Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: RedelNord    11/03/2020    1 recensioni
E se Robb Stark si fosse alleato con Daenerys durante la sua guerra? E se i Karstark non lo avessero abbandonato? E se Arya avesse preso parte alla riconquista del Nord? The North Remembers è un'avventura di calibro epico che vi trascinerà in una delle storie più amate di tutti i tempi e ve la farà vivere come nessun altro potrà fare.
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya Stark, Jon Snow, Robb Stark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mik si guardò attorno: si trovava in una sala piuttosto grande, vi erano quattro lunghe tavolate al centro. Su una piattaforma rialzata era presente un altro tavolo. Un tavolo d'onore, per gli ospiti speciali. In quella sala non c'era nessuno... Mik provò a ricordare dove avesse visto quel salone, ma più ci pensava più la testa gli doleva.

Provò ad andarsene ma le porte erano state chiuse ermeticamente, Mik le prese a calci... Niente. Si disperò, iniziò a correre, a gridare a sbattere ovunque, gridò ancora poi cadde sulle ginocchia.

 

Restò lì, in attesa di capire che diavolo ci faceva in quella sala... Ad un tratto, una voce... “Mik.” Chiamò. Il ragazzo si alzò e vide che sulla piattaforma, al posto padronale stava seduto Robb Stark in persona. Era tale e quale a quando era vivo, solo che aveva due dardi conficcati in corpo. Mik fu semi disgustato da quella visione. Il giovane lupo si alzò in piedi, le ferite continuavano a sanguinare copiosamente. Improvvisamente Mik ricordò dove si trovava: quella era la sala grande alle Torri Gemelle. Il luogo dove il suo re aveva trovato la morte, a per poco anche lui. Robb parlò di nuovo: “vergognati Mik!” Disse con tono di rimprovero, “mi hai tradito, ci hai traditi tutti.”

 

Mik si sentì accaldato, la vista gli si annebbiava, sudava e la testa gli faceva un male incredibile, “N no... Io...” Fu tutto quello che riuscì a dire. Il pavimento iniziò a riempirsi di sangue, i tamburi martellavano. “Vergogna!” Le Piogge di Castamere gli rimbombava nella testa, all'improvviso si ritrovò circondato da un'armata di non morti. “Vergogna!” I cani abbaiavano, suo figlio gridava e piangeva, vide anche Anne,

ma era terribilmente sfigurata: teneva in mano la sua pelle appena scuoiata. “Vergogna!”

 

Mik si girò ma si vide circondato, vide Jon che lo guardava con sguardo vacuo, Mik notò che aveva quattro coltelli conficcati nel petto. Si voltò verso Robb che stava venendo verso si lui, camminando lentamente. Mik provò ad indietreggiare ma i non morti e Jon lo chiudevano da dietro, provò a destra e a sinistra; ma da una parte c'era Anne con i cani, dall'altra Harry con una spada nel cuore. Mik era sul punto di vomitare, il sangue gli era arrivato alle ginocchia e Robb era ormai davanti a lui...

 

“Tt ti prego...” Pianse il ragazzo. Robb lo guardò dritto negli occhi... “Vergogna!” “Vergogna!” Ripetevano gli altri in continuazione, mentre Le piogge di Castamere facevano sottofondo a tutto quello. Mik si coprì le orecchie e gridò.

 

Tutto si fermò... Mik rialzò la testa e si riasciugò le lacrime, era tutto sparito: la stanza, Robb, sua moglie, i cani, i non morti, tutto. Era tutto sparito. Ora si trovava in una stanza buia con una sola finestra posta molto in alto sulla parete alle sue spalle, davanti a lui invece c'era una porta, una porta aperta che dava su una rampa di scale molto vicina all'entrata. Mik sentì un rumore di passi provenire dalla scala, grazie alla luce che entrava dalla finestra vide con chiarezza che qualcuno stava scendendo la scala, vide gli stivali appoggiare sui gradini, poi vide fino alle ginocchia, poi fino alla vita, poi fino al collo...

Ma dove avrebbe dovuto esserci la testa, Mik non vide nulla. La sagoma scese del tutto, ed era in effetti decapitata!

Mik ebbe un conato di vomito, dalla scala rotolò giù qualcosa, che arrivò ai suoi piedi. Il ragazzo vide che era una testa: la testa di Robb.

