena.
-G-grazie!-
Non vi era più nulla da predisporre.
Le due ragazze si rivestirono e recuperarono i loro effetti personali
prima di salutare l'amica e la loro nipotina acquisita, lasciandole con
rammarico al rischioso compito di vedersela con la polizia municipale.
Si incamminarono verso casa, non una parola ad attenuare il tetro
silenzio
sceso come una folta nebbia tra quella coppia affiatata, ora
inevitabilmente stravolta
da oscure domande...
Quando ci fu già qualche metro a distanziarle dal punto di
partenza Alphys ruotò
il
muso dietro di lei, e quello che vide non aiutò a confortare
la
sua ANIMA addolorata: il venditore di Nice Cream stava chiudendo
l'ombrellone colorato connesso al suo carretto del gelato vecchio e
malandato, e a giudicare dalla frenesia delle sue movenze di sicuro non
ci teneva a incontrare alcun umano.
Quel mostro era un abusivo.
***
Buio.
Immenso, spaventoso, soffocante buio che si estendeva
tutt'intorno a lei, e che pareva inghiottire in un abisso silenzioso
ogni cosa la circondasse, facendo sì che non riuscisse a
scorgere nemmeno un piccolo accenno del suo muso. La sua leggera miopia
non la aiutava di certo, così come non la stava aiutando la
sua
decisione di dormire sempre con le tapparelle abbassate,
poiché
abituata da anni all'oscurità del laboratorio situato nel
Sottosuolo e forse perché eternamente vittima della sua
timidezza.
All'inizio ebbe qualche difficoltà nel capire se era ancora
immersa nei suoi incubi, o se alla fine si era "liberata" da quella
morsa terrificante e aveva scelto di contemplare, tremante, il soffitto
della sua camera; dopotutto, la
sensazione di disagio e angoscia per quello che era successo quel
pomeriggio le dilaniava l'ANIMA persino a distanza di ore, e gravava
sulla sua mente anche da sveglia.
Avrebbe tanto voluto chiarirsi con Undyne, chiedere scusa per il
peccato convinta di aver commesso, tuttavia non era proprio stata in
grado di farle proferire più di un paio di frasi da quando
erano
rincasate. E ripensando a ciò che aveva visto e percepito
lì di fronte alla spiaggia, sentì il petto
appesantito da
una forza incommensurabile e le sembrò per un attimo di
precipitare nel vuoto, come se sotto di lei non ci fosse affatto il
materasso a sorreggerla.
Una volta che i sensi la riportarono dov'era si rigirò sul
fianco dando la schiena al muro, e il suo letto striminzito pagato con
pochi spiccioli produsse un lieve scricchiolio.
Non vi era alcuna fonte di luce a mostrarli, eppure si ricordava che
contro la parete aldilà delle tenebre che le offuscavano la
vista si trovava il suo armadio provvisorio, utilizzato di rado, e
accanto ad esso una decina di scatoloni risalenti al trasloco di
qualche
settimana prima.
Le sue videocassette e DVD contenenti svariate serie anime non erano
più stati toccati dal giorno in cui li aveva sistemati in
quelle
scatole di cartone malconce: attualmente le due ragazze erano
sprovviste di un
lettore DVD o VHS, e Alphys non aveva avuto il tempo
materiale per far funzionare a dovere il suo computer. La sua
vastissima collezione di manga, al contrario, era sparsa qua e
là per la casa; purtroppo non era mai stata un mostro amante
dell'ordine, e si domandò per un istante come la Spearish
potesse sopportare tale difetto. Certo, capitava sovente che leggesse
dei volumetti con Undyne, spesso era lei stessa a chiederlo... e
ciò accadeva anche nei momenti meno convenzionali. Non era
raro
che si coccolassero tra una breve lettura e l'altra, e che come
risultato i
libricini colorati scivolavano dalle loro mani e venivano abbandonati
per minuti interi sul pavimento o in qualsiasi ripiano duro
o morbido che sia, mentre loro si stringevano con affetto e si
scambiavano tenere occhiate e parole toccanti...
Se la Dinozap avesse abitato ancora nel Sottosuolo sarebbe rimasta
stranita dalla gentilezza di Undyne, ma ormai era cambiata molto da
allora. Adesso era consapevole che il loro amore era reciproco, e i
bellissimi ricordi che le accarezzarono l'ANIMA non facevano che
dimostrarlo.
Le sue palpebre avvolsero per una manciata di secondi i suoi occhioni e
infine si dischiusero di nuovo con dolcezza, il nero più
assoluto a dominare senza tregua la sua visione. Tuttavia, ora c'era
una piccola luce a illuminarle il cammino, una che
le diede il coraggio necessario per alzarsi dal letto e convincerla ad
affrontare un argomento con il mostro pesce non propriamente felice.
