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Autore: MaxT    10/03/2020    7 recensioni
Questo racconto è basato su Somewhere only we know di marianna1317, rielaborato e completato da MaxT con l'aiuto dell'autrice originale.
Anni dopo essere morto nel mondo da incubo all'interno di un libro magico, Cedric redivivo si presenta alla porta della donna che ancora lo ama, la guerriera Orube.
Al rifiuto di dare spiegazioni sulla sua resurrezione si creano sospetti e incomprensioni, mentre le storie dei due personaggi si intrecciano con le realtà dei loro mondi natii, e con esuli che vivono in incognito nella città di Heatherfield.
Combattuti tra l'affetto per Orube e il loro dovere, le Guardiane e i saggi di Kandrakar cercano risposta a una domanda: c'è ancora una minaccia nascosta nel Libro degli Elementi?
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cedric, Orube
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Riassunto dei capitoli precedenti

 

Tre anni dopo essere morto all'interno del mondo nel magico Libro degli Elementi Cedric, ferito ed esausto, si ripresenta a Villa Rudolph.

Qui abita Orube, ancora innamorata di lui e tornata sulla Terra per riaprire la sua vecchia libreria.

La Saggia Yan Lin, informata, la incarica di chiedergli come ha potuto risorgere e uscire dal Libro degli Elementi, che Orube aveva riportato nello scantinato del Ye Olde Bookshop.

Il portale di Kandrakar viene spostato dallo scantinato al negozio di animali gestito da Matt Olsen.

Per un certo periodo Cedric e Orube convivono in modo apparentemente sereno gestendo la libreria e facendo vita ritirata, ma lui non fornisce alcuna spiegazione sul suo ritorno, nonostante le insistenze.

Infine però si fa accompagnare nel seminterrato dove c'è ancora il Libro degli Elementi, ma davanti a questo ha una reazione che allarma Orube.

All'ennesimo rifiuto di Cedric di dare spiegazioni, lei lo lascia, ma decide di non raccontare a Kandrakar l'episodio per non peggiorare la situazione del suo ex.

Cedric, dentro di sé, rievoca la sua resurrezione di tre mesi prima: nel libro c'è lo spirito del defunto tiranno Phobos, che aveva assorbito energia magica dal portale di Kandrakar al quale era stato imprudentemente lasciato vicino da Orube.

Phobos ha così potuto resuscitare Cedric per farsi aiutare a ricreare il proprio corpo dopo la morte dell'originale.

Alla ritrosia di Cedric, lo spirito lo costringe minacciandolo di nuocere a Orube, e facendogli indossare una magica veste nera.


 

 

 Capitolo 6

La cripta delle lacrime


 

La tua prima missione sarà la più importante, Cedric, e al tempo stesso la più facile. Dovrai recarti alla torre di Brandis e recuperare un'ampolla da una cripta sotterranea sigillata con la magia”.

Cedric, costretto alla sottomissione dal potere della sua nuova veste, rispose con tono rispettoso:

Signore, lo eseguirò. Posso sapere cosa contiene quell'ampolla?”.

Lo spirito tacque un attimo, poi la risposta arrivò come se fosse data con sforzo.“Contiene delle lacrime. Le mie lacrime. Ti stupisce?”.

Cedric restò senza parole per un attimo davanti a quella inattesa confessione di debolezza.

Lo spirito riprese cupo: “Moltissimi anni fa, in un periodo di turbamento, mi recai in quelle rovine per trovarvi pace. Scesi in un sotterraneo abbandonato e odoroso di muffa, aprendomi la strada tra ragnatele e animaletti pestilenziali, bonificandolo con la magia. Rimasi lì per giorni, meditando e piangendo. Alla fine ritrovai un po' di serenità”.

Lo spirito tacque, lasciando ancora Cedric senza parole, poi riprese: “Ma veniamo alla tua missione. Prima di andarmene, per gratitudine verso quel luogo, usai di nuovo la magia per trasformare il sotterraneo in una splendida cripta. L'ingresso è serrato da un sigillo magico risiedente in una pietra del muro con inciso il nome 'Phobos'. Solo chi pensa le parole giuste ha accesso alla splendida cripta, mentre per tutti gli altri il sotterraneo appare buio e squallido come lo era prima. Le parole magiche da pensare sono... 'Nerissa vive' ”.

Nerissa vive?”.

