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Autore: Lady K    09/03/2020    2 recensioni
[Alphys/Undyne, terzo e ultimo della serie “Their SOULs are filled with love”]
-Storia in pausa, riprenderà la pubblicazione regolare il prima possibile. L’autrice ha bisogno di riposo.-
I mostri finalmente hanno superato la Barriera e raggiunto la Superficie, ma non sarà affatto facile per loro essere accettati pienamente dagli esseri umani. E per una coppia come Alphys e Undyne, la questione è ancora più complessa; basterà la purezza di un amore a dissipare la crudeltà degli uomini? Tra matrimonio, coccole, e desiderio di crearsi una famiglia, le due dovranno lottare per i loro diritti, insieme a tutti i loro amici di vecchia data.
Come sempre, cercherò di non andare OOC e di rispettare i canoni del gioco, ma stavolta mi prenderò più libertà per piccole questioni di lore dei mostri che non sono state approfondite in Undertale.
Rating giallo e Avvertimento per via, tra le altre cose, di alcune scene di violenza a causa di personaggi omofobi.
[In questa storia Frisk è femmina, mentre Napstablook per comodità è trattato come un maschio.]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Alphys, Undyne
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Their SOULs are filled with love'
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UT This is life capitolo 2
Yesss capitolo 2, eccolo qua!

...And so, this is life


Capitolo 2 - È colpa mia

Il sospiro della madre adottiva fece sollevare gli occhi perennemente socchiusi della bambina su di lei.
-Beh, devo ammettere che mi aspettavo di peggio.-
Anche Alphys la guardò preoccupata, tuttavia a quel commento sentì un'inusuale scarica di rabbia scuoterle l'ANIMA. Avrebbe voluto difendere la sua ragazza e i suoi modi un po' irruenti con tutta se stessa, ma non riuscì a racimolare il benché minimo barlume di forza per attuare tale desiderio: i suoi tentativi di dare uno sfogo - almeno di tipo violento o verbale - alle sue frustrazioni erano sempre stati fallimentari, e forse non aveva nemmeno mai provato un sentimento del genere nel corso della sua vita. Se solo avesse avuto la lingua tagliente, o se fosse stata in grado di materializzare saette di elettricità al momento opportuno, probabilmente si sarebbe sentita più libera di esprimere le sue emozioni, più utile e giusta verso il mostro che amava...
Appena appurata la gravità delle spaccature sulle piastrelle e parte del muretto del lungomare, lei e Undyne avevano chiamato il loro vecchio amico Asgore Dreemurr per chiedere aiuto e avere un valido consiglio sull'eventuale risarcimento del danno.
Poiché troppo impegnato tra importanti incontri col sindaco e assemblee cruciali per il futuro dei mostri, al suo posto le aveva raggiunte la sua ex-moglie assieme a Frisk; in effetti, non poteva certo definirsi saggio attirare l'attenzione degli umani scomodando il re del Sottosuolo e dialogandoci come se nulla fosse in una spiaggia pubblica. La sua spiccata altezza non sarebbe passata inosservata, e nonostante la compagna fosse poco più bassa di lui non possedeva certo la sua notevole stazza, per cui con un po' di fortuna nessuno si sarebbe accorto della sua presenza.
Asgore e Toriel appartenevano entrambi alla specie dei Pyroat, mostri capra che imbrigliavano il potere del fuoco, nonché dei rarissimi Boss Monsters: le loro ANIME erano capaci di resistere qualche istante in più dopo essere morti e, di conseguenza, essersi dissolti in un mucchietto innocuo di polvere. Ma neanche loro purtroppo avrebbero mai posseduto l'ANIMA immortale, un dono incredibile riservato ai ben più potenti esseri umani.
Toriel spostò lo sguardo dal pavimento crepato alle due ritte davanti a lei, e il movimento della testa che ne derivò fece riflettere la luce del sole sulle sue piccole corna, soltanto leggermente più scure del suo pelo bianchissimo.
-Non sono passati esseri umani di qui, vero?- chiese con la sua voce calda e materna.
