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Autore: Khailea    09/03/2020    0 recensioni
Un'avventura action con trame avvincenti e personaggi unici e caratteristici!
Saghe appassionanti e ricche di colpi di scena, special divertenti e di ogni genere!
Unisciti alle stravaganti avventure degli studenti della Werewolf Shadow!
I personaggi di cui si parla in queste storie sono inventati da un gruppo di role chiamato Werewolf's Shadow 2.0.
Questo è il secondo progetto di fiction scolastica del gruppo fatto con l'approvazione dei suo componenti.
Non ci sono collegamenti con il precedente progetto e la trama é molto diversa.
Il logo del lupo appartiene al nostro gruppo esattamente come i personaggi e l'ambientazione.
Se volete unirvi a noi potete fare richiesta qui https://www.facebook.com/groups/660949357417726/members/
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Personaggi in questo capitolo: 
Jack 
Daimonas 
Ailea
Khal 
Lighneers 
Zell 
Astral 
Lacie 
Hope 
Grace 
Milton 
Seraph 
Alexander 
Johanna 
Samantha 
Nadeshiko 
Ayame 
Ryujin
Yume
Cirno
Vladimir
Annabelle
 
 
 
 
 
 
 
Alexander-hope-grace: 
 
Dopo aver trascorso tutto il pomeriggio con Ailea, Khal e Seraph, Alexander non aveva resistito dall’andar a casa di Hope, sia per salutarla che per chiederle se avrebbe voluto fare una passeggiata.
Naturalmente la ragazza era stata ben felice di vederlo, ma sentendosi stanca non aveva voluto uscire.
Allo stesso tempo, però, non se l’era sentita nemmeno di farlo andare via, e così l’aveva invitato in casa per un thè.
Il ragazzo non avrebbe mai potuto rifiutare una serata simile con lei, soprattutto visto era la prima volta poteva entrare in casa sua.
Ma non era andata esattamente come se l’aspettava.
Grace non appena aveva sentito la porta aprirsi era sbucata dalla sua stanza, fissandolo da lontano, e quando era entrato anche lei si era sistemata in cucina con i due; la situazione era quindi che tutti loro erano a tavola, con Hope e Grace vicine ed Alexander dall’altra parte.
-Ok. Regola principale, niente camera da letto.-
La frase della rossa rese Hope rossa come un peperone, mentre Alexander rimase impassibile.
Non voleva certo far cose che ad Hope non andassero bene, ma sarebbe stato molto più felice se fossero anche solamente rimasti soli a parlare.
A quanto pare non si poteva avere tutto dalla vita.
-C-comunque…come ti sembra casa?-
Chiese intanto la bruna per cambiare argomento.
-E’ confortevole.-
Perfino se comparata alla casa di Ailea, anch’essa altrettanto piccola, era diversa; lì sentiva una sorta di calore immergerlo e rasserenarlo, come se fosse un luogo di completa pace.
I colori, i mobili, era tutto perfetto…forse perché riguardavano Hope.
-Con te ogni cosa è perfetta…-
Disse senza nemmeno pensarci, ricevendo dalla ragazza un sorriso incantevole.
Fu a quel punto che Grace si pentì d’esser lì, ma lo spirito protettivo che aveva nei confronti di Hope era stato tale da averle impedito di rimanere nella sua stanza.
Di Alexander non conosceva altro che la sua fama tra le ragazza infondo, e certo non bastava a ritenerlo degno di fiducia.
-Oh! Ho lasciato tutta la stanza in disordine, vado un attimo a sistemare e torno subito.-
Disse ad un certo punto Hope allontanandosi, lasciando i due nel più completo silenzio, fino a quando Grace non parlò.
-Lo sai non mi fido di te, vero?-
-Lo intuisco.-
Rispose lui senza alcun fastidio.
-Non ho nulla contro di te, però non basta il fatto siamo nello stesso gruppo per sapere sei una brava persona, soprattutto con qualcuno come Hope.-
Continuò lei cercando di non esser troppo scortese. Voleva proteggerla, ma non trattarlo male.
-La tua opinione non è qualcosa di cui devo preoccuparmi, mi interessa solo come stia lei.-
Certo però che anche lui non gliela rendeva facile.
-Sicuramente è per il tuo carattere che sei circondato da così tante ragazze.-
Disse Grace senza pensarci, mordendosi la lingua subito dopo; non era sua intenzione rivolgergli delle frecciatine, ma se lui rispondeva in un certo modo era più forte di lei.
-Di loro non mi importa nulla. La maggior parte sono solo delle stupide.-
Non aveva paura a dir ciò che pensava, tanto come aveva già detto non gli importava se lei pensava male di lui.
-Hope non è come loro, per questo non voglio che tu la ferisca.-
Ammise infine Grace, rivelando le sue preoccupazioni.
-Non ho intenzione di fare niente di simile.-
Negli occhi di Alexander si era accesa improvvisamente una forte emozione, piena di sincerità, che sorprese perfino Grace.
Prima che lei però potesse rispondergli Hope tornò da loro.
-Eccomi, scusate. Spero di non avervi fatto aspettare.-
Disse la ragazza sorridendo ad entrambi.
-No, tranquilla. Credo comunque che mi metterò sul divano, voi state pure qui.-
Rispose Grace allontanandosi. Forse a poco a poco poteva dargli un po’ di fiducia in più, ma comunque a piccole dosi.
-Avete parlato di qualcosa mentre ero via?-
Chiese Hope, sedendosi questa volta vicino al suo ragazzo, che le diede un bacio prima di risponderle.
-Solo che sei una ragazza meravigliosa, a cui entrambi teniamo molto e che non vogliamo veder star male.-
Era vero, anche se in linea generale.
-Ow, siete così dolci.-
Sorrise lei abbracciandolo. Le faceva piacere che Grace parlasse un po’ con lui.
Certo era ancora presto perché entrambi avessero qualche rapporto più fisico, o anche solo dormire assieme, però se con la sua amica poteva andare d’accordo sicuramente in futuro sarebbe stato molto più facile riuscirci.
-Sai, spero che il nostro rapporto ti renda felice.-
Ammise lei prendendo un sorso del proprio thè.
-Molto, e spero sia lo stesso anche per te.-
-Lo è, credimi. Solo…mi rendo conto che ti sto facendo aspettare per certe cose, ed un po’ mi dispiace…-
Disse la ragazza, alludendo al sesso ed altri preliminari.
-Non importa. Lo faremo solo quando ti sentirai pronta e sicura.-
-Lo so, e sono felice che rispetti i miei tempi. E’ solo che certe volte penso ad esempio a tuo fratello ed Ailea, o a Seraph ed Astral…loro hanno fatto tutto molto prima di noi, però io ho ancora bisogno di tempo.-
Alexander le prese delicatamente la mano, baciandogliela e guardandola negli occhi.
-Io voglio solo stare con te. Non importa cosa facciano gli altri e quando. La nostra relazione non è la loro, e voglio che tu stia bene.-
Bastarono quelle parole a far sciogliere il cuore della ragazza, che gli diede un lungo bacio quasi senza riuscire a smettere di sorridere.
Si sentiva così fortunata ad aver trovato una persona simile, e lui sicuramente pensava lo stesso.
 
