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Autore: beep beep richie    10/03/2020    2 recensioni
IT [ REDDIE!AU ]
Di cosa profuma Richie Tozier? Un quesito simile, prima di quel momento, Eddie non se l’era mai posto. Se ne stava in piedi davanti allo specchio del bagno a fissare il proprio riflesso ed aveva appena finito di constatare che la camicia con le palme di Richie fosse molto, anzi tremendamente larga, cazzo. Di cosa profuma Richie Tozier? Di stupido, innanzitutto. Aprì gli occhi e si rese conto di star sorridendo, piuttosto soddisfatto, ma farlo in assenza del suo amico gli sembrò un attimo dopo un po’ sciocco. Che gusto c’era ad insultare Richie se quello non poteva sentirlo? Se lo figurò proprio: s’immaginò quello che, ridendosela, quella sua risatina del cazzo, gli diceva che insultarlo in sua assenza fosse poco producente e poi faceva un’imitazione di qualcosa che Eddie non conosceva. «Sta’ zitto, Richie!» Un. Attimo. Cavolo. «Oh, perfetto, adesso per colpa tua mi metto anche a parlare da solo!» Era peggio di un’infezione, Rich gli avrebbe fatto venire una malattia mentale e non andava bene, oh, non andava proprio bene. Se gli avesse fatto venire una malattia, sua madre ne sarebbe uscita pazza.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sono solo stronzate!

 

Quando furono sul ponte si lasciò superare da Ben e finì con l’accostare bruscamente su un lato, iniziando a inscenare sonoramente il guaio.

«Eddie!»
 

Si era accasciato a terra e la bicicletta gli pesava parecchio addosso, ma doveva sopportare. Doveva farlo per le attenzioni di Richie. Finse un attacco di panico, sapendo esattamente come, e l’unico vero ostacolo era la menzogna, la consapevolezza di star mentendo a tutti i suoi amici, quindi il fortissimo senso di colpa. Se avessero scoperto che quei respiri tirati e la sua brutta smorfia sofferente fossero finti come finto (fintissimo) era il fatto che odiasse essere chiamato Eds dal Tozier, se ne sarebbe vergognato per tutta la vita. Come se non bastasse, se gli altri si fossero arrabbiati, non avrebbe potuto dare loro torto. Però doveva rischiare. Perché se non rischiava in quel momento, il problema non ce l’aveva ai polmoni, ma al cuore e lo sapeva bene che quello fosse un organo vitale.
Più logorante una bugia o l’idea di farsi fregare il suo amico da una ragazza?
Tutti i Perdenti si resero conto del guaio e frenarono di colpo. Eddie non sapeva chi si fosse accorto per primo di lui, se Ben che era il più vicino, Richie (ci sperava), o Bill, che aveva urlato il suo nome, e non lo sapeva perché la recita lo costrinse a chiudere gli occhi mentre si tastava il marsupio alla ricerca della cerniera e quindi dell’inalatore.
Dopo aver fatto cadere la sua preziosa Silver in mezzo alla strada, Bill corse da Eddie, lo seguì la sua ragazza e pian piano lo fecero tutti. Richie sarebbe stato il primo, anziché l’ultimo, se solo non avesse dovuto prima invitare Stacey a spostarsi (malamente, per giunta, e nemmeno lo fece di proposito). Non importava, però. Non importava che Richie fosse il primo o l’ultimo. L’importante era che alla fine fosse accorso, no? E Richie era lì. Tutti erano lì, lo circondavano, ma mentre Bill lo aiutava a prendere l’inalatore ed il respiro, cercando di calmarlo con la sua voce, con la sua balbuzie, dopo aver spostato assieme a Mike la bicicletta di Eddie Beverly chiese a tutti di fare un paio di passi indietro per... lasciarlo respirare, effettivamente.

«Non accalchiamoci, per favore! Così è peggio!»