Alphys riuscì a borbottare un distratto "No" mentre scrutò di sfuggita Undyne in piedi alla sua sinistra, immobile se non per i capelli mossi dal soffiare leggero del vento. Le pinne erano afflosciate e il suo occhio puntava dritto in direzione della Pyroat, ma non pareva focalizzare appieno la sua sagoma. La sua ANIMA ebbe un tonfo quando realizzò che l'amata si era come ammutolita da dopo la loro telefonata effettuata affinché ricevessero soccorso, cosa non da lei vista la sua capacità di avere sempre la risposta pronta, perlomeno con persone al di fuori del mostro tarchiato.
-Zia Undyne... stai bene?-
La piccola umana formulò la domanda con una tale semplicità, eppure da quelle parole cristalline le orecchie delle presenti ricavarono un significato davvero profondo e traboccante d'affetto, uno così inconsueto da percepire nei confronti di una creatura ai loro antipodi. E non era solo una sensazione data dalla sua tenera età, o dalla speranza quasi innata dei mostri di instaurare un rapporto amichevole con chiunque.
L'interlocutrice la fissò stralunata, e per l'ennesima volta il faccino di Frisk parlò da sé: Undyne e gli altri non se lo stavano affatto immaginando, quella bambina voleva bene sul serio ai suoi amici, e mai avrebbero pensato il contrario. Non in coda alle sue formidabili gesta compiute negli antri più bui del Monte Ebott.
Già, era per questo suo amore smisurato che aveva deciso senza esitazione di vivere insieme alla sua nuova, singolare madre. Era stata una scelta folle la sua? Lasciarsi alle spalle tutta la sua vecchia vita al di fuori del Sottosuolo, per stare fianco a fianco a dei mostri con i quali si era ritrovata a lottare in una maniera o nell'altra, tra strategie discutibili e magie bislacche da evitare?
Guardando gli anime con l'allora scienziata Alphys, la Spearish si era fatta un'idea particolare sugli uomini, e divenuta amica di Frisk a causa di varie vicissitudini quell'idea si era definitivamente sedimentata in lei, finché non conobbe la realtà della Superficie. Si domandò se la piccola umana potesse essere un'enorme eccezione alla regola in quel marasma di diffidenza e discriminazione. Ecco, per certi versi trovava difficile comprendere quella piccoletta vivace e riflessiva, capire cosa le passava nell'anticamera del cervello era un'impresa assai ardua.
Ma tutto d'un tratto fu la sua stessa mente ad essere offuscata da strani pensieri.
La bambina dai capelli castani aveva lasciato la mano di Toriel per stringere le sue al petto, coprendo con le braccine il disegno rosato che spezzava tramite due strisce orizzontali la sua maglietta azzurra. C'era qualcosa in quello sguardo, in quella posa, che le colmò l'ANIMA di un'emozione mai provata fino a quel giorno.
Sentì la sua magia concentrarsi un attimo sugli arti superiori, per poi disperdersi di nuovo nel suo corpo.
Undyne rilassò le sopracciglia e scoprì i denti affilati, sperando di aver recuperato il suo solito atteggiamento mentre esclamava: -Sì, sto bene marmocchiet-...-
-Eh-ehm...!-
-Cioè, sto bene piccoletta, stai tranquilla.- si corresse subito.
Prima di alzare gli occhi al cielo il mostro capra si era schiarita la gola con dei finti colpi di tosse, il che non era per niente un buon segno; nonostante l'aria dolce e calma da mammina premurosa era alquanto severa, e soprattutto poteva diventare una belva se le si toccava la sua figlioletta adottiva.
Quest'ultima invece non badò al nomignolo affibbiatole, era abituata ad essere chiamata così da Undyne e sapeva bene che non lo faceva con cattive intenzioni.
-Evvivaa!-
Sorrise felice alle sue due zie preferite, anche lei in fondo aveva scelto di chiamarle in un certo modo, no?
Senza aggiungere altro trotterellò verso il limite del lungomare, si fermò a pochi passi dalla porzione danneggiata della stradina e cominciò a salutare con la manina il Lesser Dog, intento a modellare la sabbia con una certa creatività, e la figura all'orizzonte di Onionsan che sguazzava tra le onde.