 
 
 
 
Sammy-Milton-Cirno:
 
 
Dopo aver trascorso tutto il pomeriggio con Zell, Daimonas e Jack, solamente a sera Milton scelse di tornare nella propria stanza, condivisa con Sammy.
Era stata bene con i tre, ma si era resa conto d'aver ignorato la povera bambina, e non le sembrava giusto.
Infondo, assieme ad Hope e Johanna, lei era quella a cui si era più legata. Sicuramente era una certa responsabilità occuparsi di una bambina così piccola, ma per lei non era assolutamente un problema, anzi ne era felice.
A tratti le ricordava la sua infanzia, difficile a causa del padre e di ciò che era accaduto per il denaro della famiglia, e visto anche Sammy aveva passato dei momenti difficili desiderava darle degli anni migliori e felici.
Anche per questo era felice non fosse stata mandata all'orfanotrofio.
-Sammy. Scusami se sono tornata tardi. Adesso ti faccio subito da mangiare.-
Convinta la bambina fosse nella sua stanza Milton aprì la porta senza alcun pensiero, ma una volta dentro non trovò nessuno.
-Sammy?-
Perplessa la ragazza si guardò attorno, cercando dietro la porta, sotto al letto e dentro l'armadio.
-Stai giocando a nascondino?-
Nella sua voce si leggeva già una nota di incertezza, che aumentò quando non ricevette risposta.
-Sammy!-
Dove poteva essere?
Tanto era stata distratta non aveva notato se a pomeriggio si fosse allontanata con qualcuno.
Il suo primo pensiero, mentre aveva quasi messo sottosopra la stanza, fu quello di andare nelle stanze degli altri a chiedere se fosse lì, ma come aprì la porta si ritrovò davanti Cirno.
-Ehilà. Quanto baccano che fai lì dentro.-
-Non trovo Sammy!-
Fu la risposta della bruna, che portò ad un repentino cambio d'espressione nell'altra.
-Dove l'hai vista l'ultima volta?-
-A pomeriggio, con tutti gli altri.-
Stava iniziando ad andare nel panico. Se le fosse successo qualcosa?
Si sentiva una tale irresponsabile, ed era profondamente dispiaciuta per non averle dato maggior attenzione.
-Ok, io sono andata via con Nadeshiko, Yume ed Annabelle, ma non l'ho vista dalle parti del dormitorio. Andiamo a vedere se qualcuno in giro l'ha vista, ed in caso chiediamo agli altri di aiutarci.-
Nonostante fosse quel genere di persona che pareva aver ingerito dieci lattine di coca-cola nei momenti seri era perfettamente in grado di prendere in mano la situazione e pensare razionalmente. 
Milton non sapendo bene quale fosse la scelta migliore, per evitare d'allarmare gli altri prima del tempo, annuì, seguendola fuori dal dormitorio.
-Sono proprio una stupida…dovevo stare più attenta.-
Borbottò Milton sfregandosi il viso continuando a camminare.
-Non sei una stupida. Non possiamo avere il controllo di tutto. A meno che tu non sia Cirno, visto io ho il controllo di ogni situazione.-
Ridacchiò l’altra cercando di rasserenarla anche solo con la propria presenza, più che valida a suo parere, ma non servì a molto.
-Ehi! Qualcuno di voi ha visto una bambina, di poco più di cinque anni con i capelli biondi e una divisa scolastica?-
Urlò Cirno passando in mezzo alla gente, senza ascoltare veramente le loro risposte.
-Non dovremmo andare più piano?-
Chiese appunto per questo Milton.
-Se sanno qualcosa lo direbbero subito.-
Non era così errato come pensiero dopo tutto, anche se non la tranquillizzò molto.
-Ma non ha un cellulare o qualcosa di simile?-
Chiese ad un certo punto Cirno voltandosi verso l’amica, che si illuminò.
-Sì!-
Immediatamente la ragazza prese il proprio cellulare, chiamando la bambina; ogni squillo era insopportabile, ma finalmente la piccola rispose.
-Ehi Milton.-
-Sammy! Dove sei?-
Chiese la ragazza sollevata, stringendo la mano di Cirno per la felicità.
-Sono appena tornata al dormitorio, tu invece?-
Domandò la piccola con innocenza.
-Come al dormitorio? Dove sei stata?-
-Lacie oggi pomeriggio mi ha portato a casa sua. Astral mi ha appena riportata indietro.-
Mentre parlavano intanto le due stavano tornando a passo svelto verso il dormitorio, mentre Milton si pentì di non aver chiesto subito alle altre.
-Va bene…adesso torno.-
-Ok! Ciao!-
Riagganciando Milton sospirò, sia stanca che felice, voltandosi poi verso Cirno.
-E’ a casa, sta bene.-
-Sì ho sentito. Meglio così. Te l’avevo detto che avevo tutto sotto controllo.-
-Sì, sei veramente eccezionale. Grazie per avermi aiutata.-
Sorrise la ragazza estremamente grata, e Cirno si sentì felice d’aver dato una mano, e soprattutto che il suo merito fosse stato riconosciuto.
-Quindi Lacie l’aveva portata via. E’ stata veloce, neppure io ci avevo fatto caso.-
Disse in seguito camminando involontariamente più velocemente di Milton; il suo spirito competitivo aveva spesso la meglio su di lei.
-Avrei preferito me lo avessero detto…ci farò una chiacchierata più tardi.-
-Con Lacie o Sammy?-
-Penso tutte e due.-
Rispose Milton mentre arrivarono alle porte della scuola.
-Grazie ancora Cirno, vuoi entrare in stanza? Non ho molto da offrirti però mi sembra il minimo visto mi hai aiutata.-
-Mi farebbe piacere, e non preoccuparti. E’ compito dei più forti aiutare i deboli.-
Sorrise l’azzurra precedendola. Milton scelse di non prenderla come offesa, anche perché sicuramente Cirno era più allenata di lei in determinate attività; però sapeva bene d’avere un certo potenziale anche lei.
Aprendo la porta furono entrambe felici di vedere Sammy serena sul letto, che non appena le vide saltò per abbracciarle.
-Ciao!-
-Ciao Sammy, stai bene?-
Chiese Milton controllando non si fosse fatta male.
-Sì grazie. Come mai eravate fuori?-
-Perché tu non eri in casa.-
Rispose subito Cirno, lasciando poi la parola a Milton.
-Sì…mi ero spaventata Sammy…non devi andartene in giro senza dirmelo.-
-Oh, non pensavo fosse un problema. Voi lo fate spesso.-
Ammise la bambina innocentemente, facendo effettivamente sentire un po’ in colpa l’amica.
Cirno invece si era sdraiata sul letto, senza alcun pensiero né per il fatto si fosse allontanata né per il suo agire allo stesso modo.
-Mi dispiace molto, in futuro se non ci sarò ti avviserò sempre, però vorrei che anche tu facessi lo stesso. D’accordo?-
-Va bene, te lo prometto.-
Disse infine Sammy, abbracciando l’amica.
-Un’altra situazione risolta dalla grandiosità di Cirno.-
Alla frase della ragazza le altre due scoppiarono a ridere, felici che l’amica tenesse loro compagnia.
 



