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Autore: AzucarScarlet    12/03/2020    0 recensioni
Ho riflettuto a lungo se fosse il caso di pubblicare questa fanfiction a cui pensavo da un po'.
La coppia protagonista si potrebbe definire una crack-pairing sotto più punti di vista, ma non riesco assolutamente a fare a meno di adorarla comunque.
Questa è una piccola fanfiction su come ho immaginato si sia evoluto nel tempo il rapporto tra Gabriel Reyes (prima che assumesse l'identità di Reaper) e Sombra, o meglio Olivia Colomar.
Per precauzione, siccome i primi capitoli saranno incentrati su un'Olivia poco meno che adolescente, attribuirò rating arancione all'intera storia: spero che la fanfiction possa piacervi :)
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sombra
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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-Fammi capire... Hai detto a tuo padr- cioè, a Gabriel che hai marinato con me perchè ti piaccio, e lui ti ha messo in punizione. E per giunta, se l’è anche presa con me... Si, pero porque hiciste asì!? Io non credo di capire: insomma... che senso ha avuto raccontargli quella frottola?

Abbasso lo sguardo colpevole: nemmeno io so perchè l’ho sparata così grossa. Afferro uno dei cuscini sul letto di Ramirez e ci ficco dentro la faccia, sbuffando frustrata.

-Come pensi di sistemare questo casino? Hai qualche idea..?

Scuoto la testa senza abbandonare quell’imbottitura morbida che al momento sembra essere l’unica cosa capace di darmi conforto.
Sento Rami sospirare, e non ha nemmeno lontanamente idea di quanto vorrei farlo anch’io per la centesima volta da quando sono lì.

-Nada..?- mi chiede insistente. È davvero così convinto che possa riuscire a farmi venire un’idea abbastanza furba di punto in bianco, magari per scienza infusa? Si sbaglia, e di grosso. Certo, di solito sono io la mente della coppia, ma questa volta le mie sinapsi non vogliono proprio saperne.

-Nada- rispondo seccata lanciando il cuscino che, cadendo, solleva una nube di piume bianche.
-E se gli parlassi semplicemente di quello che provi..?- mi propone con aria innocente.

Ma certo! Del resto Gabriel Reyes è la persona più umana e comprensiva del mondo, prenderà di certo sul serio le parole di una bambinetta viziata in piena crisi da complesso di Edipo.
Evito di dare in escandescenze e mi limito a guardarlo di traverso: ma possibile che non ci arrivi da solo, alla conclusione che è una pessima idea?

-Va bene, ho capito... Scusa, è stata una proposta stupida

Sarà meglio per lui che non apra più bocca, ma evito di dirgli anche questo per non risultare eccessivamente scortese.

-Ok, ora me ne torno a casa- sentenzio, avvicinandomi alla finestra per saltare giù -Mi metto a dormire e ci penserò domani, mi sta scoppiando il cervello...

-D’accordo. Comunque fammi sapere come va, d’accordo? Per qualsiasi cosa sai dove trovarmi...
-Bueno. Ti ringrazio- gli rivolgo un sorriso, stavolta sincero e riconoscente.
-E di che? Allora, buonanotte
-Buonanotte
Mi calo dalla finestra facendo molta attenzione considerato che l’illuminazione del quartiere non è delle migliori, soprattutto a quell’ora della notte. 
Una volta poggiato il primo piede sull’erbetta soffice, inizio la mia corsa verso casa.
Una volta arrivata, mi arrampico su per la corda di lenzuola ed entro dalla finestra, finendo sul pavimento della stanza buia con un tonfo sordo che spero con tutta me stessa non sia sufficiente ad insospettire Gabe.

Con tutta probabilità, però, sta già dormendo oppure si è appisolato sulla poltrona davanti alla TV come il vecchio (non ancora) pensionato che è.

Mi rimetto in piedi appoggiando cautamente i piedi sul freddo pavimento di legno cigolante e mi avvicino tentoni all’interruttore dell’abat-jour a forma di teschio rosa sul comodino.

-HIJO DE..!- mi porto una mano sul petto, gli occhi spalancati e il cuore a mille per lo spavento; butto fuori tutta l’aria che non mi ero resa conto di aver trattenuto e mi lascio cadere sulle ginocchia diventate improvvisamente di burro.

Lui è nella mia stanza, seduto sul letto con stampata in faccia l’espressione più spaventosa che abbia mai visto in vita mia. Molto probabilmente è stato lì per tutto il tempo ad aspettare che tornassi solo per cogliermi in flagrante.

-G-Gabe! Madre de Dios..! Mi hai fatto prendere un infarto!
-Sarebbe stato decisamente meno peggio di quello che ti aspetta per avermi disobbedito- scandisce con la voce roca e lo sguardo accigliato.

Uh, non è mai un buon segno quando vedo gonfiarsi quella vena lì, sulla fronte...

-Ehi, posso spiegare..! Sono solo uscita a prendere una boccata d’aria, tutto qui!
-Hai almeno una vaga idea di che ore sono? E poi sono quasi certo di averti detto che eri in punizione. È così o sbaglio?

Deglutisco rumorosamente mentre indietreggio alla ricerca della parete perchè che possa farmi da sostegno, ammesso che non si sciolga come le mie gambe.

-Beh, sì, ma...
-E allora per quale fottutissimo motivo devi sempre fare di testa tua!?- mi urla, alzandosi in piedi e avvicinandosi.

Chiudo istintivamente gli occhi nascondendomi dietro le braccia che sollevo nel tentativo di schermarmi il viso: non ha mai alzato le mani su di me, mai, ma questa è davvero la prima volta che lo vedo così arrabbiato, e per qualche motivo il primo gesto che mi viene in mente di fare è proprio questo: nascondermi da lui.

Lo sento inspirare con forza e poi buttare fuori l’aria in un sospiro frustrato, i suoi passi pesanti si arrestano immediatamente a pochi centimetri da me.

-Vai a dormire, Olivia.

Apro gli occhi lentamente e guardo in alto cercando di intravedere la sua espressione nella penombra; abbasso lentamente le braccia mentre lo guardo uscire dalla stanza.

Sbatte la porta, chiudo di nuovo gli occhi e arriccio il naso.

Butto fuori l’aria sperando con questo di aiutare il mio cuore a riprendere un ritmo normale. No, non batte così forte perchè avevo paura di lui o di quello che poteva farmi. È semplicemente colpa del fascino pericoloso che emana anche quando sembra che stia per eclissarmi dalla faccia della terra.
   
 
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