Proprio così. Non chiedermi cosa vuole dire, non intendo spiegartelo. Ti basti sapere che il mio odio per Kandrakar ha avuto inizio con questo. Torniamo alla tua missione. Chi entra nella cripta pensando queste parole vi troverà delle reliquie. Una di queste contiene le lacrime che versai per … per questa persona. All'epoca, raccoglierle e lasciarle lì fu solamente un gesto simbolico. Ora, però, assumeranno un significato più importante: sono l'unico reperto biologico che io conosca del corpo originale di Phobos, e sono indispensabili per ricostruirlo, assieme a tanta energia magica.

Ora vai, Cedric: ti ho già aperto il portale verso la Città Infinita, l'immenso sotterraneo di Meridian”.

 

Il portale appariva come un anello circondato da baluginii e scintillii; oltre la sua soglia Cedric vide l'oscurità di un lungo corridoio ramificato, vagamente smorzata da una bioluminescenza verdina.

Varcò la soglia con un'immensa emozione: un piccolo passo per un uomo, un grande balzo tra due mondi. La divisa che indossava gli restituiva quasi tutti i suoi antichi poteri, e forse di più.

Provò a teletrasportarsi più volte, e ogni volta i corridoi attorno a lui cambiavano.

Fece un'altra prova: tese le braccia verso una parete e, quando lo volle, i suoi palmi tesi eruttarono un fulmine abbagliante e l'amato suono di un potente crepitio che non aveva più udito da anni.

Non ebbe il tempo di congratularsi con sé stesso per la breccia creata, perchè percepì un formicolio e un pensiero che gli arrivava dalla divisa stessa: 'Le scorte di energia sono in calo'.

Cedric fu deluso da questo: non era stato avvertito che i suoi nuovi poteri andavano accuratamente centellinati. Non gli basteranno per essere libero per la vita, ma a malapena per completare qualche missione. E poi? Forse gli converrebbe pensarci bene, prima di usarli a vantaggio di Phobos...

Appena formulato il pensiero, la divisa cominciò a bruciargli la schiena e le spalle, finchè lui cadde in ginocchio gridando e chiedendo perdono per questo pensiero meschino.

Finito il tormento, si rimise in piedi a fatica: la pelle straziata continuava a bruciargli.

Quella veste potente non era pensata per la sua libertà, ma piuttosto per renderlo uno schiavo docile.

Rassegnato, decise di attivare le pulsazioni teleipnotiche per mascherare il suo aspetto: quando si fosse mescolato agli abitanti, sarebbe visto come un ometto dalla pelle verdastra, dai vestiti anonimi e banali.

 

Emerse alla superficie alla periferia sud della città, facendo scattare con la telecinesi un cancelletto che chiudeva l'uscita dei sotterranei; alcuni passanti lo degnarono di un'occhiata distratta, proseguendo indifferenti per la loro via.

Entrò in una stazione di servizio per noleggiare un cavallo; la grossa caparra da anticipare non fu un problema, e le tasche della sua veste furono generose di monete puramente illusorie per il gestore.

Il problema insormontabile fu che il cavallo si inquietò fin dalla prima occhiata e si imbizzarrì, rifiutando energicamente ogni contatto con lui.

Cedric non ebbe migliore fortuna con gli altri cavalli, né con gli asini o altri animali da soma.

Così dovette incamminarsi da solo sulla strada verso ovest.

 

Dopo cinque lunghi giorni di marcia Cedric arrivò finalmente a poche ore di cammino dalla cittadina di Brandkeran, la più vicina alla torre di Brandis, e si fermò a pranzare presso un chiosco.

Mentre stava seduto su una panchina sotto una tettoia, sbocconcellando pane e salsicce, si accorse di un tremito del terreno, reso ben visibile dalle oscillazioni del tetto di paglia sopra di lui. Alcuni cavalli in sosta vicino nitrirono inquieti e scalpitarono. Tutti i presenti lo avevano notato, e se ne chiedevano inquieti la ragione.

Alcuni viandanti provenienti dalla direzione di Brandkeran riferirono che in quei giorni c'era uno sciame sismico che non aveva creato grossi danni fino a quel momento, ma che tutta la città era in allarme, e per loro era un sollievo lasciarsela alle spalle.

Cedric mandò giù il suo pasto con disappunto: tra tutti i giorni di tutti i mesi di tutti gli anni in cui poteva venire un terremoto, il Dio del Fato doveva proprio scegliere quello in cui lui stava arrivando?

 

Nel tardo pomeriggio Cedric entrò nel paese, dopo avere superato alcune tende poste alla periferia.

In centro c'era molta gente raccolta negli spazi più aperti, e vari uomini in divisa che transennavano con cavalletti e corde alcune porzioni di vie.