Che subito si girò verso di lui e aprì la bocca come per gridare, Mik indietreggiò e cadde, il corpo si mosse e raccolse la testa. Questa iniziò a muovere la bocca in modo velocissimo, di tutte le parole che sputava Mik ne riconobbe solo alcune: “l'inverno sta arrivando! Fuoco e sangue! Casa Frey! Vendicaci! Morirete tutti! La lunga notte! Il re della notte! Per la confraternita! L'unica speranza! Il re del nord! I Lannister vi mandano i loro saluti! Il bastardo! Scuoiata! Il Mastino! Tre draghi! Il corvo a tre occhi! Nymeria! Codardo! Casa Bolton! Stannis Baratheon! Vendicaci...!” Quest'ultima la disse urlando. Mik urlò a sua volta... Poi si svegliò...

 

 

Si ritrovò seduto sul letto, sudato fradicio, respirava convulsamente. La luce pallida del sole entrava dalle finestre e dalle fessure della porta in legno della capanna. Lindsay si alzò, puntellandosi sulle braccia per reggere il busto, e si girò verso Mik.

“Che cos'hai?” Chiese curiosa, lui si calmò pian piano. Il respiro era tornato regolare, “un incubo...” Disse lui continuando a guardare avanti, con l'immagine del suo re decapitato e ritto di fronte a lui, ancora in testa. “Solo un incubo.” Detto questo si alzò, e si avviò verso la porta. La aperse, Nymeria era seduta sulla soglia, e appena lo vide gli si avvicinò e iniziò a fargli le feste. Mik la accarezzò un poco, ma non si sentiva bene, quell'incubo era stato terribile, le immagini erano vivide nella sua mente. Guardò la collina: il Mastino stava salendo con l'ascia sulle spalle, come ogni mattina. L'aria era fresca e Mik si rese conto di essere nudo, si vestì in fretta e furia e con Lindsay andò a fare colazione.

Per tutto il giorno si sentì male, si sentì strano. L'incubo rimaneva vivido nella sua mente e le domande turbinavano senza sosta: forse il suo re era adirato perché Mik si era stabilito nel villaggio e aveva per un attimo dimenticato la vendetta? Perché Jon aveva quattro coltelli conficcati nel petto?

 

 

 

Mik era stanco di tutto quello...

Lasciò cadere la falce e si mise a correre lontano dal campo di grano, corse e continuò a correre, il paesaggio intorno a lui cambiava e lui continuava a correre, era stufo dei tormenti, voleva solo sentire il vento passargli sopra, nient'altro, voleva sentirsi libero... Per un attimo. Sentiva sempre il peso del mondo su di lui, ed era stufo, aveva trovato la pace e voleva mantenerla. In un momento... In un momento voleva lasciarsi alle spalle una vita...

Pianse mentre correva e gridò, gridò con tutto il fiato che aveva in corpo, voleva liberarsi: dimenticare tutto: la guerra, Robb, i non morti. Tutto. Non sapeva se Lindsay avesse notato la sua partenza improvvisa, ma non gli importava, in quel momento voleva restare solo...

 

Arrivò ai piedi della collina continuando a correre. Iniziò a scalarla: superò ostacoli, sassi, ciottoli, radici, alberi, e poi la raggiunse: la cima! Arrivato lì iniziò a gridare rivolto verso il cielo e la valle che si estendeva sotto di lui: “Ora basta!” Gridò: “Mi sentite fantasmi!? Lasciatemi in pace! Ora sono felice, lasciatemi così! Avete capito!? Andatevene!” Prolungò quell'ultimo grido fino allo sfinimento. Mik lasciò cadere le braccia che prima teneva alzate, ritorno la quiete, e fu proprio in quel momento: quando Mik stava respirando a pieni polmoni per assaporare la sua libertà che sentì: “che cazzo urli?”

Si girò e vide: il Mastino ritto davanti a lui. Il ragazzo balbettò qualcosa ma l'uomo non ci bado e tornò subito al suo lavoro. Mik diede un altro sguardo al sole morente, poi si voltò verso Clegane: “ti serve aiuto con quella legna?” Domandò. Non sapeva che fare: non voleva tornare subito al villaggio, ma non voleva nemmeno restare con le mani in mano. Clegane alzò lo sguardo da quel ceppo che lo stava facendo impazzire. Guardò il ragazzo con sguardo penetrante come di chi legge nell'anima, Mik si chiese se fosse riuscito a leggere il suo stato tormentato. Il Mastino grugnì in malo modo, Mik interpretò quella curiosa risposta come un sì. E così si mise a lavorare a fianco del più improbabile compagno di lavoro che si possa pensare.