 
 
Astral-Lacie:
 
 
Da quando avevano finito di parlare, Lacie non si era più mossa dalla sua camera, nemmeno per mangiare qualcosa.
Non aveva pianto o simili, ma il suo umore era stato abbastanza nero da farla restare sul letto con Leo per tutto il tempo.
A poco a poco il malumore era andato a sostituirsi con una specie di apatia, che però non le aveva fatto comunque venir voglia di alzarsi.
-Ehi Leo. Ti piacerebbe se ti comprassi un collare con guinzaglio? Così usciremmo assieme nya.-
Sussurrò accarezzando la testa del micino.
-Non mi piacciono molto i collari o cose simili, però Rookbow è tanto grande, e fino a quando non saprai la strada di casa preferisco avere qualcosa che mi leghi a te.-
Spiegò come se il gatto capisse ogni singola parola, anche se si stava limitando a farsi coccolare ed a sfregare la testa sulla mano di lei.
-Oppure potrei comprare uno di quegli strani marsupi che le madri usano con i figli piccoli…no nya, sarebbe scomodo per te e voglio tu possa muoverti abbastanza nya.-
Sarebbe stato divertente; nelle altre città quando si spostava di notte trovava sempre dei gatti randagi, e li seguiva o si faceva seguire per tutto il tempo.
Fortunatamente con gli animali aveva un ottimo rapporto, e non pensava dipendesse dall’esserlo per metà.
Forse capivano semplicemente che lei non avrebbe mai fatto loro del male.
Se fosse uscita nel pomeriggio avrebbe potuto comprare qualcosa per Leo…
Avrebbe potuto passar la giornata in ben altro modo, ed anche questo la infastidiva.
Si chiedeva se anche suo fratello fosse rimasto in casa, o se invece fosse andato da Seraph.
Poteva anche avergli sbattuto al porta in faccia, ma se avesse fatto una cosa simile gli avrebbe bloccato ogni via d’entrata per un mese.
Stava quasi per tornare ad arrabbiarsi, quando un piccolo aereoplanino di carta volò nella sua camera, tramite la finestra aperta.
-Nya?-
Incuriosita si avvicinò a gattoni sul pavimento, e notò che dentro v’era un disegno, che si rivelò una volta aperto esser quello di un gatto.
Non era bello come i suoi, però almeno si intuiva che animale era.
Prima che potesse dir qualcosa però un altro aereoplanino entrò nella sua stanza, ed anche questa volta aveva un altro gatto, che la salutava.
A poco a poco iniziarono ad arrivarne ancora, ed intuì dal tipo di disegno da chi venissero.
Suo fratello non era andato via, anzi, proprio come lei aveva passato tutto il pomeriggio da solo; aveva giusto accompagnato a casa Sammy, ma nient’altro.
L’ultima discussione con sua sorella, seppur più pacata delle altre, era stata in qualche modo più forte a livello emotivo, e ciò gli faceva desiderare di risolvere le cose il più in fretta possibile.
Sapeva bene però che le cose non funzionavano così.
Aveva probabilmente perso la sua fiducia, e per guadagnarla ci voleva molto tempo, mentre perderla era un attimo.
Mentre era rimasto sul divano tutto il tempo quindi aveva cercato di pensare a cosa fare; regalarle delle cose o del cibo non bastava, almeno non all’inizio visto l’affetto non si poteva comprare, e nemmeno forzarla a stargli vicino.
Serviva qualcosa che le potesse far piacere senza disturbarla, e solo quando fuori dalla finestra aveva iniziato a soffiare il vento gli era venuta un’idea.
Andando nella propria camera si era quindi arrampicato sul tetto, portando con sé un bel po’ di carta e delle matite colorate; grazie al cielo Lacie le spargeva un po’ dappertutto.
Ovviamente lei amava i gatti, ma le piaceva anche quel genere di cose. Era certo che se, in una giornata migliore, le avesse chiesto di salire con lei, avrebbe accettato.
Forse avrebbe dovuto farlo prima, ma poteva ancora rimediare.
Controllando la finestra fosse aperta aveva lanciato gli aereoplanini nella direzione opposta, e questi spinti dal vento avevano raggiunto la sua camera.
A poco a poco, vedendo che non venivano buttati, aveva continuato a farlo, disegnando rapidamente tanti gatti quanti ne avrebbe potuti desiderare lei nella sua camera.
Entrambi in quel momento provarono un forte senso di nostalgia, come se fossero tornati bambini e stessero semplicemente giocando insieme.
Purtroppo Astral aveva quasi finito i soldi, ma ad un certo punto uno degli aereoplanini sbucò dalla finestra di Lacie e volò da lui.
Il ragazzo naturalmente l’afferrò al volo, ed aprendolo vide un altro gatto proprio accanto al suo, anche se disegnato decisamente meglio visto l’aveva fatto anche di fretta.
Era un piccolo gesto, ma per entrambi era già qualcosa di molto importante…
 
 
 
 
Ailea-Lighneers-Khal:
 