Avanzò a tentoni verso il comodino dove aveva posato i suoi
occhiali la sera prima, e li indossò decisa. Alla sua destra
la
porta che dava al corridoio del piano superiore era aperta, l'unica via
che permetteva all'aria di circolare in quella calda notte d'estate.
Alphys non doveva passare da lì; si diresse invece alla
cieca
tra il comodino e il letto, verso una seconda porta che conduceva
proprio alla camera comunicante appartenente ad Undyne.
Già da quando la aprì di un solo minuscolo
spiraglio il
suo sguardo focalizzò finalmente delle forme distinte,
complice
la grande finestra situata dal lato opposto della stanza che rivelava
uno
stupendo cielo stellato. La luce della luna che entrava grazie alle due
ante spalancate le permise di notare che la Spearish non aveva l'occhio
chiuso. Era sveglia.
Si avvicinò a lei a passetti un po' flemmatici e un po'
risoluti fino a che non raggiunse il suo letto e cinse il petto con le
braccia, le maniche del suo pigiama che sfregarono morbide sulla parte
del corpo più delicata, almeno per un mostro.
Undyne si accorse subito della sua presenza, e rimanendo in posizione
supina si voltò nella sua direzione e mormorò:
-Alphys...-
Non era affatto rassicurante come inizio, ma nonostante il tono aspro
il mostro dinosauro continuò sulla sua strada, solamente per
essere colta alla sprovvista poco dopo.
-Perdonami, Undyne...-
-Mi dispiace.-
La coda si irrigidì in perfetta concordanza col suo muso
stupito, ma l'espressione dell'altra non era da meno.
-...Tu mi chiedi perdono? Tu? Che cosa avresti fatto tu, Alphys? Sono
io che ho rovinato tutto. Doveva essere una giornata tranquilla tra noi
due, come un appuntamento romantico, e... ho rischiato di farci beccare
da qualche umano e pagare chissà quanti soldi. Come se ce lo
potessimo permettere. Alphys, sono io che... dovrei chiederti scusa.-
L'occhio giallo dardeggiava nella penombra, ma non trasmetteva alcun
segno di risentimento nei confronti di Alphys. Quest'ultima si
sentì sollevata e amareggiata allo stesso tempo, e non
riuscì a controllare le lacrime che cominciarono a sgorgare
a
fiotti da sotto gli occhiali rotondi.
-Undyne... tu n-non hai rovinato nulla. Quel poco che siamo state
lì mi hai reso c-così felice... Io mi volevo
scusare
perché... nemmeno io ho p-potuto farti da spalla i-in quella
situazione difficile, f-farti anche solo parlare, quando i-invece Frisk
ci è riuscita. Mi s-sono sentita un'incapace, una c-che non
meritava a-affatto l'amore d-della s-s-sua rag-...-
Il suo monologo senza fine venne interrotto dalla sua innamorata;
Undyne infatti allungò di getto le sue braccia muscolose e
la trascinò sul
letto con
lei, abbracciandola forte e passando la sua bocca sulle squame che le
ricoprivano la
fronte, dandole dei baci occasionali per consolarla.
-Eek...!- squittì attonita tra i singhiozzi, ma la sua ANIMA
danzava già colma di un amore sia recepito che ricambiato, e
il
calore emanato da quel gesto diventò una fresca carezza
pronta a
lenire le
sue membra dall'aria secca tipica del periodo estivo.
-Amore, non pensare mai più una cosa simile. È
colpa mia,
ero... disperata per il guaio che ho combinato lì sul
lungomare
e come una stupida mi sono tenuta tutto dentro invece che parlarne con
te. Tu sei la cosa più bella che la vita mi ha donato, sei
speciale, sei... la mia piccola nerd tutta gialla, eh...!-
La Dinozap alzò il capo e abbozzò un timido
sorriso, la
cresta che si dilatò gradualmente fino alla sua normale
circonferenza, rendendola all'occhio di Undyne ancora più
bella.
-Oh Undyne... ti... ti amo tanto. Ti prego, la prossima volta
parliamone senza alcuna paura, ok?- disse con voce tenue,
dopodiché tirò su col naso e azzardò:
-V-vorresti,
uhm... dormire... con m-me?-
-Anche per sempre, se tu lo vuoi.-
-Oh...! Certo, certo, mi... piacerebbe tanto.-
Sentendo quella risposta, Undyne piegò il collo e
incontrò
le labbra
dell'altra per chissà quanti deliziosi secondi, troppo pochi
in
ogni caso per la sua ANIMA infatuata a dismisura.
Alphys poi si sistemò meglio sul letto, ignorando gli
occhiali
caduti sul lenzuolo e non rinunciando all'abbraccio donatole dalla sua
ragazza, la quale continuò a parlarle vicino all'orecchio.