Il nastrino verde scosso dal gesto infantile della bambina e posto sopra al suo orecchio destro distrasse la Spearish per qualche secondo, ecco perché non si accorse di avere gli occhi attenti della sua ragazza addosso, e quando si rivolse nuovamente alla madre comprese di essersi persa parte della conversazione.
-...Comunque, se non avete la disponibilità economica per risarcire il danno potrei chiedere a... a quello, di aiutarv-... Tesoro, COSA stai facendo?!-
Le due si voltarono di soprassalto per guardare Frisk, e capirono in un baleno cosa aveva fatto agitare la Pyroat.
La piccola stava tastando le piastrelle spaccate battendo leggermente con le sue scarpe marroni e ruotando le punte dei piedi come se stesse schiacciando un insetto grosso e orripilante, ma poco dopo si resero conto che non era mossa solo da un'ingenua curiosità o da una scarsità di giudizio tipiche di una bambina.
-Mamma, possiamo dire che è stato un incidente, che mi sono seduta, si è spaccato e mi sono...-
Ignorò il "Frisk!" esasperato di Toriel e si sedette proprio accanto alle crepature del marmo, toccando poi i cocci taglienti con le sue dita paffute color senape.
-Ahi...!-
-FRISK!- ripeté perentoria.
-F-Frisk, cosa...?- le fece eco la Dinozap.
Quella girò il capo per fronteggiare la madre furibonda; non sembrava essere intimorita dal tono duro che le era uscito fuori senza troppa difficoltà dalla sua bocca provvista di piccoli canini appuntiti.
Scrollò cauta il dito ferito su cui stava già scivolando un rivolo di sangue, e dall'esclamazione seguente suonò più DETERMINATA che mai: -Non c'è altro modo mamma, io sono un essere umano per cui non se la prenderanno! Zia Alphys, zia Undyne, lasciateci qui, ce la vediamo noi con la polizia-.
Toriel la fissò sdegnata e sbalordita, tuttavia per quanto la situazione non le piacesse il ragionamento filava terribilmente.
Indietreggiò di uno o due centimetri facendo ondeggiare la sua lunga veste viola e biancastra, infine si lasciò andare a un secondo sospiro.
-...Molto bene. Chiameremo i vigili appena ve ne andrete.- disse questo fintanto che i suoi occhi saettarono rassegnati sul taglietto sanguinante della bambina. Odiava il non poter curarla a seduta stante con una magia pur di far funzionare il piano.
-Ehm, scusate...-
La voce che le colse di sorpresa apparteneva al mostro coniglio che aveva servito con due Nice Cream Alphys e Undyne nel primo pomeriggio. Si era avvicinato timidamente al gruppetto di femmine, e oltre alle orecchie celesti ripiegate sul davanti aveva un sorriso mesto stampato sul viso.
-Avete mica detto... che chiamate la polizia...?-
Bastò un'occhiata per far palesare il problema.
-Tranquillo caro, chiamerò solo quando sarai andato via anche tu.-
La più grande delle quattro aveva risposto con una gentilezza innegabile, ma l'espressione della Pyroat era tutt'altro che serena.
-G-grazie!-
Non vi era più nulla da predisporre.
Le due ragazze si rivestirono e recuperarono i loro effetti personali prima di salutare l'amica e la loro nipotina acquisita, lasciandole con rammarico al rischioso compito di vedersela con la polizia municipale.
Si incamminarono verso casa, non una parola ad attenuare il tetro silenzio sceso come una folta nebbia tra quella coppia affiatata, ora inevitabilmente stravolta da oscure domande...
Quando ci fu già qualche metro a distanziarle dal punto di partenza Alphys ruotò il muso dietro di lei, e quello che vide non aiutò a confortare la sua ANIMA addolorata: il venditore di Nice Cream stava chiudendo l'ombrellone colorato connesso al suo carretto del gelato vecchio e malandato, e a giudicare dalla frenesia delle sue movenze di sicuro non ci teneva a incontrare alcun umano.
Quel mostro era un abusivo.

***

Buio.
Immenso, spaventoso, soffocante buio che si estendeva tutt'intorno a lei, e che pareva inghiottire in un abisso silenzioso ogni cosa la circondasse, facendo sì che non riuscisse a scorgere nemmeno un piccolo accenno del suo muso. La sua leggera miopia non la aiutava di certo, così come non la stava aiutando la sua decisione di dormire sempre con le tapparelle abbassate, poiché abituata da anni all'oscurità del laboratorio situato nel Sottosuolo e forse perché eternamente vittima della sua timidezza.