 
Dopo esser stato per tutto il pomeriggio dentro il proprio cassonetto della spazzatura, Lighneers si era deciso ad uscire, per riprendere la sua attività monetaria.
Infondo era passato un numero decente di giorni, e visto non aveva fatto niente di eclatante la gente non si sarebbe ricordata di lui tanto facilmente.
Decise comunque di spostarsi verso una zona non troppo malfamata; voleva stare sul leggero, senza troppi sforzi.
In quei tipi di bar c’era più che altro gente piena di sé che si pensava invincibile, non persone che erano disposte a tutto per aver dei soldi e che dovevano sfogare della rabbia violenta.
Lui stesso non aveva bisogno di scaricare un bel niente, quindi era la scelta migliore.
Camminando a passo lento il ragazzo si mosse quindi in una zona relativamente conosciuta ed abbastanza frequentata.
Il bar-lotta dove scelse di entrare aveva una porticina raggiungibile verso una scalinata costruita sotto il livello del terreno, aprendola si entrava in un piccolo corridoio pieno di attaccapanni e dall’altra parte di esso c’era il vero e proprio bar.
Molto simile agli altri era formato da due piani, a quello inferiore c’era la zona per gli alcolici, quasi completamente piena, mentre al piano superiore, raggiungibile tramite una scala a chiocciola, c’era una piccola stanza fornita di un ring ed un bancone nascosto dietro ad una grata di ferro.
Solamente tramite una piccola fessura si potevano passare i soldi alla donna dall’altra parte, e segnare le puntate.
Era chiaro il bar non fosse specializzato in quel genere di cose, sia per la poca affluenza di gente che per la mancata presenza di qualsiasi altro oggetto da arredamento, ma andava bene anche così per ricominciare.
Subito il ragazzo andò verso il bancone, parlando con la ragazza dai capelli rossi e ricci.
-Venti jewels su di me nel prossimo incontro.-
La ragazza prima di accettare i soldi lo guardò per qualche secondo, socchiudendo poi leggermente gli occhi mentre li prendeva.
-Ti piace vincere facile.-
-Ti metti anche a cantare ponci ponci popopo dopo queste battute?-
Ribatté il ragazzo guardandola, ma lei non rispose alla frecciatina.
-Sali sul ring, per tua fortuna c’era già un'altra persona che aspettava.-
Facendo come aveva detto Lighneers salì sul ring, e subito arrivò un altro ragazzo, dai capelli biondi rasati, con un piccolo tatuaggio tribale sul braccio.
-Bene amico, sarà divertente.-
Disse l’altro salutandolo con un leggero sorriso. Evidentemente non apparteneva al mondo delle lotte da strada.
-Se sei masochista sì.-
Quasi gli faceva dispiacere dover far male a persone per cui era evidente non facessero male ad una mosca, ma era scelta loro affrontarlo.
Quando suonò la campana i due si misero semplicemente in posizione da combattimento, tenendo i pugni alzati e girandosi attorno per un paio di volte.
Ad un certo punto il biondo cercò di attaccarlo con un pugno sferrato al viso, ma fu semplice per Lighneers spostargli il braccio, creando così una zona scoperta, e colpirlo sul naso.
Il biondo barcollò un paio di volte per questo, e Lighneers ne approfittò per caricarlo, spingendolo per farlo vacillare ancora di più e tirargli dei pugni alla bocca dello stomaco.
Come reazione ottenne che l’altro sputò un paio di volte, come se fosse sul punto di vomitare, e forse per questo lo lasciò respirare.
Non voleva essere gentile, però non era ancora così insensibile da approfittarsi di ogni persona debole; avrebbe in ogni caso vinto a breve.
Fu chiaro comunque per il suo avversario il tipo di risultato della lotta, e forse per questo passò ad una tattica più difensiva.
-Mi spiace, ma se non attacchi, abbiamo finito.-
Così dicendo, facendo oltretutto preoccupare il ragazzo, gli scattò in avanti e attraverso una finta, nella quale si spostò prima a destra ma saltò a sinistra, lo colpì con un calcio alla schiena, facendolo cadere a terra e sovrastandolo.
A nulla valsero tutte le tattiche del biondo, perché alla fine venne bloccato per il tempo necessario a decretare la fine dell’incontro.
-Cavolo…sei veramente forte.-
Al complimento dello sconosciuto Lighneers non rispose, andando semplicemente a ritirare il premio, sperando la donna stesse zitta.
-Vuoi continuare?-
Chiese solamente quest’ultima prima di dargli i soldi.
-Siamo passati da una pubblicità ad un videogioco. Comunque sì, uso i soldi della vincita.-
-Ok, aspetta che qualcuno salga sul ring.-
Sarebbe stato più comodo se ci fosse stato almeno qualche posto a sedere, ma visto non poteva nemmeno allontanarsi il ragazzo si vide costretto a mettersi in un angolo, lasciando che il tizio appena sconfitto parlasse di lui ai suoi amici; da quanto sentiva erano più che altro elogi sulle sue abilità, ma non gli importava.
Sapeva chi era e cosa era, nient’alto contava.
-Ehilà, guarda chi si vede.-
Non l’aveva notata, ma durante la sua lotta Ailea era salita al piano superiore, e vedendolo nell’angolo si era avvicinata.
Come lui, anche la ragazza sentiva il bisogno di lottare, ma non tanto per i soldi; si sentiva come se si stesse ammorbidendo, e la sensazione non gli piaceva molto.
Dopo i fatti sulla nave, con Diana e suo padre, aveva passato un periodo di forte insicurezza, soprattutto per i suoi nuovi occhi. Aveva lottato sempre meno, e per come era cresciuta la cosa non la faceva star bene.
Era come se avesse sempre qualcosa da dimostrare al mondo, e stava fallendo.
Per questo aveva voluto tornare in quel genere di bar, anche se stava iniziando con qualcosa di leggero.
Non sarebbe però rimasta fuori troppo a lungo, perché a casa c’era Khal ad aspettarla. Il ragazzo aveva piacere a dormire da lei, ma le aveva anche dato spazio per uscire dove voleva.
Ciò che la ragazza non sapeva, era che in ogni caso lui sapeva la sua esatta posizione, e che la osservava dal cellulare.
Intanto, nel bar, Lighneers alzò gli occhi al cielo, per aver incontrato qualcuno che conosceva in un posto simile.
Non gli importava lo vedessero lottare, tutti sapevano lo faceva, ma non il motivo, che doveva restare segreto.
-Il tuo ragazzo non aveva voglia di portarti da qualche parte questa sera?-
Chiese il ragazzo senza salutarla, con tono piatto.
-No, mi aspetta a casa. Ayame invece non è qui a fare il tifo per te?-
Lo canzonò l’altra, portando a storcere le labbra.
-Sono felice senza sapere dove sia.-
-Che cattivo. Ti fa questo effetto il periodo di verifiche?-
-No, ma i discorsi stupidi sì.-
Per quanto Ailea potesse cercar di parlare il ragazzo metteva sempre una muro, come faceva con tutti. La differenza però tra lei e gente come Ayame però, era che lei ad un certo punto poteva anche smettere di parlare, per scegliere un approccio più diretto.
Per questo, senza rispondergli, la ragazza andò verso il bancone delle scommesse, puntando giusto pochi spiccioli, ed andando verso il ring.
Aveva visto che Lighneers ci era andato prima, e così lui era costretto a raggiungerla, mentre la ragazza aveva messo su un sorriso canzonatorio.
-Fanculo…-
Borbottò l’altro tornando sul ring.
-Andiamo, sei venuto per questo infondo.-
-No, per niente.-
Con lei lì, o qualsiasi altra persona del gruppo, era diverso.
Sicuramente più irritante per lui, e voleva concluderla rapidamente.
Quando la campana suonò però per vario tempo nessuno dei due si mosse. Sapevano bene la forza dell’altro, e quando uno si muoveva da una parte l’altro lo seguiva, per bloccare ogni possibile mossa.
Solo ad un certo punto Ailea iniziò ad oscillare da una parte all’altra come un pendolo, mandando leggermente in confusione Lighneers con quei movimenti, fino a quando con un salto la ragazza non saltò su una delle corde lanciandosi verso la testa di lui con il ginocchio.
Fortunatamente l’altro riuscì ad agire per tempo, bloccando il colpo con entrambe le mani, ma cadde comunque a terra.
-Ti diverti a far male fin dall’inizio.-
Commentò lui mentre si rialzò. Ailea non avrebbe mai potuto attaccarlo mentre era a terra, perché sapeva bene l’avrebbe afferrata.
-Abbiamo lavorato assieme per un po’. Mi sembrava però a te non piacesse il mio stile, ed ora invece lo usi.-
-La gente cambia.-
Questa volta Lighneers tentò di tagliarle sempre più spazio a disposizione, avvicinandosi portandola così ad arretrare, fino ad arrivare all’angolo.
-E’ interessante il perché.-
Ecco perché non gli piaceva lottare con CHIUNQUE conoscesse.
Si parlava, erano più chiacchiere che colpi, ed era irritante.
Quando la ragazza tentò di scattare alla sua sinistra per sfuggirgli lui l’afferrò alla vita, sbattendola poi con forza a terra.
A quel punto tentò quindi di sovrastarla, sedendosi sul suo stomaco e bloccarle le braccia per aspettare il termine dell’incontro, ma lei riuscì a scivolargli alle spalle sfuggendo alla presa, calciandolo poi dietro alla testa.
Voleva rendere le cose più dure?
Benissimo
Rialzandosi Lighneers, guardandola, prese un respiro profondo, prima di passare ad un attacco pesante, in cui sferrò una serie di pugni verso di lei; la maggior parte di questi vennero parati, ma nuovamente la ragazza venne spinta contro le corde, e fu a questo punto che Lighneers sferrò una seconda serie ancor più violenta, che stavolta andò a segno in vari punti del petto, fino a quando, con un pugno sul mento, non la sbalzò dall’altra parte delle corde.
Anche in questo modo riuscì a vincere.
Alla ragazza stava sanguinando leggermente il labbro, ma non era tanto questo ad irritarla, quanto più l’aver perso.
-Ugh…fanculo.-
-Non prendertela. Capita a tutti.-
Disse Lighneers uscendo dal ring, andando finalmente a prendere il proprio denaro.
Per quella serata poteva anche bastare…
Stessa cosa si poteva dire in un certo senso di Ailea, visto se ne tornò al proprio appartamento imbronciata.
Doveva essere veramente peggiorata se bastava così poco a batterla.
Allora come poteva esser certa di riuscire pure a superare gli esami di ginnastica?
-Se non fossi uscita sarebbe stato uguale.-
Borbottò mentre apriva la porta di casa.
Tutto quanto era buio, come se non ci fosse nessuno. Forse Khal già dormiva?
La risposta arrivò solamente quando raggiunse la propria stanza, e trovò il ragazzo completamente nudo, coperto solo da una parte del lenzuolo ed illuminato da un lumino nella stanza.
Già questo bastò a farla avvampare.
-Ehi, è andata bene la serata?-
Chiese lui spostandosi per farla sdraiare.
-Lasciamo stare…credo inizi solo ora.-
Anche se ancora irritata non intendeva non approfittare della situazione, e subito la ragazza lo baciò, sdraiandosi accanto a lui ed avvicinando il bacino al suo.
Khal rispose al bacio in maniera altrettanto passionale, abbassando i pantaloni che la ragazza indossava aiutandola così a sfilarseli.
-Da quanto mi aspettavi così?-
Chiese lei mentre il ragazzo iniziò a sfregare il bassoventre contro di lei, facendola sospirare.
-Non preoccuparti.-
Solamente da quando l’aveva visto vicino a casa, per il resto del tempo era stato ben felice di rimanere solo nella stanza di lei, tenendo stretti a sé i suoi vestiti mentre prendeva contro di loro dei profondi respiri; già solo il suo odore bastava a farlo eccitare, nell’attesa di ciò che sarebbe successo al suo ritorno.
Alla fine però fu lei a fare la prima mossa, togliendosi l’intimo e spostando le lenzuola del ragazzo, rivelandolo già pronta per lei.
Prendendo un preservativo dal proprio comodino, la ragazza si posizionò rapidamente su di lui, spingendosi verso il basso inizialmente con delicatezza, iniziando però a muoversi immediatamente già con più forza.
Il piacere di esser dentro di lei e sentirsi completamente accolto stava mandando Khal in estasi, e soprattutto, era lei a far tutto in quel momento.
-Hai bisogno di sfogarti?-
Scherzò il ragazzo accarezzandole il seno, ma lei rispose solo con una serie di gemiti, fino a raggiungere il proprio orgasmo.
Già questo quasi bastava a farle dimenticare completamente la serata.
Quasi…
Khal vedendo che aveva rallentato il ritmo la spinse sul lato, facendola cadere sul materasso ed invertendo i ruoli.
-Non abbiamo ancora finito.-
Sussurrò mordendole con forza il collo, lasciando il segno dei propri denti.
Il gesto però non fu per nulla sgradito, e nemmeno quando lui strinse le tirò un paio di volte il capezzolo stimolandolo.
Aumentavano così i segni rossi su di lei, ma era solo un piacere crearne.
Ultimamente si stava spingendo, seppur lentamente, sempre più in là in queste cose, ma seppur volesse possederla in ogni modo possibile se fosse andato oltre, per i suoi gusti, si sarebbe sicuramente fermato.
Il piacere stava iniziando ad esser tale che alla fine per Khal fu impossibile trattenersi, e strinse ancor più forte a sé la propria ragazza come a volerla tenere in quel modo per sempre.
Sicuramente in quel tipo di posizione sarebbe stata una bella vita.
Con il respiro corto ed i corpi sudati, i due rimasero abbracciati per svariati minuti, prima che lei iniziasse ad accarezzargli la testa.
-Ti amo tanto.-
Disse ad un certo punto Khal, facendola sorridere.
-Anche io ti amo tanto.-
 