-Tesoro, è da un po' che volevo chiederti... Posso...
chiamarti Alphy?-
Quella strinse le manine sulla sua canottiera, proprio all'altezza
delle clavicole, e sussurrò assonnata: -Undyne... ne sarei
felice...-
-È deciso allora. E uno di questi giorni farò
domanda per il concorso per agenti di polizia. Ok?-
-Mh-mmh...-
Oramai aveva smesso di piangere, e la Spearish capì dal
battito
della sua ANIMA che stava pian piano scivolando nel mondo dei sogni.
Sorrise quasi commossa, e pronunciò un ultimo augurio prima
di
addormentarsi.
-Buonanotte, Alphy.-
Lei però era così emozionata che ci mise un po'
ad
assopirsi, e diversi pensieri bizzarri ne approfittarono per
attraversarle la mente e tenerla sveglia più del dovuto.
Si interrogò sul comportamento particolare che Undyne aveva
avuto verso Frisk, sentiva nel profondo che aveva assistito a un
qualcosa di speciale, fuori dagli schemi.
Aspetta, che si possa collegare a qualcos'altro che è
successo lo stesso giorno...?
Non andò oltre poiché la stanchezza ne
uscì
vittoriosa, e viaggiò serena nell'oceano dell'oblio per il
resto
della notte.
***
Non si può certamente considerare un'anomalia l'essere invasi dal
vapore mentre si sorvegliano i fornelli della cucina, tuttavia osservando il colore degli sbuffi che si
sollevavano dal pentolone e a sentirne l'odore poco gradevole era
palese che qualcosa fosse andato storto.
-Fratello, ti servirebbe un vero
corso di cucina. Non possiamo andare sempre al ristorante.-
-Sans, guarda che i corsi di cucina di Undyne sono sempre andati
benissimo!!- disse il mostro scheletro più giovane
lanciandogli
un'occhiataccia, il mestolo nel guanto destro e il suo fidato
grembiulino legato sui fianchi.
-Eh, sicuro. Se me la trovo davanti vedi come le faccio passare un
brutto quart-...-
-SANS! Parli tanto ma non fai un tubo per, che ne so, imparare a
cucinare anche tu!-
Quello sputò uno "Tsk!" sprezzante e uscì dalla
stanza strascicando le ciabatte.
Dal momento in cui aveva detto addio al Sottosuolo sembrava che le cose
potessero solo migliorare, eppure la vita gli aveva giocato dei brutti
scherzi.
L'unica soddisfazione era stata il non percepire più
l'orrenda
sensazione di déjà-vu che lo aveva assalito per
tutta la
sua esistenza e l'aveva plasmato così come era ora, cinico e
introverso, apparentemente distaccato dalla realtà e
noncurante
di ogni suo aspetto.
Ma lui non era affatto così: Sans teneva moltissimo ai suoi
amici e alla sua piccola famiglia, e adesso era distrutto nell'ANIMA
per essere lontano da Snowdin, senza un lavoro e con un fratello minore
da mantenere. E a causa di questa situazione purtroppo gli veniva
spontaneo sparare rispostacce e agire in maniera abbastanza controversa.
Si guardò dietro le spalle, già pentito per il
suo
atteggiamento sgarbato, e stuzzicò l'interno delle tasche
del
suo inseparabile giubbotto con le mani.
Quella tarda mattinata non
prometteva nulla di buono.
Stava per tornare da Papyrus quando sentì un rumore
metallico provenire dal portone principale subito lì accanto.
-Sans, almeno vieni qui a dirmi se secondo te la pasta è
mangiabile!- lo chiamò l'altro sbucando dall'entrata della
cucina.
Inarcò le sopracciglia appena vide il fratello in piedi sul
tappetino dell'ingresso, una busta bianca probabilmente recuperata poco
prima dalla buca delle lettere tra le falangi.
-...È una lettera da Asgore. Credo sia una cosa seria.-
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Ok allora, mi scuso per il "ritardo" nel postare il nuovo capitolo ma purtroppo ci sto mettendo un casino a scrivere questa storia, ha uno stile molto più complesso di "And her SOUL skipped a beat", quindi ho deciso che per ora ne metterò uno ogni due mesi. Scusatemi, scusatemi, ma piuttosto che saltare con la pubblicazione preferisco averne un po' in cantiere e cercare di accumularne per, magari, riprendere col ritmo mio solito del 1 capitolo al mese. Spero vi stia piacendo in ogni caso, ci tengo un botto a questa FF, la amo tantissimo così come Alphys e Undyne. C'è sempre un cliff-hanger tattico alla fine del capitolo, eh? xD
Nel prossimo capitolo forse si scoprirà qualcosa =3
Ciao!