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Autore: Altair13Sirio    11/03/2020    1 recensioni
Non è mai stato facile vivere la vita dell'eroe per Robin, così come per Cyborg, Stella, Corvina e BB. Nonostante tutto, i Teen Titans sono riusciti a superare quel senso di "strano" che li circondava ovunque andassero e hanno deciso di andare avanti; sono diventati una famiglia, le loro amicizie e i loro amori si sono intrecciati e dopo tanto tempo finalmente i cinque eroi hanno capito cosa dovevano fare.
Tutto questo può sembrare normale agli occhi di un adulto, capace di comprendere quali siano i doveri di un supereroe e le difficoltà che porta questo tipo di vita, ma agli occhi di una bambina? Una piccola bambina eccentrica e piena di vitalità, incapace di vedere il male nella gente, come può vivere una situazione simile e in che modo potrà mai crescere se non riesce a distinguere il bene dal male?
Luna è una bambina cresciuta sotto una campana di vetro e che è sempre stata a contatto con questo mondo, vivendolo in prima persona; il suo amore per la sua famiglia è eguagliato solo dal suo desiderio di vivere la vita liberamente, incontrando tante persone e amici nuovi. Ma sarà difficile attuare questo sogno, essendo lei la figlia di un supereroe.
Genere: Azione, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Titans Legacy'
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Luna si schiacciava alla parete cercando protezione. Sperava di poter approfittare di quella confusione improvvisa per scappare da lì, ma non aveva idea di dove potesse essere l'uscita e se avesse provato ad andarsene avrebbe rischiato di perdersi; quella strana nebbia la disorientava più di quanto potesse sembrare e non era sicura di riuscire a trovare la strada per l’uscita in quelle condizioni. Non voleva nemmeno muoversi da lì, visti i rumori che si sentivano attorno a lei; il rischio di finire in mezzo a uno scontro tra gli eroi e i cattivi non la entusiasmava e temeva di poter creare solo guai intralciando i buoni.
Però, ora che aveva scoperto i suoi poteri, forse avrebbe potuto fare qualcosa per aiutare gli eroi in quello scontro. In fondo Stella Nera era stata imbattibile fino a quel momento, e l’unica persona su cui avrebbe pensato di trattenersi era proprio lei; metterla a combattere non sarebbe stata un’idea tanto insensata… Ma se la sentiva veramente di affrontare quel mostro?
Aveva stretto i denti e le aveva mandato delle occhiate di sfida mentre infieriva su di lei, ma adesso le gambe non si muovevano più al pensiero di poter incontrare di nuovo quella donna. Luna aveva paura di andare sul campo e affrontare sua zia, soprattutto conoscendo il divario di potenza che le divideva. Ma c’era forse una alternativa a quello?
Un bisbiglio interruppe i suoi pensieri e alzando lo sguardo riuscì a distinguere una figura nera scendere dal soffitto e dondolarsi davanti a lei. Era una donna giovane con indosso un costume da gatto tutto nero e i capelli argentati acconciati in una frangetta corta; aveva una maschera nera sugli occhi, e sulla maschera delle lenti verde smeraldo molto sottili. Le fece una buona impressione sin da subito, forse per via del suo largo sorriso, ma quando la sentì parlare capì il motivo di quella simpatia.
<< Non ti preoccupare Luna Bianca, siamo qui per tirarti fuori da questa prigione. >> Disse a bassa voce dondolandosi un po’ davanti alla ragazzina.
Ci mise un attimo, ma quando ebbe potuto guardarla meglio in faccia Luna riconobbe in quella donna la madre del suo compagno di classe Jamie. << Signora Kitty! >> Esclamò sconvolta.
Quella sembrò sorpresa e quasi perse la presa dalla fune a cui era aggrappata. Il suo sorriso rassicurante divenne più confuso ed ebbe un attimo di esitazione, poi rise. << Mi hai riconosciuta subito, incredibile! >>
<< Anche tu sei una supereroina come la mia mamma e il mio papà? >> Chiese innocentemente la bambina, come se non si trovassero in una situazione estremamente delicata.
Alzando un dito, Kitty disse titubante:<< A dire il vero… E’ più complicato di così. >> Ma poi scosse la testa e agitò la mano come per scacciare quella discussione. << Lascia perdere: aggrappati a me! >>
Detto questo, la donna in nero le porse la mano. Luna non capì cosa avesse in mente, ma sapeva di potersi fidare di lei, così le prese la mano senza esitazioni.
Con uno strattone, Kitty la tirò verso l’alto e tutto a un tratto Luna si ritrovò attaccata al soffitto e a testa in giù; Kitty la teneva stretta e le sorrideva. << Stai tranquilla: i miei artigli mi permettono di restare aggrappata a qualsiasi superficie e con questi… >> E si picchiò un dito sulle lenti verdi. << Posso orientarmi benissimo in mezzo a questa nebbia. >>
<< Che sta succedendo? >> Chiese Luna perplessa, non sapendo come reagire alla sensazione dei capelli che le si alzavano in quel modo buffo.
<< Ti porto fuori. Ecco che succede! >>
Detto questo, la donna cominciò a muoversi lentamente seguendo un percorso che sembrava già segnato. Si muoveva evitando il trambusto della battaglia; Luna non riusciva a vedere niente di tutto quello che vedeva la donna, ma pensava di poter riconoscere alcune voci sotto di loro in mezzo a tutte le altre. Per un attimo le era sembrato di vedere anche Rosso-X e la signorina Jella lanciarsi contro agli H.I.V.E. Five, ma dopo che si era alzata la nebbia li aveva persi completamente di vista.
<< Chi era quel signore biondo? >> Chiese aggrappandosi un po’ più forte ai fianchi della donna, attaccandosi a lei come un cucciolo di koala.
<< Ivan Korolev, o come gli piace farsi chiamare quando indossa la maschera, Vrach. Credo sia russo, ma non so che cosa significhi. >> Spiegò Kitty, senza tuttavia spiegare veramente niente. Divagò per un attimo sul russo e su come si trattasse di una lingua che avrebbe tanto voluto imparare, ma quando Luna la strattonò per dirle di darci un taglio si scusò ridendo e riprese la sua spiegazione.
<< In pratica lui ed io facciamo parte di una squadra messa su da un vecchio nemico dei tuoi genitori, lo hai conosciuto quando eravate al nascondiglio di Rosso-X… Pensavi che ti avremmo lasciata al tuo destino, dopo averti vista volare via con quella stregaccia? >>
Luna non rispose. Non sapeva cosa dire perché tutto quello l'aveva presa così alla sprovvista da non riuscire a pensare a niente; era contenta che fossero andati lì a salvarla, ma non sarebbe stato pericoloso?
Una volta raggiunta la fine della stanza le due scesero a terra e lì Kitty diede una scrollata ai vestiti di Luna e le disse:<< Adesso ti porto fuori da qui. Gli altri si occuperanno dei combattimenti mentre io e te troveremo un posto sicuro dove aspettare che le acque si siano calmate… >> Non ebbe neanche il tempo di finire la frase che una figura nerboruta si piazzò davanti a lei e Luna, impedendogli di raggiungere l'uscita.
<< Dammi la bambina. >> Disse l'omone facendo schioccare le nocche delle sue grosse mani.
<< Tu sei Mammut, giusto? >> Disse Kitty un po' sorpresa. Mentre parlava spingeva Luna alle proprie spalle per tenerla al sicuro. << Non vorrai mica alzare le mani su una signora carina come me e una bimba indifesa, vero? >>
Mammut, per tutta risposta, sbuffò e si avvicinò allungando una mano. Fu quando la sua mano fu a poca distanza da lei che Kitty gli saltò sul braccio e lo graffiò al viso, facendogli lanciare un urlo rabbioso mentre si girava coprendosi gli occhi con le mani.
<< Sistemato! Ora andiamo prima che…! >> Non appena fu tornata a terra, Kitty fu colpita in pieno da Mammut, che aveva cominciato a menare pugni alla cieca senza curarsi di chi avrebbe potuto colpire.
Luna vide la mamma del suo compagno di classe venire spinta violentemente nella nebbia, quindi rimase nuovamente sola nelle mani di un bruto che avrebbe potuto stritolarla. Era vero che aveva scoperto i suoi poteri di recente, ma non era ancora sicura di conoscere i propri limiti, e non avrebbe voluto scoprirli proprio in quella situazione.