 
 
 
 
Johanna: 
 
Dopo aver trascorso il pomeriggio con le sue amiche, Johanna era subito tornata al dormitorio prendendo l’autobus, rimanendo per tutto il tempo al cellulare con Mattia.
Avendo un po’ di tempo a disposizione non avevano voluto sprecarlo, e si erano ritrovati a parlare per ore ed ora, perfino in quel momento.
-Quindi come ti senti per il periodo di verifiche?-
Chiese il ragazzo passando ad un nuovo argomento, solamente accennato all’inizio.
-Molto, molto molto agitata. Insomma, sono le prime che faccio in questa scuola, quindi non so nemmeno come sono i professori.-
Ammise la ragazza aprendo la porta del dormitorio.
-Sei sempre andata bene, e sei sempre stata adorata da ogni professore.-
-Non sai come sono qui però…dubito di essere la preferita di qualcuno.-
Sospirò Johanna buttandosi sul letto.
-Fammi un esempio.-
-Beh, ci sono tre professoresse gemelle. Una è perennemente arrabbiata, l’altra sempre triste e la terza…ecco non so bene come descriverla.-
Non le piaceva usare termini troppo spinti, però effettivamente non c’era altra soluzione per quella donna.
-Ahaha, cos’è sempre allegra?-
-Siii…ma diciamo in modo particolare.-
Tentò di spiegare Johanna, sperando lui capisse.
-Oooh, ma anche con gli studenti?-
-Sì, per questo le lezioni possono essere un po’ strane.-
-Cavolo. Ma non rischia di essere cacciata?-
Chiese il ragazzo perplesso.
-Qui le cose sono un tantino diverse. Anche la città stessa ad esempio ha dei locali in cui puoi lottare e vincere dei soldi.-
-Wow, sembra quasi uscito da un fumetto quel posto ahaha.-
-Ahaha quindi io sarei la protagonista di un fumetto?-
-Sì! Saresti una super eroina!-
-Ahaha ma che dici.-
Disse lei iniziando a ridere per le fantasie del suo ragazzo.
-Sìsì! E il tuo super potere sarebbe quello di riuscire a passare ogni test!-
-Sarebbe grandioso avere un simile potere.-
-Dimostrerai di averlo non appena avrai passato tutti gli esami.-
-Sei così dolce ad avere tanta fiducia in me.-
Proprio perché l’aveva sempre spronata lei era sempre riuscita a tirar fuori il meglio di sé.
Pur non sapendolo l’aveva aiutata tante volte su questo lato.
-Perché so quanto sei intelligente Jojo.-
Era così bello pensasse questo di lei, tanto che la ragazza non riuscì a trattenere un sospiro.
-Tu invece che mi dici? Hai qualche esame imminente?-
-Probabile. Me lo dirà Marco in caso.-
-Sono felice ancora ti aiuti per queste cose, però devi stare più attento.-
-Lo so lo so. Comunque mi ha raccontato avete discusso. Mi dispiace, ho provato a parlarci ma al momento non vuole cambiare idea.-
Si stava evidentemente riferendo al fatto Marco le avesse detto che lei non era stata una buona amica perché aveva sempre pensato solamente a Mattia, senza preoccuparsi di lui.
Forse aveva sbagliato in passato, ma aveva almeno imparato una lezione. E se qualcuno non voleva più far parte della sua vita, seppur con dispiacere, non lo obbligava certo a restare.
-Non importa. Sei stato gentile ma va bene così.-
-Sei sicura? Posso sempre convincerlo tartassandolo ahah.-
-Ahah. No, tranquillo. Io non lego nessuno.-
-Va bene, però in caso sai che ci sono. Tra un allenamento e l’altro in ogni caso riesco a vederlo.-
-Ti sei unito ad un altro club sportivo?-
Chiese lei curiosa. Di solito Mattia aveva la tendenza a passare da uno sport all’altro, ma eccelleva in ciascuno di loro.
-Sì, pallanuoto. E’ molto divertente, poi il gruppo con cui sto è già avanti quindi mi sprona ancora di più.-
-Grandioso, stai attento però a non tralasciare troppo lo studio.-
Lo avvertì lei, che sapeva bene come il tempo poteva passare senza che se ne accorgesse.
-Sì, almeno cinque minuti al girono.-
-Mattia!-
-Ahaha scherzo! Dai ora devo andare, ti voglio bene.-
-Anche io ti voglio bene. A presto.-
La chiamata terminò così, e Johanna sperò veramente il ragazzo non facesse come aveva appena detto.
In qualche modo però, chissà come, riusciva a cavarsela sempre, ed era questo che le importava.
-Quanto lui si impegna nello sport, vedrò di impegnarmi anche io nello studio.-
 
