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Autore: beep beep richie    16/03/2020    2 recensioni
IT [ REDDIE!AU ]
Di cosa profuma Richie Tozier? Un quesito simile, prima di quel momento, Eddie non se l’era mai posto. Se ne stava in piedi davanti allo specchio del bagno a fissare il proprio riflesso ed aveva appena finito di constatare che la camicia con le palme di Richie fosse molto, anzi tremendamente larga, cazzo. Di cosa profuma Richie Tozier? Di stupido, innanzitutto. Aprì gli occhi e si rese conto di star sorridendo, piuttosto soddisfatto, ma farlo in assenza del suo amico gli sembrò un attimo dopo un po’ sciocco. Che gusto c’era ad insultare Richie se quello non poteva sentirlo? Se lo figurò proprio: s’immaginò quello che, ridendosela, quella sua risatina del cazzo, gli diceva che insultarlo in sua assenza fosse poco producente e poi faceva un’imitazione di qualcosa che Eddie non conosceva. «Sta’ zitto, Richie!» Un. Attimo. Cavolo. «Oh, perfetto, adesso per colpa tua mi metto anche a parlare da solo!» Era peggio di un’infezione, Rich gli avrebbe fatto venire una malattia mentale e non andava bene, oh, non andava proprio bene. Se gli avesse fatto venire una malattia, sua madre ne sarebbe uscita pazza.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rip, Eddie Kaspbrak

 

La giornata ai Barren con Stacey alla fine non era andata così male. Ovviamente Eddie aveva preferito che lei non ci fosse stata, ma aveva già avuto troppo culo a trascorrere del tempo da solo insieme a Richie grazie a quel suo finto, piccolo incidente, perciò non poteva lamentarsi. Aveva constatato che in fondo sarebbe potuta andare molto peggio per il semplice fatto che lei avrebbe potuto starsene costantemente appiccicata al ragazzo di cui era innamorato e invece non l’aveva fatto. Perché? Perché per entrare nel gruppo e fare in modo che il suo piano non finisse nella spazzatura doveva entrare nelle grazie di tutti i Perdenti, così aveva riso e scherzato con ognuno di loro.
 

Il giorno dopo, a scuola, Stacey si era attaccata di nuovo ai ragazzi e lì – appena Eddie riuscì a notarlo, forse perché, vista la sua gelosia, solo lui pensava male di lei – aveva messo in atto il suo nuovo piano dentro al piano più grosso: lavorarsi tutti e sette uno alla volta. Eddie Kaspbrak sarebbe stato l’ultimo. Quel giorno era toccato a quella che le era parsa la preda più semplice: Ben Hanscom. Il vecchio nuovo arrivato, si era informata, ed apparentemente il più docile, il più Perdente. Per forza, aveva pensato Stacey, è il più grasso.
Era entrata in classe con due grosse cuffie attorno al collo e casualmente aveva “scordato la musica in riproduzione”, casualmente si riusciva a sentire che casualmente fosse un brano dei New Kids on the Block, casualmente – a detta sua – il suo gruppo preferito.
Avevano parlato allora della band, delle loro canzoni preferite, si erano messi a discutere su gruppi musicali che si avvicinassero a quel genere e per tutto il tempo Ben era stato, come previsto, molto gentile, oltre che in fibrillazione... per quanto tentasse di non darlo a vedere. Quando Stacey aveva compreso che non ci sarebbe stato molto altro da dire, se ne era uscita con una frase tipo “chissà se c’è un loro libro, una sorta di autobiografia, la leggerei volentieri!”, perché da lì, poi, avrebbe continuato su quell’altro lato nerd del più grasso del gruppo. Aveva proposto Stacey stessa di recarsi insieme in biblioteca e Ben aveva accettato volentieri, internamente elettrizzato. Per lui era stata già una grande sorpresa (ed un grande onore, oltre che un gigantesco miracolo) trovare degli amici come i Perdenti ed avere nel gruppo la ragazza di cui era follemente innamorato, ma... una seconda ragazza che parlava con uno dei ragazzi più grassi della scuola? Ed in modo così amichevole? Aveva del magico! Per questo aveva trascorso l’intera giornata unicamente in sua compagnia, lei gli aveva mostrato il cosiddetto “angolo segreto della biblioteca”, che non era affatto un angolo segreto, ma il suo preferito, quello in cui erano riposti, sugli scaffali, quei libri che nessuno – nemmeno Ben – conosceva e che più l’affascinavano. Naturalmente Ben le chiese come facesse a conoscere quel suo “angolo segreto della biblioteca” se era appena arrivata a Derry e lei gli aveva dato una risposta ammirevole, rivelandogli come avesse trascorso lì le intere giornate prima di conoscere loro. In verità si era recata in biblioteca giusto qualche giorno prima per sapere esattamente come muoversi per non rovinare il suo giochetto. Se però era stata una stronzata il suo amore per il gruppo musicale, non era una bugia che Stacey avesse letto molti libri, dopotutto nella vecchia città non aveva avuto molti altri amici a parte quelli. A dire il vero, di amico ne aveva solo uno.
Quando l’orologio di Ben gli aveva ricordato che ormai mancasse poco alle otto e che sua madre lo stesse aspettando in casa, lei aveva annuito e ammesso che anche suo padre l’aspettasse. In quel momento Ben aveva realizzato una cosa: aveva trovato una nuova amica. Si sentiva felice come un bambino.
Non era il solo ad essere felice di avere tra loro Stacey. Il giorno dopo era toccato a Beverly, quello dopo ancora a Stan, che sembrava essersi fatto finalmente una precisa idea di lei e non era stata così malaccia dopotutto, Venerdì andarono nuovamente tutti insieme ai Barren, dopodiché fu la volta di Mike (fu un’ottima idea quella di sfruttare il week-end per poter avere a disposizione tutte le ore della giornata per stare assieme all’unico del gruppo che non frequentava la scuola, poiché studiava a casa). Si era resa conto che come persona, alla fine, Mike non le dispiaceva affatto, ma di un Perdente, vedete, Stacey non se ne faceva niente. Era solo che le ricordava un vecchio amico, il solo che aveva avuto. Ma non importava. Non era questo il punto, lei aveva un piano. Non avrebbe avuto un solo amico come prima, ne avrebbe avuti tanti e tutti fighi. Non uno sfigato che era stato sopraffatto da... non importava.
Il giorno dopo, secondo questo piano, le era toccato lavorarsi Bill. Aveva fatto un ottimo lavoro e si era impegnata parecchio dal momento che aveva capito che il Denbrough fosse considerato in qualche modo il capo del gruppo. Praticamente si sentiva già una Perdente. Anche se detta così non le piaceva affatto. Stacey voleva stare con i vincenti.
 