 

 

Tagliarono e sistemarono la legna per tutta la sera, parlarono un po' anche, certo il Mastino non era tipo da conversazione, infatti era Mik che parlava ma in qualche modo si sentiva più sereno. Ebbe anche modo di pensare a Lindsay e a come l'aveva lasciata così in malo modo scappando dal campo, ma poi si consolava pensando che sarebbe tornato al villaggio di lì a poco e che non se ne sarebbe più andato. Sarebbe rimasto lì per sempre, con il suo amore. Quindi a cosa serviva farsi tanti problemi per un attimo, quando aveva una vita da trascorrere con la ragazza che amava, davanti a se.

 

“Mi spieghi come mai sei venuto qui?” Chiese Clegane rompendo stranamente il silenzio, quel silenzio che vedeva nel Mastino il suo più accanito sostenitore. Mik fu spiazzato ma rispose: “ero venuto in cerca di una persona, per una vecchia promessa che avevo fatto.” In quel momento si rese conto di quanto era stato importante per lui portare a termine la sua missione, d'un tratto gli ritornò in mente Jon, e i non morti, e la grande guerra che presto tutti avrebbero dovuto affrontare. Si sentì male, sentì la gravità della sua scelta premergli addosso. “Chi cercavi?” Chiese con larga curiosità Sandor che ora più che mai era interessato all'ormai non così nuovo arrivato.

 

Mik ora era pensieroso, quell'immane peso che credeva d'essersi tolto era ritornato, più prepotente di prima: “Cercavo Arya Stark.” Disse abbassando l'ascia e guardando Clegane dritto negli occhi, come per intimarlo a chiudere al più presto quella conversazione. La reazione dell'uomo lasciò il giovane Karstark di stucco.

 

“Io so dove è andata.” Disse guardando Mik negli occhi. Il ragazzo si sentì combattuto: da una parte voleva solo dimenticare quella storia, finire di lavorare e tornare da Lindsay, ma un'altra fece riaffiorare il ricordo della promessa, la sete di vendetta e il senso del dovere.

 

Mik non seppe perché lo chiese, aveva optato per la prima scelta ma voleva comunque sapere... Forse solo per togliersi una curiosità... Nemmeno lui lo sapeva.

 

 

Quando la luna fu alta Mik si rese conto di quanto fosse stanco e di come fosse tardi. Dovevano assolutamente tornare. Il Mastino si trovò d'accordo con lui, ed entrambi iniziarono la discesa con la legna in spalle. Dopo poco tempo dopo sentirono delle grida e videro una luce oltre gli alberi, Mik si sporse... E lo vide... Il villaggio stava bruciando e i contadini scappavano in tutte le direzioni, quel villaggio come torcia luminosa nella notte: come luna di fuoco in terra. Il giovane Karstark sentì una paura smisurata crescergli dentro: Lindsay! Doveva fare qualcosa, mollò la legna e si mise a correre giù per la collina. Sentì Clegane che gli gridava di fermarsi ma non lo ascoltò, pensò in fretta a cosa fare: in teoria la sua spada era a casa sua, l'avrebbe presa e avrebbe ucciso quei bastardi. Si ricordò dei tre cavalieri che erano venuti quella mattina. Solo che quella mattina era frastornato e non ci aveva dato troppo peso. E ora la sua Lindsay si trovava in mezzo alle fiamme e lui non era con lei. Corse a perdifiato, la luna su di lui, il fuoco sotto. La natura si stava agitando, era come se potesse esternare ciò che il giovane Karstark provava. Si malediceva ripetutamente per essersene andato quel pomeriggio. In qualche modo si sentiva colpevole per ciò che stava accadendo: quei maledetti erano solo in tre, e una buona spada come lui avrebbe potuti eliminarli senza scomporsi troppo, ma quei contadini non avevano alcuna speranza da soli. Gli unici uomini che sapevano combattere erano lui e Clegane e in quel momento al villaggio non era presente nessuno dei due.

 

Corse senza posa... Inciampò e cadde battendo la testa.