Le ubbidirono all’istante. Richie si tirò indietro un po’ contrariamente, poiché avrebbe preferito occuparsi lui di Eddie invece che lasciarlo fare a Bill, ma in fondo la cosa più importante era che l’amico stesse bene e Bill era sempre stato il migliore a salvare qualsiasi situazione, no? Grazie a lui tutto si sarebbe aggiustato. Guardò allora in silenzio il povero Kaspbrak con preoccupazione per... quanto, dieci secondi? Eddie non li contò, in realtà nessuno lo fece e per via della tensione neppure un Perdente badò proprio al fatto che stranamente la Boccaccia di Richie non avesse emesso alcun suono, però ben presto il corvino gli si avvicinò e si piegò sulle ginocchia.
Eccoti finalmente, idiota, si ritrovò a pensare l’altro. Per un momento tentennò, distratto, rischiando di rovinare il suo teatrino, ma riuscì a continuare la farsa e sprecò per due volte la carica dell’inalatore prima di inspirare.
Ci fu un attimo in cui Ben ebbe paura che gli sarebbero venute le convulsioni, ma ricordò quando il Denbrough lo rassicurò la prima volta. Niente convulsioni.

«È-È tutto okay, E-Eddie! F-forza, ancora uno!» fu incoraggiato intanto quello.

Tentò di credere a Bill, anzi finse di farlo, annuendo, e continuò a mostrare irregolare il suo respiro, doveva regolarizzarlo solo a poco a poco.

«Io...» rispose il bugiardo. «Sto...» Prese un grosso respiro. Era teso in volto, non per la finta sofferenza, la sua finta impossibilità di respirare, bensì per la menzogna. «Sto bene, scusate, ho avuto un...»

«Lo sappiamo, Eddie, non preoccuparti!» fece la rossa per lui.

L’altra ragazza, che non aveva ancora detto niente, prese per la prima volta la parola durante questo piccolo dramma. Chiese con curiosità: «Gli succede spesso?»

Richie avrebbe tanto voluto rispondere, ma non solo non gli venne data la possibilità di farlo in quanto Bill lo precedette spiegando a Stacey che avesse l’asma, ma non gli venne dato neanche il permesso. Il permesso consisteva in un’occhiata d’intesa da parte di Eddie, poiché Richie, e lui lo sapeva, non avrebbe detto semplicemente che l’altro avesse l’asma. Oh no, Richie non avrebbe detto che Eddie avesse l’asma perché secondo lui non ce l’aveva. O meglio, sì, ce l’aveva, ce l’aveva, aveva l’asma. Perché Eddie credeva di avercela per colpa di quella brutta vacca di sua madre. Ma quello stesso Eddie non gli disse tramite alcuna occhiata okay, Rich, glielo puoi dire se vuoi. Perciò Richie, sebbene avesse una pericolosa Boccaccia, non lo disse. Così Eddie aveva semplicemente l’asma.

«Oh.» comprese Stacey. «Bella merda!» Non pensò davvero bella merda però, anzi si disse che non avrebbe dovuto scordare un dettaglio così utile. Conosci il tuo nemico, scopri i suoi segreti. Anche se il nemico di Stacey, a conti fatti, non era Eddie Kaspbrak. Il nemico di Stacey si chiamava Phineas Lewis e non abitava a Derry. Il nemico di Stacey l’aveva gettata sul fondo come spazzatura, l’ultimo anello della catena alimentare, quello più debole, e tutti se l’erano mangiata. Non sarebbe potuto accadere di nuovo, questa volta Stacey doveva essere in cima, non poteva rischiare. Ecco perché era essenziale per lei l’amicizia di Greta e delle altre. Ecco perché era essenziale far sprofondare quelli che già erano i Perdenti. Niente di personale, Eddie-Freddie, ma io ho bisogno di essere il lupo e tu ed i tuoi amici siete le più tenere pecorelle mai viste in questa piccola città.

«Cosa è successo?» domandò Ben, che prima mentre pedalavano era proprio davanti a lui e non si era accorto di nulla. Il che, a dirla tutta, lo fece persino sentire in colpa. Il bello, venne in mente all’Hanscom, anche se non era propriamente bello, era che quella non fosse neppure la prima volta in cui aveva i sensi di colpa per un attacco d’asma del Kaspbrak.

Il bugiardo non seppe come rispondere, ma non poteva farsi scoprire. Ci ragionò per qualche secondo, però nessuno lo vide vacillare, tanto pareva loro una normale esitazione causata dal piccolo incidente.