Se Eddie si era fatto bene i conti, quel giorno sarebbe toccato (di nuovo, se non si considerava la prima volta quella in cui era andata a trovarlo a casa) a...

«Richie Tozierrrrrrr!»

Il che era decisamente disgustoso. Più delle battute di lui su sua madre.
Stacey lo raggiunse al suo banco, quella mattina, con un po’ troppo entusiasmo per una che avrebbe appena cominciato una nuova settimana di lezioni. Chi cazzo era così sveglio di Lunedì mattina?! Eddie stava praticamente dormendo in piedi. (Un bene per il suo istinto omicida!)
Gli gettò le braccia al collo e l’abbracciò spiaccicandosi contro la sua schiena. Richie non parve affatto contrariato.

«Buenos días, chica bonita!»

Spero che “chica bonita” non voglia dire... YAAAAAWWWWWN, quello che penso, si disse Eddie sbadigliando, una minaccia che il suo amico non colse. Se Richie fosse stato girato verso di lui, si sarebbe beccato la prima occhiataccia della mattinata. Non la peggiore del repertorio di Eddie, certo, certo.

«Buongiorno!» Dopodiché si voltò verso gli altri Perdenti e salutò anche loro, venendo ricambiata in un istante – da tutti tranne uno. Un secondo dopo già tornava a rivolgersi a Richie. «Oggi ho un grandissimo compito per te! Non mi puoi assolutamente deludere!»

Eddie tese le orecchie verso di loro per sentire meglio, anche se quella conversazione non sembrava affatto segreta. Ognuno di loro stava ascoltando, curioso.

«Si tratta della mia prima volta e voglio che tu sia compreso!»

Eh?
Quasi tutti furono straniti dalla richiesta, Eddie aveva la faccia che sembrava come stata compressa per dieci minuti contro un tostapane acceso e Richie Tozier, che si era sempre vantato tanto del suo lungo pisello, della sua popolarità tra le ragazze e della sua figaggine in generale, ne era rimasto semplicemente sbigottito. Oh, e a lui invece sembrava che il tostapane l’avesse proprio colpito in testa! Boom!

«Oh, beh, dolcezza...» fece Richie, che di parole ne aveva sempre tante, ma ora ne aveva un po’ meno. «Sono onorato, ma non mi aspettavo tanta audacia...!»

Stacey scoppiò a ridere. Eddie non ci trovò nulla da ridere, neanche Stan. Gli altri erano semplicemente confusi e curiosi di vedere dove la ragazza volesse andare a parare.

«Ma che pensavi, scemo?!» E rise, quella risata che a Eddie continuava a fare schifo. E poi chi diavolo ti ha dato il permesso di chiamarlo “scemo”?! Solo io posso farlo! «Parlavo di queste!»