All'inizio ebbe qualche difficoltà nel capire se era ancora immersa nei suoi incubi, o se alla fine si era "liberata" da quella morsa terrificante e aveva scelto di contemplare, tremante, il soffitto della sua camera; dopotutto, la sensazione di disagio e angoscia per quello che era successo quel pomeriggio le dilaniava l'ANIMA persino a distanza di ore, e gravava sulla sua mente anche da sveglia.
Avrebbe tanto voluto chiarirsi con Undyne, chiedere scusa per il peccato convinta di aver commesso, tuttavia non era proprio stata in grado di farle proferire più di un paio di frasi da quando erano rincasate. E ripensando a ciò che aveva visto e percepito lì di fronte alla spiaggia, sentì il petto appesantito da una forza incommensurabile e le sembrò per un attimo di precipitare nel vuoto, come se sotto di lei non ci fosse affatto il materasso a sorreggerla.
Una volta che i sensi la riportarono dov'era si rigirò sul fianco dando la schiena al muro, e il suo letto striminzito pagato con pochi spiccioli produsse un lieve scricchiolio.
Non vi era alcuna fonte di luce a mostrarli, eppure si ricordava che contro la parete aldilà delle tenebre che le offuscavano la vista si trovava il suo armadio provvisorio, utilizzato di rado, e accanto ad esso una decina di scatoloni risalenti al trasloco di qualche settimana prima.
Le sue videocassette e DVD contenenti svariate serie anime non erano più stati toccati dal giorno in cui li aveva sistemati in quelle scatole di cartone malconce: attualmente le due ragazze erano sprovviste di un lettore DVD o VHS, e Alphys non aveva avuto il tempo materiale per far funzionare a dovere il suo computer. La sua vastissima collezione di manga, al contrario, era sparsa qua e là per la casa; purtroppo non era mai stata un mostro amante dell'ordine, e si domandò per un istante come la Spearish potesse sopportare tale difetto. Certo, capitava sovente che leggesse dei volumetti con Undyne, spesso era lei stessa a chiederlo... e ciò accadeva anche nei momenti meno convenzionali. Non era raro che si coccolassero tra una breve lettura e l'altra, e che come risultato i libricini colorati scivolavano dalle loro mani e venivano abbandonati per minuti interi sul pavimento o in qualsiasi ripiano duro o morbido che sia, mentre loro si stringevano con affetto e si scambiavano tenere occhiate e parole toccanti...
Se la Dinozap avesse abitato ancora nel Sottosuolo sarebbe rimasta stranita dalla gentilezza di Undyne, ma ormai era cambiata molto da allora. Adesso era consapevole che il loro amore era reciproco, e i bellissimi ricordi che le accarezzarono l'ANIMA non facevano che dimostrarlo.
Le sue palpebre avvolsero per una manciata di secondi i suoi occhioni e infine si dischiusero di nuovo con dolcezza, il nero più assoluto a dominare senza tregua la sua visione. Tuttavia, ora c'era una piccola luce a illuminarle il cammino, una che le diede il coraggio necessario per alzarsi dal letto e convincerla ad affrontare un argomento con il mostro pesce non propriamente felice.
Avanzò a tentoni verso il comodino dove aveva posato i suoi occhiali la sera prima, e li indossò decisa. Alla sua destra la porta che dava al corridoio del piano superiore era aperta, l'unica via che permetteva all'aria di circolare in quella calda notte d'estate.
Alphys non doveva passare da lì; si diresse invece alla cieca tra il comodino e il letto, verso una seconda porta che conduceva proprio alla camera comunicante appartenente ad Undyne.
Già da quando la aprì di un solo minuscolo spiraglio il suo sguardo focalizzò finalmente delle forme distinte, complice la grande finestra situata dal lato opposto della stanza che rivelava uno stupendo cielo stellato. La luce della luna che entrava grazie alle due ante spalancate le permise di notare che la Spearish non aveva l'occhio chiuso. Era sveglia.