«Penso di aver accelerato nel momento sbagliato, per un attimo ho creduto di sbandare, ribaltarmi e finire col cadere giù dal ponte, ma è...» Posò gli occhi sul corvino per controllare che quello avesse i propri su di lui, poi distolse lo sguardo e lo posò su Ben. «... è tutto okay, davvero. Come vedete sono vivissimo! Scusate, ragazzi.»

«Ne sei sicuro, Eddie?»

«Sì, Mike! Mi fermo un minuto e ci sono, sapete, per precauzione, per... per essere certo di riprendere tutto il fiato!»

Qualcuno annuì.
Sperò con tutto se stesso che Richie proponesse di aspettare assieme a lui, che gli altri andassero pure avanti nel frattempo e loro li avrebbero raggiunti poco più tardi. Sperare qualcosa del genere, però, era veramente troppo e lo sapeva in fondo. Perché cose simili succedevano solo nei film. Ecco perché in realtà non ci sperava neanche sul serio, il suo era solo un sogno che mai si sarebbe realizzato. Uno dei tanti riguardanti il Tozier. Sapeva che lui si sarebbe tirato su, Bill si sarebbe assicurato un’ultima volta che Eddie stesse bene e nessuno di loro sarebbe ripartito finché con lui non fosse per certo tutto okay.
Sapeva che l’avrebbero incoraggiato, che sì, l’avrebbe fatto a modo suo anche Richie, ma sarebbe montato in sella alla sua bici con Stacey e... e niente di più, fine.
Però, una volta tanto, Eddie fu fortunato.
Non ci credette subito, infatti il volto lo tradì e mostrò esageratamente il suo stupore, ma Richie propose davvero di aspettare assieme a lui.
Ecco, come minimo It è tornato e me lo sta facendo immaginare. Cavolo, non può essere, non...
E invece era così.

«Andate pure avanti!» erano state le parole sante del Tozier. «Resto io con Eds per un altro minuto! Il bimbo ha bisogno di qualcuno che badi a lui ed in questi casi io dico che gli ci vuole il paparino, mica la nonnina che è vecchia decrepita e non capisce un fico secco!»

Stan, che aveva capito benissimo l’ambaradan e che per la cronaca era la nonnina in questione, fu il primo a tornare al manubrio della propria bicicletta, la sola rigorosamente in piedi.

«Mi dispiace, dolcezza!» si rivolse un secondo dopo a Stacey. «Mi sa tanto che dovrai cambiare cavaliere per il prossimo viaggetto!» Dato che il paparino, invece, era proprio lui, poiché sosteneva sempre di essersi fatto Sonia.

«Ti consiglio di montare dietro chiunque tranne Stanley, persino la mia tris tris triiisnonna andrebbe più veloce di lui! Ed è bella e morta!»

Stan alzò gli occhi al cielo, serio come se nessuno avesse appena fatto una battuta molto divertente, una battuta per cui invece Beverly aveva riso. Segretamente l’avevano fatto anche Mike e Ben. Bill no, le sue orecchie erano tutte per Eddie, così come su di lui erano i suoi occhi.
Richie avrebbe potuto essere molto più teatrale di così e soprattutto avrebbe potuto parlare molto di più, ma il suo amico aveva appena avuto uno dei suoi attacchi d’asma e gli importava del suo stato soltanto. Stacey lo capì, vedendo con più curiosità del dovuto come in un attimo Richie smise di rivolgere a lei la sua attenzione. O a chiunque altro, in realtà.
Lo capirono tutti e sapevano che non ci fosse neppure bisogno di insistere con Richie a fare diversamente: avrebbe fatto di testa sua e sarebbe rimasto a tutti i costi con il suo Eds.
La nuova arrivata montò in bici dietro Mike e dopo una raccomandazione di Bill ed un’ultima occhiata da parte sua e di Beverly a Eddie i Perdenti sparirono.
Richie andò a togliere la propria bici dalla strada, portandola vicino a dove, a terra, stava l’altro. Ci mancava solo che un’automobile la prendesse sotto e suo padre non gliene avrebbe comprata più neanche mezza. No, anzi, non gli avrebbe comprato nemmeno un triciclo, porca puttana, neanche il più brutto e vecchio dei modelli.
Eddie sapeva di dover fingere di cominciare a calmarsi, ma prima si tranquillizzava e prima avrebbero dovuto raggiungere gli altri. Ironicamente fu proprio questo pensiero, l’idea di non poter stare nemmeno cinque minuti solamente in compagnia del corvino, a non renderlo del tutto tranquillo – ottimo, no?
Un coro angelico cantò nella sua testa quando Richie gli si sedette accanto, già dimentico ormai Eddie di quanto solo poche ore prima avesse detestatolo per la minimizzazione dei loro momenti insieme e per la gelosia che provava nei confronti della nuova arrivata. Dio, voleva soltanto le attenzioni del Tozier. Le voci del canto s’incrinarono non appena una mano gli venne posata su un ginocchio e si mosse avanti e indietro come una carezza. Però era un po’ impacciata per essere una carezza.
Pensa se ora me lo fa venire sul serio l’attacco di panico, si disse tra sé e sé.