Tutti videro la mano della ragazza muoversi verso la tasca posteriore dei jeans di Richie e qualcuno si domandò cosa esattamente volesse toccare, Ben trattenne persino il fiato, ma quando Stacey tirò fuori il nuovo pacco di sigarette del corvino capirono. Ben rilasciò quell’aria e Beverly si lasciò sfuggire una flebile risata. Voleva solo fumare allora, sembrò infatti dire quella risata quasi sospirata. Agitò il pacco di sigarette in sua direzione e domandò:
«Allora? Me ne offri una e sarai clemente con me se non farò altro che tossire la prima volta?»

Richie si sentì molto più tranquillo e riuscì a ridacchiare. Anche Eddie si sentiva di gran lunga più sereno sapendo che la ragazza non avesse chiesto al suo amico di praticare nulla di sessuale insieme, solo di fumare, ma a conti fatti i sentimenti non cambiavano: la gelosia restava, quella c’era sempre. E non c’era solo quello! Beverly gli prese delicatamente il braccio per richiamare la sua attenzione e Eddie scosse semplicemente la testa, come ad assicurare che fosse tutto okay. Pensò semplicemente che dovesse essere molto rosso in viso, ma agli occhi di Beverly non era solo quello: sì, era rosso, ma sembrava anche molto geloso, molto infastidito, molto... cotto di Richie Tozier – e dunque sofferente? Certo. Certo, non lo avevano capito praticamente tutti? Quasi...
Nello stesso momento in cui Beverly si preoccupò per Eddie, l’insegnante fece il suo ingresso in classe. Richie rubò in fretta a Stacey il pacco di sigarette per impedire che l’insegnante lo vedesse e fu mentre lei, che non gli aveva staccato gli occhi di dosso, raggiunse il proprio banco che lui le sussurrò: «Durante la pausa in cortile!»
Beverly lo sentì (e Eddie come lei), ma non li avrebbe seguiti (e... neanche Eddie.)
 

Poche ore dopo, infatti, la rossa sparì nel nulla assieme a Bill, lasciando soli Eddie, Stan e Ben in un angolino della scuola.
Non l’avesse mai fatto, pensò Stan, maledicendo poi lei e il suo ragazzo per aver preferito baciarsi chissà dove anziché stare lì ad aiutarlo a sopportare Eddie. O meglio, l’isteria di Eddie.

«Io non riesco a capire come faccia a piacervi!» si arrabbiò per la sesta volta in soli cinque minuti.

Stan alzò gli occhi al soffitto. Per la decima volta in cinque minuti.

«Eddie,» tentò di andargli incontro Ben, «potresti spiegarci cos’è esattamente che non ti piace di lei?» Non gli chiese di abbassare la voce solo perché l’aveva già fatto e l’altro non gli aveva dato mai ascolto.

«Non lo capite?!» Ben e Stan si guardarono, uno con aria persa e l’altro con l’aria di chi più che altro aveva perso la voglia di vivere. A quanto pare no, non lo capite! «Ci sta chiaramente prendendo per il culo!»

«Perché dici così?» domandò ancora Ben in risposta.

«Non ti sembra strano che il tuo gruppo preferito siano i New Kids on the Block e per puro caso lei arrivi a scuola ascoltandoli e dicendo di amarli anche lei? Andiamo, quante persone ci saranno che li ascoltano!?»

«In realtà...» provò l’altro a replicare, ma Eddie lo interruppe.

«E casualmente una delle sue passioni più grandi è leggere?! E non solo! Si scopre che ha anche gli stessi hobby di Richie, di Mike, di Bill! E gli stessi hobby di Stan!» Qui lo indicò. «E di Bev! A te sembra normale?!»

Effettivamente era un miracolo, ma a Ben non sembrava così strano. Certo, gli fu comunque difficile rispondergli. Fu con insicurezza che provò a farlo: «Sì, Eddie, ma... può succedere... Le eccezioni esistono, sai, persino quelle estremamente belle...»

Stan stava cercando un modo di scappare.

«Può succedere?! E tu credi che possa succedere proprio a dei Perdenti come noi?!»

Effettivamente era strano e la situazione sembrava farsi sempre più difficile per Ben, ma lui era ottimista.

«Pensi che l’amica perfetta arrivi dal nulla, così, come caduta dal cielo?! Ci sta fottendo, ragazzi! Non può essere vero che ama fare proprio tutte le cose che amiamo noi e noi siamo tutti diversi!»