 
 
 
Daimonas-Jack-Seraph:
 
-Non è stata male l’idea di uscire un po’ eh?-
-Sì, penso.-
In tardo pomeriggio Jack aveva proposto a Daimonas di uscire a fare una passeggiata assieme la sera.
Naturalmente quest’ultimo aveva accettato, e così dopo cena si erano messi in cammino, seppur senza una meta precisa.
-Ehi, come mai ti sei proposto come capo squadra?-
Chiese ad un certo punto Jack, riferendosi ai gruppi di studio.
-E’ così strano?-
-E’ strano tu ti metta al centro dell’attenzione.-
Spiegò il bruno facendo spallucce.
-Semplicemente voglio aiutare gli altri, soprattutto quelli che mi sono vicini. Farei qualsiasi cosa per voi.-
Disse sinceramente Daimonas, mentre Jack a quelle frasi arrossì leggermente per qualche motivo; almeno però l’altro non lo notò.
-Sei…veramente speciale Daimonas.-
-Non sempre è una buona cosa, ma apprezzo lo pensi.-
-No è che…dai andiamo! Non c’è nessuno come te.-
Più parlava più Jack si sentiva in imbarazzo, però non riusciva a rimanere in silenzio, era come se la lingua non fosse collegata al cervello.
-Ce ne sono tanti come me. Forse meglio.-
Vista la sua indole Daimonas non riusciva ad immaginarsi meglio degli altri; era già tanto se si vedeva come pari, almeno con i suoi amici.
-Invece lo sei! Se dovessi cercarne uno come te, passerebbero millenni e non servirebbe a niente! Magari qualcuno avrà alcune tue caratteristiche, ma tu sei così perfetto da aver tutte le migliori!-
A quelle ultime parole Daimonas lo guardò stupito.
Nessuno aveva mai detto una simile cosa di lui.
-Jack…-
Sentiva una sensazione di calore proprio nel petto; era piacevole ed avvolgente.
Ciononostante Jack sentendosi in panico per aver detto tutto questo affrettò il passo, guardandosi attorno per cercare una distrazione.
-Ehi, quella non è Seraph?-
Chiese indicando un punto completamente casuale.
­-Mh? Oh, è vero.-
-Come?-
Sorpreso che la ragazza fosse veramente lì Jack guardò con più attenzione a quel punto, vedendo che effettivamente la ragazza stava camminando per strada, vestita con dei leggings grigi ed una felpa blu.
-Oh! E’ Seraph! Ehi Seraph!-
Sbracciandosi con forza il ragazzo attirò la sua attenzione in mezzo alla gente, mentre in breve i due la raggiunsero.
-Buona sera ragazzi, che ci fate qui?-
Chiese la ragazza salutandoli.
-Eeeehi, ma che cosa è tutta questa formalità? Seraph, mia cara Seraph, qua la mano Seraph.-
Confusa la ragazza lasciò che Jack le stringesse la mano e le desse il cinque, mentre sia lei che Daimonas lo fissavano perplessi; tutto questo solo perché si era ritrovato improvvisamente in imbarazzo.
-Ehm…che ci fai qui?-
Chiese infine cercando d’avere un atteggiamento più calmo.
-Sono andata ad allenarmi un po’.-
Spiegò lei senza scendere nel dettaglio; era andata semplicemente in una palestra specializzata in spade, a combattere un po’ con alcune persone, ed ovviamente aveva sempre vinto.
-Noi stiamo facendo un piccolo giro. Ti va di unirti a noi?-
Le chiese Jack sorridendo. Daimonas in realtà era un po’ dispiaciuto, anche se non capiva perché avrebbe dovuto visto Seraph era una bella persona.
-Certo.-
Era la prima volta usciva solo con loro, ma era una buona cosa visto già tempo fa aveva detto a Daimonas che voleva essergli amica.
L’occasione si era presentata.
-Allora, ti senti pronta per la sessione di studio di domani?-
Domandò Jack iniziando la conversazione.
-Sì, sono sempre stata diligente nello studio, quindi non mi preoccupo.-
-Io sono sicuro che con un po’ di impegno passerò.-
Disse Jack ottimista.
-Penso che anche io andrò bene.-
Rispose a sua volta Daimonas affiancandoli.
-E’ stato bello da parte tua proporti come capogruppo Daimonas, in questo modo il lavoro è ben distribuito.-
Si complimentò Seraph guardandolo. Lei stessa era sorpresa l’avesse fatto visto non prendeva spesso posizioni, però certamente in quel caso era un bell’aiuto.
-Spero solo di poter essere utile.-
-Sicuramente. Gente come Sammy o Zell, al quale non piace molto studiare, sicuramente darà una marcia in più.-
-Seraph ha ragione, poi tu vai anche bene a scuola.-
Visto erano spesso vicini Jack vedeva quanto il ragazzo si impegnasse, o almeno quanto praticamente tutto gli andasse bene.
-Volete andare in un bar?-
Chiese Seraph non sapendo cosa fare con loro. Infondo non erano i tipi che bevevano o facevano baccano, ma nemmeno lei infondo.
-Un posto tranquillo andrebbe bene.-
Rispose Daimonas guardandosi attorno, ma in quella zona tutto sembrava chiassoso.
-Va bene, tanto non mi ubriaco.-
Disse invece Jack, mentre Seraph prese il proprio telefono e scrisse su Google “Bar tranquilli nelle vicinanze”. Poteva sembrare una ricerca sciocca, ma era sempre meglio che fermarsi a chiedere indicazioni pur avendo un cellulare.
-Oh, ce n’è uno vicino che fa musica jezz.-
-Andiamo allora!-
Pur non sapendo dove andare Jack sembrò far strada, mentre di tanto in tanto Seraph l’avvertiva sul dove andare; raggiunsero nel giro di un quarto d’ora un piccolo bar dagli esterni e gli interni in legno, con un lungo tavolo alle cui spalle, assieme al barista, c’erano file e file di bottiglie, con alcuni tavoli distanziati e sparsi per la stanza.
La musica proveniva da delle casse ai lati del soffitto, ed il volume era abbastanza piacevole da  poterla ascoltare ed allo stesso tempo parlare.
-Oh, ma guarda guarda.-
Disse Jack sorpreso che avessero trovato casualmente un posto simile.
-Direi che per stasera va bene.-
Seraph prese posto ad un tavolino nell’angolo, mentre Jack ordinò qualcosa di casuale da bere per tutti e tre.
-Che cosa hai preso?-
Gli chiese Daimonas quando tornò  con tre bicchieri arancioni.
-Non lo so.-
Ridacchiò l’altro sedendosi, intanto che Seraph gli dava i soldi che gli doveva per il drink.
­-Guarda che non serve, posso avere le mani mozzate, sì, ma non bucate.-
Scherzò Jack per rifiutare i soldi, ma lei era irremovibile.
-Insisto.-
Alla fine il drink non era male, forse un po’ troppo dolce ma bevibile.
Sicuramente non bastava a farli ubriacare nemmeno un po’.
-Allora…è un po’ strano fare una cosa normale come degli esami dopo aver battuto degli uomini pesce e dei colossi pieni di steroidi, no?-
Disse Jack, rifacendosi agli eventi di settimane prima.
-Le nostre vite non sono esattamente normali infondo.-
Ribatté Seraph, visto tutti i presenti avrebbero potuto avere decine di storie incredibili.
-Al mondo ci sono moltissime cose strane.-
Disse invece Daimonas, che nonostante ne avesse visto pochissimo sapeva bene comunque quanto poco la gente conosceva.
-E’ bello però in un certo senso che incontriamo così tante cose strane, anche se mortali.-
Continuò Jack finendo il proprio drink.
-Chissà cosa capiterà la prossima volta.-
Scherzò Seraph per una volta, venendo ribeccata da Jack.
-Stai attenta a quello che chiedi, potresti ottenerlo.-
Da sotto la maschera la ragazza sorrise, anche se non si vedeva molto.
Era bello passare il tempo con Jack e Daimonas, si poteva parlare praticamente di tutto in maniera civile.
Magari, anche se la imbarazzava un po’, avrebbe potuto chieder loro di uscire più spesso.
 