Si avvicinò a lei a passetti un po' flemmatici e un po' risoluti fino a che non raggiunse il suo letto e cinse il petto con le braccia, le maniche del suo pigiama che sfregarono morbide sulla parte del corpo più delicata, almeno per un mostro.
Undyne si accorse subito della sua presenza, e rimanendo in posizione supina si voltò nella sua direzione e mormorò: -Alphys...-
Non era affatto rassicurante come inizio, ma nonostante il tono aspro il mostro dinosauro continuò sulla sua strada, solamente per essere colta alla sprovvista poco dopo.
-Perdonami, Undyne...-
-Mi dispiace.-
La coda si irrigidì in perfetta concordanza col suo muso stupito, ma l'espressione dell'altra non era da meno.
-...Tu mi chiedi perdono? Tu? Che cosa avresti fatto tu, Alphys? Sono io che ho rovinato tutto. Doveva essere una giornata tranquilla tra noi due, come un appuntamento romantico, e... ho rischiato di farci beccare da qualche umano e pagare chissà quanti soldi. Come se ce lo potessimo permettere. Alphys, sono io che... dovrei chiederti scusa.-
L'occhio giallo dardeggiava nella penombra, ma non trasmetteva alcun segno di risentimento nei confronti di Alphys. Quest'ultima si sentì sollevata e amareggiata allo stesso tempo, e non riuscì a controllare le lacrime che cominciarono a sgorgare a fiotti da sotto gli occhiali rotondi.
-Undyne... tu n-non hai rovinato nulla. Quel poco che siamo state lì mi hai reso c-così felice... Io mi volevo scusare perché... nemmeno io ho p-potuto farti da spalla i-in quella situazione difficile, f-farti anche solo parlare, quando i-invece Frisk ci è riuscita. Mi s-sono sentita un'incapace, una c-che non meritava a-affatto l'amore d-della s-s-sua rag-...-
Il suo monologo senza fine venne interrotto dalla sua innamorata; Undyne infatti allungò di getto le sue braccia muscolose e la trascinò sul letto con lei, abbracciandola forte e passando la sua bocca sulle squame che le ricoprivano la fronte, dandole dei baci occasionali per consolarla.
-Eek...!- squittì attonita tra i singhiozzi, ma la sua ANIMA danzava già colma di un amore sia recepito che ricambiato, e il calore emanato da quel gesto diventò una fresca carezza pronta a lenire le sue membra dall'aria secca tipica del periodo estivo.
-Amore, non pensare mai più una cosa simile. È colpa mia, ero... disperata per il guaio che ho combinato lì sul lungomare e come una stupida mi sono tenuta tutto dentro invece che parlarne con te. Tu sei la cosa più bella che la vita mi ha donato, sei speciale, sei... la mia piccola nerd tutta gialla, eh...!-
La Dinozap alzò il capo e abbozzò un timido sorriso, la cresta che si dilatò gradualmente fino alla sua normale circonferenza, rendendola all'occhio di Undyne ancora più bella.
-Oh Undyne... ti... ti amo tanto. Ti prego, la prossima volta parliamone senza alcuna paura, ok?- disse con voce tenue, dopodiché tirò su col naso e azzardò: -V-vorresti, uhm... dormire... con m-me?-
-Anche per sempre, se tu lo vuoi.-
-Oh...! Certo, certo, mi... piacerebbe tanto.-
Sentendo quella risposta, Undyne piegò il collo e incontrò le labbra dell'altra per chissà quanti deliziosi secondi, troppo pochi in ogni caso per la sua ANIMA infatuata a dismisura.
Alphys poi si sistemò meglio sul letto, ignorando gli occhiali caduti sul lenzuolo e non rinunciando all'abbraccio donatole dalla sua ragazza, la quale continuò a parlarle vicino all'orecchio.
-Tesoro, è da un po' che volevo chiederti... Posso... chiamarti Alphy?-
Quella strinse le manine sulla sua canottiera, proprio all'altezza delle clavicole, e sussurrò assonnata: -Undyne... ne sarei felice...-
-È deciso allora. E uno di questi giorni farò domanda per il concorso per agenti di polizia. Ok?-
-Mh-mmh...-
Oramai aveva smesso di piangere, e la Spearish capì dal battito della sua ANIMA che stava pian piano scivolando nel mondo dei sogni. Sorrise quasi commossa, e pronunciò un ultimo augurio prima di addormentarsi.