Però non aveva tutti i torti. L’amica perfetta, in effetti, non spuntava all’improvviso nella tua classe, non quando eri così sfigato da abitare in una cittadina di merda come Derry. Stan ci pensò e ci avrebbe anche potuto ragionare sopra a lungo, avrebbe davvero potuto finire col dare ragione a Eddie almeno lui, ma... ma poi quello mise in mezzo Richie. Come poteva non pensare allora che fosse soltanto una scenata di gelosia? Ecco che alzò di nuovo gli occhi al soffitto. E undici!
Se solo l’avesse informato su quello che aveva visto, se solo gli avesse raccontato di aver scoperto Greta recarsi a casa della nuova arrivata, forse...

«E poi sembra avere questa ossessione per Richie, neanche fosse il più figo della scuola! Insomma, cosa vuole!?»

«Io vado in bagno.» annunciò l’Uris sparendo. Ben lo guardò allarmato andare via. Come poteva lasciarlo solo con un Eddie così incazzato?

Lo spaventoso piccoletto continuò a lamentarsi per due lunghi minuti, sempre più rosso, rosso fino alla punta del naso e delle orecchie, rosso fin sotto al collo, fino a quando, dopo aver sospirato, l’altro Perdente non dovette rispondergli.

«Scusami, però a me piace. Sinceramente anche per me è strano che una ragazza che non sia Beverly mi rivolga la parola, ma è successo e lo apprezzo, mi fa sentire bene, va bene?»

A Eddie parve di scorgere del leggero, leggerissimo, ma leggerissimissimo risentimento nelle parole di Ben, come se attraverso le proprie contro Stacey avesse dato dello sfigato al suo amico, ma forse se lo stava solo immaginando – forse era una delle tante paranoie che si stava facendo, come secondo gli altri si stava facendo inutili paranoie sulla nuova arrivata. Comunque fosse non era quello il problema più grande. Il problema restava Stacey.

«A me non piace! Non piace per niente!»

Andò avanti così fino alla fine della ricreazione. Per quanto Ben volesse bene a Eddie e si fidasse di lui, non riusciva proprio a concepire come potesse pensare tanto male, come potesse credere che ci fosse qualcosa che la ragazza stava nascondendo loro quando era stata talmente carina con tutti...
Quando la pausa finì, con essa non passò mica la sua incazzatura! Macché! Divenne pure più grande! Sapete perché? Oh, ma perché Richie e quella stupida Stacey non erano ancora tornati in classe! PRONTOOOOO, RIIIICH, È ORA DI TORNARE A LEZIONEEEE!!!!!! DOVE CAZZO SEI!?!?! CAVOLO,  'FANCULO STACEY!

 
Il ritorno sghignazzante del suo amico e di quell’altra, un paio di minuti dopo, non migliorò la situazione. Bill, che si era fatto vivo solo al suono della campanella, accorgendosi dello stato d’animo del suo amico gli chiese perché non fosse andato con loro. La risposta fu “non mi piace la puzza del fumo”. Eddie non aggiunse altro, ma Bill sì, perché l’Eddie che conosceva lui non si sarebbe fatto fermare neppure da un po’ di fumo pur di stare assieme a Richie.

«Io-io però s-sono s-s-sicuro che se fossi a-a-andato con-con loro, a-avresti trovato u-una s-s-soluzione.»

Per far smettere di fumare Richie? O Bill alludeva ad altro? Non ne era certo, ma non volle chiederglielo, preferì tenersi il suo segreto (non poi così segreto) malessere per sé e sbuffare sonoramente.
Non vide Bill aprire la bocca per chiedergli dell’altro, ma non cambiò niente, perché la lezione cominciò. Neanche oggi il povero Kaspbrak riuscì a seguirla, troppo impegnato a scarabocchiare sul quaderno insulti contro la nuova arrivata, però lo sentì chiaro e forte l’insegnante ricordare a tutti che mancavano ancora molte autorizzazioni per la gita. Tra cui la sua.
Fantastico, pensò, un altro problema.
Perché la gita era un problema.
Voleva andarci, diamine se voleva andarci! Sonia Kaspbrak, però, non lo avrebbe mai lasciato partire, ne era sicuro tanto quanto era sicuro che, se fosse rimasto a casa, avrebbe corso il pericolo di non poter impedire un bacio tra Richie e Stacey, dato che... insomma, si diceva che alla gita della scuola succedeva sempre... succedeva sempre qualcosa, ecco. Per paura di ricevere un no da sua madre allora aveva evitato di chiederglielo nei giorni precedenti, ma avrebbe dovuto darsi una mossa o sarebbe rimasto lì come un coglione a rompersi il cazzo e soprattutto a torturarsi psicologicamente mentre i suoi amici si divertivano sulla neve e la nuova arrivata ci provava col Tozier.
Insomma, che vita di merda, eh?
Ma poteva andare persino peggio!