 

Le ultime cose che udì prima che i suoi occhi poterono chiudersi furono: i latrati dei cani di Ramsay e le grida di suo figlio, come al solito, ma stavolta sentì qualcos'altro: un altro grido: il grido di una donna... Ma non era sua moglie...

 

 

 

 

 

 

 

 

Sam si tenne basso mentre prendeva la mira: incoccare, tendere e scoccare fu questione di un'istante. La sentinella cadde senza fare troppo rumore, Sam agitò le braccia verso i cespugli. Alcuni uomini si palesarono alla luce della luna, si avvicinarono alla palizzata del campo e lanciarono i rampini. Sam raggiunse il gruppo principale, “bel lavoro ragazzo.” Si complimentò il generale con lui dandogli un pugno amichevole sul petto. Il giovane arciere era felice del contributo che aveva dato, si guardò intorno per incrociare lo sguardo del fratello, nella speranza di vederlo orgoglioso di lui, ma Steve non c'era. Era nel gruppo degli scalatori.

 

Sam si mise a fianco del generale e attese: Ad un tratto il segnale: la torcia si agitava sulla torretta di sorveglianza, la porta si stava aprendo. Il generale sguainò la spada: “Carica!!” Gridò. Tutti sguainarono le armi e si gettarono, correndo, verso il portone del campo. Sam corse verso esso con la spada in mano, si sentiva forte e vigoroso più che mai. Iniziò lo scontro: le guardie del campo furono colte alla sprovvista: tentarono invano di difendersi ma furono sopraffatte in poco tempo, in mezzo alla battaglia Sam si mise a cercare Steve: corse tra i soldati che si scontravano l'uno contro l'altro, la luna illuminava il consumarsi del massacro, il sangue volava a fiotti, ovunque. Un soldato gli balzò addosso e menò un colpo che Sam schivò, la spada del nemico fendette l'aria, il soldato non si perse d'animo e continuò a colpire per uccidere.

 

Sam stava sulla difensiva e aspettava il momento più opportuno per contrattaccare. Arrivò: il soldato fece partire un altro colpo dall'alto verso il basso: Sam si tirò indietro e il suo nemico colpì il vuoto davanti a lui. Il giovane ribelle allora con la sua spada spostò quella dell'avversario, che fu così sbilanciato. Sam ne approfittò e lo trafisse al collo. La sua spada era leggera e manovrabile: il ribelle la comandava con una mano sola.

 

Dopo altri scontri, da cui usciva sempre vincitore, trovò Steve: stava combattendo con un soldato, ma un altro stava per colpirlo alle spalle, Sam allora corse più veloce e gridò: il soldato si voltò e si preparò a combattere, il giovane ribelle lanciò la sua spada contro il nemico, che: in un primo momento fu sorpreso, ma poi riuscì a parare l'arma volante. Tuttavia questo lo distrasse e diede il tempo a Sam di balzargli addosso e di finirlo a coltellate.

 

Sam rimase a fissare quell'uomo che tentava invano di salvarsi, mettendo la mano su quella ferita alla gola. Steve prese il fratello per il bavero e lo tirò su. Lo ringraziò e gli raccolse la spada. I due fratelli combatterono fianco a fianco.

 

 

 

Harry prese con se gli uomini con le torce. Steve e Sam si fecero strada verso le prigioni. Harry corse per il campo con una torcia in mano, arrivò ad una baracca: ci sbirciò dentro, non c'era nessuno. Il generale ribelle, allora, gettò la torcia nella baracca: che prese fuoco. Tutti gli uomini che erano lui diedero fuoco alle baracche del campo, le guardie correvano terrorizzate. Steve e Sam raggiunsero le prigioni, armati fino ai denti. Uccisero i secondini e aprirono le celle. Mentre i prigionieri festanti uscivano, i due ribelli distribuivano loro le armi ausiliari che si erano portati dietro.