 
 
 
 

Ayame-Nadeshiko-Ryujin-Vladimir:
 
Dopo essere tornata a casa dalla passeggiata con Cirno, Yume ed Annabelle, Nadeshiko si era accoccolata nel proprio letto, mangiando cioccolata.
Non era certamente una cena salutare, ma lei ne aveva voglia ed anche se la mattina dopo se ne sarebbe pentita l’avrebbe comunque mangiata.
-Mmmmh! Ho fatto bene a farne la scorta!-
Il fatto di mangiarla da sola non le dispiaceva, visto ce n’era di più per lei, ma volle comunque scattarsi una fotografia da inviare al gruppo.
Ben presto ricevette una risposta.
-“Non è molto salutare mangiarla a quest’ora”-
Scrisse Ryuji, avendo iniziato da poco una pausa dallo studio si era perso per cinque minuti sul cellulare, almeno fino a quando non aveva ricevuto un messaggio dal gruppo.
-“Lo so, ma è così buonaaa”-
Rispose la ragazza, leggendo subito dopo una risposta da Vladimir.
-“C’è chi vive a pane ed acqua e chi di cioccolata e cioccolata”-
-“Potrei vivere in una casa di cioccolata ed esserne felice”-
Scrisse la ragazza sorridendo al pensiero.
-“La finiresti in un giorno”-
Vladimir dall’altra parte dello schermo si stava anche lui rilassando in camera; al contrario di Ryujin non si era già messo a studiare, perché tanto da domani ci sarebbero stati i gruppi.
Poi non aveva senso svenarsi.
-“Miiii non sono così mangiona”-
-“Una casa di cioccolato non sarebbe male però. Almeno alle feste”-
A rispondere questa volta era stata Ayame, accoccolata tra le coperte e circondata dal lusso della sua casa.
Proprio perché Nadeshiko aveva mandato un selfie, anche lei fece lo stesso.
-“Io  vivo di lusso e lusso”-
-“Oooooh che bei cuscini. Il letto sembra ancor più grande del mio”-
Scrisse Nadeshiko facendo un rapido paragone.
-“Troppi per me, mi farebbe male la schiena”-
-“Cosa sei Ryujin, un ottantenne?”-
Scherzò Ayame per il commento di lui.
-“Effettivamente troppi cuscini non fanno bene alla schiena, come però anche stare scomposti sulla sedia ed innumerevoli altre cose che nessuno seguirà mai”-
Scrisse Vladimir dando ragione al ragazzo.
-“Ragazzi…uscite di più vi prego”-
-“Ahahah. Ehi Ayame, oggi sono uscita con Annabelle, è simpatica!”-
-“La ragazzina nuova?”-
-“Sì! Aspettate che l’aggiungo…oh, ma non ho il suo numero di telefono”-
Sospirando sconsolata la ragazza si rese conto che in effetti non glielo aveva neppure chiesto.
-“Puoi prenderlo domani”-
Scrisse subito Ryujin evitando si rattristisse.
-“Il gruppo si sta allargando”-
Non che per Vladimir fosse un problema, ma iniziavano ad essere un po’-
-“E’ questo il bello di fare degli amici”-
Rispose Nadeshiko mandando poi alcuni stiker.
-“Fino a quando non tenteranno di rubarmi il mio Lighuccio non c’è problema”-
-“Credimi Ayame, non penso dovrai preoccupartene…”-
Rispose Vladimir, sospettando comunque che a prescindere in quel periodo nessuna ragazza di avrebbe provato con Lighneers.
-“Non fino a quando ci sarò io”-
Scrisse comunque l’altra, quasi ignorandolo.
Da una piccola foto era iniziata una conversazione con più persone. Per qualche motivo questo faceva sentire Nadeshiko veramente bene.
In fin dei conti, significava che anche se lontani potevano perfettamente parlare come se nulla fosse, quindi difficilmente sarebbe potuta esser sola.
 