«Nessuna pressione, Eds.» incominciò Richie, ma prima di continuare sbuffò qualcosa di molto simile ad una risata. Non era allegra, ma era pur sempre una risata, e almeno il sorriso che l’accompagnava era vero, per quanto tenue. «Ma credo che sia già tutto okay.»

Ohporcadiquellaputtana. Mi ha scoperto! Questo pensò Eddie, paranoico e rosso come un pomodoro, voltandosi in fretta verso il suo amico e fissando gli occhi scuri nei suoi. Mossa azzardata, perché nel caso Richie non avesse scoperto un bel niente, invece, avrebbe comunque potuto capire la verità che rischiava di trasparire dal suo sguardo. Ma ha capito per forza! Oh merda!
Incominciava a pentirsi. Incominciava a pentirsi di aver mentito ai suoi amici e soprattutto alla persona più cara che aveva, incominciava a pentirsi di aver trattatolo male stamattina, incominciava a pentirsi di essere scappato da casa sua il giorno precedente ed anzi incominciava proprio a pentirsi di tutte le sue scelte sbagliate da quindici anni e mezzo a questa parte. Dannazione, se Richie avesse intuito la beffa, le opzioni erano o di litigare di brutto, o di rivelargli i motivi che l’avevano spinto ad agire così, cosa che non avrebbe mai e poi mai voluto fare, piuttosto sarebbe stato meno spaventoso affrontare quel clown di merda un’altra volta.
Per fortuna, però...

«Sai?» continuò, scambiando la paura del suo amico per confusione e pensando che forse quello avesse bisogno di una spiegazione. Anche se Richie onestamente credeva non ci fosse bisogno di alcuna spiegazione. Gli rubò facilmente l’inalatore perché Eddie, troppo spaventato da quello che gli sarebbe stato detto, non tentò neppure di opporsi. «Quando ti spruzzi le stronzate in gola, poi è difficile che non ti riprendi!»

Parla più chiaramente, chiese disperatamente una vocina nella testa di Eddie, sperando che quelle stronzate di cui parlava Richie non fossero le sue.
Per fortuna, però... Richie non aveva capito un bel niente. Una botta di culo dietro l’altra. Perché le stronzate di cui parlava erano d’altro genere. Le sue debolezze, per esempio. La sua asma. Il suo cazzo di inalatore. Il corvino se lo mise in bocca e premette una volta.
Prima che l’amico potesse opporsi perché le cariche non erano certo gratis, quello ancora proseguì.

«Cazzo, Eds, sono solo stronzate!» fece ridendo alla stessa maniera di prima.

Curioso, notò Eddie, il modo in cui Richie lo guardasse comunque con occhio attento per stare sicuro che lui stesse bene, perché si preoccupava sempre per lui, anche quando sapeva che in fondo stava bene.

«Ridammelo!» Si oppose finalmente, riprendendosi ciò che era suo con altrettanta facilità.

Richie si strinse nelle spalle.
Era vero, sapeva che stesse bene in fondo, ma continuava a stargli accanto perché... perché era più forte di lui. Non lo faceva neppure per proteggerlo, perché meglio di chiunque altro sapeva che Eddie fosse bravissimo a proteggersi anche da solo, avrebbe potuto proteggere proprio il Kaspbrak chiunque, ma che ne sarebbe stato della sua vita se gli fosse successo qualcosa? Le sofferenze del più piccolo erano le sue. E le sue gioie erano le sue. E lui stesso era anche la sua gioia. Naturalmente la sua Boccaccia qualsiasi cosa avrebbe detto, ma mai nulla del genere, troppo miele per i suoi gusti.
Richie non rise una terza volta, sorrise e basta.