Due militi e uno scrivano seguivano una vecchia donna magrissima vestita con cura, che si coprì per alcuni momenti gli occhi con entrambe le mani.

Una veggente! Cedric decise di tenersi lontano da lei, affinchè non potesse percepire gli incantesimi dei quali era intrisa la sua veste nera.

La veggente dettò qualcosa allo scrivano, che compilò un biglietto e lo appese alla porta di una casa; poi il gruppo passò alla successiva.

Dietro di loro, diverse case avevano già ricevuto questo bollino, e gli abitanti erano rientrati.

 

Cedric proseguì fin a una locanda dal nome promettente, 'La Torre di Brandis'.

La locandiera, una donna corpulenta di mezz'età, appese accanto al bollino un foglio più grande con sopra scritto e riquadrato in rosso 'edificio certificato sicuro- aperto'.

Vedendolo leggere il foglio, la locandiera si rivolse a lui spiegando che una delle veggenti della municipalità aveva garantito che quell'edificio non avrebbe subito seri danni nel prossimo futuro; se aveva bisogno di un alloggio, gli conveniva sceglierlo lì finché aveva ancora posti disponibili.

Cedric acconsentì, consegnando alla donna la sua borsa da viaggio. Si trattenne all'esterno per osservare da lontano le attività dei militi, che stavano contornando con corde un piccolo spazio lungo il muro di una casa poco più in là.

 

Più tardi, nella cameretta, Cedric fece del suo meglio per lavarsi con un catino d'acqua: non ci furono problemi a togliersi le scarpe e i pantaloni e ad alzare la tunica nera; però la parte superiore dell'indumento restava tenacemente abbarbicata al suo dorso e alle spalle; ogni tentativo ulteriore di toglierla portava a brevi scariche, presagio della punizione che il diabolico indumento, che ormai lo possedeva, gli avrebbe inflitto se avesse osato insistere.

 

Nel cuore della notte, il suo sonno venne interrotto da un'oscillazione, accompagnata da sordi scricchiolii dell'edificio attorno a sé e da un rumore basso, simile a un lento boato, del quale non riuscì a individuare la provenienza. Subito voci allarmate e strilli si levarono dalle camere vicine e dall'esterno. Alcuni botti secchi dall'esterno lo fecero sussultare, evocando la caduta di tegole o calcinacci.

Finita la scossa, si sporse a guardare dalla finestra aperta: la maggior parte delle lanterne domestiche erano state spente o allontanate, mentre potenti fari collocati negli spazi aperti proiettavano i loro fasci cercando di sconfiggere il buio delle vie. Dalle case di fronte, più persone si affacciarono, guardandosi attorno incerti.

Una guardia gridò di non sporgersi dalle finestre, apostrofandoli da stolti: volevano cadere giù? Volevano essere colpiti da altre tegole? Quella non era la prima scossa, e non sarebbe stata l'ultima.

Cedric si ridistese a letto inquieto, ripetendosi che se il locale era stato certificato, l'interno era il luogo più sicuro dove potesse stare.

Anche se nel resto della notte si manifestarono solo scosse modeste, non riuscì più a dormire molto.

Si addormentò come un sasso solo poco prima dell'alba, ma presto la luce del giorno ebbe la meglio e lo rivendicò a sè.

 

Scese a mangiare di buon'ora, e chiese, con voce impastata dalla stanchezza, qualche indicazione sulla torre di Brandis. La banconiera assonnata gli spiegò che c'era un sentiero molto ben segnalato in direzione sud, e che la sommità della torre svettava dai boschi a un'ora di cammino.

 

Quando Cedric arrivò alla torre, il luogo non era affatto deserto come aveva sperato: c'erano alcuni pellegrini e un pittore con un cavalletto che dipingeva un paesaggio del rudere, immaginato nell'antico splendore dei suoi giorni passati. Diverse transenne e cartelli, scritti e disegnati, scoraggiavano dall'avvicinarsi troppo alle rovine per il rischio di crolli.

Tra i presenti, uno stava parlando ad alta voce rivolto agli altri: sembrava una guida turistica, o forse un pellegrino dotto.

Dalle sue parole, Cedric apprese che anche il condottiero Brandis, fedele compagno del mitico sovrano Escanor, era come lui di origine terrestre; da quel maniero aveva governato garantendo la sicurezza di un vasto territorio, prima funestato da guerre e scorrerie.

All'epoca, quel luogo venne scelto perchè la vista dal torrione permetteva di dominare le principali vie d'accesso.

Finite le guerre, il centro abitato di Brandkeran si sviluppò a una certa distanza, a cavallo di un nodo di strade.