 
 
 
 
Zell-Yume:
 
 
-Forza ragazzi! Bruciate il grasso!-
Era da almeno cinque minuti che Zell sentiva e ripetizione le frasi motivazionali dello schermo della palestra in cui era andato, e già ne era stufo.
A quell’ora era una delle poche aperte, ed anche la più vicina, quindi aveva evitato di lamentarsi e ci era andato nonostante fosse molto “commerciale”.
Era piena di attrezzature abbellite di disegni o colorate in maniera sgargiante, e le pareti avevano solo degli specchi. Era insomma una palestra per gente con i soldi che si voleva solo atteggiare a sportivo.
Lui non era ricco, ma aveva un abbonamento annuale che gli permetteva di entrare in ogni palestra della città, e lo sfruttava bene.
-Oh oh oh! Ma dimmi se non riconosco questo sederino sodo.-
Ad interrompere il suo allenamento sul tapis roulant era stata Yume, vestita con una tutina attillata da palestra.
-Che ci fai qui?-
Chiese lui perplesso, ed imbarazzato dal commento.
-Credi che un corpo così sia naturale? No no. Dieta sana ed esercizio.-
Anche se avevi le basi per esser sexy, se volevi far esplodere tutto il tuo potenziale dovevi tenerti in forma.
La ragazza non appena era uscita dallo spogliatoio per cambiarsi aveva subito notato l’amico, e per passare il tempo l’aveva raggiunto.
-Almeno non fare il pagliaccio ti prego…-
Borbottò lui facendo per rimettersi le cuffie nelle orecchie, ma lei ne prese una per ascoltare la sua musica.
-Oh, non conosco questa canzone.-
Istintivamente il ragazzo mise in pausa il proprio telefono, guardandola seppur senza fermare il proprio allenamento.
-Eddaiii, stavo ascoltando.-
-Sei qui per allenarti Yume.-
-E lo sto facendo.-
Sorrise lei portando le mani sulle gambe a dimostrargli si stavano muovendo.
-Se cammini con una postura sbagliata come prima servirà a ben poco.-
Puntualizzò ancora lui.
-Però ora la mia postura è perfetta, no?-
Scherzò la ragazza passando le mani sulla schiena ed il fondoschiena, attirando così alcuni sguardi altrui.
-Ti prego…-
-Oh, quante volte sento questa frase. Anche se in un contesto diverso ahaha.-
Il suo modo di scherzare lo uccideva dall’imbarazzo. Così chiunque poteva fraintendere.
-Ahahah, sei leggermente rosso Zell.-
-Chissà perché eh?-
-Andiamo, una risata fa bene quanto un  buon allenamento fisico. O un’ora di sesso.-
-Avrai altri paragoni no?-
Chiese lui cercando di farle cambiare argomento.
-Dipende dai casi. E’ sempre facile prendere in giro persone come te.-
A quest’ultima frase Zell la guardò dritto in faccia, corrugando la fronte.
-Come?-
Era difficile non pensare lo stesse per offendere, ma stava cercando di mantenere un comportamento pacato.
-Beh sai, una persona che non vuole giocare in quel senso. Si vede vuoi solo una cosa stabile, o almeno così appari.-
Spiegò lei senza nemmeno preoccupazioni avesse potuto fraintendere.
-Oh.-
-Pensavi che ti dessi del verginello?-
Lo schernì lei.
-Sì, però grazie, credo.-
-Ahaha, credo? Per te è un offesa se ti dico non sei da toccata e fuga?-
-Ma no, cioè non so nemmeno come risponderti. Te le rigiri sempre!-
Alla fine anche lui prendeva la conversazione sul leggero, e per questo lei sorrise allegra.
 
 
 
Annabelle:
 
Dopo esser stata tutto il giorno fuori con le sue nuove amiche, Annabelle era tornata con l’autobus a casa propria, anche se in realtà non si poteva esattamente definire come tale.
Magari più una casa provvisoria?
L’edificio in cui viveva in realtà era un orfanotrofio; un palazzo in mattoni con almeno sei piani, alto e fine, per così dire, dalla cui entrata c’era un grosso tappetino con su scritto benvenuti.
I ragazzi come lei, che erano almeno in grado di autogestirsi, potevano entrare ed uscire quando volevano, prendendo naturalmente le apposite chiavi per entrare.
Superata la porta v’era una piccola hall, con un bancone dietro al quale c’era la porta degli uffici ed un mobiletto per le chiavi, dove lei appese la propria.
A destra c’era la porta per il salone, mentre a sinistra quella per la mensa, e dritto, al fianco delle scale, un'altra sala con alcuni laboratori per i ragazzi.
Ai piani superiori partivano le numerose camere da letto, tutte uguali naturalmente.
La sua era al terzo piano, ma era infondo un modo per tenersi in esercizio.
La camera da letto, dal pavimento in legno e dai muri marrone chiaro, aveva una finestra che si affacciava sulla strada; conteneva poi due letti a castello, nelle quali dormivano i suoi coinquilini.
Uno in verità al momento, ovvero un ragazzino di dodici anni che passava il tempo a giocare a baseball.
Le stanze potevano essere abbellite a piacimento, e lei aveva voluto aggiungere qualche poster per rallegrare il tutto.
Le persone che gestivano l’orfanotrofio erano abbastanza gentili, e si assicuravano i bambini stessero bene.
Non era un brutto posto dove vivere, ma sicuramente nessuno si augurava di rimanere lì.
Delle persone che conosceva, nessuno sapeva fosse orfana. Non perché se ne vergognasse o simili, ma non era quel genere di discorso saltava fuori a meno che non ne parlavi.
Infondo molti studenti della Werewolf’s Shadow vivevano da soli.
Non voleva poi che la gente la guardasse con pietà.
Lei era felice, aveva tanti amici, andava bene a scuola e sapeva cavarsela in molte cose. Avere una famiglia sarebbe stato il top, però non per questo la sua vita era più vuota.
Il suo coinquilino nel frattempo, nonostante fosse molto presto, nel tentativo di dormicchiare la sentì entrare nella stanza.
-Uscirai di nuovo dopo?-
-No, al massimo starò a leggere o userò il telefono.-
Rispose lei chiudendo la porta in modo da non disturbare nessuno.
-Non fare troppo rumore però. Domani ho una partita e voglio vincere.-
Borbottò lui rigirandosi dall’altra parte; le notti prima di una partita doveva rigorosamente dormire almeno dieci ore, o altrimenti per lui qualcosa non andava bene.
Senza nemmeno rispondergli Annabelle sorrise per le sue paranoie, mettendosi il pigiama ed infilandosi nel letto.
Con un lumino da notte non gli avrebbe dato alcun fastidio, e poteva comunque rimanere al telefono a parlare con altre sue conoscenze in un gruppo su facebook.
Attraverso la tecnologia si potevano incontrare tante belle persone, se si faceva abbastanza attenzione a quelle brutte.
Inaspettatamente però nel giro di un batter d’occhio aveva conosciuto almeno una decina d’altre nuove persone solo grazie a Sammy, il che la faceva quasi ridere visto era finita catapultata nelle loro giornate, come se li conoscesse da anni.
Se avesse avuto un diario sicuramente sarebbe stata una cosa da scriverci sopra.
-Annabelle, per favore dormi…-
Nonostante la pochissima luce nella stanza il ragazzo sembrava esserne disturbato, e così a malincuore lei si vide costretta a spegnere tutto.
-Mi devi un tortino al cioccolato.-
Sussurrò infine Annabelle, accoccolandosi tra le morbide coperte.
   
 
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