«Inutile che cerchi di nasconderlo, lo sappiamo tutti che hai quasi rischiato un incidente con annesso immancabile attacco d’asma perché ti sei distratto ed invece della strada ti sei visto davanti due belle grosse poppe e il tuo cervello ha fatto-» Mosse la testa a zig-zag. «-WUUUUOOOMMMM!»

«Io non ho immaginato un bel niente, sei tu quello che si immagina le poppe, fai schifo!»

«Sì, bello mio, ma almeno io confesso i miei peccati!» rispose Richie e alla fine rise davvero per la terza volta. Poi continuò quello che stava dicendo. «Così, come la tua testolina, hai fatto WUUUUUOOOOM con la bici, sei caduto come tua madre ai miei piedi quando ha voglia di ciucciarmi il pisello e sappiamo tutti come è finita!» Ossia con questo teatrino.
Pur con il cuore un po’ più leggero, perché per il momento sembrava averla scampata, Eddie assottigliò lo sguardo affinché riservasse al suo amico uno dei peggiori del suo repertorio.

«È tutto il giorno in effetti che sei distratto...» aggiunse Richie, abbassando gli occhi sui propri piedi e cancellandosi dal volto quel sorriso. Si era stretto nuovamente nelle spalle, come se la cosa non fosse importante, ma Eddie si era accorto di come si era aggiustato gli occhiali dietro un orecchio e di come improvvisamente avesse un’aria più seria.
Non seppe che dire: lui non reputava di essere stato esattamente “distratto”, oggi, ma infastidito e tante altre cose, questo sì. Tutti sentimenti negativi, tutti per colpa di quella stupida ragazza, la nuova arrivata. Tutto per te, Richie, tutto per colpa tua. Per colpa di quello che provo per te. Per di più non avrebbe mai pensato che quello potesse accorgersene, credeva che l’attenzione di Richie fosse ormai tutta per Stacey, credeva che a scuola non l’avesse mai guardato.
Qualcosa però doveva pur dirla, non poteva stare zitto in questo modo o sarebbe parso sospetto. Stranamente Richie non gli lasciò molto tempo per far commenti, evidentemente non aveva finito di parlare. (Anche se il Tozier in realtà era solo frettoloso. La verità era che avrebbe volentieri sentito una spiegazione al riguardo, perché era curioso, anzi no, di più, era preoccupato.) Gli occhi smisero di star bassi sui propri piedi e tornarono sul viso dell’amico. Il momento di serietà sembrò terminare.

«Ma adesso il nostro Eduardo è sano e salvo, neanche un graffio, signore e signori! Che razza di culo è mai questo?! Santo Dio, devi avercelo proprio bello!»

«Sicuramente è molto meglio del tuo.»

«Ahiii, si mette pure ad insultare, l’ingrato! Allora di certo i graffi non ce li ha sulla lingua. Fa’ vedere, apri la boccuccia, tesoro, di’ “aaaaa”!»

Eddie non disse “aaaaa”, prevedibilmente. Disse: «Finiscila!» Però rise anche. Senza che potesse accorgersene, aveva smesso di recitare o di avere l’ansia di poter essere scoperto bugiardo, ed ora sembrava stare molto meglio.

«Però di graffi non ne hai davvero, no? Vediamo un po’, caro!» s’assicurò Richie, modulando al finale la Voce per imitare una mammina premurosa, prima di afferrargli le braccia e muoverle come fosse una marionetta. Infatti, voleva proprio assicurarsi che il suo Eds stesse bene, per quanto sapesse che ci stesse, bene.

«Richie, sul serio, sto bene!» si oppose quello mentre l’altro ora gli alzava pure le gambe. «Lasciami!» ordinò, ma gli sfuggì una risata.

Sentendo la risata, Richie non poté far altro che credergli e si convinse a seguire la sua volontà.