Secoli dopo il castello, ripetutamente danneggiato dai terremoti e reso inutile dalla fine delle guerre, era caduto in disuso; per qualche tempo le rovine erano state usate illegalmente come cava di materiale da costruzione.

A distanza di secoli, l'unico edificio più o meno integro era il torrione, caparbiamente svettante dalla boscaglia; la sua sagoma stilizzata appariva ancora nel simbolo della città di Brandkeran.

 

Cedric ascoltò il pistolotto storico fingendo interesse, come si conviene a un turista, poi girò attorno alle rovine per cercare di individuare l'accesso al sotterraneo, mentre alcuni dei gruppi se ne andavano, solo per essere sostituiti da altri, e il discorso della guida si ripetè più volte.

 

Fu una giornata lunga e noiosa, ma almeno passò senza ulteriori scosse di terremoto.

Molto prima del calar del sole, tutti gli altri rientrarono in città; la guida invitò Cedric a fare lo stesso, ma lui lo tranquillizzò dicendo che li avrebbe seguiti a minuti.

 

Appena rimasto solo, Cedric oltrepassò le transenne e si avventurò nel sotterraneo, aiutandosi con la luce verdastra emessa dalla fibbia della cintura.

Cercò sui muri l'incisione con il nome di Phobos; dovette spostare parecchie pietre, il cui colore diverso suggeriva che fossero crollate di recente, e alla fine la sua costanza fu premiata quando individuò la scritta. Finì faticosamente di liberare il passaggio, poi pensò le parole magiche.

In breve tempo l'ambiente intorno a lui si trasformò, diventando simile a una candida grotta di calcare illuminata da concrezioni dalla luminosità azzurrina.

Proseguendo in profondità, Cedric trovò una cripta con una tavola di pietra simile a un altare, e sopra questa vi erano alcuni oggetti.

Tra questi, c'è un'ampolla di cristallo contenente alcune gocce di liquido limpido, certamente il reperto che lo spirito di Phobos voleva.

Tra gli altri oggetti, c'è una cornice con un ritratto finemente eseguito di una bella donna dalla pelle rosata e dei voluminosi capelli corvini, sulle cui spalle egli riconobbe inequivocabilmente delle inquietanti alette da Guardiana di Kandrakar.

Tra tutti, il reperto che sorprese di più Cedric era una copia del Cuore di Kandrakar.

Lo sollevò e lo osservò a lungo: non ebbe dubbi, la fattura era uguale all'originale, ma non vide alcuna luce dentro di esso. Era una volgare imitazione, o una copia realizzata con la magia?

Per un attimo Cedric pensò di tenerselo, ma un breve accenno di bruciore alle spalle lo fece desistere.

Osservò brevemente le altre reliquie: uno specchio finemente lavorato, un quaderno sigillato da un lucchetto e un cofanetto lasciato aperto, contenente una splendida collana e una coroncina con un'opale ovale, vagamente simile alla Corona di Luce delle regine di Meridian.

Cedric decise di passare la notte all'interno della cripta, piuttosto che rischiare di attraversare le rovine e il bosco nell'oscurità della notte.

Rimpianse di avere lasciato il suo bagaglio alla locanda, ma gli era sembrato l'unico modo per essere certo che la locandiera gli avrebbe tenuto la camera. Non pensava che avrebbe dovuto passare la notte fuori.

Maledetti pellegrini, non avevano mollato il loro programma turistico neanche durante un terremoto!

Si distese su una panca di pietra sporgente dalla parete, avvolgendosi nel mantello nero.

 

Il sonno fu stentato, interrotto da risvegli frequenti e popolato da sogni inquietanti.

In uno gli apparve la donna dai capelli corvini e dalle alette iridescenti che lo guardava imperiosa. Gli disse che ora lei era morta, ma che era stata rinchiusa in una tomba quand'era ancora viva.

D'improvviso la donna prese Cedric per le spalle e cominciò a scrollarlo, ripetendo ossessivamente: 'Mi capisci? Sepolta viva in una tomba!'.

Cedric si svegliò di soprassalto: tutto attorno a lui la cripta oscillava, e le pareti luminose risuonavano cupe come un sacco di sassi scrollato. Lo specchio cadde dal tavolo, frantumandosi sul pavimento di calcare candido.

Dopo qualche lunghissimo istante la scossa finì.

Cedric fece per precipitarsi verso l'uscita, ma un breve morso della veste gli ricordò la sua missione. Obbediente, prese con sé' l'ampolla, affidandola alle inesauribili tasche dimensionali della sua veste nera.