<< Ora tu vieni con me! >> Disse Mammut scandendo la frase come se dovesse riprendere fiato a ogni parola. Stava per afferrare Luna Bianca, ma la voce di un ragazzo lo distrasse.
<< Ehi, bestione! Sei caduto veramente in basso, lo sai? >> Mammut si voltò cercando l'origine di quella voce. Nella nebbia erano appena visibili due figure ad alcuni metri da lui; una era alta e sfilata con quello che sembrava un mantello ad accompagnare i suoi contorni e un cilindro sulla testa, l'altra era più bassa, con delle strane protuberanze che partivano dalla schiena e poggiavano a terra tenendola sollevata. Era questo ad aver parlato.
<< Tu? >> Disse Mammut sconcertato, lasciando perdere completamente Luna Bianca. Si voltò verso quello che sembrava essere un ragazzo sulla ventina, rasato e poco più basso della norma, mentre ignorò totalmente l'uomo con il cilindro accanto a lui. << Che ci fai tu qui? >>
<< Sono venuto a dare una lezione a te e a quei traditori di See-More e Kyd Wykkyd! >> Disse il ragazzo ghignando con sicurezza. Sembravano conoscersi da parecchio tempo; nonostante fossero tecnicamente avversari, stavano esitando ad attaccare.
<< Ti sei unito a Sladow? >> Chiese Mammut.
<< Mi serviva aiuto per riavere la mia squadra! >> Rispose quello. << Soldato Hive vi ha veramente fatto il lavaggio del cervello, eh? Guardati! Che cosa ti ha promesso quella megera per farti fare tutto questo casino? >>
Mammut guardò il suo vecchio compagno di squadra come se non stesse capendo cosa gli dicesse.
<< Sono quasi contento di essermene andato. Voi idioti non riuscite a catturare nemmeno una bambina di sette anni, era ovvio che foste degli incapaci! >> Lo provocò ancora. Questa volta le sue parole sembrarono raggiungere Mammut, perché la sua espressione si inferocì.
<< Sei tu l'incapace, Coso! >> Esclamò il gigante. << Da quando te ne sei andato siamo totalmente cambiati. Ora nessuno ci può più sfidare! >>
<< Come vuoi tu. >> Disse Coso alzando le mani. << In fondo solo uno stupido come te potrebbe pensare che con un po' di forza in più si possa diventare qualcuno… >>
<< Non chiamarmi stupido! >> Urlò Mammut sollevando le possenti braccia per aria. Era così alto che quando raddrizzava la schiena, la sua testa quasi toccava al soffitto umido dei sotterranei.
Coso cominciò a saltellare facendogli pernacchie. << Stupido, stupido, stupido! >> Canticchiava con voce gracchiante, come se fosse un ragazzino che prendeva in giro un coetaneo.
Mammut spalancò la bocca levando un ruggito disumano. Luna chiuse gli occhi e si tappò le orecchie impaurita da quel suono, ma li riaprì subito. Pochi istanti dopo il gigante provò ad abbattere tutta la forza delle sue braccia sul piccolo bersaglio che aveva di fronte, ma l'uomo con il cilindro allungò un braccio in avanti e dalla manica del suo smoking uscì un vortice di carte da gioco che colpirono il viso di Mammut, facendolo sobbalzare e interrompendo il suo attacco.
Coso e il suo compare si divisero e mentre Mammut strappava le carte con rabbia prepararono la prossima mossa: dalla schiena di Coso, dove uscivano degli artigli bionici con cui si spostava, uscirono delle piccole mitragliatrici che puntarono contro il gigante e spararono alcuni colpi che tuttavia non lo scalfirono minimamente. Mentre Mammut si voltava infastidito dai colpi di mitragliatrice, una serie di figure nere lo circondò: copie perfette dell'uomo con il cilindro, Mumbo il Magnifico, anche se solo delle immagini incorporee. Erano abbastanza per confondere le idee al bestione e creare un diversivo che permettesse a Luna di scappare; la bambina però non si mosse finché Coso non le urlò contro.
<< Scappa! Ci occupiamo noi di lui. >> E senza neanche rispondere o ringraziare il ragazzo per il suo intervento, Luna cominciò a correre di nuovo verso l'uscita, ma prima di poter fare abbastanza strada, dovette fare di nuovo i conti con un altro membro degli H.I.V.E. Five: Cheshire.
La donna aveva perso la sua maschera, eppure adesso che se la ritrovava davanti, Luna avrebbe preferito avere addosso gli occhi inanimati di quel gatto ghignante piuttosto che quelli inespressivi che quella criminale le stava dando in quel momento. Non aveva neanche detto una parola da quando era cominciata la battaglia, di questo era sicura.
Non rimase lì a farsi catturare: la ragazzina alzò i pugni e si preparò a combattere, ma era svantaggiata con Cheshire che poteva contare sui suoi artigli e le sue incredibili doti atletiche. Aveva visto come combatteva quella donna, quando aveva affrontato suo zio BB; non doveva lasciarsi convincere di avere la situazione sotto controllo, oppure avrebbe approfittato di una sua distrazione e l'avrebbe mandata a terra.
Cheshire piegò un angolo della bocca come per fare una smorfia seccata; diversamente da Stella Nera, la sua tendenza a voler sempre lottare non sembrava intrigarla allo stesso modo. Si spostò di lato rimanendo sempre alla stessa distanza da Luna. La ragazzina fece lo stesso e per un attimo pensò che avrebbe lasciato libero il passaggio, dandole una possibilità per scappare, ma capì subito che si trattava di un tentativo di distrarla: Cheshire sapeva della forza risvegliata di Luna e voleva minimizzare i rischi senza doverla testare di persona. Luna fece quindi un passo indietro.
La donna fece un’altra smorfia, accompagnata questa volta da un grugnito divertito, come se si fosse comportata proprio come aveva immaginato. Poi alzò le mani con i pugni chiusi e rivolti verso l’alto; le maniche larghe del suo vestito scivolarono piano sui suoi avambracci scoprendoli fino ai gomiti. Aveva preso delle lame nuove per sostituire gli artigli che Beast Boy aveva rotto; queste erano più affilate e scintillanti delle vecchie.
Cheshire sorrise. Guardava Luna da dietro i pugni chiusi e con i suoi occhi neri la sfidava. << Sapevo che non seri scappata. >> Disse con voce stranamente candida, sbagliando un vocabolo.
Anche Luna sorrise e alzò un po’ di più i pugni. Si sentì per un attimo molto simile a lei: Cheshire veniva da molto lontano, probabilmente non conosceva l’inglese e forse anche per questo non parlava mai. Anche Luna a volte sentiva di non riuscire a comunicare come avrebbe voluto, ma le loro azioni compensavano la mancanza di parole. Tuttavia le similitudini tra loro finivano lì!
Con un grido, la bambina si lanciò addosso all’avversaria tirando indietro il pugno sinistro. Cheshire reagì indietreggiando di scatto, ma mosse un braccio per evitare il corpo di Luna e tentò di colpirla con i suoi artigli; la ragazzina mosse la mano destra prontamente e concentrò l’energia sul palmo della mano per sparare un colpo luminoso mentre si voltava verso sinistra. Non era ancora abituata ai suoi nuovi poteri, per questo dalla sua mano non uscì una sfera di luce come era successo prima con Stella Nera, ma uno sbuffo che spinse indietro la mano di Cheshire facendole perdere la difesa.
Il pugno di Luna si piantò dritto nella faccia di Cheshire e la donna cadde indietro sparendo completamente dal campo di vista della ragazzina. Era così emozionata di essere riuscita a colpirla che non si accorse del piede della criminale sollevarsi per la spinta e colpirla in pieno al collo. In un attimo tutto nella visione di Luna fu sottosopra e quello che vide subito dopo fu il viso impassibile di Cheshire mentre si massaggiava la mascella. Il piccolo sorriso che affiorò sulle sue labbra le fece capire che aveva lasciato che la colpisse di proposito, proprio per darle quell’occasione di spedirla a terra. Aveva ancora un sacco di cose da imparare…
Mentre la schiacciava a terra con aria trionfante, Cheshire fu distratta dal suono di alcune lame rotanti che tagliavano l’aria alle sue spalle e dovette voltarsi per intercettarle: riuscì a impilare le lame facendole passare sopra ai suoi artigli, e quando ebbero smesso di girare le lasciò cadere a terra, ma non appena lo ebbe fatto qualcuno le saltò addosso dandole un calcio alla testa.
