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Autore: Koa__    09/03/2020    7 recensioni
Questa che vi propongo sarà una raccolta di brevi storie incentrate su sei coppie diverse, la propria NOTP, l’OTP, una coppia Crack-Paring, una coppia Slash/FemSlash, una coppia Canon e infine una coppia Het.
Storia partecipante alla “Challenge delle sei coppie” indetta da GiuniaPalma/LadyPalma sul Forum di Efp.
1.Coppia NOTP: Sherlock/Molly “Balla sulla tua tomba, Molly Hooper”
2.Coppia HET: James Moriarty/Irene Adler "Pour l'Amour"
3.Coppia SLASH/FEMSLASH: Sherlock Holmes/Victor Trevor "Canto d'Autunno"
4.Coppia CANON: Mr Holmes/Mrs Holmes "Il libraio di Edgware Road"
5.Coppia OTP: John Watson/Sherlock Holmes "Una lunga storia d'amore"
6.Coppia CRACK: Mycroft Holmes/James Moriarty "L'arte metafisica del ragno"
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Quasi tutti
Note: AU, Lemon, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Coppia HET: James Moriarty/Irene Adler
Contesto: Ambientata prima di “The Great Game”
Genere: Angst, Introspettivo


 
 



 
Pour l’Amour
 





 
Non avevo mai fatto fatica a considerare me stessa una donna intelligente, al contrario sin da ragazza ero sempre stata consapevole delle mie capacità. Che mi trovassi imprigionata tra le fila che io stessa avevo tessuto, però, non mi fu chiaro almeno sino a quella notte. Prima d’allora mai avevo concesso a me stessa di crollare dentro ai viscidi intrighi dei miei ragionamenti. Forse perché temevo di scoprire che la Dominatrice non era che un guscio vuoto, un cuore freddo senza una vera anima. Io come quella porcellana che assume le fattezze d’una regina e porta il trucco d’una sposa, splendida a guardarsi ma gelida al tatto. E vuota dentro. Ero fatta di quella stessa maschera perfetta che da tutta una vita avevo utilizzato per difendermi. Sopravvissuta, io, grazie all’indole ad attaccare e a farlo con le sole armi che avessi a disposizione. Io a usare il mio corpo e la mia intelligenza, a bearmi del potere che avevo sugli altri. Io che avevo sin troppo assecondato la mia oscurità. Una maschera che mai prima di quel momento avevo sentito il bisogno di gettar via. Desideravo spogliarmi, ma farlo davvero. Diventare spaventosamente me stessa e quindi crollare tra le braccia di chi, speravo, mi avrebbe accettato. Non lo feci, non quella notte. Poiché ero prigioniera d’una guerra senza fine. Vivevo dentro a una gabbia di perle e cipria che James Moriarty aveva costruito appositamente per me. Lui e la sua malata brama di potere non erano, però, l’unica causa del mio male. Poiché prima d’ogni altro io ero vittima di me stessa, ero carnefice del mio dolore.

 
In quella notte d’inverno, col suo corpo nudo a dormirmi accanto, io, Irene Adler, compresi d’avere voglia d’innamorarmi. E di perdermi, io sconosciuta, tra i palpiti di un sentimento puro e genuino. Per la prima volta sentii in me vibrare una forza mai provata. La stessa che si sgretolò nell’attimo in cui, voltandomi, con enorme orrore scoprii che l’uomo che mi stava accanto era reale e non il frutto di un incubo. Avevamo fatto sesso ed era stato orribile, asettico. Quasi impersonale. Ricordo che non mi era piaciuto e che nonostante mi sentissi affascinata dalla sua mente non avevo neppure raggiunto l’orgasmo. In quel periodo della mia vita i giorni si susseguivano lenti, cadenzati dal bruciante desiderio d’avere su di lui un qualche potere. Forse non eravamo poi tanto diversi, pensai intanto che il disgusto verso me stessa cresceva. Fu allora che accadde, in quel momento in lui io mi vidi per quel ch ero. Scorsi non senza fatica i confini di una patetica e vuota esistenza che mi ero scelta e dentro la quale ero rimasta invischiata.

 
Non la volevo più, pensai con forza, gettando indietro lacrime. Volevo essere libera. Volevo essere Irene e volevo vivere per l’amore. Volevo esser fatta della sua stessa essenza, bearmi della sua esistenza. Volevo sentirmi sospirare e tremare, fremere del suo sentimento. Desideravo con ogni fibra di me innamorarmi dell’amore.

 
E invece ero solo carne e sangue, ossa senz’anima. Ero prigioniera delle fila di un ragno. Ero la mosca pronta a essere mangiata quando più di alcuna utilità. Ero i mostro, il diavolo tentatore. Ed ero sua, pensai odiandolo. Detestandomi. Lo volevo vedere morto, eppure ne ero schiava. Perché lui era il mio gioco ed io il suo. Io, prigioniera. Io carnefice. Io senza più luce, divorata dall’oscurità.
 
 
 
 
 
 
Fine
 
 
 
 
 
 
 
Note: Un paio di cose. La prima: ogni storia avrà uno stile diverso dalle precedenti, per questa volevo uno stile che ricordasse vagamente quello della Ferrante (sempre senza fare paragoni, ma solo come spunto narrativo). Inoltre… Mi rendo perfettamente conto del fatto che Irene sia gay e che l’unico innamoramento etero che ha avuto (l’unico documentato) riguarda proprio Sherlock Holmes. Qui infatti, e ci tengo a precisarlo, Jim e Irene sono coinvolti da una relazione sessuale e non da un innamoramento. Spero vi sia piaciuta, grazie a tutti coloro che hanno recensito il primo capitolo, questa è una raccolta insolita per me perché vado a trattare personaggi che non mi sono d’uso comune e proprio per questo, sapere cosa ne pensate mi fa molto piacere.
Koa
 
   
 
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