«Va bene, ma chiariamoci: la prossima volta che cadi come tua madre ai miei piedi quando ha voglia di ciucciarmi il pisello» ripeté quasi a macchinetta, «e ti metti ad usare questo cazzo di inalatore, inutile che te la fai nei pantaloni per paura di cadere di sotto perché ti ci butto direttamente io giù dal ponte!»

«Avevi detto nessuna pressione!»

«Umh... L’ho detto davvero?» finse di non ricordarselo.

Oh, ma Eddie sapeva benissimo che in effetti Richie se lo ricordava.

«Sì, lo hai detto.» pronunciò a denti stretti.

«Oh, accidenti!» finse altra sbadataggine, ma la cosa finì lì perché giusto un secondo dopo si mostrò malandrino, sorridendo proprio come uno stronzo. «Ho detto una cazzata, allora.»

«Sì, ne dici parecchie, tu.»

«Che ci vuoi fare, sono fatto così. Sei tu che me le tiri fuori! E sai che altro mi fai venire voglia di tirare fuori?» Richie ammiccò in sua direzione.

«Idiota!» sbuffò Eddie, più divertito di quanto apparisse. «Tu a me tiri fuori il nazismo. La vuoi smettere di fare il pervertito ventiquattro ore su ventiquattro?!»

«Pervertito?!» Spalancò occhi e bocca, teatrale, come se gli fosse appena stato fatto chissà che affronto. Poi assunse la Voce d’una donna che per certo molto teneva alla sua verginità. «Schifoso!» Ecco il falsetto. «Pensavi forse al mio pisello?! Santo cielo, ragazzaccio, sai quanto io tenga alla mia virtù?!» Lo schiaffeggiò. «Voi maschi pensate soltanto ad una cosa, siete voi i veri pervertiti, dovrebbero rinchiudervi tutti! Aaahh, se il mondo fosse pieno di persone più come me e la mia cara amichetta Sonia bella!»

Per la prima volta oggi Eddie si mise a ridere forte. Non tanto per le cazzate dette dall’amico, quanto più per il fatto che fossero pessime, che avesse sbagliato proprio tutto, perché nello stesso periodo aveva detto praticamente di avere il pisello e poi di non averlo ed un errore così non stava né in cielo né in terra. E veder ridere così tanto il Kaspbrak finalmente fece riempire il cuore del Tozier di gioia e le sue risa furono contagiose. Risero allora entrambi come due idioti per un lungo minuto ed alla fine Eddie scosse la testa.

«Sei un vero idiota.» disse solo.

Era questo ciò di cui aveva bisogno. Era questa l’attenzione che aveva bramato per tutto il giorno, nonostante lui stesso, da bravo coglione qual era stato, si fosse privato di quella che gli aveva proposto permettendogli di montare in bici assieme a lui e stringerglisi forte, stamattina. Ma la rabbia e la delusione ormai erano passate. Forse in un momento di debolezza la delusione sarebbe tornata, ma sicuramente non ce l’aveva più con lui, non voleva e non ce la faceva, non per così troppo tempo.
Quella mano che all’inizio Richie aveva posato sul ginocchio di Eddie venne battuta un paio di volte lì. All’inizio pensò che fosse un bene, ora che abbiamo finito, possiamo andare, ma si rese conto in un istante che significasse solamente okay, abbiamo appurato che non ci sono morti, ne sono felice, perché nessuno dei due si alzò e propose di raggiungere gli altri. Sorrisero entrambi verso la staccionata che avevano di fronte, e per un lungo istante nessuno disse niente. Strano per due chiacchieroni come loro. Poi Eddie pensò che avesse bisogno di una scusa per restare solo assieme a lui, avrebbe detto qualsiasi cosa pur di non andarsene. Avrebbe letteralmente elemosinato un po’ di tempo con la sua persona preferita. Ma lo pensò anche Richie e fu più veloce di lui a prendere per primo la parola.

«Sai che pensavo?»

«Non penso proprio di volerlo sapere.» ammise Eddie, la felicità addosso e tutta concentrata sulle sue labbra sorridenti. «Anzi, ne sono certo.»

«La prof. di biologia se la fa con quello di educazione fisica. Cazzo, Eds, ne sono sicuro!»