<< Spero che non ti abbia fatto del male, Luna! >> La salutò così la ragazza dai capelli rosa quando atterrò accanto alla ragazzina e raccolse una delle lame a forma di “X” che erano state lanciate a Cheshire.
<< Jella! >> Esclamò Luna incredula. Non c’era il tempo per le spiegazioni, Cheshire si lanciò contro le due e cercò di afferrare Jella per piantarle i suoi artigli nella gola. La ragazza si spostò indietro proteggendo Luna Bianca con il proprio corpo, ma avrebbe fatto meglio a pensare a sé stessa; loro non sapevano che Stella Nera non voleva fare del male alla bambina, ma lei e i suoi scagnozzi non si sarebbero fatti scrupoli di fronte ad altre persone.
Jella incrociò le braccia sparando dalle dita dei raggi luminosi che colpirono la sua avversaria e in un primo momento non sembrarono fare niente, quindi rimase sulla difensiva proteggendo Luna dalla criminale.
Dopo aver tentato di bloccare il colpo di Jella, Cheshire sollevò un braccio e si preparò a dare un colpo deciso alla sua avversaria con i suoi artigli, ma quando abbassò con impeto la mano le lame si spezzarono come se fossero state di vetro e passarono a pochi centimetri dal volto di Jella.
Confusa, la donna non reagì in tempo a quell’imprevisto e ricevette un colpo a mano aperta sul viso che la fece voltare di scatto, seguito da un altro al petto con cui fu spinta indietro e infine un calcio con piroetta da parte di Jella, che andò a impattare contro la sua tempia sinistra.
Soddisfatta dal suo attacco, Jella riprese a respirare con più regolarità. Per un attimo aveva temuto che i suoi poteri non avrebbero funzionato, ma alla fine era andato tutto per il meglio. Ancora poco e Cheshire sarebbe stata messa fuori gioco.
<< Attenta! >> Esclamò Luna vedendo che la donna non sembrava volersi alzare, ma rimaneva in una posa che le permetteva di tenere nascosto un braccio. << Può sparare dei raggi laser dagli artigli! >>
Jella non reagì come si aspettava la bambina; non sembrò per niente sorpresa da quell'informazione. Osservandola meglio, effettivamente presentava una serie di quattro tagli paralleli sul fianco sinistro: il primo le attraversava la guancia e vi colava un po’ di sangue, il secondo era all’altezza della spalla, uno sul gomito e l’ultimo, il più profondo, che aveva squarciato l’uniforme e stava continuando a sanguinare copiosamente, all’altezza del fianco. Jella aveva già visto di cosa era capace Cheshire, forse se Luna avesse potuto dirle quelle cose prima avrebbe potuto fare davvero la differenza.
La ragazza rimase immobile a guardare Cheshire che caricava il colpo. Quando scoprì finalmente il braccio, mostrò i suoi artigli che splendevano di un rosso sangue e scagliò i raggi contro di lei.
Abbassandosi un poco, Jella si assicurò di proteggere Luna da quell’attacco e rimase ferma, ma con sua grande sorpresa scoprì che Cheshire l’aveva mancata. Alzando lo sguardo, si rese conto che i raggi le erano passati sopra la testa di parecchio, come se non avesse mai avuto intenzione di colpirla. Non aveva senso che sprecasse così il suo effetto sorpresa.
Adesso la donna era nervosa. Si rialzò da terra e caricò un altro colpo, utilizzando anche gli artigli che si erano spezzati nella mano sinistra; ancora una volta, però, i raggi mortali mancarono Jella. Lei non si mosse, e nel frattempo cercò di capire che cosa stesse succedendo.
Luna ci arrivò prima di lei: era la sua presenza a trattenere Cheshire dall’attaccare direttamente Jella, e per questo con quei raggi stava cercando di spaventarla e indurla a dividersi da lei, in modo da rimanere così vulnerabile. Era lei lo scudo di cui aveva bisogno Jella!
La ragazzina si aggrappò fermamente alle gambe dell’eroina e questa le chiese che stesse facendo. Luna non rispose, ma rimase a guardare Cheshire con un sorriso di sfida stampato in faccia, e questo non fece che irritare ancora di più la criminale, che fu costretta ad abbandonare la sua tattica e a lanciarsi contro Jella.
 
*
 
L’impatto della catena del Rancido con lo scudo di Soldato Hive si poté sentire in tutta la stanza, ma nessuno ne fu sorpreso. Specialmente Rosso-X non si lasciò intimidire da quel frastuono e si lanciò sulle spalle di Johnny per cogliere di sorpresa l’avversario.
Fece uscire dal guanto un filo sottilissimo che si strinse attorno al collo di Soldato Hive. Non sembrò avere alcun effetto sul suo avversario, se non per un brevissimo istante in cui gli occhi del soldato guizzarono su di lui per studiarlo; poi, Soldato Hive tornò a concentrarsi su Johnny e con uno strattone lo spinse indietro facendo leva con lo scudo.
Johnny cadde a terra e Rosso-X andò giù con lui. Non potendo più tenere il filo, questo si allentò e permise a Soldato Hive di respirare di nuovo. Aveva mantenuto la calma e si era liberato di quel problema nel modo più semplice.
Johnny il Rancido diede un pugno a terra. << E’ inutile, con la sola forza fisica non ha rivali! >> Disse ansimando.
Rosso-X annuì pensieroso. Con quella sua mossa aveva intenzione di soffocarlo e fargli perdere i sensi, o indurlo a concentrarsi su altro per abbassare la difesa, ma Soldato Hive era riuscito a ignorarlo troppo facilmente. Quella pietra che gli aveva dato Stella Nera sembrava renderlo veramente resistente.
Ma la sua mente non era concentrata al cento percento su quella battaglia: aveva lanciato i suoi shuriken nella direzione indicata da Jella e l’aveva vista sparire nella nebbia senza dargli spiegazioni; se da una parte erano in vantaggio proprio grazie a quella nebbia perché gli permetteva di circondare i loro nemici e impedirgli di comunicare tra loro, in quel modo anche loro erano isolati.
<< Pensavate di poterci sconfiggere con un misero attacco a sorpresa? >> Disse Soldato Hive massaggiandosi il collo. << Siete degli idioti! Ogni membro degli H.I.V.E. Five è stato ben addestrato dal sottoscritto per potersela cavare in qualsiasi situazione da solo, anche privo della gemma di Charta. Sarete schiacciati a breve! >>
<< Interessante. >> Disse Rosso-X, per niente interessato. << E allora come mai non ci hai ancora schiacciato? >>
Quel commentò fece crescere l’irritazione di Soldato Hive, che se fino a quel momento era riuscito a far prevalere la parte più sicura di sé, adesso si arrese alla rabbia. Scagliò con forza lo scudo addosso a Rosso-X, che fu colpito in pieno e finì a terra, quindi corse incontro a Johnny e gli afferrò i pugni cominciando una sfida di spinte con il metallaro.
<< Non eri morto, tu? >> Sibilò ghignando in faccia al Rancido.
<< Era quello che dovevate credere! >> Rispose Johnny sbuffando, riuscendo a respingere a fatica Soldato Hive. << Il vostro capo era l’unica ad aver visto Sladow, mentre non aveva idea di chi si nascondesse dietro Maschera Nera. Pensavate che lei non avesse niente a che fare con voi, e la mia morte serviva a impedirvi di fare altre ricerche su di me e scoprire chi fosse in realtà Maschera Nera. >>
<< Tutto questo per nascondere il tuo capo? >> Commentò spiazzato Soldato Hive.
<< Correvamo sul filo del rasoio. Dovevamo prendere tutte le precauzioni possibili per evitare che Stella Nera scoprisse che Sladow stava reclutando altre persone! >> Piegando il braccio, Johnny riuscì a deviare la spinta di Soldato Hive e lo fece sbilanciare. Questo si sentì mancare improvvisamente l’appoggio da un lato e scivolò sul fianco mentre da dietro a Johnny compariva un’altra volta la maschera di Rosso-X, ripresosi dopo il colpo e pronto ad attaccare con tutta la sua forza.
La mazza che teneva nelle mani si schiantò con la fronte di Soldato Hive e questo sembrò tentare di respingerla con la testa. Il colpo fu violentissimo, ma il bastone si piegò. Johnny riuscì comunque a mandare a terra il suo avversario e, abbandonata l’arma ormai inutilizzabile, Rosso-X tirò fuori dalla cintura una piccola pistola che sparò dei cavi elettrizzanti addosso a Soldato Hive.