 

I prigionieri uscirono e cominciarono a combattere a fianco dei ribelli. Il campo era quasi completamente in fiamme. I soldati nemici si erano arresi e i ribelli li avevano radunati nel centro del campo. Tutti i seguaci di Harry si misero in cerchio ad attendere il loro capo e la sua sentenza. Harry arrivò, sporco di sangue e sudato. Tutti iniziarono ad acclamarlo gridando il suo nome e le sue gesta. Il generale ribelle arrivò, guardò prima i sopravvissuti, poi i suoi uomini, poi parlò. “ Lasciateli andare, che raccontino a lord Bolton cosa è successo.” Iniziò a camminare avanti e indietro, come per voler ottenere il supporto dei suoi seguaci. Indicò con la spada il saccheggio: “che gli dicano che è così che gli giuriamo fedeltà!” I ribelli cominciarono a gridare inneggiando al loro generale, “che gli dicano che la ribellione ha raggiunto il nord, e che colpirà anche qui! Che gli dicano che non è più al sicuro!” Tutti gridavano e applaudivano, Harry indicò di nuovo il campo che bruciava intorno a loro: “ e che gli dicano che questa è la fine che farà, ogni! Singolo! Campo! Di prigionia!!” Il boato fu assordante, tutti battevano le mani, e chi non batteva le mani batteva le armi l'una sull'altra. La notte ora era illuminata dalle fiamme, quelle fiamme accese dalla miccia della rivolta. Harry era venuto nel nord con alcuni dei suoi ribelli, per aiutare la popolazione, sollevarla contro i Bolton e ovviamente per raccogliere accoliti. E fino a quel momento c'era riuscito egregiamente. Sam si era unito alla ribellione dopo il saccheggio di Karhold, suo fratello era partito per la guerra dei cinque re diverso tempo prima, lui si era unito ai rivoltosi dopo che i Bolton avevano ucciso la sua famiglia, durante il massacro della roccaforte di casa Karstark. Ora era lì e voleva spendere la sua vita per la libertà della sua terra.

Guardava i suoi compagni festanti. “C'è un villaggio qui vicino, e siccome la plebe è tutta dalla nostra, che ne dite se andiamo a festeggiare con loro?” Era stato il generale a parlare. La sua proposta venne accolta con un “hurrà” di proporzioni mastodontiche.

Erano tutti stufi di combattere, un po' di svago ci voleva proprio.

 

 

 

 

 

 

 

L'inchiostro nero in cielo

e il sangue sulla terra

Quando risuona il corno

il nemico per noi trema

 

Le urla squarcian l'aria

Le spade fendono

Cavalli nella notte

e i nemici scappano

 

La speranza ribelle

Che mai morirà

Coraggio miei compagni

La notte non durerà

 

Amore devo andare

Non so se tornerò

Non stare ad aspettare

Se in battaglia morirò

 

 

I ribelli stavano cantando quella nuova canzone: 'Speranza Ribelle'. Mentre Steve stava in piedi a sorseggiare il suo boccale di birra. Sam invece stava ballando intorno al fuoco con gli altri. Intanto erano uscite anche le ragazze del villaggio che si misero a cantare e danzare con i soldati. Tutti festeggiavano le vittorie del generale Harry. La sete di rivalsa e lo spirito di libertà aveva raggiunto anche il nord ora. Le Terre dei Fiumi erano diventate ormai un focolaio di tumulti, e presto la scintilla della rivolta avrebbe bruciato anche il vessillo dell'uomo scuoiato.

 

Questo almeno era quello che tutti speravano. In tutti i villaggi Harry e i suoi seguaci trovavano sempre gente nuova per la sommossa. E ora si stavano godendo la momentanea vittoria. Steve non aveva mai visto suo fratello così euforico: la ragazza con cui stava ballando lo stava sfiancando, ma lui era colmo di adrenalina... E di vino. Steve non poté trattenere una risata: era felice di vedere il giovane fratello così sollevato. Da quando erano morti i loro genitori Sam non sorrideva più, e al fratello questo dispiaceva perché era sempre stato Sam quello più allegro.

 

Questi si allontanò dal fuoco e si avvicinò barcollando al fratello, gli si appoggiò tremando. Steve ne ebbe la definitiva conferma: suo fratello era ubriaco. “Coraggio fratello, vieni a ballare!” Questi sorrise e scosse la testa senza aggiungere parola. Sam fece un mezzo broncio: “andiamo, le ragazze ti reclamano.” Disse indicando queste, “non servo io, quando hanno te.” Rispose Steve sorridendo e dando una pacca sulla spalla al fratello. La canzone cambiò, ora riecheggiava: 'Il giovane generale'. La canzone che i ribelli avevano composto in onore di Harry. Sam fu come rinvigorito e salutato il fratello si ributtò nella mischia: “forza, ballate!” Gridava a chiunque avesse intorno, “coraggio ragazze!”