 
Questa, come Eddie aveva avuto modo di capire, era la giornata di Stacey riservata a Richie. Beh, significava che sarebbe rimasta con lui anche dopo scuola, no? Al termine delle lezioni, infatti, uno scorbutico Eddie Kaspbrak assistette all’ennesimo tentativo della ragazza di lavorarsi il gruppo dei Perdenti ed in particolare di flirtare (secondo lui) con Richie Tozier. Perché guarda un po’!, casualmente qual era un’altra passione che aveva la stronza? GIOCARE AI VIDEOGIOCHI! MA CHI LO AVREBBE DETTO MAI! Anche se ancora non aveva compreso come quella facesse a sapere così tante cose su tutti loro. Li aveva spiati? L’aveva fatto Greta?

«Allora, Rich!» fece lei.

OOOH NO NO NO, CHI CAZZO TI HA DATO IL PERMESSO DI CHIAMARLO COSÌ, CHI CREDI DI ESSERE?!

«Ti va di venire con me alla sala giochi?»

Eddie aveva i pugni serrati per il fastidio ed una smorfia che in qualche modo gli aveva creato delle... adorabili fossette in viso, sebbene la sua espressione non sarebbe mai e poi mai risultata adorabile per nessuno, forse solo per Richie. Questa volta non solo non si intromise, ma neppure sperò che l’altro desse una risposta negativa a quella proposta, perché Richie amava trascorrere il suo tempo nella sala giochi. Doveva soltanto far finire questa giornata, poi l’indomani... chissà come sarebbe andato l’indomani, non ci voleva pensare. Ma ora doveva resistere!

Come previsto, comunque, Richie rispose: «Questa è muuuuusica per le mie orecchie!»

Come non previsto, però, quella frase non fece serrare ancora di più i pugni di Eddie. Invece, inaspettatamente, il ragazzo rilassò i muscoli prima delle mani e, in seguito ad un sospiro di resa, della faccia.

«Fantastico! A quella di Derry non ci sono mai stata!» In realtà non era mai stata neanche in quella della città dove abitava prima.

«Vuol dire che ti farò da guida turistica, pupa! Un’altra prima volta di Stacey col grande Richie Tozier! BOOM!» Come non previsto, inoltre, Richie aggiunse: «Vuoi venire, Eddie?»
Non era Eds, ma gli aveva chiesto comunque di stare con lui! Cioè, con loro!

«Sì, Eddie-Freddie, vieni anche tu!»

Mh? Stacey gli dava manforte? Credeva di rovinarle i piani aggregandosi, che lei volesse solo fare bella figura? Eddie ci pensò per un momento e quando rispose ancora non era molto sicuro sul da farsi. «Non lo so, devo stare a casa per una certa ora o mia madre...» Ovvio che voleva unirsi, ma se poi si fosse rivelato il terzo incomodo? Sarebbe stato un tormento. Eddie... Eddie non sapeva cosa dire o cosa fare.

Bill fece due colpi di tosse e capì quanto fossero voluti e intendessero di’ di sì.

«Forza, giuro che sarai a casa per tempo!» insistette Stacey.

«Tua madre non potrà dire niente, mi basterà farle vedere il pisello e diventerà una bestia mansueta!» disse Richie, sorridendogli in un modo che doveva essere speranzoso, una speranza celata non troppo bene da una leggera rassicurazione, ma Eddie non colse niente di tutto ciò. Se non lo colse, forse era perché, nonostante non si sentisse più arrabbiato o deluso dal Tozier, non aveva dimenticato lo stesso quello che era accaduto a casa sua e chissà... magari la sua presenza non avrebbe fatto differenza, alla sala giochi, tanto aveva Stacey. Però l’aveva invitato comunque!

Se era una trappola, non voleva cascarci, ma era così curioso e... e avrebbe avuto un’opportunità per stare con Richie e per separarlo, se necessario, dalla nuova arrivata. Come poteva dire di no? Il tentennamento di prima sembrò sparire.

«Okay, okay, ci sto!» risolse.

 
Stacey si rivelò una giocatrice di Street Fighter indecente (e anche dei pochi giochi che avevano provato prima, a detta del corvino “per allenarsi prima di arrivare al miglior gioco mai inventato prima d’ora”), tanto che Richie non si fece problemi a far notare quanto persino Eddie se la cavasse meglio di lei. Dopo due misere partite, la perdente non volle continuare. Richie, al contrario, avrebbe continuato all’infinito e per fortuna c’era il suo caro Eds, lì, con cui giocare (e vincere) ancora moooooolte volte. Prima, però, gli onori di casa, no?