Mentre i due osservavano la reazione del loro avversario, qualcosa gli cadde addosso e li mandò al muro; si trattava di un ammasso di Billy Numerous, tutti incastrati tra loro e non in ottime condizioni.
<< Ehi! >> Esclamò Rosso-X mentre un Billy gli si sdraiava addosso privo di sensi. << Togliti di dosso! >>
Un altro Billy più sveglio rispose alzando un braccio. << Scusate, ragazzi! >> Quindi saltò giù dalla montagna di duplicati e cominciò ad assimilarsi a loro. Quando fu rimasto uno solo di loro, questo disse con tono allegro:<< Adesso torno da Billy! >> E se ne andò lasciando Rosso-X e Johnny il Rancido doloranti contro quel muro, costretti a dover ricominciare da zero la loro battaglia con Soldato Hive.
A Billy Numerous era rimasto l’ingrato compito di affrontare i suoi ex compagni di squadra, e da solo per di più. Se fosse stato solo See-More non avrebbe avuto problemi, ma la presenza di Kyd Wykkyd rendeva il tutto più complicato. Li aveva circondati assieme ai suoi cloni, Kyd Wykkyd si era smaterializzato anche troppe volte per non sapere che lo avrebbe fatto di nuovo; però questa volta lo avrebbe aspettato nel punto giusto.
Aveva perso un gruppo di Billy che erano stati colpiti da un occhio esplosivo lanciato da See-More, ma credeva che fossero già tornati da lui. Certo che quel piccoletto con un occhio solo sapeva essere veramente forte, quando voleva! I suoi cloni continuavano a prenderlo in giro nella speranza di farlo innervosire, ma fino ad ora aveva dimostrato un controllo eccezionale della situazione.
<< Bene ragazzi, siete stati veramente bravi fino a questo momento… >>
<< Ma i giochi finiscono qui! >>
I Billy continuavano a muoversi per disorientare gli avversari, ma ormai quella tecnica cominciava ad essere ripetitiva; il fatto era che Billy non aveva mai pensato che avrebbe dovuto affrontare i suoi vecchi compagni di squadra e non si era mai preoccupato di elaborare una strategia.
<< I giochi? >> Esclamò See-More guardandosi intorno, tenendo la mano posata sul proprio casco. << Chi ha mai giocato? >>
<< Guarda che so bene… >>
<< Che non puoi continuare a lottare a lungo! >>
<< Presto finirai i tuoi occhi, See-More. >>
<< E quando accadrà… >>
<< Sarò pronto a mandarti al tappeto! >>
Seccato dal continuo blaterare dei Billy, Kyd Wykkyd decise di aprire una barriera che cominciò ad allargarsi verso l’esterno, respingendo tutti i cloni attorno a lui. Vicino ai due H.I.V.E. Five rimase solo l’originale Billy Numerous, che cominciò a sudare freddo quando si rese conto di essere stato reso innocuo tanto facilmente. Il ragazzo con il mantello gli lanciò un sorrisetto come per dirgli: “adesso non fai più tanto lo sbruffone, eh?”
<< Ah! >> Esclamò See-More. << Ammettilo, Billy: da solo non vali niente! >>
Per qualche motivo non riusciva più a creare suoi cloni; Billy cominciò a studiare la situazione per trovare una via di uscita e cominciò con il prendere tempo.
<< Parla per te! >> Esclamò. << In quante occasioni Kyd Wykkyd ti ha salvato le chiappe? >>
<< Noi siamo una squadra! >> Rispose See-More con tono saccente. << Ci sosteniamo l’un l’altro, tu sei solo! >>
<< Anche io ho un partner! >> Ribatté Billy digrignando i denti, tentando inutilmente di creare una copia di sé. Per quanto ci provasse, probabilmente Kyd Wykkyd doveva avergli fatto qualcosa per impedirgli di duplicarsi perché continuava a tenere puntate le braccia verso di lui e a fissarlo con quello sguardo concentrato. << Ed è leale con me fino alla fine! Mentre invece a te non ti vuole nessuno! >> Non appena disse questo, Kyd Wykkyd perse la pazienza.
La sua espressione cambiò radicalmente e un’onda invisibile spinse Billy contro un muro, facendogli battere la testa e stordendolo per qualche istante. Un fischio acuto riempì le orecchie di Billy Numerous e di See-More, poi un grosso masso estratto dal terreno volò in direzione dell’ex componente degli H.I.V.E. Five; lo avrebbe schiacciato, e lo stesso See-More cercò di impedire che questo accadesse, se con quella reazione Kyd Wykkyd non avesse perso il controllo sui poteri di Billy.
Questo chiuse gli occhi, ma il masso non lo raggiunse.
<< Tranquillo, Billy! >> Fece una voce allegra e rassicurante. La sua voce.
<< Ci siamo noi Billy, qui con te! >>
<< Noi non ti abbandoniamo mica! >>
Billy aprì gli occhi e vide i sorrisi di una ventina di suoi cloni mentre reggevano il masso tutti assieme e lo tenevano a distanza di sicurezza. Il suo potere si era attivato da solo, come se quelle copie avessero voluto uscire per conto proprio pur di salvare il loro padrone.
I Billy posarono a terra il masso e si schierarono di fronte a Kyd Wykkyd e See-More, con la loro solita espressione tronfia stampata in volto. L’originale si rialzò da terra e si mise accanto alle sue copie, osservando per un attimo le espressioni confuse dei suoi vecchi compagni di squadra; Kyd Wykkyd era veramente pronto ad ucciderlo, ma sembrava che quella reazione fosse stata generata da qualcosa che aveva detto Billy. Se anche uno calmo e razionale come lui perdeva la testa in quel modo, forse si poteva sfruttare quella debolezza per sconfiggerlo.
Billy non poté fare a meno di ridere quando si rese conto di aver capito tutto quello da solo.
Qualcosa piombò addosso a Kyd Wykkyd e lo spinse a terra. Per un momento See-More e Billy Numerous pensarono che si trattasse di un proiettile di qualche tipo, ma poi videro i capelli scintillanti della donna vestita da gatto e capirono tutto.
<< Ci penso io a questo qua! >> Disse Chat Noir afferrando Kyd Wykkyd dal mantello ed eseguendo una capriola sulla sua schiena prima di scagliarlo lontano. Questo passò attraverso il muro e tornò indietro posandosi a terra con calma e rivolgendo alla donna uno sguardo sdegnoso.
Chat Noir sembrò seccata dal fatto che Kyd Wykkyd non avesse accusato nessun danno dal suo attacco a sorpresa, ma preferì non pensarci. See-More si allontanò da lei scartando di lato, intento a raggiungere il suo compagno, ma i cloni di Billy gli sbarrarono la strada e cominciarono a sdoppiarsi e riunirsi attorno a lui, chiudendolo in una gabbia umana.
<< Hai portato la bambina al sicuro? >> Chiese il Billy originale voltandosi per un attimo verso Chat Noir.
Lei scosse la testa. << Sono stata colpita da quel bestione di Mammut. Ho perso i sensi per qualche minuto, ma credo che Luna stia bene. >>
<< Come fai a esserne sicura? >> Chiese Billy, che non poteva controllare di persona vista la nebbia di Mumbo.
Lei ghignò mentre i suoi occhi rimanevano puntati su Kyd Wykkyd, immobile vicino al muro. << E’ una mia impressione. Quella bambina è una forza della natura! >> Poi prese la sua frusta e attivò il plasma che la ricopriva.
Billy scosse la testa. << Sladow non sarà contento di sapere che l’hai lasciata sé stessa. >>
<< E non rompere! >> Rispose seccata lei prima di correre incontro a Kyd Wykkyd, lasciando Billy ad occuparsi di See-More.
Nel caos più totale, nessuno ancora si era reso conto di quello che stesse accadendo a Stella Nera: il veleno iniettato da Vrach aveva cominciato a fare effetto e accerchiata da Sladow, Maschera Nera e Terra, la Tamaraniana si era ritrovata a subire i loro continui attacchi senza riuscire a rispondere in modo adatto. Si stava rapidamente trasformando in uno scontro a senso unico, ed era solo la sua resistenza a permetterle di non perdere i sensi in quel momento.
Spinta a terra da un calcio di Sladow, Stella Nera sentì il terreno sotto di sé sciogliersi e inglobarla; i mattoni sotto ai suoi piedi erano diventati fango e le sue mani avevano cominciato a sprofondare in esso. Prima che riuscisse a tirarsi fuori da lì, il fango si solidificò di nuovo e rimase bloccata, incapace di difendersi dai seguenti attacchi.