-Buonanotte, Alphy.-
Lei però era così emozionata che ci mise un po' ad assopirsi, e diversi pensieri bizzarri ne approfittarono per attraversarle la mente e tenerla sveglia più del dovuto.
Si interrogò sul comportamento particolare che Undyne aveva avuto verso Frisk, sentiva nel profondo che aveva assistito a un qualcosa di speciale, fuori dagli schemi.
Aspetta, che si possa collegare a qualcos'altro che è successo lo stesso giorno...?
Non andò oltre poiché la stanchezza ne uscì vittoriosa, e viaggiò serena nell'oceano dell'oblio per il resto della notte.

***

Non si può certamente considerare un'anomalia l'essere invasi dal vapore mentre si sorvegliano i fornelli della cucina, tuttavia osservando il colore degli sbuffi che si sollevavano dal pentolone e a sentirne l'odore poco gradevole era palese che qualcosa fosse andato storto.
-Fratello, ti servirebbe un vero corso di cucina. Non possiamo andare sempre al ristorante.-
-Sans, guarda che i corsi di cucina di Undyne sono sempre andati benissimo!!- disse il mostro scheletro più giovane lanciandogli un'occhiataccia, il mestolo nel guanto destro e il suo fidato grembiulino legato sui fianchi.
-Eh, sicuro. Se me la trovo davanti vedi come le faccio passare un brutto quart-...-
-SANS! Parli tanto ma non fai un tubo per, che ne so, imparare a cucinare anche tu!-
Quello sputò uno "Tsk!" sprezzante e uscì dalla stanza strascicando le ciabatte.
Dal momento in cui aveva detto addio al Sottosuolo sembrava che le cose potessero solo migliorare, eppure la vita gli aveva giocato dei brutti scherzi.
L'unica soddisfazione era stata il non percepire più l'orrenda sensazione di déjà-vu che lo aveva assalito per tutta la sua esistenza e l'aveva plasmato così come era ora, cinico e introverso, apparentemente distaccato dalla realtà e noncurante di ogni suo aspetto.
Ma lui non era affatto così: Sans teneva moltissimo ai suoi amici e alla sua piccola famiglia, e adesso era distrutto nell'ANIMA per essere lontano da Snowdin, senza un lavoro e con un fratello minore da mantenere. E a causa di questa situazione purtroppo gli veniva spontaneo sparare rispostacce e agire in maniera abbastanza controversa.
Si guardò dietro le spalle, già pentito per il suo atteggiamento sgarbato, e stuzzicò l'interno delle tasche del suo inseparabile giubbotto con le mani.
Quella tarda mattinata non prometteva nulla di buono.
Stava per tornare da Papyrus quando sentì un rumore metallico provenire dal portone principale subito lì accanto.
-Sans, almeno vieni qui a dirmi se secondo te la pasta è mangiabile!- lo chiamò l'altro sbucando dall'entrata della cucina.
Inarcò le sopracciglia appena vide il fratello in piedi sul tappetino dell'ingresso, una busta bianca probabilmente recuperata poco prima dalla buca delle lettere tra le falangi.
-...È una lettera da Asgore. Credo sia una cosa seria.-


.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.


Ok allora, mi scuso per il "ritardo" nel postare il nuovo capitolo ma purtroppo ci sto mettendo un casino a scrivere questa storia, ha uno stile molto più complesso di "And her SOUL skipped a beat", quindi ho deciso che per ora ne metterò uno ogni due mesi. Scusatemi, scusatemi, ma piuttosto che saltare con la pubblicazione preferisco averne un po' in cantiere e cercare di accumularne per, magari, riprendere col ritmo mio solito del 1 capitolo al mese. Spero vi stia piacendo in ogni caso, ci tengo un botto a questa FF, la amo tantissimo così come Alphys e Undyne. C'è sempre un cliff-hanger tattico alla fine del capitolo, eh? xD
Nel prossimo capitolo forse si scoprirà qualcosa =3
Ciao!
  
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