«Beh, mia cara Donovan, dato che la sconfitta brucia e non vorrei mai che una pupa come te si bruciasse di più...» Era qualche giorno che Richie aveva preso a chiamarla Anastasia o, meglio ancora, Donovan. “C-chi diavolo è D-Donovan?” aveva chiesto Bill. “Cazzo, Big Bill! Non conosci la più grande attrice di questi tempi?! Fatti una cultura, amico! Cribbio, possibile che ci debba pensare sempre io?!” Stacey Donovan, per la precisione, era una pornoattrice. Una pornoattrice che dalla fine degli anni '80 era stata inserita nella lista nera da parte dell’industria di film per adulti e naturalmente, chissà come, Richie sapeva anche questo. Non che qualcuno glielo avesse chiesto, ma la curiosità non poteva non essere raccontata agli amici dalla sua Boccaccia. «Potremmo cambiare genere! Sono sicuro che nessuno vi prenderà mortalmente a pugni durante una partita di Tetris! Certo, a meno che non siate così sfigati da rompere il sistema e lasciarvi fottere da un virus di gioco...»

Eddie rise per primo, ma quando lo fece anche Stacey, si zittì. Inasprirsi gli pareva molto più semplice.

«Qui sei tu l’unico che rompe le cose, soprattutto le scatole!» disse.

Stacey rise anche stavolta e non gli diede poi così fastidio. Insomma, aveva riso per qualcosa detta da lui, non da Richie, quindi andava quasi bene.

«Non è colpa mia se gli spaghetti si rompono con un morso!» rispose l’altro, battendo i denti per mimare quel morso di cui aveva parlato a distanza ravvicinata rispetto al viso del suo amico. Viso che prevedibilmente andò a fuoco. Per il fastidio, doveva sembrare. Mica... mica per altro, Gesù! Richie continuò: «Ma in fondo, pensandoci, sono sicuro che voi due principesse non farete danni giocando a qualcosa di tanto innocuo come Tetris! Ho piena fiducia in voi!»

Quel sorriso sghembo, indice del fatto che Richie li stesse sfottendo, non andò affatto a genio a Eddie. A Stacey, ancora, fece ridere invece.

«Giocaci tu allora se ti sembra tanto un gioco per femminucce!» si accanì, senza indietreggiare di neanche un passo ed anzi... quando era successo che i loro volti fossero tanto vicini?!

«Tesoro mio, devo forse ricordarti chi è l’uomo di questa coppia? Vuoi che ti rinfreschi la memoria? Perché il mio pisello-»

«Non preoccupatevi!» li interruppe Stacey, divertita dalla scenetta. «Non mi va di giocare a Tetris, ho adocchiato Donkey Kong laggiù, ragazzi! Partita da singola!» chiarì. «Dovrò pur cominciare a stabilire un mio record personale, no?»

Wow! Ci sta lasciando un po’ di respiro? si domandò con stupore e sospetto.

«Come vuoi, bambola! Fai un fischio se ti serve qualcosa! O se arrivi prima in classifica!»

«Come può arrivare prima in classifica in un giorno?!» ribatté Eddie, facendo sghignazzare l’altro.

«Giocando molto meglio di te, ovvio!» Anche se era vero che fosse circa impossibile che salisse in cima alla classifica una come Stacey, che non si era rivelata chissà quale giocatrice di Street Fighter e forse si diceva amante dei videogiochi solo perché non ci aveva mai giocato prima.

«L’unica speranza che ha per vedere il suo nome primo fra tutti è che riceva una botta in testa da Donkey Kong bella forte! Allora vede pure le stelle!»

«Beh, Eddie-Freddie...» Stacey, molto divertita, gli fece l’occhiolino. «Ne riparleremo quando avrò vinto!»

Non mi fido. Non mi fido per niente. Questa doveva essere la sua giornata con Richie, i pensieri di lui.

«Buena suerte, señorita!» le augurò Richie, tirando per la maglietta Eddie per farlo voltare verso il suo più grande amore: Street Fighter. «Y buena suerte, mi amor!» Ironico, non dimenticò di aggiungere: «Te ne servirà molta per farmi essere clemente e lasciarti vincere almeno un round!»

«Sì, certo! Vedremo!»

Per quanto Eddie fosse competitivo... Richie aveva ragione. Caspita, non ne vinceva neanche mezza, di partita! Iniziava a stringere i denti, doveva proprio batterlo, diamine, almeno una fottuta volta. Questo non toglieva che si stesse divertendo. Dio, anzi, quanto si stava divertendo! Ormai era passata una buona mezz’ora o poco più e la ragazza ancora non aveva osato avvicinarsi a loro. Qualche volta aveva urlato da lontano a Richie quanto stesse andando alla grande col suo gioco di Donkey Kong, da cui non sembrava essersi mai staccata, ma questo giusto nei primi dieci minuti. Dopo, infatti, Eddie si era completamente dimenticato della sua presenza. Tutto sembrava essere tornato alla normalità, a quando giusto due settimane prima, o anche meno, nessuno sapeva dell’esistenza di Stacey, erano solo loro ed erano felici come dei fottutissimi bambini. Effettivamente, con Richie si sentiva felice proprio come quando erano due fottutissimi bambini.