Non aveva abbastanza forze per reagire, ma Stella Nera raccolse le energie attorno alle mani per fare esplodere il pavimento e liberarsi. Subito dopo che i mattoni si furono crepati, sentì uno spostamento d’aria alle proprie spalle e il suo corpo si mosse automaticamente verso terra, permettendole di schivare un fendente di Maschera Nera, che passò pericolosamente vicino alla sua testa. Schivare quel colpo fu inutile, visto che subito dopo arrivò Terra che con un calcio la sollevò dal pavimento e la fece andare a sbattere contro il suo trono scavato nella roccia.
<< E’ dannatamente fortunata. >> Commentò Maschera Nera soppesando la spada per un istante, fermandosi accanto a Terra mentre questa rimodellava il trono di Stella Nera per imprigionarla alla parete.
<< Volevi distruggere questo pianeta, ma è la Terra stessa che ti respinge. >> Disse la bionda muovendo lentamente le dita della mano destra, comandando i mattoni che si chiudevano attorno al corpo della aliena. << Non ti perdonerò per tutto il male che hai fatto. >>
Sladow si aggiunse alle due ragazze. Era stato lui a ideare quel piano, ma solo Maschera Nera e Terra sembravano essere le persone adatte a combattere al suo fianco: entrambe sembravano odiare Stella Nera più di qualunque altra cosa, erano pronte ad andare fino in fondo.
<< Il tuo errore è stato venire qui sin dal principio. >> Disse l’uomo. << Se te ne fossi stata al tuo posto senza venire a disturbare altri mondi, avresti vissuto ancora a lungo. Adesso, invece, morirai per mano di semplici terrestri. >>
Alzò lentamente la mano che impugnava la pistola e puntò la canna contro la testa di Stella Nera. La donna era immobilizzata, le sue ginocchia uscivano dalla parete mentre le braccia erano piegate contro il busto e impossibilitate a uscire. Si lamentava, era stordita e affaticata, ma non avrebbe mai ammesso di aver perso.
Quando Sladow sparò, due raggi magenta partirono dai suoi occhi e polverizzarono il proiettile a mezz’aria. Lui gettò via l’arma senza troppe cerimonie.
<< Come pensavo. >> Disse. << Dovrò avvicinarmi. >> E detto questo strinse minacciosamente la mano attorno all’elsa della sua spada.
Stella Nera rise mentre Sladow faceva qualche passo nella sua direzione. << Voi umani credete di essere tanto forti… >> Esalò cercando di farsi bastare la poca aria che riusciva a prendere con il busto costretto dalla roccia. << La vostra risolutezza… Il vostro coraggio… La vostra incapacità di ammettere che nell’universo esistono esseri a cui non potete neanche paragonarvi… Tutte queste cose vi rendono dei boriosi omuncoli che non riescono a vedere il mondo con occhio critico. >>
<< A me sembra che sia stata tu a sottovalutarci. >> Rispose Sladow alzando la lama.
Stella Nera sorrise, le iridi radiavano una luce innaturale e la sua voce era troppo esaltata per trattarsi dei deliri di qualcuno che aveva perso. << No, siete voi che non vi rendete veramente conto della vastità del mio potere! >>
Dalla parete arrivò una spinta e Sladow e le due ragazze al suo seguito caddero per terra, poi nella roccia si aprirono delle crepe da cui sprigionò una luce violetta che fendette la nebbia. La forza di Stella Nera cominciò ad aumentare e il corpo della donna tremò mentre i suoi muscoli riprendevano finalmente ad obbedire al suo volere. Con uno strattone, liberò dalla roccia prima un braccio e con questo strappò via i mattoni che la costringevano alla parete.
<< Non è possibile! >> Esclamò Maschera Nera. << L'effetto del veleno di Vrach non dovrebbe svanire così presto! >>
Stella Nera rimase a osservare con gusto le loro espressioni terrorizzate mentre tornava a poggiare i piedi per terra, quindi respirò a fondo nell'aria stantia e inquinata del sotterraneo. << Devo ammettere di aver avuto paura per un momento. >> Disse tornando a guardare i tre che aveva davanti, inginocchiati e in equilibrio precario. << Non mi aspettavo una tale furia da tutti voi. Tuttavia, la forza di volontà da sola non basterà a portarvi lontano. Ho dovuto attingere un potere enorme dalla gemma di Charta, ma così ho potuto superare gli effetti del veleno. >>
Maschera Nera trattenne un rantolo che era un misto tra paura e disgusto mentre Terra spalancava gli occhi incredula di fronte all'immagine di Stella Nera nel pieno delle forze dopo tutto quello che le era stato fatto. Sladow fu l'unico a mantenere il sangue freddo.
<< Hai portato la gemma di Charta al limite? Ma non dovrebbe distruggersi? >>
Stella Nera sorrise, poi alzò una mano puntando il palmo verso di lui. Da questo ne uscì una sfera energetica che colpì in pieno l'uomo mascherato e lo fece cadere dal palco dove avevano combattuto. << Credi di sapere tutto su qualcosa che non fa parte del tuo mondo, e risulti così irritante quando ti sbagli. No, razza di ignorante! La mia è una gemma migliorata, forgiata appositamente per sostenere il mio immenso potere e conferirmi una forza ancora maggiore. E' un pezzo unico, e non me ne separerei per nulla al mondo. >>
<< E allora perché hai dato agli H.I.V.E. Five delle pietre simili? >> Chiese Maschera Nera senza preoccuparsi per il suo capo.
Stella Nera rise con gusto a quella domanda. << Credi davvero che avrei dato qualcosa di così potente a quegli incompetenti? Le loro gemme non dureranno un mese, se continueranno a usarle così. >>
Terra e Maschera Nera si voltarono a guardarsi: la prima era terrorizzata al pensiero di quello che avrebbero anche solo potuto provare a fare gli H.I.V.E. Five se avessero avuto libertà di agire per un mese intero con quelle cose, ma l'altra sembrava soddisfatta di ciò che aveva sentito. Qualunque fosse la situazione, non potevano perdere ora, dopo tutto quello che avevano fatto per arrivare fin là.
Senza dirsi niente, entrambe scattarono incontro alla Tamaraniana preparando un attacco combinato: Terra creò un'onda nel terreno per far perdere l'equilibrio a Stella Nera mentre Maschera Nera lanciava dei coltelli verso il basso, dove si aspettava che andasse a finire la donna dopo essere caduta, preparandosi nel frattempo ad attaccare verso l'alto se l'attacco di Terra non fosse andato a buon fine.
Stella Nera sorprese entrambe: incrociò le braccia e rimase perfettamente stabile mentre il terreno si modellava sotto ai suoi piedi. Chiunque sarebbe caduto al suo posto, ma lei rimase in piedi e afferrò i coltelli lanciati da Maschera Nera chiudendoli tra le dita, quindi diede un pugno alla ragazza mascherata sul mento e questa perse tutta la spinta che aveva trovato nella sua rincorsa.
<< Avevi detto che avrei dovuto toglierti la maschera con le mie stesse mani. >> Sussurrò stringendo il collo della ragazza e toccando delicatamente la superficie della sua maschera con la punta dell'indice.
<< Lasciala andare! >> Tuonò la voce di Terra alle sue spalle. Stella Nera si voltò alzando gli occhi con esasperazione e vide venirle incontro una serie di stalagmiti di roccia che Terra fece uscire dalla parete.
La Tamaraniana gettò a terra Maschera Nera e fece un ampio movimento con il braccio. Ci fu un lampo violetto che accecò per un istante Terra; quando riaprì gli occhi, tutti gli spuntoni che aveva evocato erano stati mozzati in un sol colpo, come se si fossero scontrati contro una barriera indistruttibile. Non si perse d'animo e attirò attorno ai propri avambracci del materiale che si indurì a formare una corazza, quindi caricò addosso alla aliena per affrontarla in uno scontro corpo a corpo.
Mentre cercava di colpirla con gli artigli del suo guanto, Maschera Nera si rialzò da terra e afferrò la sua spada per unirsi allo scontro. Le due ragazze cominciarono a colpire e fendere l'aria, riuscendo occasionalmente a toccare Stella Nera, ma il tutto solo per vedere le proprie armi essere deviate da una mano con estrema facilità mentre questa gli rideva in faccia.