 

Steve rise nuovamente, era bello spassarsela un po' dopo tutte quelle battaglie. Harry affiancò il ribelle e parlò: “tuo fratello è piuttosto euforico stasera.” Disse indicando Sam con il boccale che teneva nella mano. Steve rise ed annuì, Harry proseguì: “Steve, possiamo scambiare due parole?” Disse facendo un cenno con la testa, come per indicare al giovane ribelle di seguirlo. Questi annuì e seguì il generale, che entrò all'interno di una abitazione.

 

 

La musica, i canti e le risate si sentivano ancora, ma erano decisamente più soffuse.

La casa era piccola e buia. Harry accese qualche candela e invitò Steve a sedersi al tavolo. Tavolo su cui era appoggiata la mappa dei sette regni. “Allora” introdusse Harry, “Da quando Ramsay ha saputo che siamo qui ha sguinzagliato i suoi mastini, e non parlo solo dei quadrupedi.” L'attenzione di Harry era dedicata al nord, infatti stava indicando la zona di Grande Inverno, con il dito. “Le rastrellate si fanno sempre più frequenti, sopratutto nelle zone di: Grande Inverno, Forte Terrore e Karhold.” “Queste tre roccaforti sono i pilastri del dominio nel nord. Se i Bolton dovessero perderne anche solo una...” Scosse la testa e si alzò in piedi, “la loro egemonia sarebbe compromessa.” Concluse, indicando la mappa con tutta la mano, forte della sua dichiarazione.

 

Steve annuì, era un'impresa difficile per non dire impossibile, quelle roccaforti erano impenetrabili e l'esercito dei Bolton era dannatamente più numeroso di loro.

“Allora qual'è la prossima mossa?” Domandò poi. Harry sembrò rifletterci, ma non troppo a lungo, difatti aveva già preso la sua decisione. “Torniamo nelle terre dei fiumi. Ci torneremo a gruppi separati, così da non dare troppo nell'occhio. Raggiungeremo il campo con i nuovi arruolati e lì ci organizzeremo per colpire... Karhold.” Steve alzò lo sguardo verso il generale, “Karhold?” Chiese con sincera curiosità, “Sì, la ex roccaforte dei Karstark.” Rispose Harry allargando le braccia, “non intendevo quello, intendevo: perché Karhold?” Replicò Steve.

 

“Perché è quella meno rinforzata, inoltre Mik tornerà presto. Lui conosce Karhold meglio di chiunque altro e potrà aiutarci ad entrare.” Concluse Harry con tono e sguardo fiducioso.

 

Steve non nutriva speranze sul ritorno di Karstark ma si era unito ai ribelli perché si fidava del generale, perciò era pronto ad obbedire agli ordini. “D'accordo signore.” Disse annuendo. “Ti nomino comandante, Steve. Questi qui fuori sono i tuoi uomini adesso: guidali tu.” Steve fu spiazzato ma riuscì a bloccare il generale prima che uscisse dalla casa. “E voi dove andrete?” Chiese con tono curioso e sguardo preoccupato. “Non preoccuparti per me, prenderò un'altra squadra e mi metterò in marcia, ci rivedremo alla base tra cinque giorni. Mi raccomando Steve... Mi fido di te.”

 

Detto questo uscì dalla casa lasciando il nuovo comandante con una squadra, un ordine e una pacca sulla spalla.

 

 

 

Mentre usciva dalla casa e si recava verso il suo cavallo, un uomo gli corse incontro. Era affannato, ma sollevato; come se avesse cercato Harry tutto il tempo. “Signore, voglio venire con voi.” Disse l'uomo con il fiatone, appoggiandosi alla spalla di Harry. “Lieto di averti fra noi, come mai così agitato?” Chiese il generale, “devo assolutamente tornare alle Torri Gemelle: la mia famiglia è rimasta lì e io devo tornare da loro.” Rispose lo sconosciuto colmo di preoccupazione. Harry annuì e montò a cavallo: “come ti chiami amico?” “William signore.” “Sei fortunato William, resta con questa compagnia: obbedisci a Steve, il tuo nuovo comandante. Torneremo nelle terre dei fiumi tra pochi giorni.” E detto questo il generale voltò il cavallo come per andarsene ma prima si rivolse nuovamente al neo reclutato: “congratulazioni William... Sei un ribelle adesso!”