«Okay, Eds, cominci a farmi un pochino pena!» scherzò il corvino, eppure dal tono pareva serissimo. Tanto in ogni caso l’altro lo avrebbe incenerito con lo sguardo. «Qui la situazione precipita proprio!»

«Sei tu che usi mille trucchetti speciali-»

«Trucchetti speciali? Non ci sono trucchetti per vincere! Capisco che io sia un grande e non ti faciliti le cose, ma tu devi fare molto schifo per perdere tutte queste partite di seguito! O forse invece hai proprio un talento a perdere tutte queste partite di seguito...»

Prima che Eddie potesse offendersi di brutto, Richie inserì nel buco l’ultimo gettone.

«Lascia che ti dia una dritta paparino! Ti insegno un trucchetto.» Usò quella parola di proposito, dato che aveva detto non ci fossero trucchetti per vincere. Lo fece perché avrebbe fatto sbuffare adorabilmente il suo amico e infatti... la sua reazione fu proprio come se la immaginò. Riprese a parlare: «Un colpo di genio è prevedere le mie mosse, ma questo è un po’ difficile per un piccoletto come te alle prime armi.» Prime armi nel senso che erano anni che perdeva contro di lui. «Per ora cerchiamo di...»

La partita cominciò. La mano destra di Eddie era sui propri tasti, mentre la sinistra era sul joystick. E sopra c’era quella del suo amico.

«Rich, ma che stai-»

Le guance gli andarono a fuoco. Sperò che non bruciassero anche le sue mani.

«Qui! Veloce, colpisci!» gli fece il corvino in risposta mentre colpiva il proprio personaggio al posto di Eddie col suo. Esatto, Richie stava con una mano alternando i movimenti e le mosse del suo lottatore, mentre con l’altra stava usando il personaggio di Eddie per... combattere da solo. E farlo vincere, seppure non... facilmente, altrimenti dov’era il divertimento? Era praticamente un’ardua sfida con se stesso. Il che a Eddie sembrava insensato, ecco perché non riusciva a dargli corda e a muovere le mani su quei pulsanti o attorno a quel joystick, sotto il palmo dell’altro.

«Coglione, ti stai prendendo a pugni da solo!» constatò.

«Cazzo, sì, ci sto dando dentro!» Oh sì, se le stava dando e se le stava prendendo di santa ragione!  «Mai sentito parlare di sacrificio per amore?» rispose un po’ distrattamente il Tozier, prima di far terminare in fretta quel round mettendosi KO. Si voltò verso il ragazzo per puntare gli occhi nei suoi più scuri. «Potrei prendere a pugni chiunque per te, Eddie. Persino me stesso.»

Per essere un attore, purtroppo, era proprio bravo. Peccato solo che fosse un comico e che tutto ciò che diceva fosse solo una stronzata. Non importava, però: quelle parole a Eddie fecero effetto lo stesso e credette che Richie se ne accorse, perché lo vide arrossire. Durò poco, giusto un istante, perché iniziò il secondo round di quest’ultima partita e lo sguardo di Richie tornò sullo schermo. Quello di Eddie non ci riuscì immediatamente.

«Forza, Eds, datti una mossa! Non vorrai far fare tutto a me?!»

Lo stava già facendo. Però scosse vigorosamente il capo e decise di mettersi al lavoro e, con la mano dell’amico che ancora teneva la propria, il pomodoro formato gigante (cioè Eddie) riuscì a vincere quel round. Il terzo round, quello finale, Richie decise di vedere come quello avesse imparato dal maestro e tolse le mani per giocare per conto proprio come suo avversario. Forse lo lasciò vincere, perché Eddie faceva ancora abbastanza schifo contro di lui, il mago di Street Fighter, invincibile, e sulla schermata comparve dal suo lato una grossa scritta verde che lo nominava WINNER. E va bene, niente forse: Richie lo aveva lasciato vincere.

«Beh, in fondo sono un Perdente di nome, non potevo non esserlo pure di fatto!» Gli diede una pacca sulla schiena così leggera e così lenta che parve più una carezza. «Sei stato bravo, Eds!»

Bazzecole. L’aveva lasciato vincere. Eddie – pur competitivo come nessun altro – lo sospettava, ma era l’unica occasione che aveva per vantarsi della sola vittoria che gli era stata concessa, perciò non poté che sorridere con fierezza. Gonfiò il petto come facevano i galletti, ma parve un pulcino.