Terra e Maschera Nera combattevano con coraggio, riuscendo a coordinarsi al meglio in quello che diversamente sarebbe stato uno scontro a loro favore, ma la difesa di Stella Nera sembrava impenetrabile. A un certo punto la donna afferrò la spada di Maschera Nera dalla lama e la spezzò come se fosse di legno, quindi diede un pugno alla ragazza nel ventre che la spinse verso una parete, lasciando Terra a doversi occupare da sola dell'avversaria; questa si liberò della corazza attorno alle braccia e fece diventare fango il terreno sotto ai piedi di Stella Nera. La Tamaraniana non si preoccupò quando si ritrovò improvvisamente bloccata sul posto con la ragazza che le correva incontro decisa: quando allargò le braccia, sui palmi delle mani le comparvero delle sfere di energia e prima che Terra la potesse raggiungere le unì davanti a sé, sprigionando un'onda che travolse la ragazza e la mandò a terra.
Ancora prima che il fascio di luce magenta si esaurisse, Maschera Nera arrivò urlando, brandendo nelle mani la spada che era caduta a Sladow e abbassò con decisione la lama puntandola alla schiena di Stella Nera; la aliena però riuscì a voltarsi di scatto nonostante non potesse muovere le gambe e afferrò Maschera Nera dal mento.
Strinse così forte la maschera che questa si incrinò e i suoi frammenti si conficcarono nel suo viso, facendo urlare la ragazza dal dolore. Alle loro spalle, intanto, Terra si metteva in ginocchio e, stendendosi di lato per toccare la parete con una mano, pregava che il suo prossimo attacco non colpisse anche Maschera Nera.
La Tamaraniana era distratta, era il momento perfetto per colpire con tutta la forza disponibile, così Terra fece emergere da una parete un enorme pugno di roccia che andò a schiantarsi contro alla aliena; lei lasciò cadere Maschera Nera per terra e fece in tempo a parare il colpo con una spalla, lanciando un verso sforzato. Quell’attacco la colse alla sprovvista e non riuscì a reagire prontamente neanche a quello che lo seguì: un altro pugno di roccia che si abbatté su di lei dall’altro lato, schiacciandola tra due forze opposte.
Terra sentì l’urlo furioso di Stella Nera mentre cercava di liberarsi dalla stretta delle due gigantesche mani di roccia. Non la vide perché i due pugni le coprivano la visuale, ma pochi istanti dopo la roccia si spaccò come se fosse esplosa dall’interno e un’infinità di frammenti volarono in tutte le direzioni. In mezzo a quel putiferio c’era Stella Nera con le braccia tese verso l’esterno e lo sguardo di fuoco.
Terra fu colpita alla fronte da un frammento di roccia e cadde. Vide Stella Nera voltarsi minacciosamente verso di lei e sussurrare:<< State veramente cominciando a stancarmi… >>
Avrebbe lottato, si sarebbe difesa in qualche modo se tutto quanto non fosse stato così fumoso e le sue stesse gambe non sembrassero fatte di gelatina. La fronte le pulsava violentemente e non riusciva nemmeno a preoccuparsi per questo; Maschera Nera non sembrava nelle condizioni per intervenire, e questa volta Stella Nera sembrava veramente infuriata.
La donna fece un passo verso di lei, ma nello stesso momento che il suo stivale toccò terra un proiettile la colpì al fianco. Poi un altro, e un altro ancora.
Dalle ferite cominciò a scendere del sangue che macchiò rapidamente le bende che avvolgevano la sua pelle mentre Stella Nera si voltava a guardare chi fosse stato, scoprendo Sladow che si sporgeva dal bordo del palco e le puntava contro la sua pistola fumante.
<< Non puoi difenderti da un attacco che non vedi arrivare. >> Disse quello guardandola con aria esausta.
Stella Nera credeva di averlo sistemato con il colpo di prima, e invece lui si era posizionato in modo da non farsi notare e aveva aspettato il momento giusto per essere sicuro di colpirla; il silenziatore le aveva reso impossibile accorgersi degli spari, e ora era troppo tardi… Ma Sladow non conosceva la sua resistenza!
Come se le avesse letto nel pensiero, l'uomo gettò via la pistola e mise mano a una mitraglietta che aveva legata alle spalle, puntandola contro di lei. Cominciando a correre per tornare sul palco, abbatté su di lei una cascata di proiettili che la Tamaraniana si ritrovò costretta a respingere con le mani in modo molto precario. Quando la scarica si fu esaurita, Sladow gettò l'arma a terra e afferrò la propria asta da combattimento, ma in quello stesso momento Maschera Nera si rialzò menando un fendente alle spalle di Stella Nera.
Purtroppo per lei, Maschera Nera non riuscì ad essere silenziosa come Sladow e ricevette un pugno allo stomaco che la fece volare dall'altra parte della stanza, sparendo così nella nebbia.
 
*
 
Jella e Luna stavano combattendo bene insieme. La ragazzina stava facendo da scudo indiretto per la sua amica dai capelli rosa, che rimanendo sempre nella sua stessa linea di tiro poteva combattere con Cheshire senza che questa utilizzasse tecniche letali, per non rischiare di fare del male anche a Luna; in questo modo il combattimento si era trasformato in uno scontro ravvicinato in cui Jella in particolare faceva molta attenzione a non farsi afferrare dall'avversaria per non essere allontanata da Luna.
Avevano appena finito di eseguire un attacco coordinato con la adulta che prendeva Luna da un braccio e la faceva roteare in aria colpendo Cheshire, che qualcosa volò vicino a loro e si schiantò al muro con un gran botto.
Jella e Luna furono distratte quanto bastava per permettere a Cheshire di portarsi avanti senza che riuscissero a reagire in tempo. Una frazione di secondo era quanto le bastava a spezzare il loro idillio, e loro glielo avevano concesso distraendosi. Quando Jella tornò a concentrarsi su di lei, l'assassina le era già di fronte con i suoi artigli sguainati e pronta ad affondarli nella sua carne.
Furono i riflessi della ragazza a salvarla: con un rapido gesto del braccio, Jella riuscì ad allontanare le lame della sua avversaria quanto bastava per poter respirare un attimo, ma la reazione successiva di Cheshire la lasciò senza più possibilità di reagire e con uno strattone della testa questa fece muovere una delle sue trecce per darle un colpo deciso al fianco, spingendola lontano da Luna.
<< Jella! >> Esclamò la bambina vedendo il corpo della ragazza allontanarsi da lei senza preavviso.
Cheshire ignorò completamente Luna Bianca e si voltò verso Jella guardandola con un ghigno che le diceva: "adesso sei finita". Vedendo i suoi artigli che già diventavano rossi per i raggi che da lì a poco avrebbe sparato contro di lei, Jella decise che doveva fare qualcosa per difendersi e utilizzò i suoi poteri per cambiare il corso di quella serie di eventi. I raggi della sfortuna partirono dalle sue dita e volarono verso Cheshire, colpendola di striscio e continuando ad avanzare nel buio e nella nebbia. Con orrore Jella si rese conto di aver involontariamente centrato anche Luna Bianca.
La ragazzina sentì come una leggera brezza colpirle il viso e non capì cosa fosse successo; lei non conosceva la pericolosità dei poteri che nemmeno Jella poteva interamente controllare. Per questo non si mosse e continuò a preoccuparsi per la sua amica. Ma quando gli artigli di Cheshire si spezzarono e volarono nella sua direzione, la bambina comprese di essere in grande pericolo e di non avere tempo per reagire propriamente.
<< Luna! >> Una voce familiare la raggiunse da destra un attimo prima che una figura nera le saltasse addosso e la travolgesse, tirandola fuori da quella situazione.
Le due rotolarono per un paio di metri con Luna completamente raccolta tra le braccia della ragazza che le aveva salvato la vita. L'aveva riconosciuta, era la signorina mascherata che era con Sladow quando questi si era presentato al covo di Rosso-X; era lei che era piombata dal nulla e si era schiantata contro il muro, e adesso aveva rischiato la vita per salvarla.
<< Grazie… >> Mormorò mentre la stretta della ragazza si allentava e questa incominciava a respirare a fatica, come dopo un grosso sforzo. Era inginocchiata a terra e aveva la testa poggiata per terra; il peso delle sue spalle pressava su di lei e per qualche motivo sembrava molto scossa.
Questa alzò la testa permettendo a Luna di respirare e muoversi un po' meglio, e quando la guardò alcuni frammenti della sua maschera incrinata caddero per terra mostrando parte del suo viso.