 

Il nuovo ribelle si sentì rinvigorito e rimase a guardare il suo generale fino a che non lo vide sparire al galoppo, nella notte.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il suo risveglio fu lento e doloroso... Sopra di lui il cielo era grigio, la pioggia cadeva leggera e fredda sulla sua faccia. Mik si alzò da terra traballando. Era tutto indolenzito e infreddolito, la sottile camicia da contadino che portava lasciava passare tutta l'aria. Passò alcuni istanti a prendere coscienza, poi lo vide: il villaggio distrutto!

 

Le case erano state incendiate e ora le colonne di fumo si innalzavano al cielo, la valle era tappezzata di cadaveri e macerie.

 

Il ragazzo ridiscese la collina e arrivò alle rovine del villaggio. La miseria era ovunque, la tragedia della guerra aveva colpito anche quelle innocenti persone.

 

D'un tratto a Mik venne in mente lei... Iniziò a correre per il villaggio chiamandola, la cercò affannato, la chiamò ancora... Nessuna risposta. Non sembravano esserci sopravvissuti. Al giovane Karstark comparvero le prime lacrime, poi udì un latrato, si voltò: Nymeria! Il meta lupo era a una dozzina di passi di distanza e stava chiamando il ragazzo.

Mik corse verso di lei, e notò che presentava diverse ferite su tutto il corpo, la accarezzò con gli occhi pieni di lacrime. La femmina di meta lupo si avviò verso una baracca distrutta, Mik la seguì. Lei si fermò davanti a un cadavere steso sulla pancia.

Mik sentì il cuore accelerare il battito, iniziò a singhiozzare, le lacrime scendevano copiose. Il giovane Karstark si inginocchiò e con uno sforzo ,emotivo, disumano girò quel corpo sulla schiena...

 

 

 

...La prese...

 

La tenne stretta fra le braccia e la baciò, più volte. Pianse lacrime amare su di lei, la chiamava, le parlava e intanto continuava a piangere... Lei stava lì: tra le braccia di lui, con gli occhi sbarrati, la pelle carbonizzata e la gola tagliata da un orecchio all'altro... I vestiti erano distrutti e il sangue si era rappreso assumendo un colorito nerastro.

 

Nymeria strofinava la testa sul braccio del suo amico, e lo guardava con gli occhi colmi di compassione e tristezza. Tutt'intorno era la rovina più totale, e in quell'ambiente di dolore e tormento, in mezzo a tutta quella morte ora c'era un vivo...

Ultimo rimasto... Unico superstite dell'implacabile forza dell'odio...

 

 

Ancora si chiedeva, perché!? Perché ogni volta lui doveva sopravvivere!? Costretto ad assistere a migliaia di scenari come quello, ma mai parte di uno di questi.

 

 

Mik si alzò. Nymeria non c'era più. Non poteva lasciare tutti quei corpi alle mosche.

Sistemò una pira al centro del campo. Prima però dovette aspettare che finisse di piovere, la legna invece l'aveva presa dal magazzino che per un'inaspettata fortuna era rimasto intatto. I carnefici l'avevano svuotato ma la legna era rimasta lì, asciutta.

In poco tempo il fuoco fu acceso, e i corpi furono tutti adagiati al di sopra della pira.

Per ultimo, Mik sistemò il corpo Lindsay, violato dalle lame e dalle fiamme.

 

 

Rimase lì... a guardare il fuoco che divorava quei corpi, come i corvi divorano la carne putrefatta. Non pensava più a niente, solo guardava, i suoi occhi erano come lo specchio della sua anima torturata e ormai vuota... Sola...

 

Malediva se stesso per essere venuto in quel luogo, si malediva per non essere rimasto con loro quando era avvenuto il massacro, si malediva per non aver salvato Lindsay, per non aver salvato la sua famiglia, il suo re... Si malediva per aver pensato di dimenticare la promessa... Si malediva per tutto.

 

 

A un certo punto udì un guaito, si voltò. Nymeria era dietro di lui e teneva in bocca la sua spada. Mik, in un primo momento fu colmo di tristezza, poi di compassione.

 

Poi avvertì una nuova energia...