«Già! Non poteva andarti di culo tutte le volte! E non chiamarmi Eds!» Più che soddisfatto di sé, però, si sentiva miseramente e banalmente... felice, felice di aver giocato con Richie e di aver avuto per un intero round la sua mano sulla propria. Per questo dopo essersi stretto nelle spalle riuscì ad aggiungere, carino: «Ho imparato dal maestro, in fondo...»

«Dal migliore, vorrai dire!» lo corresse l’altro, poiché maestro non gli bastava.

«'Fanculo!» fece quindi Eddie, ma ridendo. «Ricordami di non farti più complimenti! Io ti do la mano...», l’averlo chiamato maestro, «... e tu... e tu ti prendi il braccio!», la nomina del migliore. Così dicendo fece ridere anche Richie.

«Mano, braccio... non vuoi che sia tutto tuo?!»

«No grazie!»

Ecco, finiva ogni volta così. Sempre allo stesso modo, due ottimi amici che ridevano come due idioti per le cazzate che sparavano. Ed entrambi, in momenti come quelli, sentivano che non sarebbero mai stati male, perché era semplicemente impossibile immaginare il peggio quando si viveva il meglio. Eddie era talmente nel meglio che ancora non gli era tornata in mente Stacey, era talmente nel meglio... che si dimenticò che, una volta raggiunto il limite, una volta riempita la brocca d’acqua fino all’orlo... poi, a continuare, usciva tutto fuori.

Spesso Richie si arrampicava alla sua finestra per stare in sua compagnia quando sua madre non lo lasciava uscire dalla sua camera. Una volta si era fatto molto tardi ed era impensabile, visto il pericolo che il Tozier sosteneva comunque di poter correre, che tornasse a casa da solo a quell’ora. No, Rich, è troppo buio, non posso lasciarti andare da solo! Piuttosto resti qui! Quella era stata la prima volta che Eddie, chiusa a chiave la porta perché sua madre non lo scoprisse, invitava il suo amico a restare per la notte. Dormivano nello stesso letto, erano piccoli e c’entravano. Crescendo, l’abitudine non se l’erano tolta. Ora nel letto ci stavano più stretti, ma quelle notti con Richie non avevano prezzo. Né per Eddie, né per lui. Forse, in fondo, soprattutto per lui. Perché Eddie dormiva profondamente e non se ne accorgeva di come nel sonno lo stringesse, la testa posata contro il suo petto. Richie aveva il sonno più leggero, eccome se se ne accorgeva!
Erano oltre due settimane, forse tre, che non dormivano insieme e in quel momento sembrava tutto così perfetto, tutto così... nella quotidianità, in realtà, che Eddie si buttò.

«Perché non vieni da me stasera?» Nascose le mani tremanti dietro la schiena, sperando con tutto se stesso che il ragazzo che gli piaceva accettasse. Insomma, però, come poteva rifiutare? Non rifiutava mai! Neanche una volta!

Solo che quella era la giornata di Richie e Stacey.

«Ouch! Scusami, Eds!» fece con enfasi, ma Eddie non riuscì a capire se fosse dispiaciuto sul serio o meno. Immaginava che stesse per rifiutare perché i suoi genitori gliel’avessero proibito per chissà quale motivo, anche se di solito neanche quello lo fermava, Richie non rifiutava mai. Però... però sembrava stesse per rifiutare e non riusciva proprio a immaginare perché. Perché Stacey non esisteva, non esisteva più. «Stanotte sto con Anastasia!»

Gli ci vollero tre lunghi secondi per realizzare.

«Cosa?» Gli tremò un po’ la voce. Meno di quanto ancora stessero tremando le mani dietro la schiena.

«Beh...» Richie spostò lo sguardo sulla ragazza, impegnata poco lontano a giocare allo stesso gioco da quando aveva cominciato, e quando tornò a Eddie gli fece l’occhiolino, come a intendere che certe cose non bisognasse neanche spiegarle. Infatti non gli raccontò, ad esempio, di come e quando lei gli avesse chiesto di trascorrere la serata insieme, dopo aver scoperto durante la ricreazione a fumare come lui e Eddie spesso dormissero insieme. Anche se, avrebbe potuto dire, ironico, a un bimbo come te vanno spiegate effettivamente. Oh, Eds, sei ancora troppo piccolo per certe cose, ne riparleremo tra qualche anno! Non vorrei traumatizzarti spiegandoti cosa in realtà abbiamo fatto per anni io e tua madre in camera sua! Ma non disse questo, per fortuna. Per sfortuna però, perché al suo adorato Eddie non piacevano i ragazzi ed in fin dei conti Richie non poteva far altro che cercare di fare con lui bella figura, disse: «Credo che fosse seria quando ha parlato di prime volte, alla fine! Domattina ti racconterò tutto!»

Ora del decesso: 16.49
  
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