Le sorrise lievemente, il viso sudato. << Di niente. E' il minimo che possa fare un'insegnante per la sua alunna… >>
Luna aveva sentito di conoscere la voce di quella persona, ma ora che poteva vedere il suo viso non aveva alcun dubbio sulla sua identità. << Maestra Laurel! >> Esclamò spalancando gli occhi incredula.
Quella sorrise imbarazzata, poi si accasciò su di un fianco e i pezzi restanti della sua maschera si sparsero per il pavimento, disincastrandosi dal suo volto graffiato. La bandana che aveva dietro la testa si slegò e finì a terra, mostrando i suoi capelli biondi, ma ciò che attirò l'attenzione di Luna fu una delle lame di Cheshire incastrata nel suo fianco, ricoperta di sangue.
<< A dire il vero… Quello non è il mio vero nome… >> Mormorò con un filo di voce come se non sentisse l'acciaio conficcato nel suo fianco.
<< Maestra! >> Esclamò preoccupata Luna, che cercò di scuoterla per farla rimanere sveglia.
<< Ascolta, Luna Bianca… >> Sussurrò la ragazza sbattendo le palpebre un paio di volte e cercando di fissare lo sguardo sulla bambina. Attorno a loro la battaglia infuriava, eppure sembravano del tutto estranee a quello che stava succedendo. << Io non sono una maestra elementare, il mio vero lavoro è… Molto più movimentato… Sono stata pagata per tenerti d'occhio quando eri a scuola; il mio compito era assicurarmi che non ti succedesse niente mentre eri lontana dai tuoi genitori. Questo potrebbe farti pensare che il nostro rapporto non sia mai stato reale, ma ti sbagli… >>
Laurel boccheggiò, sembrava mancarle l'aria, ma era come se in realtà non fosse in grado di trovare le parole giuste. Luna Bianca si spaventò di fronte a quella reazione e provò una profonda paura…
<< Io… Ho sempre, veramente, creduto in te. >> Disse dopo un colpo di tosse. Alzò una mano e la posò sul braccio della sua allieva per tranquillizzarla. << Sarai in grado di fare grandi cose, se solo farai scegliere al tuo cuore… Non devi avere paura… >> Il suo discorso fu interrotto da una fitta lancinante che le fece digrignare i denti in una smorfia di dolore. La ragazza si girò verso l'alto e si pressò una mano vicino alla ferita, dove la lama di Cheshire era ancora conficcata nella sua carne.
<< Maestra! Non parlare, risparmia le forze! >> Le disse Luna alzando le mani preoccupata. Quando le girò verso di sé ed ebbe osservato i propri palmi sporchi di sangue non ci capì più niente. Il suo respiro si fece più veloce, i pensieri si ammassarono all'entrata della sua memoria e i colori divennero più foschi e spaventosi; tutti i rumori che la circondavano, che fino a quel momento avevano fatto parte di un unico rumore di fondo indistinguibile, divennero improvvisamente vividi e assordanti, facendo credere a Luna di essere circondata dai pericoli.
Non si era mai trovata in quella situazione. Aveva visto l'inferno in quelle poche ore che avevano preceduto quella battaglia, eppure ancora non aveva avuto quella brutta, bruttissima sensazione di essere veramente impotente di fronte alla forza più grande di tutte. Non voleva restare ferma a non fare niente, non voleva continuare a essere inutile come sempre, anche se quella era una cosa più grande di lei che non poteva controllare… Ma aveva paura, troppa paura…
<< Luna, Luna! >> Furono i buffetti della sua maestra a riportarla alla realtà. La ragazza era ancora accasciata per terra, ma non sembrava avere alcuna intenzione di rimanere là. La respirazione si arrestò improvvisamente e Luna tornò a guardare oltre le sue mani insanguinate; lì c'era il viso della sua cara maestra Laurel, o qualunque fosse il suo vero nome, poco importava… Ed era lei che aveva bisogno di aiuto in quel momento.
<< Va tutto bene. >> Disse, nonostante non fosse nelle condizioni per dire qualcosa del genere. << Andrà tutto bene. >>
<< Maestra, tu hai bisogno di aiuto! >> Esclamò Luna sporgendosi in avanti. << Devo salvarti! >>
Quella sorrise commossa e chiuse per un attimo gli occhi. << C'è una cosa che puoi fare. >> Disse respirando lentamente. Luna la ascoltava con attenzione, nuovamente piena di speranza. Irina alzò una mano e indicò un punto imprecisato lontano da lì. << Devi trovare Ivan, mio fratello… E' quel ragazzo che ha parlato con tua zia prima che attaccassimo… Portalo qua, e lui saprà cosa fare. >>
<< Se lo porto qua potrà curarti? >> Chiese Luna con voce tremante.
Irina annuì.
La bambina si alzò di scatto. << Allora vado a cercarlo. >> Disse. << Ma tu devi rimanere sveglia e aspettarmi, d'accordo? >> Cercò in tutti i modi di trattenere le lacrime che le strozzarono la gola, e alla fine ci riuscì. Riuscì a superare quell'impulso soprattutto quando distolse lo sguardo dalla sua maestra accasciata per terra.
Non ci fu risposta dalla sua maestra, ma questa sorrise per un momento. Quando Luna scomparve nella nebbia, sussurrò a tra sé e sé:<< Ora mi faccio dare ordini da una bambina di sette anni… >>
 
*
 
Il leader della resistenza attaccò stringendo il bastone metallico con entrambe le mani e iniziò a colpire rapidamente con le due estremità sfruttando la spinta derivata da ogni attacco. Stella Nera si limitò a deviare i colpi con le mani in un primo momento, curiosa su quello che avrebbe voluto fare l'uomo che aveva osato sfidarla; scoprì così che il suo intento non era quello di sopraffarla in quello scontro, ma di distrarla quanto bastava perché Terra si unisse a loro. Quasi ci riuscì e Stella Nera vide arrivare l'attacco della ragazza con un attimo di ritardo, perdendo il controllo per schivare la colonna di roccia che si era sollevata dal pavimento e rimanendo scoperta.
Sladow impugnò con più forza il bastone da una delle estremità e vibrò un colpo potentissimo contro la testa della Tamaraniana, facendole cambiare immediatamente direzione e stordendola per un momento. Mentre cadeva, la donna riuscì a sparare un raggio di luce colpendo l'uomo che l'aveva mandata a terra e facendogli perdere la sua arma.
Terra le saltò addosso immediatamente e la immobilizzò con le gambe cominciando a colpirla al volto. Stella Nera se ne stette a subire finché non ebbe riacquistato il controllo dei propri sensi, quindi rise in faccia alla sua assalitrice.
<< Credi veramente di potermi fare qualcosa con i tuoi miseri pugni? >>
Terra si fermò. La situazione era strana: la sua avversaria era ferita e sanguinante, era stata messa con le spalle al muro da delle persone che considerava inferiori, eppure continuava a comportarsi come se quello fosse tutto un gioco. Cercò di rispondere per non farle credere di avere tutto sotto controllo, per darsi coraggio di fronte a quella sfida che sembrava sempre più insormontabile, ma le parole le si bloccarono in gola e si ritrovò a deglutire pesantemente senza dire alcunché.
Stella Nera alzò all'improvviso il braccio e la afferrò per una spalla facendola piegare indietro con impeto; quella lanciò un urlo di dolore prima che la Tamaraniana potesse gettarla via come un peso morto per rialzarsi.
Sladow provò inutilmente a caricarla da un fianco e si vide respinto con un movimento del braccio; non si diede per vinto e tentò di darle un pugno sfruttando la stessa spinta che aveva ricevuto da Stella Nera, ma questa volta lei gli afferrò il polso e glielo girò facendolo cadere in ginocchio e urlante di dolore.
Con un calcio, Stella Nera si liberò di Sladow e tornò da Terra, che era al suolo dolorante. La prese per i capelli e la sollevò di peso, ascoltando le sue urla mentre veniva tirata su senza che potesse fare niente.