Sentì la rabbia rodergli dentro, prese la spada e diede un buffetto a Nymeria. Si allacciò la cinghia a tracolla e diede le spalle alla pira. Si sentiva più forte... Rinvigorito dal furore, doveva punirli... Punirli tutti, s'incamminò lontano da quel luogo a passo svelto. Il suo sguardo era diventato privo di sentimenti, la sua bocca era dritta. La testa gli pulsava, la parola che lo tormentava era sola una: vendetta! Giustizia sommaria per tutti coloro che gli avevano fatto del male!

 

Il giovane Karstark era stato provato troppo dal dolore, ora avrebbero potuto fargli di tutto e non ne avrebbe sofferto.

 

Il dolore che un uomo può sopportare ha un limite: come una spugna, che se imbevuta completamente può anche essere gettata in mare senza assorbire una sola goccia d'acqua in più.

 

Mik percorse diversa strada verso Est, verso il porto di cui Clegane gli aveva parlato, verso Arya. A vederlo avrebbe fatto paura a chiunque, era pronto ad uccidere. Qualsiasi uomo o donna o bambino che avesse cercato di fermarlo.

 

 

 

Raggiunse il porto che il sole era tramontato da poco, Nymeria era sempre al suo fianco. La barca stava per partire, i passeggeri erano pochissimi. Mik arrivò dal capitano e chiese di salire, questi chiese un pagamento e il giovane Karstark gli rispose che non aveva di che pagare. Il capitano ordinò ai suoi uomini di allontanare Mik. Questi si vide circondato, ma non aveva nessuna intenzione di tornare indietro.

Gli uomini del capitano erano armati, ma anche Mik lo era. Con calma estrasse Artiglio Guerriero dal fodero. I marinai gli si fecero più vicini, Mik allora iniziò a far danzare la spada, menava colpi ben precisi i marinai erano atterriti dalla velocità con cui Mik faceva roteare la sua arma.

 

Ne uccise uno, poi un altro, uno gli venne addosso, lui si abbassò e gli conficcò la spada nel cuore, ad un altro tagliò la testa. Il capitano era visibilmente terrorizzato, i suoi uomini stavano cadendo uno dopo l'altro sotto i colpi di quell'empia furia infernale. Anche Nymeria aiutava il suo padrone.

 

In poco tempo i marinai furono tutti uccisi. Mik salì sulla barca pulendo la spada sui suoi pantaloni. I passeggeri erano impietriti, il giovane Karstark raggiunse il capitano, gli puntò la spada alla gola: “dove si va?” Gli chiese, “B Braavos.” Balbettò l'altro. “Braavos.” Gli fece eco Mik. Poi rinfoderò la spada, si mise a prua della nave a braccia conserte ad osservare l'orizzonte con Nymeria seduta accanto a lui.

“Sto arrivando Arya...”

 

 

 

 

 

 

 

Un uomo avanzava nell'immensa sala buia, le uniche luci provenivano dalle piccole candele che circondavano le colonne alla base. L'aria era satura di odore di carne... Carne umana. L'uomo seguì le tracce di sangue sul pavimento, e vide che conducevano alla nicchia di una colonna, una nicchia un tempo vuota, ora riempita con un volto... Un volto posto lì di fresco, tanto da essere ancora sanguinante. Una ragazza avanzava nell'ombra, si avvicinò: “le hai detto di uccidermi?” Chiese all'uomo mentre gli puntava la sua spada alla schiena. L'uomo si voltò molto lentamente, poi rispose: “sì... Ma tu sei qui, e guarda lei dov'è.” Rispose indicando con il capo, il nuovo volto che si aggiungeva a quella macabra collezione. Poi aggiunse: “finalmente... Una ragazza è nessuno.” Mentre ghignava fiero di ammettere a se stesso di aver portato a termine perfettamente l'addestramento di lei.

 

Ci furono alcuni istanti d'esitazione, poi una risposta: “una ragazza, è Arya Stark di Grande Inverno... E sto tornando a casa...”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rieccoci qui amici e amiche... The North Remembers iiiiss back!!!! Nuovo episodio, vecchia storia. Immagino che alcuni di voi saranno chiusi in casa per la maggior parte del tempo visto lo stato delle cose. È una situazione veramente incresciosa, e quale modo migliore per distrarsi se non con una bella storia. Io spero che possa piacervi. Detto questo, ecco il capitolo 10! Buona lettura, scrivetemi cosa ne pensate... E ci vediamo prestissimo con un nuovo capitolo! Riguardatevi e ricordate: “Ciò che è morto non muoia mai!”

 

   
 
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