Eddie scoppiò a ridere, pensando no, non volevo proprio saperlo.

«Ti stai immaginando tutto!»

«Fidati!» insistette. «È per forza così! Tu non hai visto il modo palese in cui flirtavano!» Più palese del modo in cui avessero sempre flirtato loro. «In aggiunta si mangiano praticamente con gli occhi!»

«E tu scusami tanto ma quando è che li avresti visti insieme?» domandò legittimamente Eddie.

«Durante la ricreazione! Va bene, va bene, ammetto che non mi trovavo esattamente in un posto in cui sarei dovuto essere, ma non puoi fumare in bagno se vuoi farlo con la bella Bevvie ma tu hai il pisello più lungo di Derry e lei non ce l’ha affatto!»

Eddie inarcò un sopracciglio chiedendosi dove fossero allora, ma l’unica domanda che gli porse fu: «E non potevate fumare in cortile allora?»

«Cortile?!» Esterrefatto, Richie Tozier. Esterrefatto. «E dai, Eds, sii più fantasioso!»

Passarono due minuti circa e gli amici risero ancora, risero talmente tanto che venne un momento in cui Eddie si piegò, si piegò dal ridere e piegò pure la testa, sì, di lato, fino a poggiarla sulla spalla dell’altro. E poi passò ancora un minuto, poi un altro. Quattro minuti non erano così tanti, ma se sommati ai precedenti...

«Si chiederanno se siamo morti o no.» Contro la sua volontà, fu lo stesso Kaspbrak a pronunciare queste parole. Il Tozier dovette dargli ragione: per forza i Perdenti li avrebbero spacciati per morti. Per quanto ad entrambi dispiacesse, era giunto il momento di levare le tende. Richie si tirò su per primo.

«Pacchia finita, Spaghetti!» Gli porse una mano per aiutarlo a sollevarsi da terra. Eddie non ne aveva bisogno, avrebbe potuto alzarsi da solo, ma l’accettò ugualmente. Usando la mano del Tozier come leva ci volle solo un attimo per ritrovarsi in piedi, la schiena non più premuta contro la staccionata, un’incisione sul legno non così straniera all’altro scoperta finalmente. R+E. «Tempo di congiunzione!»

«Al massimo di ricongiungimento!» lo corresse Eddie.

«Ed io che ho detto?!» se la rise Richie, che stupido non era di certo, per quanto da tale si comportasse il più delle volte. In fondo bastava vedere i suoi ottimi voti a scuola...

Rise anche Eddie, che strofinò le mani tra loro, dopodiché con quelle si pulì un po’ a casaccio i pantaloni prima di salire sulla propria bici.

«Ti proporrei una sfida a chi arriva primo, ma visti i recenti-»

«Non infierire, Rich!» lo ammonì il più piccolo.

Richie mise un piede su un pedale, ma prima di partire chiese: «Quasi dimenticavo! Che pensi di fare per la gita?»

Questa mi è nuova!

«Quale gita?»

«Come quale gita? Cazzo, Eds, allora oggi eri proprio su Marte! Ti dice niente settimana bianca? Hey, se entro due settimane non porti l’autorizzazione firmata da tua madre, tra un mese ti scordi la neve!»







 
 
 
ANGOLO DELL'AUTRICE
Buona giornata a tutti! Vorrei scusarmi taaaantissimo per la mia sparizione, ma tra i vari impegni, vita sociale ed università... il mio tempo va svanendo! Un po' come i precedenti, questo capitolo è stato scritto praticamente a frammenti e al tempo stesso in modo talmente frettoloso che anche stavolta non so bene che mostruosità ne sia uscita fuori, ma spero un minimo apprezziate. A PROPOSITO DI APPREZZAMENTI! Non sono riuscita a rispondervi (ma lo farò, giurin giurello!), però ho letto tutte le vostre recensioni ad entrambe le storie fino ad ora e aaaaaaaaaaaaaww, siete stati talmente carini! Vi mando un abbraccio, grazie mille! Grazie anche a tutti quelli che in silenzio hanno aggiunto le storie tra i seguiti o i preferiti! Alla prossima, sperando di riuscire ad aggiornare più in fretta! (⁎˃ᆺ˂)

 

  
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