Si incamminò quindi con prudenza verso l'uscita. L'aria era polverosa, e vide detriti minuti e alcune pietre grigie e muscose sul pavimento candido che gli fecero temere il peggio.

Per fortuna, raggiungere l'esterno non fu difficile come aveva temuto. Un po' di polvere nell'aria gli rendeva chiaro che qualcosa era crollato, ma non avrebbe saputo dire cosa.

Uscì dal rudere destreggiandosi sulle pietre e sulle transenne.

Tanta paura per nulla, si disse mentre si strofinava le mani per spolverarle.

Dopo pochi passi, un lento boato sembrò provenire da ogni luogo, mentre le fronde degli alberi presero ad agitarsi e oscillare. La scossa raggiunse rapidamente il massimo, poi, quando pareva che cominciasse a smorzarsi, una successione di tonfi alle sue spalle lo fece voltare.

Quando la nube di polvere si fu diradata, Cedric vide che un tratto di muro del torrione si era sgretolato, seppellendo il passaggio che aveva percorso poco prima sotto una coltre di detriti.

Respirò a fondo, mentre gli diveniva evidente quanto fosse stato reale il pericolo che aveva sottovalutato.

Antico Brandis, un'altra briciola del tuo ricordo si è sgretolata per sempre, pensò Cedric tra sé incamminandosi verso Brandkeran, volgendo per sempre le spalle al torrione.

 

Era mattino presto, ma il bosco era pervaso da un silenzio innaturale.

Poco a poco, gli uccelli ricominciarono a cantare, dapprima con incerti cinguettii, poi pian piano ripresero coraggio, e il loro canto lo accompagnò fin alla città.

 

 

 

 

Note sul cap.6

 

Continuano i ricordi di Cedric del periodo intercorso tra la rinascita e la sua fuga dal libro.

Qualcuno avrà notato che, mentre nel capitolo precedente lo spirito si sforza di distinguere tra sé e il Phobos originale ormai morto, in questo capitolo lo sforzo cessa, e lo spirito descrive i suoi ricordi come se fosse il personaggio originale.

Qualcuno si stupirà della relazione tra Phobos e Nerissa da me accennata: nel fumetto non se ne parla mai, e nel cartone animato sono apertamente nemici.

Ho scritto qualcosa di questa relazione in La Luce al tramonto, ricordata sia dal punto di vista di Phobos che di Yan Lin. Questo non perchè mi sia divertito a 'shippare' i personaggi, ma perchè una loro antica relazione aveva implicazioni tali, dal punto di vista della concentrazione di poteri politici e magici, da essere contrastata sia dalla regina Adariel che da Kandrakar; questo ha contribuito a spiegare perchè due personaggi che in origine dovevano essere positivi hanno accumulato risentimenti che li hanno messi in rotta con i rispettivi ambienti, trasformandoli infine nei 'villain'.

 

 

 

La cronologia della saga di W.I.T.C.H. : parte 6

 

La cronologia della seconda serie del fumetto W.I.T.C.H. inizia qualche tempo dopo la caduta di Phobos. Quanto tempo dopo? Quanto basta per addolcire l'inverno e farlo sfumare verso la primavera, come si evince dai vestiti da mezza stagione e dagli alberi fronduti che vediamo disegnati nel n.13.

Diciamo che la malinconia e l'isolamento di Cornelia si siano sviluppati per più di un mese dopo il distacco da Caleb, trasformato da Phobos in un fiore, e quindi ciò ci porta a fine febbraio o inizio marzo 2001.

I numeri 13-14-15 sono dedicati alla così detta 'minisaga del cangiante', in cui, anche a causa di manipolazioni ostili effettuate dalla custode delle stille Luba, Cornelia concentra brevemente in sé l'energia magica di tutte e cinque le guardiane e la usa per ridare fattezze umane a Caleb.

Purtroppo questo avvenimento spezza i sigilli con cui era stata imprigionata la guardiana rinnegata Nerissa, rinchiusa viva in un sarcofago molti anni prima.

Il primo attacco alle W.I.T.C.H. da parte degli emissari di Nerissa avviene durante le vacanze estive al mare, nel n.16.

Il successivo riferimento temporale preciso si trova nel n.20, nuovamente ambientato durante una festa di Halloween allo Sheffield Institute, quindi il 31 ottobre 2001.

Nerissa viene definitivamente sconfitta e uccisa nel n.22; possiamo supporre che questi avvenimenti abbiano portato via un'ulteriore settimana a inizio novembre 2001, e poi la sua saga finisce per lasciare spazio e tempo ai numerosi avvenimenti della terza serie.

 

 

 

  
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