<< Voi umani siete tanto disperati quanto pieni di risorse. >> Le disse facendola girare verso di sé. Terra cercava inutilmente di liberarsi dalla presa della Tamaraniana e non stette ad ascoltare le sue parole. << Non vi accontenterete mai della fortuna che avete avuto di essere riusciti a conquistare il vostro stesso pianeta, e cercherete sempre di dimostrarvi più forti di chi vi è superiore in ogni modo. Oggi darò un chiaro messaggio alla tua gente sul posto che spetta loro, e tu farai da esempio per tutti! >>
Terra riuscì solo a strillare dal dolore mentre Stella Nera la portava ancora più in alto e la mostrava a tutto il campo di battaglia; voleva fare in modo che tutti quelli che erano andati lì per sfidarla fossero in grado di vedere quello che le avrebbe fatto, ma per ottenere questo era necessario che si sbarazzasse di quella fastidiosa nebbia prima, e il modo più rapido per farlo era facendo crollare l'intero sotterraneo.
Alzò una mano al cielo e sparò un singolo colpo luminoso che esplose a contatto con il soffitto. I mattoni che ricoprivano il primo strato del soffitto e delle pareti crollarono uno dopo l'altro, scoprendo cemento e terra battuta, scoperchiando dei grossi tubi che riversarono la loro acqua ovunque nel campo di battaglia e facendo crollare la strada che passava sopra le loro teste. I combattenti dovettero interrompere il loro scontro per mettersi in salvo dal crollo, e quando tutto ebbe smesso di franare il sole poté finalmente illuminare quella sala del trono improvvisata, facendo diradare la nebbia.
Ci fu silenzio. Mumbo il Magnifico si rese conto che la sua illusione era stata annullata e cominciò ad agitarsi, ma nessun altro si mosse. Tutti gli sguardi si fissarono verso Stella Nera, alzatasi in volo e con ancora Terra in bella vista e dolorante.
Luna Bianca era accanto a Maschera Nera, con Vrach accovacciato di fianco a lei che medicava la ragazza. Ebbe un sussulto quando riconobbe la sua amica e cercò di correre incontro alla zia per fermarla, ma fu fermata dalla comparsa di Kyd Wykkyd, che emerse da un varco ai suoi piedi e si limitò a fissarla con aria severa, sbarrandole il passo.
<< Guardate bene, terrestri. >> Disse Stella Nera alzando la voce. Gli occhi di tutti erano ancora molto sensibili alla luce, a malapena riuscivano a scorgere la sua figura sospesa a mezz'aria. << Questo è quello che succede a chi osa sfidarmi! >>
<< NO!!! >> L'urlo di Luna non avrebbe fermato Stella Nera. Nulla avrebbe fermato quella donna dal recare altro male alle persone a cui voleva bene, se non forse… Un intervento divino, qualcosa di adatto alla situazione e che avrebbe potuto prendere alla sprovvista persino la irremovibile Stella Nera.
Sapeva che fosse impossibile, ma avrebbe tanto voluto che i suoi genitori fossero lì.
Proprio mentre pensava questo, un piccolo oggetto discoidale piovve dal cielo ed esplose creando un'onda di energia che investì in pieno la Tamaraniana, facendole perdere la presa su Terra, che cadde nel vuoto. Arrivò Rosso-X ad afferrare al volo la ragazza, e subito Luna sgattaiolò aggirando Kyd Wykkyd per raggiungerli.
Ancora incerto sulle condizioni della ragazza, Rosso-X alzò lo sguardo verso un bordo della voragine che Stella Nera aveva creato, e lì scorse quattro figure sporgersi da esso.
<< E' proprio una fortuna che tu abbia deciso di aprire la strada in quel modo. Senza di questo, ci avremmo messo ore a seguire il segnale lanciato da Sladow lungo le gallerie. >> Disse un uomo mascherato che stava al centro del gruppo. Luna non lo aveva mai visto, ma la sua voce non lasciava dubbi: quello era suo padre! Indossava una tuta diversa dal solito, anche il simbolo che aveva sul petto le era nuovo, ma il suo nome le si formò nella mente come se nulla fosse: Ala della Notte, doveva essere per forza quello!
Accanto a lui c'era Stella Rubia. Aveva un aspetto stanco, come se ne avesse avuto abbastanza di tutte quelle battaglie, ma non per questo si sarebbe mostrata scoraggiata; anzi, Luna non aveva mai visto sua madre tanto splendente come quel giorno.
<< Tu! >> Stella Nera gridò con rabbia, come se improvvisamente qualcuno le avesse portato una pessima notizia. << Sei ancora vivo! >>
Ala della Notte sorrise. Con lui c'erano anche Cyborg e Corvina, molto più pensierosi e meno compiaciuti del loro leader, ma anche loro fieri di essere lì pronti a combattere.
Stella Nera si girò guardando i Titans che torreggiavano su di lei. << Siete tutti vivi! >>
<< Se ci fosse un momento adatto per arrendersi, sarebbe questo! >> Esclamò Cyborg tirando fuori il proprio cannone e puntandolo contro la donna. Lei digrignò i denti per un attimo, ma poi la sua espressione si addolcì e la donna mostrò un sorriso accogliente ai suoi avversari.
<< Buffo. >> Disse allargando le braccia. << E' quello che continuo a dire a voi dall'inizio. >>
<< Esatto. >> Rispose Cyborg prima di sparare un colpo. Lei lo parò senza problemi e il raggio laser si perse nell'aria cambiando traiettoria. Il proprietario dell'arma non sembrò preoccupato da quel fatto; aveva già visto come i suoi colpi fossero quasi inutili contro Stella Nera, quindi probabilmente non contava veramente di farle qualcosa adesso. Eppure la Tamaraniana si mostrò irritata da quel gesto.
<< Ti daremo ancora una possibilità, Stella Nera. >> Disse Corvina da sotto il suo cappuccio blu. Era pallida, più del solito e si reggeva a un bastone per camminare; le sue gambe sembravano reggerla a stento, e le bende che aveva avvolte attorno erano macchiate di sangue e talmente strette da sembrare impossibile che la maga non potesse provare dolore. << Puoi scegliere di arrenderti e andare via dal nostro pianeta, per sempre… Oppure puoi continuare a lottare e vedere dove ti porterà la tua ostinazione. >>
<< Non sei riuscita a ucciderci. Ti abbiamo dimostrato di essere più forti di quanto credi, e ora non hai più speranze di vincere. >> Disse Ala della Notte sfilando dalla sua cintura due bastoni metallici e facendoli roteare nelle mani. << Ma se preferisci continuare a combattere inutilmente, ti accontenteremo… >> Concluse mettendosi in posa, pronto a scattare.
Sul viso di Stella Nera si formò un ghigno beffardo che mise a disagio Luna Bianca. Non sembrava più tanto infastidita dalla comparsa dei Titans. Alzando le mani al cielo con teatralità e sorridendo ai suoi nemici, disse:<< Sarebbe una minaccia? Dovrei sentirmi in pericolo? Perché mi sembrava di essere riuscita a mettervi in ginocchio senza alcun problema da sola, fino a questo momento. Credete di potermi sconfiggere ora che siete di più? O siete impazziti e volete semplicemente morire con onore in un ultimo, inutile assalto? >>
Ala della Notte strinse con più forza le dita attorno alle sue mazzette e il suo sguardo si fece impietoso. << Allora non ci resta che mostrarti quanto ci hai sottovalutati. >>
Stella Nera rise, poi si girò dall'altra parte e gridò:<< Soldato Hive! Tu e i tuoi uomini potete occuparvi anche degli altri Titans, ma voglio che lasciate mia sorella a me e me soltanto! Non dovete neanche avvicinarvi a lei! Potete occuparvi di un compito così semplice? >>
Soldato Hive, che fino a quel momento era stato occupato con Rosso-X e Johnny il Rancido, adesso guardò i Titans con aria ansiosa ed esitò a rispondere. La sua sicurezza aveva cominciato a vacillare da quando aveva sentito in mezzo alla battaglia il suo stesso boss parlare di come la sua pietra non fosse altro che una imitazione del vero potere di cui disponeva lei, e più andava avanti lo scontro più gli sembrava di esaurire le energie, come se ormai non potesse dare di più… Ma poteva veramente contraddire quella donna?
Dopo un attimo di incertezza, Soldato Hive si costrinse a riprendersi e rispose a voce alta:<< Certamente, capo! >>
<< Bene. >> Disse seccata Stella Nera, tornando a concentrarsi sui Titans. << Allora è deciso. Che facciamo, venite giù voi o vi raggiungo io? >>
Ala della Notte fece un passo in avanti, e assieme a lui anche gli altri Titans si prepararono ad andare all'attacco. Sporgendosi in avanti per spiccare un salto ed entrare così nella voragine dove stava avendo luogo la battaglia, prese fiato ed esclamò:<< Titans, addosso! >>
   
 
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